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Vini al super e pandemia: torna di moda il bottiglione e crescono i vini di fascia alta

“Vecchio bottiglione, quanto tempo è passato. Quanti ricordi fai rivivere tu, quante canzoni…”.  Avesse avuto una colonna sonora, quella dell’incontro “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento” avrebbe suonato, più o meno, così. A dire che sulla tavola degli italiani torna di moda il bottiglione da 1,5 litri, ancor più di quanto crescano i vini di fascia alta, è una ricerca condotta da Iri sugli acquisti di vini al super – ovvero nel canale Gdo – nei primi 10 mesi del 2020.

Un focus sui riflessi dell’emergenza Covid-19 sui consumi di vino “pop” e non solo nel Bel paese, in un periodo segnato da misure restrittive che hanno coinvolto quasi esclusivamente l’Horeca, lambendo solo di striscio alcune insegne del retail, in alcune regioni (vedi il clamoroso caso della Lombardia).

Inevitabile, dunque, la crescita della Gdo. Ma fino a che punto? A rispondere, durante l’incontro digital organizzato nell’ambito di Wine2WineVinitaly 2020, è stato Virgilio Romano, Business Insight Director di Iri.

La crescita rispetto al 2019 è stata del 5,3% per il vino fermo e del 10,4% per gli spumanti. In leggera crescita i prezzi medi registrati a scaffale nei primi 10 mesi del 2020: +1,4%. La crescita maggiore del segmento si è registrata nel primo semestre, che non a caso è coinciso con il primo lockdown da Coronavirus.

A luglio, agosto e settembre, il trend si è riallineato non solo al 2019, ma agli anni precedenti. La seconda ondata di positivi al Covid-19, a ottobre è coinciso col nuovo balzo in avanti del vino al supermercato, rispetto all’anno precedente. Curva del virus e Horeca ridotto all’osso, insomma, hanno inciso sulle performance enologiche della Grande distribuzione.

Il dato complessivo recisa un + 6,9% a valore + 5,3% a volume, nei primi 10 mesi del 2020. Nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, gli italiani hanno acquistato 20 milioni di litri in più rispetto a 2019 in Gdo.

Cifre sbalorditive anche per gli spumanti, tra croce e delizia: le bollicine italiane vendute dai retailer, sempre secondo la ricerca Iri, sono riuscite a ribaltare il dato negativo (2 milioni di litri in meno) del periodo pasquale (meno aggregazione, meno feste in famiglia, meno brindisi a causa di Covid-19 e relativi Dpcm) e sarebbero in corsa per il record assoluto di consumi in questo 2020.

Curiosa anche la crescita del libero servizio piccolo, ovvero dell’acquisto a scaffale in punti vendita di superficie compresa tra i 100 e i 400 metri quadrati: questo il “cluster” che è cresciuto di più, grazie alla presenza di numerosi punti vendita nei centri urbani, facilmente raggiungibili anche a fronte delle misure restrittive.

Il libero servizio piccolo, grazie alla pandemia cresce del 3,2% da inizio anno. Quanto alle categorie merceologiche, sono i vini da tavola quelli che hanno registrato l’incremento maggiore delle vendite. Al contempo, le prime cinque categorie prezzo (a partire dal top di gamma) sono quelle che hanno perso di più.

Crescono in misura maggiore – e questa è una buona notizia per il potenziale ingresso in Gdo di vini sino ad ora riservati esclusivamente all’Horeca dalle cantine italiane – i vini tra i 3 e i 10 euro, quelli cioè nella pancia dell’assortimento di un supermercato medio.

Alto trend positivo quello della marca del distributore (Mdd), ovvero la Private label. Le insegne che vi hanno investito negli ultimi anni (Coop e Gruppo Selex, per citarne due) hanno registrato durante i primi 10 mesi del 2020 la crescita più alta assoluta: + 8,7% vino e + 10,8% gli spumanti. Tra i formati, a colpire è la crescita del bottiglione: + 29,6% il formato da 1,50 litri, in calo vertiginoso negli ultimi 10 anni.

La ricerca presentata da Virgilio Romano ha messo in luce anche l’aumento delle vendite online. Lo studio condotto da Iri con l’Università Cattolica di Milano ha dimostrato che il 52,1% degli acquisti sul canale è stato compiuto per la prima volta assoluta da molti utenti durante la pandemia.

Tra questi, la metà continuerà a fare acquisti online. L’e-commerce pesava nel 2019 lo 0,6% delle vendite di vino: nei primi dieci mesi del 2020 vale l’1,1%. Un dato che le imprese del settore più attente non possono più mettere sotto lo zerbino. Se non altro in un ottica di diversificazione, resa ancora più necessaria dalle chiusure dell’Horeca, a livello internazionale.

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Nomisma Wine Monitor, export 2020: Italia -4,6%, Francia -17,9%

L’analisi a cura dell‘Osservatorio Vinitaly- “Focus mercati – consumi e previsioni import 2020” presentata oggi al wine2wine di Veronafiere, nel corso dell’evento di confronto della filiera con i vertici delle associazioni di rappresentanza e l’Ice, mostra come la pandemia condiziona il commercio mondiale di vino.

Per l’Italia, che nel 2020 chiuderà il proprio export con un -4,6% a valore (6,1 miliardi di euro) sull’anno precedente, gli effetti saranno complessivamente più leggeri rispetto al trend globale (-10,5%) e ancora di più sul principale player del settore, la Francia, costretta a rinunciare al 17,9% delle proprie esportazioni.

Un quadro confortante se si considera l’aumento delle quote di mercato guadagnate dal vigneto Italia; allarmante se si considera l’asimmetria di un dato generale che cela forti ribassi in diverse fasce, a partire dalle piccole imprese ad alto tasso qualitativo.

Il dato generale – ha dichiarato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – sulle stime previsionali dimostra come l’Italia sia stata in grado di opporre anticorpi efficaci alla crisi. Il rapporto qualità-prezzo, una più variegata diversificazione dei canali di vendita e lo scampato pericolo dei dazi aggiuntivi negli Stati Uniti hanno consentito di ridurre le perdite all’estero”.

“Il rovescio della medaglia è fatto di tante piccole e medie aziende del vino che, al contrario delle altre, hanno perso i propri riferimenti commerciali, in particolare dell’horeca, e stanno pagando uno scotto molto più rilevante della media. È questo segmento, decisivo per il nostro made in Italy, che occorrerà salvaguardare sin da subito”.

