EDITORIALE – «E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il verso 139 della Divina Commedia è quello conclusivo dell’Inferno. Dante e Virgilio si preparano a raggiungere il Purgatorio. Alle loro spalle, il Nono girone. Quello dei traditori. Qualcosa di simile, con un po’ di fantasia, sembra accadere in questi giorni nel mondo del vino italiano.
Molte cantine hanno investito per la prima volta sul web, per realizzare un e-commerce. Un modo per uscire dal tunnel del Covid-19, «a riveder le stelle». Ovvero compensare, attraverso gli ordini online, le vendite perse a causa del lockdown dell’Horeca (ristoranti, hotel, winebar e locali chiusi per Decreto) e della vendita diretta.
Proprio mentre il cielo sembra di nuovo aprirsi davanti agli occhi di centinaia di migliaia di vignaioli e piccoli produttori – gente che ha dovuto ricorrere al web per stare a galla, mica per fare business – qualcuno prova a spinger loro di nuovo nel buio più profondo.
I commenti poco generosi di distributori inferociti nei confronti di vignaioli e titolari di piccole realtà famigliari, la cui grande colpa sarebbe proprio quella di aver realizzato un sito web con e-commerce, serpeggiano come vipere in vari ambienti del settore. L’accusa? I prezzi praticati dalle cantine sarebbero in concorrenza con quelli della distribuzione.
IL CAPOLINEA
Il culmine della polemica è una mail di carattere minatorio inviata da un distributore alle cantine clienti. Il messaggio, condito a fette spesse d’arroganza e da una malcelata verve egocentrica, è forte e chiaro: non verranno più effettuati ordini a chi vende (anche) il vino da sé, attraverso il proprio e-commerce aziendale.
Ecco come il boom – del web e delle vendite online – rischia di diventare un crack. Una vera e propria bomba ad orologeria, che sta per esplodere (e in alcuni casi è già esplosa) nelle mani di uno o dell’altro.
Ovvero del produttore di vino che è ricorso al web per stare a galla durante il periodo nero del Covid-19, chiamato oggi a fare una scelta che non ammette zone grigie. O del titolare della distribuzione, che rischia di perdere le cantine clienti desiderose di continuare a sperimentare le “vendite (online) dirette”, traghettandosi fuori dal girone infernale del Covid-19 con il nuovo asso nella manica del proprio e-commerce.
Insomma, l’ennesima guerra tra innovatori e conservatori, in un Paese (l’Italia) che ama il progresso a targhe alternate. Una patata bollente, sotto un cielo di stelle.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
TRENTO – Tutelare l’economia legale attraverso la lotta al commercio di prodotti contraffatti e pericolosi ed il contrasto al lavoro nero o irregolare, al caporalato, all’abusivismo commerciale (italian sounding sul food&wine italiano) e ai tentativi di infiltrazione della criminalità economico-finanziaria. Sono gli obiettivi del patto per la legalità firmato oggi, sotto forma di un Protocollo d’intesa, nella Sala Depero del palazzo della Provincia autonoma di Trento.
Presenti i massimi rappresentanti di Istituzioni pubbliche, Enti, Sindacati, Associazioni di Categoria, d’imprese e di consumatori, Consorzi di produttori del Trentino e non solo, tra i quali, in particolare, il Presidente della Provincia Autonoma, i Procuratori della Repubblica di Trento e di Rovereto, il Comandante Regionale della Guardia di Finanza, il Presidente della Camera di Commercio ed il Rettore dell’Università degli Studi di Trento.
Con loro, hanno preso parte alla firma dell’accordo anche i Direttori di INPS ed INAIL, i Presidenti nazionali di Codacons e Indicam, i Presidenti del Centro di Ricerca e Tutela dei Consumatori e degli Utenti del Trentino, del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, del Consorzio Tutela Vini del Trentino, della Federazione Trentina della Cooperazione, dell’Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini, di Coldiretti, di CIA, di Confagricoltura, di AcliTerra e dell’Associazione Contadini Trentini, nonché i Segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, anche in veste di rappresentanti di Federconsumatori, Adiconsum e ADOC.
“La firma di questo protocollo – spiega Andrea Sartori, Presidente del Consorzio Vini Valpolicella – conclude un percorso che ha caratterizzato il mio mandato, ponendo al centro la tutela delle nostre denominazioni, sempre più copiate e contraffatte. L’iniziativa ci ha visti da subito parte attiva nella costruzione di un ulteriore strumento per combattere la pirateria enoica e alimentare”.
“Ringrazio il Comando Regionale Trentino-Alto Adige della Guardia di Finanza, la Provincia Autonoma di Trento – continua Sartori – per averci coinvolti in un progetto che per la prima volta dà vita ad un network tra pubbliche amministrazioni e associazioni imprenditoriali, con l’obiettivo di tutelare la reputazione e il valore dei prodotti italiani”.
Questo “Patto a tutela dell’economia legale, per il contrasto alla commercializzazione di prodotti contraffatti e pericolosi, al lavoro nero/irregolare e all’abusivismo commerciale” rappresenta un unicum a livello nazionale, per numero ed entità degli attori coinvolti, nonché per gli ambiziosi obiettivi che intende perseguire in quanto, con un approccio trasversale, mira a tutelare nel suo complesso l’economia sana da fenomeni di infiltrazione della criminalità economico – finanziaria ed altri illeciti intimamente correlati, quali la contraffazione in tutte le sue accezioni, il lavoro nero e irregolare ed il caporalato, così come fortemente auspicato dal territorio trentino.
L’iniziativa, partendo da un dato di fatto, ovvero “chi meglio di chi vive il territorio conosce i problemi che lo caratterizzano?” e dalla constatazione delle oggettive difficoltà per commercianti, agricoltori, artigiani, industriali, di sapere come, a chi e quando comunicare una situazione illecita, talvolta esponendosi al rischio di ritorsioni, ed ispirandosi anche ad una sempre più crescente “domanda di sicurezza”, si pone l’obiettivo di poter disporre e valorizzare sul territorio “sensori” qualificati, quali, in particolare, le associazioni di categoria, gli Enti Locali, i Sindacati, le Associazioni a tutela dei consumatori, ecc., tutelando, nel contempo, l’identità dei segnalanti.
