Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Migliori Sangiovese di Romagna Sottozona: tutti i punteggi a Vini ad Arte 2023

Migliori Sangiovese di Romagna Sottozona tutti i punteggi a Vini ad Arte 2023
Ricerca del frutto, della freschezza, di una beva slanciata ma non banale, che premi la tipicità della varietà, dei suoli e l’espressione dell’annata. È questa l’ottima direzione che sembra aver preso il Sangiovese di Romagna delle Sottozone: qui tutti i punteggi e i migliori a Vini ad Arte 2023. Grazie all’annuale rassegna organizzata dal Consorzio Vini di Romagna il 20 luglio, è stato possibile degustare decine di campioni dell’annata 2022. Protagonisti assoluti, oltre all’Albana (qui i migliori assaggi) i 16 areali in cui è stato suddiviso il Romagna Sangiovese Doc, a partire dal 2011:
Serra, Brisighella, Modigliana, Marzeno, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Cesena, Mercato Saraceno, Longiano, Imola, Coriano, San Clemente e Verucchio.

Si tratta di una produzione di nicchia, grazie alla quale i produttori romagnoli possono raccontare le specificità dei singoli terroir, che spaziano dalla fascia più vicina al mare Adriatico ai pendii eroici prossimi agli Appennini. Fasce longitudinali in cui cambia la composizione dei terreni, l’esposizione e l’altimetria, dando risultati spesso molto diversi nel calice. Su una superficie totale di 6.235 ettari, nel 2020 sono state prodotte 11,5 milioni di bottiglie di Romagna Sangiovese Doc. Numeri ben più risicati quelli delle Sottozone, ma in decisa crescita: si è passati dalle 363.467 bottiglie del 2019 alle 517.067 bottiglie del 2022.

IL SANGIOVESE DI ROMAGNA DELLE 16 SOTTOZONE: SGUARDO AL FUTURO

La vera sfida per il futuro della denominazione è dunque la massa critica sulle 16 Sottozone, capaci di raccontare – in prospettiva anche sul fronte del turismo e dell’enoturismo – una Romagna lontana dallo stereotipo delle infinite spiagge di sabbia e delle lunghe file di ombrelloni. La Romagna dell’entroterra. Della gastronomia lenta, da contrapporre al mordi e fuggi di una piadineria della Riviera. La Romagna degli scorci mozzafiato sugli Appennini e dei suoli di matrice vulcanica, tanto inaspettati in una regione che fa della sabbia uno dei suoi simboli internazionali. Lo scoglio è quello rappresentato dall’Igt, che in Romagna pesa ancora come un macigno sull’evoluzione () della Doc. A dirlo sono i numeri, che riguardano ovviamente anche il Sangiovese.

La Rubicone Igt è in testa con 87.621.067 milioni di bottiglie. A seguire Ravenna Igt con 600.533, Forlì Igt con 484.933 e Sillaro Igt con 165.867. Vini con prezzi spesso modesti, collocabili alla base della piramide qualitativa romagnola e destinati al mondo della grande distribuzione organizzata e alle promozioni “aggressive” dei discounter. Volumi movimentati in gran parte da imbottigliatori e cooperative che, nel tempo, si stanno avvicinando con curiosità alle espressioni del Sangiovese di Romagna delle Sottozone. Il futuro dirà chi ha ragione. All’orizzonte, una potenziale crescita del valore medio, a cascata, di tutte le tipologie, grazie ad attività di marketing e comunicazione finalizzate a un posizionamento prezzo sempre più elevato delle Sottozone. La qualità? C’è tutta.

LA VENDEMMIA 2022 IN ROMAGNA E I MIGLIORI SANGIOVESE SOTTOZONA A VINI AD ARTE 2023


Tornando ai calici, passando prima dalla vigna, come è stata la vendemmia 2022 in Romagna? In sintesi, secondo quanto riferisce il Consorzio, «una vendemmia concentrata in pochi giorni, non abbondante (- 1% rispetto alla media degli ultimi 5
anni e +3% rispetto al 2021), ma di buona qualità, con vini bianchi spumanti di buona struttura e longevità, se
ben posizionati nella raccolta delle uve, e vini rossi che potrebbero uscire con punte di eccellenza per equilibrio ed eleganza». Vediamo dunque i migliori Sangiovese Sottozona a Vini ad Arte 2023.

 

NOME ANNO DENOMINAZIONE AZIENDA MENZIONE/ZONA DESCRIZIONE SCORE
Moro di Dozza 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ASSIRELLI IMOLA Colore piuttosto carico, ma luminoso. Bel fiore, bel frutto denso, che si conferma anche al palato. Molto tipico, fruttato e con una leggera vena sapida ad accompagnare il sorso. Vino che abbina peso e agilità di beva. 87
Contragrande 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc BRANCHINI IMOLA Vino giocato sull’eleganza e una certa austerità, giovane e si sicura prospettiva. Rinuncia alla potenza e alle concentrazioni per esaltare una freschezza e vena sapida. 88
Barone Bartolomeo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Bel colore, tinte violacee. Versione di Sangiovense agile e beverina, semplice. 84
Benedictus 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA FIAMMETTA SAN CLEMENTE Tanta macchia mediterranea e spezia, un bel frutto, ciliegia appena matura. In bocca corrispondente. Versione easy, beverina, piacevole. 85
Tratti d’Autore 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Altro bel frutto goloso, tannini vivi ed eleganti, leggera sapidità. Vino che premia beva e agilità, in maniera molto ben congegnata. 87
S zero solfiti aggiunti 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Vino di beva molto agile. Fiore, frutto croccante e vena glicerica ad arrotondare, senza squilibri. 85
Tre Rocche 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc FATTORIA NICOLUCCI PREDAPPIO Bel colore, rubino con unghia violacea, luminosa. Naso-bocca tra spezia e frutto golosissimo, ciliegia ma anche mora, una leggera percezione di mirtillo. Allungo sapido-minerale, tannini elegantissimi e prospettiva. 88
Petali di Viola 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc MERLOTTA IMOLA Primo naso su fiore e frutto molto ben espresso. In bocca mostra di aver bisogno di tempo, con moderata fiducia. 85
NOELIA RICCI – Il Sangiovese 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Bellissimo colore, luminoso. Naso golosissimo, denso e al contempo slanciato. In bocca un’ottima corrispondenza, tannini vivi ad asciugare tanta materia, succosissimo. Finale persistente. 90
PANDOLFA – Federico 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Naso dominato dalla macchia mediterranea (netto il rosmarino) nonché dalla grande precisione del frutto croccante, di bosco. In bocca eleganza da vendere, tannini finissimi che esaltano ulteriormente la perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Vino all’inizio di una vita molto promettente. 91
Mazapegul 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERE DELLA GROTTA CESENA Note speziate e marine, sin dal naso, sul frutto croccante, elegante. Gran bei tannini al palato, ad asciugare un frutto goloso, denso e al contempo slanciato. 91
Prugneto 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Naso sulla frutta matura e su note di terziari di cioccolato, toffee, leggera mou. In bocca goloso, ciliegia e ancor più fragola, al limite della confettura. Vino giovane, buona prospettiva. 89
Gualdo 2022 Romagna Sangiovese Predappio Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Naso tutto sul frutto, con grande eleganza e precisione. Molta eleganza anche al palato, grazie a tannini lavorati divinamente e di prospettiva. Golosissimo dall’ingresso alla chiusura. 91
Le More 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc RONCHI DI CASTELLUCCIO MODIGLIANA Bella progressione naso bocca, su ciliegia e spezie, in chiusura. Beva e prospettiva, anche grazie a tannini vivi. 88
Vigna Palazzina 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Netta speziatura al naso, oltre a note mentolate al limite del balsamico. Palato che segue a ruota. Vino sull’eleganza, con ritorni di timo e mentuccia sul frutto, preciso, croccante. Al sorso un po’ meno di concentrazione del frutto rispetto al naso. 89
Oddone 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Bel rubino luminoso, invitante. Ciliegia croccante, matura il giusto, lampone, un tocco di mora di rovo. Vino molto semplice, sulla beva, tra i migliori in questo senso. 88
Beato Enrico 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA SANTINI CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Samore 2022 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTA UCCELLINA RAVENNATE Non degustato per questioni tempistiche X
Campo di Mezzo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ZAVALLONI CESENA Frutto denso naso-bocca. Vino apprezzabile per la bella vena morbida del frutto e il lavoro sui tannini. Buona eleganza e beva. 87
Sigismondo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
I diavoli 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE SAN CLEMENTE Frutto goloso e ancora quella bella nota speziata e di macchia mediterranea, avvertita in altri campioni. Gran bell’espressione del frutto, tannini elegantissimi. Chiusura sul frutto e su leggera vena sapida. 90
Tre Miracoli 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE VERRUCCHIO Non degustato per questioni tempistiche X
Crepe 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
PANDOLFA – Pandolfo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Naso pieno, classico “ciliegione”, molto goloso. In bocca agile, beverino, goloso. 89
Cadisopra 2021 Romagna Sangiovese Marzeno Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Il Costone 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc CANTINA BRASCHI BERTINORO Vino goloso naso-bocca, sul frutto, manca anche qui un po’ di concentrazione del frutto, sapido in chiusura, sin dal centro bocca, ma con ritorni di frutta e di macchia mediterranea (timo) in retro olfattivo, molto precisi. Versione che abbina carattere e gran agilità di beva. 90
Le Case Rosse 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Rubino granato luminoso, molto penetrabile alla vista. Gran bella ciliegia naso bocca, bella vena sapida, bei tannini eleganti. Con un po’ più di polpa in chiusura sarebbe stato perfetto. Molto bello 89
Al Caleri 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc CONDE’ PREDAPPIO Naso sul tamarindo, granatina, ciliegia. Un po’ di selvatico al palato, insieme a spezie della macchia e a una cileigia e lampone molto maturi, quasi densi. 89
Chiara Condello 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc CONDE’ PREDAPPIO Bellissimo colore, rubino. Naso su ciliegia matura, ricordi di fragola, frutti di bosco, nota zolfata leggera, minerale. Gran bel frutto e tannino al palato. Beva, elegantissima. 91
Notturno 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc DREI DONA’ PREDAPPIO Colore piuttosto carico. Espressione di Sangiovese molto tipica sul frutto naso-bocca, con ricordi di liquirizia e menta in chiusura, oltre a burro salato e di arachidi. Vino di prospettiva. 91
Caciara 2021 Romagna Sangiovese SuperioreDoc ENIO OTTAVIANI SAN CLEMENTE Bel colore, granato luminoso. Tanta spezia e macchia mediterranea (alloro, timo) sul frutto croccante, che ricorda la ciliegia. Frutto e tannini molto ben espressi. Gran bel vino anche in prospettiva. 90
Poggio Vicchio 2021 Romagna Sangiovese Marzeno Doc FATTORIA ZERBINA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Rosso della Torre 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
NOELIA RICCI – Godenza 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Bel colore, naso goloso, ciliegione. Tannini sottili, ben integrati, beva agile, leggiadra, certamente golosa. 88
Il Bosco 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Vino connotato da leggere note selvatiche, d’un Sangiovese ruspante e fruttato, classico nettare romagnolo da tutto pasto. 85
Pietro 1904 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Splendido frutto, ciliegia, lampone, fragola, ricordi di agrume rosso, tamarindo leggero in retro olfattivo. Spezia, sapidità, tannini elegantissimi. 91
Cesco 1938 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Naso golosissimo sul frutto, che sfiora la confettura di lamponi e ciliegie. Pregevole speziatura e note di erbe aromatiche più in sottofondo, sin dal naso: timo, rosmarino. Vino che al palato abbina concentrazione e slancio, golosissimo e dai tannini di prospettiva. 93
Canovaio 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Naso molto elegante, va su note goudron. Tannini eleganti, bella ciliegia e chiusura agrumata, rossa (sangionella). Elegante e di prospettiva. 89
Arlesiana 2021 Romagna Sangiovese Brisighella Doc POGGIO DELLA DOGANA BRISIGHELLA Naso dominato da ricordi di ciliegia, o meglio di visciola. Sorso teso, sapido, anche sul frutto. Vino snello e leggiadro, dai tannini rotondi, tutto sulla beva, senza disdegnare un certo carattere. 88
I 4 Bastioni 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc POGGIO DELLA DOGANA CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Baruccia 2021 Romagna Sangiovese Mercato Saraceno Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Bel colore. Naso profondo su goudron e spezia, oltre al frutto come la ciliegia, perfettamente matura. In bocca una gran bella vena dolce sui tannini. Frutto maturo, beva ed eleganza.  Splendido in retro olfattivo su ritorni goudron e fruttati. 91
Rondo’ 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA DE STEFENELLI BERTINORO Bel colore luminoso, giovanile, violaceo. Naso tra spezia e frutto rosso maturo (fragola, lampone, la classica ciliegia) Qualche ricordo di frutta secca. 85
Colombarone 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Bel colore, luminoso, vivo. Molto profumato, di violetta, frutta rossa. Balsamico più in sottofondo. In bocca è elegante: classico “ciliegione”, ma su vena sapida e su tannini vivi e di prospettiva. Vino che può decisamente migliorare nel tempo. 90
InTerra Rosso 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Frutto goloso, naso bocca, tanta ciliegia, lampone, fragola. Tannini eleganti che contribuiscono alla bella beva. Vena sapida che domina il palato e accompagna fino al croccantissimo retro olfattivo, su ritorni della frutta avvertita al naso. Vino di assoluta prospettiva. 93
Bacana 2021 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTE BACANA BRISIGHELLA Bel colore, frutto tendente al maturo, mora più che ciliegia. Bella speziatura di fondo, macchia mediterranea. Tannini eleganti, beva agile 88
Classe 33 2021 Romagna Sangiovese Serra Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Papesse 2021 Romagna Sangiovese Modigliana Doc VILLA PAPIANO MODIGLIANA Naso sul frutto croccante (ciliegia) con leggero risvolto rustico-selvatico e una nota minerale e di erbe aromatiche, balsamiche. Buona eleganza e carattere al palato. Vino che privilegia la beva, senza rinunciare a tannini vivi, di prospettiva. Una prova stilistica da incoraggiare. 88
Vigna Beccaccia 2021 Romagna Sangiovese Modigliana Doc VILLA PAPIANO MODIGLIANA Naso splendido, sul frutto, goloso, perfettamente maturo. Prugna, susina, anguria, mora, amarena. Macchia mediterranea in sottofondo. Esemplare anche al palato, lungo, slanciato, sapido. Tannini che giocano meravigliosamente sul frutto e sulla vena glicerica. Ottima persistenza. Sangiovese “vero”, puro. 93
Primo Segno 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc VILLA VENTI LONGIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Solaris 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc ZAVALLONI CESENA Esordisce al naso su un bel frutto rosso e su note goudron, che si ripresentano anche in un palato denso, in confettura. Tannini eleganti a riequilibrare. Chiusura ricca, polposa. Vino a cui dare tempo. 88
138 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA MASSELINA SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Manano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc BIONI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Bissoni Riserva 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc BISSONI RAFFAELLA BERTINORO Colore piuttosto carico, pur luminoso. Gran naso di tamarindo, ciliegia, legno molto integrato. Splendido palato, nell’ottimo bilanciamento di primari e terziari di vaniglia e caramella mou. Gran persistenza e struttura. Vino golosissimo, ancora molto giovane. 91
Vigna Ca’ del Rosso 2020 Romagna Sangiovese Marzeno Riserva Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Montale 2020 Romagna Sangiovese Marzeno Riserva Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Pergami 2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Naso goloso, sulla ciliegia. Profilo vinoso al palato, con il frutto pur presente da centro a chiusura. Tannino al momento un po’ pungente, di prospettiva. 87
Nero Eron 2020 Romagna Sangiovese San Clemente Riserva Doc CANTINA FIAMMETTA SAN CLEMENTE Bel granato luminoso, mediamente penetrabile. Nota di moro di rovo, molto centrata e riconoscibile, oltre a ciliegia, fragola, lampone e lampone in un quadro piuttosto denso, stratificato tra frutto e spezie. Palato su frutta che si conferma molto golosa e tannini ben svolti. Allungo su arancia rossa, ciliegia e mora, leggermente sapido. Vino di prospettiva. 91
Volo d’Aquila 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Vino dal colore piuttosto carico. Intensa speziatura al naso, su ricordi di cannella e vaniglia. Il frutto è maturo, tra la ciliegia e la mora Palato in perfetta corrispondenza. 87
Bron & Ruseval 2020 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc CELLI BERTINORO Naso netto sulla ciliegia e sulla viola mammola. Sapidità e trama tannica a fare da spina dorsale a una bella progressione sul frutto (ciliegia, lampone e fragola). Vino molto elegante, soprattutto sui primari, a denotare una perfetta epoca di raccolta delle uve e un’ottimale valorizzazione in cantina. Bella mano. 90
Predappio 2020 Romagna Sangiovese Predappio Doc CONDE’ PREDAPPIO Colore luminoso, giovanile. Leggere note selvatiche perfettamente integrate e gran carattere per questo Sangiovese. Tamarindo, agrume rosso, spezie. In bocca un concerto, in perfetta corrispondenza, su tannini elegantissimi. Chiude sapido, su ritorni golosissimi di frutta fresca. Vino all’inizio di una lunga vita. 93
Le Lucciole 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc CONDE’ PREDAPPIO Tra i migliori “nasi” dell’ampia batteria, polposo, sul frutto croccante, sulle spezie, sulle aromatiche della macchia mediterranea. Al palato più austero di quello che farebbe presagire, ma è solo un peccato di gioventù (da vendere). Un vino giocato sull’eleganza estrema, sulla raffinatezza e sul terroir. Un filo di polpa in più, anche al palato, e rasenterebbe la perfezione. 92
Raggio Brusa 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc CONDE’ PREDAPPIO Colore piuttosto carico ma luminoso, frutto molto maturo. Bel palato teso, su vena minerale zolfata, a fare da spina dorsale all’espressione piena del frutto, sferzata da tannini in cravatta. Lunga chiusura. Vino molto elegante, ancora giovane. 94
Vigna del Pruno 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc DREI DONA’ PREDAPPIO Frutto e importante presenza di terziari al naso. Al palato più equilibrio tra le due componenti, su uno splendido frutto croccante ben controbilanciato dal legno (fondo di caffè e leggera vaniglia bourbon). Gran prospettiva. 91
Sole Rosso 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc ENIO OTTAVIANI SAN CLEMENTE Ciliegia, spezia, erbe aromatiche come l’alloro e il timo, mineralità salina. Un vino che ha tutto, elegante e beverino, oltre a una sicura prospettiva. 92
Frutti Rossi 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Frutto molto compiuto al naso, così come al palato. Bello anche il fiore, violetta più che rosa. Vino muscolare al palato, tra tannino e acidità viva. D conservare in cantina. 89
Predappio di Predappio Vigna del Generale 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA NICOLUCCI PREDAPPIO Colore splendido. Naso goloso, su ciliegia, lampone. Bel sottofondo speziato, macchia mediterranea in gran vista. Palato straordinariamente aperto, golosissimo, su frutto pieno e tannini di estrema eleganza. Allungo fresco-sapido-fruttato e prospettiva da vendere. Come usare il legno: istruzioni per l’uso. 95
Legio 2020 Romagna Sangiovese Serra Doc FERRUCCI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Domus Caia 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FERRUCCI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Fiorone 2020 Romagna Sangiovese Castrocaro Doc FIORENTINI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Fermavento 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc GIOVANNA MADONIA BERTINORO Leggermente selvatico al primo naso, poi frutto come mora di rovo, ancor più che ciliegia, ed erbe aromatiche mediterranee e spezie. In bocca molto tipico, tannino lavorato molto bene, bella croccantezza e decisamente ottima la beva. Prova da incorraggiare. 90
Ombroso 2020 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc GIOVANNA MADONIA BERTINORO Stesso primo naso sulla spezia e su un leggero risvolto selvatico. Ciliegia più matura del precedente e più concentrazione al palato. Cantina sulla strada giusta, verso il bilanciamento tra freschezza e frutto. Per molti versi, la rivelazione di Vini ad Arte 2023. 91
Mammutus Oriolo 2020 Romagna Sangiovese Oriolo Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Fondatori PG 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc MERLOTTA IMOLA Colore piuttosto impenetrabile, naso e bocca condizionate al momento dal legno. Frutto polposo, ricco sulle note di goudron, biscotto, mou e fondo di caffè. Un vino di struttura, giovane, all’inizio della sua vita. 91
Il Pertinello 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Tanta macchia mediterranea al naso, oltre alla classica ciliegia e al lampone maturo. Bella progressione al palato, a cui manca però un po’ concentrazione. Beva comunque premiata. 87
Il Sasso 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Colore leggermente più carico del precedente. Bel naso su ciliegia e tamarindo. Bocca molto ben espressa su un frutto golosissimo e su tannini molto ben lavorati, ad “asciugare” e dare prospettiva. Bella vena sapida che accompagna da apertura a chiusura. Lunghissima la persistenza. 93
Dante 1972 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Bel naso su ciliegia e lampone. Frutto che conferisce morbidezza in un palato in cui, tuttavia, ruggisce al momento il tannino. L’ossigenazione apre a leggeri a risvolti selvatici. Vino molto giovane, da attendere con fiducia. 89
Il Nespoli 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Legno e frutto stramaturo, mora di rovo più che ciliegia. Tanta sapidità unita a ritorni di legno che. al momento, condizionano il sorso. Retro olfattivo sul burro salato. 88
Castellano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Vino su note fruttate dolci, dall’ingresso alla chiusura. 86
Ora 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc SAN PATRIGNANO CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Avi 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc SAN PATRIGNANO CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Quartosole 2020 Romagna Sangiovese Mercato Saraceno Riserva Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Spezia e macchia mediterranea al naso, oltre al frutto rosso. Particolarmente salino al palato, dall’ingresso alla chiusura. Bel frutto, croccante. Buona espressione di Sangiovese, in fase di amalgama. 87
Cerbiano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TENUTA DEL GELSO BERTINORO Colore rubino-granato carico, pur penetrabile alla vista. Al naso frutta matura, precisa e senza sbavature: ciliegia, lampone, fragola, mora, prugna. In bocca una gran bella tensione acida e sapida – quasi inattesa – cui fa seguito un allungo elegante, su toni balsamici, mentolati. 90
2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA FRANZONA IMOLA Colore piuttosto carico per questo Sangiovese 2020. Naso sulla liquirizia, oltre che su un bel frutto. Al palato tannini che asciugano elegantemente l’abbondante materia. Vino piacevole, all’inizio del suo percorso di vita. 89
Orione 2020 Romagna Sangiovese Coriano Doc TENUTA SANTINI CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Iko 2020 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTE TOZZI BRISIGHELLA Granato luminoso alla vista. Leggera nota selvatica al primo naso, che si ritroverà poi al sorso, in maniera meno accentuata. Palato teso, soprattutto sulla sapidità, ma il frutto non manca affatto. Un Sangiovese di Romagna caratteriale, tipico e dalla gran personalità. 91
Thea 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Petrignone 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Amarcord d’un Ross 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRERE’ BRISIGHELLA Naso molto intrigante, su mora, ciliegia e potpourri. A convincere ancor più è il palato da Sangiovese di razza, con la sola “pecca” d’essere al momento ancora troppo giovane. Gran carattere e struttura, solo da attendere per una maggiore armonia, soprattutto sul fronte della componente alcolica. 91
Laurento 2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc UMBERTO CESARI IMOLA Naso su ciliegia e violetta. Palato al momento un po’ condizionato dai terziari, che comunque non avviliscono il varietale, accompagnandolo. 89
Pre’ 2020 Romagna Sangiovese Predappio Doc VILLA PAPIANO PREDAPPIO Colore mediamente carico, luminoso. Vino molto condizionato da sentori selvatici, sotto ai quali si cela un bel frutto di bosco. Necessita tempo per aprirsi e dare il meglio di sé. 87
Longiano particella 10 2020 Romagna Sangiovese Longiano Doc VILLA VENTI LONGIANO Non degustato per questioni tempistiche
Amedeo 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc ZAVALLONI CESENA Colore molto carico ma luminoso. Frutta molto matura, amarena. In bocca ottima corrispondenza, tannini molto eleganti. Ottimale utilizzo del legno, integrato ma percettibile su note di vaniglia e toffee. Goloso. 90
Masselina Riserva 2020 Romagna Sangiovese Serra Riserva Doc TENUTA MASSELINA SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc BRANCHINI IMOLA Naso e bocca su agilità e verticalità, nel segno di una delle versioni più “cruncy” del frutto. Gran beva, senza perdere un millimetro di tipicità. Al corredo dei primari fa eco un agrume rosso (sanguinella) che accompagna dal naso al retro olfattivo. 87
Monte de Re 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc ASSIRELLI IMOLA Naso su radice di liquirizia, rintocchi di rabarbaro e frutto rosso maturo, preciso, goloso. Vino in una buona fase evolutiva, molto godibile. 88
Vigna Colecchio 2019 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc BISSONI RAFFAELLA BERTINORO Frutto tra i più precisi di Vini ad Arte 2023, su gelso, mora di rovo, ciliegia matura, croccante. Tannini lavorati divinamente, ancora una volta a segnare la strada della tipologia. Legno appena percettibile in retro olfattivo. Vino che può certamente dare ancora molto, nei prossimi anni. 94
1502 Da Vinci in Romagna – Rocca di Cesena 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc CAVIRO FAENZA Non degustato per questioni tempistiche X
Le Morine 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Bel rubino luminoso, penetrabile alla vista. Gran eleganza naso bocca, frutto golosissimo, tannini splendidi, acidità viva. Giovane e di prospettiva. 91
Mammutus 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Le Armi 2019 Romagna Sangiovese Imola Riserva Doc PALAZZONA DI MAGGIO IMOLA Al naso note di confettura di ciliegia e mora, risvolti mielati. Corrispondente al palato, in un centro bocca che si arricchisce di ricordi di rabarbaro sui tannini dolci. Chiusura morbida, nel buon bilanciamento tra primari e terziari. Vino corpulento, ancora molto giovane. 90
Luis 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERE DELL’ANGELO VERUCCHIO Non degustato per questioni tempistiche X
Cleto 2019 Romagna Sangiovese Cesena Riserva Doc PODERE DELLA GROTTA CESENA Primo naso timido, che presto si apre su un  frutto rosso croccante, molto preciso. Al palato una buona corrispondenza gusto olfattiva. Tannini eleganti, ancora una volta sulla ciliegia golosa. Vino molto giovane e di prospettiva. 90
Augustus 2019 Romagna Sangiovese Riserva Doc PODERE PALAZZO CESENA Legno e frutto ben amalgamati al naso. In particolare, frutto golosissimo al naso, molto maturo, senza cedere un filo di eleganza. Bei tannini fitti e sottili. Vino di beva. 88
Signorello 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Frutto surmaturo almeno parzialmente, un po’ pastoso. In bocca tannini vivi e conferma delle note surmature. Chiusura tendente all’amaricante e sbilanciata sui terziari. Fase complicata, quella attuale, per questo vino che ha comunque tutto per migliorare e armonizzarsi. 86
P.Honorii 2019 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Rubino mediamente penetrabile. Bellissimo frutto, balsamicità, allungo, tensione. Sangiovese ruggente, vero, caratteriale e di gran prospettiva. 92
Il Mastino 2019 Romagna Sangiovese Riserva Doc ROCCHE MALATESTIANE CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Michelangiolo 2018 Romagna Sangiovese Oriolo Riserva Doc CALONGA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Torre di Ceparano 2018 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA ZERBINA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Armonia 2018 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc TENUTA DE STEFENELLI BERTINORO Note di fiori secchi al naso, piuttosto invadenti sul frutto. Al palato risulta corrispondente, su un fruttato timido e su note macerative-erbacee. Tannino ruggente. Giusto aspettarsi più equilibrio, anche se l’annata 2018, in Romagna, non è stata delle più semplici. 84
Caesena 2018 Romagna Sangiovese Cesena Doc PODERE PALAZZO CESENA Colore molto carico, ma luminoso. Leggero verde-fenolico al naso, ancora una volta a sottolineare un’annata complicata. Nota che si ritrova anche al palato, a discapito di un frutto rosso piacevolmente croccante. Chiusura tendenzialmente equilibrata, pur leggermente amaricante. 85
Cuvéè La Collinaccia 2017 Romagna Sangiovese Riserva Doc FIORENTINI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Nonno Rico 2017 Romagna Sangiovese Oriolo Riserva Doc PODERI MORINI ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Migliori Albana di Romagna: tutti i punteggi all’Anteprima Vini ad Arte 2023


