Xylella vite puglia Dopo gli ulivi, la vite. Non c’è pace per la Puglia, alle prese con la conferma di un’emorragia dell’emergenza causata dal batterio Xylella, che ha già causato lo sradicamento di oltre 15 mila alberi, per la maggior parte ulivi secolari e spesso monumentali. L’Efsa, l’European Food Safety Authority, organizzazione europea che si occupa di sicurezza alimentare, ha confermato che 452 specie di piante appartenenti a 70 famiglie diverse possono essere colpite da questo batterio. Tra queste c’è anche la vite. La preoccupazione è crescente in Puglia e viene confermata dagli ultimi dati resi noti da Coldiretti, the Italian national organization of farmers.https://www.efsa.europa.eu/it
XYLELLA: ERADICAZIONI CHIRURGICHE SULLA VITE IN PUGLIA
La notizia è che sono state effettuate le prime «eradicazioni chirurgiche», ovvero il taglio dei ceppi infetti entro un raggio di 50 metri attorno a quelle trovate positive all’’infezione, anche nei vigneti. Questa azione preventiva, utile a impedire che il batterio contagi superfici agricole ben più vaste, si è svolta nelle zone dove è stata scoperta la presenza di un nuovo tipo di Xylella, chiamato Xylella fastidiosa fastidiosa. L’Efsa lo definisce un «nuovo ceppo particolarmente pericoloso, perché attacca vigneti, mandorli e alberi da frutto come i ciliegi», colture molto diffuse in Puglia, dove spesso risultano addirittura piantate in modo promiscuo, a simboleggiare la biodiversità della splendida regione del Sud Italia.https://www.winemag.it/salento-consorzi-del-vino-pronti-alle-barricate-contro-il-fotovoltaico/
IL NUOVO CEPPO DEL BATTERIO KILLER XYLELLA
I numeri iniziano a fare paura. Sono state già portate a termine le eradicazioni da infezione del nuovo ceppo del batterio killer su 339 piante, di cui 212 mandorli, 119 viti e 7 ciliegi. Il tutto, nell’area simbolo della viticoltura pugliese, ovvero il basso Salento, terra del Primitivo di Manduria. Per la prima volta sono state anche riscontrate nelle uve, nelle mandorle e in altre piante della Puglia infezioni naturali del ceppo della cosiddetta “malattia di Pierce”, un altro ceppo di Xylella fastidiosa che causa malattie nei vigneti del Nord America. Non è solo l’Italia a doversi preoccupare. Tra le nuove “piante ospite” del batterio individuate dall’Efsa, c’è anche la quercia di montagna della Cantabria (Quercus orocantabrica) trovata infettata in Portogallo.https://www.consorziotutelaprimitivo.com/
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Consorzio Tutela Vino Nobile di Montepulciano ha presentato i primi risultati del progetto CONCERTO, di cui è capofila insieme a Morellino di Scansano, Brunello di Montalcino, Bolgheri e Bolgheri Sassicaia. L’obiettivo è dimostrare l’efficacia di un «nuovo modello di governance della produzione del vino sostenibile». Tra i partner del progetto, oltre ad aziende pilota, anche le Università degli studi di Siena e Milano-Bicocca.
PROGETTO CONCERTO NOBILE DI MONTEPULCIANO: I PRIMI RISULTATI
Secondo le prime evidenze, il progetto CONCERTO ha portato alla creazione di un sistema per gestire e controllare la sostenibilità delle cantine partecipanti. Il tutto grazie a una piattaforma digitale molto efficiente, che raccoglie i dati dai quaderni di campagna delle aziende vitivinicole e altre informazioni produttive. Con questa tecnologia, le cantine dei Consorzi toscani aderenti possono monitorare in autonomia le loro attività agricole. E assicurarsi di seguire le buone pratiche stabilite dal Consorzio.
Inoltre, è stato sviluppato un sistema di indicatori per valutare l’impatto ambientale delle pratiche agricole, permettendo alle aziende di capire il loro livello di sostenibilità e quali miglioramenti possono fare. Questo strumento aiuterà anche a misurare aspetti come l’impronta idrica e carbonica, cioè il consumo di acqua e le emissioni di CO₂. Infine, sono stati progettati strumenti digitali intelligenti (DSS) per supportare le aziende nelle loro decisioni, aiutandole a rendere le loro attività più sostenibili e a far fronte ai cambiamenti climatici.
ANDREA ROSSI: NOBILE DI MONTEPULCIANO DENOMINAZIONE SIMBOLO DELLA SOSTENIBILITÀ
«Non poteva che partire da Montepulciano il progetto CONCERTO, denominazione già certificata con la norma Equalitas – commenta il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – avere collaborazioni così importanti che credono nella stessa direzione vuol dire anche di poter lavorare insieme per migliorare la viticoltura regionale». Un concetto questo ribadito dalla Regione Toscana, con l’intervento del Direttore Agricoltura e Sviluppo Rurale, Roberto Scalacci. «Come Regione – sottolinea – ci prendiamo sempre più la responsabilità di promuovere iniziative come questa ed estenderle non solo alla viticoltura, ma anche a tutto il sistema agroalimentare regionale. Sul fronte della sostenibilità, infatti, siamo avanti rispetto anche a direttive comunitarie e mettere a sistema progetti congiunti non può che facilitare il raggiungimento di certi obiettivi».https://www.consorziovinonobile.it/
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
E se la prossima frontiera dello spumante Metodo classico in Italia fosse l’Umbria? Ci crede Marco Caprai, patron della storica cantina Arnaldo Caprai di Montefalco che ha dato vita, con Cantina Semonte, a una rete d’impresa dalla grande aspirazione: realizzare un distretto della spumantistica d’alta montagna, in Umbria. Il progetto Spum.E, acronimo di Spumantistica Eugubina, sarò presentato domani, per l’appunto a Gubbio. Ed è proprio alzando gli occhi dalla vie della bella cittadina medioevale della provincia di Perugia che si materializza il piano di Marco Caprai e della famiglia Colaiacovo, titolare dell’Azienda agraria Semonte e a capo del Gruppo Financo, holding da 600 milioni di euro di fatturato che detiene Colacem Spa, terzo produttore e distributore di cemento in Italia.
Fondamenta solide, insomma, per questo disegno visionario. L’Umbria ha il 30% del territorio in montagna e il restante 70% in aree fondamentalmente collinari. I primi due spumanti Metodo classico del progetto Spum.E – presentazione in programma a Vinitaly 2025 (6-9 aprile) – nascono da un vigneto di 6 ettari complessivi. Le radici delle piante di Chardonnay e Pinot Nero – cloni selezionati in collaborazione con il consulente agronomo ed enologo Leonardo Valenti – affondano su un altopiano posto tra i 750 e i 900 metri di altitudine. Proprio sulla cava di cemento della famiglia Colaiacovo. Una proprietà, dunque, di Cantina Semonte, che ha recuperato alcuni terreni abbandonati e impiantato le prime viti già a cavallo tra il 2009 e il 2010. Un progetto nel quale la Arnaldo Caprai di Marco Caprai si è inserita, forte del proprio elevatissimo know-how in campo enologico e commerciale.
SPUM.E, LA RETE D’IMPRESA PER IL METODO CLASSICO DI MONTAGNA DELL’UMBRIA
«Come ben sa chi mi conosce – spiega a winemag.it Marco Caprai – sono stato presidente della prima Associazione italiana sulle reti d’impresa, Made in Rete. Le reti d’impresa sono un mio pallino ed è questa la formula adottata con Cantina Semonte della famiglia Colaiacovo. L’idea iniziale era quella di fare dei vini fermi di montagna, sulla scorta del “Nebbiolo di Gubbio” di cui scriveva Veronelli, negli anni Sessanta. Grazie ad alcuni studi, abbiamo scoperto che la produzione a cui faceva riferimento era di Dolcetto, non Nebbiolo. Nel 2012 abbiamo fatto i primi impianti ad una quota di 600 metri. L’appetito è venuto mangiando. Così, tra il 2016 e il 2017, abbiamo trovato un terreno in montagna, completamente abbandonato, nell’area della cava di cemento della famiglia Colaiacovo. Gli splendidi suoli, ricchi di marna calcarea, ci hanno spinto a pensare che l’ideale produzione sarebbe stata quella di spumante Metodo classico. Le due vigne attuali, di Pinot Nero e Chardonnay, lambiscono i 900 metri di altitudine».
MARCO CAPRAI: «MEZZO MILIONE DI BOTTIGLIE PER IL METODO CLASSICO UMBRO»
«La rete d’impresa alla base del progetto Spum.E può ora crescere e allargarsi – sottolinea Marco Caprai – a chiunque voglia credere nel recupero e nella valorizzazione di territori di montagna abbandonati. Nel futuro, così, potremmo addirittura creare un vero e proprio “Consorzio di spumantizzazione“, con i soci che potranno contribuire ad allagare gli ettari vitati. Dove possiamo arrivare? Ragionevolmente, credo che la Spumantistica Eugubina possa raggiungere il mezzo milione di bottiglie (quelle attuali sono circa 15 mila, già pronte a salire a 40 mila, ndr). E iniziare così a fare sentire la propria voce sui mercati».
Sono già diverse, di fatto, le cantine nate nella zona di Gubbio dall’avvio del profetto Spum.E. E qualcuno, secondo indiscrezioni, avrebbe già iniziato a bussare alla porta del duo Caprai-Semonte. Si tratterebbe dell’Azienda vinicolaAndrea Formilli Fendi di Valfabbrica (PG). «La mia idea – continua Marco Caprai – è quella di creare un distretto, non di fare un semplice esperimento. Ognuno potrà imbottigliare col proprio brand, proprio come fa la Arnaldo Caprai e la Cantina Semonte con le bottiglie immesse sul mercato sin dal 2015». Rispetto delle particolarità aziendali, dunque. Ma pur sempre nell’ambito di una rete d’impresa.
METODO CLASSICO UMBRIA: IL PROGETTO SPUM.E – SPUMANTISTICA EUGUBINA
Ecco perché il prossimo step del progetto Spum.E potrebbe essere proprio quello della realizzazione di uno spazio comune per la produzione del Metodo classico d’alta montagna dell’Umbria. Un’area dedicata è già stata individuata all’interno della proprietà della famiglia Colaiacovo. Non lontano dagli attuali edifici della Cantina Semonte, a Gubbio, sorgerà un magazzino dedicato al confezionamento degli sparkling wine Made in Umbria. «Abbiamo in mano diversi elementi che dimostrano come la leva dell’altimetria può compensare la latitudine – sintetizza Marco Caprai – e l’Umbria ha tutte le carte in regola per dire la sua su questo fronte, grazie alla propria naturale conformazione». A dare ragione ai pionieri sono gli studi realizzati in collaborazione con l’Università di Milano, che ha messo a punto una mappa dei Comuni che ospitano le aree più adatte alla coltivazione della vite, integrata da un indicatore di fragilità socio-economica dei Comuni stessi.