Altra peculiarità del progetto risiede nel coinvolgimento del mondo accademico trentino, non solo in termini di attrezzature e laboratori per le verifiche tecniche sui prodotti oggetto di accertamento, ma di ricerca scientifica, applicazione di metodi innovativi e nuove tecnologie investigative, inclusa l’analisi di informazioni tramite algoritmi evoluti.
L’accordo, oltre allo scambio di informazioni, al supporto alle indagini, al raccordo investigativo ed all’assistenza logistica, tecnica e tecnologico-scientifica da parte della Provincia Autonoma, della Camera di Commercio e dell’Università di Trento, prevede la promozione di una vera e propria “cultura della legalità”, attraverso iniziative di formazione ed informazione rivolte ad imprese, associati, consumatori, utenti, studenti e cittadini in generale, nonché l’esecuzione di attività ispettive congiunte, soprattutto in relazione a fenomeni particolarmente complessi, concernenti il lavoro nero, con INPS e INAIL.
Un ruolo centrale assumerà la “Cabina di Regia”, presso il Comando Regionale della Guardia di Finanza del Trentino Alto Adige, con il compito di elaborare, gestire, analizzare, approfondire ed integrare le segnalazioni di illeciti preventivamente filtrate dalla Camera di Commercio, dalle Associazioni di Categoria e Sindacali e dalla Provincia di Trento, per trasformarle in preziosi spunti d’indagine, per i Reparti della Guardia di Finanza dislocati sul territorio e le Procure della Repubblica.
Ancor prima della stipula, sono pervenute numerose segnalazioni che riflettono situazioni anomale, sul fronte del riciclaggio e del delicato contesto del caporalato, del lavoro nero e irregolare.
In tale ottica, la Camera di Commercio di Trento ha già istituito, nel 2019, uno specifico “Sportello sicurezza”, a disposizione di imprese, artigiani, agricoltori ecc.., al fine di raccogliere le segnalazioni provenienti dai “sensori”, renderle “qualificate” ed inoltrarle alla “Cabina di Regia”.
Analogo sportello è in fase di attivazione, presso la Provincia Autonoma di Trento, per convogliare le segnalazioni degli Enti Locali, Sindacati, Associazioni di categoria e di tutela dei consumatori.
L’analisi dei dati ha permesso ai Reparti operativi di avviare delle attività ispettive, che si sono concluse con importanti risultati. Sono stati stroncati sul nascere alcuni fenomeni illeciti, connessi per lo più alla somministrazione e all’impiego di manodopera irregolare.
Individuati, inoltre, alcuni possibili tentativi di infiltrazione nel tessuto economico trentino di soggetti di etnia est-europea e mediorientalem interessati all’acquisizione di importanti strutture turistiche con metodi illegali.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
ROMA – Centosettanta mila controlli nelle filiere agroalimentari italiane, per un valore complessivo di oltre 150 milioni di euro di sequestri e più di 10 mila sanzioni comminate.
In particolare, per le festività e per il capodanno sono state rafforzate le operazioni a tutela dei consumatori, con un più forte impegno sul territorio.
E’ il risultato delle operazioni degli organismi di controllo collegati al Mipaaf – Ispettorato repressione frodi (ICQRF), Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e del Nuclei Antifrodi (NAC), e Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Cifre rese note dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che stila così il bilancio del 2017.
“Con questi numeri confermiamo la nostra leadership a livello europeo nel campo dei controlli della filiera agroalimentare – dichiara il Ministro Maurizio Martina – per una maggiore tutela del consumatore e delle imprese in regola. Quest’anno abbiamo registrato un incremento di oltre il 6% rispetto allo scorso anno, quando si era già segnato un record delle ispezioni. Ringrazio le donne e gli uomini impegnati anche in queste ore di festa a garantire qualità e sicurezza dei prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani. Il nostro impegno va avanti”.
FOCUS CAPODANNO
I Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e il Nucleo antifrodi sono in campo per le verifiche sui prodotti tipici delle festività e hanno sequestrato oltre 30 tonnellate di cibo e 45 mila omogeneizzati non in regola pronti ad essere commercializzati.
La Guardia Costiera con l’operazione “Dirty Market” ha effettuato controlli sull’intera filiera ittica, per contrastare l’arrivo, sulle tavole degli italiani, di prodotti “non sicuri”, “non garantiti” e quindi potenzialmente pericolosi. Sono impegnati 15 Comandi Regionali Marittimi e, nell’arco di un solo mese, sono stati effettuati 11.000 controlli lungo l’intera filiera commerciale. Ed effettuati sequestri per circa 1,4 milioni di euro.
L’Ispettorato repressione frodi del Ministero si conferma come una delle maggiori autorità antifrode in Europa, in particolare per l’attività di salvaguardia dei prodotti a indicazioni geografica. Prosegue anche in questi giorni l’innovativa attività di contrasto ai falsi prodotti agroalimentari Dop e Igp italiani sul web.
Lotta al finto parmesan o aceto balsamico, fino allo stop al prosecco in lattina effettuato poche settimane fa con 30 milioni di lattine pronte ad essere vendute via internet. Sono oltre duemila le operazioni sul web completato con successo dall’Icqrf con la rimozione dei prodotti falsi dagli scaffali dei maggiori player mondiali dell’e-commerce come eBay, Alibaba e Amazon.
SCHEDA ATTIVITÁ OPERATIVA – 2017
CONTROLLI
ICQRF 53.285
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE 7.646
CARABINIERI NAC 1.220
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 108.525
TOTALE 170.676
SANZIONI
ICQRF 3.665
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE 910
CARABINIERI NAC 304
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 5.326
TOTALE 10.205
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“Incomunicazione del vino: la capacità di comunicare il vino a modo nostro”. E’ il titolo e anche la provocazione del dibattito che il Movimento Turismo del Vino Toscana promuove domenica 27 novembre, ore 17.30, presso la sala convegni di Food and Wine in Progress alla Stazione Leopolda di Firenze. Dalla comunicazione istituzionale dei consorzi e dei sommelier, a quella più innovativa di alcuni casi di aziende vitivinicole toscane, fino ad arrivare alla musica come strumento per attirare i più giovani a un settore che forse deve essere rinnovato dal punto di vista della promozione.
