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Vini al supermercato

Catarratto Terre Siciliane Igt 2015, Fazio

(3,5 / 5) Il classico vino dell’estate, made in Sicilia. Non impegnativo, ma capace comunque di soddisfare chi ci si accosta. E’ il Catarratto Terre Siciliane Igt 2015 Fazio, casa vinicola in Erice.

Nome particolare per questo vitigno a bacca bianca originario della provincia di Trapani, che ricorda quanto sia “abbondante” la produttività delle singole viti. Un’abbondanza benevola, dal momento che gli acini sono ricchi di acidi ferulici, dalle note proprietà antiossidanti.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Catarratto Terre Siciliane Igt Fazio si presenta di un giallo paglierino non particolarmente carico, ma dai riflessi di colore verdolino. Al naso i tipici sentori di fiori bianchi e frutta fresca, che spazia dalla pesca all’esotico.

Al palato il meglio di questo prodotto: la buona intensità e finezza delle note fruttate già riscontrate al naso, si esprime nel quadro di un’acidità spiccata, che conferisce grande e piacevole freschezza alla beva, assieme a una buona sapidità. Un vino d’estate, appunto.

Corretto consumarlo come aperitivo, anche se il Catarratto Fazio ambisce (giustamente) ad accompagnare piatti di pesce e crostacei, con cui certo non sfigura. L’ennesimo prodotto dall’ottimo rapporto qualità prezzo che possiamo reperire sugli scaffali dei supermercati italiani.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione delle uve è quella occidentale della Sicilia, nel territorio collinare a Nord della provincia di Trapani. I vigneti crescono a un’altezza compresa tra i 400 e i 450 metri sul livello del mare. Dopo la raccolta e la diraspatura, le uve vengono sottoposte a una macerazione a freddo, con le bucce a contatto con il mosto.

Segue una pressatura soffice degli acini e una fermentazione a temperatura controllata, compresa tra i 14 e i 16 gradi. Prima della commercializzazione, il Catarratto Terre Siciliane Igt affina in vetro per 4 mesi circa. Fazio è ormai una realtà ben consolidata nel mondo della grande distribuzione organizzata italiana.

Tra i prodotti top di gamma, molti hanno ricevuto riconoscimenti, anche a livello internazionale. Premi che si sommano al merito d’aver contribuito in maniera determinante al riconoscimento della Doc Erice in Sicilia. Contesto nel quale Fazio opera ormai da quattro generazioni.

Prezzo: 6,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Enoturismo

Pancake alle fragole

Ecco i Pancake con purea di fragole “In Cucina con Fede”, per una colazione fresca e golosa. Ma anche per una merenda diversa dal solito, da gustare in compagnia dei vostri ospiti!

Quantità per: circa 20 pancake in base a quanto li farai grossi
Realizzazione: facile
In abbinamento: perché non un centrifugato di fragole e lamponi?

TI SERVE

  • 1 uovo
  • 450 ml di latte fresco
  • 50 gr di burro
  • 2 cucchiai di zucchero
  • Il succo di mezzo limone
  • 260 gr di farina (00 o di riso)
  • 1 bustina di lievito
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 250 gr di fragole
  • Qualche lampone per guarnire
  • Zucchero a velo

PREPARAZIONE

  1. In una ciotola rompi l’uovo, aggiungi il latte, il burro fuso (ma lascialo raffreddare) e il succo del limone. Con una frusta o una planetaria mescola il tutto.
  2. Ora unisci gli ingredienti secchi: lo zucchero, la farina, il lievito e il bicarbonato e continua a mescolare.
  3. Fai scaldare una padella per crepes (è larga almeno 20 cm e piatta) a fuoco medio/basso. Io uso una padella antiaderente così non necessita di essere unta con il burro.
  4. Comincia a cuocere i pancake: con un mestolo (o un dosatore) prendi un po’ d’impasto e mettilo al centro della padella. Quando cominceranno a formarsi delle bolle significa che il lievito sta facendo il suo dovere e il pancake si sta gonfiando quindi lo può girare dall’altra parte.
  5. Continua così finché non termini l’impasto. A me piacciono i contorni irregolari, ma se vuoi dare una forma perfettamente tonda al pancake o una forma di cuore etc. puoi acquistare le formine in silicone.
  6. Mentre i pancake raffreddano con un frullatore a immersione riduci in purea le fragole. A piacere puoi aggiungere dello zucchero e filtrare i semini.
  7. Puoi comporre il dolce: un pancake, purea di fragole, lamponi e sopra lo zucchero a velo.
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Analisi e Tendenze Vino news

Radici del Sud, tutti i vini premiati

Ecco i vincitori di Radici del Sud 2016. Si sono chiuse le degustazioni dell’XI edizione della rassegna dei vini del Meridione d’Italia. Sono ottanta i vini premiati in occasione della rassegna internazionale, che vede protagonista il Sud Italia. La giuria composta da giornalisti stranieri e da buyer provenienti da 13 Paesi esteri (Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, USA, Canada, Giappone, Lituania, India, Polonia e Brasile) oltre che da operatori e stampa nazionale, ha decretato i migliori vini da vitigni autoctoni iscritti alla competizione. Nella rosa salita sul podio ci sono quest’anno anche i vini spumanti, nuova categoria inserita che completa il panorama enologico del Meridione. I blind tasting si sono svolti sabato 11 e domenica 12 con quattro sessioni di assaggio e come giudici hanno anche degustato i rappresentanti di AssoEnologi Puglia, Basilica e Calabria. Una edizione da record quella del 2016: sono stati 432 i vini in concorso, 183 le aziende partecipanti (23 produttori siciliani, 18 produttori calabresi, 16 produttori lucani, 32 produttori campani e 94 produttori pugliesi).

Giuria Press 1: Maurizio Valeriani (presidente); Remy Charest; Simon Woolf; Tomasz Prange – Barczyจฝski; Warren Edwardes; William Zacharkiw; Erin Stockton; Maria Grazia Melegari: Francesco  Soleti. Press 2: Pierluigi Gorgoni (presidente); Aneesh Bhasin; Arto Koskelo; Charles Scicolone; James Melendez; Mayumi Nakagawara; Elisabetta Tosi; Davide Sarcinella. Buyer 1: Ole Udsen (presidente); Mariusz Majka; Mehmet Adanir; Steen Højgård Rasmussen; Warren Edwardes; Nana Wad; Giorgio Cotti. Buyer 2: Chiara Giorleo (presidnete); Alessandro Pagano; Andrzej Kostyk; Brian Gwynn; Daiva Mumgaudiene; Erica Nonni; Bernardo Conticelli; Fernando Zamboni; Giuseppe Bino.

RADICI DEL SUD 2016, I VINCITORI

SPUMANTI BIANCHI – GIORNALISTI
1) CAPRETTONE, CASA SETARO; 2) RISERVA NOBILE 2012, D’ARAPRÌ

BUYER
1) NOI DUE, TENUTA VIGLIONE; 2) MACCONE SPUMANTE BIANCO BRUT, PUGLIA IGP, ANGIULI DONATO. Ex aequo 2: TIATI METODO CLASSICO, PUGLIA IGP, CANTINE TEANUM

SPUMANTI ROSATI – GIORNALISTI
1, BRUT ROSÈ, D’ARAPRÌ; 2) LEGGIARDO ROSATO, CONSORZIO PRODUTTORI VINI MANDURIA. Ex aequo 2: DOVÌ ROSÈ, FERROCINTO

BUYER
1) LEGGIARDO ROSATO, CONSORZIO PRODUTTORI VINI MANDURIA; 2) BUYER, LA VIE EN ROSE’, PUGLIA IGP, TENUTA COPPADORO. Ex aequo 2: DOVÌ ROSÈ, FERROCINTO

FALANGHINA – GIORNALISTI
1) BENEVENTANO FALANGHINA IGP 2015, SANPAOLO; 2) COSÌCOMÈ 2014, IGP PUGLIA, VALENTINA PASSALACQUA

BUYER
1) CRUNA DELAGO 2014, CAMPI FLEGREI DOC, LA SIBILLA; 2) MAIOR 2012, FALANGHINA DEL SANNIO DOP, CANTINA FOSSO DEGLI ANGELI

CATARRATTO – GIORNALISTI
1) ANTISA CATARRATTO 2015, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA. 2) VIGNA CASALJ 2015, ALCAMO DOC, TENUTA RAPITALÀ

BUYER
1) TERRE ROSSE DI GIABBASCIO 2014, TERRE SICILIANE IGT, CENTOPASSI. 2) ANTISA CATARRATTO 2015, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA

GRILLO – GIORNALISTI
1) BLUES 2015, TERRE SICILIANE IGP, PAOLO CALÌ; 2) GRILLO 2015, SICILIA DOC, FEUDO DISISA

BUYER
1) APOLLO 2014, TERRE SICILIANE IGP, FAUSTA MANSIO; 2) ROCCE DI PIETRA LONGA 2014, TERRE SICILIANE IGT, CENTOPASSI

MISTO BIANCHI DEL SUD – GIORNALISTI
1) BIANCO DI SEI 2014, ETNA DOC, PALMENTO COSTANZO: 2) BUCECI BIANCO 2015, TERRE SICILIANE IGT, BUCECI VINI. 3) KORE 2015, TERRE SICILIANE IGT, CANTINE COLOMBA BIANCA

BUYER
1) STRIALE 2015, PUGLIA IGP, TENUTA PATRUNO PERNIOLA; 2) MALVASIA BIANCA 2015, SALENTO IGP, CONTI ZECCA; 3) BIANCO DI SEI 2014, ETNA DOC, PALMENTO COSTANZO