In termini assoluti, la contrazione del valore delle importazioni mondiali di vino stimata (su base doganale) sarà di oltre 3 miliardi di euro rispetto al 2019, soprattutto per effetto delle mancate vendite per oltre 1,7 miliardi di euro del suo market leader, la Francia. Il forecast sull’Italia si ferma invece a -300 milioni di euro, complice anche il boom (+15%) delle esportazioni nel primo bimestre dell’anno, che ha attenuato il passivo.

ITALIA, TIPOLOGIE A CONFRONTO: SPARKLING PEGGIO DEI FERMI DOPO 11 ANNI
Tengono, e talvolta incrementano, le aziende italiane maggiormente presenti sui canali di vendita della Gdo, spesso imprese di dimensioni medio grandi con numeri importanti. Calano invece, anche oltre il 50%, le medio-piccole orientate sui canali retail e nell’horeca. E gli sparkling, (-5,7%) simbolo del fuori casa e della festa, fanno peggio dei fermi (-4,5%) per la prima volta dopo 11 anni (2009). Giù il prezzo medio all’export dell’intera categoria di oltre il 9%, mentre i fermi perdono il 2%.

Uno dei principali rischi – sottolinea il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – che derivano dalla riduzione delle importazioni nei top mercati di sbocco, unito alla diminuzione della domanda sul mercato nazionale, è quello di un decremento dei prezzi di vendita dei nostri vini che vanificherebbe tutti gli sforzi messi in campo in questi anni per un miglior posizionamento di prezzo delle nostre produzioni, con effetti a catena su tutte le imprese e denominazioni”.

“Un rischio concreto, se si pensa che quasi 2 aziende intervistate su 10 nell’indagine qualitativa hanno dichiarato che per contrastare la riduzione degli acquisti e delle forniture stanno pensando a sconti/promozioni per attirare la clientela”.

I TREND PER PAESE
Il -4,6% a valore per il vino italiano è frutto delle stime previsionali sui principali mercati del commercio mondiale del vino, oltre ai focus realizzati in alcuni tra i principali Paesi buyer analizzati (Usa, Germania, Uk, Cina, Giappone, Russia e Australia).

Il Belpaese riuscirà a contenere le perdite e a incrementare sensibilmente le quote di mercato nei suoi 2 principali mercati chiave, gli Stati Uniti (-2% a valore, a 1,7 miliardi di euro) e la Germania (-3%, a 918 miliardi di euro). Un risultato che rappresenta una mezza vittoria se si considera che il calo generale delle importazioni statunitensi (-10,1%, con la Francia a -23%) è di 5 volte superiore al dato italiano, mentre per la Germania la variazione media dell’import è del -7,7%.

Stop significativo invece nel Regno Unito, sempre più lontano dalle forniture europee, con i produttori di Italia e Francia che perderanno rispettivamente il 12,1% e il 16,7%, a fronte di una variazione positiva della domanda sul “Nuovo mondo” di quasi il 5%.

Prosegue la contrazione del mercato cinese (-32% sul prodotto Italia, -29% la variazione totale) e di quello giapponese, che vira in negativo (-15,1%) dopo l’exploit del 2019, così come il Canada (-7,7%). Giù anche la domanda australiana (-3,8%) e russa, che con un valore previsto di 279 milioni di euro segnerà un calo per il vino tricolore del 7,5%.

La performance italiana risulta infine generalmente meno deficitaria rispetto ai competitor grazie alla tenuta di alcune piazze di peso, come la Svizzera (+4,3%) e la Svezia (+2,2%) tra le pochissime a presentare luce verde.

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Wine2wine, indagine Vinitaly-Nomisma: cresce solo un’azienda su dieci nel 2020

Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per oltre 7 su 10 le vendite totali vireranno in negativo. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentata nel corso del Summit internazionale “Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva“.

È difficile commentare dati le cui cause non riflettono il reale stato di salute del vino italiano – afferma il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ma un’epidemia mondiale in cui tra l’altro il vino italiano sta pagando la metà delle perdite rispetto ai propri competitor. Il nostro settore avrà tutti i fondamentali per ripartire, a patto che le scelte siano corali e si attui una promozione di bandiera all’altezza della notorietà globale del brand tricolore. Una comunicazione istituzionale cui abbinare eventi italiani legati al trade del vino nel mondo”.

Secondo l’indagine, svolta su un panel di 165 aziende (4 miliardi di euro il fatturato cumulato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export, circa il 40% del totale Italia), la generale difficoltà delle imprese è il combinato dei cali nei canali horeca – in rosso nel 91% dei casi -, nel dettaglio specializzato – per 3 produttori su 4 -, dell’export – per il 63% delle aziende – e della vendita diretta in cantina, il cui gap è generato anche dalla fortissima contrazione degli arrivi enoturistici stranieri, in diminuzione per l’87% degli intervistati.

A fare da parziale contraltare, le vendite nella Gdo italiana – in crescita per il 51% dei rispondenti – e il boom dell’online, riscontrato da 8 operatori su 10. Il quadro dell’export, nonostante l’Italia abbia sofferto meno dei propri competitor, è comunque a tinte fosche: il 63% vede rosso, mentre le aziende in crescita sono solo il 18%.

Tra i top 10 mercati maggiormente in difficoltà, Regno Unito e Stati Uniti sono le aree più critiche, in contrazione per il 60% del campione. A seguire, Giappone, Australia, Cina, Germania, Canada, Russia e Svizzera, in uno scenario globale che vede 9 piazze su 10 in negativo, con la sola Svezia a luce verde.

La pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo – dice il responsabile dell’sservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – Con la chiusura dell’Horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall’incertezza”.

“Un conto che non è certo più leggero anche per le imprese più dimensionate, ma che tuttavia potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata”.

Stando all’analisi del campione, rappresentativo per fatturato ed export, sono infatti le piccole imprese (sotto il milione di euro) a scontare gli indicatori peggiori, con vendite in rosso nell’81% dei casi e con export (74% delle risposte), horeca (95%) e dettaglio specializzato (86%) in contrazione.

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Patto sul vino in Gdo: i supermercati aprono le porte alle etichette Horeca

La Grande distribuzione, ovvero il mondo dei supermercati, apre le porte alle etichette di vino Horeca, ovvero a quei vini top di gamma sin ora riservati dalle cantine italiane a enoteche e ristorazione. È quanto emerge dall’incontro online andato in scena a Wine2Wine, versione digitale di Vinitaly 2020.

