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Birra italiana: il settore si interroga sul futuro

Birra italiana: il settore si interroga sul futuro

Definire la birra italiana, le sue caratteristiche e i principi alla base della visione sul futuro del comparto nazionale. Questi i quesiti a cui dovranno rispondere i principali esponenti delle associazioni del mondo brassicolo nazionale nella tavola rotonda “Definire la Birra Italiana: equilibrio tra identità, mercato e legislazione”, organizzata da Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti.

Al confronto parteciperanno Alfredo Pratolongo, presidente Assobirra; Matteo Bartolini, vicepresidente nazionale CIA – Agricoltori Italiani; Domenico Bosco, responsabile nazionale della filiera vitivinicola e brassicola Coldiretti; Teo Musso, presidente Consorzio Birra Italiana e Andrea Soncini, vicedirettore Unionbirrai. Modera Vittorio Ferraris, Direttore Generale Unionbirrai.

L’appuntamento è per oggi, lunedì 17 febbraio. L’incontro è organizzato nell’ambito della terza edizione della “Italian Craft Beer Conference” con tanti momenti di approfondimento sulle tecniche di produzione birraria, nuove tecnologie, materie prime, strumentazioni e analisi delle tendenze del mercato a Beer&Food Attraction presso la Fiera di Rimini.

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Emendamento birrifici artigianali: verso la riduzione delle accise


Questa mattina, presso la sede di Birra Turan, a Viterbo, è stato presentato ufficialmente un emendamento alla manovra finanziaria che conferma un significativo innalzamento delle agevolazioni fiscali per i piccoli birrifici artigianali. La misura prevede una riduzione fino al 50% dell’aliquota di accisa per i microbirrifici con volumi di produzione fino a 10 mila ettolitri annui. Una notizia che rappresenta un concreto segnale di supporto a questo segmento di eccellenza del comparto brassicolo italiano. «Un segnale concreto a questo specifico e pregiato segmento del comparto brassicolo», ha dichiarato il deputato Mauro Rotelli, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, nonché promotore dell’emendamento. La proposta normativa ha raccolto ampio consenso, sia nel mondo agricolo che in quello produttivo, e punta a incentivare ulteriormente le produzioni dei piccoli birrifici.

RIDUZIONE DELLE ACCISE PER I BIRRIFICI ARTIGIANALI: LE PERCENTUALI

La norma prevede una riduzione strutturale delle accise con un sistema progressivo:

  • 50% di riduzione per i birrifici artigianali con produzione annua fino a 10.000 ettolitri;
  • 30% di riduzione per i birrifici con produzione fino a 60.000 ettolitri annui;
  • 20% di riduzione per le produzioni superiori.

Un rilancio per il settore brassicolo artigianale. «Questa misura è pensata per rilanciare il settore delle birre artigianali, valorizzando la qualità, l’innovazione e il legame con il territorio e il made in Italy», ha spiegato Rotelli durante la conferenza. «Supportare i piccoli birrifici significa anche promuovere la produzione di materie prime italiane, incentivandone non solo il consumo interno ma anche l’esportazione sui mercati internazionali», ha aggiunto il deputato, sottolineando il crescente interesse dei consumatori verso prodotti di alta qualità e sostenibili.

L’IMPEGNO DI UNIONBIRRAI PER LA RIDUZIONE DELLE ACCISE

Un plauso alla misura è arrivato anche da Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti, che ha fortemente sostenuto l’emendamento. «Questo risultato rappresenta un sostegno cruciale per lo sviluppo del potenziale brassicolo nazionale, sempre più riconosciuto nel mondo come parte integrante del made in Italy agroalimentari», ha affermato Ferraris. Grazie alla riduzione delle accise, le aziende del settore avranno a disposizione risorse economiche maggiori da reinvestire in innovazione e crescita. Ferraris ha anche sottolineato l’importanza dell’attenzione riservata dalla politica e dalle istituzioni a un comparto giovane e dinamico, che nonostante le difficoltà dei mercati continua a crescere. «Ci auguriamo di poter proseguire questo percorso di rinnovamento normativo – ha concluso il referente di Unionbirrai – consentendo alle imprese di operare in un contesto più favorevole e competitivo».

L’IMPATTO FISCALE DELLA RIDUZIONE DELLE ACCISE DEI MICROBIRRIFICI

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Antonella Sberna, vice presidente del Parlamento europeo, e Giulio Zelli, presidente della Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio. Entrambi hanno confermato il proprio sostegno, nei rispettivi ambiti istituzionali, alla filiera brassicola. L’evento è stato arricchito dalla presenza di diversi birrifici locali, che hanno testimoniato il valore e l’impatto della misura fiscale per il territorio. Oltre al birrificio ospitante Turan, erano presenti Terre di Faul di Viterbo, Free Lions di Tuscania, Itineris di Civita Castellana, Hilltop Brewery di Bassano Romano e Aut Aut Brewing di Grotte di Castro.

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Accise Birra: approvato innalzamento dello sconto per i microbirrifici

L’innalzamento dello sconto sulle accise per i microbirrifici è realtà. Sono stati, infatti, approvati gli emendamenti alla Legge di Bilancio, in corso di discussione a Montecitorio, presentati dai gruppi di Lega e Fratelli d’Italia a prima firma degli onorevoli Mirco Carloni e Mauro Rotelli. La misura, che agevola soprattutto gli impianti di piccola taglia, era già attiva per il biennio 2022-2023. A richiederne l’estensione in più provvedimenti è stata Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici artigianali indipendenti.

Gli emendamenti sono stati accorpati nel corso della discussione e comportano una copertura economica complessiva inferiore ai 3 milioni di euro l’anno. I piccoli birrifici artigianali con una produzione fino a 10.000 ettolitri beneficeranno di uno sconto sulle accise pari al 50%. Per le imprese che producono fino a 30.000 ettolitri, lo sconto sarà del 30%, mentre per quelle che raggiungono i 60.000 ettolitri lo sconto scenderà al 20%.

LE DICHIARAZIONI DEGLI ADDETTI AI LAVORI

«Con un intervento economico limitato, il Governo sostiene concretamente le produzioni brassicole artigianali nazionali crescita – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai – dando quel supporto che per il settore, fatto di piccole e piccolissime imprese, rappresenta un volano determinante per la crescita».

«L’innalzamento dello sconto sulle accise per i microbirrifici – spiega Teo Musso il presidente del Consorzio Birra Italiana – rappresenta un aiuto per la crescita delle filiere dal campo alla tavola. Filiere che sul territorio nazionale stanno già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti. Un indotto importante per l’economia dei territori con la crescita della produzione di orzo e di luppolo italiani».

«Una misura importante sostenuta grazie all’impegno del presidente della Commissione Agricoltura della Camera Mirco Carloni e dei parlamentari che hanno lavorato sull’emendamento e del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare», fa eco il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

IL COMPARTO BIRRA IN ITALIA

Un comparto che vede oggi quasi 1200 birrifici in tutta Italia, di cui circa il 25% è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie. Percentuale in costate crescita secondo l’analisi del Consorzio Birra Italiana. La birra artigianale è entrata sempre più nelle case degli italiani, con una produzione di 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni di litri destinati all’export. Un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92 mila posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti. Un fenomeno sul quale pesano però l’aumento record dei costi di produzione legati alle tensioni internazionali e gli effetti dei cambiamenti climatici. Siccità e maltempo hanno causato una riduzione importante della produzione di orzo facendo drasticamente calare le rese, pur se il prodotto si presenta comunque di ottima qualità.