Produzione in crescita al pari della reputazione, anche a livello internazionale, per l’Albana di Romagna. Di seguito tutti i punteggi all’Anteprima Vini ad Arte 2023, andata in scena nella seconda metà di luglio, a Faenza (seguirà nei prossimi giorni il focus sul Sangiovese di Romagna delle Sottozone). Un modo per scoprire le migliori dell’annata 2022 e 2021, pur considerando la visione parziale rispetto al numero di etichette sul mercato. La varietà romagnola a bacca bianca si conferma una delle più versatili presenti in Italia.

Ormai “riadattata” alla perfezione nella versione secca – in passato era nota come passito – copre una superficie di 818 ettari, per una produzione annuale di poco inferiore al milione di bottiglie. L’imbottigliato ha subìto una frenata solo nel 2020, passando a 756.400 rispetto agli 872.533 “pezzi” del 2019. Nuovo exploit nel 2021, con 915.600 bottiglie, sino a giungere al record di 956.133, nel 2022. Ecco dunque le migliori Albana di Romagna, con i relativi punteggi in centesimi.

NOME ANNO DENOMINAZIONE AZIENDA ZONA DESCRIZIONE SCORE
Albena 2022 Romagna Albana Secco Docg ASSIRELLI IMOLA Vena balsamica tra naso e bocca, sapidità e piacevole espressione del frutto. 87
Dutia 2022 Romagna Albana Secco Docg BRANCHINI IMOLA Naso e bocca su frutta perfettamente matura, leggere note mielate, tanto fiore fresco, mandorlo. Beva agile, su una buona concentrazione aromatica. 88
Campo Mamante 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA BRASCHI MERCATO SARACENO Fresca, agrumata, verde di erbe della macchia mediterranea e dal frutto croccante. Beva agile, al momento afferita ai soli agrumi. 86
Alba Nuova 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Vino agile, beverino, corretto. 84
Volo d’Aquila 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Molto profumata. In bocca tanta mandorla, leggera percezione tannica. Distensione e persistenza sufficiente: vino spensierato. 85
Tratti d’Autore 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Convince nel finale, per la buona concentrazione aromatica che riequilibra la leggera percezione tannica. 86
I Croppi 2022 Romagna Albana Secco Docg CELLI BERTINORO X X
A 2022 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Tra le più tipiche, dall’espressione del frutto, alla tensione acida, passando per la sapidità. Vino di buona personalità, frutto di un’azzeccata interpretazione stilistica. 89
Bianco di Ceparano 2022 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA ZERBINA MARZENO Vino di buona concentrazione sul frutto, con note aromatiche che regalano un sorso pieno, pur slanciato e verticale. 89
Cleonice 2022 Romagna Albana Secco Docg FIORENTINI CASTROCARO La gran aromaticità al naso è confermata al palato, su tinte tropicaleggianti. Parola d’ordine “piacevolezza”. 88
Neblina 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNA MADONIA BERTINORO X X
GioJa 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Morbidezza assoluta e calore alcolico per un vino piuttosto potente, ma equilibrato. 85
8000 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Albana macerata in anfore georgiane. Necessita di tempo e pazienza nel calice per regalare le note migliori, di frutta a polpa gialla matura. Buona corrispondenza gusto-olfattiva. 87
Fondatori GP 2022 Romagna Albana Secco Docg MERLOTTA IMOLA Si cambia passo con questa Albana che coniuga aromaticità, frutto goloso, allungo sapido e gran freschezza. Vino di prospettiva. 90
Damadora 2022 Romagna Albana Secco Docg PODERE DELLA GROTTA CESENA Bel naso su erbe aromatiche, frutto bianco (mela) e giallo (pesca, ancor più albicocca). Vino che ha già trovato uno splendido equilibrio tra polpa e verticalità, sale e frutto. 91
Sette Note 2022 Romagna Albana Secco Docg PODERI MORINI ORIOLO Note mielate al naso, oltre al tipico frutto giallo e biancospino. Alcol un po’ invadente, ma si uniformerà rendendo ancora più piacevole il sorso. 87
Valleripa 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Mineralità “vulcanica”, polpa, croccantezza. Ottima espressione in termini di tipicità, eleganza e persistenza. Gran profilo gastronomico. 90
Frangipane 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA LA VIOLA BERTINORO Vino teso, lungo, concreto, sapido, che non disdegna di mostrare una certa struttura, anche tannica. Vino molto, molto promettente, da aspettare. 90
Amorosa 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA UCCELLINA RAVENNATE Buon compromesso tra polpa e sapidità, connotato poi da una dolcezza piuttosto marcata del frutto in retro olfattivo. Vino goloso. 89
Bacana 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTE BACANA BRISIGHELLA Naso molto bello, pieno, maturo, tipico, di ottima concentrazione. Al momento pecca di corrispondenza col palato. 84
Vitalba 2022 Romagna Albana Secco Docg TRE MONTI SERRA Note da passito, di frutta stramartura, al naso. Si fa spesso e profondo con l’ossigenazione, virando su ginger e agrumi maturi. In bocca conferma l’espressione varietale e la gran versatilità del vitigno, anche a fronte di interpretazioni stilistiche. 90
Vigna Rocca 2022 Romagna Albana Secco Docg TRE MONTI SERRA Tanta polpa, agrume, pesca e albicocca matura. Bella concretezza e buona struttura al palato. 88
Arlus 2022 Romagna Albana Secco Docg TRERE’ BRISIGHELLA Vino che non si trova nella sua curva evolutiva migliore, ma che sembra avere tutto per poter convincere. 85
Colle del Re 2022 Romagna Albana Secco Docg UMBERTO CESARI IMOLA Naso tutto sul frutto esotico. Gran beva oltre a una certa profondità e stratificazione, capaci di chiamare agilmente l’abbinamento gastronomico. 88
2022 Romagna Albana Secco Docg ZAVALLONI CESENA Frutta molto matura al naso, così come al palato. Vino equilibrato e giocato su una equilibrata piacevolezza. 87
Masselina Albana 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA MASSELINA SERRA Mineralità salina, frutta a polpa bianca e gialla, e poi – di nuovo – un gran allungo sapido, unito a una marcata tensione acida e a una corretta percezione tannica. Vino emblema della varietà e delle sue prospettive sui mercati nazionali e internazionali. 92
Albana di Ca’ di Sopra 2022 Romagna Albana Secco Docg CA’ DI SOPRA MARZENO X X
Codronchio 2021 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Tanto tropicale al naso. Superlativo al palato, dove sfodera l’abbraccio tra sapidità e frutto esotico. Lunga persistenza per un altro vino da non perdere. 92
Alba della Torre 2021 Romagna Albana Secco Docg LA SABBIONA ORIOLO Vino all’insegna dell’equilibrio e di una beva piuttosto agile, su freschezza e frutto. 85
Drusiana 2021 Romagna Albana Secco Docg PODERI DELLE ROCCHE IMOLA X X
2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA DEL GELSO BERTINORO Il finale piuttosto tannico è ben congeniato: conferisce carattere e invita al sorso successivo. 87
2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA FRANZONA IMOLA Naso che conquista per aromaticità e palato concreto, giocato tra l’espressione del frutto giallo maturo (corrispondente all’olfatto) e una tannicità leggera. Vino giovane, di ottima prospettiva. 91
InTerra Bianco 2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA LA VIOLA BERTINORO Giallo dorato. Vino macerato in anfore georgiane che mostra toni cupi di brace, oltre ad agrume e ginger. Percezione tannica equilibrata, al palato. 85
Amedeo Bianco 2021 Romagna Albana Secco Docg ZAVALLONI CESENA Piacevole nota aromatica al naso, che poi si conferma al palato. Vino sul frutto maturo, esotico, dotato di una struttura corpulenta, come gli abbinamenti gastronomici che certamente riuscirà a sostenere. 90
G.G.G. 2021 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Vino al momento sbilanciato sulle dolcezze, che al naso intrigano e al palato chiedono una maggiore integrazione. 85
Tantalilli 2020 Romagna Albana Secco Docg TENUTE TOZZI BRISIGHELLA X X
Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Alcohol Duty, aumento tasse sugli alcolici in UK: al pub costano meno del supermercato

Aumenti record delle accise sugli alcolici nel Regno Unito, con l’eccezione di spumanti e bevande low-alcohol. La misura varata dal governo guidato dal primo ministro Rishi Sunak, annunciata già a primavera, è entrata in vigore ieri, 1 agosto 2023. Gli aumenti – pari in media al 10% e da considerarsi i più consistenti degli ultimi 100 anni – interessano tutti gli alcolici prodotti o importati in UK. Attraverso l’Alcohol Duty, letteralmente imposta sull’alcol, Downing Street si pone l’obiettivo di «sostenere l’industria dell’ospitalità e riconoscere il ruolo vitale che i pub svolgono nelle comunità». E «riconoscere che i pub sono ambienti sorvegliati e meno associati ai danni dell’alcol». Di fatto, la birra alla spina non subirà aumenti. La stangata delle nuove accise non riguarda l’on-trade (pub, bar, ristoranti) ma solo l’off-trade: supermercati e negozi dediti alla vendita di alcolici.

