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Sudafrica, divieto vendita e consumo vino: i produttori portano il Governo in Tribunale

Finisce in Tribunale la querelle che vede protagonisti i produttori di vino del Sudafrica e il governo guidato dal presidente Matamela Cyril Ramaphosa. Stremata da mesi di “proibizionismo”, o meglio dal divieto di vendita e consumo di alcolici intimato da Pretoria nell’ambito delle misure anti Covid-19, l’industria vitivinicola sudafricana ha deciso di prendere di petto la situazione. Passando alle vie legali.

È atteso per il 5 febbraio 2021 il pronunciamento dell’Alta corte di giustizia del Western Cape a cui si è rivolta Vinpro, associazione che raccoglie 2.575 produttori di vino del Sudafrica.

La non-profit di Paarl chiede «urgenti provvedimenti provvisori» che darebbero al premier del Capo Occidentale, Alan Winde, esponente di spicco dell’Alleanza Democratica sudafricana, il potere di adottare «misure ad hoc per consentire la vendita e il consumo di alcolici» in casa, ma anche nei ristoranti e nei supermercati.

Solo la prima tappa, il Western Cape, per poi procedere alla medesima richieste nei tribunali delle altre province. Gioca a favore di Vinpro il numero di nuove infezioni, casi attivi e ricoveri ospedalieri, che sta diminuendo rapidamente in tutto il Paese. In particolare proprio nel Capo Occidentale.

«In queste circostanze – sottolinea l’associazione guidata dal managing director Rico Basson – il divieto su vino e alcolici non è più giustificato nel Western Cape. Se sarà ancora in vigore entro il 5 febbraio, l’Alta Corte del Capo Occidentale dovrà a nostro avviso invalidare il divieto del ministro della Salute, Nkosazana Dlamini-Zuma, con effetto immediato».

La partita è aperta proprio sul fronte dei dati divergenti che arrivano dalle varie province. «È necessario un approccio più flessibile e agile, basato su dati empirici credibili – sottolinea Vinpro – grazie al quale l’esecutivo provinciale potrebbe fare da garante sulla vendita al dettaglio, per il resto della pandemia».

Sebbene il divieto di alcolici sia stato introdotto affinché gli ospedali abbiano la capacità di curare i pazienti, la pandemia colpisce le province in modo diverso e le capacità di reazione degli ospedali sono quindi diverse di zona in zona.

Nonostante ciò, il governo non ha mai differenziato le province nell’attuare o revocare il divieto sugli alcolici. Ha invece imposto un divieto a livello nazionale, poi lo ha nuovamente revocato e reintrodotto, senza riguardo per le circostanze nelle singole province».

Una situazione che sta mettendo a rischio centinaia di cantine e attività che operano nel settore della ristorazione e del turismo. «Oltre al divieto di vendita di vino e alcolici che interessa tutti i canali, dai ristoranti ai supermercati sudafricani – sottolinea l’importatore italiano di Vinisudafrica.it, Fabio Albani (nella foto sopra) – il Paese ha dovuto addirittura fare i conti con la chiusura delle spiagge».

«In Sudafrica l’estate sta ormai volgendo al termine – aggiunge – e la vendemmia 2021 è alle porte. Ma è come se la stagione estiva non fosse mai iniziata, con misure che hanno fortemente condizionato la vita di molte aziende operanti nel settore dell’Horeca. Molte cantine non sopravviveranno a questa crisi e dovranno chiudere».

Le misure del Governo potrebbero avere riflessi anche sull’export: «Ci aspettiamo listini al rialzo nei prossimi mesi del 2021 – preannuncia Albani – e ulteriori contraccolpi sia a livello locale che internazionale per i vini del sudafrica. Lo smart working di questi mesi ha peraltro rallentato ulteriormente la velocità di risposta e ‘reazione’ di molte aziende, in un Paese in cui la popolazione è abituata di per sé a vivere senza troppa fretta».