Una necessità già prospettata dal nostro network di testate (Vinialsupermercato.it e WineMag.it, incentrate rispettivamente su Gdo e Horeca) in occasione del primo lockdown, attraverso la proposta di un “Patto sul Vino in Gdo” che coinvolgesse realtà produttive sin ora escluse della distribuzione moderna.

La Grande distribuzione come “arma” del vino italiano, contro dazi e virus: perché no?

Ospiti del dibattito, intitolato “Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento”, oltre a Virgilio Romano dell’Istituto di Ricerca IRI, anche Mirko Baggio, Responsabile vendite Gdo di Villa Sandi e membro di Federvini ed Enrico Gobino, Marketing Director del Gruppo Mondodelvino e membro di Unione Italiana Vini.

Per il Retail: Gianmaria Polti, Responsabile Beverage – Carrefour; Alessandra Corsi, Direttore marketing dell’offerta e Mdd – Conad; Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre, Bevande Alcoliche Coop Italia e Fabio Sordi, Direttore commerciale del Gruppo Selex.

Alla base della conferma dell’apertura della Grande distribuzione nei confronti delle etichette Horeca ci sono i dati di vendita del vino italiano nei supermercati, durante i primi 10 mesi del 2020.

Come sottolineato dalla ricerca Iri presentata da Virgilio Romano, a subire l’incremento maggiore dall’inizio dell’emergenza Covid-19 sono stati i vini di fascia medio alta, con un prezzo compreso tra i 3 e i 10 euro.

Importante, più in generale, l’incremento a valore rispetto al 2019 (+6,4%) e in volume (+5,4%), che portano ad oltre il 50% il dominio della Gdo tra i player della distribuzione (l’online è cresciuto sino a quota 1,1%).

Vignaioli in Gdo, missione possibile. Il buyer Vino di Coop Italia: “Aperti al dialogo”

Come già dichiarato a WineMag.it il 9 maggio, il category Francesco Scarcelli ha ribadito la disponibilità di Coop a trattare con le cantine italiane sino ad ora concentrate sull’Horeca, a patto che “il rapporto sia duraturo e ci si concentri sulla creazione di dinamiche a medio lungo periodo”.

“Non abbiamo bisogno di ulteriori etichette dedicate dalle cantine alla Gdo – ha sottolineato – ma di etichette con una storicità e un nome già riconosciuto nell’Horeca, da poter mettere a scaffale. Sarà poi compito delle insegne valolizzarle a dovere, in primis sul fronte di un prezzo congruo”.

“La nostra esperienza con la marca privata ‘Fior Fiore Coop’, del resto, che con Amarone, Brunello e Barolo supera i 25 euro, ci dimostra che il consumatore è disposto a spendere per vini di cui conosce la tradizione e il valore”, ha precisato Scarcelli.

Dello stesso parere Gianmaria Polti di Carrefour: “Stiamo assistendo a un trade-up degli acquisti, con i vini tra i 7 e i 10 euro che subiscono l’incremento maggiore nelle vendite. Per negoziare bisogna avere una controparte che, sino ad ora, è mancata: sono mancate le cantine blasonate, sempre rimaste diffidenti nei confronti della Grande distribuzione, a torto o ragione”.

“La pandemia – ha aggiunto Polti – ha cambiato gli scenari: oggi assistiamo all’avvicinamento di una buona parte di queste cantine alla Gdo, che non snobbano più questo canale in grado di svolgere un ruolo importante in questi mesi segnati dal Covid-19”.

Secondo Polti, “la negoziazione tra cantine e Grande distribuzione non deve più spaventare”. Una prova? “Nell’ultimo mese – ha sottoineato il category di Carrefour – abbiamo venduto più Prosecco Docg che Doc. Invito quindi le cantine operanti nell’Horeca ad avvicinarsi alla Gdo: il nostro scaffale ha già iniziato fare spazio a etichette importanti e siamo convinti di continuare su questa strada”.

Dello stesso avviso Alessandra Corsi di Conad: “Continueremo in questo trend – ha evidenziato – forti anche del fatto che sono i nostri clienti a chiederci sempre maggiore qualità, non solo nel segmento vino. Presto, di fatto, saranno presenti a scaffale nuove etichette precedentemente riservate da alcune cantine esclusivamente all’Horeca. Invito anche io le aziende a seguirci, dal momento che i consumatori sono ormai pronti a trovare vini di qualità in Gdo”.

Fabio Sordi di Selex: “I nostri category sono certificati sommelier – ha sottolineato – e siamo dunque abituati a considerare la qualità e non solo il prezzo. La vera sfida sarà quella di riuscire a comunicare con i clienti, con un linguaggio comprensibile anche dai non esperti e con degli scaffali sempre più leggibili“.

Positivi i riscontri dall’altra parte della barricata. “La Gdo in Italia è sempre stata vista con un po’ di snobismo – ha affermato Enrico Gobino di Mondodelvino Spa – un canale di serie B rispetto a quello tradizionale. Nel resto del mondo non è così”.

“Considerando la Gdo in ambito di diversificazione multicanale – ha aggiunto – molti potrebbero trarne beneficio, ma la Gdo deve venire incontro alle cantine sul fronte del rispetto del prezzo e di una ‘promozionalità’ non aggressiva, che preservino la storia di valore della singola etichetta”.

Mirko Baggio della veneta Villa Sandi ha confermato l’opinione del collega produttore: “L’ingresso delle etichette Horeca in Gdo è un argomento molto sentito. Il dato positivo della crescita dei vini tra i 7 e 10 euro dimostra che c’è sempre più spazio per le etichette di qualità nella Grande distribuzione. Ciò che paga, sempre più, è il rapporto qualità prezzo, non solo la mera logica del prezzo e della promo”. Si attendono dunque le prime mosse.

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Wine2Wine 2019: quattro strade per l’export del vino italiano

VERONA – Aumento di valore dell’export, diversificazione degli sbocchi, spinta sull’internazionalizzazione e promozione dell’enoturismo. Queste, secondo Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, le quattro strade da perseguire “per dare forza e sostegno al sistema Italia”. Se ne è discusso ieri all’evento di inaugurazione di Wine2Wine 2019 a Verona, nel panel “wine2export: overview 2019 per le sette sorelle del vino”.

Un’occasione utile, per Uiv, per chiedere al ministro Bellanova di “accelerare sui cinque decreti attuativi del Testo Unico relativi ai vigneti storici o eroici, al riconoscimento o modifica dei vini Do e Ig, ai contrassegni, allo schedario viticolo e all’etichettatura dei vini”.