E’ il tema dell’incontro che MTV Toscana ha pensato per aprire un momento di confronto tra alcuni protagonisti della filiera. “Una provocazione sicuramente che tuttavia non vuole essere fine a se stessa – spiega il presidente del Movimento Turismo Vino Toscana, Violante Gardini – perché secondo il nostro avviso oggi, nella grande globalizzazione che sta coinvolgendo anche il nostro settore, rischiamo di omologare il messaggio disperdendo l’eccezionalità delle emozioni offerte dalle nostre cantine”.
IL PROGRAMMA
Alle 17.30 prenderà il via il dibattito moderato da Giovanni Pellicci, giornalista enogastronomico, tra i più giovani direttori di una rivista settore, I Grandi Vini e conduttore dell’innovativo programma radiofonico Wine Station. A raccontare le loro storie sono stati chiamati il presidente nazionale dell’Associazione italiana sommelier, Antonello Maietta, che illustrerà le nuove idee per una comunicazione del vino attraverso la degustazione; il responsabile della comunicazione del Consorzio del Chianti Classico, Silvia Fiorentini, racconterà dell’esperienza di comunicazione del grande evento dei 300 anni dall’Editto sul Chianti Classico.
Poi ancora il rapporto tra comunicazione e social media, affidato al racconto di Luisa Calvo, communication manager dell’azienda Marchesi de Frescobaldi, e naturalmente il presidente del Movimento del Turismo Vino della Toscana, Violante Gardini, che nell’occasione presenterà anche il nuovissimo video-spot del Movimento, un’opera diversa dal solito realizzata da Tobu Web, nuova agenzia di promozione multimediale composta da giovani tutti appassionati di comunicazione e vino. Il video vede la partecipazione di decine di “volti” del vino toscano che in maniera diversa raccontano perché si debbano visitare le cantine toscane.
LA MUSICA E IL VINO
Ospite molto particolare della tavola rotonda sarà Lorenzo Baglioni, giovane attore, musicista e autore comico fiorentino, che nell’occasione parlerà di come ha rivoluzionato a modo suo il modo di comunicare messaggi attraverso musica e testi rivolti a un pubblico diverso. Lorenzo Baglioni, che alla Leopolda si esibirà anche con un brano dal vivo, ha debuttato nel 2015 con il suo primo spettacolo di stand-up comedy, “SELFIE”, che in meno di un anno con oltre 50 repliche ha totalizzato più di 25 mila spettatori.
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Le vendite del vino Made in Italy sono cresciute del 12% per un valore che a fine anno supereranno per la prima volta i 100 milioni di euro, anche grazie alla spinta generata dall’iniziativa di Alibaba. E’ quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi 5 mesi del 2016 in occasione della giornata dedicata dal colosso del commercio Alibaba al vino con il Tmall 9.9 Global Wine & Spirits Festival al quale prendono parte 50 cantine dall’Italia con 500 etichette. Una scelta molto discussa nell’anniversario dei 40 anni della morte di Mao Zedong che segna il profondo cambiamento in atto nella società ed economia in Cina che è diventata il più grande consumatore mondiale di vino rosso. Il vino italiano in Cina nel 2016 cresce ad un tasso pari al triplo di quello medio sui mercati esteri (+4%) ma è anche il prodotto agroalimentare italiano piu’ presente nel gigante asiatico dove rappresenta in valore oltre ¼ delle esportazioni complessive del Made in Italy a tavola (27%).
Esistono tuttavia ancora grandi opportunità di crescita in un Paese come il gigante asiatico che è diventato addirittura il principale consumatore mondiale di vino rosso davanti ad Italia e Francia. Peraltro a differenza di quanto avviene nei Paesi tradizionalmente produttori la domanda di vino dei cittadini cinesi continua a crescere ed ha raggiunto – precisa la Coldiretti – i 16 milioni di ettolitri nel 2015, 0,5 milioni di ettolitri in piu’ rispetto all’anno precedente. L’andamento delle esportazioni che hanno raggiunto il valore record di 5,4 miliardi nel 2015 – sottolinea la Coldiretti – ha un valore particolarmente importante per l’Italia che realizza all’estero oltre la metà del fatturato del vino Made in Italy. Il vino in Italia – conclude la Coldiretti – attiva un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.
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E’ atteso un calo di circa il 10% della produzione di vino in Francia rispetto allo scorso anno con produzione si dovrebbe quindi attestare a 42,9 milioni di ettolitri, di molto inferiore ai 48,5 milioni di ettolitri stimati per l’Italia da Ismea. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del servizio statistico del ministero agricolo transalpino Agreste, dalla quale si evidenzia che l’Italia conquista quest’anno il primato mondiale nella produzione mentre la Francia potrebbe addirittura perdere addirittura il posto d’onore a vantaggio della Spagna dove le prime stime parlano di valori attorno ai 45 milioni di ettolitri. La débacle produttiva francese è dovuta a gelate primaverili che hanno colpito alcune zone viticole (Champagne, Borgogna e la Valle della Loira), episodi ricorrenti di vento, cui si sono aggiunti il peggioramento della siccità verso il Mediterraneo e la grandine in alcune aree (Charente, Borgogna-Beaujolais, Linguadoca-Rossiglione) che hanno pesano sulla raccolta. In Italia, come evidenzia Coldiretti, si registra un andamento fortemente differenziato tra le diverse regioni con il primato produttivo in Veneto con 9,7 milioni di ettolitri in aumento del 2% rispetto allo scorso anno, ma incrementi del 5% sono previsti anche in Emilia Romagna, dell’8% in Toscana, del 5% in Piemonte e in crescita anche la Puglia mentre un forte calo del 15 % si rileva in Sicilia, tra le regioni con i maggiori raccolti.
