Ugo Zamperoni è stato rieletto presidente del Consorzio che tutela l’Asolo Prosecco e i Vini del Montello durante il Consiglio di Amministrazione tenutosi oggi, martedì 6 aprile. Accanto a Zamperoni, al suo secondo mandato, è stata nominata vicepresidente Silvia Costa.
Nel rinnovato Consiglio consortile siedono Enrico Bedin, Mattia Bernardi, Giovanni Ciet, Antonio Dal Bello, Roberto Giusti, Paolo Liberali, Simone Morlin, Giuliano Pozzobon e Dario Toffoli. Revisore dei conti è Lorenzo Tirindelli.
Clamorosi i dati di andamento della denominazione presentati nel corso della riunione del nuovo Consiglio: nel primo trimestre del 2021, l’Asolo Prosecco è cresciuto del 28% rispetto ai primi tre mesi del 2020.
E la dinamica pare in ulteriore accelerazione, se si considera che il solo mese di marzo segnala una crescita del +45% rispetto allo stesso mese dell’anno prima.
«A fine anno avevamo chiuso a quota 18,7 milioni di bottiglie – dichiara Zamperoni – collocandoci per la prima volta al quarto posto assoluto del panorama spumantistico italiano, un posizionamento che ora si consolida ancora di più».
A marzo del 2021, infatti, le certificazioni dell’Asolo Prosecco hanno già superato i 5,1 milioni di bottiglie, il che vuol dire che abbiamo venduto 1,1 milioni di bottiglie in più rispetto ai primi tre mesi del 2020, confermando pertanto ancora una volta il trend favorevole che ci accompagna ormai da parecchi mesi.
Se infatti ci confrontiamo con i dati dei primi tre mesi di due anni fa, fuori dunque dal contesto pandemico, la crescita dell’Asolo Prosecco è addirittura del +41%».
Sempre secondo il numero uno del Consorzio di Tutela dell’Asolo Prosecco, «sembrano esserci i presupposti per immaginare che il trend di sviluppo non muti nei prossimi mesi, particolarmente favorevoli al mercato degli spumanti».
«Dal lato dell’offerta – continua Ugo Zamperoni – siamo perfettamente in grado di assecondare questi ritmi di incremento, che del resto avevamo già ipotizzato quando decidemmo, tra le pochissime denominazioni italiane ad aver fatto all’unanimità questa scelta, di non ridurre le rese ad ettaro della scorsa vendemmia, prevedendo anzi l’adozione di una riserva vendemmiale, capace di assecondare la domanda».
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