Le prime frenate degli spumanti, locomotiva del nostro export, in Gran Bretagna e Germania – ha sottolineato Abbona – rendono urgente un’azione immediata. Non si recupera valore dell’export semplicemente tentando aumenti dei prezzi che, da soli e slegati da una strategia, rischiano di far perdere quote di mercato”.

“L’aumento di valore – sempre secondo il presidente di Uiv – si consegue con politiche rigorose e coerenti di qualità, strategie di marketing, a livello di Paese, DO e imprese, pensate sul lungo periodo per costruire e rafforzare la reputazione e il posizionamento e valorizzare le identità territoriali dei vini collegate all’incoming turistico“.

Il 65% del valore dell’export del vino italiano è concentrato in soli in 5 mercati (di cui 3 europei) e quando questi subiscono flessioni, ne risente tutto il sistema.

Dobbiamo quindi spronare i produttori e orientare le azioni di promozione – ha suggerito Ernesto Abbona – per favorire la diversificazione degli sbocchi commerciali, tema urgente in un quadro internazionale di instabilità geopolitica dominato del persistere di logiche protezionistiche”.

“Abbiamo bisogno di aumentare il valore delle nostre produzioni e le iniziative di promozione istituzionale come il ‘Piano straordinario del Made in Italy’ – ha aggiunto Abbona – ma si deve anche promuovere una distensione delle relazioni transatlantiche ed evitare un inasprimento della guerra commerciale con gli Stati Uniti.

Tra le altre opzioni indicate da Unione italiana Vini, l’accelerazione delle trattative per chiudere gli Accordi di libero scambio ancora in discussione e infine e l’intensificazione della lotta all’italian sounding, che colpisce molti grandi vini italiani in diversi mercati.

“In questo senso – ha aggiunto Abbona – l’azione di Ice diventa strategica e con l’agenzia dovremo definire le priorità e i Paesi-obiettivo circa le attività di promozione. Accogliamo con soddisfazione la convocazione del “tavolo vino”, al quale intendiamo dare un serio e fattivo contributo”.

Da qui, l’impegno dell’Associazione “a portare il nostro contributo fattivo – ha promesso il presidente Abbona -. È necessario lavorare come ‘sistema Paese’ per orientare gli investimenti all’estero, difendere il vino in tutte le sedi europee e internazionali in quanto prodotto integrante della dieta mediterranea”.

Per Abbona occorre inoltre “valorizzare il sistema ‘vino-territorio-turismo-produzioni agroalimentari’ e difendere il vino dagli attacchi di organizzazioni internazionali e Ong che lo considerano alla stregua delle altre bevande alcoliche, demonizzando il consumo, indipendentemente dai modi e dalle quantità”.

Il problema, come ha voluto ricordare il presidente di Uiv  “non è il consumo ma l’abuso di alcol, tema che invece ci preoccupa e per il quale il settore è impegnato concretamente con i consumatori e le istituzioni, attraverso la formazione e l’educazione al bere responsabile”.

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Vinitaly 2020, tutte le novità: sarà un’edizione 4.0

MILANO – Sono state presentale in mattinata al Ristorante Daniel di Milano le novità della prossima edizione di Vinitaly la più importante fiera del vino italiano in programma a Verona dal 19 al 22 Aprile 2020.

Archiviata l’ultima edizione con un gradimento complessivo al 95,1% (fonte: customer satisfaction 2019, rilevazione indipendente) e con la nuova impostazione 4.0, il prossimo Vinitaly prosegue nello sviluppo delle proprie direttrici – digitale, globale, educativa – aggiungendo nuove caselle a un mosaico che nel 2020 supererà se stesso.

“Al netto di accorpamenti e uscite dal mercato, negli ultimi 5 anni Vinitaly ha visto immutati il 95% dei suoi espositori. Un’alta fedeltà, unica nel panorama fieristico internazionale, che rappresenta il miglior biglietto da visita per una manifestazione che non cambia i propri protagonisti ma punta renderli sempre più smart e globali” dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere.

“Anche il prossimo anno il mondo del vino sarà da noi e noi saremo nel mondo. Lo faremo nella consapevolezza di poter contribuire alla crescita del business anche con nuove forme di linguaggio e di racconto multitarget. Vinitaly sarà inoltre sempre più incubatore di tendenze attraverso la rappresentazione fisica e virtuale dei trend emergenti” – dichiara il direttore generale di Veronafiere Giovanni Manotvani.

Da qui la crescita prevista per la 54° edizione dell’area Organic Hall, l’ingresso degli Orange Wine, la crescita della presenza di produttori esteri ed il nuovo spazio curato da Ian D’Agata Micromedia Wine dedicato ad aziende con piccole produzioni a varietà indigena ad alto tasso qualitativo.

Confermata anche l’Enoteca bio e Vinitaly Design, mentre ulteriori novità arriveranno da Enolitech, lo storico salone internazionale sulle tecnologie per la produzione che grazie all’interlocuzione con le imprese ha definito un percorso strutturato di presenza anche alle principali iniziative estere di Vinitaly.

Sul fronte commerciale per il 2020 si annuncia un nuovo record dopo i primati della scorsa edizione. Il punto più esaustivo sulla partecipazione sarà fatto al prossimo Wine2wine a Verona il 25 e 26 novembre.

Lavori in corso, inoltre, per Vinitaly and the city e le sue contaminazioni fra vino, arte, musica e spettacolo pensate per i winelover a Verona e provincia.

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Wine2wine: credito e finanza strumenti per la crescita dell’impresa vitivinicola

VERONA – “Le piccole medie imprese sono il cuore del tessuto economico italiano e la loro crescita dipende, sempre di più, dalla corretta gestione finanziaria e delle risorse. Ad oggi si registra ancora un forte ritardo sul fronte degli investimenti da parte delle PMI derivante, soprattutto, dall’attuale scarsa diversificazione delle fonti di finanziamento, con un preponderante ricorso a prestiti bancari, spesso a breve scadenza, che però non permettono piani di sviluppo a lungo termine. In un mercato sempre più complesso e competitivo, è invece necessario identificare gli strumenti più adatti alle caratteristiche e agli obiettivi della propria azienda, individuando fonti alternative di finanziamento. È fondamentale quindi, anche per il nostro settore, acquisire la capacità di attrarre risorse finanziarie esterne e capitali di terzi, utili a sostenere l’espansione delle attività. Conoscere tali strumenti finanziari non è più qualcosa ad esclusivo appannaggio delle grandi imprese, ma diventa sempre di più l’elemento chiave per creare lo sviluppo di ogni realtà vitivinicola, accrescendone anche l’alfabetizzazione finanziaria”.