LO SPUMANTE COME DRIVER PER VALORIZZARE LE AREE MONTANE DELL’UMBRIA
È stato così possibile mettere in evidenza quali aree sarebbero più interessanti per eventuali investimenti, in una zona in cui è possibile, al momento, acquistare un ettaro di terreno abbandonato per 2-3 mila euro. Cifre irrisorie che confermano la validità sociale ed economica del progetto Spum.E. Non senza ostacoli, anche su questo fronte. Come fanno notare i promotori, lo spopolamento dei territori e la polverizzazione fondiaria sono impedimenti indiretti, divenuti endemici dei territori montani e in quelli dove la viticoltura viene definita – non a caso – eroica (vedi la Liguria). La conseguente difficoltà per l’impresa è quella di reperire terreni vitati o “vitabili”, spesso posseduti da proprietari numerosi e disinteressati a qualsiasi recupero.
«In quest’ottica – evidenziano Marco Caprai e Giovanni Colaiacovo – è auspicabile un provvedimento per agevolare la ricomposizione fondiaria, necessario non solo per il sostegno alla viticoltura, ma in generale per l’intera agricoltura di montagna. Da tenere in considerazione sono anche le difficoltà legate all’abolizione della compravendita dei diritti di reimpianto e la necessità, anche in quest’ottica, di provvedimenti agevolativi per la vitivinicoltura montana». Il tutto, senza perdere di vista il focus principale, ovvero quell’«aspirazione all’eccellenza» che muove ogni passo di Marco Caprai. «Il mio modello sul fronte del Metodo classico? Un nome su tutti è quello di Maurizio Zanella, per quello che ha saputo fare in Franciacorta, con Ca’ del Bosco». L’Umbria in buone mani, insomma. Dalla premesse al futuro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
«In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare l’uva, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche». Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, elogia il lavoro degli enologi ed enotecnici italiani alle prese con le difficoltà della vendemmia 2024. «In campo, abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche (emblematico il caso della Sicilia, ndr), monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia, per ottenere uve al massimo del loro potenziale», ha precisato il noto winemaker durante la presentazione delle stime della vendemmia 2024 in Italia, elaborate in collaborazione con Ismea e Unione italiana Vini (Uiv). «È stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo», ha sintetizzato il presidente di Assoenologi.
COTARELLA PARLA DELLA QUALITÀ DELLE UVE DELLA VENDEMMIA 2024
Una raccolta, quella del 2024, che in base ai riscontri raccolti da Cotarella risulta «condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica , in grado di mettere alla prova i viticoltori italiani. Da nord a sud del Paese». In particolare, la vendemmia 2024 in Italia si inserisce in un «quadro meteorologico estremo», caratterizzato da «un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve».
«Le varietà più precoci, in alcune zone – ha aggiunto Riccardo Cotarella – sono state raccolte con rese inferiori e una qualità segnata dalle condizioni meteorologiche avverse. Le varietà più tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione, con un impatto significativo sul bilancio zuccherino e acidico delle uve stesse. Tuttavia, nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è proprio il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno – ha concluso il numero uno di Assoenologi – siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Come gestire la siccità e lo stress idrico in viticoltura in Sicilia? Innovazione, portainnesti, gestione del suolo, utilizzo di sostanze organiche per mantenere il più possibile l’umidità del suolo: sono queste le soluzioni delle cantine siciliane aderenti ad Assovini Sicilia, utili a governare solo alcune delle piaghe dei tempi moderni, dal punto di vista meteorologico e climatico. A precisarlo, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia 2024 in Sicilia, sono alcuni agronomi ed enologi che operano sull’isola continente, protagonisti di una raccolta delle uve che dura oltre 100 giorni.
«I portainnesti – spiega Tonino Guzzo – devono garantire non solo la resistenza alle condizioni estreme ma anche una qualità eccellente. In Sicilia occorre applicare i principi dell’agricoltura in maniera scientifica e fare ricorso, moderatamente, all’ irrigazione di sostegno». Alcuni viticoltori, dall’inizio del germogliamento, durante la primavera, visto il contesto pedoclimatico siciliano, eliminano le erbe infestanti al fine di ridurre la competizione idrica con il vigneto. Poi in autunno, si favorisce l’inerbimento.
EMILIANO FALSINI LANCIA L’ALLARME: «SERVE UN PIANO IDRICO IN SICILIA»
«Per riparare le viti dagli stress ambientali, ovvero da siccità e ondate di calore – aggiunge l’agronomo Filippo Buttafuoco – utilizziamo dei prodotti innovativi naturali, detti corroboranti. Si tratta della zeolite e caolino, che applicate sull’apparato fogliare riparano dai raggi solari ed evitano le scottature, creando ambiente ostile per insetti nocivi quali la cicalina e la tignola. In tutti i nostri vigneti l’acqua viene dosata e misurata tramite impianti di irrigazione goccia a goccia».
A lanciare l’allarme sul tema della siccità e dello stress idrico della viticoltura in Sicilia è però l’enologo Emiliano Falsini. «Purtroppo – dichiara – la mancanza di acqua deve essere principalmente contrastata con un piano idrico importante che metta al centro la regimazione delle acque, la costruzione di invasi fruibili dagli agricoltori, un piano di rimboschimento per evitare i fenomeni di desertificazione e lotta serrata agli incendi dolosi. Il problema deve essere affrontato nel giusto modo perché nei prossimi anni rischia non solo di condizionare la viticoltura ma purtroppo anche l’economia di intere regioni».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Feudo Montoni Cantina Bio dell anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 migliori vini biologici italiani
La Sicilia è la prima regione vinicola biologica al mondo per numero di ettari certificati biologici rispetto al totale degli ettari vitati. È quanto emerge dal report sull’annata 2023 presentato durante Sicilia en Primeur 2024, presentazione delle ultime annate dei vini siciliani in corso a Cefalù fino a domani, sabato 11 maggio. Secondo quanto riferisce il rapporto stilato dalla società di consulenza vitivinicola Uva Sapiens, la Sicilia ha registrato nel 2023 37.650 ettari di viticoltura biologica, rappresentando il 28% della viticoltura bio in Italia.
Un dato che porta la regione all’8% della produzione biologica viticola del mondo e al terzo dopo La Mancha (Spagna) e l’Occitania (Francia). Ma in Sicilia il rapporto tra viticoltura biologica e viticoltura convenzionale è del 38%. Significa che ogni 10 vigneti, circa 4 sono certificati biologici. In Occitania il rapporto è di due su dieci e nella Mancha si scende all’1,5. Grazie a questi dati, la Sicilia risulta la prima regione al mondo per viticoltura biologica rispetto alla viticoltura generale.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Nel nome del Bio la vendemmia di chi non vendemmia Toscana Nobile di Montepulciano decisione Podere Casanova Isidoro Rebatto Susanna Ponzin
Niente vendemmia 2023 per Podere Casanova di Montepulciano. La decisione dei titolari Susanna Ponzin e Isidoro Rebatto – imprenditori giunti in Toscana dal Veneto, nel 2016 – è maturata il 3 luglio scorso ed è stata resa pubblica in mattinata. In quella data sono stati interrotti i trattamenti contro la peronospora, gettando la spugna per l’intera vendemmia 2023: «Il rame utilizzato in tale data risultava pari a 1,8 kg per ettaro e per noi è impensabile fare più trattamenti di quelli che ci siamo prefissati per essere davvero Azienda ecosostenibile e biologica».
«Considerato che, per scelta aziendale, utilizzano al massimo il 50% del rame consentito in agricoltura biologica per la Regione Toscana, ovvero 6kg/cu/ha – evidenziano i titolari di Podere Casanova Montepulciano – andare avanti avrebbe significato oltrepassare sia il loro limite che quello normativo. Cerchiamo sempre di ridurli il più possibile: nel 2021 abbiamo utilizzato 0,83 kg di rame per ettaro e nel 2022 appena 0,37 kg».
PODERE CASANOVA, NIENTE VENDEMMIA 2023 CAUSA PERONOSPORA
Susanna Ponzin e Isidoro Rebatto gestiscono 17 ettari di vigneti e producono 10 etichette, con il marchio Equalitas che lo certifica azienda agricola ecosostenibile. Dal 2021 Podere Casanova è in conversione biologica, con una sperimentazione in atto dal 2019 che tende a portare l’utilizzo del rame a quantità ridotte sino all’abolizione totale. Nel 2023, per il terzo anno consecutivo, i vigneti sono coltivati in modalità naturale, con una bassissima quantità del metallo pesante.
«Ci spiace – proseguono – non è stata una decisione facile quella di non effettuare le vendemmia 2023, ma ne siamo fermamente convinti. Una scelta coerente con la nostra visione, che mette in primo piano tutela dell’ambiente e salute di chi beve i nostri vini. Lo stop alla vendemmia ci ha permesso di concentrarci maggiormente su molti altri importanti aspetti del nostro lavoro, sia in vigna che in cantina, e siamo più che mai motivati a proseguire sulla nostra strada di produrre un vino sano, corretto, giusto. Un Vino Nobile di Montepulciano unico per il suo carattere, piacevole da gustare, emozionante, che porti in sé il timbro del nostro stupendo territorio, che contribuiamo a salvaguardare». L’appuntamento è quindi con l’annata 2024. Peronospora permettendo.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Ritorno al piede franco per sostenibilita viticoltura la proposta enologo Donato Lanati
«Si parla spesso di sostenibilità ambientale, di clima e di siccità. Ma oggi, per produrre un litro di vino, occorrono circa 600 litri di acqua. Con le piante a piede franco ne basterebbe meno della metà». Così Donato Lanati nel suo intervento sulla sostenibilità della viticoltura del futuro, in occasione del 310° Capitolo della Selezione Grandi Vini dell’Albese 2023 andato in scena sabato 16 settembre, al Castello di Grinzane Cavour, nelle Langhe. «La ricerca – ha aggiunto Lanati – deve andare in questa direzione, trovando soluzioni che contrastino quelle malattie che, da oltre un secolo, impongono l’utilizzo dei portinnesti americani».
Le soluzioni non sono facili – ha precisato il noto enologo, insignito nell’occasione del titolo di Cavaliere Onorario dell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba – ma neppure impossibili. Vanno ricercate attraverso la conoscenza, lo studio, la ricerca, la sperimentazione e il rinnovamento continuo. Alzando lo sguardo oltre i consueti orizzonti. Poi, ci vogliono passione, curiosità, intuizioni e un pizzico di genialità».
