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Wine export management: al via il master Fem

Ha aperto i battenti ieri, alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento), il 5° Executive master in Wine export management, il percorso formativo di eccellenza per esperti di commercio estero di vino, con 25 aspiranti manager scelti fra una rosa di 75 candidati provenienti da tutta Italia.

Cerimonia di apertura con presentazione del piano didattico e delle attività, seguita dal seminario sulla professione export manager con l’esperto di commercio internazionale e di processi di internazionalizzazione, Alessio Gambino.

Chi è l’export manager? E’ una figura professionale che segue l’azienda nei mercati di destinazione, con il complessivo obiettivo di sviluppare il business estero. Finora la Fondazione Mach ha formato più di cento esperti. Un bravo Export Manager deve conoscere una o più lingue, avere forti doti commerciali e di negoziazione, conoscere il web e le nuove strategie di comunicazione. Deve essere una persona intraprendente, capace di lavorare per obiettivi.

L’obiettivo del corso è fornire le competenze gestionali che sono indispensabili per l’Export manager, ma che ancora di più sono “vitali” per tutte le aziende che vogliono affacciarsi ai mercati internazionali o potenziarne la loro presenza.

In quest’ottica, ecco la “Formula Executive”. Concepita per conciliare lavoro e studio, grazie alla struttura modulare che comprende lezioni ed esercitazioni in aula il venerdì più il sabato, a settimane alterne, per complessivi 10 appuntamenti (140 ore totali). WEM si svolgerà alla FEM con formula week – end dal 27 gennaio al sabato 27 maggio.

I docenti sono professori universitari, ricercatori, professionisti, consulenti, specialisti del settore enologico e del processo d’internazionalizzazione delle imprese. Il master si avvalerà di testimonianze ed esperienze di Responsabili di alcune primarie aziende vinicole italiane con profilo “export oriented”.

È indirizzato a neolaureati (di primo o secondo livello), addetti commerciali, ma anche a piccoli imprenditori del settore vitivinicolo che ambiscano ad acquisire, o perfezionare, le competenze nella gestione dell’export del vino. Avere competenze di export management può essere un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino. Il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione. Indispensabile buona conoscenza della lingua inglese (riferimento livello B1).

IL PROGRAMMA WEM5
Il percorso formativo del Master è imperniato su 10 moduli che costituiscono le 140 ore di formazione in aula.  Le macro aree di approfondimento sono: scenario vitivinicolo italiano e mondiale: produzione, consumi e tendenze; il nuovo profilo dell’export manager; marketing del mondo del vino; organizzazione dei principali mercati internazionali;la comunicazione del vino on line; attitudini ai consumi di vino e comunicazione interculturale;i canali distributivi;comunicare per vendere;le opportunità delle misure di finanziamento dell’unione europea;il binomio identità-relazione per affrontare i mercati.

“Le imprese vitivinicole – spiega Alessio Gambino – hanno sempre più bisogno di entrare o consolidarsi commercialmente nei mercati esteri. Per poterlo fare in modo duraturo e non occasionale hanno bisogno di figure professionali interne che abbiano le competenze necessarie per supportare i processi di internazionalizzazione”.

Il lavoro di un export manager è complesso, richiede studio, analisi, capacità di ascolto ed osservazione. “Bisogna dedicare energie fisiche e mentali importanti, spesso affrontando viaggi lunghi e frequenti in Paesi con culture diverse e non immediatamente comprensibili. Il supporto dell’impresa diventa fondamentale per per raggiungere i risultati attesi e pertanto anche gli imprenditori devono investire con risorse finanziarie adeguate e sempre più crescenti”.

Alessio Gambino lavora presso CEO IBS ITALIA e Founder Exportiamo.it; esperto di commercio internazionale e di processi di internazionalizzazione, è coordinatore MBA presso l’Università G. Marconi, docente della Business School del Sole24Ore, Exportiamo Academy, NIBI – Nuovo Istituto di Business Internazionale, IPSOA e Tem Academy dell’ICE.

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Vino italiano, Fem: “L’export migliora la qualità”

“La percentuale del vino italiano che viene venduta all’estero è in crescita e per molte aziende ha oltrepassato la soglia del 50% della produzione. Questo implica che all’interno delle azienda vitivinicola ci siano delle persone con delle competenze specifiche per seguire il lavoro di vendita e promozione sui mercati esteri”. Steve Kim, managing director di Vinitaly International, ha moderato oggi il settimo seminario internazionale di marketing del vino organizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) a San Michele all’Adige (Trento) e centrato sui nuovi modelli per l’export.

L’evento, rivolto ad esperti di marketing del vino, produttori e studenti, si inserisce all’interno del percorso formativo di eccellenza “executive master wine export management”, che forma gli specialisti dell’export vini. Professionisti in grado di supportare le aziende del vino nel complesso processo di internazionalizzazione. Oggi, al termine del seminario, si è svolta anche la consegna degli attestati a 24 nuovi manager del vino.

“Abbiamo analizzato quali sono queste competenze, i mercati storici del vino italiano, ma soprattutto quelli nuovi e la Cina in particolare, dove l’Italia del vino non è ancora riuscita ad affermarsi come hanno fatto i cugini d’Oltralpe, ma si stanno facendo enormi sforzi per recuperare terreno” ha detto Kim, l’esperta coreana a capo del braccio strategico internazionale di Vinitaly e impegnata ad utilizzare i canali innovativi per comunicare e celebrare “il vino italiano” all’estero – con un’enfasi creativa sui social media – sempre con un occhio di attenzione per aiutare i produttori italiani a vendere di più di una semplice bottiglia di vino.

LA CRESCITA
L’export vitivinicolo italiano è fortemente cresciuto in quest’ultimo ventennio a dimostrazione del grande appeal internazionale della nostra vitienologia. E’ cresciuta però anche la concorrenza sui mercati internazionali, sono aumentate le problematiche organizzative, si sono fortemente modificati i sistemi distributivi e la stessa rete di importazione si è decisamente evoluta in quest’ultimo quinquennio. Grandi evoluzioni che stanno obbligando le imprese enologiche italiane a grandi sforzi organizzativi e ad aumentare fortemente la loro capacità di gestire la loro presenza sui mercati internazionali.

“Occorre puntare sulla qualità del vino, ma anche creare marchi in grado di esprimere uno stile di vita. Se riusciamo a fare questo le opportunità sono enormi”, ha detto Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari nonché direttore dell’International Wine and Spirits Competition IWSC, intervenuto assieme ad Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini e titolare della cantina Donnafugata, Emilio Pedron, amministratore delegato di Bertani Domains, Raffaele Boscaini, responsabile Marketing Masi, Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia, Matilde Poggi, presidente Fivi e titolare di Le Fraghe, Roberta Crivellaro dello studio legale Whiter.

A conclusione della tavola rotonda si è svolta la consegna degli attestati ai 24 nuovi export manager del vino, provenienti da varie regioni italiane e selezionati da una commissione che ha valutato oltre 70 candidature. Intanto, è tutto pronto per il prossimo corso: il 31 dicembre scadono i termini per iscriversi alla quinta edizione del corso di wine export management.

 

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