Con queste parole Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini ha commentato il workshop “Credito e Finanza: strumenti per la crescita dell’impresa vitivinicola” tenutosi in occasione di wine2wine e organizzato da Unione Italiana Vini insieme ad Agivi (Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani), con l’obiettivo di presentare una panoramica del mercato finanziario e dei suoi attori portando la discussione su casi concreti e rispondenti alle esigenze dei partecipanti all’incontro. A tenere il workshop Rafaella Casula, advisor di comunicazione finanziaria e investor relations, e Federico Terenzi, presidente Agivi e AD della Terenzi Srl.

“Agivi e Wine2Wine – ha spiegato Terenzi – proseguono una collaborazione che dura fin dalla prima edizione dell’evento. Ogni anno, tramite il nostro workshop, portiamo all’attenzione dei partecipanti un argomento di attualità. Quest’anno, abbiamo voluto impostare l’incontro insieme a Unione Italiana Vini, concentrandoci su un argomento estremamente importante per il nostro comparto il cui interesse va oltre la dimensione della giovane imprenditoria: le forme di finanziamento volte alla crescita delle aziende vitivinicole. In un mercato sempre più competitivo, dove la dimensione aziendale assume crescente importanza, la sfida per gli imprenditori è quella di proiettare le aziende verso un futuro di sviluppo. E abbiamo voluto condividere con UIV questo percorso perché riteniamo che il nostro ruolo associativo sia anche quello di proporci come elemento propulsivo di riflessioni ampie dove il nostro essere giovani si traduca in capacità innovativa e di progetto, a favore di tutto il comparto”.

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CERVIM: Viticoltura eroica sempre più sinonimo di biodiversità e sentinella dell’ambiente

Di viticoltura eroica e biodiversità, attraverso la missione del Cervim per la tutela e la promozione dei territori estremi, si è parlato al Wine2Wine, che si è svolto a Veronafiere, a ‘casa’ Vinitaly.

Con un Cervim sempre più protagonista delle dinamiche della viticoltura, dal momento che sempre di più fare vini eroici è un fenomeno internazionale e che questi sono sinonimo di biodiversità, come è stato ribadito durante l’appuntamento veronese.

«Wine2wine – ha sottolineato Stefano Celi, del cda del Cervimsi conferma sempre di più un importante momento di confronto e di studio sulle varie tematiche che interessano l’enologia e la viticoltura italiana ed internazionale. Aver potuto tenere una sessione per presentare il lavoro del Cervim e le caratteristiche della viticoltura eroica è stato ottima vetrina, ed il numeroso pubblico presente ci dimostra ancora una volta quanto il tema delle viticoltura estreme sia più che mai attuale e di interesse specialmente per la salvaguardia del territorio e la tutela di queste zone molto delicate».

Un approfondimento sul forte ambientamento che i vigneti delle viticolture eroiche hanno, sia per il clima che per il suolo: ne ha parlato Diego Tomasi, presidente Comitato Tecnico Scientifico del Cervim: «Un fenomeno che stiamo studiando con particolare attenzione – ha dettoper dimostrare quanto un vigneto in condizioni più difficili si proponga in termini di ambientamento in modo molto più approfondito ed accurato rispetto ad altre viticolture».

Se queste viticolture presentano molti aspetti positivi (paesaggio, biodiversità e l’elevata qualità dei vini), «soffrono però – ha continuato Tomasidi una fragilità legata al cambiamento climatico e soffrono in alcuni contesti della concorrenza del vivere urbano».

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Wine2Wine, Uiv: “Subito vertice sull’export del vino italiano”

“La flessione del trend positivo che l’export ha subito in questo anno deriva anche dal clima di incertezza e discontinuità che stanno vivendo le nostre imprese alle quali vanno garantiti continuità di politiche, regolarità nella gestione delle risorse ed erogazione dei fondi per la promozione”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, è intervenuto, alla Presenza del Ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, al Convegno “Export all’italiana. Tutti per uno, nessuno per tutti” durante Wine2Wine, forum sul business del vino di Veronafiere-Vinitaly.

“Bisogna continuare nella comunicazione istituzionale del sistema vino italiano all’estero – ha evidenziato Abbona – anche attraverso ICE, puntando sull’aumento di valore del prodotto, collegandolo al nostro patrimonio enogastronomico, ai territori e alla cultura. Per questo chiediamo la nomina immediata dei nuovi vertici ICE“.

Proprio con ICE, Uiv intende continuare l’esperienza del “tavolo vino” e del gruppo di lavoro attivato. “Chiediamo inoltre di confermare i fondi per il ‘Piano straordinario di promozione del Made in Italy’ per valorizzare i nostri vini negli USA e in Cina e continuare, insieme alla UE, sulla strada degli accordi di libero scambio, come quelli con il Canada e il Giappone”, ha precisato Abbona.

L’evento, moderato dal giornalista Paolo Del Debbio, ha visto la partecipazione di Maurizio Danese (Presidente di Veronafiere), Giovanni Mantovani (Direttore Generale di Veronafiere), dei rappresentanti della filiera Sandro Boscaini (Presidente di Federvini) e Matilde Poggi (Presidente della Fivi), e di Denis Pantini, project leader Nomisma Wine Monitor.

Al centro del convegno il tema export, con particolare riferimento alle stime previsionali sull’annata 2018, ai programmi in atto e alle azioni di promozione del Made in Italy, in un’ottica di superamento dei campanilismi.

“Ogni territorio ha una vocazione – ha aggiunto Ernesto Abbona – ma non tutti hanno le stesse possibilità. Visto che le risorse sono limitate non devono essere disperse: bisogna avere il coraggio di concentrarle su chi ha i mezzi per usarle, su chi ha dimostrato l’efficacia di un’iniziativa e sulle misure che hanno avuto successo. Bisogna puntare sulle realtà e sui territori che abbiano la capacità di rappresentare l’Italia nel mondo e su soggetti ambasciatori, come Vinitaly e Ice”, ha concluso Ernesto Abbona.