L’aliquota non cambia per le birre con un tenore alcolico (ABV) inferiore all’8,5%, confezionate in contenitori di almeno 20 litri (i fusti). Nell’off-trade l’accisa passerà invece dal dal 5% al 9,2% per birra e sidro e dal 20% al 23% per il vino, gli altri prodotti fermentati – precedentemente vinificati – e i liquori. Una svolta che può dirsi epocale. Le aliquote dell’Alcohol Duty erano rimaste invariate in UK sino al 2020. Il 19 dicembre 2022, il governo ha prorogato l’attuale congelamento dell’Alcohol Duty di 6 mesi, dal 1° febbraio al 1° agosto 2023, «per dare certezza alle imprese». E ieri è arrivato il momento della resa dei conti.

SVOLTA EPOCALE PER LE ACCISE SUGLI ALCOLICI IN UK

Portafogli alla mano, l’accisa su tutti i prodotti alcolici inferiori al 3,5% di alcol in volume (ABV) salirà a 9,27 sterline per litro di alcol contenuto nel prodotto. L’accisa sul sidro fermo con almeno 3,5% e meno dell’8,5% in volume di £ 9,67 per litro di alcol. Il sidro frizzante con un minimo di 3,5% e un massimo di 5,5% di ABV costerà £ 9,67 per litro di alcol nel prodotto. E ancora: £ 21,01/litro sulla birra con almeno il 3,5% e meno dell’8,5%; £ 24,77/litro su su alcolici, vino e altri prodotti fermentati con un minimo di 3,5% e un massimo di 8,5% ABV; £ 24,77 sul sidro spumante con titolo alcolometrico superiore al 5,5% ma inferiore all’8,5%.

L’accisa su tutti i prodotti alcolici con un tenore di ABV non inferiore all’8,5% e non superiore al 22% sarà di £ 28,50 per litro di alcol contenuto nel prodotto. Si sale a £ 31,64/litro per tutti i prodotti alcolici che superano il 22% di ABV. I vini con un ABV compreso tra 11,5% e 14,5%, dunque una buona fetta dei vini italiani, saranno trattati come se avessero 12,5% vol, sino al 1° febbraio 2025. Ecco quindi il capitolo degli sgravi. Il nuovo Draught Relief, previsto tra le norme dell’Alcohol Duty, prevede una riduzione dell’imposta sui “prodotti alla spina qualificati”.

ALCOHOL DUTY: SGRAVI PER I PUB IN UK CON IL DRAUGHT RELIEF

L‘aliquota dell’accisa è stata ridotta su tutti i prodotti alcolici alla spina con meno di 3,5% ABV: costa 8,42 sterline per litro di alcol contenuto nel prodotto; il sidro alla spina con almeno il 3,5% ma meno dell’8,5% di ABV si assesta su 8,78 sterline. Lo stesso vale per il sidro spumante alla spina con un titolo alcolometrico minimo del 3,5% e un titolo alcolometrico massimo del 5,5%. Aliquota ridotta anche su birra, liquori, vino e altri prodotti fermentati alla spina con un titolo alcolometrico minimo del 3,5% e inferiore all’8,5%: £ 19,08 per litro di alcol contenuto nel prodotto. Si sale a £ 19,08 per litro.

Nelle stime del governo, la misura avrà un effetto diretto sull’indice dei prezzi al consumo (IPC). Nell’Economic and Fiscal Outlook (EFO) del marzo 2023, l’Office for Budget Responsibility (OBR) ha stimato una riduzione marginale del tasso di inflazione dell’IPC nel 2023-2024, che si annullerà parzialmente nel 2024 e nel 2025. «I consumatori di prodotti alcolici più forti – ammette Downing Street – pagheranno di più a causa della nuova struttura dell’accisa. Chi consuma prodotti alla spina nei locali “on-trade”, come i pub, pagherà meno tasse rispetto all’equivalente prodotto non alla spina nei locali “off-trade” (come i supermercati)».

ASPRE CRITICHE DALLA WINE AND SPIRIT TRADE ASSOCIATION

Sempre secondo il governo, si prevede che la misura avrà «un impatto trascurabile su un massimo di 10 mila imprese che producono alcolici nel Regno Unito, importano alcolici nel Regno Unito o sono coinvolte nel deposito di alcolici in regime di sospensione del dazio». Quello che il premier Rishi Sunak considera «un costo una tantum trascurabile» viene però duramente criticato dalla Wine and Spirit Trade Association che si dice «profondamente delusa dal fatto che il cancelliere abbia scelto di soffocare le imprese britanniche del Regno Unito, aumentando in modo significativo le imposte sul vino e sugli alcolici». Molto criticato, in particolare, l’approccio al vino.

«L’accisa su una bottiglia di vino fermo – calcola la WSTA – aumenta di 44 pence. Per i vini liquorosi gli aumenti saranno ancora maggiori: il Porto aumenterà di 1,30 sterline a bottiglia e una bottiglia di vodka di 76 pence. I bevitori di vino subiranno il più grande aumento singolo in quasi 50 anni». Ancor più duro Miles Beale, direttore generale della Wine and Spirit Trade Association: «La decisione del governo di punire le aziende e i consumatori di vino e alcolici con un aumento del 10% per gli alcolici e del 20% per il vino, a partire dal 1° agosto, è sconcertante. Si tratta del più grande aumento delle imposte sul vino dal 1975».

WSTA ALL’ATTACCO: «GRAVE DANNO ALLE CANTINE BRITANNICHE»

Questo bilancio contraddice direttamente ciò che il governo sostiene di voler affrontare. Alimenterà ulteriormente l’inflazione. Farà ricadere ulteriori sofferenze sui consumatori. E danneggerà le imprese britanniche, soprattutto quelle della filiera dell’ospitalità, che stanno ancora cercando di riprendersi dalla pandemia. Il doppio aumento delle tasse sul vino è un colpo particolarmente amaro per le aziende vinicole britanniche ricche di PMI. Ci si chiede, ancora una volta, che cosa abbia il governo contro chi sceglie di produrre e bere vino».

Sempre secondo i vertici della Wine and Spirit Trade Association, gli aumenti fiscali inflazionistici si aggiungeranno agli «aumenti furtivi delle tasse» per alcuni prodotti alcolici, che il governo ha inserito nel passaggio alla tassazione degli alcolici in base al titolo alcolometrico. «Dopo tutti gli sforzi per rilanciare le catene di distribuzione dell’ospitalità nel 2022 – attacca la WSTA – il governo non offre alcun aiuto nel 2023 per il commercio del vino e degli alcolici. E, in particolare, per i 33 milioni di bevitori di vino del Regno Unito che vedranno la loro bevanda preferita, e quella della nazione, colpita da un aumento nel bel mezzo di una crisi del costo della vita».

Categorie
news news ed eventi

Terre Cevico compie 60 anni e svolta: nel 2024 sarà cooperativa di primo grado


Terre Cevico
compie 60 anni e si rilancia sui mercati sotto una nuova veste. Da gennaio 2024 avrà un nuovo modello organizzativo, passando da “consorzio cooperativo“, ovvero da società cooperativa di secondo grado, a cooperativa agricola di primo grado. L’annuncio ufficiale è stato diramato ieri dal presidente di Terre Cevico, Marco Nannetti, in occasione della conferenza stampa che ha dato il via al pomeriggio di festeggiamenti per i 60 anni del Gruppo. La cornice scelta per celebrare l’anniversario è stata Tenuta Masselina, vera e propria boutique winery di proprietà di Terre Cevico a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna (16 ettari di vigna e 6 di bosco per una produzione complessiva di circa 50 mila bottiglie, tutte destinate al segmento Horeca).

«Terre Cevico – ha spiegato Nannetti – si è sviluppato in questi anni come consorzio di secondo grado, fornendo servizi tecnici e commerciali alla propria base sociale, creando opportunità di sviluppo verso nuovi prodotti e mercati, innovando sempre, in ambito agronomico, enologico e tecnologico. Oggi sentiamo l’esigenza di accelerare ulteriormente per sviluppare il gruppo, mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei nostri viticoltori soci. Terre Cevico diverrà presto un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola. Un nuovo assetto che da consorzio porterà Cevico ad essere definitivamente cooperativa agricola di primo grado, con il socio viticoltore protagonista e sempre di più al centro del sistema d’impresa».

TERRE CEVICO COOPERATIVA DI PRIMO GRADO DA GENNAIO 2024


Un processo che sottintende a un piano industriale triennale che ha come obiettivo l’aumento dei ricavi, il miglioramento dei margini, l’efficienza da integrazione dei diversi ambiti aziendali. E ancora: su un piano di investimenti consolidato, su una gestione integrata degli aspetti economico finanziari del gruppo e, non ultimo, su progetti correlati al miglioramento dell’impatto ambientale, alla ricerca e allo sviluppo di una viticoltura moderna e orientata al cambiamento climatico. «L’orgoglio delle radici – ha sottolineato ancora il presidente Marco Nannetti – diventa elemento trainante e centrale, ove la matrice agricola ed enologica del gruppo assume rilevanza sempre più strategica».

La storia di Terre Cevico inizia appunto 60 anni fa, per l’esattezza il 19 febbraio del 1963. Profonde radici in Romagna, con una base di soci viticoltori che abbraccia l’areale compreso tra la pianura di Ravenna alle colline di Rimini, sino a Casola Valsenio, passando per i territori di Forlì e Faenza, fino ai terreni sabbiosi del Parco del Delta del Po, a nord-est. Romagnole Società Cooperativa Agricola e Cantina dei Colli Romagnoli sono, ad oggi, le cooperative di soci viticoltori che, assieme alle Cooperative Agricole Braccianti rappresentano la base e l’anima storica della filiera produttiva dei vini Terre Cevico.

FATTURATO 2023 TERRE CEVICO: VOLA L’EXPORT

Il sistema produttivo, attraverso le cooperative di base, comprende circa 2200 soci viticoltori in Romagna per 6700 ettari di vigneto e 5000 viticoltori in totale in altre regioni. Ventitré le unità produttive, cinque gli impianti di imbottigliamento e ben nove le aziende controllate – di cui 5 al 100% – in regioni d’Italia come Veneto, Puglia, Emilia, Trentino e ovviamente Romagna. Si tratta di Sprint Distillery Srl, Italian Trading, DAI – Distribuzione alcoli Italia, Tenuta Masselina Srl Agricola, Medici Ermete e figli Srl, Rocche Malatestiane Rimini Srl, Cantine Giacomo Montresor Spa e Orion Wines, che controlla a sua volta a Masseria Borgo dei Trulli.

Terre Cevico si colloca così al sesto posto nella classifica dei primi 10 gruppi cooperativi nazionali e al dodicesimo della graduatoria delle prime 115 imprese produttive italiane del mondo del vino. Motivo in più per festeggiare l’anniversario dei 60 anni sono le prime indiscrezioni relative al bilancio 2023, che si chiuderà il prossimo 31 luglio. Dovrebbero infatti essere confermati i 72,8 milioni di euro di fatturato derivanti dall’export, da sempre ago della bilancia e pallino del Gruppo, che commercializza in 70 nazioni, in particolare Giappone, Cina, Svezia, Danimarca, Stati Uniti, Francia e Germania.

Il tutto nonostante la possibile, flessione del fatturato consolidato totale, che dovrebbe toccare i 175 milioni, contro i 189,6 dell’esercizio agosto 2021 – luglio 2022. Le prime stime sul valore del conferimento soci si assestano invece su 53,2 milioni di euro, per 1.140.000 di ettolitri. Cifre lontane anni luce da quel 19 febbraio 1963 in cui dieci rappresentanti di cantine sociali e cooperative braccianti del territorio ravennate si riunirono dal notaio, per costituire un consorzio cooperativo dotato di un capitale sociale di 1.050.000 lire. L’allora Centro Vinicolo Ravennate è divenuto Terre Cevico. «Adesso – ha ricordato il presidente Marco Nannetti ieri, durante le celebrazioni dei 60 anni – c’è un’altra storia da scrivere, lunga almeno altri 60 anni». Prosit.

Categorie
news news ed eventi

Il treno Etna Doc non si ferma più: crescono imbottigliamenti a inizio 2023


Un occhio all’allarme peronospora, «sotto controllo e senza gravi rischi». L’altro ai dati sugli imbottigliamenti, ancora una volta positivi. Continua l’ottimismo tra i produttori di Etna Doc, con 3.512.400 bottiglie prodotte nel primo semestre 2023, pari a 26.343 ettolitri. Un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando la produzione si era attestata a 3.293.388 bottiglie (24.796 ettolitri). Il bilancio
, stilato dall’Osservatorio del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, evidenziano una positiva tenuta della produzione.

«I dati – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC – confermano l’ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione. Il primo semestre dell’anno scorso era stato molto positivo. L’ulteriore crescita dell’imbottigliato nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione».

ETNA DOC, IL DETTAGLIO DELLE TIPOLOGIE

Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si confermano anche quest’anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall’Etna Bianco Doc (+19%) e dall’Etna Bianco Superiore Doc (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l’Etna Rosso Doc, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell’imbottigliato dell’Etna Rosso Riserva DOC.

Continua ad esserci grande fermento anche sul fronte degli Spumanti, che in questa prima metà dell’anno fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. «L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc – sottolinea Cambria – consente certamente una costante crescita dell’imbottigliato. Ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati».

Categorie
Lettere news news ed eventi

Danni peronospora sottostimati: «Vigneti zuppi d’acqua? C’è chi produrrà lo stesso»

Gentile Direttore,
faccio seguito all’articolo pubblicato giorni fa su winemag.it (a questo link). Nello specifico, sono rimasto un po’ sorpreso dall’indagine sui danni della peronospora in Toscana. Noi abbiamo un’azienda Bio dal 1994, sulle colline di Arezzo. Un danno di questo genere non lo avevamo mai avuto, così come dicono le persone più anziane della zona. Anche loro non hanno mai visto una cosa del genere. Nel mese di Aprile-Maggio ha praticamente piovuto tutti i giorni e, se non pioveva tutto il giorno, le piante erano comunque bagnate tutta la mattina. Appena iniziava un po’ di vento e sembrava che asciugasse, ripioveva subito dopo.

I vigneti erano praticamente zuppi di acqua. Le vigne, benché in notevole ritardo, cominciavano ad andare verso la fioritura che prometteva benissimo, con grappoli bellissimi e abbondanti. Come dico sempre, il miglior concime è la pioggia. Però questa situazione ha creato l’impossibilità di muoversi e fare trattamenti che, altrimenti, sarebbero andati perduti per il dilavamento. In realtà la temperatura non era calda e si aggirava sempre sui 10/15 gradi. Non avrei mai pensato di arrivare a una situazione simile. Non si riusciva neanche a star dietro al taglio dell’erba. L’acqua non ha mai dato tregua.

A fine Maggio e i primi giorni di Giugno si tagliava con la pioggia. Ora certamente il vino non possiamo produrlo, non avendo gran parte dell’uva. Non siamo una fabbrica. Ma quello che mi dispiace è vedere ancora nel 2023 chi, nonostante i danni avuti, tirerà fuori il prodotto dicendo che il danno è stato solo del 10 o del 30%. Con il clima di quest’anno, questa stima non è credibile. Sarebbe giusto che ora le ingenti giacenze di vino in cantina siano vendute al giusto prezzo, visto che ogni volta che produciamo è un grande sacrificio. Ma è anche giusto che chi compra o comprerà vino dell’annata 2023, qualora riuscisse a trovarlo, lo acquisti con il suo reale certificato di origine.