GRECO – GIORNALISTI
1) GRECO DI TUFO DOCG 2015, DI MEO; 2) LE PAGLIE 2015, MATERA DOC, CANTINE CERROLONGO

BUYER
1) JENTILINO 2015, TERRE DI COSENZA DOP, LA PESCHIERA: 2) GRECO DI TUFO DOCG 2015, SOCIETÀ AGRICOLA NATI

FIANO – GIORNALISTI
1) FIANO DI AVELLINO DOCG 2015, DI MEO; 2) BIANCOFIORE 2014, DAUNIA IGP, KANDEA

BUYER
1) TRENTENARE 2015, PAESTUM IGP, SAN SALVATORE 1988; 2) TORRE DEL FALCO 2015, PUGLIA IGP, TORREVENTO

ROSATI DEL SUD – GIORNALISTI
1) CIRÒ DOC ROSATO 2015, SCALA CANTINA E VIGNETI: 2) OSA! 2015, TERRE SICILIANE IGP, PAOLO CALÌ; 3) LE ROTAIE 2015, VALLE D’ITRIA IGP, I PASTINI

BUYER
1) NAUSICA 2015, SALENTO IGP, CARDONE; 2) NERO DI TROIA ROSÈ, ROSSO DI CERIGNOLA DOC, BIOCANTINA GIANNATTASIO; 3) SPEZIALE 2015, SALENTO IGP, TRULLO DI PEZZA

NERO DI TROIA – GIORNALISTI
1) OTTAGONO 2013, CASTEL DEL MONTE DOCG, TORREVENTO; 2) NERO DI TROIA 2014, PUGLIA IGP, VALENTINA PASSALACQUA

BUYER
1) GRAN TIATI GOLD VINTAGE 2010, PUGLIA IGP, CANTINE TEANUM; 2) LUI 2012, PUGLIA IGP, CANTINA MUSEO ALBEA

NEGROAMARO – GIORNALISTI
1) COPERTINO ROSSO DOC RISERVA 2008, CUPERTINUM – ANTICA CANTINA DEL SALENTO 1935; 2) DANZE DELLA CONTESSA 2014, NARDÒ DOC, CANTINA BONSEGNA

BUYER
1) VECCHIO SOGNO 2014, SALENTO IGP, TENUTA GIUSTINI; 2) POSTA PIANA 2014 PUGLIA IGP, CANTINE PARADISO. Ex aequo 2: NERÌO 2013, NARDÒ DOC, SCHOLA SARMENTI

PRIMITIVO – GIORNALISTI
1) PRIMITIVO 2013,PUGLIA IGP, PIETREGIOVANI; 2) IL RACCOMANDATO 2014, PUGLIA IGP, FIORE AZIENDA AGRICOLA

BUYER
1) PAPALE LINEA ORO 2013, PRIMITIVO DI MANDURIA DOP, VARVAGLIONE VIGNE E VINI; 2) PRIMITIVO DI MANDURIA DOP 2012, ANTICA MASSERIA JORCHE

NERO D’AVOLA – GIORNALISTI
1) CURMA 2010, SICILIA IGT, A R M O S A; 2) VUARIA 2010, SICILIA IGT, FEUDO DISISA

BUYER
1) SANTA CECILIA 2011, NOTO DOC, PLANETA; 2) VUARIA 2010, SICILIA IGT, FEUDO DISISA

GRUPPO MISTO VINI ROSSI DEL SUD – GIORNALISTI
1) TAURASI S.EUSTACHIO 2008, TAURASI DOCG, BOCCELLA; 2) GHIAIA NERA 2013, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA; 3) DON VINCENZO 2013, LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO, CASA SETARO

BUYER
1) ERUZIONE 1614 2013, SICILIA DOC, PLANETA; 2) LIBICI 2012, CALABRIA IGP, CASA COMERCI. Ex aequo 2:  TAURASI 2011, TAURASI DOCG, TENUTA SCUOTTO. 3) BOCCA DI LUPO 2011, CASTEL DEL MONTE DOC, TORMARESCA

GAGLIOPPO – GIORNALISTI
1) CIRÒ RISERVA 2012, COTE DI FRANZE; 2) DUCA SANFELICE 2013, CIRÒ RISERVA, LIBRANDI

BUYER
1) ARCANO RISERVA 2009, CIRÒ ROSSO CLAS. SUP. RISERVA, SENATORE VINI; 2) DOM GIUVÀ 2013, CIRÒ ROSSO CLASSICO SUPERIORE DOC, DU CROPIO VINERY. Ex aequo 2: JACCA VENTU SUPERIORE 2012, MELISSA DOP, LA PIZZUTA DEL PRINCIPE

AGLIANICO – GIORNALISTI
1) RASOTT 2012, IRPINIA CAMPI TAURASINI DOP, BOCCELLA; 2) MILES 2012 CILENTO AGLIANICO DOC, CANTINE BARONE

BUYER
1) BORGOMASTRO 2007, COLLI DI SALERNO IGP, LUNAROSSA VINI E PASSIONE; 2) AGLIANICO 2MILA10 2010, COLLI DI SALERNO IGP, MILA VUOLO

AGLIANICO DEL VULTURE – GIORNALISTI
1) LIKOS 2012, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, VIGNE MASTRODOMENICO; 2) AQUILA DEL VULTURE 2012, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, LAGALA

BUYER
1) IL SIGILLO 2010, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, CANTINE DEL NOTAIO; 2) CAMERLENGO 2009, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, CAMERLENGO.

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Vini al supermercato

Alghero Doc Le Arenarie 2014, Sella e Mosca

(4 / 5)Sauvignon alla “sarda”. Ecco cos’è, in estrema sintesi, l’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca. E se a qualcuno suona strano, basti pensare che questa varietà autoctona francese è presente tra i vigneti sperimentali della casa vinicola sassarese da quasi vent’anni. Nel calice il vino si presenta di un giallo paglierino carico, quasi tendente al dorato, pur conservando riflessi verdolini. Leggermente velato. Al naso, se stappato alla corretta temperatura di servizio, si rivela intenso e continuo nelle percezioni tipiche del Sauvignon, dalla frutta fresca (pera, pesca) e tropicale (ananas) sino ai più complessi sentori minerali e vegetali. Ma è anche in grado di sorprendere, con richiami al cedro e alla macchia mediterranea che si rivelano in seguito a una moderata ossigenazione nel calice, disegnano distintamente rosmarino, peperone e foglia di pomodoro. Un naso elegante e ricco, che conduce la mente in un viaggio tra i paradisi marittimi della Sardegna. Merito dei richiami salmastri che ritroviamo anche al palato. In bocca, di fatto, acidità e sapidità sembrano sfidarsi ad armi pari in un confronto che – in definitiva – non vede né vincitori né vinti. Una beva resa “facile” da queste caratteristiche, ma tutt’altro che banale: ben rotonda e avvolgente. Le note vegetali di peperone dolce tornano a presentarsi prima di un finale leggermente astringente e “citrico”. Tutte caratteristiche che fanno dell’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca il compagno perfetto per accompagnare piatti a base di pesce, molluschi e crostacei. A una temperatura ideale di servizio di 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il Sauvignon in purezza è una delle varietà previste per la produzione di vini appartenenti alla Doc Alghero. Le uve, raccolte nelle ore più fresche della giornata, vengono macerate a freddo nelle cantine Sella e Mosca per circa 12 ore, dopo una soffice pigiatura. Il mosto ottenuto da leggera spremitura con presse pneumatiche viene illimpidito per decantazione a freddo e la fermentazione a bassa temperatura controllata, che non supera mai i 15 gradi, dura oltre due settimane. L’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca fa parte della linea “Cuore Mediterraneo” della cantina della provincia di Sassari, parzialmente reperibile sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana, dove la cantina è molto attiva.

Prezzo: 8,89 euro
Acquistato presso: Esselunga

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news ed eventi

vinialsupermercato.it a Radio Deejay

Ci hanno scritto in tanti dopo la diretta radio del 25 maggio a Tropical Pizza, uno dei programmi di punta di Radio Deejay, condotto da Fabrizio Lavoro, in arte Nikki, con Fosca Donati e Aldino di Chiano dj Aladyn.

Questa è l’occasione per ringraziarvi tutti! E a grande richiesta pubblichiamo di seguito il link ai vini citati durante l’intervista: il vino rosso Villa Antinori Toscana Igt, in vendita nei supermercati Esselunga, lo spumante Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri e il vino bianco Soave Doc Classico “Terre del Vulcano” in vendita da Lidl. Nikki ci ha chiesto di citare alcuni vini “strepitosi” nel rapporto qualità-prezzo.

Una domanda a bruciapelo, alla quale abbiamo risposto volentieri. Ovviamente avremmo potuto citare molti altri esempi. Per scoprire tutte le “chicche” in vendita al supermercato, dunque, non vi resta che seguirci! Per chi si fosse perso l’intervista, ecco qui il podcast.

Qui invece l’intervista di noi di vinialsupermercato.it a Francesco Quarna, caporedattore e social manager di Radio Deejay, nonché grande appassionato di quel meraviglioso vitigno chiamato Nebbiolo.