“Anche noi produttori – ha concluso il Presidente di UIV – dobbiamo infine avere la lungimiranza di riorganizzare l’offerta delle nostre indicazioni geografiche. Le denominazioni rappresentano certamente una nostra peculiarità e una grande ricchezza, ma è un sistema che dobbiamo snellire, per renderlo più incisivo e facile da comunicare. Le filiere nei territori devono imparare ad essere più coese e solidali, la valorizzazione dei territori dipende da tutti gli attori e serve quindi senso di responsabilità”.

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CERVIM: con The Wine Lab vignaioli eroici e Università finalmente insieme

Una nuova tappa per il The Wine Lab, il progetto dedicato alla viticoltura eroica, che rappresenta una nuova realtà, per favorire l’incontro fra aziende viticole e mondo della ricerca. Questa volta appuntamento in Ungheria, all’Università della Pannonia (a Veszprém) che ha visto la partecipazione di Valeria Vigna, che segue il progetto per il Cervim. Questo incontro è il secondo appuntamento dell’anno che riunisce tutti i partner del progetto, dopo quello che si è svolto a Drama in Grecia lo scorso mese di maggio

«Il progetto The Wine Lab – sottolinea il presidente Cervim Roberto Gaudiosi è posto vari obiettivi da raggiungere nell’arco dei tre anni della sua durata, tra cui quelli di creare hub, ovvero gruppi di interesse e comunità di apprendimento che coinvolgono produttori di vino, ricercatori, studenti universitari, soggetti pubblici e privati del settore vinicolo; determinare nuove forme di cooperazione tra università e imprese per aumentare le opportunità di formazione (tirocini); mettere a punto meccanismi per la condivisione strutturata delle conoscenze tra ricerca e impresa, definire metodi e strumenti innovativi per sfruttare la conoscenza a livello regionale e collegarlo a quello nazionale ed europeo. La ricerca in viticoltura ricopre sempre più un ruolo determinante in termini di riduzione di fattori di criticità che, in questo particolare tipo di viticoltura con pendenze proibitive e aree difficili, come quelle montane e delle piccole isole, tutt’oggi permangono».

«Il progetto The Wine Lab – spiega Alessio Cavicchi, membro del Comitato Tecnico Scientifico del Cervim, è responsabile del progetto per conto dell’Università di Macerataè arrivato ad oltre la metà della sua durata, e, attraverso la collaborazione fra Università, imprese, associazioni, amministrazione pubbliche e grazie soprattutto all’intervento degli studenti, ha sviluppato una serie di strumenti e metodi per incrementare il livello di dialogo fra centro di ricerca e imprese, e fra centro di ricerca e operatori sul territorio. Tutto questo sta portando risultati tangibili nei quattro paesi partner del progetto (Italia, Ungheria, Grecia e Austria). Il Cervim in tutto questo ha un ruolo fondamentale perché ha la possibilità di coinvolgere, produttori, associazioni e amministrazioni pubbliche nei paesi dove è presente la viticoltura eroica. Quindi il ruolo fondamentale che può avere il Cervim, da adesso in poi, è quello di utilizzare questi strumenti e questi metodi per trasferire e aiutare i piccoli produttori a conoscere quale sia l’innovazione nel settore vitivinicolo dal vigneto fino al calice ed a collaborare con maggiore fiducia con le Università con i centri di ricerca».

La settimana prossima il Cervim sarà presente a Verona per Wine2Wine come animatore dell’evento, ”Viticoltura eroica e biodiversità: la missione del Cervim per la tutela e la promozione dei territori estremi”, che vedrà gli interventi di Diego Tomasi, presidente Comitato Tecnico Scientifico del Cervim, e Stefano Celi, consigliere del Cda del Cervim.

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Enovitis in campo 2017: edizione da record

“Siamo orgogliosi del grande successo registrato dalla 12° edizione di Enovitis in Campo che quest’anno, con 165 espositori e circa 8.000 visitatori, batte ogni record. I vigneti Villabella hanno fatto da sfondo alla migliore tecnologia per la viticoltura, che il pubblico di operatori specializzati e di istituzioni locali e comunitarie, ha potuto vedere in funzione e toccare con mano: la forza di Enovitis sta proprio nel fatto di essere una fiera dinamica, che permette al visitatore di misurare l’efficacia e l’effettiva applicabilità di quanto proposto dagli espositori, e questo confronto diretto è fondamentale per il successo del comparto. Grandissima è stata anche la partecipazione al convegno tematico dedicato alla nuova DOC “PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE” e agli workshop tecnici, a conferma che Enovitis in Campo rappresenta un momento formativo di alto livello per affrontare le più importanti tematiche legate al settore, sostenibilità in primis. Ciò ci spinge a continuare ad investire impegno ed energie in questa manifestazione che, da sempre, rappresenta per UIV un fiore all’occhiello”.

Così Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, commenta i numeri da record di Enovitis in Campo 2017, manifestazione tenutasi il 22 e il 23 giugno 2017 a Cavaion Veronese presso i Vigneti Villabella, dove sono state esposte e testate le più moderne tecnologie, materiali e attrezzature impiegabili in tutte le operazioni agronomiche in vigna.

“L’alleanza fra UIV e Fieragricola, che nel 2018 ospiterà l’evento indoor – dichiara Claudio Valente, vicepresidente di Veronafiere Spa – si conferma ancora una volta strategica per assecondare quei cambiamenti nel comparto vitivinicolo, che oggi deve coniugare qualità del prodotto, promozione sui mercati e attenzione alla sostenibilità per soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più attento e informato. In quest’ottica, quindi, anche la viticoltura di precisione gioca un ruolo fondamentale. Veronafiere – continua Valente – ribadisce così il proprio impegno per il sistema vitivinicolo, accompagnando la filiera in un percorso di efficienza, di crescita, di modernizzazione, di cultura. E lo fa con una rete di eventi a Verona con Fieragricola, Vinitaly, Enolitech, wine2wine, sul territorio con Enovitis in campo e nel mondo grazie agli appuntamenti di Vinitaly International. Sempre consapevole della responsabilità che accompagna una Fiera che abbraccia il 45% dell’intera offerta fieristica nazionale del comparto agroalimentare”.

Ad aprire l’edizione veronese è stata la premiazione, da parte del Presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo, delle tecnologie vincitrici dell’Innovation Challenge Enovitis, riconoscimento ufficiale alle innovazioni presentate in fiera che hanno saputo meglio valorizzare aspetti quali la sostenibilità ambientale, etico-sociale ed economica della filiera vitivinicola. Tutto esaurito e grande apprezzamento per i momenti formativi, a partire dal convegno “PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE: EVOLUZIONE QUALITATIVA E ASPETTATIVE DI MERCATO, fino agli workshop tecnici dedicati alla viticoltura di precisione e alla gestione del sottofila del vigneto.