I numeri della crisi dell’industria del vino sudafricano, settore in grado di generare 55 miliardi di Rand all’anno in valore (2,9 miliardi di euro) parlano chiaro. Le restrizioni dettate dall’emergenza Covid-19 hanno causato una perdita di oltre 8 miliardi di Rand (oltre 435 milioni di euro) nelle vendite dirette.

A rischio, secondo Vinpro, 27 mila posti di lavoro. E con il Paese ormai pronto alla vendemmia si contano 640 milioni di litri in giacenza (la capacità produttiva del Sudafrica è pari a circa un sesto di quella dell’Italia) di cui 300 milioni non contrattualizzati.

«Ciò rappresenta un rischio non indifferente – sottolinea la non-profit – per via dell’insufficienza di spazi per la lavorazione e lo stoccaggio delle uve del nuovo raccolto, da parte di molte cantine. In pericolo c’è la sostenibilità di tutta l’industria del vino sudafricano. Anche per questa ragione i divieti a livello nazionale non possono che essere giudicati eccessivi, non necessari, ingiustificati e, in definitiva, controproducenti».

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Sudafrica, vendemmia 2021 abbondante e di buona qualità

Tempo del primo bilancio per la vendemmia 2021 in Sudafrica. Come di consueto è stato pubblicato nel mese di dicembre il primo dei quattro report previsionali di Sawis e Vinpro, due delle maggiori associazioni di categoria nel paese africano. La qualità delle uve sarà buona sia in qualità sia in quantità, avvicinandosi agli 1,3 milioni di tonnellate della vendemmia 2020.

“La fase di crescita e maturazione procede senza intoppi – sottolinea Conrad Schutte, responsabile della divisione dei servizi di consulenza sulla viticoltura di Vinpro – il raccolto potrebbe essere leggermente superiore a quello del 2020, ma comunque inferiore alla media di dieci anni”.

A Western Cape, la provincia situata nella zona sudoccidentale del Paese, si sono registrate precipitazioni regolari durante i mesi invernali e il livello delle dighe non desta preoccupazioni in vista della vendemmia 2021.

“All’inizio della stagione, ovvero a metà settembre 2020, i principali bacini erano pieni al 98%, un miglioramento significativo rispetto agli ultimi due anni”, afferma ancora Conrad.

La diga di Clanwilliam, fonte di irrigazione per la regione vitivinicola che si sviluppa lungo le rive del fiume Olifants, è attualmente al 90% rispetto al 76% nel 2019.

Se i livelli del fiume Orange risultano notevolmente inferiori rispetto allo scorso anno, il Little Karoo sta meglio in termini di approvvigionamento idrico rispetto alla fine del 2019, ma continua a subire gli effetti della siccità in atto, che rende determinanti ulteriori piogge da Sud Est per una buona produzione in quest’area.

Nella regione di Robertson, la maggior parte dei produttori riceve l’acqua dalla diga di Brandvlei, più carica rispetto al 2019. Le previsioni per la vendemmia 2021, in generale, sono favorevoli per i produttori che dipendono dall’acqua di deflusso delle montagne.

La primavera è stata per lo più caratterizzata da condizioni umide e fredde, che hanno portato a ritardi nella crescita e grandi sfide in termini di controllo delle malattie. La neve era visibile sulle vette dei Monti Matroosberg fino alla fine di settembre.

“Sebbene sembrasse omogeneo – evidenzia Conrad Schutte – sia il germogliamento che la crescita iniziale sono stati ritardati a causa di queste temperature più basse. Le condizioni umide lungo la costa si sono rivelate impegnative in termini di tempistica per il controllo delle malattie”.

Durante questo periodo si sono verificati limitati danni da gelo nelle aree di irrigazione. Le parti basse del fiume Orange saranno le più penalizzate. Nel complesso, fioritura e allegagione sono state buone e regolari, con poche eccezioni: in alcune aree, le temperature più basse hanno prolungato questa fase.