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Concours Mondial de Bruxelles 2016: i vini italiani premiati

Sono stati resi noti da qualche ora i risultati del Concours Mondial de Bruxelles 2016. “Ancora una volta – evidenziano gli organizzatori in una nota – il Concorso s’impone come rivelatore delle ultime tendenze e mutazioni del pianeta vitivinicolo di cui fornisce una panoramica istantanea e annualmente aggiornata”. Quest’anno il concorso ha fatto tappa a Plovdiv, in Bulgaria. Oltre 8.750 i vini che hanno partecipato alla selezione, provenienti da 51 Paesi. A giudicarli, una selezione dei migliori degustatori del mondo intero. Sommelier, buyer, importatori, giornalisti ed esperti di vino: in tutto 320 differenti personalità dell’enologia, di 54 nazionalità, che si sono riuniti per tre giorni per valutare l’insieme dei campioni presentati. “La diversità sia dei prodotti che dei profili dei degustatori – evidenziano gli organizzatori del Concorso mondiale di Bruxelles – rappresenta proprio la peculiarità di questa competizione, che nell’arco di pochi anni è riuscita a diventare un vero ‘campionato del mondo’ della degustazione di vini”. Allo scopo di aiutare il consumatore nelle future scelte di acquisto, sono state attribuite tre tipi di medaglie: Gran Oro, Oro e Argento. Clicca QUI per consultare l’elenco dei vini italiani premiati, in ordine alfabetico. Oltre alle medaglie, il Concours Mondial de Bruxelles conferisce anche premi speciali ai vini che hanno ottenuto il miglior punteggio nella loro categoria. Eccoli di seguito.

Rivelazione per tipologia di vino
Gran Medaglia d’Oro – Rivelazione Bianco 2016:
Aquilae Grillo Bio, Italia, Terre Siciliane IGP, CVA Canicattì
Gran Medaglia d’Oro – Rivelazione Spumante 2016:
Champagne Diogène Tissier et Fils Cuvée N°17, FranciaChampagne, SARL Diogène Tissier et Fils
Gran Medaglia d’Oro – Rivelazione Rosé 2016:
Turasan Blush Rosé, Turchia, Turasan Bagcilik ve Sarapçilik LTD. STI.
Gran Medaglia d’Oro – Rivelazione Rosso 2016:
Podere Brizio Riserva, Italia, Brunello di Montalcino DOCG, Podere Brizio
Gran Medaglia d’Oro – Rivelazione Vino Dolce 2016:
Domaine du Mont d’Or Sous l’Escalier, Svizzera, Petite Arvine du Valais, SA Domaine du Mont d’Or
Rivelazione della Giuria
Cava Adernats Brut, Spagna, Cava Reserva, Vinícola de Nulles SCCL
Tamarí Dos Mundos, Argentina, Finca La Celia S.A.
Bouza Tannat B2 Parcela Única, Uruguay, Bouza Bodega Boutique Chacras del Sur SA
Clos Malverne Auret, Sud Africa, Clos Malverne Wine Est.
Virgo Portogallo, Alentejo branco, Soc. Agríc. da Herdade da Torre do frade
Viña Puebla Madre del Agua, Spagna, Ribera del Guadiana, Bodegas Toribio
Vecchie annate eccezionali
Kopke Porto Colheita 1984, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Kopke Porto Colheita 1978, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Barros Porto Colheita 1974, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Kopke Porto Colheita 1941, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Cálem Porto Colheita 1961, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Kopke Porto Colheita 1966, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
Kopke Porto Colheita 1957, Portogallo, Porto Colheita, Sogevinus – Fine Wines
D’Oliveiras Madeira Wines 1973, Portogallo, Madeira, Pereira d’Oliveira (Vinhos) LDA
D’Oliveiras Madeira Wines 1981, Portogallo, Madeira, Pereira d’Oliveira (Vinhos) LDA
Vintage 1981 Terrassous, Francia, Rivesaltes, SCV Les Vignobles de Constance et du Terrassous
La 24a edizione del Concours Mondial de Bruxelles si svolgerà a maggio 2017 nella città di Valladolid, in Spagna. Un’occasione unica di scoprire la diversità dei vini della regione di Castiglia e León.
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Vini al supermercato

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

(3 / 5) E’ con il consueto piglio critico che ci apprestiamo alla degustazione del Gewurztraminer ungherese Huznar. L’etichetta evidenzia come si tratti di un 100% Traminer Aromatico d’Ungheria, imbottigliato in Italia. Dopo una serie di ricerche, scopriamo che la V.N.P. Spa Milano – Italia, che imbottiglia nello stabilimento di Asti, in Piemonte, è nient’altro che la Valsa Nuova Perlino Spa, azienda controllata dalla società Dilmoor Spa. Partner commerciale per i vini ungheresi della Perlino Spa è la Weinhaust di Bocsa, Ungheria.

“E’ un’azienda privata – spiega Matteo Scarpellini, Marketing manager ed Export area manager di Perlino Spa – che vinifica quasi esclusivamente uve provenienti dai ben 450 ettari di proprietà, distribuiti tra la regione del Transdanubio, Hajos, e Matra, tutte nella zona nord del Paese. Vinificano tra i 12 e 15 milioni di Kg all’anno, con una capacità di stoccaggio di 160 mila ettolitri. Si tratta quindi di una realtà moderna – evidenzia ancora Scarpellini – che coniuga tradizione e savoir faire con le tecnologie produttive più recenti quali presse pneumatiche, vasche di acciaio con controllo della temperatura ed impianto di azoto per proteggere il vino dall’ossidazione”. Chiarita la paternità del nettare, ci apprestiamo con rinnovata serenità alla degustazione, che interessa sia la vendemmia 2014 sia la vendemmia 2015.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

Troviamo la vendemmia 2014, come prevedibile, matura ma anche più piaciona. Nel calice si tinge d’un giallo dorato limpido, trasparente, che richiama quello dei Gewurztraminer altoatesini. Al naso è intenso, schietto, mediamente fine. Di complessità sottile, presenta profumi di natura floreale fresca (rosa) e fruttata, con i sentori tipici di litchi a braccetto con la pera Abate matura. Il meglio di sé, il Gewurztraminer ungherese Huznar 2014 lo offre al palato. Vino secco, di corpo, di alcolicità leggera (12%) ma percepibile, risulta rotondo, di fresca acidità. Fruttato in ingresso, con i sentori di litchi, pera e pesca, finisce per lo più sapido e spaziato (pepe bianco) con una punta di asprezza che ricorda il lime.

Intenso anche nel retro olfattivo, offre un persistenza sufficiente, mediamente fine. Più lineare la vendemmia 2015 del Gewurztraminer Huznar, che mostra margini di miglioramento futuri nei prossimi 12-24 mesi. La carica olfattiva risulta molto intensa e penetrante: litchi, pera e pesca, un concerto di frutta matura. Ma al palato sfodera un corpo leggero, come l’alcolicità. E un’acidità fresca che fa ben sperare, assieme alla percezione salina, in una buona maturazione. Trattasi comunque di una vendemmia, quella 2015, assolutamente pronta alla beva, che assumerà quindi tinte meno complesse rispetto alla 2014. Per entrambi consigliamo l’abbinamento con antipasti e portate di pesce, primi leggeri e formaggi di media stagionatura, a una temperatura ideale di 14 gradi.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino: la vinificazione

Alla Weinhaust di Bosca, la vendemmia del Traminer Aromatico si svolge in maniera manuale, a metà settembre, con cernita delle uve, diraspatura, pressatura soffice dei soli acini e fermentazione alcolica a temperatura controllata variabile fra i 18 e 20 gradi. Un processo che si protrae per 15 giorni in vasche d’acciaio inossidabile. La tecnica di vinificazione del Gewurztraminer Huznar prevede quindi una sosta sulle fecce fini per due mesi, con stabilizzazione a freddo e imbottigliamento nel mese di marzo.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper

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Analisi e Tendenze Vino

Radici del Sud, prime cento adesioni al XI Salone dei vini meridionali

A un mese dall’ultimo termine utile entro il quale far pervenire la propria domanda d’adesione, le iscrizioni a Radici del Sud hanno già raggiunto quota 100, testimoniando così il notevole interesse da parte delle Aziende produttrici verso la collaudata manifestazione che da oltre dieci anni propone sulla ribalta italiana e mondiale la particolare produzione di vino da vitigno autoctono meridionale, con grande successo di pubblico e di critica.
La manifestazione andrà in scena a Bari, in Puglia, dal 7 al 13 giugno. Confrontando l’andamento dello scorso anno con l’attuale si delinea evidente un cospicuo aumento del numero delle cantine che parteciperanno a Radici del Sud 2016 e si invitano pertanto le aziende che desiderino partecipare a inviare con sollecitudine la documentazione necessaria, magari ben prima dell’ultimo giorno utile per aderire, ovvero il 10 aprile.
Altresì la disponibilità per prenotarsi agli incontri btob con la più affermata compagine di buyer nazionali ed internazionali che presenzieranno all’evento sta terminando e a tal proposito è doveroso ricordare che comunque le Aziende potranno confrontarsi con gli operatori di mercato durante l’ultima giornata di Radici del Sud, quella dedicata dal Salone del Vino, quando il numero delle Cantine che parteciperanno col proprio banco di degustazione potrà essere più ampio.
Gli organizzatori di Radici del Sud sono in questi giorni impegnati a definire i dettagli dei press tour che coinvolgeranno i giornalisti stranieri nella visita delle Cantine proprio nei loro territori; la novità di quest’anno è che sono previste “strette collaborazioni con altri soggetti promotori di eventi enologici per incrementare un processo di condivisione di attività che rafforzi l’immagine e la capacità di penetrazione dei mercati del comparto vitivinicolo dei nostri territori, accorpando le significative esperienze e competenze dei protagonisti del settore”.
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news ed eventi

Nobile di Montepulciano, nuovo logo in passerella al Prowein di Dusseldorf

Tutti pazzi per il nuovo brand del Consorzio del Vino Nobile. Il restyling del grifo è piaciuto anche al mercato tedesco, ma non solo, che in questi giorni alla Prowein di Dusseldorf ha avuto il piacere in anteprima di vedere il nuovo logo campeggiare sullo stand consortile di una delle fiere di riferimento in Europa anche per il vino italiano. “Possiamo dirci più che soddisfatti di questa prima uscita fieristica dell’anno – commenta Andrea Natalini, presidente del Consorzio del Vino Nobile – per un mercato, quello tedesco che già nel 2015 è tornato a crescere, ma che per l’anno in corso sta già dando degli ottimi risultati già a partire da questo primo trimestre”.