Numerosa la partecipazione anche agli eventi collaterali, come QuizAgro, elaborato in collaborazione con www.fitogest.comwww.fertilgest.com, durante il quale i visitatori sono stati invitati a mettersi in gioco per scoprire di più sui temi della nutrizione e della protezione delle colture, e “Vota il Trattore”, il concorso organizzato da UIV in collaborazione Macgest dove a decretare i vincitori sono proprio i diretti utilizzatori, dei quali il 54,47% imprenditori agricolo, il 12,06% tecnici. Sul podio, in questa edizione 2017, per la categoria Specialistici/Standard, Fendt – 211 V Vario (1°); per la categoria Cingolati – semicingolati primo premio all’Antonio Carraro SpA – Mach 4; e per la categoria Isodiametrici primo premio sempre all’Antonio Carraro SpA  con Tony 9800 TR.

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Vino, consumi fuori casa: è ripresa nell’Horeca

Un “sostanziale incremento delle vendite da parte delle imprese vinicole italiane”. E’ quanto emerge dai dati annuali del canale on-trade analizzati dall’Osservatorio del Vino italiano. Da luglio 2015 a giugno 2016, crescono in valore del 5,9% e in volume del 2,3% rispetto all’anno precedente (lug14-giu15). “Un segnale positivo – commenta Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini – che ci deve stimolare a proseguire nel cammino di sviluppo fino ad ora intrapreso. Auspichiamo che questa ripresa venga accompagnata dalla stabilità di Governo del Paese, indispensabile anche per il riordino del quadro legislativo del comparto a partire dai decreti attuativi del Testo Unico appena approvato in Parlamento, al quale abbiamo lavorato con solerzia e impegno negli ultimi tre anni”.

Occasione di confronto è stato il Convegno organizzato dall’Osservatorio del Vino nell’ambito di Wine2Wine a Veronafiere, dal titolo: “I trend del vino nell’Horeca: fu vera crescita?”. Oltre ai dati relativi alle vendite di vino da parte delle aziende italiane nel periodo luglio 2015 – giugno 2016 nel canale Horeca, sono stati diffusi quelli su comportamenti e abitudini di consumo di vino nel nostro Paese.

“Al quesito ‘Il vino nell’Horeca, fu vera crescita?’ ritengo di rispondere che fu e sarà ‘vera evoluzione'”. Così Josè Rallo, titolare Donnafugata. “Siamo un popolo che consuma abitualmente cibo fuori casa, per cui l’Horeca è un canale così importante che a noi produttori tocca avere consapevolezza della continua evoluzione della domanda – continua Josè Rallo –. Negli ultimi 10 anni l’Horeca per Donnafugata ha sempre avuto una rilevanza vitale. Negli anni di difficile congiuntura ci siamo sforzati di innovare per rispondere alle sfide di un mercato in forte evoluzione. Abbiamo lavorato soprattutto per creare valore attraverso l’incremento della qualità, con continui investimenti in vigna ed in cantina – conclude Josè Rallo. I risultati sono stati positivi: nel mercato domestico, negli ultimi 36 mesi, abbiamo registrato una buona crescita e contiamo di chiudere il 2016 con un +8-10% sull’anno precedente, sia nel canale Horeca che su tutti i canali serviti”.

I DATI
“I consumi fuori casa in Italia aumentano rispetto allo scorso anno come registrato anche da altri istituti di ricerca (IRI e TRADE LAB) – ha aggiunto Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit -. Si parla di circa 80 miliardi di Food&Beverage previsti per il 2017, distribuiti tra 290.000 punti di consumo in costante crescita grazie anche ad un’offerta di ristorazione che è molto cambiata diventando più smart, accessibile, dinamica. Con il vino che ha assunto un ruolo centrale nel momento del consumo premiando un aumento delle vendite. Certo l’onda positiva può stabilizzarsi e diventare strutturale se continueremo ad investire in qualità del prodotto e professionalità della proposta. E’ vera crescita, ma per mantenerla bisogna crederci e investire”.

“Desidero rivolgere un plauso all’Osservatorio del Vino che lavora per conoscere e diffondere i numeri dei consumi nel settore Horeca – ha sottolineato Emilio Pedron, Amministratore Delegato Bertani Domains, più cauto sui dati di ripresa. L’Horeca, è un settore fondamentale per il vino di qualità. Il calo del consumo del vino fuori casa ha origini lontane: dai controlli alla guida, allo stile alimentare e alla crisi economica. I dati che oggi dimostrano una ripresa dei consumi, possono essere visti come una sorta di rimbalzo tecnico legato alla ripresa degli ordini per esaurimento delle scorte più che per incremento dei consumi”. “Oggi – ha concluso Pedron – la sfida del produttore che vuole mantenere fidelizzato il cliente ristoratore, consiste nel cercare di offrire il prodotto adatto al relativo target di clientela, rispondere alle richieste in termini di consegna, favorire occasioni e modalità moderne di consumo”.

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Enoturismo verso il Testo Unico. Mongiello: “Pronta proposta di legge”

“Ho approntato una proposta di Legge sull’Enoturismo che faccia finalmente ordine, anche sul piano fiscale, su un settore agricolo sempre più fondamentale del nostro Paese. La mia proposta è ora aperta alle osservazioni di tutti, a partire da quelle del Movimento Turismo del Vino”. Lo ha detto, oggi al wine2wine di Veronafiere, la componente della Commissione Agricoltura della Camera, Colomba Mongiello. “Il testo – ha proseguito Mongiello – configura economicamente come nuova attività rurale l’ospitalità, l’accoglienza, le visite a cantine e vigneti e la somministrazione di prodotti non cucinati. Queste attività sono comprese nell’ambito delle attività agricole e costituiscono a tutti gli effetti reddito agrario. Si tratta – ha concluso – di una proposta che parte dal basso, che depositerò subito dopo un confronto con la filiera”.