“La regione costiera è stata sferzata da venti di tempesta alla fine di ottobre, ma a causa della fase iniziale di sviluppo dei vigneti, i danni sono stati fortunatamente limitati”, afferma Conrad. La crescita della vite, in termini di lunghezza dei germogli e crescita delle foglie, ha rapidamente recuperato le migliori condizioni entro la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

La crescita generale è risultata “moderata a vigorosa” secondo le analisi di Vinpro e Sawis, “con sviluppo abbondante dei germogli e profili del suolo ottimali”. I produttori stanno attivamente gestendo questa rapida crescita della vite con appropriate pratiche di potatura e diradamento.

“In questa fase iniziale il vigore dei vigneti, le dimensioni dei grappoli e le dimensioni dei grappoli sembrano promettenti“, spiega ancora Conrad Schutte, ma l’ultima parola non è ancora detta.

Se le condizioni ambientali rimangono favorevoli e i produttori saranno in grado di applicare le pratiche di gestione dei vigneti in modo tempestivo, si prevede che il Sudafrica raccoglierà un raccolto migliore nel 2021 rispetto al 2020, ad eccezione delle regioni di Orange River e Cape South Coast“.

“Siamo grati per una stagione favorevole fino ad ora, che promette una qualità eccezionale dell’uva e del vino”, afferma il Managing director di Vinpro, Rico Basson. “L’industria vinicola sudafricana si è impegnata a espandere la nostra offerta di vini di alta qualità a prezzi sostenibili”.

Nel contesto dell’attuale surplus di vino, dovuto al divieto di consumo di alcol e delle restrizioni sulle vendite dettate dall’emergenza Covid-19, molti produttori di uve da vino sono stati proattivi nel garantire contratti con i produttori di succo d’uva concentrato per una parte del raccolto 2021, garantendo una certa stabilità”.

“Questo è uno dei modi in cui l’industria sta lentamente ma inesorabilmente iniziando a ricostruirsi dopo questo anno estremamente impegnativo e in vista della vendemmia 2021″, avverte ancora Basson. Che aggiunge: “Ci vorrà ancora del tempo prima che il settore si riprenda. Tuttavia, è incoraggiante vedere che i volumi delle esportazioni dall’inizio dell’anno sono mantenuti allo stesso livello del 2019″.

Positivi anche i volumi delle vendite locali, che hanno iniziato a riprendersi negli ultimi due mesi dell’anno in Sudafrica. “Ovviamente una buona notizia per il nostro settore – conclude Rico Basson – che deve ancora affrontare sfide serie”.

Secondo calcoli delle associazioni del settore, il lockdown imposto per arginare Coronavirus è stato pagato a caro prezzo dall’industria del vino e dei superalcolici sudafricana. Si calcola infatti un danno di 340 milioni di euro.

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Covid-19, Sudafrica: industria del vino sul piede di guerra per divieto vendita alcolici

Continua il braccio di ferro tra l’industria del vino e il governo del Sudafrica. Per limitare l’abuso e il consumo di alcol, considerato d’ostacolo alle cure contro Covid-19, il presidente Cyril Ramaphosa ha introdotto alla fine di marzo 2020 il divieto di vendita di bevande alcoliche in tutto il Paese. Nel mirino anche la vendemmia 2020 e le esportazioni, poi riattivate da Pretoria su pressione delle associazioni di categoria.

“L’industria del vino sudafricana, incluso il turismo del vino, è in uno stato di disastro – denuncia Rico Basson (nella foto, sotto) amministratore delegato dell’ente dell’industria vinicola Vinpro – è necessario un intervento urgente, altrimenti una delle industrie agricole più antiche del paese non sopravviverà”.

Molte aziende vinicole hanno già chiuso a causa delle restrizioni commerciali precedenti e attuali, e il resto del settore semplicemente non sopravviverà al prolungarsi del divieto di alcol, lasciando decine di migliaia di dipendenti senza alcun reddito, possibilità o speranza”.

L’industria del vino sudafricano è favore “a riaprire il commercio interno e la distribuzione con tutte le norme di salute e sicurezza necessarie, concentrandosi sul cambiamento dei comportamenti in merito alla produzione, promozione, commercio e consumo responsabili”.

