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Questionario sulla presenza di saccarosio nei vini: quanto conosci il vino che bevi?

Questionario sulla presenza di saccarosio nei vini quanto conosci il vino che bevi
Quanto conosci davvero il vino che bevi?
Il vino è uno dei simboli per eccellenza del Made in Italy. Un sinonimo di qualità, tradizione e autenticità. Tuttavia, non sempre ciò che finisce nel nostro bicchiere è frutto esclusivo dell’uva. Attraverso questo breve questionario, promosso da Federmosti in collaborazione con Winemag.it, vogliamo esplorare insieme quanto i consumatori siano informati sulla presenza del saccarosio nei vini. Conoscere ciò che beviamo ci rende consumatori più consapevoli e attenti. Rispondi alle seguenti domande: ci aiuterai a comprendere meglio le esigenze di chi ama il vino e di chi vuole sempre più trasparenza. questionario saccarosio vino. https://www.winemag.it/critiche-nuova-etichettatura-vini-ue-ingredienti-esultano-federmosti-must/

SACCAROSIO NEI VINI: QUANTO CONOSCI IL VINO CHE BEVI? IL QUESTIONARIO

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IL SACCAROSIO NEL VINO

Il saccarosio nel vino è un tema poco noto ai consumatori, ma estremamente rilevante per comprendere meglio ciò che finisce nel nostro bicchiere. Questa sostanza, infatti, viene utilizzata frequentemente nella vinificazione per aumentare il grado alcolico o per bilanciare l’acidità del prodotto finale. Tuttavia, pochi consumatori sanno effettivamente se e quanto saccarosio sia presente nel vino che bevono abitualmente.

Per valutare questa consapevolezza, abbiamo sviluppato un questionario specifico che aiuta gli appassionati e i consumatori meno abituali a scoprire le loro conoscenze sul contenuto zuccherino dei vini. Questo strumento interattivo permette di identificare rapidamente quanto si conoscono i vini preferiti, offrendo al contempo utili informazioni sulla salute e sulla qualità del prodotto consumato. https://www.bertagniconsulting.com/ questionario saccarosio vino.

Perché è importante conoscere la presenza di saccarosio nel vino? Per una questione di trasparenza nei confronti del consumatore, è fondamentale conoscere le quantità di zucchero ingerite nella dieta quotidiana. Inoltre, il saccarosio, a differenza del mosto d’uva concentrato, è un ingrediente esterno alla filiera dell’uva. Imparare di più sul saccarosio nel vino significa scegliere consapevolmente e con maggiore attenzione alla salute? I pareri, nel settore e tra i consumatori, sono discordanti. Metti alla prova le tue conoscenze con il nostro questionario online e scopri quanto realmente conosci il vino che scegli.

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Champagne a nudo su zucchero, cru e vigneron: il manuale anti-enofighetto


«”Io bevo solo Pas Dosé“. “Io bevo solo Extra Brut“. “Se mi dai un Brut mi suicido!”. Quante volte, al giorno d’oggi, enotecari, ristoratori e sommelier si sentono dire frasi come queste dai loro clienti?». Pietro Palma, ambasciatore italiano dello Champagne 2018, ci ha messo poco più di 30 secondi a chiarire al pubblico perché, la sua, non sarebbe stata una lezione qualunque all’Académie du Champagne, lunedì 4 novembre all’Hotel Principe di Savoia di Milano. Pronti via. Ecco subito la prima bordata a quel mondo che sta a metà tra l’enofighetto e il salutista. A quella platea di superficiali puristi della liqueur e di ninja dello zucchero, a spade alterne.

Un intervento da standing ovation, quello di Palma, in linea con la strada della “normalizzazione” – anzi, per restare in tema, della “de-fighettizzazione” – che il Bureau du Champagne Italia presieduto da Domenico Avolio sembra aver intrapreso da qualche tempo. E che, prima dell’Acadédemie, ha avuto nello Champagne Day del 25 ottobre uno dei suoi momenti più clamorosi: la proposta di abbinamento di pregiati Champagne di diversi dosaggi con 8 formaggi italiani. Nulla di ricercatissimo: tutti prodotti caseari di facile reperimento, in supermercati e gastronomie.

Dalle fette di formaggio a quelle di mercato, il passo pare breve. Che questa “rivoluzione della comunicazione” – vero esempio da imitare da quella parte di Italia dei Consorzi del vino che ha ormai virato su Fashion e Lifestyle, lontana anni luce dal mondo reale, dalla crisi dei consumi e dall’inflazione – sia pensata per far riconquistare alla denominazione francese le quote perse nell’ultimo anno nel Bel Paese (-7% nel 2023)? Una missione che Pietro Palma – tra l’altro fresco autore del libro Il suono dello Champagne – potrebbe aiutare a compiere in scioltezza. A dirlo è il successo del suo intervento all’Académie.

DOSAGGIO DELLO CHAMPAGNE E ZUCCHERO: «UN TEMA SCOTTANTE»

«Il dosaggio – ha spiegato Palma – è diventato un tema scottante per lo Champagne. È quello su cui ci sono più preconcetti di tutti. Lo zucchero sembra diventato il nemico numero uno della società. Quindi, dire che uno spumante contenga 8 grammi litro è come ammettere di voler avvelenare le persone. Poi, magari, beviamo una bibita gassata da 300 grammi litro e non ci facciamo troppo caso». Orientarsi tra le categorie è semplice, attraverso la “scala dei dosaggi” della denominazione. Ma quanti Champagne ci sono, sul mercato, con un dosaggio superiore al Brut? «Solo il 3% – ha rivelato Palma – guardando gli scaffali delle enoteche e le carte dei ristoranti».

