Roma, aeroporto di Fiumicino. Il passaporto poggiato sul davanzale. Accanto, un aeroplanino di carta, puntato verso il cielo. Come uno shuttle, che non vede l’ora di decollare. Il vignaiolo Lorenzo Marotti Campi, tra i migliori interpreti del Verdicchio dei Castelli di Jesi, ha scelto il simbolismo per lanciare un monito al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in merito alle “wine tariffs“, i dazi che potrebbero colpire il vino italiano negli Usa, sino al 100% del valore.
Un’immagine forte, affidata a Facebook. Affiancata da un commento incisivo, scritto in lingua inglese: “Dear Mr. President, I’ve heard you are planning to add tariffs to my wines despite neither me or the people I know have any connection with the Airbus consortium“.
“Yet here I am – continua Marotti Campi – flying to the Usa where I will spend one full month like every year in February (and then in June and in October), supporting your hotel businesses, your restaurants, your airlines, your taxi and Uber drivers and of course my dear friends importers, distributors and sales reps… Not to mention B&H Photovideo and the National Park Service 😊”.
“Whatever tariffs you are planning they will never make up for a portion of the business that my travelling alone creates…. so think twice. Cheers, this round is on me ! 😉”. Una posizione, quella di Lorenzo Marotti Campi, condivisa anche dall’importatore italiano Nicola Biscardo, sentito da WineMag.it a metà gennaio. Serviranno, queste parole, a smuovere la coscienza di Trump?
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.