Una posizione che trova d’accordo, a livello istituzionale, il governo del Western Cape, il Capo Occidentale del Sudafrica, che ha chiesto “la riapertura sicura di tutte le attività commerciali e la vendita interna di alcolici, insieme a interventi mirati”.

Il premier locale, Alan Winde, è convinto che questa sia una soluzione ottimale: “Fintanto che il Western Cape può garantire l’accesso alle strutture sanitarie per tutti i pazienti con Covid-19, il divieto temporaneo di vendita di alcol dovrebbe essere revocato immediatamente, in concomitanza con l’implementazione di interventi intelligenti per frenare gli impatti negativi dell’alcol nel medio-lungo termine”.

Vinpro prosegue dunque le trattative con il governo centrale avviate sin da marzo 2020: in discussione, all’inizio del lockdown, erano state messe anche le operazioni legate alla vendemmia, ormai alle porte.

“Da quando è stato annunciato lo stato di crisi e l’intero Paese è stato completamente bloccato – sottolinea ancora Rico Basson di Vinpro – abbiamo negoziato con il governo per consentire all’industria del vino di completare la vendemmia 2020 e quindi di consentire le esportazioni e il commercio interno”.

Comprendiamo la gravità della situazione allora e adesso e abbiamo sostenuto e ancora sosteniamo gli sforzi del governo per salvare vite umane. Ci impegniamo al contempo a garantire che l’industria del vino aderisca a tutte le normative, con le informazioni e i protocolli di sicurezza necessari”.

“Salvare vite umane, tuttavia – continua Basson – deve essere in attento equilibrio con il salvataggio dei mezzi di sussistenza delle persone. Il vino è un prodotto agricolo, è stagionale, il che significa che le viti non aspettano che vengano tolte le restrizioni commerciali prima di produrre uva”.

In Sudafrica risultano quasi 300 milioni di litri di vino in eccedenza, in giacenza della cantina. “Molti potrebbero non avere spazio per il nuovo raccolto. La situazione è disastrosa”, denuncia Basson.

“Anche per questo motivo Vinpro, insieme al resto della filiera – annuncia l’ad dell’associazione di categoria sudafricana – ha lavorato per stabilire un nuovo patto sociale che perfezioni soluzioni a breve, medio e lungo termine e interventi mirati alle sfide sociali legate all’abuso di alcol e al suo impatto nel settore sanitario”.

“In qualità di custodi dell’industria vinicola sudafricana, ci sforziamo di garantire il futuro della nostra industria per le generazioni a venire. Scegliamo quindi di lavorare con il governo su soluzioni che stabilizzeranno il settore in questo momento, lo ricostruiranno a medio termine e faranno crescere il settore a lungo termine”.

L’industria del vino del Paese africano ha richiesto e analizzato i dati empirici su cui è stata formulata la decisione di divieto di vendita del vino e delle altre bevande alcoliche.

Vinpro ha proposto e accettato una serie di condizioni che sarebbero servite come prerequisiti per revocare il divieto, inclusi impegni su progetti di sostegno del sistema sanitario, azioni di marketing e promozione sulle conseguenze dell’abuso di alcol, nonché la creazione di un “pool” che sorvegli sull’attuazione delle norme a breve, medio e lungo termine.

“Un patto sociale è un accordo tra varie parti, non una decisione unilaterale. È un dare e avere. Al momento siamo frustrati dalla mancanza di impegno da parte del governo sui prossimi passi d’azione”, denuncia Rico Basson.

Nuove decisioni del governo sono attese dal 15 agosto, una data che potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti future dell’industria del vino del Sudafrica. Secondo stime di Vinpro, il divieto iniziale di nove settimane sulle vendite locali e il divieto di cinque settimane sulle esportazioni comporteranno il fallimento di oltre 80 aziende vinicole e 350 produttori di uva da vino.