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Birrifici Aperti: sabato 7 dicembre alla scoperta della birra artigianale

Appuntamento sabato 7 dicembre con “Birrifici Aperti“. Giornata organizzata da Unionbirrai, l’associazione dei birrifici indipendenti, con l’obiettivo di promuovere la cultura della birra artigianale in Italia. Visite guidate, degustazioni e incontri con i birrai. Un’iniziativa per educare i consumatori sulle diverse varietà e qualità di birre prodotte localmente e sostenere i piccoli produttori nel panorama birrario nazionale.

«Valorizzare il mondo della birra artigianale italiana, creando un contatto diretto tra birrifici e appassionati. Questo l’obiettivo di Birrifici Aperti – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai –. Miriamo a replicare ciò accaduto con successo in altri comparti come il vino e l’olio. Apriamo le porte dei birrifici per far conoscere da vicino i processi produttivi, le materie prime utilizzate e, soprattutto, la passione che si cela dietro ogni bottiglia. Tutti ingredienti che rendono la birra artigianale nazionale oramai un vanto del made in Italy agroalimentare nel mondo, con sempre più riconoscimenti».

BIRRIFICI APERTI

Sarà possibile scegliere l’appuntamento preferito tra i tanti in programma in tutto lo stivale. Si potranno esplorare storie, processi e segreti dietro ogni birrificio, vivendo una giornata immersiva nel mondo della birra artigianale e promuovendo, al contempo, il territorio con le sue peculiarità creando localmente sinergie. A giovarne saranno i consumatori, sempre più consapevoli e attenti.

Amanti, o semplici curiosi, della birra pronti ad una esperienza che, attraverso la convivialità ed i momenti di relax, potranno conoscere le realtà artigianali con un contatto diretto. «Riteniamo che i piccoli birrifici artigianali possano divenire parte integrante di itinerari turistici e mete da visitare – conclude Ferraris –. Luoghi in cui trascorrere piacevoli momenti. Per questo, anche a livello normativo, siamo impegnati nel promuovere la creazione delle “Strade della Birra”, prendendo spunto da ciò che il mondo vitivinicolo ha già realizzato con successo».

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La ricetta Unionbirrai: meno burocrazia e filiera birra 100% italiana


Unire l’impegno per una birra 100% italiana, con la creazione di filiere brassicole 100% italiane, a un piano concreto di semplificazione e sburocratizzazione operativa. È questa la richiesta avanzata da Unionbirrai, l’associazione che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti italiani, durante la presentazione del bilancio del primo anno di attività del progetto LOB.IT, coordinato dal Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), l’ente di ricerca del Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Sovranità Alimentare.
Un progetto che mira non solo a valorizzare le materie prime locali, ma a consolidare la filiera produttiva brassicola italiana, dall’orzo al bicchiere.

L’IMPORTANZA DELLE FILIERE CORTE DELLA BIRRA ITALIANA

«L’importante lavoro portato avanti sul sostegno alla produzione di materie prime locali di qualità, affinché si giunga alla creazione di filiere corte della birra offrirà al comparto ulteriori validi elementi di marketing territoriale che ben si conciliano con le nostre prospettive di puntare sul turismo brassicolo e le cosiddette Strade della Birra» ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai.

Il concetto di filiera corta, già ben radicato nell’enologia, rappresenta un’opportunità chiave per il settore brassicolo artigianale italiano, che può così rafforzare il proprio legame con i territori e ampliare il proprio appeal sia per i consumatori locali sia per i turisti. L’utilizzo di materie prime italiane – come luppolo e orzo coltivati sul territorio nazionale – non solo garantisce tracciabilità e qualità, ma diventa un elemento distintivo in un mercato sempre più competitivo e globalizzato.

LA BUROCRAZIA AFFONDA LA BIRRA 100% ITALIANA

Tuttavia, Ferraris ha sottolineato come le sole iniziative legate alla filiera non siano sufficienti per garantire la crescita e la sostenibilità delle imprese brassicole, soprattutto quelle di dimensioni più ridotte. «Per ridare slancio e sostenere le imprese del settore, soprattutto le più piccole, diviene cruciale alleggerire il carico di obblighi burocratici pensati per l’industria, che comportano un onere di tempo ed economico per i birrifici artigianali, ma anche un aggravio per la correlata spesa pubblica per i controlli».

I birrifici artigianali, infatti, si trovano spesso a dover affrontare procedure pensate per grandi industrie, come l’obbligo di tenuta di registri specifici, documentazione dettagliata e bolli di accompagnamento merci, che rallentano l’operatività senza apportare benefici reali al sistema di controllo fiscale o qualitativo.

LE RICHIESTE DI UNIONBIRRAI PER LA FILIERA BRASSICOLA ITALIANA

Tra le proposte avanzate da Unionbirrai spiccano l’eliminazione dell’obbligo della bolla di accompagnamento merce XAB per i microbirrifici, con possibilità di utilizzo dei più comuni Documenti di Trasporto (DDT). In secondo luogo, l’armonizzazione delle norme introdotte dal decreto ministeriale 4 giugno 2019, che ha già avviato un primo passo verso la semplificazione, ma che attualmente soffre di interpretazioni disomogenee tra i diversi territori, generando disparità di trattamento. Infine, secondo Uniobirrai, occorre proseguire con l’iter di confronto avviato presso il Masaf, al fine di realizzare riforme organiche che tengano conto delle specificità del comparto artigianale.

«Piccole agevolazioni tecniche e burocratiche che, nella loro globalità – ha concluso Ferraris – si rivelerebbero determinanti per l’operatività quotidiana delle piccole imprese brassicole. Per questo, continuiamo ad auspicare che riprenda l’iter di confronto, avviato oramai un anno fa al Masaf, che possa condurre a riforme organiche e impattanti».

STRADE DELLA BIRRA, TURISMO BRASSICOLO E NUOVE OPPORTUNITÀ

Oltre alla semplificazione burocratica, Unionbirrai guarda con interesse a un altro fenomeno in forte espansione. Quello del turismo brassicolo, già ben sviluppato in paesi come Belgio, Germania e Repubblica Ceca, ma che in Italia ha ancora margini di crescita significativi. La creazione di Strade della birra, sul modello delle Strade del Vino, potrebbe diventare uno strumento di valorizzazione sia per i birrifici sia per i territori, combinando degustazioni, visite guidate e itinerari culturali.

Richieste che, secondo Unionbirrai, costituiscono un passo fondamentale per garantire un futuro solido e sostenibile al comparto brassicolo italiano. Da un lato, il rafforzamento delle filiere 100% italiane consentirebbe di incrementare la qualità e la riconoscibilità del prodotto; dall’altro, le semplificazioni burocratiche permetterebbero ai piccoli produttori di concentrarsi sull’innovazione e sulla crescita. Un binomio, quello tra tradizione territoriale e modernità gestionale, che può trasformare la birra artigianale italiana in un simbolo di eccellenza riconosciuto a livello internazionale.

