Grandi manovre in Umbria attorno al Sagrantino di Montefalco. In futuro, il noto vino rosso Docg potrebbe essere prodotto anche senza affinamento in legno, aprendo le porte a contenitori come l’anfora. Favorevole a questa ipotesi una buona parte dei produttori, che ha avanzato la richiesta di modifica del disciplinare.
«Non c’è ancora nulla di deciso», precisa a WineMag.it Filippo Antonelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. «Se da un lato il mondo sta andando proprio in quella direzione – continua – dall’altra parte qualche cantina è preoccupata per il segnale che si potrebbe dare e come verrebbe recepito dai consumatori».
Vero è che il Sagrantino è una varietà che non ama l’esagerazione con il legno. Con quello grande si può già ovviare a questo problema. La questione, insomma, è molto dibattuta.
Proprio per questo – conclude Antonelli – il Consorzio non è ancora giunto a una decisione. Sono in programma diversi incontri nei prossimi mesi. Entro il prossimo autunno avremmo un responso».
DEVIS ROMANELLI TRA I FAVOREVOLI
«Dobbiamo per forza passare in legno il Sagrantino di Montefalco?», si chiede Devis Romanelli (nella foto sopra), uno dei vignaioli favorevoli alla modifica del disciplinare. La risposta è secca: «No».
In occasione degli incontri con la stampa previsti nell’ambito dell’Anteprima 2021 – appena conclusasi in Umbria con la presentazione dell’annata 2017, qui i migliori assaggi – il vignaiolo di Colle San Clemente ha chiarito la sua visione.
Secondo Romanelli, anche il legno esausto condiziona il Sagrantino. Attraverso la degustazione di alcune prove di vini dell’annata 2020, serviti in contenitori in pet, Romanelli ha dimostrato come il giovanissimo Sagrantino non abbia tannini tanto più aggressivi di quelli del Sangiovese, utilizzato per il Rosso di Montefalco.
Sarebbe dunque l’affinamento in legno a stressare questa componente, facendo risultare i vini ancora più duri. L’ideale è «aggiungere quanto meno possibile», per rendere il Sagrantino godibile nel tempo, secondo le caratteristiche intrinseche dell’uva e non dell’affinamento.
I PIONIERI DI TERRE SAN FELICE
Della stessa idea di Devis Romanelli è Terre San Felice, piccola cantina artigianale di Castel Ritaldi che sta effettuando prove di affinamento del vitigno Sagrantino in anfora. Si tratta di contenitori di terracotta naturale, non vetrificati, provenienti dalla Toscana, per l’esattezza da Impruneta.
«È una scelta dettata dalla crescente attenzione dei consumatori nei confronti di questo tipo di vinificazione – commenta a WineMag.it l’enologo Andrea Pesaresi (nella foto sopra)- nonché dalla mia esperienza con le anfore maturata in altre cantine come Annesanti e Ninni».
Soprattutto non sono un amante del legno – continua – così come i titolari di Terre San Felice, Carlo e Douchanka Mancini. Siamo convinti che perdere tutto quel frutto, ovvero il grande lavoro della vigna, portato in cantina al solo scopo di valorizzarlo nella sua integrità, sia davvero un peccato».
«La proposta di rendere facoltativo l’uso del legno – aggiunge Pesaresi – va proprio in questa direzione e aprirebbe le porte a tipi di affinamenti alternativi, capaci di esaltare le caratteristiche del Sagrantino giovane. Un’uva che ha bisogno di essere “ammorbidita”, ma non per forza con le tecniche attualmente previste dal disciplinare».
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.