Con i miei migliori saluti

Fabio De Ambrogi
Gratena Società Agricola
via Bernardo Dovizi, 40/D
52100 Arezzo

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Promo al super: metà luglio da “comfort zone” per i vini a volantino

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Servito fresco in abbinamento al pesce: red carpet a Venezia per il Valpolicella Superiore


Valpolicella Superiore
: liberi di degustarlo così, senza dover attendere il suo invecchiamento, servito fresco, in abbinamento al pesce e a piatti di mare come tartare di ricciola, capesante, bigoli allo scoglio, risotto con le vongole e filetto di branzino alla griglia, con erbe aromatiche. Una proposta innovativa che è stata al centro di “Venezia Superiore“, la due giorni organizzata in Laguna dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella, interamente dedicata (e intitolata) al rosso del territorio veronese.
«Vogliamo valorizzare e ampliare il consumo di Valpolicella Superiore – sintetizza il presidente Christian Marchesini – aprendo frontiere e rompendo schemi ancora presenti, per cambiare lo stile di intendere gli abbinamenti col pesce e con gli aperitivi di un vino che rappresenta poco più del 7 % della produzione».

Un percorso che l’ente di Verona ha avviato in primis con l’Amarone, dedicando una (riuscitissima) masterclass all’abbinamento con la cucina marittima internazionale, in occasione di Amarone Opera prima 2022. Ora tocca al Superiore. Un vino decantato anche da Ernest Hemingway, che si rifugiava a Locanda Cipriani, sull’Isola di Torcello, sorseggiando un calice di Valpolicella Superiore. A distanza di svariati decenni, il Consorzio ha pensato di ambientare in questo luogo magico, incastonato nell’azzurro della Laguna di Venezia, ad un’ora di motoscafo da Piazza San Marco, il nuovo capitolo del vino più rappresentativo del territorio, con una produzione di 4,8 milioni di bottiglie (sui 18,1 milioni complessivi di Valpolicella Doc, dato ufficiale riferito agli imbottigliamenti 2022) a partire dai tre vitigni principali della denominazione: Corvina, Corvinone e Rondinella.

VALPOLICELLA SUPERIORE E PESCE: L’ABBINAMENTO FUNZIONA

Ecco dunque servite capesante scottate alla griglia, bigoli di grano tenero allo scoglio, filetto di branzino alla griglia alle erbe aromatiche con verdure ai ferri e torta “Casanova” allo zabaione. In accompagnamento una wine list che includeva vini giovanissimi (vendemmia 2021) e altri di annate meno recenti, per concludere con un 2013 ancora in forma smagliante. Tutti i Valpolicella Superiore in passerella sul red carpet veneziano sono stati serviti a temperatura di 13-16 gradi, freschi e conservati in glacette refrigeranti. Pairing che hanno soddisfatto tutti, ma proprio tutti. Tanto da chiedersi se, effettivamente, gli abbinamenti classici del Valpolicella Superiore siano diventati ormai desueti.

La due giorni del Consorzio Vini Valpolicella a Venezia è proseguita a Hostaria in Certosa – Alajmo, sull’isola di Certosa. Qui è andato in scena un altro abbinamento da favola: tartare di ricciola con salsa tartara e insalata di gallinelle con Valpolicella Superiore 2021 e 2020. La finezza e la piacevolezza dei vini proposti è stata pari alla delicatezza del piatto presentato dallo chef Silvio Giavedoni e servito dal giovane team coordinato da Michele Pozzani. Che dire poi del risotto alle vongole con pomodoro, basilico e limone, a cui sono stati abbinati altri Valpolicella Superiore in grado di regalare sensazioni magiche al meglio in bocca. Il gusto tipico dello scartosso de pesse, con fiori di zucchina e salsa romesco sembrava disegnato per l’uvaggio veronese, declinato in una ricchissima wine list in cui il vino più datato risaliva al 2016.

TUTTI I PERCHÈ DEL VALPOLICELLA SUPERIORE

Spazio anche a momenti specificatamente tecnici in Laguna, nel corso di Venezia Superiore. Come sottolineato nel corso della masterclass condotta da J.C. Viens, la Valpolicella si estende in provincia di Verona, su un territorio collinare che supera i 450-500 metri  di altitudine. Da un punto di vista climatico, la zona risulta condizionata da diversi elementi, come la vicinanza al mare, al Lago di Garda e alla montagna. I vigneti sono costantemente baciati dal sole e accarezzati da correnti di aria fresca, con le escursioni termiche che giocano un altro ruolo fondamentale. Le uve allevate in Valpolicella e utilizzate per Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto sono Corvina, Corvinone e Rondinella e in misura minore Molinara, Oseleta e Croatina.

Il Valpolicella Superiore viene prodotto con uve scelte nei vigneti migliori, talvolta con leggeri appassimenti che portano il vino ad alcolicità e strutture più sostenute. Vini che devono invecchiare almeno un anno. Alla vista, il vino si presenta generalmente di un colore rosso rubino, anche intenso. Al naso ha sentori di ciliegia, mandorla amara, rosa canina e spezie. Al palato sprigiona tutta la sua armonicità. È vellutato, elegante, equilibrato, fresco e piacevolmente tannico, senza eccessi. Il Valpolicella Superiore è un vino identitario, che sa esprimere la peculiarità del territorio, che rappresenta con la sua intensità e i suoi profumi in calice. Non manca una certa poliedricità delle interpretazioni.

Al di là dei tratti comuni, spostandosi da una cantina all’altra possono variare freschezza e corpo, con la presenza o meno di Oseleta o Molinara a fianco di Corvina e Corvinone, modificando gusto e profumi. Un ruolo determinante è anche quello dell’epoca della vendemmia, che qualcuno posticipa alla seconda metà di ottobre, nonché la scelta dell’affinamento – in tonneau o in botti grandi – e la sua durata. Ma la grande sfida del futuro del Valpolicella Superiore sono i cambiamenti climatici, con le temperature in costante aumento in Veneto, dal 1971. Una problematica che non sfugge al Consorzio, costantemente in osservazione insieme ai suoi viticoltori.

Categorie
news news ed eventi

Mariangela Cambria è la nuova presidente di Assovini Sicilia

Mariangela Cambria è la nuova presidente di Assovini, associazione che riunisce cento aziende vitivinicole siciliane. Nominata nella seduta di Lunedì 10 Luglio dal neo eletto Consiglio di Amministrazione, Mariangela Cambria, messinese, co-proprietaria dell’azienda vitivinicola Cottanera insieme ai fratelli Francesco (presidente del Consorzio Vini Etna Doc), Emanuele e allo zio Enzo, si occupa di marketing comunicazione, accoglienza. Subentra a Laurent Bernard de la Gatinais, che ultima il suo mandato alla presidenza durato 3 anni. Un vertice tutto al femminile con Lilly Ferro alla vice presidenza e Josè Rallo, consigliere delegato al coordinamento delle attività di finanza agevolata.

«Voglio ringraziare tutti i colleghi del Consiglio che mi hanno voluto e appoggiato – commenta la neo presidente Mariangela Cambria (al centro, nella foto) – Assovini Sicilia è una associazione complessa, dalle tante anime. Il mio obiettivo è quello di dare continuità allo spirito di squadra e associazionismo voluto dai miei predecessori e di interpretare il ruolo dell’associazione come collante tra le grandi e le piccole cantine.  Assovini ha anche il compito di continuare a portare la Sicilia nel mondo. L’Isola è pienamente un continente vitivinicolo dalle mille sfaccettature e diversità dove il vino è veicolo di cultura ed eccellenza».

Del nuovo Consiglio di amministrazione di Assovini fanno parte: Mariangela Cambria (presidente); Lilly Ferro (vice presidente); Josè Rallo (Donnafugata); Achille Alessi (Terre di Giurfo); Federico Lombardo di Monte Iato (Firriato); Alberto Aiello Graci (Graci); Santi Planeta (Planeta); Laurent Bernard de la Gatinais (Rapitalà); Costanza Chirivino (Tasca d’Almerita).

Categorie
news news ed eventi

«Riduzione produzione di vino in Europa? Conseguenze irrilevanti». È polemica

«Sì, la viticoltura è essenziale in Europa». È quanto affermano le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo – da Alleanza cooperative agroalimentari alla Federazione italiana vignaioli indipendenti Fivi, passando per Coldiretti, Confagricoltura, La Coopération Agricole e Interprofesional del Vino de la España – di fronte alle conclusioni dello studio complementare sull’impatto del regolamento SUR sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, pubblicato dalla Commissione europea. Nel documento si descriverebbe come «irrilevante la prevedibile diminuzione della produzione di uva in Europa». Inoltre la viticoltura sarebbe definita «una coltura non essenziale».

Da qui la richiesta congiunta agli Stati membri e agli eurodeputati di «prendere una posizione chiara su questo tema». «Il vino – ricorda Confcooperative in una nota congiunta con il resto della filiera italiana, francese e spagnola – è un importante prodotto economico e culturale in Europa. Il nostro settore chiede di essere sostenuto per continuare le azioni di transizione ecologica con regolamenti realistici e un calendario operativo, che permetta l’implementazione delle soluzioni alternative efficaci esistenti e in arrivo.

Le Associazioni di rappresentanza italiane, francesi e spagnole rivendicano l’importanza del vino in Europa. «L’Unione Europea è il primo produttore di vino al mondo, – ricordano Italia, Francia e Spagna – con il 45% della superficie viticola mondiale. Questo settore ad alto valore aggiunto è vitale per molte regioni rurali europee, genera milioni di posti di lavoro e contribuisce in modo significativo alla bilancia commerciale dell’Ue».

VITICOLTURA NON ESSENZIALE PER LA COMMISSIONE UE
Le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo che si oppongono alle conclusioni della Commissione europea

Tuttavia, questo studio prevede un calo della produzione di uva dovuto agli effetti della riduzione dei fitosanitari, stimato al 18% in Spagna, al 20% in Italia e al 28% in Francia, senza nemmeno valutare l’impatto del cambiamento climatico che andrebbe aggiunto a questa cifra.

La Commissione europea aggiunge nello studio che la produzione di uva non è una coltura essenziale per la sicurezza alimentare europea e che una diminuzione della produzione di vino in Europa sarebbe irrilevante. Queste affermazioni ignorano l’enorme contributo economico, sociale e culturale del settore vitivinicolo in molte regioni dell’UE».

Un atteggiamento che viene giudicato «totalmente inaccettabile» dalle organizzazioni rappresentative della catena del valore del vino in Spagna, Francia e Italia. «È incomprensibile – si legge ancora nella nota stampa – che la Commissione europea ipotizzi e preveda la penalizzazione di un intero settore di grande importanza per l’economia europea. Gli operatori e le aziende vitivinicole sono da tempo impegnati nella transizione ecologica e continueranno ad esserlo. C’è ancora molto lavoro da fare e i nostri produttori devono poter portare avanti questo impegno per la sostenibilità ambientale senza inutili polemiche».

Categorie
news news ed eventi

Vini toscani: Doc Maremma trascinata dal Vermentino

È una Doc Maremma trascinata dal Vermentino quella che emerge dagli ultimi dati dell’Associazione Vini Toscani Dop e Igp (Avito). La denominazione è tra le più performanti nel primo semestre 2023. Si attesta infatti al 4° posto per volumi imbottigliati dopo Toscana Igt, Chianti e Chianti Classico. I primi sei mesi dell’anno hanno visto un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo del 2022, in controtendenza rispetto alla situazione generale toscana. E il Vermentino, ormai, rappresenta il 34% dell’imbottigliato della Doc Maremma (+6% rispetto allo scorso anno). Cifre che contribuiscono a fare della Toscana la seconda regione per numero di ettari della varietà a bacca bianca, dopo la Sardegna: ben 832, più del doppio della Liguria.

«Prosegue il trend di consolidamento per la Denominazione – spiega Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana – che si dimostra in questo momento più dinamica rispetto alle altre toscane». Quanto al Vermentino: «Ci aspettiamo che la nuova menzione Superiore per questa tipologia porti anche una forte crescita nella qualità percepita e dell’immagine della Denominazione. Contribuisce al trend positivo della Doc anche il crescente interesse per un altro vitigno autoctono, il Ciliegiolo, fortemente radicato in Maremma».

L’area di produzione dei vini Doc si estende in tutta la provincia di Grosseto, una delle più vaste d’Italia. È delimitata a ovest dalla fascia costiera del mar Tirreno, a nord dai confini con la provincia di Livorno, lungo il corso dei fiumi Cornia e Pecora, a sud dalla provincia laziale di Viterbo lungo il corso del fiume Fiora e del fosso Chiarone. E ad est dai confini con le province di Pisa e Siena caratterizzati, a nord-est, dai rilievi delle Colline Metallifere, quindi dal corso del fiume Ombrone e del suo affluente Orcia, dal massiccio del Monte Amiata e, più a sud, dalla Selva del Lamone.

Categorie
news news ed eventi

Massimo Damonte nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero

Massimo Damonte è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero. Imprenditore vitivinicolo di Canale, classe 1965, guiderà l’ente piemontese che conta oltre 250 aziende vitivinicole associate, per 8 milioni di bottiglie e una superficie totale di 1250 ettari di vigneti. Prende il testimone di Francesco Monchiero, presidente uscente, rimasto alla guida per tre mandati consecutivi e ora numero uno di Piemonte Land of Wine. Dopo gli studi, Damonte inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, Malvirà, occupandosi della parte viticola e del mercato italiano, contribuendo a renderla una delle più rilevanti del territorio.

Siede nel CdA del Consorzio Roero dalla sua fondazione e ricopre la carica di vicepresidente dal 2020. «Ringrazio per la fiducia accordata dall’assemblea – sono le prime parole di Massimo Damonte – e assumo questo ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero con l’entusiasmo e la passione che devo a una denominazione che negli anni è cresciuta e si è consolidata con successo. Sono davvero lieto che il Roero esprima oggi il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, che coordina l’attività dei 14 consorzi vitivinicoli regionali».

«Nei prossimi tre anni – aggiunge Damonte – intendo proseguire con una comunicazione mirata e strategie volte a valorizzare tutta la filiera e a sottolineare l’importanza e il legame con un territorio unico al mondo, riconosciuto Patrimonio dell’umanità Unesco. L’attenzione verso i consumatori italiani ed esteri sarà ancora più alta, con l’obiettivo di far crescere sia la denominazione in termini di volumi e di valore, sia la percezione dell’identità del territorio del Roero Docg».

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Campi Taurasini: il volto funky dell’Aglianico d’Irpinia esce dall’ombra del Taurasi


L’Aglianico dei Campi Taurasini è quel ragazzetto che si presenta in tuta al matrimonio di un parente. Un po’ inadatto, forse. Ma tutto sommato perdonabile. In primis per l’età. E poi per la consapevolezza di non essere lui il festeggiato. All’ombra di un colosso muscoloso e strutturato come il Taurasi (lui sì, sempre, il re della festa), l’Aglianico dei Campi Taurasini sembra vivere un momento d’oro, sull’onda di una presa di coscienza dei propri mezzi al cospetto dei gusti dei consumatori moderni. Merito dei produttori dell’Irpinia, che a Campania Stories 2023 hanno sfoggiato amabili profili fruttati e sorsi sapidi e tesi per quelli che, fino a ieri, potevano essere considerati i “vini base” di una gamma aziendale al cui vertice – inamovibile – figura per l’appunto il Taurasi.

Un primato che non è in discussione. Tuttavia, la nuova profilazione del Campi Taurasini come vino rosso un po’ funky, nel suo essere splendidamente territoriale ed elegantemente rustico, può portare questa tipologia a entrare di diritto nella scia ormai segnata in Campania dal Piedirosso: quella del “cavallo di Troia”, in grado di trainare con sé anche le vendite del Taurasi, sui mercati internazionali più evoluti. Certo ci vorrà costanza qualitativa, nei prossimi anni. Le premesse fanno ben sperare. Ecco dunque i migliori assaggi di quella che, lo ricordiamo, è una sottozona della Doc Irpinia che condivide con la Docg Taurasi l’intero territorio di produzione.

Ai comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemileto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano si aggiungono quelli di Gesualdo, Villamaina, Torella dei Lombardi, Grottaminarda, Melito Irpino, Nusco e Chiusano San Domenico. Vini e areale da monitorare con grande attenzione, ma non per la possibilità di trovarsi di fronte a “Piccoli Taurasi“, bensì per l’opportunità di assaporare grandi rossi, capaci di raccontare – con classe assoluta – le peculiarità del vitigno Aglianico.