“L’Italia – commenta il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina – si conferma primo produttore di vino al mondo per quantità. Un dato importante, soprattutto tenendo conto della grande qualità che sappiamo sviluppare in tutti i territori delle nostre regioni.Ora dobbiamo diventare leader anche per valore. Una sfida alla nostra portata, che vogliamo e dobbiamo vincere insieme ai produttori, continuando a investire su qualità e innovazione. Il Governo fa la sua parte. Nel nostro piano di ricerca per le biotecnologie sostenibili c’è un Focus specifico dedicato alla vite, così come la viticoltura sarà protagonista nella crescita dell’agricoltura di precisione in Italia.Agiamo poi sulla semplificazione per le aziende e sul fronte della promozione e della tutela. Anche sul web”. Proprio il 9 settembre, l’Italia sarà protagonista sulla piattaforma di e-commerce Alibaba in occasione della giornata dedicata al vino.” Un segnale importante – dichiara Martina – che ci dimostra le potenzialità di questo settore e le occasioni da cogliere sui mercati internazionali. Abbiamo un sistema vitivinicolo da oltre 14 miliardi di euro, con un export che nel 2015 ha toccato il record dei 5,4 miliardi e che nei primi cinque mesi del 2016 ha registrato un trend in crescita. Non solo numeri – conclude Maurizio Martina – ma tradizione, legame con il territorio, eccellenza, una biodiversità che vanta oltre 500 vitigni coltivati. È questo che rende il sistema Italia unico al mondo. È su questo che dobbiamo costruire il successo dei prossimi anni”.
“Una buona vendemmia quella del 2016 – aggiunge Antonio Rallo (nella foto), Presidente Unione Italiana Vini (Uiv) – che mantiene valori quantitativi da record superando le previsioni di Spagna (42,9 milioni di hl) e Francia (43 milioni di hl). Dopo un andamento primaverile non sempre favorevole l’estate si sta chiudendo con ottime condizioni. Il miglior battesimo per l’Osservatorio del Vino, promosso da Uiv e Ismea che, quest’anno per la prima volta, diffonde le previsioni vendemmiali raccogliendo l’eredità della ventennale collaborazione tra questi due soggetti. I dati rilevati, sono frutto di una ricognizione puntuale effettuata tra il mese di agosto e i primi di settembre in tutte le zone vitate del Paese, integrati, grazie all’Osservatorio, in un sistema organico e strutturato di monitoraggio della produzione e dei mercati interno ed internazionale che rappresenta un punto di svolta per il sistema vitivinicolo italiano”.
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Viticoltori Friulani La Delizia, la più grande cantina del Friuli Venezia Giulia, raddoppia nell’anno del suo 85° anniversario dalla fondazione. Ieri, 19 agosto, l’apertura della nuova area produttiva di Orcenico Inferiore di Zoppola. La struttura, unita alla sede storica di Casarsa della Delizia, che rimarrà pienamente operativa, ha portato alla nascita del più grande polo per la vinificazione e spumantizzazione dell’intero Friuli Venezia Giulia. Che diventa così uno dei maggiori d’Italia. “La logica con cui si è sviluppato questo nuovo sito – ha spiegato il presidente Flavio Bellomo, di fronte a un nutrito pubblico, tra cui quasi tutti i 450 soci della cantina – è stata quella di affrontare nell’immediato le esigenze produttive e logistiche conseguenti a questi anni di crescita, ma è una logica legata anche ad una visione a medio e lungo termine, cercando di predisporre il tutto per uno sviluppo razionale e organico che può avvenire nei prossimi anni. Questo nuovo stabilimento – ha proseguito Bellomo – deve essere un punto di partenza per costruire il nostro futuro, fedeli alle radici del nostro passato che ha come punti di forza la produzione di vino di qualità che racconta il territorio friulano in cui nasce e la presenza nei mercati esteri”.
L’ESPANSIONE Dai pionieri di 85 anni fa (era il 7 maggio 1981 quando settanta viticoltori decisero di unire le forze in una cooperativa che gli permettesse di dare un futuro stabile alle proprie famiglie) si giunge ai 450 soci attuali, le cui vigne coprono un territorio che va da Pordenone fino a Cervignano del Friuli. L’allora Cantina Sociale Cooperativa Destra Tagliamento – questo il nome assunto agli esordi – è stata capace di superare la Seconda guerra mondiale, nella quale fu bombardata, e il terremoto del 1976, durante il quale subì la rottura dei serbatoi. La cantina continuò a crescere per tutta la seconda metà del Novecento, cambiando nome a partire dagli anni Ottanta in Viticoltori Friulani La Delizia, dopo l’incorporazione di altre cantine. Investimenti continui nella qualità e tecnologia di produzione hanno infine portato La Delizia a essere una realtà capace di commercializzare il proprio vino a livello internazionale. Tutti i soci aderiscono al percorso tecnico-agronomico della cantina, che punta “alla qualità del prodotto e alla gestione rispettosa e mirata dell’ambiente e del territorio”. Al loro fianco i 60 dipendenti della cantina, che effettuano a 360 gradi le operazioni necessarie alla trasformazione dell’uva in vino: dai controlli in vigna alla vinificazione, dalla spumantizzazione all’imbottigliamento fino alla commercializzazione del prodotto. Al direttore de La Deliza, Pietro Biscontin, il compito di illustrare il progetto dello stabilimento di Zoppola. “Con un investimento di 12,5 milioni di euro – ha spiegato – La Delizia ha avviato la nascita di questa nuova area produttiva in posizione strategica sulla strada statale Pontebbana. Un progetto che rappresenta un volano per l’economia locale (nel cantiere hanno operato in questa prima fase 12 aziende, ndr) nonché la riqualificazione di un’area industriale dismessa per diversi anni, quella dell’ex cantina Friulvini”. Su un’area di 80 mila metri quadri totali, attualmente sono 11 mila i metri quadri coperti. Un’ampiezza di quasi due campi da calcio, nei quali trova spazio un impianto di vinificazione e stoccaggio da 90 mila ettolitri di Pinot Grigio e Prosecco, i vini più richiesti del momento. Cuore dell’impianto i 50 “giganti”: serbatoi dalla capacità di 1.900, 1.600 e 900 ettolitri e alti 12 metri, realizzati in acciaio inossidabile austenitico e dotati di un moderno sistema di controllo della temperatura, gestibile anche in remoto dalla sede di Casarsa. “Lo sviluppo della sede di Zoppola – ha annunciato Biscontin – che sarà utilizzata già dalla vendemmia 2016, proseguirà nei prossimi anni. Prevedendo, tra i futuri step, anche la gestione logistica dei vini imbottigliati a inizio 2017”.
