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Lotta al cancro, Beca: approvata tra polemiche relazione che equipara vino a sigarette

La Commissione BecaThe Special Committee on Beating Cancer del Parlamento europeo ha approvato la Relazione sul Piano europeo di lotta al cancro che dovrà essere votata dall’Assemblea nelle prossime settimane. A nulla sono serviti gli allarmi lanciati dalle associazioni del settore del vino, in merito alla sostanziale equiparazione tra vino, alcolici e sigarette come potenziali veicoli di tumori.

In campo oggi anche Federvini che, sulla scorta di Ceev, ribadisce «l’importanza di basate su evidenze scientifiche evitando scorciatoie e semplificazioni ideologiche di stampo proibizionistico».

Federvini ritiene grave l’affermazione, contenuta nella relazione votata oggi dalla Commissione Beca, secondo cui «non esiste un livello sicuro di consumo di alcol». I dati scientifici a sostegno di tale affermazione sono «isolati, deboli e contestati anche da molti esponenti della stessa comunità scientifica».

Introducendo un riferimento all’assenza di un livello sicuro di consumo di bevande alcoliche – spiega Vittorio Cino, direttore generale di Federvini – la Commissione del Parlamento europeo ha addirittura fatto un passo indietro rispetto all’European beating cancer plan della Commissione europea, che invece prevedeva una chiara differenza tra consumo moderato ed abuso».

«DEMONIZZATI QUASI TRE MILLENNI DI STORIA»

«Il voto di oggi – sottolinea Cino – rischia invece di legittimare una posizione tesa a demonizzare quasi tre millenni di storia, cultura e tradizione della civiltà del bere italiana.  Cultura che per noi vuol dire convivialità, socialità, nell’ambito della Dieta mediterranea».

Il documento approvato dal Parlamento Europeo prevede raccomandazioni che vanno dall’introduzione di health warnings in etichetta, all’innalzamento generalizzato di accise e tasse sui prodotti alcolici. Sino a limiti da porre alla promozione e alla pubblicità, in particolare con riferimento alle manifestazioni sportive.

Si va concretizzando il rischio, già paventato da Federvini insieme alle sue associazioni di riferimento europee, come appunto Ceev – Comité Vins e spirits Europe, che «posizioni ideologiche radicali si traducano in decisioni che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono una fondamentale filiera produttiva agroalimentare italiana».

BECA, RELAZIONE APPROVATA TRA LE POLEMICHE

Nel mirino finisce inoltre «la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati». «Ci appelliamo alle forze politiche italiane presenti nel Parlamento Europeo – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini – affinché possano essere superati almeno gli aspetti più radicali di questo documento in occasione del passaggio in Assemblea plenaria, prevista nelle prime settimane del nuovo anno».

Questo è solo l’ultimo di una serie di tentativi che provano ad introdurre misure penalizzanti e discriminatorie nei confronti dei nostri prodotti: ecco perché invitiamo il Governo ad aprire un tavolo di confronto permanente tra Ministero dell’Agricoltura, Ministero della Salute e Ministero degli Esteri per definire al meglio una posizione italiana di equilibrio e moderazione, in vista dei prossimi appuntamenti internazionali».

«Dal Nutriscore allo zucchero, dalle carni rosse ai formaggi ai prodotti alcolici – conclude la numero uno di Federvini – molte categorie di prodotti ed un intero modello di consumo e stile di vita italiano, è messo sotto attacco. Chiediamo inoltre che il Governo tutto, al di là dei Ministeri competenti, a partire dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, inserisca questo dossier tra quelli prioritari nell’agenda istituzionale dei prossimi mesi».

Vino e alcolici banditi nella lotta al cancro: produttori europei preoccupati dalle misure Ue

LA POSIZIONE DI COLDIRETTI

Sull’approvazione da parte del Parlamento europeo della relazione della Commissione Beca – The Special Committee on Beating Cancer interviene oggi anche Coldiretti. «È del tutto improprio assimilare l’abuso di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino», tuona il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

La relazione dell’Europarlamento «colpisce ingiustamente il vino Made in Italy che ha conquistato la leadership in Europa per produzione ed esportazioni con un fatturato record di 12 miliardi nel 2021 – continua -. Il vino in Italia è diventato anzi l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol».

«Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – evidenzia Prandini – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va infatti ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto».

BECA: PREOCCUPATA ANCHE ALLEANZA COOPERATIVE AGROALIMENTARI

Malumori per Beca anche da parte di Alleanza Cooperative Agroalimentari. «Anche se non siamo ancora davanti a proposte legislative concrete – commenta Luca Rigotti, coordinatore del settore Vitivinicolo – la votazione odierna del The Special Committee On Beating Cancer rappresenta un elemento di grande preoccupazione per il comparto vitivinicolo e per i Paesi produttori».