A Dusseldorf il Consorzio è stato presente anche quest’anno con uno stand che ha raccolto alcune aziende in forma diretta e la denominazione al completo presso il banco d’assaggio preso letteralmente d’assalto da operatori principalmente del mercato Mitteleuropeo, ma non solo dal momento che la Prowein è storicamente una fiera aperta al trading internazionale. Tre giorni di grande lavoro con centinaia di contatti diretti pronti a scoprire le ultime annate in commercio da poco presentate all’Anteprima del Vino Nobile, il Nobile 2013 e la Riserva 2012.

Nobile di Montepulciano, nuovo logo in passerella al Prowein di Dusseldorf

E in attesa di sfoggiare nell’appuntamento italiano dell’anno, il Vinitaly di Verona, a Dusseldorf il Consorzio del Vino Nobile si è presentato con il nuovo brand, derivato dal lungo processo di “restyling”. Il nuovo “sigillo” che accompagnerà i prossimi anni l’immagine coordinata del Vino Nobile è ancora il simbolo di Montepulciano, il grifo, proposto sotto un altro aspetto, ovvero seduto sopra la città, Montepulciano, a salvaguardia di questa, ma con le ali spiegate, pronto a spiccare il volo, così come ha fatto negli ultimi anni il suo vino. Proprio quello tedesco è il mercato dove il grifo, il Vino Nobile, è volato più in alto nel corso del 2015.

La Germania infatti torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento del totale della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni.

In linea con gli ultimi anni dunque anche il 2015 si conferma anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. A proposito di mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento, la vendita diretta in azienda.

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Vini al supermercato, crescono le vendite nella Gdo italiana: Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano al top

Torna a crescere il volume e il valore delle vendite di vino nei supermercati italiani. Aumentano anche i prezzi medi, mentre la pressione promozionale rimane invariata. Sono queste le prime anticipazioni dell’istituto di ricerca Iri, in vista di Vinitaly 2016. Tra i vini più venduti d’Italia crescono Nero d’Avola, Vermentino e Trebbiano. Passerina, Valpolicella Ripasso e Nebbiolo sono gli outsider. Bene anche gli spumanti e il vino biologico. Dopo anni di stasi, insomma, si registra una crescita più decisa delle vendite di vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (Gdo), sia in volume che a valore.

In attesa della 50° edizione di Vinitaly, che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile, Iri ha elaborato in esclusiva per Veronafiere i dati sull’andamento di mercato nel 2015. Le vendite delle bottiglie da 75cl aumentano del 2,8% a volume rispetto al 2014, e le bottiglie da 75cl a denominazione d’origine (Doc, Docg, Igt) del 1,9%. Rispettivamente le vendite a valore crescono del 4,0% e del 3,8%. “Una crescita doppiamente positiva – ha commentato Virgilio Romano, Client Solutions Director di Iri – perché non è stata stimolata né dalla crescita promozionale né da prezzi in calo.

La pressione promozionale, infatti, rimane su livelli alti ma inalterati rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi sono in aumento: i vini a denominazione di origine, ad esempio, hanno prezzi medi in crescita dell’1,9%. Dopo un lustro di assenza, la crescita contemporanea di volumi e valori ci lascia ben sperare per gli anni futuri”. Risultati positivi anche per gli spumanti venduti in Gdo: + 7,8% a volume e +7,5% a valore, anche se il prezzo medio è leggermente ridimensionato rispetto al 2014. I vini biologici crescono a volume del 13,2% (a valore del 23%), ma i litri venduti sono ancora limitati: un milione e 630 mila.

“IL CONSUMATORE E’ PIU’ MATURO”
“A poco più di un mese dal via del 50° Vinitaly  – spiega Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – si tratta di anticipazioni che fanno ben sperare in una crescita più strutturale del mercato interno del vino. Da sottolineare il continuo aumento delle vendite a valore, segno che il consumatore è più maturo: ricerca e sceglie la qualità. Si tratta di una strada che con Vinitaly abbiamo sempre sostenuto e promosso a livello commerciale e culturale, nelle nostre iniziative e negli incontri b2b tra Gdo, aziende e buyer”.

Il vino più venduto in assoluto nei supermercati italiani rimane il Lambrusco con 12 milioni e 771 mila litri venduti, sempre tallonato dal Chianti, che vince però la classifica a valore. Al terzo posto sale lo Chardonnay, un bianco di vitigno internazionale, che cresce del 9% a volume. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (+4,6%), del Vermentino che cresce dell’8,5% e del Trebbiano (+5,6%).

Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che hanno fatto registrare nel 2015 un maggior tasso di crescita, il primo posto va alla Passerina marchigiana, con una progressione del 34,2% che va a bissare il successo registrato negli anni scorsi dal Pecorino (Marche e Abruzzo), classificatosi stavolta 3°. Due bianchi con prezzi medi a bottiglia di circa 4 euro. Da notare la seconda posizione del veneto Valpolicella Ripasso e la quarta posizione del piemontese Nebbiolo, che costano mediamente 7,69 euro il primo e 5,91 euro il secondo, a conferma che le crescite si leggono anche su vini importanti in termini di prezzo e di complessità. La ricerca completa verrà presentata nel corso della tavola rotonda su vino e grande distribuzione che si terrà a Vinitaly lunedì 11 aprile, alle ore 10.30 nella sala Vivaldi del PalaExpo, con la partecipazione di produttori e distributori.

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Vini al supermercato

Gavi Docg Maddalena Massone 2015, Stefano Massone

(4 / 5) Prodotto e imbottigliato a Capriata d’Orba dall’azienda agricola Stefano Massone, il Gavi Docg Maddalena Massone è uno dei migliori prodotti ad uva Cortese per fascia prezzo nella grande distribuzione organizzata. In vendita esclusivamente nei supermercati della catena Il Gigante, arriva a costare poco più di 3,50 euro in promozione: un affare per quello che è in grado di offrire. La nostra degustazione è relativa alla freschissima vendemmia 2015. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, si offre spavaldo e complesso al naso, con sentori floreali e fruttati freschi (pesca, mela) e addirittura esotici (banana). Sullo sfondo richiami eleganti di mandorla amara. E una vena vagamente speziata, aristocratica, che ricorda la noce moscata. Al palato, il Gavi Docg Maddalena Massone denota corrispondenza gusto-olfattiva: ecco nuovamente la frutta (pesca e mela) ma soprattutto la speziatura di noce moscata. Vino secco di buon corpo, piacevolmente rotondo, fresco e sapido, raggiungerebbe la perfezione se fosse in grado di esprimere un pizzico di alcolicità maggiore, a far da contraltare alle note speziate. Ma l’equilibro è comunque raggiunto. Perfetto come fresco aperitivo, il Gavi Docg Maddalena Massone può essere abbinato a primi a base di verdure, frittate, secondi di pesce (dal carpaccio di spada al branzino), ma anche a formaggi non stagionati, alla pizza Margherita o al sushi giapponese.

LA VINIFICAZIONE

Per l’ottenimento di questo vino vengono utilizzate uve Cortese in purezza, provenienti dai 50 ettari di vigneti dell’azienda agricola Stefano Massone, dislocati nei Comuni di Carpiata d’Orba, Francavilla Bisio e Gavi, tutti in provincia di Alessandria, vero e proprio crocevia del triangolo Torino-Milano-Genova. I vigneti, allevati a Guyot, sono esposti a Sud-Ovest-Est a un’altitudine compresa tra i 240 e i 320 metri sul livello del mare. Le radici affondano in terreni compatti, argilloso marnosi. Quattromiladuecento le viti per ettaro, in grado di rendere 6.500 litri di vino per ettaro. Le uve vengono raccolte durante il mese di settembre, in parte meccanicamente e in parte manualmente. Vengono quindi sottoposte a una pressatura soffice e il mosto travasato in vasche termo condizionate con inoculo di lieviti selezionati. Terminata la fermentazione a temperatura controllata, il vino ottenuto viene travasato e lasciato ad affinarsi naturalmente. Dopo la precipitazione dei tartrati, che avviene in maniera naturale a freddo, il vino viene imbottigliato e lasciato a riposare per un breve periodo, prima della commercializzazione.
Prezzo pieno: 6,15 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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Un successo Live Wine 2016 a Milano