GLI INTERVENTI
“Un esempio di qualità e coraggio imprenditoriale”: così la presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha definito durante la cerimonia di inaugurazione la cantina La Delizia di Casarsa, aggiungendo che “questa è la più grande cantina del Friuli Venezia Giulia che oggi aumenta notevolmente la propria produzione grazie alla sua espansione avvenuta con il recupero di un vecchio stabilimento. Un’azienda sana, con un fatturato assolutamente positivo e un export estremamente interessante, esempio di qualità sia per i mercati in cui opera sia per la capacità di compiere nuovi investimenti, grazie ai 12,5 milioni di euro utilizzati che inevitabilmente si ripercuotono positivamente tanto nel territorio quanto nei soci”. Secondo il vicepresidente regionale e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello questa realtà rappresenta un’eccellenza perché “è capace di comprendere che la forte dinamicità dei mercati si può affrontare solo attraverso importanti investimenti. E quello compiuto a Orcenico – ha aggiunto Bolzonello – è straordinario non solo per il valore economico ma anche per la qualità di ciò che viene messo a disposizione di un sistema vitivinicolo regionale che qui ora ha a disposizione la più grande realtà nel campo della vinificazione”.
Parole di elogio sono giunte anche da Carlo Dalmonte, presidente di Caviro (la più grande cantina cooperativa italiana) che ha rilanciato sulle sinergie già in essere tra le due realtà vitivinicole intervenendo all’interno della tavola rotonda sulla cooperazione agricola condotta dal direttore del Messaggero Veneto Omar Monestier. Le comunità di appartenenza della Cantina, Casarsa e Zoppola, sono state rappresentate nel loro saluto rispettivamente dalla sindaca Lavinia Clarotto e dalla sindaca Francesca Papais. Presente anche il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Franco Iacop, numerosi consiglieri regionali, sindaci e amministratori del territorio nonché i rappresentanti delle categorie economiche. Non sono mancati i numeri. Il 55% della produzione de La Delizia è richiesto all’estero, più esattamente in 30 Paesi. Oltre ai canali distributivi consolidati in Usa, Canada, Germania e Regno Unito (dove recenti statistiche di mercato indicano come il Prosecco sia richiesto tanto quanto lo champagne francese), altre aree del mondo stanno iniziando a premiare la cantina friulana come l’Europa dell’Est (con la Russia in primis) e la Cina, alle quali si aggiungono mercati vinicoli emergenti dal Messico al Sudest asiatico. Il 45% della produzione destinata al mercato nazionale è richiesta principalmente dal canale Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café) e dalla grande distribuzione.
I PREMI Nell’occasione sono stati consegnati dei riconoscimenti ad alcune persone che rappresentano la storia di questa realtà divenuta, grazie all’impegno loro come di tutti gli altri soci, amministratori e dipendenti, tra le più importanti dell’intero Friuli Venezia Giulia, sia dal punto di vista economico che sociale: a Mara Nacci per i suoi 36 anni di lavoro nella Cantina, dipendente donna da più tempo all’interno de La Delizia; a Paolo Bertolin per i suoi 38 anni di lavoro nella Cantina, dipendente uomo da più tempo all’interno de La Delizia; a Giocondo Bozzetto nato come i Vini La Delizia nel 1931 e socio conferitore della Cantina da più tempo (66 anni ininterrotti); e infine al cavaliere Noè Bertolin per i suoi 29 anni da presidente dei Vini La Delizia, fondamentali per la crescita internazionale e la modernizzazione della Cantina. Don Ugo Gaspardo parroco di Orcenico Inferiore e don Roberto Stefanon (già cantiniere della stessa La Delizia) hanno impartito la benedizione al nuovo stabilimento prima del taglio del nastro (presente durante la cerimonia pure don Lorenzo Camporese parroco di Casarsa). Il direttore de La Delizia Pietro Biscontin ha inoltre presentato i positivi dati della cantina. Nella vendemmia 2015 sono stati lavorati 2 mila ettari di vigneti (compresi quelli dell’Azienda speciale regionale di Pantianicco gestita dalla cantina) nelle zone Doc Friuli Grave e Prosecco (per quest’ultima gli ettari lavorati sono 500), per una produzione di 300 mila quintali di uve. Da esse sono stati prodotti 22 milioni di litri di vino, di cui 8 milioni di Prosecco Doc e altri spumanti, sempre più richiesti dal mercato. L’ultimo bilancio è stato chiuso con un fatturato di 45,5 milioni di euro, +20% rispetto all’anno precedente. Numeri che, per la vendemmia 2016 pronta a partire a fine agosto, sono previsti in crescita visto anche l’avvio della nuova Doc Friuli. Attualmente La Delizia propone 6 linee di vino (Naonis, Naonis Collection, Sass Ter, La Delizia, La Delizia Aquila, Vigneti) con 42 etichette. Inoltre è stata lanciata un’anticipazione sul ritorno nel mercato del marchio Friulvini.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Avrebbe messo in piedi “un articolato meccanismo di frode e autoriciclaggio basato su fatture relative a operazioni inesistenti”. Con questa accusa è stato arrestato Abele Lanzanova, amministratore delegato de La Versa Spa, cantina attiva a Santa Maria della Versa (Pavia) dal 1905.
Le manette sono scattate giovedì 21. E venerdì anche la figlia dell’ad Lanzanova, Elena, è stata arrestata dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pavia. Nella sua abitazione sono stati rinvenuti 7 chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle proseguono l’indagine in Lombardia e, nelle ultime ore, anche in Emilia Romagna.
I militari stavano ricercando possibili legami tra Elena Lanzanova con le attività illecite del padre, quando hanno scoperto la droga a Urago D’Oglio, in provincia di Brescia, dove abita la donna. La Procura di Brescia ha convalidato l’arresto e fissato il processo per il prossimo 28 settembre. Gravi le accuse mosse ai due famigliari.
Abele Lanzanova, secondo quanto riportano le forze dell’ordine, “si sarebbe appropriato di ingenti somme sottraendole alle scarse risorse finanziarie della Cantina, peraltro già interessata da procedimenti prefallimentari”. Il colonnello Cesare Marangoni e i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Abele Lanzanova.
Quattro le persone indagate, oltre all’amministratore delegato. Due le richieste di fallimento presentate dalla Cantina La Versa Spa di via Crispi 15, Santa Maria della Versa, dinnanzi alla Procura della Repubblica di Pavia su istanza di due gruppi di soci e fornitori. Abele Lanzanova, in particolare, avrebbe riciclato denaro per alzare il capitale della Cantina, trasferendolo sui conti correnti de La Versa Financial International Spa.