I MIGLIORI IRPINIA CAMPI TAURASINI DOC
Irpinia Campi Taurasini Dop 2019 “Ion”, Stefania Barbot

Bel frutto e bella freschezza per questo Aglianico che si lascia ricordare per le note di ciliegia e di arancia sanguinella e per un tannino di prospettiva, che non oscura il sorso fruttato. Vino già godibile e ancor più apprezzabile col giusto accompagnamento gastronomico, con ottime prospettive di ulteriore, positivo affinamento. 91/100

Irpinia Campi Taurasini Doc 2019, De’ Gaeta

Difficile trovare un Aglianico che abbini tanto frutto e, al contempo, tanta profondità. Il gioco è fatto col Campi Taurasini di De Gaeta, cantina che si è affacciata tutto sommato da pochi anni nel settore, con i fratelli Salvatore e Bruno (la prima vendemmia è la 2015). Un vino che è sfoggio assoluto dei primari e del frutto del vitigno, ma anche spezia e balsamicità, prima di un finale leggermente sapido, che rende la beva instancabile. Un nettare che è essenza della varietà. 92/100

Irpinia Campi Taurasini Dop 2020 “Case Arse”, Giovanni Carlo Vesce

Frutto rosso (ciliegia) e mora di rovo perfettamente matura al naso, ricordi preziosi di erbe della macchia mediterranea. In bocca un tannino splendidamente lavorato, che gioca con la polpa. Vena minerale-salina a fare da spina dorsale a un sorso più che mai goloso, giocato sul frutto. Allungo e chiusura rosso croccante. Vino di prospettiva. Nella foto di copertina lo splendido vecchio vigneto da cui nasce questo vino. 93/100

Irpinia Campi Taurasini Dop 2019 “Costa Baiano”, Villa Raiano

Altro vino di gran carattere, che pur conserva in grande evidenza il profilo fruttato. È questo, di fatto, il profilo vincente del Campi Taurasini, nel segno di un equilibrio tra le componenti che non necessita, forzatamente, lunghissimi affinamenti. Eppure ecco un’impronta tannica importante, così come decise sono la spalla acida e il profilo vagamente balsamico. Vino che darà (ancor più) il meglio di sé col passare del tempo. 93/100

Irpinia Campi Taurasini Dop 2019, Di Prisco

Grandissima purezza e concentrazione del frutto, tra il rosso e il nero, tra la ciliegia perfettamente matura e la mora. Non manca un bel corredo di erbe della macchia mediterranea, cui fa eco un bouquet di viole e fiori di lavanda. Si conferma un grande vino anche al palato, su ritorni di agrumi rossi (sanguinella) e frutta a polpa rossa. Allungo fresco, leggermente sapido, per un vino che brilla in tipicità e ha tanta vita davanti. 94/100

LE “VECCHIE” ANNATE A CAMPANIA STORIES 2023

Si tratta di annate recenti, dunque delle vendemmie di Campi Taurasini da poco sul commercio. Ma a dimostrare che l’ottimo lavoro su questa sottozona della Doc Irpinia non sia cominciato oggi – pur con canoni stilistici non esattamente paritetici – vengono in aiuto gli assaggi alla cieca di annate più vecchie, presenti a Campania Stories 2023.

L’Irpinia Doc Campi Taurasini 2017 de Il Cortiglio (91/100), tutt’altro che arreso allo scorrere del tempo, convince per la splendida dolcezza dei tannini e per il profilo balsamico, fresco, speziato. Benissimo anche l’Irpinia Campi Taurasini Dop 2016Cretarossa” de I Favati (93/100), altro vino dai tannini dolci che rivela ancora prospettiva, stabile al vertice della propria curva evolutiva.

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Inizio d’estate incoraggiante per i vini a volantino

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
Esteri - News & Wine

La “fresca” vendemmia 2023 del Sudafrica: quantità a picco, qualità eccellente

La vendemmia 2023 in Sudafrica sarà ricordata come una delle più scarse dell’ultimo decennio, ma solo in termini di quantità. Il calo dell’uva raccolta, dovuta soprattutto a una stagione più fresca della media, consentirà comunque di produrre vini di qualità eccellente. È quanto emerge dal rapporto annuale di Sawis e Vinpro, le due più importanti società del settore nel Paese africano. Nel dettaglio, il raccolto di uva da vino per il 2023 è stimato in 1.180.093 tonnellate. Si tratta di una quantità inferiore del 14,2% rispetto alla vendemmia 2022. Come già anticipato da winemag.it a marzo, a pesare sul calo finale è anche la crisi energetica registrata in Sudafrica nel corso della stagione di maturazione delle uve, a cavallo tra il 2022 e il 2023.

«Rispetto ad altre stagioni – sottolinea Conrad Schutte, responsabile dei servizi di consulenza di Vinpro – il raccolto del 2023 è molto simile alle precedenti stagioni più fresche, come il 2014, il 2015, il 2018, il 2019 e il 2021. In particolare, assomiglia alla combinazione di freddo e umidità del 2014 e del 2019. In termini di volume, il 2023 potrebbe essere una delle vendemmie più scarse degli ultimi 10 anni».

Lo snodo fondamentale della vendemmia 2023 in Sudafrica si è registrato a nella seconda settimana di dicembre. Le forti piogge hanno portato sollievo alle piante, sino ad allora alle prese con condizioni estreme di calore e aridità. Si è così alleggerita la pressione sulla programmazione dell’irrigazione, in un momento in cui i livelli delle falde acquifere erano inferiori alla norma e le interruzioni della rete nazionale erano all’ordine del giorno. Oltre alle piogge, si sono verificati danni da grandine a Paarl, Worcester e Robertson, pur in modo sporadico e limitato. Il timore di malattie fungine della vite, in particolare oidio e la peronospora, è tuttavia aumentato a causa delle condizioni umide.

UNA VENDEMMIA SFIDANTE PER LE CANTINE SUDAFRICANE

Germogliamento e allegagione sono arrivate in anticipo rispetto alla stagione precedente. Le condizioni più fresche hanno tuttavia ritardato la maturazione delle uve e la vendemmia è iniziata come di consueto all’inizio di febbraio 2023. Sempre secondo quanto riferisce Vinpro, i produttori sono rimasti «impressionati dalle analisi dell’uva, che hanno mostrato livelli di pH, acidi e zuccheri ideali». Le condizioni di siccità hanno in sostanza condizionato le dimensioni degli acini, più piccoli rispetto alla norma, a vantaggio della qualità dell’uva. Sono stati osservati eccellenti profili cromatici e organolettici dei mosti.

«Nonostante quella che è stata a tutti gli effetti una vendemmia difficile per i nostri viticoltori – afferma Siobhan Thompson, Ceo di Wines of South Africa (WoSA) – siamo convinti di poter contare su superbi vini dell’annata 2023 da condividere con i nostri consumatori in tutto il mondo. Abbiamo visto crescere la domanda di vini sudafricani e prevediamo che i nostri vini continueranno a fornire l’eccellente qualità per cui stiamo diventando famosi». Nel dettaglio, il Sudafrica è il nono produttore di vino al mondo con il 4% del vino mondiale.

L’industria vinicola contribuisce al Pil del Paese per oltre 55 miliardi di Rand (1 rand equivale a 0,050 euro) e impiega 269.069 persone lungo tutta la filiera, di cui 80.173 lavorano nelle aziende agricole e nelle cantine. Buone anche le condizioni degli stoccaggi. «I livelli delle scorte dell’industria vinicola sudafricana – evidenzia Rico Basson di Vinpro – sono attualmente in equilibrio, a differenza di quanto avvenne durante la pandemia di Covid-19, quando l’industria vinicola non fu autorizzata a commerciare per 200 giorni e i livelli delle scorte erano pari a 650 milioni di litri».

VENDEMMIA 2023 SUDAFRICA: IL DETTAGLIO DELLE REGIONI VINICOLE
Breedekloof

L’annata sarà ricordata per una vendemmia pressoché dimezzata, per le piccole dimensioni degli acini e per i problemi legati alla riduzione delle rese di molte aziende e cantine.

Cape South Coast

I vini di inizio stagione riflettono un’annata eccellente, mentre i vini di fine stagione, che interessano le varietà più tardive, mettono in mostra l’esperienza e il savoir-faire dei winemakers.

Cape Town

La vendemmia 2023 è stata caratterizzata da vini freschi e da volumi inferiori, a causa dei fattori naturali che hanno preceduto la vendemmia.

Klein Karoo

Un’annata precoce, con una buona qualità delle uve e precipitazioni estive eccezionalmente elevate.

Cape North

Una stagione difficile per le uve ha dato luogo a un raccolto notevolmente ridotto, con un aumento della concentrazione di aromi e della qualità del vino. Le prospettive del Colombar sembrano particolarmente buone.

Olifants River

La vendemmia 2023 in questa regione vinicola del Sudafrica sarà ricordata per le temperature fresche e per il tempo umido e afoso, da dicembre in poi. La sicurezza idrica e la buona disponibilità di energia per l’irrigazione determinano in larga misura il raccolto di uva da vino della regione.

Paarl

Condizioni climatiche ideali e assenza di gravi ondate di calore. La qualità dell’uva è stata eccellente.

Robertson

La produzione è stata inferiore alla media. Condizioni ideali hanno prevalso fino alle prime piogge importanti di marzo, durante le quali è stata osservata una qualità dell’uva tra le migliori degli ultimi decenni.

Stellenbosch

Un periodo di maturazione più fresco ha garantito vini di alta qualità con le cultivar precoci. Le varietà tardive sono state più impegnative, ma le buone pratiche di gestione hanno prodotto uve di alta qualità.

Swartland

La vendemmia 2023 è stata caratterizzata da condizioni climatiche ideali durante la prima parte della vendemmia, con cultivar precoci e di mezza stagione che hanno raggiunto una maturazione ottimale e completa, con zuccheri più bassi della media.

Worcester

Un inverno e un’estate relativamente secchi e una stagione di crescita più calda hanno portato a una riduzione delle dimensioni degli acini in tutte le varietà di uva. Un fattore determinante per il minore raccolto della regione.

Categorie
news news ed eventi

Crescono consumatori vino e alcolici in Italia, ma si beve meno: la fotografia Istat


Sempre più fruitori, sempre più moderati: negli ultimi 15 anni in Italia è cresciuto del 35% (+4,4 milioni) il numero di consumatori saltuari di vino. Al contempo sono diminuiti del 22% i consumi quotidiani. È sempre più definito, secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) che ha elaborato l’aggiornamento Istat sui consumatori di alcolici, il nuovo volto dei consumatori italiani di vino, oggi a quota 29,4 milioni (55% della popolazione). Il profilo che emerge è quello di una platea, trainata dalle donne (+12% contro -2% dei maschi), che non rinuncia alla bevanda alcolica “nazionale” anche se si consolida un approccio molto diverso rispetto al passato.

«I numeri – commenta il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – sintetizzano una volta di più il rapporto responsabile degli italiani con il vino, oggi inteso più come elemento di socialità e di stile di vita che come alimento. È la prova di come l’approccio culturale al prodotto sia ormai fondamentale in un Paese che non solo è il primo produttore di vino al mondo ma anche uno dei più virtuosi in termini di aspettativa di vita».

IL RAPPORTO TRA VINO E ALTRI ALCOLICI

Una tendenza che si riflette meno allargando il campo al rapporto con gli altri alcolici, come la birra e gli aperitivi. Per la birra, che conta 27,4 milioni di consumatori, sono infatti cresciuti sia gli user quotidiani (+19% dal 2008) che quelli occasionali (+30%) con un calo solo per gli “stagionali”, legati all’estate. In forte accelerazione è dato il segmento degli aperitivi alcolici – dove anche il vino con i cocktail gioca un ruolo importante – che oggi conta quasi 22 milioni di adepti (+41% negli ultimi 15 anni), grazie in particolare al boom al femminile dei consumi fuori casa (+79%), ormai appannaggio non più solo dei giovani della gen Z (fino a 26 anni) e millennials (27-42 anni) ma in fortissima ascesa anche per la fascia, ormai leader, 45-54 anni.

Tornando al vino, che nel periodo considerato (2008-2022) ha aumentato la platea del 4%, tra i consumatori quotidiani (12 milioni di italiani) resiste la fascia over 65, mentre evidenziano forti contrazioni i giovani (25-34 anni), a -38%, ma ancora di più i 35-44enni (-48%), con cali importanti (-26%) per i 45-54enni. Il trend si inverte se si considerano i consumatori saltuari (+35%), e in particolare le classi di età superiore: oltre i 45 anni, infatti, l’incremento è del 53%, l’equivalente di oltre 4 milioni di consumatori in più. Complessivamente, rilevano le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, lo scorso anno i consumatori quotidiani di vino hanno stappato 461 milioni di bottiglie in meno rispetto al 2008, mentre i saltuari hanno aumentato i volumi acquistati per un equivalente di 344 milioni di bottiglie.

CONSUMATORI DI VINO: IL DETTAGLIO DELLE REGIONI

Lombardia (16,7% l’incidenza sul totale Italia), Lazio (9,8%), Campania con Veneto ed Emilia-Romagna sono le principali regioni italiane per numero di consumatori di vino. Una classifica che cambia se si guarda all’incidenza degli user sul totale della popolazione per regione: al primo posto balza Emilia-Romagna (il 62% consuma vino), seguita dalla Valle d’Aosta (61%) e – a pari merito – Veneto, Umbria e Toscana al 60% su una media nazionale che arriva al 55% (29,4 milioni di consumatori).

Guardando allo storico degli ultimi 11 anni (2011-2022), si conferma, secondo l’Osservatorio Uiv il trend che vede un calo generalizzato degli user quotidiani a vantaggio dei saltuari. Le principali decrescite di consumatori quotidiani si registrano al Sud, con Puglia (-33%) e Abruzzo (-28%); sopra la media nazionale (-19%) anche altre importanti regioni produttrici, come Piemonte e Trentino (-25%) al Nord e la Campania (-23%) nel Mezzogiorno, mentre si annotano cali nella media in Veneto, Toscana Emilia-Romagna e Lombardia.

Nelle Isole, se in Sardegna i winelover quotidiani diminuiscono del 23%, la Sicilia si dimostra la più resiliente al trend, con un calo di appena il 2% in 11 anni. Complessivamente il più basso tasso di user della categoria lo segna il Trentino-Alto Adige (34% dell’intera popolazione). Tra i saltuari, sopra la media (+25%) gli aumenti in particolare in Trentino-Alto Adige, poi Molise, Veneto, Abruzzo e Campania. In generale, la regione che nel periodo ha smarrito più consumatori è la Calabria (-17%), seguita dalla Sardegna (-10%). Per contro, si registrano buone crescite in Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Umbria.

Categorie
news news ed eventi

Verso l’Orvieto Doc Riserva: missione longevità per il bianco dell’Umbria


Buttare il cuore oltre all’ostacolo. E scrivere la storia nuova di uno dei vini più antichi d’Italia. Con questo spirito potrebbe nascere l’Orvieto Doc Riserva. Una nuova tipologia, al momento non prevista dal disciplinare, con un minimo di 3 anni di affinamento e una quota percentuale preponderante di Procanico e Grechetto, nell’uvaggio. A parlarne con  winemag.it è Vincenzo Cecci, presidente del Consorzio Tutela Vini di Orvieto. «La discussione sul tema “Orvieto Doc Riserva” è aperta da qualche tempo fra i produttori – dichiara l’esponente di Cantine Monrubio – e abbiamo intenzione di iniziare a muovere i primi passi fin da subito, inserendo il tema all’ordine del giorno delle prossime assemblee consortili. Avremo bisogno di tempo per renderlo concreto, ma abbiamo la ferma volontà di portarlo a compimento entro brevissimo».

A dare ulteriore slancio al progetto sono i risultati della masterclass dedicata alla longevità dell’Orvieto Doc, andata in scena questa mattina nei locali della chiesa di San Giovenale, nel cuore della cittadina dell’Umbria. «Si è trattato di una degustazione storica per la nostra denominazione – sottolinea Vincenzo Cecci – in quanto mai prima avevamo raccolto 13 annate, andando indietro sino alla 2010. I riscontri ci portano ad avere ancora più convinzione e certezza di procedere nella direzione dell’Orvieto Doc Riserva». Favorevole all’ipotesi anche Riccardo Cotarella, moderatore della degustazione e tra i relatori del programma di iniziative inserite nell’ambito della manifestazione Orvieto Divino 2023. «Puntare sulla Riserva è un dovere morale per Orvieto», ha commentato il presidente di Assoenologi.

«GIOVANI E CONSAPEVOLEZZA» PER L’ORVIETO DOC RISERVA

Stiamo vivendo un momento particolarmente positivo in Consorzio – ammette Vincenzo Cecci (nella foto, sopra) – con la consapevolezza che sia giunta l’ora di fare cambiamenti importanti. Ci sono molti giovani che vogliono creare una massa critica pesante e condividere questi progetti di rinnovamento. Sono fiducioso che, a breve, riusciremo a superare gli ultimi ostacoli, iniziando il purtroppo lungo percorso burocratico che ci attende».

Indubbi i riflessi (positivi) che la nuova tipologia potrebbe apportare all’intero tessuto produttivo orvietano. Una denominazione che produce circa 11 milioni di bottiglie all’anno, su un totale di 1.200 ettari rivendicati Doc (su 2 mila potenziali). L’Orvieto è ben noto in tutta Italia grazie alla sua capillare distribuzione nei supermercati e nei discount, dove è spesso oggetto di promozioni piuttosto aggressive. L’istituzione di una Riserva potrebbe alzare l’asticella di tutta la piramide qualitativa orvietana e costituire un nuovo elemento d’appeal per l’export, che al momento assorbe il 65% della produzione. Il mercato principale d’esportazione sono gli Usa, seguiti da Canada, Germania e Uk.

UVE E PERCENTUALI DELLA NUOVA TIPOLOGIA

Più delicato il tema della base ampelografica della nuova tipologia Orvieto Doc Riserva. «Sono convinto – spiega il presidente Cecci – che i territori caratterizzino i vitigni. Noi ormai abbiamo l’esperienza per capire quali siano i vitigni non considerati locali che si adattano in maniera particolare al nostro territorio e sono ben affrancabili ai nostri Procanico e Grechetto, in modo tale da migliorare questa importante base. L’Orvieto Doc prevede un minimo del 60% dei due vitigni locali. Con la Riserva potremmo certamente aumentare questa quota, sulla base di uno studio dei vari suoli e della necessità di raggiungere un equilibrio dei singoli vitigni nel vino finale».