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Riduzione accise birra: sì dalla Commissione Agricoltura

Intervenire in modo organico e non temporaneo sulla disciplina agevolativa delle accise dovute dai produttori di birra. È questa l’indicazione fornita dalla Commissione Agricoltura della Camera nel parere approvato in merito alla Legge di Bilancio 2025, in discussione a Montecitorio. Due in particolare gli interventi segnalati. In primis dal 1° gennaio 2025 ridurre stabilmente le accise sulla birra prodotta in Italia a 2,97 centesimi grado plato.

In secondo luogo prevedere una riduzione del 50% dell’aliquota di accisa, in luogo dell’attuale 40%, per i birrifici con produzione annua non superiore a 10 mila ettolitri, del 30% per i birrifici da 10 a 30 mila ettolitri e del 20% per chi produce dai 30 ai 60 mila ettolitri. Una posizione che raccoglie l’approvazione tanto di Unionbirrai quanto di Assobirra.

«Riteniamo davvero lodevole l’attenzione dedicata al comparto brassicolo – commenta Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Il parere della Comagri Camera ribadisce una proposta che il settore porta avanti da tempo e che, ci auguriamo, possa divenire realtà dopo diversi tentativi in differenti provvedimenti».

«Siamo consci che adesso si entrerà nella fase più complicata della Legge di Bilancio – afferma il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo –. I partiti di maggioranza, cui auspichiamo si aggiungano anche quelli di opposizione, con slancio hanno ribadito che profonderanno ogni sforzo per convincere il Governo a reperire le risorse necessarie (6,9 milioni di euro) per una riduzione delle accise, che servirebbe a far crescere e recuperare competitività all’industria birraria nazionale».

IL PESO DELLE ACCISE

L’aumento delle accise sulla birra ha avuto delle conseguenze sull’intera filiera. Ha colpito i produttori, già alle prese con costi sempre molto alti e ormai divenuti strutturali, e ridotto i margini degli esercenti. Pesa inoltre anche sul consumatore, perché l’accisa è gravata d’IVA e fa parte della costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore. In una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 l in offerta, il formato più venduto e popolare in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.

«Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano che esiste una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato e in particolare la competitività della produzione nazionale – spiega Pratolongo –. Dopo il primo aumento del gennaio 2023 il comparto è entrato in contrazione, protratta dopo il secondo aumento nel gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024 i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con tassazione fino a 4 volte inferiore a quella italiana».

L’ITER DI LEGGE

La manovra di Bilancio è entrata nel vivo questa settimana con il ciclo di audizioni in Commissione Bilancio e con i pareri che saranno espressi dalle Commissioni permanenti. L’intenzione della maggioranza è di seguire un calendario serrato per arrivare all’approvazione in prima lettura entro la prima settimana di dicembre, infatti il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato all’11 novembre.

«Siamo consci della congiuntura economica e degli sforzi che il Paese intero deve compiere per riassettare i bilanci pubblici. Questi interventi, con un dispendio economico limitato, possono – aggiunge Ferraris – concretamente sostenere le piccole produzioni nazionali emergenti, proseguendo in un percorso iniziato negli anni scorsi. L’auspicio rimane quello di una disamina completa per revisionare le norme che regolano il comparto brassicolo nazionale in maniera organica».

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Turismo brassicolo: opportunità e risorsa concreta per produttori e territori

Il turismo brassicolo è ormai una realtà che si sta consolidando sempre più a livello nazionale. Lo ha ribadito , l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti, durante il convegno Filiera Birra 2024, tenutosi a Milano presso il Palazzo della Cultura il 16 ottobre. Un turismo, quello brassicolo, capace di promuovere i territori, la loro cultura e valorizzando le tradizioni locali. Un movimento in grado di far conoscere le produzioni di birra artigianale dei mastri birrai italiani.

«Il turismo brassicolo è oramai una realtà – ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Un fenomeno che è partito lentamente ma che si sta strutturando per accogliere al meglio turisti, visitatori e appassionati. I birrifici artigianali non sono solo delle aziende, ma luoghi di ritrovo che esaltano il legame con il territorio in cui si trovano. Luoghi in cui è possibile acquistare prodotti locali, fare visite guidate, conoscere nuovi mondi».

«Ma anche luoghi in cui la convivialità e l’ospitalità si sposano con il bere bene e il mangiare bene. Per questo Unionbirrai – ha aggiunto – è impegnata nel sostenere i piccoli birrifici artigianali affinché diventino parte integrante di itinerari turistici e mete da visitare e in cui trascorrere piacevoli momenti. Un sostegno che stiamo promuovendo anche normativamente attraverso la creazione delle “Strade della Birra“, prendendo spunto da ciò che il mondo vitivinicolo ha già realizzato con successo con le cantine».

UN PORTALE A SUPPORTO DEL TURISMO BRASSICOLO

Durante il convegno, Unionbirrai ha illustrato le potenzialità del portale www.indipendenteartigianale.it, creato e promosso come strumento dedicato a tutti i turisti e viaggiatori appassionati di birra.

«Chi vuol pianificare un itinerario in un determinato territorio – ha spiegato il segretario generale Simone Monetti – può così individuare facilmente i birrifici artigianali italiani presenti che hanno ottenuto il marchio di garanzia. Può così scoprire le strutture dove soggiornare e i locali che servono birra artigianale, organizzare tour turistici alla scoperta del mondo brassicolo nazionale, trovando eventi e iniziative. Ma anche selezionando chi effettua la vendita diretta o offre una serie di servizi. Di fatto, un portale turistico a tutto tondo che ruota attorno alla birra artigianale italiana».

Tra i protagonisti del convegno Filiera Birra anche il fondatore del Birrificio Curtis Canava di Bairo (Torino) che ha portato la sua testimonianza, esempio concreto di turismo brassicolo. Silvio Bertero, infatti, è diventato punto di riferimento per turisti, viaggiatori, ciclisti e camperisti anche grazie a una convenzione con AgriCamper.

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Report Unionbirrai: «La birra artigianale cresce più del vino»


Quello della birra artigianale in Italia è un settore in continua crescita, sia in termini di numero di birrifici, che non si è interrotta neanche nel periodo pandemico, sia sotto il profilo dei consumi: cresce più del vino. Secondo il Registro delle imprese CCIAA, nel 2022 le realtà che producono birra in Italia hanno raggiunto le 1.326 unità occupando un totale di 9.612 addetti diretti, con una crescita rispetto al 2015 del 104% in termini di birrifici e del 22% in termini di addetti. È quanto evidenziato nel Report 2022 “Birra artigianale, filiera e mercati” di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, realizzato a cura di OBIArt, Laboratorio del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze.

Il report dimostra come l’Italia si collochi al sesto posto a livello europeo per numero di birrifici (dopo Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Olanda) e al nono per volume di produzione con 17,6 milioni di ettolitri prodotti nel 2021. A livello geografico i birrifici risultano ormai essere diffusi in tutto il Paese. Più rilevante la consistenza delle imprese nel Nord Italia, ma è nel Centro Sud che si continuano a registrare gli incrementi più consistenti.

Il dato significativo riguarda la crescita dei birrifici agricoli, divenuta un’opportunità a partire dal 2010, anno in cui le produzioni di birra e malto sono entrate a far parte delle attività connesse praticabili nelle imprese del primario. Presente in appena una ottantina di aziende nel 2015, nel 2022 la produzione di birra arriva ad essere presente in 290 imprese agricole, arrivando a rappresentare il 22% di tutti i birrifici nazionali e ad occupare oltre 1.000 addetti.