Vanno proprio in questa direzione gli studi, le sperimentazioni e le ricerche che Lanati e la sua squadra di scienziati biologici, chimici ed enologi stanno portando avanti al al Centro di Ricerca Applicata all’Enologia Enosis Meraviglia di Fubine Monferrato, in provincia di Alessandria, in Piemonte. «Tornare a produrre con piante a piede franco – ha concluso Donato Lanati – significa apportare un grande valore aggiunto alla nostra enologia, in termini di sostenibilità, oltre che di qualità e di longevità del vino, nonché di difesa della pianta dalle malattie e dai cambiamenti climatici. Basta guardare all’esperienza georgiana, dove tutto ebbe inizio».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Peronospora e granchio blu aiuti dal Governo per viticoltori e pescatori e1691590100368
«Abbiamo approvato interventi che permettono di ristorare le imprese vitivinicole colpite dalla peronospora e di alleviare le criticità indotte dalla proliferazione del granchio blu giunto, da altri mari, nell’Adriatico e in parte nel Tirreno, prevedendo lo smaltimento dell’animale e altri interventi per mettere la filiera a riparo nei prossimi anni in termini strategici». Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, al termine del Consiglio dei Ministri che si è concluso nella serata di ieri.
Il decreto approvato prevede di incentivare economicamente i soggetti che si dedicano alla cattura e allo smaltimento del granchio blu, con uno stanziamento di 2,9 milioni di euro. Per sostenere le imprese viticole colpite dalla peronospora, si consente l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale con un primo stanziamento da 1 milione di euro. Inoltre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, ha approvato un disegno di legge per l’istituzione del Premio di Maestro dell’arte della cucina italiana.
Si prevede che il Premio sia conferito, annualmente, a coloro che si siano distinti nel campo della gastronomia e, con la loro opera, abbiano esaltato il prestigio della cucina italiana, contribuendo a valorizzare l’eccellenza nazionale. «Un disegno di legge che ritengo importante – ha sottolineato il Ministro Lollobrigida – per conferire agli artigiani che si occupano di pasticceria, gelateria, del settore olivicolo e di quello vitivinicolo, un titolo di riconoscimento da parte del Governo rispetto alla loro qualità».
AGRICOLTURA, M5S: “RISORSE PER VIGNETI RIDICOLE, SETTORE PRESO IN GIRO”
«Le risorse stanziate dal governo per i vigneti colpiti dalla peronospora sono ridicole e rappresentano un’autentica presa in giro per il settore vitivinicolo. In tutto il Paese si è purtroppo verificata un’ingente perdita produttiva, con danni di decine di migliaia di euro per ogni ettaro di vigneto colpito. A fronte di tutto questo, il governo Meloni e il ministro Lollobrigida rispondono con l’altisonante cifra di un milione di euro». Così, in una nota congiunta, i Senatori e Deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura.
Il valore è paragonabile all’impatto di un granello di sabbia nel deserto. E viene da pensare che il problema sia che ad essere colpito sia stato principalmente il Sud, visto che per il granchio blu, che incide invece sul Nord, è stato stanziato il triplo. Le misure, insomma, sono decisamente insufficienti per ristorare le aziende, ma c’è di più. Si dimentica completamente di investire in prevenzione e questo è un peccato capitale».
«La quantità di acqua che cade di anno in anno – continua il M5S – è sempre la stessa, ma si alternano sempre di più periodi di siccità drammatica e momenti di alluvioni e bombe d’acqua, che portano alla diffusione delle spore e allo sviluppo della peronospora e che si rivelano esiziali per i raccolti. Il governo deve necessariamente trovare altre risorse. Il settore agricolo compie enormi sacrifici, i suoi lavoratori affrontano rischi sempre più grossi e diventa ogni giorno più difficile, per loro, soprattutto di fronte all’assoluto disinteresse dimostrato dal governo».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Ricerca e sviluppo in viticoltura ed enologia Oiv chiama Masi Agricola risponde holding famiglia boscaini nel consortium
L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) ha incluso Masi Agricola nel suo “Consortium”, il Consorzio che già comprende altre cinque realtà vitivinicole internazionali di prim’ordine come Viña Concha y Toro (Cile), Moët Hennessy (Francia), Sogrape (Portogallo), Familia Torres (Spagna) e Yalumba Family Winemakers (Australia). L’organismo intergovernativo al quale aderiscono ben 49 Paesi produttori e consumatori nel mondo beneficia del Consortium per sostenerne progetti di ricerca e sviluppo in viticoltura ed enologia.
Le cantine aderenti si impegnano a contribuire alla ricerca tecnica e scientifica nel settore della vite e del vino e alla sua diffusione tramite la stessa OIV. «Avere Masi nel Consortium – commenta il Direttore generale Pau Roca – arricchisce la qualità della ricerca e amplia l’obiettivo internazionale dell’OIV. Il gruppo non era completo fino all’ingresso di un’azienda italiana così importante: l’Italia è una delle pietre miliari del vino e doveva essere rappresentata. Noi tutti potremo condividere le sue conoscenze e la sua esperienza».
«Le aziende strutturate internamente per la ricerca e sviluppo in vigneto e cantina – dichiara Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola – non sono molte in Italia e sono poche anche a livello globale. Masi, il cui Gruppo Tecnico ha all’attivo quattro decenni di impegno, si sente onorata di far parte di questo prestigioso e ristretto gruppo ed è orgogliosa di rappresentarne l’Italia, portandone le istanze: il patrimonio di biodiversità nelle varietà delle uve che non ha pari, la ricchezza di territori e le conseguenti espressioni enologiche».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Riduzione produzione di vino in Europa Conseguenze irrilevanti. Scoppia la polemica
«Sì, la viticoltura è essenziale in Europa». È quanto affermano le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo – da Alleanza cooperative agroalimentari alla Federazione italiana vignaioli indipendenti Fivi, passando per Coldiretti, Confagricoltura, La Coopération Agricole e Interprofesional del Vino de la España – di fronte alle conclusioni dello studio complementare sull’impatto del regolamento SUR sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, pubblicato dalla Commissione europea. Nel documento si descriverebbe come «irrilevante la prevedibile diminuzione della produzione di uva in Europa». Inoltre la viticoltura sarebbe definita «una coltura non essenziale».
Da qui la richiesta congiunta agli Stati membri e agli eurodeputati di «prendere una posizione chiara su questo tema». «Il vino – ricorda Confcooperative in una nota congiunta con il resto della filiera italiana, francese e spagnola – è un importante prodotto economico e culturale in Europa. Il nostro settore chiede di essere sostenuto per continuare le azioni di transizione ecologica con regolamenti realistici e un calendario operativo, che permetta l’implementazione delle soluzioni alternative efficaci esistenti e in arrivo.
Le Associazioni di rappresentanza italiane, francesi e spagnole rivendicano l’importanza del vino in Europa. «L’Unione Europeaè il primo produttore di vino al mondo, – ricordano Italia, Francia e Spagna – con il 45% della superficie viticola mondiale. Questo settore ad alto valore aggiunto è vitale per molte regioni rurali europee, genera milioni di posti di lavoro e contribuisce in modo significativo alla bilancia commerciale dell’Ue».
VITICOLTURA NON ESSENZIALE PER LA COMMISSIONE UE
Le Associazioni di rappresentanza del settore vitivinicolo che si oppongono alle conclusioni della Commissione europea
Tuttavia, questo studio prevede un calo della produzione di uva dovuto agli effetti della riduzione dei fitosanitari, stimato al 18% in Spagna, al 20% in Italia e al 28% in Francia, senza nemmeno valutare l’impatto del cambiamento climatico che andrebbe aggiunto a questa cifra.
La Commissione europea aggiunge nello studio che la produzione di uva non è una coltura essenziale per la sicurezza alimentare europea e che una diminuzione della produzione di vino in Europa sarebbe irrilevante. Queste affermazioni ignorano l’enorme contributo economico, sociale e culturale del settore vitivinicolo in molte regioni dell’UE».
Un atteggiamento che viene giudicato «totalmente inaccettabile» dalle organizzazioni rappresentative della catena del valore del vino in Spagna, Francia e Italia. «È incomprensibile – si legge ancora nella nota stampa – che la Commissione europea ipotizzi e preveda la penalizzazione di un intero settore di grande importanza per l’economia europea. Gli operatori e le aziende vitivinicole sono da tempo impegnati nella transizione ecologica e continueranno ad esserlo. C’è ancora molto lavoro da fare e i nostri produttori devono poter portare avanti questo impegno per la sostenibilità ambientale senza inutili polemiche».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Pantelleria lo Zibibbo un sindaco 5 Stelle e gli esperti mondiali di Consorzi e Denominazioni pantelleriaezibibbo
EDITORIALE – Una conca, scavata attorno ad ogni singola pianta. Abbastanza profonda da proteggerla dalle raffiche di vento e dalla luce del sole, raccogliendo come in una piccola diga la poca pioggia concessa dal cielo, convogliandola alle radici della vite. Ha il sapore di un abbraccio materno, la viticoltura a Pantelleria. Una terra del vino che galleggia tra Sicilia e Tunisia. Come un vascello sopravvissuto, intatto, alla furia del mare. Un miracolo, anzi una casualità. Un’isola tanto bella da sembrare impossibile. Cinematografica. Le cammini sopra sprofondando in campi di sabbie mobili scure, che si sciolgono sotto ai piedi come burro. E riemergi pochi centimetri dopo su solide, rassicuranti colate nere, di pietra vulcanica.
Pantelleria è l’ossimoro, la contraddizione. È quella voglia di non svegliarsi da un bel sogno se non per riviverlo, più forte. Coltivare la vite, da queste parti, è ormai divenuto un atto di fede. Una preghiera ripetuta all’infinito, in ogni gesto utile a tenere in vita ogni singola pianta. Ci sono i ceppi, a Pantelleria. Non i “vigneti”. Così si dice sul posto, sintetizzando in un concetto, una filosofia. Il ceppo, a Pantelleria, è l’entità che rende onore al termine “vite” e alla sua accezione singolare, “vita”.
Pantelleria, il trait d’union tra la botanica e la poesia. Passando per l’archeo-viticoltura. Non produttori di vino ma custodi, coloro che – oggi, ancora – se ne occupano quotidianamente, in un mix di follia e passione sempre più raro, appannaggio di uomini e donne che sembrano provenire da altre epoche. Da un altro mondo, da un altro pianeta. Gente nata e cresciuti nella terra dell’impossibile che diventa vero. Dell’onirico che diventa tangibile.