Quanto ai prezzi, ammonisce il presidente del Consorzio, «un buon Orvieto non dovrebbe mai costare sotto i 5 euro in cantina». Il prezzo delle uve si aggira attorno ai 60-65 euro al quintale. In calo il valore dei terreni rispetto agli anni, scesi da 60 mila ai 38-40 mila euro all’ettaro degli ultimi anni, sempre secondo i dati forniti dal Consorzio Tutela Vini. «Questo – chiosa Cecci – è un altro elemento sul quale dobbiamo lavorare, dando nuova linfa soprattutto sul fronte della comunicazione. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di raccontare le punte di qualità che possono raggiungere i nostri vini, ma anche la bellezza di tutto il patrimonio storico-culturale della nostra zona. Siamo fiduciosi».

Categorie
eventi news ed eventi

Conto alla rovescia per la 36ª edizione della Rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna


Conto alla rovescia per la 36ª edizione della rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, in programma dal 6 al 9 luglio a Cembra. Quattro giorni alla scoperta delle migliori espressioni del vitigno creato a fine Ottocento dal prof Hermann Müller incrociando Riesling Renano e Madeleine Royal, il cui profilo sensoriale è stato di recente stabilito da un gruppo di ricercatori italiani. La terza varietà più coltivata in provincia di Trento sarà protagonista di un calendario di incontri tecnici, masterclass e degustazioni a Palazzo Maffei, oltre a trekking tra i vigneti eroici della Valle di Cembra, soste gastronomiche, tour in bike tra le cantine e intrattenimento, sino alla cena sotto le stelle lungo il viale alberato.

Da segnare in agenda anche il secondo appuntamento con il Giro del Mondo in 80 Müller, che quest’anno fa tappa in Sri Lanka. Nicky Brian, tra i protagonisti dell’undicesima edizione di MasterChef Italia, abbinerà alcune ricette del paese d’origine della sua famiglia al Müller Thurgau. La scelta sarà quella di ricorrere a vini con qualche anno di vita sulle spalle, per valorizzarne non solo la qualità, ma anche la grande versatilità e longevità. A presentare questo showcooking dai sapori esotici sarà il sommelier Andrea Amadei.

Altro momento atteso è la premiazione dei vini vincitori del 20° Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, la rassegna che mette a confronto Müller Thurgau provenienti da diverse zone d’Italia e dall’estero. E per chi non soffre di vertigini, ci sarà la possibilità di ammirare la perfetta geometria dei vigneti eroici della Valle di Cembra dall’alto, a bordo di un elicottero. Il programma completo è reperibile sul sito ufficiale della Mostra Müller Thurgau.

Categorie
news news ed eventi

È iniziata Campania Stories 2023: ritorno in Irpinia e braccia tese al Vulture

Doveva essere l’edizione delle certezze ritrovate, in quell’Irpinia dove tutto ha preso vita. Invece, il programma di Campania Stories 2023, all’insegna della parola «sinergia», si è già rivelato ricco di sorprese nella giornata d’esordio, ieri pomeriggio al Castello di Gesualdo, Comune inserito tra i Borghi più belli d’Italia. Tanta commozione tra gli organizzatori e qualche accenno al grande progetto di una Doc Campania che potrebbe costituire la ciliegina sulla torta dello stesso percorso di Campania Stories, format ideato dall’agenzia di comunicazione Miriade & Partners che giunge quest’anno all’ottava edizione, come evoluzione di “Anteprima Taurasi”, “Taurasi Vendemmia”, “BianchIrpinia” e “Terra Mia”.

DOC CAMPANIA SULLO SFONDO

La Doc non viene mai menzionata, ma i rimandi sono molteplici, tra le righe dei vari interventi. Secondo quanto riferito alla stampa italiana e internazionale accorsa in Irpinia, i tempi sarebbero maturi in Campania per un progetto corale, che vedrebbe i produttori riuniti – non è ancora chiaro in che forma e con quali, eventuali rinunce – sotto il medesimo “cappello” di una Denominazione di origine controllata Campania, sul modello del Piemonte o, ancor meglio, della Sicilia. «Consorzi e produttori non hanno mai collaborato come invece fanno oggi», ha sottolineato Miriade & Partners, nell’annunciare peraltro che «Campania Stories 2024 si svolgerà nel Sannio».

Solo un accenno all’argomento anche da parte di uno dei principali promotori della Doc Campania, ovvero l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo. «È un momento magico per il vino campano – ha sottolineato l’esponente della giunta De Luca nel suo video intervento da Bruxelles, dove si trova per impegni istituzionali – e stiamo facendo grandissimi sforzi per avere un maggiore riconoscimento e una maggiore percezione sui mercati». «Riconoscimento» e «percezione» che, come apertamente dichiarato più volte, potrebbero arrivare proprio grazie a una Doc regionale.

CAMPANIA CHIAMA BASILICATA: ECCO “GENERAZIONE VULTURE”


Certo, in un’ottica di potenziali “anteprime regionali”, dovrà forse essere rivisto lo stesso format di Campania Stories, che al momento prevede costi che variano da 500 a 850 euro + Iva (da 1 a 8 etichette) per l’iscrizione dei campioni ai tasting riservati alla stampa di settore nazionale e internazionale (elemento che scoraggia una più ampia partecipazione di cantine campane).
Il programma di Campania Stories 2023 entra infatti nel vivo oggi, con gli assaggi delle nuove annate di spumanti e vini bianchi prodotti nelle principali denominazioni campane.

Domani sarà poi il turno dei vini rossi, sempre all’Hotel Villa Calvo – Ristorante La locandina di Aiello del Sabato (Avellino). Oltre 90 le adesioni da tutta la regione alla rassegna organizzata da Miriade & Partners con le aziende partecipanti. Un modo per «celebrare la sinergia tra tutte le componenti del mondo del vino: le cantine campane, Associazione italiana sommelier Ais Campania e Regione Campania». Ma non solo.

Tra le soprese della giornata di esordio di Campania Stories 2023, ancora una volta in un’ottica di espansione del progetto iniziale, si è registrata la presenza di due produttori del progetto “Generazione Vulture” (nella foto, sopra), Elena Fucci e Andrea Piccin (Grifalco). Per la prima volta in 8 edizioni, l’evento targato Miriade & Partners ha dunque aperto le porte a esperienze che superano i confini regionali, per mostrare come «confrontarsi e fare gruppo non può che arricchire».

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Prima dell’Alta Langa 2023: il millesimo 2019 tra new entry e conferme


L’Alta Langa cresce nei numeri e nella testa. Il millesimo 2019, presentato in anteprima alla stampa e agli addetti del settore alla Reggia di Venaria lunedì 8 maggio in occasione della Prima dell’Alta Langa 2023 conferma l’attitudine alla qualità dei padri fondatori del Consorzio e dei loro “discepoli”. Altra costante della denominazione piemontese è la lettura fedele dell’annata nel calice. L’ultima annata si dimostra generalmente più verticale e tesa rispetto alla 2018 e perfetta per i lunghi affinamenti, con qualche (rara) eccezione dovuta alla scelta del dosaggio. Da poco sul mercato anche gli Alta Langa Riserva 2016, tra i quali spicca la doppietta di gran classe firmata Ettore Germano: un Blanc de Blancs e un Blanc de Noirs assolutamente da non perdere.

Tutti elementi che contribuiscono a disegnare in maniera sempre più netta i contorni di una Denominazione che non punta alla massa, ma al consumatore attento, formato, esperto. Molte aziende che negli ultimi anni hanno investito nell’Alta Langa hanno una reputazione consolidata nella produzione di vini fermi di pregio, come Barolo e Barbaresco. Cantine per le quali il Metodo classico non potrà mai essere un semplice “accessorio”, bensì la ciliegina sulla torta del puzzle di vini d’eccellenza, targati Piemonte.

Tra gli esordienti, a convincere su tutti è Anna Maria Abbona con il suo “San BartoméExtra Brut 2019 (4000 bottiglie per l’annata 2019, che diventeranno già 15 mila col millesimo 2021). «Per noi – spiega il cantiniere Lorenzo Schellino – l’Alta Langa, ad oggi, rappresenta un vino fatto in vigna. Sfruttando le zone a disposizione e i nostri suoli, otteniamo vini base predisposti per la spumantizzazione, senza grandi ritocchi in cantina. Vini di vigna, competitivi sul mercato anche a confronto con Champagne e altre grandi denominazioni».

Grandi conferme dell’intera gamma di Enrico Serafino che, con il direttore commerciale Lino Lanfrancone, analizza ancora più a fondo il fenomeno: «L’Alta Langa è prima di tutto una riappropriazione dei piemontesi delle origini del Metodo classico italiano, dato che siamo stati i primi in Italia a produrlo. I terreni sono di qualità indiscutibile: siamo in Langa, dove vengono prodotti Baroli e Barbareschi, al di sopra dei 250 metri. Il disciplinare è l’unico che dà un minimo di altitudine. Il Franciacorta, per esempio, dà un massimo di altitudine.

C’è voglia di rimettersi in gioco, di riproporre il grande Metodo classico italiano con vitigni internazionali come Pinot Nero e Chardonnay e di lavorare con vigneti di altissimo pregio per ottenere cuvée rappresentative di una parte del territorio e del vitigno.

Noi lavoriamo all’85% con il Pinot Nero perché reputiamo lo Chardonnay un vitigno adattivo, capace di adattarsi a dove lo si pianta: è un orgoglio avere grandi vigne di Pinot Nero, qui capace di dare grande longevità, piacevolezza, durezza, grinta, carattere. Non abbiamo timore di aspettare, anzi: oggi abbiamo portato uno Zero millesimo 2014 sboccato tre anni fa, quando in vendita abbiamo un 2017».

Eppure, tra i recenti ingressi nel mondo Alta Langa, non mancano interpretazioni “timide” del vigneto e del varietale, con dosaggi zuccherini volti a rendere – per ammissione stessa di alcuni produttori – più «commerciale» e «vendibile» la novità dell’assortimento. «A chi si approccio alla Denominazione – è il messaggio di Lino Lanfrancone – posso solo dire che l’esperienza fa la differenza. La Fiat ha sempre cercato di accontentare tutti, ma non è mai diventata leader. Puntando solo sulla qualità, Audi è arrivata in alto. Questo vale per auto, orologi, borse e vino. L’idea di base è distinguersi: dieci anni fa bevevano tutti roba tendenzialmente dolce, ma da quando i Pas Dosé hanno iniziato ad essere buoni, la gente si è spostata su questa tipologia».

Della stessa idea Sergio Germano (Ettore Germano): «Ho scelto di presentare alla Prima dell’Alta Langa 2023 le due riserve 2016, sboccate a novembre 2022. Per il Blanc de Blancs è la seconda annata, dopo la 2015. Per il Blanc de Noir si tratta invece della terza annata. Dopo un esperimento con meno di 2 mila bottiglie nel 2014 sono seguite 3.500 bottiglie per entrambe le tipologie nel 2015, sino ad arrivare alle 6 mila bottiglie per ciascuna delle Riserve 2016. I clienti hanno apprezzato queste nuove selezioni, abbiamo esaurito tutte le bottiglie delle annate precedenti. L’idea è quella di dare un messaggio alla tipologia riserva dell’Alta Langa, con uno spumante che permane sui lieviti 65 mesi, 5 in più dell’obiettivo minimo che si porrà il nuovo disciplinare, per la tipologia Riserva».

Secondo la mia esperienza, ed è un’opinione condivisa con altri colleghi – commenta ancora Sergio Germano – la differenza nell’Alta Langa di qualità la fa l’attenzione nella pressatura, la scelta delle frazioni, per non avere amari e acidità aggressive, partendo ovviamente da uve di qualità, con l’idea di fare un Pas Dosé. Esce così questo territorio che regala vini sapidi, minerali, freschi, connotati al contempo da un’estrema piacevolezza, nonché dalla tipica gastronomicità dei vini piemontesi. Il tutto con l’annata sull’etichetta, ovvero il millesimo. Sono poi convinto che il tempo è galantuomo con l’Alta Langa: bisogna lasciarlo sui lieviti, e con il tappo dopo la sboccatura»

E sul successo della denominazione: «È fisiologico – aggiunge il patron della Ettore Germano – che l’Alta Langa abbia iniziato a destare l’interesse di molti. Qualcuno più motivato, qualcuno più aggressivo e volenteroso di saltare su un treno che adesso viaggia veloce. Dobbiamo andare avanti così, senza abbassare l’asticella, convincendo i nuovi arrivati a condividere con noi gli obiettivi originari. Il fatto che l’Alta Langa sia veicolata dal Piemonte e dai suoi produttori è una garanzia di qualità anche per il futuro: un biglietto da visita pesante, in linea con la personalità e identità molto definita di questa denominazione, in un periodo in cui l’interesse internazionale cresce nei confronti delle bollicine».

Sabrina Perrone parla a nome di un’altra azienda che si affaccia per il secondo anno a un Alta Langa Pas Dosé, l’Azienda Agricola Fabio Perrone di Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo (CN): «Il nostro Brut Nature 2019, 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay, 2 mila bottiglie complessive, proviene da un vigneto a 650 metri sul livello del mare. Il vigneto può arrivare a produrre 6.500 bottiglie e le raggiungeremo, perché crediamo molto in questo vino e nella scelta di un dosaggio zero dettata dal nostro approccio: non aggiungere zucchero o liqueur ci consente di non “conciare” il vino, presentandolo in tutto il suo carattere e “pulizia”. Con il nostro ingresso nell’Alta Langa vogliamo puntare sul mercato italiano di nicchia».

Simone Allario Piazzo di Piazzo Comm. Armando di Alba (CN), è tra i sostenitori di una linea più “moderata”. «Siamo all’esordio nell’Alta Langa con le prime 3.600 bottiglie – spiega – e abbiamo dunque pensato a di partire tenendo conto innanzitutto dei risvolti commerciali. Siamo produttori di Barberesco e di Barolo e, anche in questo caso, con alcune etichette, ci stiamo concentrando sul concetto di bevibilità, propendendo per un Brut. In gamma, del resto, abbiamo anche un Nebbiolo in purezza Metodo classico Vsq non dosato, più incline al nostro gusto personale certamente non per tutti. L’idea, senza alcuna fretta, è quella di produrre in futuro anche un Alta Langa Pas Dosé, magari Riserva».

Daniele Cusumano, classe 1983 titolare ed enologo di Tenute Rade – Poderi in Calamandrina (AT) ha invece percorso una terza via. «Per il nostro Alta Langa Riserva preferiamo lavorare bene sulla cuvée ed evitare di intervenire con la liqueur d’expedition. Per questo abbiamo scelto la fermentazione malolattica al posto del dosaggio, ottenendo così un bilanciamento degli acidi. Non è una ricetta: in occasione del millesimo 2015 è stata svolta al 30%, in altre annate potrà essere diverso».

Sylla Sebaste, figlia di Mauro Sebaste che deve il nome alla nonna, fondatrice dell’azienda agricola di frazione Gallo, ad Alba (CN), presenta la seconda annata della cantina, la 2019, ancora una volta Pas Dosé. «Siamo voluti entrare in questo mondo per volontà di mio padre, che crede moltissimo in questa denominazione e siamo sicuri che si svilupperà ulteriormente nel prossimo futuro. Per arrivare alla nostra idea di Alta Langa ne abbiamo assaggiati molti alla cieca, traendone ispirazione. Crediamo che debba essere un vino molto rappresentativo del territorio e siamo entrati a gamba tesa in questo segmento, con un Alta Langa distinguibile». Molto particolare l’approccio della cantina Mauro Sebaste, che può contare su una cuvée frutto di 4 cloni di Pinot Nero e altrettanti di Chardonnay, selezionati appositamente in Champagne.

Un’altra donna al timone è Sara Vezza, dell’omonima azienda agricola che può contare anche sul brand Josetta Saffirio per il Barolo, a Monforte d’Alba. Si tratta di una delle aziende che sta investendo maggiormente nell’Alta Langa, con 3.500 bottiglie nel 2018 che arriveranno a 11 mila col millesimo 2022. Circa 4 mila le bottiglie del 2019 in assaggio alla Prima dell’Alta Langa 2023, frutto di uve acquistate a Perletto e Clavesana, poi interamente lavorate e confezionate. «Abbiamo investito in un progetto di vigneto molto ambizioso, a 680 metri di altitudine, a Murazzano (CN), non ancora entrato in produzione, per arrivare a una superficie complessiva di 8 ettari. L’Alta Langa risponde a requisiti di grande qualità ed è un brand che vuole focalizzarsi sulle bollicine di alto livello.

Speriamo che il Consorzio lasci spazio ai piccoli produttori artigianali presenti nella base sociale, consentendo loro di costruire una rete di sostegno alla denominazione. L’esempio da seguire è quello del Consorzio del Barolo e Barbaresco, vera e propria costellazione di vignaioli custodi e interpreti del territorio, con il minimo comun denominatore della qualità.

Forse sarebbe il caso di rivedere lo statuto, riflettendo sull’opportunità di rimodulare la rappresentatività dei soci tenendo maggiormente in considerazione vignaioli e piccoli produttori e non solo il numero di bottiglie prodotte. Se non ci si sente coinvolti in un progetto comune è difficile condividere gli obiettivi: al contrario, se si fa parte di una visione comune, ci si sente molto più motivati. Accentrare è un peccato».