E qual è, invece, la percentuale di Champagne con dosaggi inferiori al Brut? «La stessa – ha chiarito l’ambasciatore – ovvero il 3%. Vale a dire che il 94% dello Champagne venduto nel mondo è Brut. Contiene, dunque da 0 a 12 grammi litro di zucchero, fascia in cui può essere dichiarato “Brut” in etichetta. Uno scaffale che ha il 50% di Extra Brut e Pas Dosé è una bolla rispetto alle percentuali globali. E potrebbe avere qualche problema. Se andate in Champagne, all’affermazione “Noi beviamo solo Pas Dosé“, qualche produttore potrebbe rispondere “Vous êtes fou”, che in fiorentino si traduce “Siete grulli” (“Siete matti”, ndr). Loro bevono Brut, tutta la vita».

Dalle parole ai fatti. Con una selezione di cinque Champagne serviti alla cieca (Champagne Perrier-Jouët Grand Brut, Champagne Pommery Apanage Brut, Champagne Brice Extra Brut GC Bouzy Blanc De Noirs, Champagne Palmer La Réserve Nature e Champagne Mailly Grand Cru Brut Reserve), Palma ha dimostrato come il dosaggio possa trarre in inganno anche i migliori palati. Traendo in inganno in caso di utilizzo di vini di riserva, lunghi affinamenti sui lieviti o scelte stilistiche legate alla fermentazione malolattica, svolta dal 70% degli Champagne in commercio.

«RISCHIO BORGOGNIZZAZIONE DELLA CHAMPAGNE»

Un’altra “deriva enofighetta” legata alla denominazione spumantistica d’Oltralpe, messa a nudo dall’ambassadeur du Champagne 2018 Pietro Palma durante l’Académie, è la “moda” delle etichette da “selezione di vigneto”. «L’argomento più scottante in Champagne, dopo il dosaggio – ha evidenziato – è il “single vineyard”, il parcellare, la ricerca a tutti costi di una produzione microscopica: 200 bottiglie di quello, 300 dell’altro… Dal punto di vista del produttore, può andare bene se si ha la forza di farlo. Ma se produci solo mille bottiglie complessive e ne togli 300 per fare il “parcellare”, forse le altre 700 venderanno un po’ meno. Se elimini il filetto, non è detto che quello che resta sia vendibile come il taglio intero».

Tra gli ultimi a presentare etichette “da cru”, proprio in Italia, sono stati non a caso Jacquart (Mono Cru Ay) e Alexandre Bonnet (Hardy e Les Vignes Blanches): non certo due micro maison. Dal canto suo, Pietro Palma ha un termine preciso per definire questa tendenza: «Siamo al cospetto di una “Borgognizzazione della Champagne” che va, in realtà, contro alla storia e alla tradizione della Champagne stessa, che è quella dell’assemblaggio. Un po’ come succede, e lo dico da toscano, a Montalcino, al Chianti Classico: sono terre dove il brand è sempre andato davanti al vitigno e alla singola vigna, quindi si va contro la loro storia e la loro tradizione cercando di fare una piccola Borgogna. Purtroppo una parte del mercato va in questa direzione. Si preferisce a volte bere 600 bottiglie medio-cattive di uno qualunque, ultimo arrivato, piuttosto che 3 milioni buonissime, di chi fa quel vino da 400 anni».

LA «VIGNERONIZZAZIONE» DELLE GRANDI MAISON

Ed è proprio sui numeri e sulla capacità produttiva che si è concentrata la terza ed ultima “bordata” di Pietro Palma agli enofighetti “bevitori di etichette”. «Récoltant-Vigneron e Maison – ha rimarcato – erano due entità separatissime. Il Vigneron possiede il 90% della terra e le Maison il 10%. Ma le Maison hanno il 70% del mercato e i Vigneron il 30%. Ognuno, quindi, ha bisogno dell’altro. Se fino a qualche anno fa il loro rapporto era commerciale, con i vigneron che vendevano le uve alle maison, dando loro la possibilità di portare avanti anche il loro brand, oggi c’è una contaminazione molto più profonda».

Le maison, spinte dal mercato, hanno cominciato a produrre Champagne parcellari e ad avere produzioni più limitate, territoriali. «Hanno iniziato, in qualche maniera, a vigneronizzarsi», per dirla con le parole di Pietro Palma. Mentre «i vigneron si sono aperti mondo, allargando lo sguardo, senza più essere come 30 anni fa, contadini murati in casa, intenti a produrre il loro Champagne». «Ora sanno che cosa sono diventati – ha aggiunto l’ambasciatore italiano della denominazione francese – girano il mondo. E usufruiscono della notorietà che le grandi maison hanno costruito, nonché del loro know-how. Le due categorie, piano piano, si avvicinano: non a livello numerico, ma mentale».

Ancora una volta cinque gli Champagne scelti per suffragare la tesi, ancora un volta serviti alla cieca: Champagne Rédempteur Couvée Nouvel R 2013, Champagne Collard Picard Racines Pinot Meunier Extra Brut, Champagne Laurent-Perrier Héritage, Champagne Lanson Black Reserve e Champagne Louis Roederer Collection 244.

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Da Treviso a Catania, 17 cantine italiane da Terzo mondo: sequestri per 11 milioni (video)

Non sarà ricordata solo per la peronospora e per gli stock da brividi la vendemmia 2023 in Italia. Da Treviso a Catania, i carabinieri del Nas hanno sequestrato nel corso di numerose operazioni circa 300 mila litri di vino «irregolare» e chiuso stabilimenti per un valore complessivo di 11 milioni di euro. Il quadro dipinto dall’operazione su scala disegna i contorni di un’Italia del vino da “Terzo mondo”: impianti per la vinificazione in condizioni igienico-sanitarie disastrose, aggiunta di zucchero abusiva per elevare la gradazione. Ma anche utilizzo di chips e trucioli per vini Dop, quantitativi di mosto “fantasma”, non presente nei registri, e vasi vinari abusivi.