A PANTELLERIA UNA TRE GIORNI IN DIFESA DEL VITIGNO ZIBIBBO. ANZI NO
Ecco perché si fatica a comprendere la battaglia intrapresa – piuttosto goffamente – dall’amministrazione comunale di Pantelleria guidata dal sindaco Vincenzo Campo. Con una previsione di spesa di 25 mila euro approvata dalla giunta, l’esponente del Movimento 5S ha chiamato a Pantelleria per tre giorni (da venerdì 5 a domenica 7 maggio) giornalisti (tra cui il sottoscritto), ricercatori e commentatori del settore vitivinicolo e agricolo, con lo scopo di «difendere il vitigno Zibibbo dallo scippo perpetrato dalla Doc Sicilia», ritenuta colpevole di averne approvato la produzione sull’isola madre, a dispetto della terra (pantesca) d’origine.
La (dispendiosa) tre giorni organizzata dal sindaco Campo è risultata non solo poco partecipata dai produttori di uve e di vino della Doc Pantelleria (per contare quelli presenti al dibattito bastavano meno delle dita di due mani) ma ha avuto anche aspetti fortemente contraddittori. Su tutti, lo stravolgimento del cardine su cui si basava la stessa tre giorni, intitolata “Pantelleria è Zibibbo“. La tesi iniziale di uno dei relatori, Giampietro Comolli, che nel comunicato stampa di lancio dell’evento si autopresentava come «uno dei più grandi esperti negli anni di Consorzi e vini DO, allievo di Fregoni e Scienza», è passata da «delocalizzare lo Zibibbo vuol dire incentivare un lento declino produttivo economico vitale a vantaggio di pochi imprenditori non panteschi» a, sintetizzando, «la battaglia sul vitigno Zibibbo è persa, occorre puntare su “Pantelleria”, promuovendo piuttosto un Pantelleria Docg “Zibibbo Classico”, solo Naturale Passito Dolce». Altra proposta stravagante dell’esperto di Consorzi e Denominazioni: Salvatore Murana, piccolo e appassionato produttore locale che nella sua gamma ha anche una tiratura limitatissima di Metodo classico base Zibibbo, dovrebbe puntare a vendere le sue poche bottiglie sugli scaffali di Autogrill: «C’è Ferrari, perché non dovrebbe esserci Murana?», si chiede (per davvero, non per scherzo) il relatore del convegno.
Alla base della preoccupazione del sindaco 5S di Pantelleria e della sua giunta, che così scaldano i motori in vista delle elezioni del prossimo 28 e 29 maggio 2023, ci sarebbero i numeri «drammatici» della viticoltura di Pantelleria, con gli ettari vitati che risulterebbero in picchiata. In altre parole, sempre più vigne rischierebbero l’abbandono. «Il Comune di Pantelleria – spiega Campo – ha lanciato l’evento “Zibibbo è Pantelleria” partendo dallo status precario, difficile, vulnerabile dello Zibibbo di Pantelleria. La vite di Zibibbo, altrove denominato Moscato di Alessandria, è il vino principe di Pantelleria da secoli. Nessuno può e deve portarcelo via. Penso al Barolo, al Picolit, al Prosecco. Lo ho visto io: modelli come quelli fanno sì che la bottiglia di Barolo possa uscire anche a 85 euro a bottiglia e il Nebbiolo di fianco 10, 12 euro, quando va bene».
L’ATTACCO AL CONSORZIO DOC SICILIA
«Recenti decisioni del Consorzio di tutela, con la modifica e rimodifica del disciplinare Doc del 1971 – continua l’esponente del M5S – fanno intravedere e temere un abbandono e una clonazione dello Zibibbo nella Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane. Queste decisione hanno allarmato gli ultimi 360 viticoltori puri rimasti (erano 3700, 60 anni fa), unici titolari dell’Albo Doc Pantelleria e hanno sollecitato il Comune di Pantelleria a (nel comunicato questa “a” era preceduta da una “h”, ndr) difenderli: 2500/3000 gli ettari di vigne di Zibibbo impiantate negli ultimi 10 anni sull’isola Sicilia, sono una prova».
Riecco la Pantelleria che è l’ossimoro, anche lontana dalla vigna, anzi dai ceppi. Riecco la Pantelleria che è contraddizione intrinseca tra evoluzione e commiserazione. La bellezza contrapposta alla propaganda. Le potenzialità, che solo una parte dell’isola sembra intravedere e vivere. E la freddezza dell’interpretazione di massimi sistemi e numeri, ancora più gelidi sotto elezioni, anche quando a Pantelleria non tira vento. Ma ecco soprattutto la distanza abissale che c’è tra chi, ancora, in Italia, difende il nome di un vitigno, peraltro inserito come tale nel Registro nazionale delle varietà di vite del Ministero dell’Agricoltura. E chi, invece, si rende conto che una “Docg dello Zibibbo”, fondamentalmente, già esiste e non ha tantomeno bisogno di essere definita “Classica”: Pantelleria (Doc), col suo passito, solo da raccontare (meglio) e vivere (di più). Prosit.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Emergenza siccita Citta del Vino Piwi e micro invasi per il futuro della viticoltura
«Un ettaro di vigneto consuma mediamente circa 500 millimetri di acqua a stagione, cinquemila metri cubi pari a 5 milioni di litri. Occorre fare rete tra comuni limitrofi agendo insieme, dando priorità anche al problema della dispersione dell’acqua». È quanto sottolinea il presidente Città del Vino, Angelo Radica, alla vigilia del Vinitaly (2-5 aprile Veronafiere), dove l’Associazione nazionale che rappresenta 430 comuni sarà presente con 11 eventi in programma, fra cui la presentazione dei dati dell’Osservatorio del Turismo del Vino, con un focus di 145 comuni italiani. Il tema della siccità in viticoltura sarà centrale.
È drammatico per il futuro dei territori del vino italiano – prosegue Radica – constatare che riusciamo a raccogliere solo l’11 % dell’acqua piovana a causa di una rete infrastrutturale non adeguata, mancanza di piccoli invasi e perdite idriche del 42%.
Oltre agli investimenti già previsti per 3,9 miliardi di euro (di cui 2,9 mld dal PNRR) per rendere efficienti, sicure e durature nel tempo le infrastrutture idriche; occorre investire in ricerca ed innovazione, valorizzando il ruolo dei vitigni “antichi” resistenti alla siccità, ma anche sperimentarne di nuovi che siano resistenti e che abbiano bisogno di minore risorsa idrica. Sempre con una gestione intelligente dell’acqua».
IL RUOLO DEI COMUNI NELLA GESTIONE IDRICA
Il riferimento, molto chiaro, è dunque anche ai vitigni Piwi, resistenti alle malattie fungine e anche a condizioni meteo estreme: dal gelo al caldo torrido e alla siccità. Sempre secondo Città del Vino è «necessario programmare strategie sul breve e lungo periodo, facendo sinergia fra Comuni, Governo, Regioni, Università e centri di ricerca». «In occasione dell’ultima vendemmia – sottolinea il presidente Radica . l’emergenza idrica ha avuto risvolti estremi in alcuni areali, per certi versi drammatici. Questo impone nuove strategie di gestione delle risorse idriche».
Su questo tema i sindaci sono chiamati a svolgere «un ruolo strategico», attivando «nuove iniziative per una gestione più intelligente e condivisa della risorsa acqua». La s0luzione è sul tavolo dell’Associazione nazionale Città del Vino. «In molte aree – spiega Angelo Radica – sarebbero utili dei micro-invasi per una più regolare distribuzione nei periodi estivi».
Per risolvere l’emergenza siccità in viticoltura, bisogna anche «attivare tutte le sinergie per il recupero delle acque reflue, che non devono più essere considerate un problema ma una risorsa». Inoltre, sempre secondo Città del Vino, «i comuni possono favorire, compatibilmente con gli strumenti di pianificazione regionale, una minore burocrazia ed uno snellimento delle autorizzazioni nei casi in cui non c’è un chiaro impatto paesaggistico ed ambientale».
«Piwi subito nelle Igt come “palestra”, poi nelle Doc»: Italia svegliati, la Francia corre
«Piwi subito nelle Igt come “palestra”, poi nelle Doc»: Italia svegliati, la Francia corre. Appello del prof. Attilio Scienza
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Black Chalk Vineyard Winery Fullerton Rd Andover SP11 7JX 2
«Sono terre vergini, circondate da boschi incontaminati. Il potenziale ancora inespresso è immenso». Prendi un bambino. Mettilo di fronte a uno scaffale di caramelle. Capirai così l’entusiasmo di Enrico Cassinelli tra i filari di Hundred Hills. Gli occhi brillano. La voce enfatizza il concetto: «Gli English Sparkling, gli spumanti inglesi, sono il presente e il futuro: l’Inghilterra, con i suoi spumanti Metodo classico, può davvero sfidare lo Champagne».
Un fagiano si alza in volo poco lontano, mentre una brezza leggera fa il paio con la timidezza del sole che inizia a calare a Henley-on-Thames. Alle 4 del pomeriggio, nella Contea di Oxfordshire, regione del South East England, fa freddo nonostante la bella giornata senza nuvole. È qui che ha trovato casa (e lavoro) il 52enne pavese responsabile dei vigneti di Hundred Hills.
Cassinelli, originario di Santa Maria della Versa, cuore pulsante dell’eterna terra promessa degli spumanti italiani (l’Oltrepò pavese), è solo uno dei tanti forestieri che sta contribuendo all’ascesa delle bollicine inglesi base Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier. Josh Donaghay-Spire, head winemaker di Chapel Down, la cantina da 2 milioni di bottiglie complessive che detiene il primato della produzione degli English Sparkling, esprime con parole diverse gli stessi concetti. Lo stesso stupore.
Hundred Hills Winery The Old Rd Pishill Henley on Thames RG9 6HS 3
paesaggi viaggio tour spumanti inglesi winemag 6
Abbiamo piantato la vigna Kit’s Coty nel 2008, ottenendo sin da subito risultati entusiasmanti dalla critica, perché a mio avviso quello è il vigneto migliore del Paese. Ma in Inghilterra molte vigne devono ancora essere impiantate e molte devono entrare in produzione: di tutte queste, dunque, non conosciamo ancora il potenziale. Abbiamo una storia meravigliosa tutta da scrivere nei prossimi 5, 15, 25 anni».
Poco lontano dal quartier generare di Tenterden del colosso Chapel Down, per l’esattezza ad Appledore, sempre nel Kent, Charlie Holland, enologo di Gousbourne, si unisce al coro del collega con la sua visione degli spumanti inglesi: «Abbiamo una pagina bianca all’anno da scrivere in Inghilterra: si chiama vendemmia. Ogni volta un libro affascinante e unico, da interpretare partendo dai nostri meravigliosi suoli, che danno uve uniche». Game, set, match.