La notizia è stata accolta con soddisfazione da parte del Movimento Turismo del Vino (Mtv) e del suo presidente, Carlo Pietrasanta: “Valuteremo il testo con attenzione nella consapevolezza che sia fondamentale ordinare un settore che, nonostante i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, è sempre stato nei fatti spesso trascurato dalle istituzioni. Ringrazio Colomba Mongiello – ha proseguito il presidente di Mtv – che da tempo ha compreso l’importanza dell’enoturismo e soprattutto la necessità di regolamentare un comparto che fa bene all’agricoltura e al turismo”.

“L’enoturismo – ha detto al convegno il presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo – ha bisogno di un quadro normativo di riferimento specifico che offra all’impresa regole certe per operare, al consumatore la garanzia di un’offerta turistica di qualità, alle istituzioni strumenti di controllo. Vogliamo vedere valorizzato il nostro ruolo di ‘sentinelle del territorio’. Bene, quindi, la proposta Mongiello perché colma un vuoto legislativo e sviluppa il concetto di polifunzionalità dell’azienda vitivinicola. Costruiremo un’alleanza forte tra UIV e MTV per arrivare ad un testo unico dell’enoturismo che offra una risposta completa alle esigenze delle nostre imprese”.

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Mtv, Testo Unico dell’Enoturismo: “Legge necessaria”

Focus sulla regolamentazione del turismo del vino al wine2wine con il convegno MTV, “Enoturismo: una legge per mettere ordine”, in programma a Veronafiere il 6 dicembre alle ore 16.30. A fare il punto sul tema, alla luce dell’approvazione definitiva del Testo Unico del Vino, il presidente del Movimento Turismo del Vino Italia, Carlo Pietrasanta, l’onorevole Colomba Mongiello, il presidente dell’Unione Italiana Vini, Antonio Rallo e il responsabile delle relazioni istituzionali del Movimento Turismo del Vino Italia, Maurizio Pescari.

“Con il Testo Unico del Vino – ha detto il presidente del Movimento Turismo del Vino Italia, Carlo Pietrasanta – il concetto di enoturismo ha ottenuto un riconoscimento che però non è sufficiente sul piano fiscale. Questa norma taglia-burocrazia, infatti, da una parte rappresenta un passo avanti per il settore, dall’altra non fornisce una risposta esaustiva per un fenomeno che, con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, riveste un ruolo chiave per l’economia italiana e il turismo made in Italy. Ora è più che mai urgente lavorare ad un Testo unico dell’Enoturismo”.

Pietrasanta si era già espresso duramente in merito allo “stallo” dell’enoturismo italiano. “L”enoturismo è tricolore, lo si può dire con certezza. Ma è un tricolore francese, non certo il nostro”, tuonava il presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino a commento delle importanti iniziative intraprese in Francia in favore dell’enoturismo. Dichiarazioni che risalgono al giugno scorso. A pochi giorni dall’inaugurazione di fine maggio, a Bordeaux, de La Cité du vin, “La città del vino” francese.

“Il turismo del vino rappresenta un asset strategico per lo sviluppo della nostra vitivinicoltura – ha osservato Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini – che oggi ha bisogno di un nuovo quadro di riferimento normativo in grado di supportarne lo sviluppo con regole adeguate. Dopo il grande lavoro portato avanti con successo sul Testo Unico del Vino sono convinto che abbiamo costruito tutte le premesse di carattere politico e istituzionale per favorire un percorso più snello per la condivisione di una normativa dedicata al turismo del vino, oggi richiesta da tutte le nostre imprese”.

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Wine2wine apre le iscrizioni dal 15 Luglio

Herman Pilz

Guarda con attenzione alla Germania e alle sue potenzialità di mercato la prossima edizione di wine2wine, in calendario alla fiera di Verona il 6 e il 7 dicembre prossimi (http://www.wine2wine.net/evento). Il Forum sul business del vino, ideato e organizzato da Veronafiere-Vinitaly, in collaborazione con Unione Italiana Vini, Federvini e Ice – Agenzia, che apre ufficialmente le iscrizioni a partire dal 15 luglio, analizza anche le potenzialità dello storytelling e le dinamiche di esportazione nei Paesi soggetti a monopolio come la Svezia. Tra i top speaker dell’edizione 2016 hanno già confermato la loro presenza Hermann Pilz, Jonas Rojerman e Felicity Carter. Ad aprire la sessione plenaria, che detta il focus dell’intera edizione, Hermann Pilz, direttore di Weinwirtschaft – una tra le più affidabili e riconosciute riviste tedesche per gli operatori di settore –, chiamato a fare il punto sul secondo mercato per l’export delle cantine italiane. Nel 2015, la Germania ha importato infatti 5,5 milioni di ettolitri per un controvalore superiore a 960 mila euro (Fonte UIV-ISMEA). Una delle novità 2016, di cui si sta perfezionando il programma, il Fake Tender dedicato al mercato svedese dove vige il monopolio di Stato. Jonas Rojerman, capo del controllo qualità di Systembolaget, azienda pubblica che detiene in Svezia il monopolio della vendita di bevande con gradazione alcolica superiore a 3,5%, sarà a disposizione dei produttori italiani per aiutarli a comprendere le procedure di selezione per la vendita dei vini in loco.  Come nelle scorse edizioni, wine2wine riserva alcune sessioni al tema della comunicazione e della reputazione nel mondo del web. In particolare Felicity Carter – redattore capo della , rivista di taglio internazionale in lingua inglese sul business del vino – focalizza l’attenzione sullo storytelling, l’importanza di raccontarsi on line e gli effetti che questa attività può regalare alle aziende che ne sanno fare buon uso. Wine2wine è nato con l’obiettivo di essere un evento formativo rivolto ai protagonisti del mondo del vino. La partecipazione è a pagamento e prevede delle agevolazioni per chi entro il 31 agosto si iscrive a Vinitaly 2017 o a una o più tappe di Vinitaly International (http://www.vinitalyinternational.com/calendar). L’accredito per gli operatori media è soltanto su invito (per informazioni e iscrizioni: info@wine2wine.net).

Tariffe e agevolazioni

Iscrizioni entro il 30 settembre > 195 euro +IVA

Iscrizioni da 1 ottobre > 295 euro +IVA per la prima registrazione e 195 euro +IVA per ulteriori partecipanti della stessa azienda

Iscritti a Vinitaly 2017 entro 31 agosto > 50 euro +IVA per le prime 2 registrazioni; normali modalità per ulteriori partecipanti della stessa azienda.

Iscritti a una o più tappe Vinitaly International > 50 euro +IVA per le prime 2 registrazioni; normali modalità per ulteriori partecipanti della stessa azienda.

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