Quasi 5 mila visitatori in tre giornate, 146 espositori, 700 vini in assaggio, 17 banchi dedicati al cibo di qualità artigianale e 250 tra giornalisti e blogger accreditati. Sono i numeri che sanciscono lo straordinario successo dell’edizione 2016 di Live Wine, la “seconda volta” del Salone Internazionale del Vino Artigianale al Palazzo del Ghiaccio di Milano, il 5-6-7 marzo scorsi. Un sensibile incremento delle presenze in tutte e tre le giornate tra appassionati, operatori di ristoranti ed enoteche, sommelier professionisti e distribuzioni internazionali. Tutti accorsi a degustare i prodotti di 141 cantine, di cui 28 estere. “Con l’edizione 2016 – dichiarano in una nota gli organizzatori Christine Marzani e Lorenzo de’ Grassi – abbiamo avuto la conferma che un numero sempre maggiore di persone, ben 4.800 quest’anno, hanno piacere a bere un vino più vivo e più naturale. Avere la possibilità di conoscere questi vini e i viticoltori che li producono è un’esperienza straordinaria e emozionante che in molti casi induce i nuovi visitatori a un cambiamento radicale nel modo di intendere il vino e la qualità del bere”. Il Palazzo del Ghiaccio si è riconfermata la location perfetta per il suo fascino estetico, la luminosità e l’acustica ideale, e per contenere il vasto pubblico della manifestazione proveniente da tutta Italia e dall’estero. Molto apprezzata l’area tematica che si è tenuta nella Sala Piranesi, lo spazio insonorizzato con vista sull’intero Salone. Le quattro degustazioni speciali condotte da Samuel Cogliati hanno avuto un grande seguito, in particolare quella intitolata “Laguna nel bicchiere” con i rarissimi vini prodotti a Venezia e nelle isole circostanti. Registrato il tutto esaurito per la degustazione delle birre belghe Lambic condotta da Patrick Böttcher. A coronamento dell’evento, anche quest’anno le serate Live Wine Night, organizzate in diversi ristoranti e enoteche della città, che hanno permesso a produttori e consumatori di incontrarsi in un ambiente conviviale e di avere un confronto più ravvicinato e diretto. Grande partecipazione al Live Wine Night Party, organizzato dagli ideatori del Salone, che si è tenuto nella centralissima Cascina Cuccagna, dove era possibile degustare i vini dei produttori presenti in fiera in un’atmosfera carica di ritmo e vivacità.

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Montepulciano d’Abruzzo Dop Niro 2012, Citra

(3 / 5) Medaglia d’oro a Mundus Vini 2012 e medaglia di Bronzo all’International Wine and Spirit Competition, eppure, il Montepulciano d’Abruzzo Dop Niro 2012 di Citra non ci ha convinto del tutto. Vediamo perché ha disatteso le nostre aspettative. Una volta versato nel calice è limpido e poco trasparente. Il colore è rosso rubino leggermente granato all’unghia. Al naso i sentori fanno fatica ad esprimersi. Inizialmente è prevalentemente vinoso, poi evolve alla ciliegia sotto spirito e a note speziate di pepe. Al gusto è molto caldo, un vino dal 13% di gradazione alcolica. Buona l’acidità e la sapidità, ma il tannino non è perfettamente integrato.

Gli aromi al palato sono prettamente fruttati, ma a livello retro olfattivo non è particolarmente persistente. Per questo finale corto, per il leggero sbilanciamento verso le componenti dure e per il bouquet non particolare questa bottiglia non ci ha soddisfatto appieno. Certamente ha un ottimo rapporto qualità prezzo, è sicuramente un vino di buona beva, ma a voler essere pignoli non si fa ricordare, resta molto ordinario. Il Montepulciano d’Abruzzo Dop Niro di Citra è un vino a tutto pasto. Si abbina a primi piatti a base di funghi, tartufo o sughi succulenti, ma anche a pietanze a base di carne alla brace e al forno. Ideale con salumi, formaggi stagionati e addirittura con la cioccolata fondente.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% Montepulciano. I grappoli,
raccolti
a
mano,
sono
vinificati
tradizionalmente a temperatura
controllata. Dopo la malolattica il vino decanta in acciaio inox e quindi viene affinato in barrique. Citra si trova in Abruzzo, in provincia di Chieti. Dal 1973 è una delle più importanti realtà territoriali che raggruppa nove cantine sociali. La sua bottaia è la più grande del centro Italia ed i suoi vini sono distribuiti in una cinquantina di nazioni su tutti i continenti. E’ possibile trovare un vino Citra anche su alcuni voli di linea.

Prezzo pieno: 4,50 euro
Acquistato presso: Bennet

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Ribolla Gialla Doc Collio, Cantina Produttori Cormòns

(3 / 5) Sono forse un po’ troppi 13 euro per le emozioni che è in grado di regalare la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014. Non certo un’annata felicissima, ma non per questo il vino in questione ha subito un deprezzamento sugli scaffali dei supermercati italiani, che lo espongono in sell out tra i 12 e i 14 euro.

Di colore giallo paglierino intenso, con riflessi verdognoli, la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns si presenta limpida e trasparente. All’esame olfattivo risulta intensa, di carica “normale”.

Al palato prevale su tutto una buona sapidità, ben calibrata con le note agrumate. Di fresca acidità, si fa desiderare in quanto a corpo e alcolicità. Aspetti che ci condono a giudicare “debole”, complessivamente, la beva: sufficientemente equilibrata.

Il retro olfattivo si conferma leggero, mediamente fine. Poco persistente, per una vendemmia 2014 che speriamo di poter definire pronta, anche se i margini di miglioramento non sembrano poi così evidenti, visti i presupposti. Un vino, la Ribolla Gialla Doc Collio 2014 della Cantina Produttori Cormòns, che suggeriamo di abbinare ad antipasti leggeri e delicati. Oppure a primi come la zuppa di pesce e a secondi semplici (filetto di salmone o di trota salmonata), nonché alle carni bianche. Va prestata particolare attenzione alla temperatura di servizio: in inverno tra i 12 e i 14 gradi, mentre in estate non deve superare gli 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
La Ribolla Gialla Doc della Cantina Produttori Cormòns è ottenuta mediante vinificazione in purezza delle uve Ribolla gialla, la cui vendemmia inizia nelle prime settimane di settembre. Le uve vengono diraspate e macerate a freddo, al fine di conservare gli aromi. Segue poi la fermentazione a una temperatura controllata di 16 gradi, della durata di 15-20 giorni. Il vino viene quindi lasciato riposare per alcuni mesi, microfiltrato e dunque imbottigliato. L’affinamento avviene in gradi botti di acciaio. Nata sul finire degli anni Settanta, la Cantina Produttori Cormons è oggi costituita da oltre centocinquanta viticoltori che operano in una delle zone vitivinicole più vocate al mondo, il Friuli Venezia Giulia dalle zone vitivinicole più pregiate del mondo.

Prezzo pieno: 13,49
Acquistato presso: Iper

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Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, Cantine San Marzano

(3 / 5) Con i suoi 4,59 euro, l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe rappresenta uno dei vini rossi “top di gamma” della catena di supermercati Eurospin, che lo evidenzia a scaffale con la dicitura “Le nostre stelle”.

Un prezzo modesto, dunque, in linea con le politiche del gruppo veronese noto al grande pubblico per il claim “La spesa intelligente”. E interessante è anche questo vino, prodotto da una società cooperativa, le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, Taranto, capace di aggiudicarsi diversi premi e riconoscimenti a livello non solo italiano, ma anche internazionale. Interessante dunque constatare, ancora una volta, come l’attenzione per il buon vino stia facendo lievitare la qualità dei prodotti nella grande distribuzione organizzata, compresi i discount.

Passiamo dunque sotto la lente di ingrandimento l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, vendemmia 2015. Nel calice il vino si presenta di un rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Un colore tipico del vitigno in questione. Al naso si scopre senza la minima timidezza, intenso, caldo, con note di frutti rossi maturi. Al palato la vena fruttata si conferma predominante, ma l’alcolicità contribuisce a regalare eleganza e struttura alla beva, piacevolmente fresca e sapida. Rendendo l’Aglianico Igp Salento Vitivultori di San Giuseppe il vino giusto per accompagnare antipasti a base di salumi, primi piatti con ragù di carne, nonché secondi leggeri, sempre a base di carne. Un vino giovane quello degustato, che si presta anche a un ulteriore affinamento in bottiglia.

LA VINIFICAZIONE
Stiamo dunque parlando di un vino abbastanza versatile, prodotto a San Marzano, nel Salento, in Puglia. Le vigne si trovano a un’altezza di circa 100 metri sul livello del mare, esposte a temperature medie molto alte e a una piovosità particolarmente bassa. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro. La densità d’impianto è di 4.500 viti per ettaro. La vendemmia avviene nelle prime settimane di ottobre. Una volta raccolte, le uve vengono macerate a temperatura controllata per circa dieci giorni. Per la fermentazione alcolica dell’Aglianico Igp Salento, le Cantine San Marzano di San Marzano San Giuseppe utilizzano lieviti selezionati, procedendo poi ad un affinamento in acciaio.

Prezzo pieno: 4,59 euro
Acquistato presso: Eurospin

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Coldiretti, dietrofront dell’Europa: il vino Doc italiano è salvo

La Commissione europea fa dietrofront sulla proposta di liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dai luoghi di produzione. Una decisione che scongiura una vera e propria sciagura per il vino italiano. Valgono infatti almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiavano di essere di essere scippate all’Italia, se fosse stato consentito anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro,  Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi.

A dare l’annuncio del passo indietro della Commissione europea è la Coldiretti, che esprime evidente apprezzamento. “Il rischio – commenta il presidente Roberto Moncalvo, presidente dell’organizzazione – era quello di una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali, che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani.

Il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”. La notizia della possibile ‘estensione’ delle denominazioni era rimbalzata sul finire di gennaio dalla Commissione europea, scatenando le polemiche dell’intero comparto del vino Made in Italy.