BIRRA ARTIGIANALE ITALIANA: CONSUMI IN CRESCITA

Sotto il profilo dei consumi e del comportamento dei consumatori, il report segnala, sulla base di un’indagine di mercato su 1700 contatti, che il 41% è consumatore abituale di birra, il 12% della sola birra industriale e il 29% di birra industriale e artigianale. «C’è ancora molto lavoro da fare per migliorare il settore e per diffondere il consumo della birra artigianale – sottolinea il presidente di Unionbirrai, Vittorio Ferraris – ma possiamo prendere atto che il settore è in crescita».

«Dobbiamo e possiamo sicuramente fare di meglio nello specifico del comparto GDO – continua Ferraris – dove il nostro genere di prodotto fa più fatica ad essere gestito con le dovute attenzioni alla qualità e alla durabilità. Abbiamo scoperto come, all’interno di un maggior interesse verso le bevande alcoliche da parte degli italiani, la birra stia crescendo molto di più del vino con abitudini di consumo che diventano meno tradizionali e più variegate assomigliando sempre più al modello nordeuropeo che a quello mediterraneo più legato al vino e al consumo durante i pasti».

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Unionbirrai: «La F del Nutriscore è un attacco all’economia dei birrifici»

Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, esprime parere negativo sulla proposta di Serge Hercberg, creatore del Nutriscore, di bollare con una F nera tutte le bevande alcoliche. Proposta già bocciata da Unione Italiana Vini e Fevervini.

«La notizia della proposta di etichettare la birra con una F nel Nutriscore è un attacco diretto all’economia dei produttori artigianali italiani – commenta il direttore generale Unionbirrai, Vittorio Ferraris -. Attacco che arriva in un periodo storico in cui le piccole imprese che producono birra artigianale stanno subendo non pochi danni a causa della pandemia iniziata nel 2020».

«Bollare con una F nera – aggiunge il direttore di Unionbirrai – i nostri prodotti, porterebbe un danno a tutto il comparto. Non parliamo solo dei produttori ma anche di tutto il mondo professionale che ruota intorno alla birra. Dai distributori ai pub, dai beershop ai ristoranti».

PROMUOVERE IL CONSUMO CONSAPEVOLE

Nutriscore si basa su un’etichettatura a semaforo, secondo la quale un prodotto alimentare viene schedato e giudicato con una lettera e un colore. Sistema già condannato in più occasioni poiché penalizzante per alcuni prodotti. Unionbirrai punta invece sulla contestualizzarne ed il consumo consapevole, tema che l’associazione promuove da sempre.

«Da anni – dice Ferraris – promuoviamo la creazione di “bevitori consapevoli” attraverso i nostri corsi di degustazione. Corsi in cui non solo approfondiamo la conoscenza e la degustazione delle birre, ma puntiamo al loro consumo consapevole. Consumo inserito in un corretto stile di vita».

LE CRITICHE AL NUTRISCORE

Secondo Unionbirrai con l’aggiunta della lettera F ad identificare anche le bevande contenenti un minima quantità di alcol, segnalandone quindi la presunta pericolosità ai consumatori, si rischierebbe esclusivamente di penalizzare ulteriormente dei prodotti di eccellenza.

Al contrario, esistono delle ricerche che dimostrano come l’inserimento della birra in una dieta bilanciata porti dei benefici all’individuo. Fra esse, lo studio su cui sta lavorando Ebcu – European Beer Consumers Union, di cui Unionbirrai fa parte.

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Approvato alla Camera l’emendamento a sostegno della Birra Artigianale

Prosegue positivamente l’iter parlamentare per il contributo a fondo perduto per i birrifici. È stato infatti approvato,  in sede di conversione del Decreto Sostegni Bis alla Camera, l’emendamento elaborato da Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, e presentato dell’onorevole Chiara Gagnarli.

«Esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione alla Camera di questo provvedimento fortemente voluto dal consiglio direttivo Unionbirrai. Ringraziamo per l’ampio appoggio ricevuto da parte delle forze politiche e anche di altre associazioni di categoria. Adesso aspettiamo il passaggio in Senato, augurandoci non ci siano sorprese», sottolinea Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai -.

L’EMENDAMENTO

L’emendamento prevede un contributo a fondo perduto per i birrifici artigianali pari a 0,23 euro al litro di birra inseriti nei registri di carico nel corso del 2020 e stanzia 10 milioni di euro per il comparto. Il provvedimento punta a compensare le perdite per il deperimento di prodotto rimasto nei magazzini con le chiusure imposte al canale Horeca, principale sbocco commerciale della birra artigianale.

«Iniziamo finalmente a raccogliere i frutti del dialogo avviato con i tavoli istituzioni fin dall’inizio della pandemia – conclude Ferraris – con lo scopo di portare alla loro attenzione le nostre esigenze, i danni subiti in perdita di prodotto e il calo di fatturato».

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Accise sulla birra, rivolta Unionbirrai: «Sgravi solo per la Superlega degli artigianali»

Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti, interviene duramente sul possibile provvedimento riguardante l’innalzamento del limite per l’applicazione dello sconto del 40% sulle accise, dagli attuali 10 mila ettolitri a 50 mila ettolitri. Il provvedimento gioverebbe solo «alla “Superlega” della birra artigianale italiana».

Tale provvedimento – commenta Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai – prevede una dotazione finanziaria di un milione di euro e, per quanto di nostra conoscenza, riguarderebbe solo 8 birrifici italiani, ovvero meno del 1% dei produttori presenti sul territorio nazionale».

«Unionbirrai – prosegue Ferraris – ha sempre sostenuto la necessità di avere uno sgravio sulle accise anche per i birrifici aventi produzione superiore a 10 mila hl, ma con una logica di progressività fiscale, che in questo provvedimento sarebbe totalmente assente».

Secondo Unionbirrai questo provvedimento rappresenterebbe un duro colpo per i piccoli birrifici indipendenti, che da circa un anno fanno i conti con grossi cali di fatturato, reggendosi solo per merito degli stessi produttori, fortemente motivati a superare la crisi, e sostenuto dagli sforzi di ristoratori e publican che hanno saputo adeguarsi e reinventarsi e dai fedeli consumatori di birra artigianale.

«Un milione di Euro di certo non risolleverebbe le sorti del nostro comparto – conclude Ferraris – ma potrebbe essere una grande boccata di ossigeno per decine di piccole aziende produttrici. Distribuirli a pochi e grossi costituirebbe un messaggio tragico per tantissimi piccoli imprenditori».

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Unionbirrai, stoccata alla Grande distribuzione: «Noi come Davide e Golia»

Secondo i dati presentati da Iri nel report “Birra nel 2020: un anno difficile ma con ottimi risultati” l’anno scorso le vendite di Birra in Italia hanno superato per la prima volta gli 11 milioni di ettolitri ed i 2 miliardi di euro di fatturato con un +10,7% in valore, nettamente superiore al +3,0% registrato nel 2019, grazie alle vendite nella Grande distribuzione. Cifre che Unionbirrai contestualizza, attraverso il presidente Vittorio Ferraris.

