Vino italiano e dazi Usa, BMTI: «Duro colpo competitività vini fermi»

L’analisi dell’Ufficio Studi di Borsa Merci Telematica Italiana sulle nuove “tariffs” di Donald Trump

Vino italiano e dazi Usa, BMTI «Duro colpo competitività vini fermi» nalisi Ufficio Studi di Borsa Merci Telematica Italiana sulle nuove tariffs Trump
La nuova politica tariffaria statunitense, con l’imposizione di dazi sul vino, è «una concreta minaccia soprattutto per i vini fermi italiani». Questa la categoria che «potrebbe perdere quote significative di mercato in favore dei competitor extraeuropei». L’«adattamento strategico» e «un’attenta analisi degli sviluppi futuri» diventano« elementi chiave per affrontare questa nuova sfida». E preservare la leadership del vino italiano nel mondo. È quanto emerge da un dettagliato studio effettuato dall’Ufficio Studi di Borsa Merci Telematica Italiana. BMTI ha analizzato gli impatti delle nuove tariffs introdotte da Trump sui vini importati dai principali Paesi esportatori.

BMTI: ITALIA LEADER PENALIZZATA DAI DAZI

Con circa 350 milioni di litri esportati negli Stati Uniti, per un valore di quasi 2,4 miliardi di dollari nel 2024, l’Italia si conferma il principale esportatore di vino in termini di quantità e secondo per valore, superata solo dalla Francia. Tuttavia, proprio i vini italiani saranno colpiti pesantemente da un dazio aggiuntivo del 20%, al pari degli altri paesi europei. Ciò potrebbe portare a un aumento dei prezzi al consumo. E una conseguente diminuzione della competitività sul mercato statunitense.

DAZI VINO TRUMP: VINI FERMI PIÙ COLPITI DEGLI SPUMANTI

Secondo il rapporto, la situazione appare particolarmente critica per i vini fermi imbottigliati, che rappresentano circa due terzi delle esportazioni vinicole italiane verso gli Stati Uniti. Infatti, contrariamente agli sparkling wines – che vedono una netta predominanza dei Paesi UE (Italia, Francia, Spagna) con pari dazi del 20% – per i vini fermi la situazione competitiva è molto diversa.

LA “NUOVA GEOGRAFIA” DEI DAZI PER I VINI FERMI

Per i vini fermi imbottigliati, il panorama competitivo si complica ulteriormente. L’Italia, con il 32,3% della quota quantitativa e il 32,4% della quota in valore, dovrà confrontarsi con paesi extraeuropei che godranno di condizioni tariffarie più favorevoli. Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina, infatti, affronteranno dazi dimezzati al 10%. Questi quattro Paesi, insieme, rappresentano quasi il 30% del mercato dei vini fermi negli Stati Uniti, una fetta significativa che potrebbe ulteriormente crescere proprio grazie a questi vantaggi competitivi. https://www.bmti.it/wp-content/uploads/2025/04/BMTI-vino-dazi-USA.pdf

L’IMPATTO DEI DAZI SUL VINO DEGLI STATI UNITI PER I COMPETITOR

Tra i principali competitor europei, la Francia, pur con una quota inferiore rispetto all’Italia (19,7% della quantità ma il 32,9% del valore), dovrà affrontare lo stesso dazio del 20%. Tuttavia, il maggior valore unitario dei vini francesi (12,28 $/l) rispetto a quelli italiani (7,35 $/l) potrebbe aiutare il settore francese a mantenere una posizione più robusta. Diversa è invece la situazione per i vini spagnoli e portoghesi che, pur con quote più modeste, vedranno ugualmente ridotta la propria competitività, essendo soggetti anch’essi al dazio del 20%.

BMTI: GLI EFFETTI SUL MERCATO E LE STRATEGIE DI ADATTAMENTO

I nuovi dazi aumenteranno inevitabilmente i costi per gli importatori americani, che dovranno decidere se assorbire tali costi, rinegoziare con i produttori europei o trasferirli ai consumatori finali. Qualora quest’ultima opzione prevalesse, l’effetto diretto potrebbe essere una diminuzione dei consumi o uno spostamento verso prodotti provenienti da Paesi con condizioni tariffarie più favorevoli. Per le imprese vinicole italiane si apre dunque la necessità urgente di ripensare le proprie strategie commerciali: esplorare nuovi mercati, rafforzare la propria presenza in altri contesti internazionali e intensificare gli sforzi promozionali, sia interni che su altri mercati esteri.

Dazi Usa sul vino italiano: Ca’ Di Rajo invita alla prudenza

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