Introdurre il principio “no safe level” è assolutamente equivoco per il consumatore, oltre che dannoso per un intero settore che guida, in termini di commercio estero e di fatturato, il comparto agroalimentare Made in Italy».

«L’auspicio – conclude Rigotti – è che quando il dossier passerà nelle mani dell’aula plenaria del Parlamento Europeo, gli eurodeputati introducano elementi di maggiore equilibrio che mettano nella giusta prospettiva il consumo del vino, senza demonizzare il prodotto come tale”, conclude il Coordinatore vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari».

LA POSIZIONE DEL BECA -THE SPECIAL COMMITTEE ON BEATING CANCER

L’istituzione del Beca – The Special Committee On Beating Cancer risale al 2020. «Questo comitato mette in risalto l’importanza della lotta contro il cancro per il futuro dell’Ue», spiegava nel settembre dello scorso anno Bartosz Arłukowicz, a capo del Comitato.

Si stima che nel 2020 saranno diagnosticati 2,7 milioni di nuovi casi di cancro e 1,3 milioni di persone saranno morte di cancro nell’UE. Si prevede che oltre 100 milioni di europei riceveranno una diagnosi di cancro nei prossimi 25 anni. Queste cifre mostrano l’immensa portata del problema che ci aspetta».

«L’impegno dei membri del Parlamento europeo nella creazione di un quadro comune di lotta al cancro è un’espressione della nostra solidarietà – continuava Bartosz Arłukowicz – ma anche della nostra responsabilità per il benessere dei nostri concittadini europei. Dovremmo sostenere i ricercatori, i medici, gli infermieri, gli assistenti sociali e fornire un aiuto concreto ai pazienti che lottano contro il cancro e a quelli che ne sono usciti».

Il tutto nell’annunciare che i successivi 12 mesi sarebbero stati «dedicati a stabilire una serie di raccomandazioni concrete per gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue», al fine di «rafforzare la nostra resistenza contro il cancro». Una visione che si scontra con il Made in Italy. Nel terreno della pratica e della stessa scienza.

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Analisi e Tendenze Vino

Vittorio Cino è il nuovo Direttore Generale di Federvini

Il Consiglio di Federvini, l’associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti, ha nominato Vittorio Cino Direttore Generale.

Vittorio Cino, 52 anni, proviene da The Coca-Cola Company dove ha ricoperto la carica di EU Affairs Director dopo aver trascorso 7 anni come Direttore Comunicazione e Public Affairs per l’Italia, oltre che come Direttore Government Relations Europa Centrale e Orientale.

In precedenza Cino è stato responsabile delle relazioni esterne in Italia del gruppo britannico BG (già British Gas) e Vice direttore della stessa Federvini dal 2004 al 2006. Ha inoltre lavorato per società di consulenza e agenzie di comunicazione di rilievo nazionale e internazionale (FB Associati, Weber Shandwick).

Laureato in Relazioni Internazionali all’Università di Firenze, Cino ha presieduto il Comitato Public Affairs dell’American Chamber of Commerce in Italia. È Adjunct Professor alla Luiss Business School di Roma e docente in Strategic Communication allo Iulm di Milano nonché coautore del libro Corporate Diplomacy (Egea).

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Enoturismo

AssoBirra, Assobibe e Mineracqua: “Riaprire prima in sicurezza e sostenere la filiera”

Il lungo periodo di Lockdown con la chiusura di tutti i locali ha di fatto azzerato la liquidità lungo tutta la filiera Horeca. Con la riapertura dei locali alla data ipotizzata del 1° giugno la perdita secca lungo tutta la filiera è stimata a 20 miliardi di euro. La filiera Horeca, con il suo indotto di almeno un milione e duecentomila occupati, 320 mila pubblici esercizi, 5000 aziende di distribuzione e centinaia di produttori, è letteralmente in ginocchio.

Come per altri settori, è necessario anticipare la riapertura con le doverose misure di protezione e di distanziamento sociale, nonché pensare come aiutare una Fase 2 che, senza turismo e limitazioni varie, rischia di non produrre benefici economici, ma solo costi.

Alla luce di questo inevitabile tracollo, le principali Associazioni fra i produttori di birra, bevande e acque minerali (AssoBirra, Assobibe e Mineracqua) destinate al canale Horeca e la Federazione Italgrob rappresentativa della categoria dei distributori del Food & Beverage, pongono all’attenzione del Governo le gravi criticità e allo stesso tempo chiedono:

TORNARE A LAVORARE:

  • anticipare al 18 maggio l’apertura dei locali Horeca (Bar e Ristoranti), con protocolli di sicurezza e misure di distanziamento a tutela di lavoratori e clienti.