La crescita del 9,0% in volume trova spiegazione nell’aumento del consumo domestico legato ai periodi di lockdown e alla chiusura dell’Horeca. Trend positivo, quindi, per i canali della Gdo, in particolare per i Discount (+15,7%), a scapito del consumo fuori casa, come confermano i dati dei Grossisti di Bevande che registrano sulla Birra un -35,4% in volume e un -35,8% di ricavi.

Situazione più tranquilla per i Cash&Carry dove nel 2020 la Birra rimane stabile in volume (-0,1%) ma perde il 2,3% in fatturato a fronte del calo del prezzo medio dovuto al differente mix: cresce la fascia Mainstream a discapito delle marche Premium e aumenta la quota del vetro nel formato da 66 cl e cala quella del formato da 33 cl.

Le Birre Standard restano le preferite dai consumatori (42,3% in volume) mentre le Special Beer (le Birre Speciali) segnano il più alto tasso di crescita rispetto al 2019, con un +18,9% in volume e +19,6% in valore. Importante balzo in avanti anche per il segmento delle Analcoliche e Light che cresce dell’11% in volume.

IL PUNTO DI VISTA DI UNIONBIRRAI
Ciò che non emerge dall’analisi condotta da Iri è come la riduzione dei consumi fuori casa abbia portato con sé anche uno spostamento verso le birre industriali, a discapito delle produzioni artigianali.

A farlo notare è per l’appunto Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei produttori di birra artigianale, in una lettera aperta al Sole 24 ore pubblicata anche sui social.

Il numero uno dell’associazione sottolinea come i dati descrivano «una realtà del prodotto birra in Italia ai tempi del Covid-19 molto parziale e principalmente incentrata su produzioni di tipo industriale».

«Il nostro è un prodotto “vivo” – prosegue Ferraris – che richiede attenzione e cura lungo tutta la catena distributiva. Per queste ragioni il nostro mercato è quasi totalmente costituito dal canale Horeca e ovviamente la prolungata chiusura di pub, bar e ristoranti ha tolto moltissimi sbocchi commerciali alle nostre attività. Una vera beffa: ufficialmente autorizzati ad operare, praticamente fermi per mancanza di clientela».

«I produttori di birra artigianale – conclude il Presidente – sono un esercito di Davide contrapposti a pochi enormi Golia. Sicuramente i numeri delle multinazionali definiscono il trend del comparto. Ma dentro a quei numeri si nascondono centinaia di piccole imprese italiane nel cuore, nel capitale e nel personale».

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Birra artigianale lombarda: progetto di legge al via in Commissione regionale

È iniziato nella VIII Commissione Agricoltura della Regione Lombardia l’iter del progetto di legge “Promozione e valorizzazione della filiera agroalimentare brassicola regionale“. I contenuti del Pdl sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa online a cui hanno partecipato i vicecapogruppo della Lega Andrea Monti e Floriano Massardi, promotori della legge, l’assessore regionale al Turismo Lara Magoni, l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi, il Direttore Generale di Unionbirrai Vittorio Ferraris e il Consigliere Nazionale di Unionbirrai Andrea Soncini.

Il Pdl ha lo scopo di promuovere e valorizzare la filiera brassicola regionale e favorire lo sviluppo del comparto agricolo ad essa legato e si basa su tre pilastri: valorizzazione della filiera e della formazione degli addetti, identificabilità dei birrifici artigianali e sviluppo del “turismo brassicolo”.

«L’intento – spiega Massardi – è quello di tutelare e valorizzare i piccoli birrifici indipendenti che rappresentano una realtà sempre più numerosa e importante nella nostra Regione». La Lombardia ha visto nascere il movimento ella birra artigianale in epoca pionieristica ed è arrivata oggi a contare 155 micro-birrifici, il 16% del totale italiano, con una produzione di 112 mila ettolitri e 540 persone impiegate direttamente.

«La legge – prosegue il consigliere regionale – introduce novità significative, a partire da un marchio regionale a garanzia dell’identificabilità del prodotto. Sarà inoltre possibile la vendita e la somministrazione di birra sul posto, una facoltà che oggi non è consentita. Viene poi introdotto e promosso, sull’esempio di altri Paesi Europei storici produttori di birra, uno sviluppo turistico basato sulla visita ai luoghi di produzione».

«Un obiettivo da raggiungere mediante la formazione di operatori turistici e la promozione di materiale informativo – conclude Massardi – Andiamo a intercettare la domanda dei consumatori che non si accontentano più delle solite birre delle multinazionali ma vanno alla scoperta di prodotti più specifici. L’auspicio è che si arrivi all’approvazione finale del provvedimento da parte del Consiglio Regionale entro l’estate 2021».

Una legge innovativa che, sperano i promotori, possa essere ad esempio sia per le altre Regioni che a livello nazionale per dare slancio ad un settore fatto da aziende giovani, innovative, attente agli aspetti di diversificazione e legame al territorio.

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Unionbirrai sostiene l’appello di Fipe e Fiepet per la riapertura di bar e ristoranti

Unionbirrai si unisce all’appello di Fipe-Confcommercio e Fiepet-Confesercenti per la definizione di un piano che conduca a una riapertura in sicurezza dei locali, condividendo i contenuti del documento unitario presentato delle due organizzazioni maggiormente rappresentative del settore dei pubblici esercizi al Ministero per lo Sviluppo economico.

«Non possiamo fare altro che unirci al grido d’aiuto di Fipe e Fiepet, appoggiando in particolare la necessità della riapertura dei locali. Riaprire in sicurezza significherebbe dare una spinta per la ripartenza ad un’intera rete – ha commentato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai – La crisi dei pubblici esercizi è strettamente collegata a quella della birra artigianale, che seguendo principi di filiera corta e territorialità si esprime maggiormente nei canali commerciali tipicamente legati a quelli della somministrazione».

L’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, in particolare, intende sostenere la necessità di una riapertura anche graduale, purché stabile e in grado di garantire l’effettiva possibilità di lavoro ai pubblici esercizi, fra i più colpiti dalle restrizioni dovute alla pandemia.

Limitazioni che inevitabilmente si ripercuotono sulla produzione della birra artigianale, prodotto caratterizzato nella maggior parte dei casi una shelf life estremamente ridotta, che a differenza dell’industria identifica il suo mercato di vendita quasi esclusivamente in pub e ristoranti, avendo solo in maniera minima sbocco commerciale nella grande distribuzione.

«Alcune limitazioni – ha aggiunto Ferraris – come ad esempio il divieto di asporto dopo le 18, hanno solo spostato l’acquisto di bevande e probabilmente anche la possibilità di assembramenti, favorendo di fatto la grande distribuzione e aumentando ancor di più le difficoltà di un mercato, quello della birra artigianale, per natura molto diverso dall’industriale».

«Motivo per cui – ha concluso il direttore di Unionbirrai – da tempo ci stiamo battendo affinché piccoli birrifici indipendenti e industrie siano identificati da codici Ateco differenti e, in condivisione con le altre associazioni direttamente coinvolte nella filiera, riteniamo favorevole il superamento del criterio legato ai codici Ateco per identificare la platea di beneficiari di ristori».

Su questi temi si è svolto un incontro con il Segretario Nazionale di Confesercenti Mauro Bussoni e il Direttore di Confesercenti Emilia-Romagna Marco Pasi, nel corso del quale si è avuto modo di constatare l’opportunità di condividere azioni e strategie utili a superare la delicata fase di crisi del settore horeca e lavorare per raggiungere obiettivi comuni nella consapevolezza che occorre valorizzare e salvaguardare tutti i soggetti economici della filiera.