Una tragedia che si ripercuote sull’occupazione, con la potenziale perdita di oltre 21 mila posti di lavoro in tutta la filiera. Cifre che potrebbero salire drasticamente nei prossimi 18 mesi, qualora il divieto di consumo di vino e bevande alcoliche non fosse eliminato in Sudafrica.

Come sottolinea il presidente di Vinpro, Anton Smuts, l’industria del vino sudafricano è dominata da piccole imprese – il 40% degli agricoltori produce meno di 100 tonnellate di uva e un ulteriore 36% meno di 500 tonnellate – di cui la maggioranza “non dispone di finanziamenti temporanei sufficienti per ovviare alle mancate vendite e all’attuale siccità finanziaria”.

“La viticoltura – continua Smuts – è una delle industrie agricole più antiche del Sudafrica, le nostre uve sono coltivate da 2873 agricoltori e dai loro 40 mila dipendenti e i nostri vini sono prodotti da enologi esperti e dai loro assistenti nelle nostre 533 cantine, con molti più fornitori di input e fornitori di servizi nel la catena del valore dipende dalla riapertura del mercato”.

Per ogni posto di lavoro in un’azienda agricola, vengono creati altri 10 posti di lavoro nel resto della catena del valore. Siamo stufi della situazione. Il divieto è servito allo scopo e dovrebbe essere revocato immediatamente”. 

L’ad Basson ricorda inoltre che “l’industria del vino comprende che la situazione attuale rimane estremamente complessa, ma a causa del calo del tasso di contagi nel Western Cape e in altre province, l’aumento della capacità negli ospedali e le proposte concordate, non c’è assolutamente alcun motivo per mantenere l’attuale divieto di vendita di vino in atto”.

Quando è troppo è troppo – conclude – anche perché, pensandoci razionalmente, il divieto non ha più senso. Abbiamo fatto del nostro meglio per salvare vite umane. Ora è giunto il momento di salvare i mezzi di sussistenza delle persone che lavorano e dipendono dall’industria del vino sudafricana”.

 

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Vini al supermercato

Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014, Gcf Groupe

Ebbene sì. In Sudafrica si produce vino. Abbastanza da arrivare anche sugli scaffali dei supermercati italiani. E’ da quelli di Iper Coop che preleviamo lo Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014. Importato in Europa dal colosso francese Les Grands Chais de France (Gcf Groupe) di Petersbach, Alsazia, questo vino bianco sudafricano viene prodotto nella più grande regione vinicola del Sud Africa: Western Cape, sede della più lunga “strada del vino” del mondo, con i suoi 850 chilometri che corrono da Cape Town (Città del Capo, la capitale) a Port Elizabeth. Un vino del quale – diciamocelo – non avremmo certo sentito la mancanza, in Italia. Ma la “moda” è questa. E le più attente catene della Gdo italiana come Iper Coop si vedono ormai costrette ad annoverare sui propri scaffali anche vini di scarsa personalità provenienti dalle zone emergenti (o recentemente consolidate a livello planetare), pur di ampliare la gamma, internazionalizzandola.

Tant’è. Nel calice, questo Chenin Blanc, vitigno originario della zona della Loira, in Francia, si presenta di un giallo paglierino scarico. Al naso note di pera bianca in un contorno di frutta esotica, che spazia dal melone all’ananas. Corrispondente al palato, si rivela vino fresco, anche se di ordinaria acidità. La buona morbidezza ne fa il vino perfetto per l’aperitivo (12%). Ostico l’abbinamento con pietanze più complesse della cucina italiana, soprattutto considerando che al prezzo di questo Chenin Blanc sudafricano è possibile acquistare, nella stessa catena, dignitosissimi vini bianchi italiani più adatti a portate di pesce o carne bianca. In definitiva possiamo definire lo Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014 quale bottiglia ordinaria. Certamente non in grado di esprimere le potenzialità delle straordinarie terre del vino del Sud Africa, settimo Paese produttore di vino nel mondo, con una tradizione vinicola di oltre tre secoli.

Prezzo: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper Coop

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