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Birra

Vino, birra e caviale: record di esportazioni per il Made in Italy

Con un aumento dell’80 per cento nel decennio, il vino traina il Made in Italy all’estero. Cifre da capogiro quelle raggiunte nel 2015 dai produttori di nettare di Bacco italiani. Il valore delle esportazioni raggiunge il record di 5,4 miliardi. In generale, è il valore dei cibi e dei vini italiani all’estero a raddoppiare negli ultimi dieci anni, facendo segnare un aumento da guinness del 79% nelle esportazioni, con il traguardo storico di 36,8 miliardi di euro raggiunto nel 2015.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul commercio estero sulla base dei dati Istat. Circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque è “Doc”, con il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio, fino ai salumi, che rappresenta il 20% del totale .

Ma, sottolinea Coldiretti, “si evidenzia anche che la crescita è spinta da nuove specialità del Made in Italy, dalla birra ala caviale”. New entry, dunque, che segnano la crescita in Italia di produzioni un tempo patrimonio esclusivo di altre nazioni. Il valore delle esportazioni di birra è triplicato (+206%) conquistando i mercati di Paesi tradizionalmente produttori come la Gran Bretagna o la Germania.

Lo stesso discorso vale per il caviale, che in un decennio è passato da zero a 11,2 milioni di euro, invadendo le tavole della Russia prima di essere bloccato dall’embargo legato alla crisi Ucraina. Ed è triplicata (+201 per cento) pure l’esportazione di funghi freschi o lavorati.

L’agroalimentare – evidenzia Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti – è il secondo comparto manifatturiero Made in Italy che svolge però anche un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità”.

“Non si è mai consumato così tanto Made in Italy alimentare nel mondo, certamente per le condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense, ma anche perché l’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici”, conclude Moncalvo.

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Vini al supermercato

Lambrusco Rosè Lini 910, Lini Oreste e figli Srl

(5 / 5) Non può che attirare l’attenzione un’etichetta così curiosa sullo scaffale del supermercato. Obiettivo centrato nella forma e soprattutto nella sostanza quello della cantina Lini 910, con il suo Lambrusco Rosè.

Un prodotto fresco e moderno, adatto a un utilizzo quotidiano, eppure allo stesso tempo tutt’altro che convenzionale. Vino da tavola sì, insomma, ma con una marcia (o due) in più. Ottimo anche nel rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Il Lambrusco Rosè Lini910 sorprende, di fatto, non appena versato nel calice. Prima operazione: dimenticarsi la “spuma” corposa di certi conventional Lambrusco, per fare spazio a una più volatile ed evanescente, che sparisce in fretta.

Mentre sotto prende corpo quello che pare l’incrocio, sulla tavolozza di un pittore, tra un rosa cerasuolo e le tinte tipiche del sidro di mela. Ed è proprio alla mela il richiamo più marcato che giunge al naso. Polpa di mela matura, unita a sentori di amarena e fiori di rosa. Speculare la percezione al palato, che anticipa un finale acidulo e rinfrescante.

Il Lambrusco Rosè Lini 910 accompagna la tavola di tutti i giorni e, più pretenziosamente, piatti a base di pesce o carni bianche, nonché pietanze a base di verdure cotte. Da provare con i primi della tradizione emiliana, come le lasagne alla Bolognese.

LA VINIFICAZIONE
Si tratta del blend tra uve Salamino (80%) e Sorbara (20%), vinificate mediante breve contatto con le bucce, sino a ottenere la tonalità voluta. La rifermentazione avviene in autoclave, per un periodo di 3 mesi, a temperatura controllata. Un procedimento utile a ottenere una “bollicina fine, migliorandone la digeribilità”.

Un Lambrusco, insomma, trattato alla stregua del Prosecco da una cantina, la Lini Oreste e figli Srl, sorta a Correggio (Reggio Emilia) nel 1910 e ancora oggi sulla cresta dell’onda, grazie a un profondo percorso di restyling del marchio e delle caratteristiche di un Lambrusco alla portata del consumatore moderno. Un vero e proprio unconventional Lambrusco.

Prezzo: 3,95 euro
Acquistato presso: Conad

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Pignoletto spumante Brut Doc, Righi

(3 / 5) Un prodotto di fascia medio bassa come bollicina a tutto pasto, tant’è il Pignoletto Spumante Brut Doc prodotto da Righi a Campegine, Reggio Emilia. Non c’è da aspettarsi chissà quali emozioni, è un vino semplice, fresco e beverino. Il Pignoletto Spumante Brut Righi si presenta con una bella spuma e con una bollicina fine, non a catenella, ma diffusa nel bicchiere, il colore è giallo paglierino scarico e al naso è davvero delicato con leggeri sentori di buccia di mela. Al gusto fruttato con un’effervescenza quasi prepotente che sgrassa, ma che non rimane acidula, un retrogusto leggermente amarognolo, ma non pesante, digeribile, ordinario e leggero, solo 11,5% di alcol in volume. Si abbina ad aperitivi, antipasti, primi piatti, arrosti di carne bianca e formaggi freschi.

Quella del Pignoletto Spumante è una moda piuttosto recente, come tipologia di vino lo collochiamo tra un Pinot dell’Oltrepò e un Prosecco del Veneto di pari passo alla posizione geografica, una via di mezzo per gli amanti dei vini frizzanti o fan del Pignoletto che desiderano provare una versione innovativa magari anche in chiave cocktail del quale può essere un buon ingrediente. Il Pignoletto è un vitigno autoctono dell’Emilia Romagna diffuso in particolare nella zona di Modena e Bologna che si sta affermando come il vitigno bianco per eccellenza nella regione. In particolare, le uve utilizzate per il Pignoletto Spumante Brut Doc di Righi appartengono alla Doc Reno.

LA VINIFICAZIONE
La vinificazione avviene con il metodo Charmat in autoclave con una fase di maturazione sulle fecce fini di 30 giorni e ulteriori 60 giorni per accentuare le caratteristiche di finezza e aromaticità del vino, prima di essere imbottigliato. Righi appartiene al gruppo Cantine Riunite, Civ, nato nel 1950, che nel 2002 ha acquisito il gruppo Cantine Maschio arrivando ad essere il gruppo italiano leader nella produzione dei vini frizzanti.

Prezzo pieno: 5,39 euro
Acquistato presso: Bennet

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Pilu Niuru classic Salento Igp, Taurosso

(4 / 5) Non abbiamo dubbi: Pilu Niuru Classic Salento Igp sarebbe il vino preferito di Cetto La Qualunque, il personaggio portato in televisione e al cinema dal grande Antonio Albanese. Un vino che racconta la “voglia di pilu cronica che risale al tardo Medioevo”, nel suo essere “qualunquemente” accattivante sullo scaffale del supermercato dal quale lo “preleviamo”, per approfondirne la conoscenza. Senza veli. Ovvero stappandolo, per intenderci. La premessa è che Pilu Niuru è un Negroamaro del Salento, ma non di quelli scialbi. Celebra nel nome “la sensuale femminilità tipica delle donne salentine dagli ammalianti occhi e lunghi capelli neri”, come spiega la stessa casa produttrice Taurosso di via Taranto 76, Campi Salentina, Lecce.

Pilu Niuru classic Salento Igp, Taurosso

Vestito solo di un calice trasparente, Pilu Niuru si mostra come mamma l’ha fatto: d’un rosso rubino carico, acceso. Sarà la timidezza? Noi, voraci, non vediamo l’ora di assaggiarlo. Ma prima ci annusiamo un po’. Pilu Niuru emana prugna, mora, liquirizia e cuoio. Non dev’essere una preda facile. La mordiamo. E in bocca è calda, speziata, di nuovo sa di more e, soprattutto, di piccoli frutti a bacca rossa. Tira fuori le unghie e le conficca nel palato quando estrae un tannino vivo, suadente. Forse un po’ troppa verve e allora lo allontaniamo.

La “sensuale femminilità salentina” va presa a sorsi meditati, altrimenti rischia di dare alla testa. Anche perché la temperatura sale, sorso dopo sorso. E Pilu Niuru li fa sentire tutti i suoi 13,5 gradi di alcol in volume. Pilu Niuru Salento Igp Taurosso è il compagno di primi piatti della tradizione culinaria salentina, ma è in grado – per struttura e corpo – di essere abbinato con piatti di carne arrosto e formaggi di media stagionatura. E’ chiaro come si tratti di uno dei fiori all’occhiello del marketing della casa leccese Taurosso, che gli ha dedicato addirittura una pagina Facebook ad hoc, a dire la verità poco aggiornata. Si sa, del resto: per certe cose, basta il nome.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Gutturnio Doc Classico Riserva 2010 Costa Pancini, vitivinicola Montesissa

(4 / 5) Ottenuto come di consueto dalla vinificazione delle uve Barbera e Bonarda dei Colli Piacentini, il Gutturnio Doc Classico Riserva 2010 Costa Pancini dell’azienda agricola vitivinicola Francesco Montesissa non ha nulla a che vedere col ‘solito’ Gutturnio piacentino. Si tratta infatti di un vino fermo, senza la classica ‘spuma’ che contraddistingue il più noto tra i vini Doc di Piacenza, che a Carpaneto Piacentino ha di fatto un riconosciuto quartier generale.

LA DEGUSTAZIONE
Un vino corposo, di struttura, capace di esaltare piatti anche elaborati. Nel calice, il Gutturnio Doc Classico Riserva 2010 Costa Pancini dell’agricola vitivinicola Montesissa si presenta di un rosso rubino con unghia granata, a dimostrazione di una perfetta conservazione.

Al naso frutti rossi, tra cui spicca il lampone, e frutti a bacca nera come le more. Ma anche richiami alla confettura degli stessi frutti, in un contorno evidente di vaniglia (e liquirizia) dovuto all’affinamento in legno. E sullo sfondo sentori di alloro e rosmarino, che caratterizzano ulteriormente un naso tutt’altro che banale.