«Per questi motivi – hanno sottolineato i rappresentanti di Confesercenti nel corso dell’incontro – i nostri sforzi sono ora orientati principalmente a garantire l’effettiva possibilità di lavoro a 300 mila imprese, che negli ultimi 12 mesi hanno registrato circa 38 miliardi di euro di perdita di fatturato, e a eliminare le prescrizioni che prevedono il blocco delle attività, anche lavorando, come è stato sottolineato da Fiepet e Fipe al Comitato tecnico scientifico, per implementare i protocolli sanitari tutt’ora vigenti».

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Unionbirrai: la birra artigianale in pericolo a causa delle restrizioni

L’emergenza Covid-19 potrebbe nuocere gravemente alla birra indipendente, perché se da una parte il DL Ristori ha previsto un contributo a favore di bar, pub e ristoranti, direttamente interessati dalle restrizioni degli ultimi provvedimenti per contenere i contagi, dall’altra non ha prestato attenzione alle aziende di quella filiera strettamente legata al mondo della somministrazione, come i produttori indipendenti di birra artigianale.

Il parere della nostra associazione sugli interventi previsti dal Decreto Ristori è fortemente negativo – ha affermato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai – Come inopportuna ci appare la scelta di individuare come destinatari di sovvenzionamenti unicamente i codici Ateco direttamente colpiti dalle misure restrittive, come quello delle attività di somministrazione, non tenendo in considerazione la filiera strettamente legata a questo settore.”

“In questo modo si va a penalizzare il comparto della birra artigianale italiana, che seguendo principi di filiera corta e territorialità si esprime maggiormente nei canali commerciali tipicamente legati a quelli della somministrazione”.

L’intento di Unionbirrai è ora quello di sottoporre dati concreti all’attenzione dei ministeri competenti, affinché il settore della birra artigianale indipendente venga attenzionato come fortemente colpito, in considerazione anche del fatto che il comma 2 dell’art. 1 del D.L. 28/10/20 n. 137 già prevede l’individuazione di ulteriori codici Ateco fra i destinatari di aiuti, a condizione che tali settori siano direttamente pregiudicati delle misure restrittive, anche se al momento i fondi previsti non sono sufficientemente adeguati a soddisfare tutte le aziende che potrebbero essere coinvolte.

“Abbiamo già avviato un monitoraggio settimanale con i nostri associati sull’andamento delle loro aziende, rilevando già nella prima settimana dati estremamente preoccupanti – ha proseguito Ferraris – Per questo ora più che mai l’invito di Unionbirrai ai suoi associati è a far fronte comune per sottoporre all’attenzione del Governo la revisione dei contenuti del decreto a fronte della nostra categoria”.

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“Birra dell’Anno” abbandona Rimini ed approda a Parma

Importante novità per il premio Birra dell’Anno. Cambio di location per la  XVI edizione del concorso che lascia il Beer&Food Attraction di Rimini per approdare a Cibus Salone Internazionale dell’Alimentazione in programma a Parma dal 4 al 7 maggio 2021.

Cibus è l’evento che rappresenta l’eccellenza del made in Italy in ambito agroalimentare – ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai – La partnership con Cibus è una grande novità, sia per il concorso Birra dell’Anno sia per i birrifici artigianali, che avranno così l’occasione di entrare in un network b2b e di far conoscere i propri prodotti al mercato nazionale e internazionale”.

Nasce così la partnership tra Cibus ed Unionbirrai, organizzatrice del concorso e promotrice della birra artigianale con iniziative rivolte ai piccoli produttori indipendenti e ai consumatori, che sarà presente con un proprio spazio nella XX° edizione della fiera del made in Italy alimentare.

“Il Salone Internazionale dell’Alimentazione – prosegue Ferraris – sarà inoltre il palcoscenico ideale per la premiazione del concorso Birra dell’Anno 2021, che valorizza le eccellenze della birra indipendente artigianale italiana. Con Cibus, infine, è stata condivisa l’opportunità di creare dei momenti di incontro fuori fiera, affinché oltre agli appuntamenti b2b, i birrifici possano incontrare i consumatori”.

“Abbiamo scelto di cambiare location, da Beer Attraction di Rimini a Parma, dopo tanti anni per ottimizzare i vantaggi commerciali per i birrifici – ha concluso Giampaolo Sangiorgi, responsabile gruppo marketing ed eventi di Unionbirrai – La nostra scelta è ricaduta su Cibus per diverse motivazioni, non ultima il periodo dello svolgimento della fiera. Sarà una collaborazione nuova e proficua, che aprirà una serie di ottimi scenari per la birra artigianale italiana”.

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Unionbirrai vuole la birra artigianale al supermercato: “Basta integralismo”

Il mondo dei publican, ovvero i gestori di pub e birrerie specializzate? “Estremamente autoreferenziale“. Un segmento “piacevole, bello, costruttivo” da cui, però, i produttori di birra artigianale dovrebbero sdoganarsi. Perché “rischia di non far uscire da quella cerchia del 3.7% di consumatori abituali“. Parole di Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai intervenuto nei giorni scorsi a un webinar organizzato dall’Associazione Donne della Birra.

Una vera e propria chiamata a una rivoluzione di concetto e di approccio al mercato, solo in parte frutto di elucubrazioni dettate dall’emergenza Covid-19 e dal periodo di lockdown che ha messo in ginocchio l’Horeca.

Di fatto, come riportato da Vinialsupermercato.it il 12 giungo, Unionbirrai ha ufficializzato un accordo con Aspiag Service, concessionaria dei supermercati Despar per Triveneto ed Emilia Romagna, utile a inserire le birre di 12 realtà brassicole artigianali di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige sugli scaffali di 39 punti vendita del territorio di appartenenza del birrificio. Solo un punto di partenza.

Secondo il numero uno dei piccoli produttori italiani di birra artigianale, il settore deve cercare altri sbocchi rispetto agli attuali, per trasformarsi da fenomeno di nicchia a fenomeno di massa. Mostrando le reali differenze tra la “birra industriale” e quella più fedele alle tradizioni brassicole.

Durante il webinar, Ferraris (nella foto) ha infatti espresso la necessità di “aprire canali distributivi diversi da quelli su si è sempre lavorato”. In una parola, l’auspicio è per un’apertura maggiore dei micro birrifici nei confronti della Grande distribuzione organizzata, ovvero al mondo dei supermercati che operano in Italia, come appena accaduto con Despar.

Il grande slancio verso l’e-commerce, durante il lockdown, è stato da esempio e da maestro. “Il blocco dell’Horeca ha azzerato il consumo in mescita, ma gli appassionati ci hanno cercato lo stesso e con volumi assolutamente importanti” ha evidenziato Ferraris.

La difficoltà di reperire la tanto desiderata “artigianale”, del resto, è emersa in diversi sondaggi: i consumatori dichiarano di non consumare birra artigianale italiana “perché non la trovano”. L’approvvigionamento diventa così un problema più pressante di quello del prezzo.

“Noi non abbiamo accesso alla Gdo – ha sottolineato a chiare lettere il direttore di Unionbirrai – e quindi il nostro canale distributivo è sempre stato un altro. Ma il mondo della Gdo è imprescindibile! Non possiamo pensare che l’integralismo del mondo artigianale veda questa barriera netta tra i mercati”.