Avesse un colore, quest’onda di entusiasmo che sta guidando decine di imprenditori inglesi a convertire il business e investire nella viticoltura – in particolare proprio nella produzione degli English Sparkling – sarebbe il bianco. Un candore destinato ad essere associato sempre più a un calice di spumante proveniente dalle parti di Buckingham Palace. E non più, esclusivamente, alle «bianche scogliere di Dover» celebrate da Alice Duer Miller. Già, perché alla base di gran parte dei migliori spumanti inglesi c’è il gesso. Lo stesso componente del suolo che ha reso celebre lo Champagne, a livello internazionale.
MAISON FRANCESI A CACCIA DI TERRENI NELLA “NUOVA CHAMPAGNE”
Se ne sono accorti da un pezzo i francesi, padroni indiscussi del mercato con i loro Méthode Traditionnelle. Domaine Saint Evremond, nel Kent, è di proprietà della storica e prestigiosa maison Taittinger dal 2015. I 69 ettari di Selling Court Farm, non lontano da un noto Golf Club, fanno parte del parco vigneti inglese della casa di Reims, oltremanica nei panni di conquistadores.
L’acquisto della tenuta è frutto di un accordo con il distributore britannico Hatch Mansfield. Una joint venture felice, tra mostri sacri della qualità e dei premium wines. L’esordio sul mercato è ormai agli sgoccioli: la prima etichetta è attesa per il 2024 e sa già di battesimo. Di inizio di una nuova epoca per la maison fondata nel 1734 da Jacques Fourneaux.
Ed è lo stesso Pierre-Emmanuel Taittinger a chiarire come l’investimento vada ben oltre i cambiamenti climatici: «Siamo la prima Maison di Champagne a dare vita a un vigneto nel Regno Unito, a un’ora da Londra e in una regione in cui il sottosuolo gessoso ha la stessa struttura geologica della Côte des Blancs, in Champagne». Un investimento ben programmato. Secondo quanto appreso da winemag.it, in Inghilterra, il costo dei terreni nudi è ancora tutto sommato contenuto.
INGHILTERRA, +70% DI ETTARI VITATI NEGLI ULTIMI 5 ANNI
Ridgeview Wine Estate Ditchling Common Fragbarrow Lane BN6 8TP 2
Black Chalk Vineyard Winery Fullerton Rd Andover SP11 7JX 1
Si parla di cifre che oscillano fra i 30 e i 50 mila pound per ettaro, ovvero dai circa 34 ai 58 mila euro. Cifre che hanno favorito investimenti e conversioni agricole. Tanto che l’Inghilterra è passata dai 211 ettari impiantati negli anni Ottanta al boom dei 2.200 ettari della decade 2010-2020. Tra il 2020 e il 2021 sono stati piantati 753 ettari, cui si aggiungono i circa 400 del 2022.
Sino ad arrivare, così, a un totale di 4 mila ettari vitati. La parte del leone è dello Chardonnay (1,179 ettari), seguito da Pinot Noir (1.164, di cui 63 di Pinot Noir Précoce / Frühburgunder) e Pinot Meunier (327 ettari). Nove i milioni di bottiglie prodotte complessivamente nel 2021 (erano 5 milioni nel 2017), di cui il 68% sono bollicine. Ma l’interesse crescente per gli spumanti inglesi è confermato anche dal ciclo di incontri dell’austriaca Riedel in tre cantine inglesi, sul finire di gennaio 2023.
Maximilian Riedel in persona, accompagnato da referenti britannici del noto marchio di calici – tra i quali Stephen McGraw e Martin Turner della consociata Spiegelau Nachtmann – ha voluto incontrare gli enologi locali e i referenti di Wine Gb – Simon Thorpe MW e Julia Trustram Eve – per studiare un calice ad hoc per gli English Sparkling. L’ennesima riprova di quanto, ormai, gli spumanti inglesi siano sulla bocca di tutti e aspirino a un ruolo da protagonisti nella scena internazionale.
LA VITICOLTURA IN INGHILTERRA: ENGLISH SPARKLING PROTAGONISTI
Wiston Estate North Farm A24 Pulborough RH20 4BB 3
Wiston Estate North Farm A24 Pulborough RH20 4BB 4
Che il Metodo classico abbia un ruolo di primissimo rilievo in Inghilterra, lo dicono anche i numeri. Le bollicine di qualità rappresentano il 98% di tutti gli spumanti prodotti, all’apice degli stili nel Regno Unito. Come spiega l’organismo di controllo a winemag.it, «la dicitura “English Sparkling Wine” può essere utilizzata in etichetta solo se il vino è stato sottoposto a certificazione Dop o Igp. La differenza tra i due tipi di denominazione dipende principalmente dalla varietà dell’uva».
La Dop riguarda i 6 vitigni classici consentiti: Chardonnay, Pinot Noir, Pinot Meunier, Pinot Précoce (il Frühburgunder tanto diffuso in regioni tedesche come l’Ahr), Pinot Blanc e Pinot Gris. L’Igp, invece, include un numero molto più ampio di varietà, compresi incroci come il Seyval Blanc (ibrido 5276). Se un produttore non sottopone il proprio vino ai regimi Dop o Igp, di solito lo etichetta come “Vino d’Inghilterra” generico.
Qualcuno utilizza anche la dicitura “Methode Britannique“, mescolando ulteriormente le carte franco-inglesi, ai bordi liquidi della Manica. Un’importante consultazione è in corso nel settore per individuare – entro Primavera – criticità e punti di forza dei disciplinari. L’obiettivo è quello di agevolare i produttori, ma soprattutto di favorire il marketing e la comunicazione degli spumanti inglesi.
Tra le proposte tecniche, quella di alzare da 9 a 18 mesi l’affinamento minimo degli English sparkling Dop, sotto al marchio Great British Classic Method. Se in Inghilterra ristoranti come The Harrow at Little Bedwyn del 12 volte stella Michelin Roger Jones hanno servito gli English Sparkling dall’esordio sino alla chiusura – avvenuta nel 2020 – oggi, in ottica nazionale e ancor più sul fronte dell’export (pari al 4% della produzione complessiva, con Scandinavia, Usa e Giappone in testa alla classifica), semplificare la regolamentazione è tra le priorità di Wine Gb.
TOUR IN 12 TAPPE TRA GLI SPUMANTI INGLESI METODO CLASSICO
Paesaggi incantati tra vigneti, pascoli, colline vergini, viali alberati che conducono a piccole cattedrali nascoste e una grande ricchezza di fauna selvatica. Viaggiare nella regione del South East England, alla scoperta degli spumanti metodo classico inglesi, significa toccare con mano le immense potenzialità enoturistiche ancora inesplorate dell’Inghilterra.
Sei, in particolare, le contee interessate dal tragitto, da ovest a est: Berkshire, Shropshire, Oxfordshire, Hampshire, Sussex e Kent. Le 12 cantine suggerite da winemag.it sono collegate tanto da comode autostrade quanto da strade di provincia per cui occorre una certa abilità al volante, specie nelle stagioni più fredde.
Un percorso di circa 300 miglia (quasi 500 Km) che vale la pena di vivere in almeno 5 giorni a bordo di un’auto a noleggio, comodamente disponibile negli aeroporti londinesi. Quelle sottolineate sono le tre cantine da non perdere, per chi ha meno tempo a disposizione. Sulla pagina Instagram di winemag.it, la storia in evidenza “English Sparkling”, con tutte le immagini e video del viaggio.
GLI SPUMANTI METODO CLASSICO INGLESI DA NON PERDERE
All Angels Vineyard [metaslider id=”76540″] Classic Cuvée 2014; Rosé Sparkling 2018. Piccola cantina dall’approccio molto genuino, sotto la guida di Mark Darley. La vinificazione non avviene in loco e un investimento in tal senso potrebbe portare a un ulteriore innalzamento della qualità media di tutte le etichette. Splendido, in particolare, il risultato ottenuto nel 2014, grandissima annata per l’Inghilterra, anche in termini di longevità.
Coates & Seely [metaslider id=”76544″]
Blanc de Noirs 2014 “La Perfide”; Brut Reserve NV; Rosé NV. Massima precisione degli spumanti grazie al team di esperti enologi francesi, la cui mano è comunque leggera, in favore dell’espressione dei suoli gessosi.
Hundred Hills Winery [metaslider id=”76548″] Blanc de Noirs 2019; Blanc de Blancs 2018; Rosé 2018. Team agronomico guidato dall’italiano Enrico Cassinelli, cui spetta un ruolo decisamente arduo, visto l’approccio della cantina alla massima espressione del vigneto, rinunciando alla quantità in favore della qualità assoluta. Risata contagiosa quella del titolare Stephen Duckett, che fa il paio con la ricerca della massima precisione in ogni calice. I vini Hundred Hills rispecchiano bene questa duplice attitudine: gran bevibilità e gastronomicità, accostata all’espressione sincera dei suoli e delle parcelle di vigneto.
Black Chalk Vineyard & Winery [metaslider id=”76554″] Classic 2018; Wild Rosé 2018 II. La più dinamica e giovane tra le cantine visitate. L‘enologa Zoë Driver, pur giovanissima, ha viaggiato molto e il bagaglio pesa (ovviamente in positivo) nel calice. In vigna, l’esperienza e la passione di James Mature. Cantina che sprizza energia e dinamismo.
Hattingley Valley Wines [metaslider id=”76559″] Rosé 2019. L’approccio “costumer oriented”, spinto dalle dimensioni e dal potenziale produttivo non indifferente della cantina, soddisfa più nel packaging che nell’effettiva stratificazione e valorizzazione del terroir nella gamma. Spumanti inglesi comunque perfetti per avvicinarsi alla tipologia.
Hambledon Vineyard [metaslider id=”76565″] Classic Cuvée; Première Cuvée; Classic Cuvée Rosé; Dosage Zéro Première Cuvée Pinot Meunier. Cantina che ha cambiato proprietà e scelte, spostandosi radicalmente dalla produzione di vini fermi da varietà tedesche degli anni Sessanta e Settanta a una linea di spumanti Metodo classico di altissimo rango. Hambledon è la prima cantina inglese ad aver immesso sul mercato una linea di vini prodotti tra i confini nazionali, nel 1952.
Wiston Estate [metaslider id=”76570″] Blanc de Noir 2014; Blanc de Blancs 2015; Vintage Rosé 2014; Blanc de Blancs NV, Estate Cuvée, Brut NV. In una parola sola: eleganza. Cui va aggiunta un’altra parola: assoluta. Eleganza assoluta. Questo propone Wiston Estate, dal croccantissimo spumante di entrata, ai millesimati che si avvicinano ai 10 anni sui lieviti. Wiston Estate, unica cantina inglese a possedere una tradizionale pressa Coquard – largamente utilizzata in Champagne – è anche Chalk Restaurant: l’angolo gourmet che conferma l’amore dei fondatori per il gesso che rende così unica l’espressione degli spumanti.