In bocca il Gutturnio Doc Classico Riserva 2010 Costa Pancini è principalmente sapido in ingresso. Diviene poi fruttato (ecco ancora more e lamponi), morbido, giustamente tannico e asciutto, nonché caldo. Ed è il tannino a dimostrare che si tratti del momento giusto per stappare la bottiglia, per una vendemmia – la 2010 – che continuerà a conservare le proprie caratteristiche gusto-olfattive ancora per qualche mese, prima di iniziare un irrimediabile quanto fisiologico “declino”.

Perfetto l’abbinamento di questo Gutturnio con piatti importanti di carne, dai primi ai secondi, compresa la selvaggina. Ottimo anche con formaggi stagionati: provatelo col Grana Padano, come suggerisce la stessa casa produttrice. Non fate però l’errore (imperdonabile) di servire questo Gutturnio Riserva alla stregua dei Gutturnio frizzanti: non va messo in frigorifero, per non compromettere la beva a causa dell’astringenza del tannino. Va piuttosto consumato a una temperatura di 18-20 gradi. Possibilmente stappandolo con almeno mezzora di anticipo.

LA VINIFICAZIONE
La tecnica di vinificazione del Gutturnio Doc Classico Riserva 2010 Costa Pancini prevede un utilizzo del 60% di uve Barbera e del 40% di uve Bonarda. La predominanza del primo è netta e serve a caratterizzare la beva, rendendola più austera ed elegante. La fermentazione delle uve avviene in acciaio, con macerazione sulle bucce della durata massima di 14 giorni. Seguono 9 mesi di maturazione e affinamento in barrique di rovere e altri 5 in bottiglia, prima della commercializzazione. Il Gutturnio Doc Classico Riserva è il prodotto “top” di gamma (almeno per la grande distribuzione organizzata) dell’azienda vitivinicola Montesissa, che da cinque generazioni opera nel mondo del vino commercializzando varietà autoctone.

Prezzo pieno: 8,49
Acquistato presso: Il Gigante

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Birra Peroni sarà venduta ai giapponesi di Asahi? Offerti 3 miliardi

L’offerta giapponese per il marchio italiano Peroni è spinta dall’aumento delle esportazioni di birra italiana nel mondo, che crescono del 17% nel 2015 ma che sono praticamente triplicate nell’arco di un decennio.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti di fronte all’offerta di 400 miliardi di yen (poco più di 3 miliardi di euro) fatta dal produttore giapponese di birra Asahi per rilevare il marchio italiano Peroni dal gruppo SabMiller, sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno.

Anche grazie all’immagine conquistata nel mondo la birra italiana – sottolinea la Coldiretti – va forte nei paesi tradizionali consumatori, dalla Gran Bretagna (+2%) alla Germania (+10 per cento) fino alla Svezia (+24 per cento) ma anche negli Usa.

A tirare – continua la Coldiretti – è pero’ anche il mercato italiano che nel 2015 ha fattor registrare un aumento record delle vendite del 6%, in controtendenza alla crisi dei consumi.

Sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra presenti in Italia dove – precisa la Coldiretti – con un consumo pro capite di 29 litri c’è spazio per crescere considerato che Paesi come la Repubblica Ceca ne bevono 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82.

I RISCHI
Secondo Coldiretti, “nell’operazione internazionale c’è in gioco un indotto rilevante”. A garantire la produzione italiana di birra ci sono infatti le coltivazioni nazionali con una produzione di circa 860.000 tonnellate di orzo su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari. Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al Ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a circa 90.000 tonnellate.

In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è pero’ necessario – conclude la Coldiretti – qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.

L’operazione in corso non è in realtà l’ennesimo passaggio di marchi italiani storici in mani straniere poichè la Birra Peroni era già stata ceduta nel 2003 ed entrata a far parte del Gruppo sudafricano SabMiller plc al quale è stata ora fatta l’offerta del gruppo giapponese Asahi, la cui strategia di mercato si concentra sull’Asia e l’Oceania e intende espandersi su mercati dalla lunga tradizione che le consentirebbero anche una maggiore penetrazione della sua etichetta Super Dry.

ILGRUPPO PERONI
Il Gruppo Birra Peroni è oggi uno dei player principali nel settore dell’industria birraria ed è parte del Gruppo SabMiller plc che in Italia SabMiller è presente con tre stabilimenti produttivi (Roma, Padova e Bari), e la malteria Saplo. Birra Peroni opera da oltre 160 anni con impegno e passione, raggiungendo una produzione annua di birra che ammonta a 4,8 milioni di ettolitri.

I suoi marchi principali sono: Peroni, Nastro Azzurro e Pilsner Urquell. A questi si aggiungono altri marchi di prestigio sia nazionali che internazionali, come Miller Genuine Draft, Peroni Gran Riserva, Raffo e Wuhrer. L’azienda nasce nel 1846 a Vigevano, allora appartenente al Regno dei Savoia, quando Francesco Peroni avvia l’attività di una piccola fabbrica di birra.

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“Vendemmia 2015 da record? Solo per l’industria del vino”. La denuncia di Francesco Paolo Valentini

Francesco Paolo Valentini non è mai stato uno di quelli che, per dirla in gergo, la mandano a dire. Produttore di successo di vini e di olio nel suo Abruzzo, è stato ospite nei giorni scorsi della trasmissione Tg2 Insieme. Un’occasione imperdibile per cantarle manco fosse a San Remo. Nel mirino del vignaiolo, prima di tutto anche agricoltore, le pompose “dichiarazioni giornalistiche” in base alle quali, quella del 2015, è stata una vendemmia straordinaria.

“Bisogna sfatare il mito dell’annata siccitosa come garanzia di elevata gradazione alcolica del vino – ha dichiarato Valentini – perché non è vero: sussiste piuttosto una fittizia gradazione zuccherina, dovuta a disidratazione dell’acino, ma in realtà non c’è evoluzione, perché qualunque organismo vivente, vegetale e animale, per eccesso di caldo blocca la propria crescita”.

A tal proposito, Valentini ha eseguito uno studio delle vendemmie delle varietà Trebbiamo d’Abruzzo e Montepulciano della propria azienda, dal 1817 al 2007. “Fino agli anni Settanta del Novecento – ha spiegato Valentini – la vendemmia avveniva durante la prima metà del mese di ottobre. Poi un crollo, che corrisponde all’aumento dell’industrializzazione con ricadute dirette, evidentemente, sull’effetto serra”.

Nel 2007 abbiamo addirittura vendemmiato le nostre varietà il 31 agosto, perché a quella data avevano raggiunto la giusta maturazione zuccherina . Il problema è che la maturazione dell’uva non è solo quella zuccherina”.

C’è anche quella fenolica, importantissima, perché riguarda il corretto sviluppo nell’acino di aromi, colori e profumi che saranno poi trasferiti al vino. “Se noi andiamo ad analizzare i vinaccioli, cioè i semini dell’uva che ha la corretta maturazione zuccherina – ha evidenziato Valentini – vediamo che questi sono verdi, cioè non evidenziano più una corretta maturazione fenolica. Non hanno una colorazione marrone, cioè non c’è un processo di lignificazione. La stessa polpa, che aderisce ai vinaccioli, è aspra. E la materia colorante, le materie polifenoliche, sono instabili, cioè non mature”.

A RISCHIO LE PRODUZIONI ARTIGIANALI

Ma le anomalie non si fermerebbero qui. “Abbiamo assistito a un crollo di parametri come quello dell’acido malico – ha aggiunto il viticoltore – e i Ph tendono ad alzarsi. Durante la fermentazione tumultuosa, ovvero la fermentazione alcolica, chi non utilizza lieviti estranei come l’artigiano, nota che i lieviti hanno subito una trasformazione, ovvero hanno maggiore virulenza: le temperature di fermentazione spontanea, cioè non controllata, risultano particolarmente elevate. Noi artigiani siamo un avamposto e notiamo tutto”.

Per questo, secondo Francesco Paolo Valentini, “gli agricoltori dovrebbero avere il coraggio di raccontare le cose come stanno al posto di seguitare a raccontarci tutti gli anni la solita storiella dell’annata migliore di sempre“.

“Ci sono giornalisti con proprietà chiaroveggenti – ha denunciato Valentini – che sembrano predire l’esito di una vendemmia due o tre mesi prima che venga portata a termine. Nella vita ci sono priorità e l’utile non è solo quello economico. Abbiamo il dovere di informare l’opinione pubblica su quello che sta accadendo, in modo che si possano prendere provvedimenti“.

Sempre secondo Valentini, il danno riguarderebbe direttamente solo le piccole imprese vitivinicole. “Riuscire a gestire i cambiamenti climatici è difficile per noi, cerchiamo piuttosto di assecondare quello che accade, anche perché le nostre sono produzioni artigianali ed è fondamentale mantenere il pieno rispetto della materia prima, al contrario delle lavorazioni industriali che interferiscono con la materia prima. Riuscirci è sempre più difficile e sempre più improbabile e, alla lunga, non sappiamo come andrà a finire”.

“Nella lavorazione industriale – ha evidenziato Valentini – si riesce a sopperire a maturazioni che non sono complete, in un modo o nell’altro. Nella lavorazione artigianale questo non può avvenire”. Insomma, per Valentini la vendemmia 2015 sarà sì straordinaria. Ma solo per gli enologi delle grandi cantine.