“Abbiamo cominciato un percorso di rinnovo e di rilancio del marchio e dell’azienda La Versa – si può leggere anacronisticamente sul sito web della Cantina di Santa Maria della Versa -. Presto potrete fruire di tutto il mondo La Versa, vi ringraziamo per la pazienza e per il sostegno”.
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Un paio di star, qualche buon attore. Diversi figuranti. La degustazione di Champagne delle maison La Chapelle e José Michel & Fils organizzata ieri pomeriggio da vinodalproduttore.it a Milano, negli spazi Multiverso di via Mecenate 77, regala al folto pubblico intervenuto due certezze assolute. A dominare la scena è Privilège Brut Cru La Chapelle, ottenuto dall’assemblaggio di un 40% di Pinot Meunier, un 35% di Pinot Noir e un 25% di Chardonnay. Una bollicina francese raffinata, di struttura. Elegante ed armonica. Naso di crosta di pane tostata e palato croccante. Ottima anche la persistenza delle note minerali e agrumate nel retro olfattivo. Una cuvée prodotta nel villaggio vinicolo di Ville Dommange, 1er Cru de la Coté Ouest, paesino di 500 anime del dipartimento della Marna, nella regione della Champagne Ardenne.
Servito dagli ottimi sommelier Fisar della delegazione di Milano Duomo anche Special Club 2007 di José Michel & Fils, l’altra bella sorpresa del pomeriggio meneghino. Una cuvée ugualmente spartita tra Pinot Meunier e Chardonnay spremuti da vigne vecchie di 70 anni, prodotto con la stessa etichetta da 28 produttori consorziati seguendo un rigorosissimo disciplinare, che prevede (tra l’altro) un periodo minimo d’affinamento di 3 anni prima della commercializzazione. Si tratta indubbiamente del prodotto di punta della maison di Moussy, altro paradiso della Champagne Ardenne. Naso intenso, elegante e fine che racconta sentori di frutta a polpa bianca, crosta di pane e fiori. Rispondente al palato, dove a dominare sono ancora le note delicate di frutta. Interessanti anche il Brut Gran Vintage 2007 e il Blanc de Blancs 2007 di José Michel & Fils, così come il Millesimé Brut 2008 (33,3% Meunier, 33% Pinot Noir, 33,7% Chardonnay) di La Chapele. Restano solamente ‘comparse’ i rosé proposti in degustazione: dal Nuance Brut di La Chapelle al 50% Pinot Noir e Meunier di Michel, nessuno convince appieno.
GLI ORGANIZZATORI Soddisfatto dal successo dell’evento Guido Groppi, titolare del portale milanese di e-commerce del vino vinodalproduttore.it. “Quella che proponiamo – spiega – è una formula diversa da tutti gli altri. Dopo aver selezionato produttori di grande qualità, poniamo in vendita i loro vini e li promuoviamo anche grazie ad eventi come questo. Il vino viene consegnato al cliente direttamente dalla cantina del produttore, mediante il nostro servizio spedizioni che non fa altro che prelevare il pacco in cantina e consegnarlo all’indirizzo segnalato del cliente. Questo garantisce alcuni vantaggi: innanzitutto assicuriamo la qualità della conservazione. E inoltre il nostro assortimento è costituito sostanzialmente da quanto il produttore stesso ha in cantina, comprese le grandi annate e i grandi formati”.
Un’idea nata nel 2010, spiega Groppi, “quando mi sono messo a cercare chi vendeva il vino Montevetrano dei Colli di Salerno prodotto da mia suocera”. “Mi sono reso conto così che tutte le enoteche, comprese quelle online, compravano dai produttori, stoccavano e vendevano poi all’utente finale. Vinodalproduttore.it inverte semplicemente questa procedura: il vino resta in casa del produttore sino a quando il cliente non lo acquista tramite il nostro portale, eliminando così tutti i problemi dovuti allo stoccaggio da parte di terzi”. Il prezzo di vendita, a maggior ragione, è concordato preventivamente con il produttore. Un procedimento, dunque, che veste d’etica l’intera filiera. “All’inizio è stato difficilissimo – ammette Guido Groppi – perché la maggior parte dei produttori viveva con una certa diffidenza il mondo di Internet, anche per esperienze negative vissute con altre ‘enoteche online’. Poi un certo numero di produttori di livello ha iniziato a darci fiducia, rendendosi conto della coerenza della nostra proposta. In un mondo tutto sommato piccolo, come quello del vino di qualità, la nostra onestà, alla lunga, ha pagato”. Vinodalproduttore.it può contare su una squadra di dieci persone, a cui sono affidate le sorti (sul web) di 55 produttori ‘associati’.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Sono aperte le iscrizioni alla undicesima edizione della Centomiglia sulla Strada del Prosecco Superiore, l’evento che sabato 10 settembre 2016 porterà splendide auto d’epoca a percorrere la Strada del Vino più antica d’Italia, che proprio quest’anno compie 50 anni. Un viaggio nello straordinario scenario paesaggistico delle colline trevigiane di Conegliano Valdobbiadene (già candidate a sito patrimonio dell’umanità UNESCO) tra vigneti e borghi storici con soste presso le rinomate cantine del Prosecco Docg. Un’occasione unica per conoscere ed apprezzare i vini, i cibi ed i luoghi di valore di un territorio nominato quest’anno Città Europea del Vino e di recente iscritto nel ‘Registro Nazionale del paesaggio rurale storico’ istituito dal Ministero per le politiche agricole. Modulo di adesione alla manifestazione sul sito www.coneglianovaldobbiadene.it.
IL PROGRAMMA
Venerdì 9 settembre
Ore 15,30 – 19,00 Pieve di Soligo, centro storico. Raduno delle auto d’epoca. Aperitivo di accoglienza. Verifiche tecniche e sportive
Ore 20,30 Cena di Benvenuto
Sabato 10 settembre
Ore 08,00 Valdobbiadene, raduno presso Piazza Marconi
Ore 09,00 Valdobbiadene, partenza primo concorrente
Ore 12,30 Buffet con prodotti tipici locali
Ore 17,30 Conegliano, arrivo primo concorrente
Ore 20,30 Cena Finale con premiazioni
Domenica 11 settembre
In mattinata visita guidata con degustazione presso una rinomata cantina della zona.