Indispensabile, però, che ogni canale rispetti i presupposti fondamentali della birra artigianale: la territorialità, la conservazione ed una politica di prezzi adeguata. Presupposti e problematiche, ha fatto intendere Ferraris, che possono essere affrontate in modo più semplice e costruttivo proprio con i canali distributivi più grandi e strutturati.

Basti pensare al problema della catena del freddo: è più facile pensare al trasporto refrigerato da parte delle insegne della Grande distribuzione che del singolo corriere espresso, per una consegna a privato di poche bottiglie.

L’obiettivo di Unionbirrai è dunque quello di lavorare su più fronti, ovvero supermercato ed e-commerce, per “fare i conti con un sistema che deve essere in equilibrio sempre perfetto“. “Viviamo in un mondo totalmente artigianale e rappresentiamo anche una filiera vera e propria, che è fatta da produzione, distribuzione e somministrazione”, ha aggiunto Ferraris, prima di una conclusione che non lascia spazio a interpretazioni.

“E un mondo che deve sfruttare questo momento particolare per crescere. E può crescere solo se la nostra birra la facciamo arrivare su tutti i canali, nel rispetto delle regole anche deontologiche”. In alto i calici.

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Unionbirrai: Vittorio Ferraris (Birrificio Sant’Andrea) riconfermato presidente

Il vercellese Vittorio Ferraris (Birrificio Sant’Andrea) è stato riconfermato presidente di Unionbirrai. L’assemblea ordinaria dell’Associazione dei piccoli birrifici indipendenti ha rinnovato le cariche elettive per i prossimi due anni, decidendo di affiancare a Ferraris Pietro di Pilato (Brewfist) e Andrea Soncini (Oldo).

Andrea Signorini (Ofelia), diventa il coordinatore del comitato Corsi e Concorsi, composto da Oliviero Giberti (100Venti), oltre che dai soci ordinari UBT Alessandro Donato e Riccardo Grana Castagnetti.

A completare il nuovo assetto organizzativo dell’Associazione i tre gruppi di lavoro: Agricoltura e Turismo, coordinato da Andrea Soncini, Tecnologia Alimentare, guidato da Alessio Selvaggio (Croce di Malto) ed Eventi, Marketing e Comunicazione, che farà capo a Giampaolo Sangiorgi (Lambrate).

“Nei prossimi tre anni – ha dichiarato il presidente Ferraris – abbiamo preso l’impegno di lavorare profondamente all’attività di promozione del settore, anche attraverso il marchio Indipendente Artigianale già adottato da oltre 180 birrifici soci. Questo senza dimenticare l’attività di lobbing e il continuo confronto con i Ministeri ai diversi tavoli di lavoro sulla birra artigianale in Italia”.

Confermato in toto il Collegio dei Provibiri formato da Enrico Borio (Beba), Bruno Carilli (Toccalmatto) ed Ellis Topini (Felsina). A completare l’organigramma il Segretario Nazionale Simone Monetti e il segretario operativo Francesco Bazzucchi.

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Unionbirrai: 15ª edizione del concorso Birra dell’Anno alla fiera di Rimini

A Beer&Food Attraction alla Fiera di Rimini torna il Concorso Birra dell’Anno di Unionbirrai, il trofeo brassicolo dedicato alle migliori birre artigianali italiane che festeggia la sua quindicesima edizione. La premiazione è prevista per sabato 15 febbraio 2020 alle 14.00, durante la prima giornata della manifestazione, quando verrà annunciato anche il Birrificio dell’Anno.

La fiera sarà inoltre l’occasione per presentare il nuovo portale dedicato al marchio Indipendente Artigianale, in programma domenica 16 febbraio alle 14.00.

“Il lavoro che stiamo facendo per identificare e promuovere i birrifici artigianali indipendenti – spiega Vittorio Ferraris, Presidente Unionbirrai – si è concretizzato anche nella creazione del sito www.indipendenteartigianale.it. Il portale funziona da vetrina per le realtà in possesso del marchio, che oggi sono già circa il 50% dei nostri associati, e come strumento per aiutare il consumatore a trovarne le birre in mescita nei locali aderenti di tutta Italia”.

L’edizione 2020 del Concorso ha registrato l’adesione di 302 birrifici artigianali per un totale di 2.145 birre iscritte, un 8% in più rispetto a quelle dello scorso anno. La loro valutazione è affidata a 108 giudici nazionali e internazionali: tra gli italiani molti sono i Beer Tasters, degustatori qualificati provenienti dai corsi Unionbirrai, mentre gli stranieri provengono da Paesi di tutta Europa, ma anche da oltreoceano, in particolare da Stati Uniti, Brasile, Messico e Paraguay.

Alle 41 categorie di birre già previste dal regolamento se ne aggiunge quest’anno un’altra riservata alle Sour Italian Grape Ale, birre dalle note acide ottenute dall’aggiunta di uve, mosto, vinacce o vino cotto.

Beer&Food Attraction sarà inoltre l’occasione di entrare in contatto con i numerosi incontri formativi organizzati da Unionbirrai. Oltre all’appuntamento di domenica dedicato al bilancio e alle novità relative al marchio Indipendente Artigianale, di particolare rilievo tra gli eventi rivolti agli operatori di settore sarà il dibattito di lunedì 17 febbraio alle 14.00 sulla situazione dei birrifici agricoli italiani, dalla filiera delle materie prime fino alla normativa di settore e le opportunità offerte dal mercato.

Il pubblico potrà invece approfondire la propria cultura birraria attraverso degustazioni, brevi corsi su come servire la birra e sugli errori da evitare quando si produce, incontri con i birrai e talk dedicati alle novità del panorama italiano.

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Birra artigianale: ecco il marchio di tutela Unionbirrai, per riconoscerla dall’etichetta


“L’industria cerca di confondere il consumatore. Ha provato a farlo con le acquisizioni ed ora lo sta facendo con le birre ‘Crafty‘. Occorre dare visibilità e riconoscibilità al vero prodotto artigianale“. A parlare è Vittorio Ferraris, direttore di Unionbirrai, l’associazione che raccoglie e tutela i piccoli birrifici artigianali italiani. Nelle sue parole tutto il significato e l’esigenza del neonato marchio di tutela “Indipendente Artigianale”.

Depositato ad ottobre 2018, il marchio di tutela è oggi operativo e si prefigge lo scopo di “tutelate produttori e consumatori, rendendo chiaro in etichetta se il birrificio, e di conseguenza la birra, è artigianale oppure no”.

La presentazione del marchio “Indipendente Artigianale – Una Garanzia Unionbirrai” è avvenuta il 23 settembre al Birrificio di Lambrate, a Milano. Oltre al presidente Vittorio Ferraris, presenti i consiglieri Alessio Selvaggio e Andrea Soncini ed il Beer Taster Michele d’Angelo.

LA BIRRA ARTIGIANALE IN ITALIA
Quella della birra artigianale in Italia è una storia che parte nel 1988 con i primi tentativi pionieristici protrattesi fino al 1995. È nel 1996 che nascono i primi birrifici artigianali (fra cui Lambrate) dando via ad un movimento che ha visto una crescita esponenziale, rallentata un poco solo nell’ultimo biennio.