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Ostuni e Milano, gemellaggio a “colpi” di vino pugliese per Carnevale

Imperdibile e soprattutto gratuito l’evento in programma per il 12 e il 13 febbraio al Siam di via Santa Marta 18, a Milano. Sarà sufficiente versare la cauzione per bicchiere e borsina per poter degustare vini rossi e rosati direttamente dalla Puglia, portati in degustazione dalla città bianca di Ostuni. Un’ottima opportunità per conoscere e apprezzare una realtà storicamente votata al vino da tavola, che negli ultimi anni ha saputo tuttavia produrre “nettari” unici, per corpo e qualità: Castel del Monte e Primitivo per citarne solo alcuni. Una regione, la Puglia, attenta a cogliere le proprie potenzialità in ambito vinicolo e anche turistico: l’evento infatti è concepito come una sorta di fuori salone della Bit.

Per chi non ha più l’età per festeggiare il carnevale ambrosiano, per chi vuole dare un contenuto diverso al consueto “giro in centro” e respirare un po’ di “mediterraneo2 a Milano, Wine at 5Vie sembra una buona occasione. Durante la manifestazione sarà possibile degustare, oltre a un’attenta selezione di prodotti pugliesi, anche vini di produttori provenienti da tutta Italia tra cui Bussi Piero, Tenuta Mazzolino, il Gruppo Vignaioli La Castellana (Tenuta Salvaterra e Villa Giona), Marchese Luca Spinola, Corte Fusia, Tenute Pacelli, Tenuta San Giaime, Torre degli Alberi, Tenuta Castello di Grumello, Marcato Vini. In programma, inoltre, showcooking di piatti tipici della cucina pugliese, musica e pizzica di artisti locali, oltre all’immancabile mozzarella che sarà preparata “live”.

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Vino, all’Oltrepò Pavese l’oscar della contraffazione

La Guardia Forestale ha stilato il bilancio delle sofisticazioni alimentari del 2015 recentemente concluso. In tema di vino, “l’oscar della contraffazione”, se così si può chiamare, è andato all’Oltrepò Pavese. E’ stato ricordato infatti il maxi sequestro avvenuto nel marzo del 2015 di ciirca 60.000 litri di Pinot “taroccato” prodotto nelle cantine sociali di Broni Stradella e gestito dalla società Terre d’Oltrepò.

Lo scandalo aveva colpito circa 60 produttori: i vini erano annacquati, addizionati di zucchero di canna, frutto di vendemmie diverse da quelle dichiarate e soprattutto prodotti con uve acquistate in provincia di Brindisi e di Oristano e non con uve di vitigni pregiati del territorio come dichiarato. La truffa era destinata in parte ad una catena di supermercati danesi, una parte invece di vino rosso da tavola era finito in Veneto venduto come vino di qualità senza averne i titoli di legge.

Nessuna conseguenza per la salute, ma una frode stimata in circa 20 milioni di euro le cui indagini erano partite addirittura nel 2014. L’augurio è che il Consorzio di Tutela dei Vini dell’Oltrepò, recentemente riunito per lanciare iniziative di promozione territoriale monitori queste situazioni nell’interesse dei consumatori, ma anche di tutti gli onesti produttori sulla quale ricade di riflesso l’onta di queste contraffazioni.

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Vini al supermercato

Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, Cantina Santa Maria La Palma Alghero

(2 / 5) Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, distribuito dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero ed imbottigliato nella zona di produzione. Effettivamente il Carignano del Sulcis Doc poco centra con Alghero e con le sue rinomate spiagge “le Bombarde” che danno anche il nome di fantasia a questo vino. Il territorio del Carignano del Sulcis, come previsto dal disciplinare, si trova infatti esattamente a sud di Alghero, verso Cagliari. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2012. Il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde si presenta nel calice di color rosso rubino, leggermente granato all’unghia.

Ad un primo esame olfattivo presenta note fruttate a bacca nera con qualche leggero sentore erbaceo e speziato, ma il problema si presenta facendo roteare il calice. Con questa operazione arriva purtroppo un sentore di “muffa”. Questo difetto è un problema arginabile lasciando areare un po’ il vino e così facciamo. Al gusto non si percepisce più e forse un consumatore meno attento non se ne sarebbe accorto. Ma noi sì. E questo ha compromesso definitivamente la nostra degustazione.

Una volta svuotata la bottiglia, anche da lì è arrivato lo stesso odore. Peccato davvero, anche perché abbiamo bevuto decisamente meglio spendendo la metà. Speriamo si tratti solo di un lotto di produzione, anche se, per dovere di cronaca, facciamo presente come il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde non sia presente sul sito Internet dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero. Una scelta commerciale? La Cantina Santa Maria La Palma di Alghero è una realtà fatta da circa 300 viticultori per circa 700 ettari vitati nata negli anni Sessanta.

Per la linea “Le Bombarde” attualmente figura sul sito aziendale solo un Cannonau Doc, prodotto da vitigni situati proprio “in prossimità di quella meravigliosa spiaggia”. Che la sparizione del Carignano del Sulcis Doc sia quindi dovuta alla scelta di produrre e imbottigliare direttamente? Il Carignano del Sulcis Doc deve essere prodotto con uve Carignano per minimo 85%. E’ consentito il blend per un massimo del 15% con altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei. Si abbina a primi piatti o carni.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Vini al supermercato

Divagazioni (semiserie) sul Morellino di Scansano Docg 2014 La Torre Frescobaldi

(2 / 5) L’Italia del vino al supermercato è di fronte a un paradosso. Una delle sue regioni simbolo, la Toscana, finisce sempre più spesso per deludere quei clienti alla ricerca di un prodotto non standardizzato, fuori dalle righe. Ma a un prezzo giusto, accessibile a tutti. Dal pensionato all’impiegato, per intenderci. Un prezzo che, comunemente, potremmo stabilire attorno alla cifra di 6-7 euro. E’ la riflessione che sorge spontanea dopo l’ennesima degustazione “flop” di un vino rosso che di Toscano ha tutto, a partire dalla Denominazione di Origine controllata e Garantita, ma che tuttavia non riesce a lasciare il segno sperato.

Parliamo del Morellino di Scansano La Torre della nota casa vitivinicola Marchesi de’ Frescobaldi. Un vino che in etichetta viene presentato come “potente” e “intenso”, che di potente e intenso ha tuttavia davvero ben poco. Nel calice si presenta d’un rubino acceso, dal quale provengono scarichi sentori “vinosi” tendenti all’etereo, cui fanno eco piccoli frutti rossi. Al palato, il Morellino di Scansano La Torre Frescobaldi è asciutto, moderatamente fruttato (di nuovo piccoli frutti a bacca rossa), dotato di un finale sufficientemente persistente e tendente all’amarognolo. Buono l’abbinamento con carni rosse e formaggi stagionati.

LA NOSTRA PROPOSTA
In definitiva, un vino che non lascia l’impronta auspicata per la fascia prezzo in cui è inserita. A parziale ‘discolpa’ dei produttori, un’annata, la 2014, che non è stata certo felice per la vendemmia. Ma non basta. E allora noi di vinialsupermercato.it lanciamo una provocazione: perché non introdurre in etichettatura obbligatoria un indice di valutazione relativo alle condizioni meteorologiche che hanno preceduto la vendemmia? In questo modo, il consumatore “medio” avrebbero un parametro in più per giudicare il vino che sta acquistando. E le case produttrici un po’ meno coraggio di immettere sul mercato prodotti sulla cui qualità non si discute, ma che non possono essere venduti allo stesso prezzo di vendemmie fortunate solo per il “nome”. Se è il “Dio Denaro” che deve vincere, insomma, almeno si avverta prima, e chiaramente, il consumatore.

Prezzo pieno: 7,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello, Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli

(3,5 / 5) Un’altra sorpresa nel rapporto qualità prezzo dei vini al supermercato. E’ il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello 2010, della Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli. Una bottiglia di tutto rispetto, per la fascia prezzo in cui è inserita. Nel calice, questo Montepulciano Riserva prodotto appunto a Casalbordino, in provincia di Chieti, si presenta d’un rosso rubino intenso, con riflessi violacei.

Al naso è più che altro fruttato (piccoli frutti rossi, amarena) ma grazie all’ossigenazione guadagna in complessità, con una speziatura che disegna i toni della vaniglia e – più flebilmente – della liquirizia dolce. In bocca le spezie la fanno invece da padrona, rendendo la beva fresca e di buona eleganza. Il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello 2010 della Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli, stuzzica piacevolmente la gola per tale accentuata speziatura, sostenuta da un’ottima acidità e sapidità. L’assaggio, dunque, si ammorbidisce per l’elevazione delle note fruttate, che rubano spazio alle spezie. Non male la persistenza: sufficiente, con i suoi 8 secondi che completano un quadro retro olfattivo intenso e mediamente fine.

Tutti elementi che ci fanno considerare questo Montepulciano Riserva nella sua fase migliore, per uno stato evolutivo che per la vendemmia 2010 definiremmo maturo nell’anno in corso, il 2016. L’abbinamento perfetto è quello con le carni rosse ben cotte. La “Madonna dei Miracoli”, società agricola cooperativa, è nata a Casalbordino nel 1960 per iniziativa di quarantadue piccoli e medi produttori della zona delle colline “casalesi”, nei dintorni di Chieti, in Abruzzo. Oggi la cantina è ormai affermata, con una produzione che si assesta sui 6 milioni di bottiglie l’anno. La cooperativa non produce solo vini rossi, ma anche vini bianchi, come la Passerina e il Pecorino, già finiti sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it.

Prezzo pieno: 5,99
Acquistato presso: Il Gigante

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