Che prospettive ha il vino italiano sul mercato cinese da qui alla fine del 2020? La domanda è quanto mai attuale adesso che i “giri” dell’economia della Cina sembra tornati regolari. E lo è anche per i segnali contrastanti emersi negli ultimi giorni. Da una parte il cauto ottimismo espresso del Ceo di Ornellaia, Giovanni Geddes da Filicaja. Dall’altra, le esternazioni di Sandro Bottega, che hanno creato controversie sia in Cina che a Hong Kong, dopo l’annuncio del temporaneo stop della produzione di Prosecco a Bibano di Godega di Sant’Urbano (TV).
Con l’obiettivo di raccogliere informazioni di prima mano sulle aspettative e i sentimenti di business delle cantine italiane, la guida Zhong Can Yi Jiu – il cui scopo è mettere in connessione l’Italia e la Cina – ha promosso un sondaggio su 166 cantine interessate al mercato cinese. Il Bel paese è quinto nella classifica dei vini importati dalla Cina per quantità. Al primo posto c’è la Francia.
Il 53,3% delle cantine partecipanti al sondaggio ha la sua sede in una delle tre regioni più importanti per l’export del vino italiano: il 20,8% è in Toscana, il 16,5% in Veneto e il 15,9% in Piemonte. Tutte le cantine sono fortemente interessate al mercato cinese e il 40,4% è già presente in Cina. Il 69,7% di queste ultime lo è da più di 4 anni.
Il primo dato ad emergere dal sondaggio è che la maggior parte delle cantine italiane (il 53,3% del campione) vede prospettive abbastanza positive o molto positive per il mercato del vino italiano in Cina, da ora alla fine del 2020. Per il 12,2% le prospettive sono abbastanza o molto negative mentre per il 27,6%, invece la situazione rimarrà com’è.
Per la vasta maggioranza delle cantine (67,4%) la forte solidarietà tra Cina e Italia, emersa nelle ultime settimane nel contrasto al Coronavirus, “influenzerà sicuramente il consumatore cinese e lo motiverà a preferire vini italiani al momento dell’acquisto”.
Le cantine che sono già presenti in Cina hanno aspettative leggermente più ottimiste con il 60,6% di loro (contro il 53,3% di tutte le cantine) che vede prospettive buone o molto buone per il mercato dei vini italiani in Cina nel breve periodo.
Allo stesso tempo però sono un po’ meno fiduciose rispetto al totale delle cantine che la solidarietà Cina-Italia possa motivare il consumatore cinese a selezionare il vino italiano al momento dell’acquisto (65,1% contro 67,4%).
Al momento di valutare le loro opportunità individuali sul mercato cinese, il 45,4% delle cantine già presenti in Cina pensa che, da adesso alla fine del 2020, saranno buone. Il 22,7% invece teme che le opportunità diminuiranno leggermente (19,7%) o significativamente (3,0%).
Il gruppo di cantine che esportano in Cina e sono partner della guida Zhong Can Yi Jiu mostrano aspettative più prudenti. “Tra le ragioni di questo minore ottimismo – spiega una nota – potrebbe esserci il fatto che queste cantine hanno una conoscenza molto più approfondita del mercato in cui operano, visto che il 65,0% è in Cina da 7 o più anni”.
Di questo gruppo solo il 40,0% vede prospettive positive o molto positive per il vino italiano sul mercato cinese da adesso alla fine dell’anno. In percentuale è una caduta di ottimismo del 20,6% a confronto con il resto delle cantine che esportano in Cina. Non è un segnale necessariamente negativo visto che in ogni caso il 65,0% di queste cantine non si aspetta nessun ulteriore peggioramento delle prospettive di mercato.
“Inoltre – continua la nota del gruppo – le cantine partner di Zhong Can Yi Jiu sono meno convinte dei loro colleghi che la solidarietà tra Cina e Italia in occasione della lotta contro il Coronavirus motiverà il consumatore cinese al momento dell’acquisto di vino a preferirne uno italiano: solo il 56,6% ci crede, contro il 65,1% del totale delle cantine”.
In termini di opportunità per le singole cantine solo il 30% delle cantine partner di Zhong Can Yi Jiu crede che ci saranno buone opportunità da adesso alla fine del 2020 (una differenza negativa del 15,4% rispetto al gruppo di tutte le cantine che esportano in Cina).
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