Invita alla massima fiducia la presidente del Consorzio Alta Langa Mariacristina Castelletta (Tosti 1820). «Abbiamo scelto questa location non solo perché la Reggia di Venaria è strepitosa, ma perché dispone di questa sala, con dimensioni particolari: è lunga 80 metri, larga 12 e alta 15. Dai 18 produttori dell’edizione 2018 siamo diventati 60 e ci tenevo che ci presentassimo tutti insieme, uniti, al cospetto del pubblico qualificato di operatori che ha risposto con grande entusiasmo alla Prima dell’Alta Langa 2023, quinta edizione della kermesse. La crescita, del resto, è avvenuta sotto tutti i profili».

«Credo che il segreto sia l’unicità dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – uno spumante diverso da qualsiasi altro Metodo classico italiano e internazionale e per questo ricercato. Registriamo nel 2022 un +67% di bottiglie sul mercato rispetto al 2021: 1,7 milioni di bottiglie già vendute rispetto ai 3 milioni di bottiglie prodotte, grazie ai 377 ettari attuali. Visto l’interesse, che si respira anche qui, abbiamo programmato nuovi impianti per ulteriori 220 ettari nel triennio 2023-2025, nel segno della grande fiducia che muove tutti noi produttori». Il futuro è solo da scrivere.

Categorie
news news ed eventi

Italia del Prosecco, attenta ai tuoi politici: «Sul Prošek non è detta l’ultima parola»


EDITORIALE –
Contrariamente a quanto affermato dai politici italiani e, a ruota, dall’industria del vino italiano, non è ancora detta l’ultima parola sulla querelle che vede contrapposto il Prosecco al vino dolce croato Prošek, prodotto dalla notte dei tempi in Dalmazia in quantità limitatissime. Una guerra che l’Italia sta combattendo con grande veemenza, ma al suono della vigliacca menzogna che vorrebbe ridurre il Prošek a un’imitazione del Prosecco: una presunta «minaccia al Made in Italy» che, in realtà, non esiste. Così come sono di cartapesta i tanti paladini dell’Italia scesi in campo negli ultimi anni, su questo fronte.

In particolare, a scagliarsi contro i proclami arrivati nei giorni scorsi da Strasburgo, è l’europarlamentare croato Tonino Picula. L’esponente del Socijaldemokratska partija Hrvatske invita l’Italia alla cautela, attraverso un commento inviato in esclusiva a winemag.it, da Zagabria. «È sempre deplorevole – attacca Tonino Picula – quando le interpretazioni dei testi giuridici vengono distorte da velleità politiche. Mi rattrista che i miei colleghi italiani, in particolare il signor Paolo De Castro, rifiutino continuamente di impegnarsi in discussioni concrete e significative con argomenti basati sulla realtà. Al contrario, sacrificano le nostre buone relazioni per presentarsi come combattenti per la “causa nazionale”. Trovo che questo approccio sia vuoto e non colga nel segno».

DIFESA DEL MADE IN ITALY? UN PRETESTO

Il presunto affossamento dello storico vino dolce croato Prošek, tacciato di essere un’imitazione del Prosecco, è dunque frutto dell’interpretazione (politica) di De Castro. «Attendo con ansia il nuovo regolamento – continua l’europarlamentare croato Tonino Picula – e sostengo pienamente l’emendamento che ribadisce che le omonimie (nomi con ortografia o pronuncia uguale o simile) possono essere registrate se, nella pratica, c’è una sufficiente distinzione tra le condizioni dell’uso locale e tradizionale e la presentazione delle due indicazioni omonime. Ribadisco che il Prošek e il Prosecco sono due prodotti grandi e innegabilmente diversi: diversi i vitigni, diverso il metodo di produzione, diversi la consistenza, il colore, il gusto, l’odore e il tipo di vino, diverso l’imbottigliamento, diversa la collocazione nei menu e sugli scaffali dei negozi, e infine diversi i prezzi».

«Metterei in dubbio la conoscenza di base del vino di chiunque confondesse un vino da dessert scuro e sciropposo con un aperitivo leggero e frizzante. Ancora una volta, comprendo e sostengo gli sforzi italiani per prevenire l’uso improprio del nome Prosecco, che è tra i vini europei più contraffatti. Tuttavia – conclude Tonino Picula – ciò non può giustificare questi attacchi ciechi ai piccoli produttori tradizionali croati che applicano il nome Prošek come termine tradizionale e non come Dop». Curioso sottolineare come i due politici facciano parte dello stesso schieramento, ovvero il Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo (S&D), nonostante le posizioni (e i toni) siano diametralmente contrapposti.

Categorie
news news ed eventi

Via libera al Decreto siccità, mentre i vigneti si difendono dalle gelate


Mentre il governo dà il via libera al Decreto siccità, con l’istituzione di una Cabina di regia e la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi all’emergenza idrica, i viticoltori italiani accendono fu
ochi in diverse zone, per difendere i vigneti dalle gelate. Il rischio è quello di perdere gemme preziose, dopo un inverno caldo e secco caratterizzato dal 30% in meno di piogge e una temperatura di 1,38 gradi in più, nel Nord Italia. Primo fra tutti a muoversi in questo senso, come documentato qui da winemag.it, è il Consorzio di Tutela del Prosecco superiore di Conegliano Valdobbiadene, che ha già trovato l’accordo per lo studio di fattibilità di un “piano invasi” in 15 comuni della Docg.

Siccità e gelo si “incontrano” così in un aprile, quello 2023, che porta comunque buone n0tizie, almeno sul fronte istituzionale. Il crollo delle temperature notturne sotto zero che sta colpendo il Paese alla vigilia di Pasqua, si verifica durante l’ennesima situazione di piena emergenza siccità. Con il Po mai così basso, neve dimezzata sulle montagne e livelli dei laghi ai minimi. I numeri parlano da soli. Il Po è a -3,6 metri sotto lo zero idrometrico, con le sponde ridotte a spiagge di sabbia al Ponte della Becca, in provincia di Pavia. La neve, fra Lombardia e Piemonte, è calata di oltre il 50%, tagliando le riserve idriche per l’estate. I laghi boccheggiano, con il Garda che è ai minimi storici del periodo. Ampiamente sotto la media i livelli di Lago di Como e Lago Maggiore.

TRA GELATE E SICCITÀ: VITICOLTORI ITALIANI NELLA MORSA DEL CLIMA

Una tenaglia climatica tra freddo e siccità che, come sottolinea la Coldiretti, «si abbatte su una natura in tilt, con le coltivazioni che si erano risvegliate prima del solito ingannate dalle temperature anomale, con il rischio adesso di perdere i raccolti di un anno di lavoro». In funzione i ventilatori antigelo, che mescolando gli strati più caldi dell’aria a 14 – 15 metri sopra il terreno con quella più fredda che circonda gli alberi, permettono di creare una “barriera protettiva” in grado di salvare i piccoli frutti in maturazione.

Ma dall’assalto del gelo gli agricoltori si difendono anche usando il freddo stesso, con dei vaporizzatori d’acqua che creano una patina su rami e frutticini, utile a ghiacciare senza soffocare o bruciare la pianta, proteggendola al tempo stesso dal crollo eccessivo delle temperature. Con i raccolti sempre più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici – sono stimati in oltre 6 miliardi di euro i danni all0agricoltura italiana, solo nell’ultimo anno – le associazioni di categoria accolgono con grande favore il Decreto Siccità a cui a dato il via libera il Consiglio dei Ministri, nelle scorse ore.

«È importante intervenire per fronteggiare il grave problema della siccità che sta interessando l’intero Paese – evidenzia il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – con circa 300 mila aziende agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza. La situazione più drammatica è nel bacino della Pianura Padana, dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento».

COLDIRETTI E CONFAGRICOLTURA PLAUDONO AL DECRETO SICCITÀ

L’Italia perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana. Sempre secondo Coldiretti, «è dunque necessario intervenire sulla manutenzione e realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura». Ad esprimere soddisfazione per l’approvazione del Decreto Siccità appena varato dal Governo è anche Confagricoltura. Convincono l’istituzione della Cabina di regia e l’identificazione della figura del Commissario straordinario. Particolare apprezzamento anche per la misura volta al riutilizzo delle acque reflue depurate ad uso irriguo, attraverso il rilascio di un provvedimento autorizzativo unico, «un intervento fortemente auspicato da Confagricoltura».

«Le procedure semplificate per la realizzazione di infrastrutture idriche, tra cui i progetti di desalinizzazione, e per la realizzazione di invasi aziendali – evidenzia la confederazione – sono per gli imprenditori agricoli concreti manifesti di un iniziale impegno da parte del Governo in carica di cercare di risolvere le future carenze di approvvigionamento della “risorsa blu”. Un segno di ulteriore sensibilità del Governo emerge altresì dall’istituzione degli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici e per il contrasto dei fenomeni di scarsità idrica presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale. Questi organismi saranno determinanti per la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’utilizzo della risorsa idrica nel distretto idrografico di riferimento».

FEDERVINI SUL DECRETO SICCITÀ: «BENE CABINA DI REGIA E COMMISSARIO»

Come di consueto, non usa giri di parole neppure Federvini. «Finalmente qualcosa si muove», è il commento della presidente Micaela Pallini all’iniziativa del Governo di varare il Decreto siccità. Anche per  l’organizzazione italiana di riferimento dei principali produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti e aceti, aderente a Federalimentare e Confindustria, è positiva «la nascita della Cabina di regia incardinata presso la presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal Ministro delle Infrastrutture, nonché la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica».

 

«Abbiamo raccolto da tanti associati le grida di aiuto – aggiunge Pallini -perché per mesi non ha piovuto anche in regioni tradizionalmente senza problemi. E non sono stati previsti strumenti compensativi. In molte zone c’è quindi rischio serio di compromettere il raccolto. Dopo un 2022 caratterizzato da scarse precipitazioni e un inverno povero di neve, il 2023 si annuncia complicato anche per il settore vitivinicolo, che da solo vale 13 miliardi di fatturato, di cui 8 miliardi da export. Abbiamo rappresentato la gravità della situazione ai molti esponenti del Governo in occasione del Vinitaly e ricevuto rassicurazioni di un pronto intervento, di cui abbiamo avuto il primo positivo riscontro con il via libera al Decreto Siccità».

«Vengono finalmente adottate – ha proseguito Pallini – misure capaci di rendere più efficace l’azione del Governo e delle Regioni, dando la priorità alla realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione. Anche le semplificazioni per la costruzione di invasi per trattenere le acque piovane, le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione sono salutate dal nostro mondo come utili se non addirittura indispensabili. Inoltre – conclude la numero uno di Federvini – la nomina di un Commissario straordinario, dotato di poteri sostitutivi consentirà interventi qualora si verificassero ritardi nella realizzazione. I nostri vigneti non possono attendere i tempi lunghi, o a volte addirittura i tempi morti, della burocrazia».

Categorie
news news ed eventi

Canelli diventa Docg: 17 comuni puntano tutto sul Moscato bianco


Canelli
, culla del Moscato, sarà Docg. Giovedì 6 aprile si concluderà l’iter di riconoscimento del disciplinare di produzione e il suo nome sarà “Canelli Docg”. Giunge così al termine un percorso avviato nel 2001 da un gruppo di produttori locali. Il sogno nel cassetto è ora l’inizio della commercializzazione del Canelli Docg Riserva, con almeno 30 mesi di affinamento. 

Le uve dei vigneti di Moscato bianco che potranno accedere alla nuova Denominazione di origine controllata e garantita, saranno quelle provenienti da 17 comuni attorno alla sottozona Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. L’annuncio è stato dato oggi al Vinitaly dal Consorzio Asti Docg.

La media rivendicata negli ultimi anni è di circa 100 ettari, per una produzione di quasi un milione di bottiglie, ma l’area offre un potenziale molto più alto. Nel 1865, con Carlo Gancia, a Canelli è nato lo spumante metodo classico, antesignano dell’Asti spumante legato al 100% con le uve di Moscato.

IN ARRIVO ANCHE CANELLI DOCG RISERVA

Da lì ha avuto origine la filiera della spumantizzazione, che grazie alle tecnologie di elaborazione del vino si esprime oggi nelle tipologie Asti spumante e Moscato d’Asti. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi anche del Canelli Docg nella tipologia Riserva.

La coltivazione della vite, e del Moscato è la coltura predominante nell’area di Canelli fin dal 1300. Poi lo sviluppo, soprattutto nei primi anni del ‘900 con Federico Martinotti che perfezionò il procedimento di preparazione del vino destinato alla fermentazione.

Categorie
Vini al supermercato

La Gdo a Vinitaly 2023: primo trimestre a rallentatore per il vino al supermercato

Primo trimestre a rallentatore per il vino al supermercato. Lo rivela ricerca completa “Circana (ex IRI) per Vinitaly“, presentata oggi a Verona con i commenti e le proposte di Federvini, Uiv e delle insegne della distribuzione moderna Conad, Coop, Selex, Carrefour, Md, intervenute con i loro rappresentanti alla tavola rotonda ospitata a Veronafiere. Nel primo trimestre del 2023 si prolunga il trend negativo delle vendite di vini e spumanti nella Distribuzione Moderna che ha caratterizzato il 2022, ma la recente tendenza a una progressiva diminuzione dell’inflazione fa sperare in una ripresa nella seconda parte dell’anno.

Nel primo trimestre del 2023, infatti, le vendite di vino calano a volume del 6,2% e quelle delle bollicine dello 0,5% (dati Circana, primi 11 settimane del 2023, I+S+Lsp+Discount+ E-Commerce Panel Circana). Nel 2022 le vendite di vino erano scese del 5,4% e quelle delle bollicine del 5,0%.

Le tensioni inflazionistiche hanno causato, anche nel primo trimestre del 2023, un sensibile aumento dei prezzi: +7,0% il vino e +6,6% le bollicine; il che ha portato a far registrare un aumento delle vendite a valore dello 0,4% per il vino e del 6,1% per le bollicine.

I dati a valore naturalmente sono ingannevoli per via dell’inflazione, ma il canale del vino e delle bollicine nella Distribuzione Moderna rimane comunque rilevante nel mercato italiano con 800 milioni di litri venduti per un valore di circa 3 miliardi di euro nel 2022.

DISTRIBUZIONE MODERNA A RALLENTATORE: I COMMENTI

«Per quanto riguarda l’andamento del 2023 – ha detto nel corso della tavola rotonda Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – molto dipenderà dallo scenario macroeconomico che si affermerà nel corso dei mesi. Le possibilità di recupero del secondo semestre sono legate a come e quanto si ribalteranno a scaffale i nuovi aumenti di listino e come la leva promozionale sarà utilizzata; se sarà usata più dello scorso anno da tutti i soggetti in campo, possiamo immaginare e sperare in un parziale recupero nella seconda metà del 2023».

E il consumatore medio è il primo ad augurarsi una maggiore offerta a scaffale delle bottiglie scontate: nel 2022 i litri di vino e bollicine acquistati in promozione sono diminuiti di 17 milioni di litri, per un valore di 40 milioni di euro, rispetto al 2021. Il 2022 è stato complicato anche per le vendite delle bottiglie a marca del distributore (MDD), tra incremento prezzi e margini da salvaguardare, nonostante la loro convenienza: il vino è sceso dell’8,8% e le bollicine del 4,7%, a volume.

Vini e spumanti biologici, che rappresentano una quota minore di mercato nella Distribuzione Moderna, vedono un calo del vino del 5,1% e delle bollicine del 4,1%. Si vedrà se l’auspicato ritorno alla quasi normalità del mercato nel secondo semestre del 2023 e nel corso del 2024, porterà a una ripartenza del comparto o se si tratta di un rallentamento fisiologico.

La ricerca “Circana per Vinitaly” ha illustrato le vendite di vino e bollicine nella distribuzione negli USA e in Germania nel 2022, dove l’Italia è il Paese estero con la maggior quota sugli scaffali. Infine, nel corso della tavola rotonda sono state riassunte le classifiche dei vini più venduti nella Distribuzione Moderna in Italia.

I rappresentanti di Federvini, Uiv, Conad, Coop, Selex, Carrefour, Md sono intervenuti in tavola rotonda per commentare la ricerca “Circana per Vinitaly” e delineare una strategia per affrontare la situazione. Ecco una sintesi dei loro interventi.

FEDERVINI, UIV, CONAD E COOP ITALIA

Mirko Baggio, rappresentante di Federvini (Responsabile Vendite Gdo di Villa Sandi): «Le cantine devono decidere con molta attenzione in quali mercati investire e con quali clienti utilizzare la leva delle promozioni per riuscire a conciliare fatturati e marginalità. Il consumatore si è avvicinato al vino di fascia premium e la sfida nel 2023 sarà quella di riuscire ad intercettare la domanda, in crescita, di vini di fascia più alta».

Luca Devigili, Rappresentante di UIV Unione Italiana Vini (Business Development Manager di Banfi): «L’incertezza per i mesi in divenire, quando arriveranno gli aumenti di prezzo dei listini, è alta. In questo contesto, abbiamo una certezza: se ogni singolo attore perseguirà i propri obiettivi ignorando le criticità della filiera, i problemi che affronteremo saranno ben più ampi di quelli di cui parliamo ora».

Simone Pambianco, Category Manager Bevande, Conad: «La riduzione della spinta promozionale è da ascriversi principalmente al completarsi del fenomeno inflattivo. Per far sì che le leva pricing e promozionale non diventino la discriminante del successo, in uno scenario in mutamento degli stili di consumo, dovremmo attenderci un ridimensionamento dei costi del fattore vetro».

Francesco Scarcelli, Responsabile Reparto Beverage, Coop Italia: «Il vero aumento dei prezzi a scaffale è atteso nel 2023 e speriamo sia compensato da una ripresa della promozione che va guidata: se è sana indirizza al consumo consapevole e invita a provare nuovi prodotti, se invece è eccessiva crea fidelizzazione all’evento stesso dell’offerta e non al prodotto».

