“Uno schiaffo morale a tutto il comparto vinicolo italiano”. Il fronte del no a Vinitaly 2020 commenta così la lettera inviata l’11 marzo dal direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, nella quale si fissa ai primi giorni di aprile la deadline utile all’effettiva conferma delle nuove date (14-17 giugno 2020).
Tra i promotori del fronte del no a Vinitaly 2020 c’è il produttore piemontese Luca Ferraris, che annuncia la creazione di un gruppo Facebook ad hoc, utile a far pressione sugli organizzatori. “Penso obiettivamente che questo sia anche il pensiero di molti colleghi”, si legge ancora nella mail di risposta alla missiva di Mantovani.
La mia figura di imprenditore, in questo periodo, mi porta a valutare tutte le misure di risparmio per poter mantenere in piedi la struttura, ed insieme ad essa, tutte le famiglie che ne dipendono”.
“In tutta onestà – aggiunge Luca Ferraris – mi auguro che valutiate al più presto lo spostamento di Vinitaly al 2021, anche e soprattutto in segno di rispetto a tutti quegli uomini che da 54 anni vi sostengono sempre. Certo di una sua riflessione in merito, le porgo i miei più distinti saluti”.
Dal Veneto la risposta a Veronafiere di un altro produttore, Umberto Cosmo Casagrande, espositore a Vinitaly dal 1988. “Gentilissimo Dott. Danese, gent.mo Dott. Mantovani, vi scriviamo per manifestarvi la nostra preoccupazione riguardo un possibile insuccesso di pubblico professionale per il prossimo Vinitaly, nel momento in cui la manifestazione si realizzasse davvero durante il prossimo mese di giugno”.
In questi ultimi due mesi abbiamo avuto molte e crescenti indicazioni da parte dei nostri maggiori distributori, abituali frequentatori di Vinitaly, riguardo alla loro intenzione di partecipare alla manifestazione: nessuno, a parte un piccolo importatore russo, ci ha manifestato intenzione di venire a Verona a giugno”.
“Oltretutto, vorremmo anche farvi presente che le decisioni in merito al mercato 2020 sono già state prese dai nostri importatori – continua l’imprenditore veneto – e la fiera in giugno sarebbe quindi inutile per molti di loro. Vogliamo forse una fiera frequentata da ‘appassionati’?”.
Per quanto ci faccia piacere dialogare con chiunque e avere feedback sui nostri prodotti anche da persone non direttamente coinvolte nel circuito commerciale o da semplici consumatori, vi facciamo notare che l’investimento importante che facciamo in quella che forse è la maggiore tra le fiere del vino al mondo non sarebbe assolutamente giustificabile”.
“Neppure, crediamo, lo sarebbe per Veronafiere – continua Casagranda – i cui sforzi per rendere Vinitaly una vera fiera professionale ci sono ben noti e abbiamo apprezzato sempre di più negli anni: si rischierebbe di tornare indietro, ai tempi in cui molti la consideravano una sorta di Festa del Vino, piena dei noti problemi che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle”.
“Siamo certi che vorrete invitarci a ‘scommettere’ su un risultato positivo, ma ci preme sottolineare che le ‘scommesse’ non sono parte del Dna di un imprenditore. Un’impresa investe, a volte rischia a ragion veduta, ma non scommette mai”, conclude Casagrande.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.