Ridgeview Wine Estate [metaslider id=”76575″] Blanc de Noir 2015 limited release; Blanc de Blanc 2017 limited release; Rosé de Noir 2018 limited release. La cantina possiede alcuni tra i vigneti di Chardonnay e Pinot Nero più vecchi in produzione per gli English Sparkling. L’approccio è rigido, focalizzato sull’espressione del suolo, senza rinunciare a una certa bevibilità e immediatezza.
Bluebell Vineyard Estates [metaslider id=”76579″] Blanc de Blancs 2015. Parola d’ordine “frutto”. Gli spumanti inglesi targati Bluebell Vineyard Estates si riconoscono tra mille per la caratterizzazione sul frutto. Residui zuccherini tendenzialmente più alti della media completano il quadro di una cantina che ha una precisa identità, nel segno del gusto del titolare, Kevin Sutherland.
Balfour Winery [metaslider id=”76584″] Blanc de Noirs 2018. Ampia tenuta nel Kent, focalizzata su un paradigma ben chiaro: «Non lavoriamo nel settore vino, ma nel settore dell’intrattenimento». Bello spazio attrezzato per l’estate e le giornate assolate di primavera, in cui godersi calici di spumanti poco complicati, di grande immediatezza e piacevolezza.
Chapel Down [metaslider id=”76592″] Kit’s Coty 2016 “Coeur de Cuvée” – North Downs; Kit’s Coty 2017 Blanc de Blancs – North Downs; Rosé Brut 2019 – Tenterden; Three Graces 2017 – Tenterden; Brut Nv – Tenterden. Non capita spesso: la cantina che produce più volumi è quella in grado di lasciare maggiormente il segno nel calice. Merito delle decine di ettari che Chapel Down possiede nella vigna di gesso più prestigiosa di tutta l’Inghilterra: Kit’s Coty. Tutta la gamma di spumanti è centratissima e di carattere, ma la vera personalità degli English Sparkling targati Chapel Down esce con le “etichette bianche”. Spumanti inglesi da non perdere per nessuna ragione.
Gusbourne Estate [metaslider id=”76599″] “51° N” 2014; Blanc de Noir 2018; Blanc de Blancs 2018; Brut Reserve 2019. Altra cantina in cui la “mano” dell’enologo si coniuga alla perfezione con l’espressione del suolo. Il parco vigneti del Kent di Gusbourne consente di lavorare le masse garantendo risultati qualitativi costanti, ma è il mix tra suoli gessosi, argillosi e ricchi di sabbie che agevola calici di grande qualità e personalità. Vini piuttosto mascolini, pur eleganti. In particolare, Gusbourne può essere considerata un punto di riferimento assoluto in Inghilterra per la spumantizzazione del Pinot Nero.
ENSLISH SPARKLING: GUIDA AGLI SPUMANTI INGLESI IN PILLOLE
I cambiamenti climatici sono una concausa, non la ragione unica dei recenti investimenti dell’Inghilterra nella viticoltura e nella spumantizzazione Metodo classico. L’aumento delle temperature medie, che favorisce la maturazione delle uve più che in passato e che aumenta anche le chance dei vini fermi, è la ciliegina sulla torta di un progetto ad ampio raggio che affonda le sue radici, in diversi casi, addirittura negli anni Cinquanta.
Massima attenzione, da parte dei produttori, nella scelta del sito in cui impiantare i vigneti. Deve essere in grado di assicurare la massima qualità delle uve atte alla spumantizzazione. L’acidità è un parametro importante, ma non l’unico a cui rispondere nella scelta dei siti da impiantare. La parola d’ordine, da queste parti, è “equilibrio“: un must per tutte le regioni vinicole internazionali che aspirano a un ruolo da protagoniste nei calici della critica e dei consumatori mondiali.
Molti spumanti inglesi sono frutto di singole parcelle, generalmente disposte su suoli contraddistinti da una larga presenza di gesso (chalk), calcare e altre rocce sedimentarie come il flint (chilt nella declinazione sassone del termine inglese). Grande spazio anche alla sabbia, nonché alla cosiddetta greensand, la “sabbia verde“, ricca di potassio e minerali, frutto del fine sgretolamento del gesso. Ovviamente è presente anche l’argilla, il tipo di suolo più comune nel Kent, una delle regioni con le temperature medie più alte del Paese e le minori precipitazioni. Il Kent è noto per l’appunto come The Garden of England, il Giardino d’Inghilterra, per la presenza di vaste piantagioni di frutta e ortaggi, oggi parzialmente soppiantate dai vigneti.
Nonostante i riscontri crescenti della critica internazionale, l’Inghilterra considera pressoché agli esordi il proprio percorso nell’Olimpo della viticoltura internazionale.
[metaslider id=”76604″]
Lo dimostra l’impianto di diversi cloni della medesima varietà, non solo nel singolo contesto aziendale, ma anche all’interno della medesima vigna. Ad ogni clone di Chardonnay, per esempio, spesso corrisponde un filare o più. I diversi cloni vengono vendemmiati a seconda dell’epoca di maturazione, che può variare anche di diversi giorni, consentendo ai produttori di sperimentare e trarre il meglio da ogni vendemmia.
L’approccio di molte cantine agli English Sparkling è rivolto alla valorizzazione dell’espressione della singola annata, oltre che della singola vigna o, addirittura, parcella. La grande variabilità tra un’annata e l’altra convince molti ad avere in gamma uno o più spumanti NV (non-vintage) frutto dell’assemblaggio di più annate.
La vendemmia 2018, generosa e qualitativamente ottima, ha per esempio consentito ai produttori inglesi di accantonare buoni quantitativi di vini base per i millesimi successivi.
Dal punto di vista organolettico, gli English Sparkling sono generalmente caratterizzati da una vibrante freschezza e verticalità, dettata dall’acidità naturale delle uve Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier coltivate a queste latitudini, ormai ben gestita in vigna e in cantina. Lo zuccheraggio (chaptalization) è pratica poco diffusa tra le cantine che puntano alla massima qualità e all’espressione del terroir (la maggior parte).
Un descrittore spesso ricorrente per i calici di spumante inglese Metodo classico è la mineralità/sapidità, specie nelle aree in cui le viti affondano le radici in suoli gessosi, calcarei e ricchi di minerali. Non mancano quasi mai gli agrumi e la frutta (che sia a polpa rossa, bianca o gialla) è generalmente croccante. Il legno è poco contemplato nella vinificazione, se non per i vini base di riserva, la cui percentuale varia da un minimo di 5 a un massimo del 20% nella cuvée.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
morto Giuseppe Benanti tra i padri della viticoltura Etna
Addio a Giuseppe Benanti, scomparso all’età di 78 anni e tra i pionieri del vino dell’Etna, in Sicilia. Il Consorzio di tutela vini locale si stringe attorno alla famiglia, definendo il Cavaliere del Lavoro Giuseppe Benanti un «visionario dalla forte personalità, pioniere dell’evoluzione nella vitivinicoltura etnea degli ultimi decenni e un trascorso da imprenditore di riferimento».
«La sfida lanciata alla ricerca continua della qualità e dell’identità resta un’eredità per tutti i produttori etnei. Alla signora Carmen, ai figli Antonio e Salvino , ai nipoti e a tutti i collaboratori dell’azienda Benanti Viticoltori vadano le più sentite condoglianze», conclude il Consorzio presieduto oggi da Francesco Cambria (Cottanera), che ha ereditato il ruolo proprio dal figlio di Giuseppe Benanti, Antonio Benanti.
I primi investimenti di Giuseppe Benanti sull’Etna, per l’esattezza con l’azienda Tenuta di Castiglione, risalgono agli anni Ottanta. I primi vigneti di proprietà e in affitto si trovano a Castiglione di Sicilia (Etna Nord) e a Milo (Etna Est). «Contemporanei da sempre» è il claim che oggi accompagna la Benanti Viticoltori, frutto dell’approccio innovativo del fondatore. La svolta dell’azienda vinicola avviene nel 1998, quando Tenuta di Castiglione diventa l’attuale Viticoltori Benanti.
Accanto a Giuseppe Benanti, sin dagli esordi, ci sono professionisti come il professor Rocco Di Stefano dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, il professor Jean Siegrist dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Beaune, in Borgogna, nonché gli enologi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero dalle Langhe, che per un lungo periodo affiancano il loro giovane collega etneo, Salvo Foti. La famiglia, di fatto, non è siciliana, bensì di antiche origini bolognesi.
L’albero genealogico fa risalire il ramo siciliano dei Benanti al 1734, quando un discendente viene inviato in Sicilia da Vittorio Amedeo d’Aosta. Da allora, di generazione in generazione, «fare vino sul vulcano» si trasforma in una missione volta ad esaltare le peculiarità dei vitigni autoctoni dell’Etna. Sino a raggiungere, oggi, una produzione annuale di circa 170 mila bottiglie, esportate nel mondo.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
niki moser fred loimer Viticoltura biodinamica Demeter Austria e respekt BIODYN sempre piu alleate
Movimenti e alleanze in corso in Europa sul fronte della viticoltura biodinamica. Demeter Austria e respekt-BIODYN, altra associazione che raggruppa vignaioli votati ai principi steineriani – tra cui gli italiani Foradori (Trentino) e Manincor (Alto Adige) – si sono presentate con un calendario di eventi comuni in occasione dell’ultima edizione di vino VieVinum di Vienna, tra gli eventi di punta del vino austriaco.
«L’obiettivo – spiega Niki Moser della tenuta Sepp Moser, portavoce di Demeter Austria (nella foto, a sinistra) – è una viticoltura rigenerativa e sostenibile. L’etichetta con cui questo avviene è di secondaria importanza».
Questo parere è sempre più condiviso tra i viticoltori delle associazioni biodinamiche Demeter Austria e respekt-BIODYN. Da diversi anni offriamo formazione ed eventi comuni, ci sosteniamo a vicenda e ci scambiamo idee».
Per Demeter Austria hanno aderito Rudolf Fidesser, Robert Gassner, Niki Moser/Sepp Moser, Manuel Ploder/Ploder-Rosenberg, Niki Saahs/Nikolaihof, Georg Schmelzer, Johannes Trapl, Johannes Zillinger. Per resspekt-BIODYN Clemens Busch, Kurt Feiler Feiler-Artinger, Michael Goëss-Enzenberg/Manincor, Fred Loimer, Hansjörg Rebholz, Alexander Sattler/Sattlerhof, Fritz Wieninger, Emilio Zierock/Foradori.