SELEX, CARREFOUR ITALIA E MD

Flavio Bellotti, Responsabile Category Vino, Gruppo Selex: «Il prezzo della bottiglia sullo scaffale è cresciuto, la promozionalità si è ridotta di circa 1 punto. Dobbiamo evitare rialzi spropositati, rispettando i problemi dei consumatori, agendo maggiormente sulla leva delle promozioni e cercando di rassicurare il consumatore».

Lorenzo Cafissi, Responsabile Beverage Alcolico, Carrefour: «L’industria, assieme ai retailer, deve rispondere con strategie chiare e precise che partano dalla comunicazione del valore, passino attraverso una promozione strutturata ed in linea con i posizionamenti dei vari brand, ed arrivino a parlare, in modo più ‘pop’, al pubblico allargato che si sta dimostrando sempre più aperto ad accogliere nuovi trend di consumo».

Marco Usai, Wine Specialist, MD: «Nonostante l’anno ricco di complessità, il Discount continua a registrare ottime performance nel reparto vini. MD ha registrato ottimi risultati nel segmento degli spumanti secchi, e dei vini IGT e rosè, dimostrando ancora una volta la capacità del discount di soddisfare le esigenze dei consumatori. La novità dell’anno è stata il lancio di una nuova private label di vini autoctoni, Enotrium».

SCARICA QUI LA RICERCA CIRCANA (ex IRI) PER VINITALY 2023

Categorie
Approfondimenti

Masi Agricola, cresce la quota di Enpaia

Enpaia, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura, ha portato al 6% la sua partecipazione in Masi Agricola, società della famiglia Boscaini quotata all’Euronext Growth di Milano. La cantina, che produce vini della Valpolicella, tra cui l’Amarone, aveva già ceduto il 4% ad Enpaia, a febbraio 2022. Ora la quota si alza di due punti.

«Masi Agricola fa parte delle nostre partecipazioni dirette mission related e strategiche – dichiarano all’unisono Giorgio Piazza e Roberto Diacetti, presidente e direttore generale della Fondazione Enpaia – che rivestono un ruolo di rilievo nel nostro portafoglio finanziario, perché forniscono con costanza flussi di dividendi. E, inoltre, apprezzano il loro valore nel tempo».

Da quando sono state costituite queste posizioni, rende noto l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura, «gli investimenti contribuiscono alla redditività generale del portafoglio, con flussi cedolari medi vicini al 5%». Rispetto ad altri investimenti azionari in Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) che fanno comunque parte dell’asset allocation, «hanno sempre e di gran lunga performato meglio rispetto a questi ultimi».

Categorie
news news ed eventi

Barbaresco, Gaja espianta un terzo della vecchia vigna Sorì San Lorenzo (foto-video)


Angelo Gaja
ha espiantato circa 1,14 dei 4,34 ettari di vecchie piante di Nebbiolo del suo vigneto Sorì San Lorenzo. Si tratta della parcella dalla quale nasce l’omonimo Barbaresco, tra i vini simbolo della cantina, nonché icona della regione vinicola piemontese. Un vino ricercato da collezionisti di tutto il mondo, entrato nel mito per il suo legame viscerale con il noto produttore. Forse anche per questo, Gaja è restio a commentare la decisione.

«La mia cantina non ha un sito web, figurarsi se voglio comunicare i dettagli sui lavori in corso al vigneto», sono le pochissime parole che l’imprenditore classe 1940 concede al telefono prima di riagganciare, salutando con la fretta di chi non vuole rilasciare alcuna dichiarazione. Un invito (indiretto) ad approfondire ancora più da vicino la notizia. Sul posto, di fatto, il (nuovo) colpo d’occhio del vigneto parla da sé.

Gli 1,14 ettari estirpati di Sorì San Lorenzo, nel cru Secondine, si presentano come la tavola spoglia di un ristorante stellato. Una macchia di colore marrone chiaro, con venature biancastre, tra le verdi file delle piante risparmiate dall’estirpo, e il bosco che scivola a valle. Il suolo si trova da giorni sotto l’assedio di pesanti cingolati. Sono almeno due gli operai intenti a livellare il vigneto, molto ripido, in attesa del probabile reimpianto.

Un cumulo di vecchie viti strappate dalla terra fa mostra di sé prima della fine della strada, a pochi passi dal cartello che indica il Cru Secondine. Una seconda catasta si trova sotto un albero, ai piedi del vigneto. È l’immagine perfetta di un pezzo di storia che se ne va. Un po’ per vecchiaia. Un po’, forse, per via una scelta imprenditoriale che sta facendo certamente discutere in tutta la zona. Senza spiegazioni ufficiali, è solo possibile ipotizzare quali siano le ragioni che hanno portato Angelo Gaja a sradicare un terzo del suo iconico vigneto di Nebbiolo.

GAJA E L’ICONICO BARBARESCO SORÌ SAN LORENZO

Siamo sul versante occidentale della denominazione, a pochi passi dalle sponde del fiume Tanaro, che divide Langhe e Roero. Una zona mitigata dalla presenza del corso d’acqua, in cui le piante di Nebbiolo, con età media di 75 anni, maturavano prima rispetto a molte altre zone di Barbaresco. Qualche vicino racconta come Gaja fosse tra i primi a raccogliere le sue uve in zona, raggiungendo ottimali gradi di maturazione senza il rischio di compromettere la qualità, a causa delle piogge. Quello che anni fa poteva essere un vantaggio, potrebbe poi essere diventato un ostacolo a fronte dei cambiamenti climatici.

Ecco perché è possibile ipotizzare che l’estirpo degli 1,14 ettari di Sorì San Lorenzo possano essere dettati, oltre che dall’anzianità delle piante, anche dalla scelta di impiantare un diverso clone di Nebbiolo, a maturazione tardiva: del resto sono 95 quelli ammessi all’interno della Denominazione. Da escludere, in merito al prossimo colpo d’occhio del vigneto, l’ipotesi del cosiddetto “ritocchino”, non più praticabile nelle Langhe divenute patrimonio Unesco.

Questa tecnica, infatti, prevede sì la disposizione dei filari nel verso della massima pendenza (nel caso specifico si raggiunge almeno il 30%) ma causa tuttavia problemi di erosione. Gli stessi che sono già ben visibili nella parte alta della porzione di vigneto espiantata, di proprietà di proprietà di altri vignaioli, dove è presente una scarpata piuttosto ripida.

GLI ALTRI PRODUTTORI DEL CRU SECONDINE

Di fatto, Angelo Gaja non è il solo a possedere vigneti all’interno del cru Secondine. Oltre a lui, capace di dare notorietà alla zona proprio grazie al suo vino Sorì San Lorenzo, ci sono La Spinona, i Produttori di Barbaresco e, da qualche anno, Stefano Sarotto, che alleva il vigneto di proprietà della moglie, Nora Negri (il primo Barbaresco, secondo indiscrezioni, porterà l’annata 2020 in etichetta).

Piccolissime porzioni sono poi di proprietà di altri privati. Non c’è solo Nebbiolo nel Cru Secondine, situato tra i 170 e i 245 metri sul livello del mare. Del 76% attualmente piantato a vigna, solo il 70% è da iscrivere al vitigno principe delle Langhe del Barolo e del Barbaresco. Il 15% è Barbera, l’8 a Langhe rosso 8% (Freisa, per esempio).

La parte restante è a Langhe Bianco, dunque a varietà di uve a bacca bianca (per esempio Chardonnay). I ben informati sanno che è lo stesso Gaja ad aver prodotto nella storia, in alcune annate, il suo Sorì San Lorenzo come Langhe Nebbiolo, al posto di Barbaresco. Il tutto giustificato con l’aggiunta di un 5% di Barbera al Nebbiolo. Una scelta che, almeno potenzialmente, avrebbe consentito un cospicuo surplus di produzione, calcolabile in media attorno al 25% in più.

Il tutto senza cambiare il prezzo, essendo Sorì San Lorenzo un vino icona, entrato nella storia dei grandi vini rossi italiani capaci di conquistare il mondo. E se è vero che “Sorì”, in piemontese, indica la porzione di vigneto più calda, perché ben esposta al sole, il futuro non potrà che essere luminoso. Anche in seguito all’estirpo.

Categorie
degustati da noi vini#02

Igt Daunia 2017 Vino spumante Metodo classico, Cantina La Marchesa

L’Igt Daunia 2017 Metodo classicoL’Istante della Marchesa” è uno degli spumanti presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Aglianico in purezza. Dopo oltre 42 mesi di maturazione sui lieviti e numerose prove da parte di questa piccola realtà della provincia di Foggia, già “Cantina dell’anno – Sud Italia” 2022 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani targata winemag,it, ecco il primo metodo classico de La Marchesa. Un Pas Dosé.

Si conferma la meticolosità dell’approccio della cantina, dalla vigna alla bottiglia. L’Aglianico è riconoscibile sia al naso sia al sorso. Olfatto e palato si distendono su un letto di agrumi e frutti rossi e su venature saline che stuzzicano l’appetito, chiamando abbinamenti importanti. L’ennesima chicca de La Marchesa.

Categorie
news news ed eventi

Il vigneto Italia vale 56 miliardi di euro


Il vigneto Italia vale 56,5 miliardi di euro, per un corrispettivo a ettaro di 84 mila euro, quattro volte più della media delle superfici agricole.
Lo rileva l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly con una ricognizione sui valori dei 674 mila ettari del vigneto nazionale che da Nord a Sud della Penisola generano un’economia da oltre 30 miliardi di euro l’anno e rappresentano al contempo uno degli investimenti più redditizi in assoluto sul piano fondiario. Con il mercato che risponde con un boom di transazioni, dettate in particolare da fondi e family office interessate soprattutto alle regioni a maggior vocazione enologica e di conseguenza a maggior tasso valoriale, come Alto Adige, Trentino, Veneto, Toscana e Piemonte.

Le quotazioni massime più alte dei filari italiani – a volte sopra il milione di euro per ettaro – si riscontrano in provincia di Bolzano, nella zona di Barolo e Barbaresco, sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene e a Montalcino. Si va dai 300-500.000 euro a ettaro per la zona di produzione del Trento Doc, la Valpolicella, Bolgheri e la Franciacorta. Stime di poco inferiori per le aree del Prosecco Doc, del Lugana, del Chianti Classico e Montepulciano. Negli ultimi 15 anni, secondo le rilevazioni elaborate dal Crea, la grande maggioranza delle denominazioni ha incrementato le proprie punte di valore: si va da Montalcino (+63%) a Valdobbiadene (+16%), da areali nel bolzanino come Caldaro (+75%) o Canelli nell’astigiano (+58%) fino al Collio (+50%), all’Etna (+57%), ai filari montani della Valle d’Aosta (+114%).

TERRITORI VOCATI A PRODUZIONI DI SUCCESSO

L’alto valore medio a ettaro del vigneto Italia (dato dalla presenza di ampi territori vocati a produzioni di successo, come Prosecco, Valpolicella, Lugana, Pinot grigio, Valdadige) associato all’estensione del vigneto (100.000 ettari circa) pone il Veneto in testa alla classifica generale dei valori fondiari. Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «Il vigneto Italia è ormai un brand globale specie nei suoi territori più vocati, e questo è un elemento di forza a cui gli investitori non possono sottrarsi. Notiamo come in genere l’ingresso di fondi internazionali o di famiglie facoltose nelle aree simbolo della viticoltura italiana sia in primo luogo una questione di prestigio, poi certamente un bene rifugio o un elemento di diversificazione degli asset».

Ma alla base c’è la consapevolezza di investire sul valore nel senso più etimologico del termine, più che di aderire a un progetto remunerativo nel breve-medio periodo con il solo valore della produzione. In Italia si assiste a questo – ha concluso Frescobaldi -, e non è un caso se Bernard Arnault, presidente del gruppo Lvmh, ha recentemente acquistato Casa degli Atellani di Milano, vigna di Leonardo compresa».

Per l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese: «Il vino italiano è un capitale strategico del Paese e Vinitaly lo ha ribadito con un rapporto realizzato dall’Osservatorio assieme a Prometeia con i nuovi numeri di una filiera da 31,5 miliardi di euro l’anno. Il settore, che vanta la miglior bilancia commerciale tra tutti i comparti del made in Italy tradizionale, ha una propensione all’export doppia rispetto all’agroalimentare e questo ha un peso anche sul valore fondiario di un prodotto sempre più globale, sempre più riconosciuto come bandiera dell’Italian style. Non è un caso se per l’azienda leader mondiale nella consulenza nel settore real estate, il volume degli investimenti nel vigneto Italia è segnalato in crescita in tripla cifra nell’ultimo biennio».

Categorie
news news ed eventi

Emergenza siccità, Città del Vino: «Piwi e micro invasi per il futuro della viticoltura»


«Un ettaro di vigneto consuma mediamente circa 500 millimetri di acqua a stagione, cinquemila metri cubi pari a 5 milioni di litri. Occorre fare rete tra comuni limitrofi agendo insieme, dando priorità anche al problema della dispersione dell’acqua». È
 quanto sottolinea il presidente Città del VinoAngelo Radica, alla vigilia del Vinitaly (2-5 aprile Veronafiere), dove l’Associazione nazionale che rappresenta 430 comuni sarà presente con 11 eventi in programma, fra cui la presentazione dei dati dell’Osservatorio del Turismo del Vino, con un focus di 145 comuni italiani. Il tema della siccità in viticoltura sarà centrale.

È drammatico per il futuro dei territori del vino italiano – prosegue Radica – constatare che riusciamo a raccogliere solo l’11 % dell’acqua piovana a causa di una rete infrastrutturale non adeguata, mancanza di piccoli invasi e perdite idriche del 42%.

Oltre agli investimenti già previsti per 3,9 miliardi di euro (di cui 2,9 mld dal PNRR) per rendere efficienti, sicure e durature nel tempo le infrastrutture idriche; occorre investire in ricerca ed innovazione, valorizzando il ruolo dei vitigni “antichi” resistenti alla siccità, ma anche sperimentarne di nuovi che siano resistenti e che abbiano bisogno di minore risorsa idrica. Sempre con una gestione intelligente dell’acqua».

IL RUOLO DEI COMUNI NELLA GESTIONE IDRICA

Il riferimento, molto chiaro, è dunque anche ai vitigni Piwi, resistenti alle malattie fungine e anche a condizioni meteo estreme: dal gelo al caldo torrido e alla siccità. Sempre secondo Città del Vino è «necessario programmare strategie sul breve e lungo periodo, facendo sinergia fra Comuni, Governo, Regioni, Università e centri di ricerca». «In occasione dell’ultima vendemmia – sottolinea il presidente Radica . l’emergenza idrica ha avuto risvolti estremi in alcuni areali, per certi versi drammatici. Questo impone nuove strategie di gestione delle risorse idriche».

Su questo tema i sindaci sono chiamati a svolgere «un ruolo strategico», attivando «nuove iniziative per una gestione più intelligente e condivisa della risorsa acqua». La s0luzione è sul tavolo dell’Associazione nazionale Città del Vino. «In molte aree – spiega Angelo Radica – sarebbero utili dei micro-invasi per una più regolare distribuzione nei periodi estivi».

Per risolvere l’emergenza siccità in viticoltura, bisogna anche «attivare tutte le sinergie per il recupero delle acque reflue, che non devono più essere considerate un problema ma una risorsa». Inoltre, sempre secondo Città del Vino, «i comuni possono favorire, compatibilmente con gli strumenti di pianificazione regionale, una minore burocrazia ed uno snellimento delle autorizzazioni nei casi in cui non c’è un chiaro impatto paesaggistico ed ambientale».

Categorie
Approfondimenti

Vendemmia 2022 in Alto Adige: «Niente di meno che un’annata storica»


«Niente di meno che un’annata storica». Il Consorzio Vini commenta così la vendemmia 2022 in Alto Adige, mentre i primi vini iniziano a fare capire agli appassionati di che stoffa sono fatti. 
Un’annata che dal punto di vista meteorologico è stata caratterizzata da temperature record. Con giugno, luglio e agosto eccezionalmente caldi e secchi, lo sviluppo vegetativo è risultato contenuto, con la possibilità di vendemmiare i grappoli due o addirittura tre settimane prima rispetto alla media annuale.

«La vendemmia 2022 in Alto Adige – spiega Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige – è iniziata con una comparsa dei germogli relativamente tardiva. A causa del clima molto caldo fino alla fine, si è trasformata in un anno molto precoce. Analizzando l’andamento dei vini bianchi gli enologi esprimono quindi grande entusiasmo. Questi vini, infatti, si stanno sviluppando sorprendentemente bene in tutte le zone e risultano decisi ma comunque freschi e fruttati».

VENDEMMIA 2022 IN ALTO ADIGE: «MAI VISTA UN’ANNATA SIMILE»

Nel dettaglio, le uve a bacca bianca sono state raccolte con buoni valori zuccherini, acidità inferiore alla media e una buona salubrità. A svilupparsi in maniera particolarmente interessante, sempre secondo il Consorzio Vini, sono soprattutto Chardonnay e Pinot Grigio. Il Gewürztraminer risulta molto fruttato e promette una buona annata, il Sauvignon ha sorpreso tutti.

«Complessivamente – continua Bernhart – la vendemmia 2022 in Alto Adige è ottima per i vini rossi, in tutte le aree di coltivazione. Il Pinot Nero 2022, per esempio, si sta sviluppando in un vino forte, fruttato, di grande interesse. E anche Lagrein, Merlot e Cabernet promettono bene». Lo stesso vale per la Schiava. Qualcuno, così, si spinge a dire di non aver «mai visto un’annata simile. Niente di meno di un’annata storica».

Exit mobile version