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E alla fine t’accorgi che ha ragione lui. Il “primitivista”, “montagnard” e “nebbiolista”, come ama definirsi su Twitter, Francesco Quarna. T’accorgi che – parafrasando Andreotti – il vino annoia, chi (la passione) non ce l’ha. Ma noi sì. Eccome. Ed è per questo che incontriamo negli studi di Radio Deejay, in via Massena 2 a Milano, un nostro follower d’eccezione: il web content manager Francesco Quarna, per l’appunto.
Fatecela tirare un po’, adesso, da dietro la tastiera, mentre stendiamo il testo di quest’intervista. Perché al Deejay Building le gambe tremavano, di quel tremore tipico di chi ha la fortuna di entrare a piè pari in un sogno. Radio Deejay è da una vita la nostra radio di riferimento.
E toccarla con mano non è “roba” da poco. Francesco ci accoglie con un bel tour dell’edificio. Per lui abbiamo incartato a dovere una bottiglia di Grumello Valtellina Superiore Docg Mamete Prevostini. Un 100% Nebbiolo, con cui contiamo di fare centro con Quarna, grande amante del Nebbiolo in purezza.
Francesco, per i più sbadati: qualcosa su di te Nella mia vita ho sempre fatto solo radio, prima come fonico, poi come deejay, poi nell’ufficio Musica.
Sono a Radio Deejay dal 2003, dove oggi ricopro il ruolo di caporedattore e social manager, oltre a seguire la parte di programmazione musicale di “Tropical Pizza”.
Ho una compagna di lungo corso e una bimba di 4 anni, che si chiama Giuditta. Loro sono la mia prima passione. Poi vengono musica, vino e montagna.
Da buon piemontese, allora, non ti manca nulla “sotto casa” Esattamente. Sono originario di un paese che si chiama Ghemme. E la mia famiglia è proprio originaria del Piemonte, tra Vercelli e Novara. Sono cresciuto lì, con un forte legame alla terra. I miei nonni hanno sempre avuto dei piccoli appezzamenti di terra, coltivati a vite. Si sono sempre fatti il vino da soli, per uso e consumo personale.
Esser cresciuto in una zona che ha vissuto e sta vivendo un revival enologico, mi gasa molto! Ci sono un sacco di produttori giovani, che stanno innalzando il livello del vino dell’Alto Piemonte, conosciuto altrimenti soprattutto per le Langhe.
Da amante di Cesare Pavese, vivo quotidianamente questa dicotomia tra città e paese: trascorro cinque giorni a settimana a Radio Deejay e, negli altri due, avverto il bisogno di tornare a casa, tra le vigne, a fare danni! Ho proprio bisogno di respirare, di vedere orizzonti. Se non vedo il Monte Rosa almeno una volta a settimana mi manca proprio l’aria, il fiato…
Dal paesello della provincia piemontese alla metropoli milanese: uno shock? La città è una figata e la radio è un mondo meraviglioso, che mi ha dato da vivere e regalato un sacco di soddisfazioni. Però, diciamo che le radici affondano nei suoli fluvioglaciali di Ghemme, piuttosto che nell’asfalto cittadino.
Ti definisci “primitivista”, “montagnard” e “nebbiolista”: qual è il fil rouge? “Primitivista” per il mio legame fortissimo con la natura, nel solco tracciato da filosofi e poeti come Ralph Waldo Emerson, che si sono esplicati poi in opere come “Walden ovvero vita nei boschi” di Henry David Thoreau. Tutti temi ripresi poi da Mario Soldati nel Novecento: natura, contemplazione.
Di lì il passo è breve verso l’altra definizione, “montagnard”: amo andare in montagna, sono un alpinista di serie b! “Nebbiolista” perché sono cresciuto bevendo Nebbiolo: secondo me, e non solo secondo me, è il vino più elegante del mondo, oltre ad avere un modo eccezionale di leggere il terreno e di trasferire nel bicchiere quello che c’è nella terra. Il richiamo del suolo, insomma, è sempre presente dentro me. E’ questo il filo conduttore.
E se non fossi nato in Piemonte? Beh, certamente mi sarebbe piaciuto nascere in Borgogna! Ma so di poter risultare prevedibile con questa risposta, quindi aggiungo anche Nuova Zelanda, dove fanno dei Sauvignon incredibili.
Che fai? Tradisci il Nebbiolo? E’ un altro tipo di vino, ma bevo anche i bianchi. Mi piacciono quelli molto minerali, il Riesling in particolare. Da buon piemontese aggiungo l’Erbaluce. Vini comunque scarichi di colore, freschi, modello Reno, dove senti tanto la nota minerale, la pietra focaia.
Ma il vino di tutti i giorni qual è? Un vino fatto “in casa”, blend tra vari autoctoni piemontesi come Nebbiolo, Uva Rara e Vespolina. Se devo invece scegliere un vino per il sabato sera o nelle occasioni, si tratta sicuramente di Nebbioli da invecchiamento: Ghemme, Gattinara, Carema, Valtellina, Nebbioli delle Langhe. Tutti vinificati in botte grande, evoluti, dagli 8 anni in su. Quest’anno sto bevendo il 2007-2008. L’ultimo vino aperto è un Barbaresco 2009, pensando fosse pronto vista l’annata calda. Invece probabilmente un paio d’anni ancora in bottiglia gli avrebbero fatto bene. In ogni caso bevo sempre in compagnia.
Quale vino regali, invece? Di solito cerco di fare da ambasciatore della mia terra, cambiando di volta in volta produttore. Quindi regalo dei Ghemme, dei Gattinara, dei Lessona, dei Bramaterra. Mi è capitato una volta di regalare un ottimo Barolo e di sentirmi dire che faceva schifo: la persona a cui lo avevo donato non era un intenditore e lo ha stappato ad agosto. Accompagnandolo con un piatto di pasta! In generale, il vino ce l’ho sempre con me. Se mi capita di fare dei viaggi in treno porto spesso una bottiglia delle mie parti, per fargli respirare un’aria diversa. Perché il vino cambia in base a dove si trova. Ricordo ancora il Boca bevuto sull’Alpe Sattal, un rifugio a oltre 2 mila metri situato nella zona di Alagna Valsesia, gestito dal mio amico Jo. Aveva tutto un altro sapore rispetto a quello a cui siamo abituati giù in paese.