LA VITICOLTURA BIODINAMICA IN AUSTRIA
Le linee guida dell’agricoltura biodinamica, basate sul Corso di Agricoltura dell’antroposofo Rudolf Steiner, esistono da poco meno di cento anni. Le prime tre cantine Demeter sono state certificate nel 1999 e oggi circa 80 viticoltori lavorano secondo le loro linee guida.
Molte aziende, tuttavia, utilizzano l’agricoltura mista. I vigneti vengono coltivati come «organismi agricoli viventi, adattati individualmente ai rispettivi terroir», su una superficie totale di circa 800 ettari. Il portavoce di questo gruppo di viticoltori è Niki Moser, della tenuta Sepp Moser.
Respekt-BIODYN è conta nel 2022 ventotto membri, con trentuno aziende in Germania, Italia, Austria, Slovenia e Ungheria. È stata fondata nel 2007, con l’obiettivo di «lottare insieme per una sempre maggiore qualità e individualità del vino».
Michael Goëss-Enzenberg, della tenuta altoatesina Manincor, dirige l’associazione in qualità di presidente. Il suo vice è l’enologo della Kamptal, Fred Loimer (nella foto sopra, a destra).
Respekt-BIODYN si è affermata negli ultimi anni a livello internazionale, accanto a Demeter e Biodyvin, come una forza importante e trainante nella viticoltura biodinamica. In totale, i membri di respekt coltivano una superficie di circa 1.010 ettari.
Siamo in Bassa Austria, nel Weinviertel, con il Riesling in purezza prodotto dalla tenuta Sepp Moser. Si tratta della cantina guidata dal portavoce di Demeter Austria, Niki Moser.
Alla vista, il vino si presenta del canonico giallo paglierino, con lievi riflessi verdolini che ne sottolineano la gioventù. Naso intenso ed elegante, dominato da ricordi d’agrumi: netto il pompelmo.
Non manca la frutta a polpa gialla (una nettarina polposa), così come richiami floreali freschi. Deciso e giustamente affilato il sorso, che scivola su note perfettamente corrispondenti al naso. Centro bocca e chiusura sferzate dalla freschezza tipica del vitigno. Un Riesling all’inizio del suo percorso di vita pluridecennale.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Enovitis in campo 2022 focus su crisi idrica e robotica
Un focus sul vigneto, proprio quando la grave crisi idrica minaccia la penisola. Si terrà giovedì 23 e venerdì 24 giugno Enovitis in campo 2022, manifestazione itinerante organizzata da Unione italiana vini e diventata punto di riferimento per il settore dei prodotti, delle tecnologie, dei macchinari e dei servizi dedicati alla cura dei vigneti.
Una sedicesima edizione che radunerà 171 espositori, in un momento in cui il comparto agricolo è in allarme per la mancanza d’acqua. In tale contesto, la gestione e l’ottimizzazione della vigna assumono quindi un’importanza strategica.
Grande attenzione dunque all’itilizzo di pratiche sostenibili come l’irrigazione a goccia, che permette di consumare quantità minori di acqua ed energia. Spazio anche all’inerbimento permanente e al sovescio, utili nel contrastare gli effetti della siccità.
LA CHALLENGE SULL’INNOVAZIONE IN VITICOLTURA
Ospitato per la prima volta in Friuli Venezia Giulia, presso la Tenuta Ca’ Bolani di Cervignano del Friuli, Enovitis pone al centro l’area tematica Robot&Automazione, dedicata alle attrezzature di ultima generazione che si relazionano al vigneto in modo autonomo e che non richiedono quindi il supporto di un operatore umano.
L’attenzione alle tecnologie più futuristiche è ribadita dall'”Innovation Challenge Enovitis in campo 2022“, che anche quest’anno premia i macchinari più innovativi del settore attraverso l’attribuzione dei riconoscimenti Technology Innovation Award e New Technology.
Riflettori accesi sulle tecniche biologiche, grazie alla rinnovata collaborazione con FederBio Servizi, che porterà all’allestimento di un vigneto biologico dimostrativo. Diversi gli eventi e i workshop dedicati ai vari aspetti che caratterizzano il processo di coltivazione sostenibile, al fine di esplorarne caratteristiche e criticità.
All’inaugurazione, che si terrà giovedì 23 giugno alle ore 11, interverranno il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, il proprietario della Tenuta Ca’ Bolani, Domenico Zonin, il direttore della Tenuta Ca’ Bolani, Roberto Marcolini, il sindaco di Cervignano del Friuli, Andrea Balducci e l’assessore alle Infrastrutture e territorio del Friuli Venezia Giulia, Graziano Pizzimenti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Apocalypse wine attacco frontale alla viticoltura di Soave e al Cervim Mondial des Vins Extremes nel mirino Premia sfruttamento dissennato paesaggio
Apocalypse wine è il video girato dagli studenti della classe IV Am dell’Isiss Luciano Dal Cero di San Bonifacio (VR) sulla viticoltura a Soave. Un «discorso civile sul paesaggio “incongruo”», come lo descrivono gli alunni coordinati dal prof. Simone Gianesini, in cui vengono mostrate presunte scene di devastazione paesaggistica compiute da alcuni viticoltori locali, a danno della biodiversità.
Oltre al titolo, che richiama l’Apocalisse, è la colonna sonora a comunicare pathos e a spingere gli spettatori allo sdegno. Tra le altre, sono state scelte opere come Danse Macabre di Camille Saint-Saëns, il Confutatis Maledictis di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia n. 4 in Mi minore di Johannes Brahms.
Nessun nome di cantina o istituzione pubblica, nel video. Dalle immagini di Apocalypse wine, girate fra novembre 2021 e gennaio 2022, emerge piuttosto un attacco generalizzato al sistema vino a cavallo tra la zona classica del Soave e la zona allargata della Valpolicella, in provincia di Verona.
Per l’esattezza, viene citato il corridoio – un tempo boschivo, oggi interessato da quella che viene descritta come «viticoltura industriale» – tra la Val Tramigna e la Val d’Alpone. Tra menzioni ed immagini, appaiono le frazioni Castelcerino di Soave e Terrossa di Roncà.
VITICOLTURA A SOAVE: CERVIM NEL BERSAGLIO DEGLI STUDENTI
Ad essere nominato è invece il Cervim, il “Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna, in Forte Pendenza e delle Piccole Isole”. L’ente, con sede ad Aosta, viene additato dagli studenti come organismo che premia i vini prodotti nei vigneti oggetto della presunta devastazione paesaggistica, tra le colline di Soave.
«In realtà non volevamo chiamare in causa qualcuno di preciso – commenta a winemag.it il prof. Simone Gianesini – bensì sottolineare come lo sfruttamento dissennato del paesaggio abbia una sua apparente istituzionalizzazione, addirittura con un Premio».
Il punto che magari è sfuggito a molti spettatori è che Apocalypse Wine è un discorso civile, politico, non tecnico. Non scendiamo nel merito di un reato, ma additiamo responsabilità morali».
L’attacco al Cervim, che organizza ogni anno il concorso Mondial des Vins Extrêmes, focalizzato sui vini da “viticoltura eroica”, è feroce. Le frecciate di due studenti si susseguono dal minuto 6,50 al minuto 9,24: «L’autodistruzione avvertita come benessere». «Sette medaglie veronesi? Che culo». «Basta che il falso trovi una volpe o un asino che lo dica e sembrerà vero».
Perché, secondo te, comprare oliveti, prati e boschi a una pipa di tabacco, entrare con le ruspe e con un’enorme disponibilità di schèi da investire, portar via terra, metterne altra, terrazzare dappertutto, è da eroi? È come dire che è un eroe uno che entra con un carro armato in un campo profughi, di notte. A me sembra il contrario: è un vigliacco».
«Quello che è in atto è una guerra alla biodiversità. E questo – continua il dialogo tra i due studenti – da parte di indigenti culturalmente. Compresi quelli che si gonfiano, con questa retorica alla moda, di questa teologia del vino, messa al servizio del potere e della morte». Infine: «Vi dico solo che i vigneti di grande valore paesaggistico ad aver vinto, sono quelli che vi abbiamo fatto vedere noi».
LE CANTINE COINVOLTE: «IN REGOLA CON LE AUTORIZZAZIONI»
Tra le prime cantine ad apparire nel video Apocalypse wine c’è Fattori Wines di Terrossa di Roncà. L’azienda si riconosce in maniera chiara, grazie alle immagini che ritraggono due grandi edifici, descritti come «gigantesche cattedrali atterrate qui da chissà dove», non lontane dalla «innaturale geometria di un enorme vigneto industriale», che avrebbe sostituito la zona boschiva.
Contattata da winemag.it, la cantina afferma di non aver mai ricevuto premi dal Cervim. Evidenti sul sito web, invece, i riconoscimenti ricevuti da Slow Wine e Gambero Rosso. Poi, il commento al video: «Forse questi ragazzi parlano di un argomento che non conoscono, dal momento che l’azienda ha 45 ettari e meno di un terzo è occupato da vigneti. Il resto sono boschi, che rimarranno lì».
Per la realizzazione degli edifici abbiamo ottenuto tutte le licenze necessarie. Abbiamo fatto un lavoro bellissimo, sia dal punto di vista agronomico, sia paesaggistico, sia urbanistico.
Se poi vogliamo dire che il vino non è indispensabile, è un altro discorso. Siamo in un territorio ad altissima vocazione vinicola, che si presenta come tanti altri del genere: dalla Borgogna alla Champagne, dalla Franciacorta alla Valtellina».
LA REAZIONE DEL CERVIM: «APOCALYPSE WINE? AFFERMAZIONI GRAVI»
Apocalypse Wine non è sfuggito al presidente del Cervim, Stefano Celi. «La cosa è molto grave – commenta a winemag.it il numero uno del Centro per la “viticoltura eroica” di Aosta -. Prima di tutto si fa di tutta l’erba un fascio. Non si dice, per esempio, che la la coltivazione della vite possa salvaguardare il territorio da dissesti idrogeologici».
Il concorso, con le accuse mosse ad alcuni produttori, ha poco a che fare. Non è compito nostro indagare sulla natura dei terrazzamenti, o se gli stessi siano stati realizzati con le dovute autorizzazioni. Lo diamo per implicito, anzi siamo certi che le terrazze siano state realizzate in regola con la legge».
«Non ultimo – conclude Stefano Celi – gli studenti forse non sanno che la “biodiversità viticola” esiste. La viticoltura, infatti, preserva piante, ovvero vitigni, che rischiano la scomparsa e contribuisce alla loro salvaguardia. Inoltre, alcuni vignaioli tengono in vita forme di coltivazione ancestrali, anche antieconomiche. A questi giovani voglio dire che l’agricoltura non ruba terreno a nessuno».
Tra le cantine della zona premiate dal Cervim, oltre all’Azienda agricola Accordini Stefano di Fumane, c’è Ca’ Rugate di Montecchio di Crosara, che tuttavia non appare nel video.