Un totale di 960 ispezioni in tutto il Paese, dal bilancio sconcertante: ben 239 le «situazioni di non conformità» riscontrate dal Nas, pari al 24% del totale. Una percentuale, spiegano gli inquirenti, influenzata dalle «modalità di selezione degli obiettivi, individuati tra quelli che presentavano maggiore interesse operativo». In altre parole, carabinieri e Ispettorato Centrale per la Qualità e Repressione delle Frodi (Icqrf) hanno agito pressoché a colpo sicuro, forti di indagini preliminarmente svolte nei confronti di alcune cantine sospette.

A seguito delle irregolarità, sono stati segnalati all’Autorità Sanitaria ed Amministrativa 218 operatori della filiera del vino. Contestate complessivamente 344 violazioni amministrative, pari a 290 mila euro. Ben 17 le aziende che svolgevano la propria attività «in sedi produttive interessate da gravi carenze igienico-strutturali ed autorizzative» per le quali è stata disposta la sospensione delle attività. Allo stesso tempo sono stati riscontrati prodotti vinosi privi di tracciabilità e non censiti nei registri di giacenza della cantina. Per questi ultimi è scattato il sequestro, per un quantitativo complessivo di oltre 300 mila litri di prodotto in fermentazione o già trasformato in vino, per un valore commerciale delle strutture chiuse e dei prodotti sequestrati di circa 11 milioni di euro.

L’ITALIA DEL VINO DA TERZO MONDO, DA TREVISO A CATANIA


Le irregolarità hanno riguardato anche la detenzione di sostanze vietate negli stabilimenti enologici, presso i quali sono state sequestrate 3 tonnellate di zucchero. Una sostanza, sempre secondo gli inquirenti, destinata «al fraudolento impiego per aumentare la gradazione del vino, fenomeno tuttora presente in alcune aziende della filiera vitivinicola italiana».
Tra le operazioni più rilevanti quella del Nas Treviso, che ha rinvenuto e sequestrato 2.800 chilogrammi di zucchero, per complessivi 4 mila euro, occultati nell’area esterna destinata alla pigiatura dell’uva.

Colpo grosso anche per i Nas di Bologna, che hanno riscontrato «gravi criticità sulla corrispondenza di giacenza e sulla esatta origine delle masse vinose» presenti in una cantina della provincia. Sequestrati così 16.610 litri di vino rosso e vino bianco, oltre a 5,59 kg di prodotti ed additivi enologici che sarebbero stati impiegati nella rettifica e correzione di acidità dei vini, con scadenze superate anche da circa 6 anni. Additivi conservati «promiscuamente ed impropriamente, unitamente a sacchi aperti di fitosanitari ed insetticidi». Presso un’altra azienda vitivinicola della provincia di Bologna sono stati rinvenuti e sequestrati 300 chilogrammi di mosti concentrati rettificati anonimi, conservati «in taniche di plastica non idonee e destinati ad essere usati per la seconda fermentazione di vini spumanti/frizzanti da immettere poi in commercio».

La vista operazione dei carabinieri del Nas ha coinvolto anche la capitale. I carabinieri del Nucleo anti sofisticazione di Roma hanno rilevato «importanti carenze igienico-sanitarie e strutturali» all’interno di due cantine della provincia. In uno dei casi, il più grave, si è proceduto alla sospensione immediata dell’impianto del valore di un milione di euro. Sequestrati complessivamente 10 mila litri di prodotto vinoso del valore commerciale di 20 mila euro, rinvenuto in eccedenza «in quanto – spiegano gli inquirenti – non giustificato dai registri di giacenza».

TRUCIOLI DI ROVERE NEI VINI DOP, ZUCCHERO E ACQUA NON POTABILE

Sempre nel Lazio, i Nas di Latina hanno disposto la cessazione immediata dell’attività di vinificazione ed imbottigliamento di un’azienda vitivinicola della provincia. In loco sono state accertate «gravi carenze igienico strutturali dei locali di vinificazione», oltre all’utilizzo di acqua priva della certificazione di potabilità, estratta da un pozzo privato. Il valore della struttura chiusa corrisponde a 100 mila euro. I Nas Catania, in seguito ai controlli effettuati presso due aziende vitivinicole della provincia, hanno sequestrato 700 litri di vino bianco privo di tracciabilità, stoccato in vasi vinari non identificati.

Negli stessi stabilimenti sono stati rinvenuti 10 chilogrammi di coadiuvante tecnologico (trucioli di rovere e “chips”) utilizzati abusivamente nelle pratiche enologiche sui vini a Denominazione di Origine protetta (Dop). Sono stai scoperti, inoltre, 3 vasi vinari non registrati. Presso un’altra azienda agroalimentare catanese sono stati sequestrati 1.200 litri di prodotto vinoso contenuto in un vaso vinario privo di registrazione sanitaria. Trentotto i chili di sostanza zuccherina «impropriamente utilizzata nelle pratiche enologiche all’interno del laboratorio di vinificazione», per un valore complessivo di circa 90 mila. In definitiva, una stangata ai furbetti del vino di cui l’Italia fatica ancora, nel 2023, a liberarsi, a danno dell’intero settore.