Ad oggi si contano 850 impianti (almeno uno per ogni provincia), con una produzione media di 650 ettolitri all’anno: l’equivalente di circa due ore di produzione di un impianto industriale di medie dimensioni. Alcuni di questi birrifici microfiltrano o pastorizzano il prodotto.

Altri non sono più indipendenti, a causa di acquisizioni da parte di grandi gruppi. Un comparto che dà lavoro a circa 4 mila addetti e che è arrivato a coprire il 4% dell’intero mercato della birra in Italia.

Per dare una voce comune a queste realtà nasce nel 1999 Unionbirrai, che dal quartier generale di Milano diventa negli anni una vera e propria associazione di categoria: 326 i piccoli birrifici attualmente associati.

Ed è proprio l’Italia, unica nazione europea, ad approvare il 28 settembre 2016 una legge che regolamenti i birrifici artigianali (legge 156/2016). Tre i capisaldi della legge per potersi definire “artigianale”: produzione massima di 200.000 ettolitri anno; totale indipendenza economica e decisionale del birrificio (nessuna partecipazione di grandi gruppi); nessun processo di pastorizzazione o filtrazione del prodotto.

L’ESIGENZA DI UN MARCHIO DI TUTELA

A fronte della crescita sia quantitativa che qualitativa dei microbirrifici, l’industria non è stata a guardare. Il 4% del mercato, inutile nasconderlo, da fastidio. Ecco quindi apparire sul mercato i cosiddetti prodotti “Crafty“.

Birre industriali in tutto e per tutto, che scimmiottano le birre artigianali prendendone in prestito alcune delle caratteristiche. Birre non filtrate o non pastorizzate (le così dette crude), piuttosto che birre che cercano di rifarsi ad una presunta territorialità o regionalità.

Birre che in realtà non hanno nulla a che spartire con le vere artigianali. Una manovra ben pensata ed eseguita da parte del comparto industriale che crea “volutamente – secondo Unionbirrai – confusione nel consumatore”. Da qui l’esigenza di uno strumento che tuteli tanto il settore produttivo quanto il consumatore.

Unionbirrai – che dal 2005 è membro di EBCU – European Beer Consumers Union e dal 2008 è accreditata presso l’Agenzia delle Dogane partecipando attivamente ai tavoli tecnici – si è quindi impegnata su molti fronti proprio per garantire l’artigianalità dei birrifici.

Battaglie legali per la difesa del termine “artigianale“, termine ormai usato ed abusato nel mondo brassicolo quasi come lo è il termine prosecco” nel mondo del vino. Battaglie legali ben rappresentate dalla sentenza che ha visto condannata la Rai per danno all’immagine e alla reputazione della birra artigianale.

Ottima, quindi, l’introduzione di un marchio di riconoscimento, registrato sia in Italia che in Europa. Marchio per la cui applicazione i birrifici devono sottostare ai requisiti di legge per la birra artigianale; produrre solo birra artigianale (nessuna altra produzione ammessa); microfiltrare il prodotto solo per fini sterilizzanti.

Sono esclusi i Beer Firm, ovvero chi produce birra presso impianti di terzi. A garanzia del rispetto delle regole, un accordo siglato lo scorso 28 dicembre fra Unionbirrai e ICQRF (l’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi) del Mipaaft, per i dovuti controlli e verifiche.

Ad oggi sono già 158 i birrifici certificati dal marchio “Indipendente Artigianale – Una Garanzia Unionbirrai”. Ed il numero è destinato a crescere anche se non tutti già lo mostrano dovendo smaltire le scorte delle vecchie etichette.

QUALE FUTURO PER LA BIRRA ARTIGIANALE?

Non solo un bollino da mettere sulla bottiglia per i membri di Unionbirrai. L’idea di certificare e garantire il vero prodotto artigianale si colloca in un quadro più ampio. È l’idea che l’artigianale non sia migliore o peggiore della birra industriale, o del vino, o di altro. Ma che sia un prodotto a sé stante, con le sue regole e tipologie.

Ecco quindi il perché del Beer Taster, il degustatore ufficiale Unionbirrai. Una figura che attraverso corsi, eventi, degustazioni guidate e quant’altro si occupa di diffondere la cultura della birra.

Birra che, in Italia, non è ancora percepita come bevanda da pasto (“‘na pizza e ‘na birra” esclusa) ma solo come “bevuta facile” e non impegnativa. Invece, “c’è una birra per ogni momento della giornata, della settimana e dell’anno”, ricorda il Beer Taster Michele d’Angelo.

Da qui l’idea di rendere il marchio accessibile anche a birrifici che non aderiscono ad Unionbirrai, a patto che ne rispettino le regole. Potranno fregiarsene i locali di mescita che servono birre artigianali.

Una proposta che occorrerà ben gestire, per evitare di creare problemi commerciali ed eventuali “ghettizzazioni” fra chi beve solo ed esclusivamente birra artigianale e chi no, un po’ come succede per negli esercizi che servono solo “vino naturale”.

Unionbirrai pensa in grande anche con il progetto sul “turismo delle birra“, quale alter ego dell’enoturismo. Molte le idee sul campo, insomma. Grande il lavoro da fare. Senza dubbio questo marchio della birra artigianale può rivelarsi un ottimo strumento per portare chiarezza in un mercato – è brutto da dirsi – volutamente reso confuso.

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La riduzione delle accise sulla birra diventa realtà: dal 1° luglio taglio del 40%

Il Ministro Tria ha firmato il Decreto, previsto dalla Legge di Bilancio 2019, che riduce del 40% l’accisa sulle birre dei microbirrifici con produzione annua inferiore ai 10 mila ettolitri e sposta definitivamente l’accertamento di accisa dal momento della produzione del mosto al prodotto finito.

Il provvedimento, che entrerà in vigore il 1 Luglio 2019, era atteso dal 30 dicembre dello scorso anno, quando la Camera dei Deputati aveva approvato definitivamente la manovra economica elaborata dal governo Conte.

“Questa è una grande notizia per il nostro comparto – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai, associazione che raggruppa quasi 300 piccoli birrifici indipendenti italiani – che ci ripaga del lavoro che abbiamo portato avanti con determinazione da molti anni sempre ed esclusivamente con lo scopo di tutelare e creare sviluppo per tutti i Piccoli Produttori Indipendenti di Birra in Italia.”

Nei giorni scorsi Unionbirrai aveva inviato una lettera al Ministro Tria, controfirmata da 200 birrifici aderenti, sollecitando la firma del decreto che era inizialmente previsto entro il 28 febbraio. L’Associazione ha anche partecipato ai lavori di stesura del testo, che si sono conclusi il 2 aprile dopo un confronto finale con l’Agenzia delle Dogane.

Unionbirrai da anni infatti lavora per sensibilizzare il mondo politico, è presente ai tavoli tecnici dei Ministeri coinvolti e opera attivamente nella divulgazione della cultura birraria. Il comparto della birra artigianale italiana è ora a fianco dei tanti piccoli produttori di birra europei che, da anni, vedono riconosciuto il proprio lavoro tramite agevolazioni specifiche sull’accisa.

L’Italia infatti era uno dei pochi paesi dell’Unione Europea dove non esistevano normative a supporto dei birrifici di piccole dimensioni. Fin dal 1992 esiste una Direttiva Europea a favore di queste realtà, ma in Italia prima di oggi non era stato ancora approvato nulla in tal senso.

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