Acquisti vini al supermercato? Sì, certo. Ma se acquisto, la condizione essenziale è che siano vini imbottigliati all’origine. Cerco sempre questa formula: “all’origine”. Altrimenti non acquisto. Mi dà sicurezza questa dicitura, forse perché mi dà l’idea che ci sia un coinvolgimento maggiore da parte del produttore – viticoltore. Altro criterio di acquisto sono le offerte: ma cerco di non scendere mai sotto la soglia dei 5 euro, a meno che non si tratti di un’offerta al 50%. D’altro canto non supero mai 15 euro a bottiglia. E cerco di stare local. Apprezzo infatti molto le catene che hanno una selezione di vini locali dichiarata, come Tigros e Carrefour, per fare due esempi.
Qual è la catena della Gdo che più ti soddisfa? Sicuramente Coop, che in alcuni punti vendita ha addirittura una cantinetta dedicata ai vini del posto, separati dal resto dell’enoteca del supermercato. Ma mi trovo bene anche con Esselunga, che ha un bell’assortimento.
Che cos’è per te il vino? Il vino è un veicolo emozionale, molto efficace, un po’ come la musica. Ha una capacità incredibile di raccontare una storia attraverso i sensi. Il vino è cultura, ha un qualcosa da dire. E’ complesso da realizzare: può vantare una componente di terreno, clima e uomo che nessun’altra cosa ha. E in più riesce a far leva sui sensi, colpendoti dritto alla pancia, al cervello. Il vino, se è buono, te lo ricordi. Ha una potenza evocativa forte. E’ un’emozione. Un’esperienza multisensoriale.
Tornando alla tua terra d’origine: cosa manca all’Alto Piemonte? Quali invece i punti di forza? Secondo me il punto debole è la difficoltà nel fare sistema. Non c’è massa critica. Ci sono troppe Doc piccole che confondono il consumatore, spesso figlie di campanilismi incredibili. Fosse per me, in zona esisterebbero solo tre Docg: Ghemme, Gattinara, Boca.
Il resto, con buona pace dei miei amici produttori di Sizzano, Fara, Bramaterra, Coste della Sesia, Colline Novaresi… Farei un conto unico, creando una Doc “Alto Piemonte”. Punto di forza dell’enogastronomia piemontese potrebbe poi essere il connubio riso-vino. Abbiamo picchi di qualità ed eleganza che non hanno eguali in Italia nel vino.
E il riso cresce praticamente solo lì in Italia, con la Dop della Baraggia Biellese e Vercellese. Si potrebbe partire da questo punto di forza per costruire attorno il resto. E dal canto mio, con gli amici Mauro e Marco, ho di recente fondato un sito, altropiemonte.it, che parla proprio di questa zona straordinaria ma ancora poco conosciuta, pur essendo distante pochi chilometri da Milano, da Malpensa e da Torino.
Il rapporto di Milano con il vino? C’è ancora molto da fare. E’ una piazza che, secondo me, andrebbe ancora evangelizzata. Si parla un po’ troppo per sentito dire. Non si fa cultura. Va tutto ad ondate, in base alla moda del momento: Morellino, Nero D’Avola, ora Prosecco. Ma il primo passo dovrebbe essere quello di calmierare i prezzi.
Non è possibile trovare calici di modesti Dolcetto a 6,50 euro al calice. Le liste dei vini, del resto, sono troppo omologate tra loro. Secondo me si dovrebbe bere più local: puntare sull’Oltrepò Pavese, oppure sull’altra Doc, quella vera e propria milanese, che è la San Colombano. La ‘Milano da Bere’, beve. Ma non bene. A Torino si beve decisamente meglio.
E a Radio Deejay, chi beve oltre a Francesco Quarna? Dj Aladyn e Nikki, i due colleghi con cui condivido “Tropical Pizza”. Nikki è uno da barrique e litighiamo sempre su questa cosa. A lui piacciono i vini belli ‘tostati’, californiani, quelle cose lì. Chi beve peggio? Meglio non dirlo!
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Ci sono voluti ben 12 mesi. Come per il susseguirsi delle quattro stagioni. Dal “pianto” che annuncia la ripresa del ciclo vitale della vite, attraversando fioritura, maturazione del grappolo, vendemmia e vinificazione. Ma ora è pronto: tutti a tavola. Pardon, davanti agli schermi: ecco la meraviglia del vino, rappresentata nel film documentario “F for Franciacorta”. La regia è ad opera di Massimo Zanichelli, esperto ed appassionato di vini, curatore della guida dei vini d’Italia dell’Espresso, gli attori i produttori, i vini, le tecnologie, la natura, la Franciacorta. Il soggetto non solo la tecnica del metodo di produzione del Franciacorta, ma il vino in come mezzo per raccontare, attraverso tutti i protagonisti e lo scorrere delle stagioni quello che è un patrimonio vitivinicolo e culturale di eccellenza targato made in Italy. “Ho cercato di riprodurre nel film – spiega Massimo Zanichelli – attraverso particolari scelte registiche (dal campo lungo al macro, dal montaggio alle musiche) l’essenza del Franciacorta: il fascino, il mistero, la magia del suo mondo e della sua effervescenza”.
F per Franciacorta si presenta quindi come un film evocativo che promette di emozionare lo spettatore in soli venti minuti. Gli attenti produttori del Consorzio Franciacorta, che dal 1995 con l’ottenimento della Docg hanno portato il metodo classico a standard qualitativi eccellenti, con il film F for Franciacorta, non solo hanno voluto omaggiare la loro terra e i loro prodotti, ma hanno anche voluto investire in un progetto che sicuramente darà visibilità e curiosità per la loro terra anche oltre confine, parola di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta. La produzione è stata affidata a Next Evolving Communication, azienda bergamasca che si occupa di strategie di marketing, pubblicità, branding, applicazioni web e mobile attraverso anche il loro istituto di ricerca i cui valori sono “rigore metodologico, approccio integrato, soluzioni di ricerca e competenze multidisciplinari”. Valori che sembrano davvero in sintonia con quelli del metodo Franciacorta. Il film è stato presentato a novembre del 2015 e sta per essere “stappato” nel 2016. Per vederlo in anteprima bisogna iscriversi su http://film.franciacorta.net/it/. E attendere “il botto”.
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