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Coca-Cola continua a ridurre lo zucchero

Coca-Cola continua a ridurre lo zucchero nelle bevande e introduce nuovi prodotti come Coca-Cola Zero Zuccheri Zero Caffeina. Da oltre 20 anni l’azienda sta mettendo in atto quelle che definisce «azioni concrete per incoraggiare i consumatori a controllare l’assunzione di zuccheri».

La riduzione dello zucchero nella Coca-Cola si affianca a una politica di innovazione, con nuovi prodotti a basso o nullo contenuto calorico e confezioni più piccole, che incoraggino le persone «a scegliere i prodotti senza zucchero».

Oggi, in Italia il 71% del portafoglio è a ridotto, basso o nullo contenuto calorico, con un incremento del 9% rispetto al 2020. «Per ognuno dei suoi brand – spiega l’azienda – Coca-Cola cerca di offrire una o più alternative con zero zuccheri, oltre a rivedere le ricette per diminuirne il quantitativo».

Dal 2016, ad esempio, Fanta e Sprite hanno visto una riduzione dello zucchero rispettivamente del 65% e del 79%. Inoltre, negli ultimi 10 anni, insieme alle aziende della categoria, Coca-Cola ha contribuito all’obiettivo di Assobibe (Associazione Italiana Industria Bevande Analcoliche) di ridurre del 37% lo zucchero immesso sul mercato entro la fine del 2022.

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Contraffazione vino con acqua e zucchero, nuova ricerca: infrarossi e laser per scoprire adulterazioni

Si può combattere la contraffazione del vino grazie ad analisi con raggi infrarossi e laser. La scoperta è frutto di uno studio congiunto tra il Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Salerno, l’Istituto di Scienza e Tecnologia alimentare dell’Università di Agricoltura e Scienze della Vita di Budapest (Ungheria) e l’Istituto di Biotecnologia e Tecnologia alimentare dell’Università Industriale di Ho Chi Minh City (Vietnam).

Gli studiosi hanno applicato al vino una nuova tecnica non invasiva, utilizzata sino ad ora per indagare le funzioni cerebrali nell’uomo. Si tratta della Functional Near Infrared Spectroscopy (fNIRS), ovvero Spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso. L’altra metodologia riguarda la più comune retrodiffusione laser.

INFRAROSSI E LASER: I DETTAGLI DELLA NUOVA RICERCA

In una ricerca pubblicata sulla rivista accademico-scientifica Processes, il team di ricercatori composto da Anita Hencz, Lien Le Phuong NguyenLászló Baranyai e Donatella Albanese (nella foto di copertina) ha posto le basi per importanti innovazioni nella lotta alla contraffazione del vino.

«L’adulterazione degli alimenti – spiegano i tre studiosi – è al centro della ricerca a causa dell’effetto negativo sulla sicurezza e sul valore nutrizionale e a causa della richiesta di protezione dei marchi e delle denominazioni di origine. I vini prodotti con uve Portugieser e Sauvignon Blanc sono stati selezionati per gli esperimenti».

«RAPIDA STIMA DELL’ADULTERAZIONE DEL VINO»

I campioni sono stati alterati con la diluizione in acqua, l’aggiunta di zucchero e una combinazione di entrambi. Gli spettri nel vicino infrarosso (NIR) sono stati acquisiti nell’intervallo 900-1700 nm. La regressione dei minimi quadrati (OLS: Ordinary Least Squares) è stata eseguita per stabilire il livello di adulterazione».

Per gli esperimenti sono stati utilizzati moduli laser a bassa potenza, utili a raccogliere «segnali di riflettanza diffusa alle lunghezze d’onda di 532, 635, 780, 808, 850, 1064 nm».

La dispersione laser, riferisce il team di studiosi di Salerno, Budapest e Ho Chi Minh City, «ha rilevato con successo lo zucchero aggiunto con l’analisi discriminante lineare (LDA), ma la sua precisione di previsione era bassa». «La spettroscopia NIR – concludono i ricercatori – potrebbe essere adatta per una rapida stima non distruttiva dell’adulterazione del vino».

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Indicazione del contenuto zuccherino in etichetta: Federmosti torna alla carica

«Far emergere informazioni di fondamentale importanza relative agli ingredienti utilizzati nei vini». Questa la battaglia intrapresa da anni da FederMosti, in accordo con Federconsumatori e con le principali Organizzazioni agricole italiane.

Il network di produttori di mosti concentrati torna alla carica sull’argomento, proprio in queste ore. In preparazione un sondaggio «per valutare quanti tra i consumatori sono a conoscenza che determinati vini, anche italiani se si parla di bollicine, contengono saccarosio e per valutare che tipo di reazione può esser generata dall’emergere di questa informazione».

«Con la campagna In Vino Veritas, sottoscritta lo scorso anno con Federconsumatori – afferma Marco Bertagni, presidente di FederMosti e Must, rispettivamente l’associazione italiana e quella europea dei produttori di mosti d’uva concentrati e rettificati – ci siamo limitati a sostenere ciò che dal nostro punto di vista è addirittura ovvio: comunicare al consumatore l’eventuale presenza di saccarosio nel vino che sta per acquistare».

Agli inizi della progettazione della piattaforma U-Label, i produttori europei sembravano propensi a continuare a omettere le informazioni sulle pratiche enologiche degli arricchimenti e delle acidificazioni.

Tuttavia, per coerenza con quelle che sono le dichiarate finalità di trasparenza e correttezza della comunicazione proprie della piattaforma, i produttori hanno infine deciso di inserire il saccarosio tra gli ingredienti da indicare nella U-Label».

