“Siamo consapevoli delle difficoltà legate al grande numero di provvedimenti in attesa del voto dell’Aula e dei tempi molto stretti della legislatura corrente, tuttavia riteniamo che la Legge Nazionale sul settore biologico debba rientrare nelle priorità di voto per motivi che attengono l’interesse del Paese”, fa sapere il presidente della federazione interprofessionale del settore Federbio, Paolo Carnemolla per il quale “la sola riforma del sistema di certificazione, affidata con delega al Governo ma ancora in itinere, non può essere considerata sufficiente se nel contempo non si interviene anche su tutti gli aspetti toccati dal provvedimento già approvato a larghissima maggioranza alla Camera e in Commissione al Senato”.
“Fallire anche in questa legislatura questa opportunità di supporto e organizzazione per uno dei settori più dinamici e promettenti per la crescita dell’Italia – evidenzia Carnemolla – significherebbe indurre sfiducia nelle Istituzioni, un messaggio assai grave e pericoloso, proprio perché del tutto incomprensibile, visto che manca solo un voto in Aula per chiudere un percorso partecipato e lungo”.
“Sollecitiamo quindi le forze politiche responsabili presenti in Senato a chiedere l’inserimento del disegno di legge nel calendario dei lavori dell’Assemblea: si tratta di uno strumento per sviluppare la sostenibilità di cui il sistema agroalimentare del Paese ha assoluto bisogno”, aggiunge Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici (cui aderiscono le maggiori aziende italiane con un fatturato di oltre un miliardo di euro l’anno) che non nasconde il disappunto dell’Associazione.
“La mancata approvazione entro l’imminente fine della legislatura di un testo – continua Zanoni – che è pacificamente condiviso da tutte le forze parlamentari rinvierà sine die gli investimenti nella ricerca, la valorizzare delle produzioni dei nostri territori e il benefico impatto dello sviluppo dell’agricoltura sostenibile sul nostro ambiente, ormai pesantemente inquinato da un’agricoltura intensiva che non può più costituire il modello di produzione e di consumo”.
“VENT’ANNI DI PROMESSE DISATTESE”
Zanoni ricorda inoltre che “il settore biologico italiano è al primo posto in Europa per numero di aziende, oltre il 14% della superficie agricola nazionale è coltivata con metodo biologico, senza un grammo di pesticidi chimici di sintesi. Siamo l’unico settore dell’agroalimentare in crescita: solo l’anno scorso il numero delle aziende e delle superfici è cresciuto del 20%, creando occupazione, gettito fiscale, salvaguardia ambientale. Siamo al primo posto in Europa per l’export, e sul mercato interno, mentre i consumi alimentari convenzionali ristagnano, da una decina d’anni il consumo di prodotti biologici aumenta a doppia cifra”.
Mentre Carnemolla sottolinea che “l’agroalimentare biologico ormai dal 2008 e ancor più negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita dei consumi alimentari in Italia (secondo i dati AC NIELSEN gli si deve circa il 40% della ripresa nella GDO nel 2016), all’insediamento di giovani nelle imprese agricole, all’immagine e alla crescita del Made in Italy all’estero e quindi anche all’occupazione. Tutto questo garantendo qualità alimentare e ambientale, dunque salute, biodiversità e paesaggio”.
A differenza degli altri sistemi di qualità regolamentati a livello europeo – vini e prodotti tipici che possono contare su un quadro normativo nazionale ormai consolidato, il settore biologico attende ormai da tre legislature un inquadramento legislativo che consenta di risolvere le molte criticità che, altrimenti, rischiano di minare una delle poche opportunità di futuro per l’agricoltura del nostro Paese.
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