AIUTARE LE IMPRESE SU COSTI e LIQUIDITA’ con:

  • l’aumento del plafond per il credito d’imposta legato alla sanificazione dei luoghi e degli strumenti di lavoro;
  • l’estensione a 20 anni del periodo per la restituzione dei finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità;
  • un indennizzo a fondo perduto pari al 50% del fatturato dei mesi di lockdown (marzo, aprile e maggio) oppure del 20% del fatturato dell’anno precedente;
  • Prevedere un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi COVID-19

SOSTENERE LA RIPRESA:

  • con una riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 10%, sui prodotti Beverage del fuori casa, al fine di incentivare i consumi nei prossimi mesi.

 

Il mercato del fuoricasa italiano che a fine 2019 ha sviluppato un giro di affari complessivo di 86 miliardi, pari all’8% dei consumi totali delle famiglie (Alimentari non alimentari e servizi), è uno degli assi portanti dell’economia del Paese, un emblema del made in Italy, fattore di attrazione turistica al pari del grande patrimonio architettonico paesaggistico, artistico e culturale che vanta il nostro Paese.

È un dovere di tutti proteggerlo e rilanciarlo, Assobirra, Assobibe, Mineracqua e Italgrob insieme alle aziende che rappresentano, sono pronte ad attuare ogni possibile azione per sostenere il settore. Un settore che tra distribuzione e pubblici esercizi da lavoro a circa 1,2 milioni di persone a cui si aggiungono le decine di migliaia di posti di lavoro delle aziende di produzione del Food & Beverage.

Posti di lavoro estremamente a rischio se non si interviene con misure urgenti ed adeguate. In questo difficilissimo momento è necessario l’intervento concreto dello Stato per superare la crisi in atto e rilanciare le prospettive di un settore vitale, sia dal punto di vista economico che sociale.

Michele Cason, Presidente di AssoBirra, sottolinea come “il settore birrario sostiene con forza la richiesta dell’intera filiera dell’industria delle bevande, di anticipare il prima possibile, naturalmente nel rispetto dei protocolli di sicurezza, la riapertura del canale della ristorazione, non oltre il prossimo 18 maggio. Contestualmente, nell’ambito della forte pressione fiscale che già oggi il comparto birrario subisce e su cui grava anche in aggiunta la più alta delle aliquote Iva, chiede che almeno per quanto riguarda i prodotti del settore bevande del canale Ho.Re.Ca. l’aliquota possa essere ridotta dall’attuale 22 al 10%, per incentivare la ripresa dei consumi”.

“Il fuori casa per il settore bevande analcoliche rappresenta ca il 40% del fatturato del settore – evidenzia Vittorio Cino, Presidente di AssoBibe – pertanto preoccupa molto il perdurare del blocco di questo canale e delle difficoltà che si ripercuotono nella filiera. Servono rassicurazioni subito per poter ripartire, con le dovute precauzioni per la sicurezza di tutti, e per affrontare una realtà che non sarà normale per un lungo periodo. Non possiamo permetterci una visione di breve periodo sulle attività economiche che, ricordo, generano posti di lavoro. Auspichiamo quindi interventi fiscali che liberino risorse per imprese e consumatori, lavorando anche sulle aliquote Iva che per la maggior parte degli alimenti è al 4 o 10% rispetto al 22% del beverage”.

Vincenzo Caso, Presidente di Italgrob sottolinea “come la prolungata chiusura del mercato Horeca abbia di fatto azzerato la liquidità lungo la filiera, dove gli operatori più danneggiati sono proprio i distributori impossibilitati ad incassare anche i crediti pregressi al lockdown. Far riaprire i locali è una priorità, ma nel rispetto di quella sicurezza che comunque imporrà nuovi e pesanti costi. È pertanto assolutamente necessario – ribadisce Caso – che vengano riconosciuti adeguati crediti di imposta, sia per gestire i nuovi protocolli di sicurezza, ad esempio per la sanificazione degli impianti spina, sia per recuperare in parte crediti oramai inesigibili. Se il Governo non interviene prontamente sono a rischio chiusura almeno 500 aziende di distribuzione, un danno incalcolabile per tutto il sistema HoReCa”.

Enrico Zoppas, Presidente di Mineracqua chiede che, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, possano essere concesse misure eccezionali e contingenti per rilanciare i consumi “fuori casa” delle acque minerali naturali, emblema del made in Italy, e nel contempo dare adeguate garanzie occupazionali ai lavoratori della filiera.

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