ETICHETTE DEL VINO TRASPARENTI CON L’INDICAZIONE DEL SACCAROSIO

La DG Salute e la DG Agricoltura della Commissione Europea avevano rassicurato nelle scorse settimane FederMosti e Must sulla «necessità di indicare la presenza di tutti gli ingredienti “anche se in forma alterata rispetto a quella d’origine” in etichetta».

La conferma è stata fornita dai rappresentanti delle istituzioni e dei produttori italiani ed europei durante il convegno “Vino & Digitalizzazione delle Informazioni”, tenutosi a Vinitaly 2022.

«Abbiamo chiesto ai produttori – sottolinea Marco Bertagni – di farci avere il modello della piattaforma su cui, volontariamente, un cluster di cantine europee sta sperimentando il sistema che sarà obbligatorio dall’anno prossimo. Seguiremo con molta cura la definizione degli atti normativi dei servizi della Commissione Europea e la lista delle sostanze e ingredienti che sarà necessario indicare da fine 2023. Le sorprese, quando si parla di zuccheraggio, sono sempre dietro l’angolo!».

FEDERCONSUMATORI SI SCHIERA CON FEDERMOSTI

Sull’argomento interviene oggi anche Federconsumatori. «Abbiamo aderito subito all’iniziativa In Vino Veritas proposta da FederMosti – evidenzia il presidente Michele Carrus – e ora esprimiamo soddisfazione per il fatto che si vada verso un’informazione più corretta e trasparente al consumatore, anche con riguardo all’eventuale presenza di saccarosio nei vini».

L’aggiunta di zucchero non dichiarata nei prodotti alimentari e nei vini in particolare, infatti, rappresenta una opacità nella comunicazione. Una pratica commerciale che può essere considerata sleale in quei mercati dove è vietato additivare saccarosio ai vini. Che potrebbe, in casi estremi, avere ripercussioni sulla salute delle persone”.

«Anche in questo caso – conclude il presidente Carrus – Federconsumatori continuerà a sensibilizzare i consumatori sull’importanza di leggere con la dovuta attenzione le informazioni fornite nell’etichettatura elettronica. È importante siano espresse in modo chiaro e comprensibile».

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Lazio: sequestrato un milione di litri di vino sfuso e in bottiglia contraffatto

Oltre un milione di litri di “vino” sfuso e in bottiglia, per un valore commerciale di oltre un milione di euro. È l’ammontare del sequestro avvenuto in una cantina clandestina e in un altro sito produttivo. In azione nelle ultime 24 ore nel Lazio l’Icqrf sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Tivoli guidata da Francesco Menditto. “Una rilevante operazione a tutela dei consumatori e della qualità del vino italiano“, riferisce il Ministero.

All’opera trenta ispettori dell’Icqrf Lazio. Sono stati rinvenuti e sequestrati anche prodotti per la sofisticazione del vino come aromi sintetici, starter di fermentazione, nutrienti, coloranti. Coadiuvanti “non pericolosi per la salute”, che configurano tuttavia la truffa.

Nel corso dell’operazione sono scattati i sigilli per attrezzature e cisterne utilizzate per l’attività di produzione illecita di vino. L’operazione ha avuto successo anche grazie l’intensa attività analitica svolta dai laboratori dell’Icqrf, che hanno riscontrato nei campioni prelevati nel corso delle indagini la presenza di zuccheri estranei all’uva e di acqua aggiunta.

Qui l’aggiornamento

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Zucchero nel vino: maxi operazione a Caserta (video)

CASERTA – Un’associazione per delinquere finalizzata alla vendita di zucchero utile ad adulterare il vino. L’ha sgominata il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta.

L’operazione si è conclusa in queste ore in Campania e ha visto all’opera anche gli ispettori dell’Icqrf e del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Il Gip del Tribunale di Napoli Nord ha emesso 9 misure cautelari personali, di cui 4 arresti domiciliari e 5 obblighi di presentazione in commissariato. Sono stati posti sotto sequestro preventivo beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie per oltre 12 milioni di euro.

I DETTAGLI
I soggetti destinatari dell’ordinanza sono “gravemente indiziati di aver costituito e fatto parte di un’associazione per delinquere, con base operativa in provincia di Napoli, attiva nella commissione di plurimi reati tributari nonché nell’immissione illecita nel mercato nazionale di partite di zucchero, soprattutto di origine serba e slovena”.

Lo zucchero veniva commercializzato da una società con sede a Sant’Antimo, in provincia di Napoli. A Carinaro, nei pressi di Caserta, avveniva la vendita in nero a numerosi operatori nazionali del settore vitivinicolo, per la sofisticazione dei loro prodotti.

L’operazione è frutto di un’intensa attività di indagine, con intercettazioni telefoniche, registrazioni video, appostamenti, controlli e pedinamenti. Le annotazioni ufficiali sul registro telematico di carico e scarico delle sostanze zuccherine presente sulla piattaforma Sian (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) hanno costituito la prova del nove.

L’elaborazione di tutte le evidenze investigative ha quindi svelato l’esistenza di una “ramificata compagine criminale, con proiezione transnazionale, che ha operato fraudolentemente nel mercato vitivinicolo avvalendosi di una fitta rete di persone e imprese compiacenti dislocate, tra l’altro, in Campania, Puglia, Sicilia e Veneto”.

Sono 36 le persone indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio.

Come spiegano gli uomini della Guardia di Finanza, l’associazione per delinquere si approvvigionava di masse di saccarosio di provenienza estera (Croazia, Isole Mauritius Serbia e Slovenia) che venivano veicolate alla società con sede a Sant’Antimo (NA) attraverso l’interposizione fittizia di imprese nazionali, formalmente attive ma di fatto non operative, risultate essere anche inadempienti agli obblighi fiscali.

IL RUOLO DEI PRODUTTORI
I prezzi di vendita dello zucchero risultavano così estremamente competitivi. Ma la normativa nazionale e comunitaria non consente ai produttori di vino la detenzione di sostanze zuccherine e, ancor più, il loro impiego in cantina.

La sostanza veniva invece utilizzata per l’incremento della gradazione alcolometrica del vino, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva, successivamente oggetto di vendita ad ignari acquirenti.

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Ingredienti del vino, Efow: “Valori nutrizionali in etichetta e sul web”

STRASBURGO – La Federazione europea dei Vini di Origine (Efow) ha presentato all’Intergruppo Vini dell’Unione europea una proposta di autoregolamentazione sulle indicazioni nutrizionali e gli ingredienti del vino in etichetta.

Il commissario Andriukaitis ha accolto i rappresentanti della European Federation of Origin Wines il 12 marzo, nella sede del Parlamento europeo di Strasburgo.

“Il settore del vino – spiega Il presidente di Efow, Bernard Farges (nella foto) – ha presentato una proposta ambiziosa per fornire ai consumatori le informazioni più rilevanti sul processo di trasformazione dell’uva in vino, inclusi gli additivi e il valore energetico derivante dall’alcol e dagli zuccheri residui”.

Una discussione destinata ad accompagnare il mercato del vino almeno per i prossimi 3 anni. La timeline dell’Efow, di fatto, si estende fino al 2021. Se la proposta venisse accettata, i consumatori potrebbero trovare sull’etichetta del vino le informazioni relative al suo contenuto calorico. Come accade oggi per i succhi di frutta o le merendine.

Così, oltre alle informazioni obbligatorie sul contenuto di solfiti, su uno spumante Brut potrebbero comparire formule come questa: 100ml: E= 301kJ/72kcal.

Un ulteriore ausilio ai consumatori potrebbe essere fornito dal web. E’ infatti allo studio una piattaforma sulla quale poter trovare tutte le informazioni nutrizionali sul vino prodotto nei Paesi dell’Unione europea. Uno degli strumenti al vaglio è il portale di WineinModeration, che potrebbe essere indicato sulle etichette di vino.

“I produttori non hanno nulla da nascondere ai consumatori – ha precisato Farges – e sono orgogliosi di rispettare severi regolamenti sulle pratiche enologiche che si applicano ai vini a denominazione di origine protetta. I diversi tipi di vini sono disciplinati dalle normative UE, per garantire che i consumatori non siano fuorviati negli acquisti e nel consumo”.


“Con questo ci riferiamo anche al contenuto alcolico derivante dalla fermentazione e agli allergeni. Domani, per esempio, sarà indicato anche l’uso in alcuni vini di sostanze edulcoranti”.

Solo gli additivi del vino che non sono considerati come processing aids (ovvero “ausiliari di elaborazione” o “coadiuvanti tecnologici”) durante il processo di vinificazione, come definito nell’OIV, devono essere inclusi nell’elenco degli ingredienti, ai sensi dell’articolo 20 del regolamento UE n. 1169/2011.

Farges ha precisato che “il settore intende innovasi attraverso la dematerializzazione e l’informatizzazione, che renderebbe le informazioni disponibili in molti lingue, senza danneggiare la competitività degli operatori”.

“Speriamo che questa proposta di la regolamentazione sarà integrata in un quadro giuridico europeo per salvaguardare il mercato unico – ha concluso il presidente Efow – ma anche per rendere più trasparenti le pratiche di produzione dei vini importati. Pratiche come l’aggiunta di acqua, che a volte divergono da quelle dell’Ue”.

In Italia vigila sul dibattito la Federazione italiana vignaioli indendenti (Fivi), che si batte per vedere approvate – quantomeno – alcune deroghe ed esenzioni per i piccoli produttori.

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Cake Design: Manuela Taddeo campionessa d’Italia

CARRARA – E’ l’architetto milanese Manuela Taddeo la campionessa d’Italia di Cake Design. Il campionato della Fipgc, Federazione Internazionale Pasticceria Gelateria Cioccolateria, si è svolto in occasione di Tirreno CT, la fiera dell’ospitalità food and beverage in corso a Carrara Fiere.

A decretare il successo, un’opera alta 1,75 al Don Chisciotte. Taddeo rappresenterà l’Italia ai campionati mondiali del 2019. Tutto femminile anche il resto del podio, con al secondo posto Valentina Lomaistro e al terzo Maria Principessa.

LE TRE OPERE VINCENTI
L’opera di Manuela Taddeo è stata la più imponente di tutto il Campionato Fipgc e ha richiesto l’utilizzo di diverse tecniche, quali il modelling di zucchero e cioccolato, la creazione di pastigliaggio e l’aerografia, il painting, la ghiaccia reale o ancora i fiori realistici di zucchero, tecniche che hanno richiesto un duro allenamento da parte della cake disegner.

Al secondo posto Valentina Lomaistro di Bari, con l’opera “La Clown Terapia”, dedicata al grande e rivoluzionario medico Patch Adams, terzo posto per Maria Principessa, di Rieti, con “Tutti i migliori sono matti”, che riproduce i personaggi stralunati, poetici e surreali di Johnny Depp, da “Edward Mani di forbici” a Jack Sparrow de “I Pirati dei Caraibi”. 

LA PASTICCERIA IN ITALIA
Secondo recenti dati alla Camera di Commercio di Milano, in Italia ci sono 19.317 attività di pasticceria e gelateria, comprese quelle ambulanti, e quasi 69 mila addetti con dati tendenzialmente stabili.

A guidare la classifica delle gelaterie è Roma con 1.399 attività e 4.195 addetti. Seguono Napoli per imprese (933) e Milano per addetti (2.690). Tra le prime 10 per imprese anche Torino, Salerno, Bari, Brescia, Palermo, Venezia e Catania, mentre Milano (+4,5%) e Palermo (+3,6%) sono le città con la maggior crescita di attività.

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Vino naturale: la carica dei 170 a Villa Favorita con VinNatur

Centosettanta vignaioli da nove differenti Paesi del mondo. La sontuosa Villa da Porto detta “la Favorita”, a Sarego, in provincia di Vicenza, si appresta a diventare per tre giorni la capitale dei vini naturali. L’appuntamento è con VinNatur, che dall’8 al 10 aprile mette in scena la 14a edizione di “Villa Favorita”. Un grande banco d’assaggio di vini “prodotti nel pieno rispetto del territorio e dei cicli naturali”. L’occasione per assaggiare i vini, ma anche per conoscere direttamente i vignaioli e capire meglio le motivazioni e i valori che li hanno condotti a scegliere la viticoltura naturale.

“Essere soci VinNatur – spiega Angiolino Maule (nella foto sotto), presidente di VinNatur, associazione culturale con sede a Gambellara – significa produrre vini di qualità, secondo metodi naturali legati al territorio, senza forzature tecnologiche ma con un approccio scientifico. Questo comporta prendere ogni giorno decisioni coraggiose per procedere lungo una strada non facile. ma questa è la strada in cui crediamo. Il nostro obiettivo è quello di comunicare, con chiarezza e trasparenza, il nostro operato a chiunque acquisterà o berrà una bottiglia di vino naturale. Per questo ci siamo dotati di un disciplinare di produzione”.

NON SOLO VINO
Villa Favorita sarà anche l’occasione per assaggiare la selezione di sakè naturali della Yoigokochi Sake Importers, gli unici in Europa a importare sake junmaishu, prodotti a partire da solo riso, senza l’aggiunta di alcol o zucchero. All’interno della villa e in un’area attrezzata nel parco circostante si potranno gustare diverse eccellenze gastronomiche da varie regioni italiane. Si potrà assaggiare il Culatello di Fausto Brozzi da Colorno (Pr), i formaggi e i salumi de La Casara di Roncà (Vr) o l’olio d’oliva di Monti Lo Finocciu di Sorso (Ss).

Per i più golosi ci saranno le specialità veg di Basil&Co di Vicenza o le pizze de La Zangola di Cornedo Vicentino, la gastronomia e le selezioni di salumi di Tagliati per il gusto di Colà di Lazise (Vr) o i piatti preparati dallo chef Cosimo Bicchierri, del ristorante biologico Erbecedario di Badia Calavena (VR).

Per chiudere in dolcezza il cioccolato di Passion Cocoa di Rho (Mi). E per gli amanti delle birre, la produzione artigianale del birrificio Morgana. Il tutto accompagnato dalle esibizioni di gruppi musicali come il Ruggero Robin Quartet e il Timeless Trio. In linea con i valori di rispetto della natura e dell’uomo è la scelta dell’associazione di devolvere anche quest’anno parte del ricavato della manifestazione all’associazione Progetto Alepé di Suor Tiziana Maule, impegnata nell’assistenza medica e sociale degli abitanti della città di Alépé, in Costa d’Avorio.

INFO IN BREVE VILLA FAVORITA 2017
Data: dall’8 al 10 aprile 2017
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – fraz. Monticello di Fara, Comune di Sarego (Vicenza)
Ingresso: 25 euro al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della Manifestazione e calice da degustazione. I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita)
Cani: sono ammessi cani di piccola taglia

ELENCO VIGNAIOLI PRESENTI
Austria, South Styria: Ploder- Rosemberg. Francia, Alsazia: Domaine Geschickt; Beaujolais: Nicolas Dubost; Bordeaux: Chateau Pascaud Villefranche; Bourgogne: Domaine des Rouge Queues; Champagne: Champagne Christophe Lefevre, Champagne Tarlant, Domaine Laherte Frères; Herault: Mas Zenitude; Jura: Tournelle, Domaine Buronfosse, Domaine Labet; Languedoc: Domaine de Courbissac; Loire: Nathalie Gaubicher; Rhône: Eric Texier, Domaine de l’Amandier; Roussillon: Domaine Vinci. Germania, Rheinhessen: Weingut Schmitt.

Italia, Abruzzo: Ausonia, Fiore Podere San Biagio azienda agricola, Feudo D’Ugni, Marina Palusci Az. Aricola, Rabasco, Tenuta Terraviva; Alto Adige: Radoar az. Agr., Reyter, Weingut Ebnerhof; Basilicata: Musto Carmelitano az. Agr. Campania: Giovanni Iannucci, Il Cancelliere Azienda Vitivinicola, Masseria Starnali, Podere Veneri, Vecchio; Emilia Romagna: Cà de noci Az. Agr., Cà dei Quattro Archi, Cinque Campi Az. Agr., Donati Camillo Az. Agr., Il Farneto soc. agr., il Maiolo Az. Agr., Lusenti Az. Agr., Tenuta Mara.

Friuli: Terpin Franco, Lazio: Cantina Ribelà, Mario Maciocca, Podere Orto, Riccardi Reale soc. agr.; Lombardia: – Alziati Annibale Az. Agr., Bisi Az. Agr., Cà del Vent, Casa Caterina Az. Agr., Castello di Stefanago Soc. Agr., Fattoria Mondo Antico Soc. Agr., Martilde Az. Agr., Piccolo Bacco dei Quaroni, Pietro Torti Az. Agr., Tenuta Belvedere, Vercesi del Castellazo Az. Agr.

Marche: Il Gelso Moro; Piemonte: Andrea Scovero, Barale f.lli, Borgatta Az. Agr., Carussin di Bruna Ferro, Cascina ‘Tavijn Az. Agr., Cascina Roera, Cascina Zerbetta, Corte Solidale, Coutandin Daniele, Forti del Vento, Giulia Gonella, La Morella Az. Agr., Lo Zerbone Az. Agr., Roagna Az. I Paglieri, Rocco di Carpeneto, Rugrà – Luigia Zucchi, Valli Unite Soc. Coop. Agr; Puglia: Cantina Supersanum, Natalino Del Prete, Pantun, Tenuta Macchiarola; Sardegna: Meigamma soc. agr.; Sicilia: Biscaris Az. Vinicola, Bosco Falconeria, Bruno Ferrara Sardo, Etnella Soc. Agr. Presa, Gueli az. Agr, Il Mortellito, Lamoresca di Rizzo Filippo, Marabino, Marco De Bartoli & C SRL, Valdibella C.A.

Toscana: Carlo Tanganelli, Casa Raia Az. Agr., Casale Az. Agr., Fattoria Poggiarello, Incontri az. Agr., La Ginestra, La Torre alle Tolfe sas, Pacina Az. Agr., Pian del Pino Az. Agr., Podere Casaccia, Podere della Bruciata, Podere Giocoli, Podere Gualandi, Santa10, Taverna Pane e Vino, Tenuta Montiani Soc. Agr., Tunia Soc. Agr., Podere Borgaruccio, Podere Casanova, San Bartolomeo, Santa Maria Soc. Agr., Sequerciani;

Trentino: Salvetta az. Agr., Furlani. Umbria: Cantina Marco Merli, Carlo Tabarrini, Cantina Margò, Collecapretta, Fattoria Mani di Luna, Fongoli Soc. Agr., La Piccola Cantina dei Rossi, Vini Contestabile della Staffa, Piccolo Podere del Ceppaiolo, Roberto Lepri, Tiberi az. Agr., Vigneti Campanino. Veneto: Alla Costiera, Ca’ Lustra Az. Agr., Casa Belfi, Corte Sant’Alda, Davide Spillare Az. Agr., Del Rebene, Elvira Soc. Agr., Filippi, Il Cavallino di Maule, Sauro Az. Agr., Il Moralizzatore, La Biancara Soc. Agr., Marco Sambin Az. Agr., Masiero Soc. Agr., Meggiolaro Vini, Monteforche, Pialli az agr., Piccinin Daniele Az. Agr., Portinari Daniele, Santa Colomba, Sièman, Tenuta Dalle Ore, Tessère, Vignale di Cecilia, Vigne San Lorenzo – Tamie, Vini di Luce.

Portogallo, Bairrada: Filipa Pato, Muxagat, Vale da Capucha. Repubblica Ceca, Czech republic: Dva duby. Slovacchia, Nové Zámky: Strekov Organic Wine. Slovenia, Brda: Kmetija Štekar, Nando Azienda. Carso: Rencel; Istria: Klabjan; Sežana: Stemberger vini; Trenta: Ducal az. Agr. Spagna, Asturias: Dominio del Urogallo (nella foto sopra); Catalunya: Finca Parera; Murcia Bodega: Viña Enebro, Rafa Bernabé, Clos Lentiscus.

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Food Lifestyle & Travel

Cuori di waffle: e la cucina si riempie d’amore!

Ammettetelo, siete delle romanticone come me! “In cucina con Fede” vi conduce per mano alla realizzazione di una ricetta che riempirà d’amore la vostra casa: i waffle a forma di cuore. Un’idea simpatica e soprattutto “dolce” per fare una sorpresa al vostro innamorato. E se a prepararli è un “maschietto”, statene certi: con i miei waffle farete sicuramente centro nel cuore della vostra amata! Il costo degli ingredienti per la realizzazione di venti cuori si aggira attorno ai 3 euro.

Quantità per: 20 waffle
Realizzazione: facile
Vino in abbinamento: Passito di Pantelleria, Moscato Dolce

TI SERVE

  • 3 uova
  • 100 gr di burro fuso
  • 150 gr di farina
  • 130 gr di zucchero
  • Un cucchiaino di vaniglia in polvere
  • Zucchero a velo
  • Piastra elettrica / stampi in silicone a forma di cuore

PREPARAZIONE

1. Monta i rossi d’uovo con metà zucchero finchè non saranno gonfi e spumosi. Aggiungi il burro fuso ma a temperatura ambiente.

2. Monta i bianchi d’uovo in una seconda ciotola con l’altra metà di zucchero finché non saranno spumosi e lucidi. Con una spatola incorpora questo composto all’altro con i rossi delicatamente.

3. Infine aggiungere la farina e la vaniglia sempre con la spatola e delicatamente.

4. Non resta che cuocere i nostri waffle. Puoi farlo in due modi: o con una piastra elettrica o con uno stampo per waffle in silicone (in questo caso si cuoceranno in forno a 180° finché non dorano). Io ho utilizzato una speciale piastra elettrica, che offre la possibilità di realizzare la forma a cuore. Una volta accesa e calda, spennella con poco burro e versa un mestolo di composto al centro della piastra. Chiudi e controlla che si dori il waffle, ci vorranno pochi minuti. Continua fino a esaurire l’impasto.

5. Una volta cotti tutti, puoi spolverarli con dello zucchero a velo. A piacere, puoi accompagnarli con

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