Il commento della dirigenza, contatta da winemag.it, è chiaro: «Abbiamo 90 ettari di vigna in tre territori di montagna come Monti Lessini, Soave Classico e Valpolicella. Per questo siamo stati premiati con delle medaglie d’oro nell’ambito del Mondial des Vins Extrêmes2021 del Cervim, unica azienda veronese a raggiungere questo triplice traguardo».
«Abbiamo vigne da 30 anni nella zona classica del Soave – riferiscono i titolari della cantina – e non ci sentiamo minimamente coinvolti dal video. Anzi, crediamo che il nostro lavoro vada nella direzione opposta. Attraverso la viticoltura di montagna, stiamo facendo un favore alle nuove generazioni, mentre le pianure “cuociono” a causa dei cambiamenti climatici».
SANDRO GINI (CONSORZIO SOAVE): «VENITE A VISITARE LE COLLINE»
Si schiera anche il Consorzio di Tutela Vini Soave e Recioto di Soave. «Abbiamo visto il video realizzato da questi giovani studenti – commenta a winemag.it il presidente Sandro Gini, proprietario di una storica cantina del territorio -. Ne apprezziamo la sensibilità che emerge e gli spunti di riflessione. Tuttavia riteniamo che il contenuto non sia prettamente corretto. E che, in modo del tutto involontario, sia frutto di semplificazioni che rischiano di dare una percezione distorta di quella che, invece, è la realtà del Soave».
Il Soave è stato il primo comprensorio viticolo italiano ad essere inserito nel registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico. Ricordiamo che le nostre colline sono state recentemente insignite del riconoscimento Ghias della Fao, vale a dire quegli “agro-ecosistemi” in cui il lavoro dell’agricoltore ha permesso la salvaguardia e il mantenimento del paesaggio».
«Molte nostre aziende, inoltre – conclude il presidente Sandro Gini – si fregiano di certificazioni ambientali improntate sulla biodiversità. Per tali ragioni siamo ben lieti di ricevere qui, sulle nostre colline, gli autori del video, gli insegnanti, gli studenti e tutti coloro che vogliono conoscere il Soave davvero».
IL VIDEO APOCALYPSE WINE CENSURATO O RIMOSSO DA YOUTUBE?
Il video Apocalypse Wine girato dagli studenti dell’Isiss Luciano Dal Cero di San Bonifacio non è più disponibile sul web o, meglio, su YouTube, nella sua forma originale. «La diffusione del video, ormai virale, sta seguendo una vita tutta sua – spiega a winemag.it il prof. Simone Gianesini – in quanto, a causa di diverse segnalazioni da parte di utenti che restano anonimi, il canale originario che aveva condiviso il video è stato costretto a rimuoverlo».
Si tratta di Healthing, YouTube channel con 142 iscritti. Una sorta di piattaforma multimediale, aperta a diversi contribuiti esterni, tra cui quello di un’associazione del territorio di Soave che si occupa di tutela del paesaggio e organizzazione di tour, eventi e trekking.
Raggiunto da winemag.it, uno dei referenti dell’associazione – che preferisce rimanere anonimo – parla di «clima insostenibile in paese», in seguito alla pubblicazione del video. La piccola associazione locale sarebbe stata infatti presa di mira da alcuni viticoltori e agricoltori.
«Nessuno ha subito minacce – spiega il prof. Gianesini – e il video non è stato “censurato”, nel vero senso della parola, ma è finito vittima delle segnalazioni. Di certo, non lo abbiamo rimosso noi. Attraverso Apocalypse Wine speravamo di ottenere l’appoggio dei tanti piccoli agricoltori che vivono in condizione di debolezza nei confronti dei “grandi” della zona».
«Apocalypse Wine non racconta nulla di nuovo – conclude il docente – e non ce l’abbiamo con nessuno in particolare. Il fatto che sia stato condiviso da personaggi pubblici come Natalino Balasso e Andrea Pennacchi, significa che siamo fuori dal pericolo censura. Moltissimi, infatti, si rendono conto di quello che sta accadendo. Ma, pur parlandone, non hanno peso. Il video è riuscito invece ad averlo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Adriana Vicente Jose Luis Mourao Conceicao Santos La viticoltura eroica tra qualita e sostenibilita al via il 7° Congresso internazionale
Ha preso il via oggi e durerà fino al 14 maggio, a Vila Real, in Portogallo, il 7° Congresso Internazionale sulla Viticoltura di Montagna e a Forte Pendenza. Appuntamento a cui partecipano più di 100 iscritti provenienti da 11 nazioni, con 76 lavori scientifici.
Tra gli organizzatori anche il Cervim, insieme all’Università del Tras-os-Montes e Alto Douro di Vila Real, all’Associazione per lo Sviluppo della Viticoltura del Douro (ADVID), alla Facoltà di Scienze e di Enologia e Viticoltura dell’Università di Porto. Congresso che segue quello del 2018 a La Laguna – Tenerife (Spagna), mentre nel 2020 non si è svolto a causa dell’emergenza pandemia.
Quattro le sessioni in cui gli esperti, docenti e viticoltori eroici si confronteranno. Mantenere la sostenibilità e il paesaggio nei vigneti in forte pendenza; Vigneti di montagna e di forte pendenza: pratiche agronomiche attraverso le nuove tecnologie; Fattori di qualità per i “vini”; I vigneti di montagna e di forte pendenza: persone, storia, economia e cultura).
«Confidiamo che i ricercatori possano fornire elementi tecnico-scientifici non solo per la risoluzione di problematiche connesse alla realizzazione ed alla gestione dei vigneti nei contesti estremi – sottolinea Roberto Gaudio, a Porto in rappresentanza del Cda del Cervim – ma anche elementi distintivi a sostegno delle istanze che verranno presentate sia a livello europeo sia a livello di vari stati per ottenere anche specifici riconoscimenti».
Significativa è la location del Congresso, nella Valle del Douro, una delle regioni vinicole più antiche del mondo e patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Si produce il pregiato vino Porto, realizzato esclusivamente con le uve dei vigneti del Douro.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Viticoltura ed enologia nuova collaborazione tra Fondazione Mach e Bordeaux Fem fondazione
È stato siglato un accordo quadro tra la Fondazione Edmund Mach e l’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux (ISVV), due importanti realtà scientifiche che condividono un ruolo di eccellenza nella ricerca in materia viticola ed enologica con lo scopo di creare sinergie per affrontare le sfide di questi comparti a livello europeo.
Il protocollo, siglato tra il Direttore Generale della FEM, Mario Del Grosso Destreri, e il direttore dell’ Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux, prof. Alain Blanchard, è il risultato di due giorni di reciproche presentazioni dell’attività di ricerca dei due istituti, di visita ai laboratori e ai campi sperimentali di San Michele, di confronto scientifico condotto in tavoli di lavoro tematici, di pianificazione delle linee di ricerca da svolgere in collaborazione.
L’accordo spazia a 360° nei settori delle viticoltura e dell’enologia, senza trascurare le ricadute di tipo ambientale e sociale, come ha rimarcato il direttore dell’istituto francese, Alain Blanchard.
La Fondazione Edmund Mach e l’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux si trovano «allineati nel perseguimento di obiettivi comuni per promuovere la sostenibilità della filiera viti-enologica»: dall’obiettivo della riduzione della chimica e degli apporti fitosanitari perseguito attraverso il monitoraggio delle principali fitopatie.
E ancora: dallo studio dell’adattamento della vite ai cambiamenti climatici e alle diverse malattie e dall’utilizzo di tecniche di genome editing, all’uso razionale delle risorse naturali. Passando al tema della tipicità e qualità del vino attraverso lo studio dei determinati chimici e sensoriali che contribuiscono a rendere un vino unico e di qualità.
MARIO DEL GROSSO DESTRERI (FEM): «AGIRE CON EFFICIENZA»
«Abbiamo l’onore di ospitare un’eccellenza internazionale di ricerca, istruzione superiore e sviluppo che raccoglie le sfide dell’industria vinicola di domani – ha spiegato il presidente FEM -. La complessità del mondo del vino ci unisce e di conseguenza ci porta ad agire con maggiore efficienza».
Alla FEM la ricerca in ambito viticolo è di alto livello, arricchita da numerosi contatti con la professione vitivinicola, con gli attori del territorio e le loro richieste, e dall’istruzione e formazione e dal trasferimento tecnologico.
Auspico pertanto che questa visita possa essere un punto di partenza per una proficua collaborazione, suggellata con la firma di un accordo quadro di cooperazione fra le nostre due prestigiose Istituzioni per rinsaldare i legami tra regioni vitivinicole di eccellenza».
L’attività di ricerca in ambito viticolo-enologico è radicata nel DNA della FEM e risulta arricchita dai numerosi contatti con il mondo dei professionisti, dalle attività di trasferimento tecnologico e di istruzione e formazione. E proprio nel contesto dell’istruzione va sottolineato che fino 2019 i migliori diplomati del corso per enotecnici hanno svolto diversi stage nel Bordolese.
A causa l’emergenza COVID-19 queste esperienze didattiche sono state sospese ma l’auspicio è di poter riprendere queste attività, proprio anche grazie alle nuove opportunità di collaborazione che questa visita anticipa.
FONDAZIONE MACH E BORDEAUX PER LA SOSTENIBILITÀ IN VITICOLTURA
«Nei due giorni di visita della delegazione francese – spiega il dirigente del Centro Ricerca e innovazione, prof. Mario Pezzotti – abbiamo approfondito i principali problemi che affliggono la viticoltura e l’enologia dell’intera Europa e abbiamo definito i contesti scientifici per realizzare soluzioni innovative nel rispetto della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale ed economica».
L’obiettivo è collaborare in maniera proficua, sistemica e complementare, mettere insieme le forze, i materiali sperimentali e le competenze per fare massa critica ed affrontare uniti le sfide future».
Soddisfatto della visita anche il prof. Alain Blanchard, direttore dell’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux. «La Fondazione Edmund Mach – dichiara – è un istituto che ha mostrato di essere all’avanguardia scientifica in Europa, con molteplici e importanti risultati ed interazioni in tutto il mondo».
«Si tratta di rispondere alle necessità principali della viticoltura europea di oggi, includendo anche le questioni ambientali e volto ad assicurare la continuità di un sistema che è oggi reso fragile nei nostri rispettivi territori».
«Dunque oggi siamo qui per concludere un percorso di collaborazione di ricerca – ha aggiunto Blanchard – su progetti dalla viticoltura fino all’enologia, includendo anche gli aspetti sociali, ugualmente sottesi alla realtà della viticoltura nei nostri territori».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cervim ecco gli ambasciatori della viticoltura eroica 2
Con l’obiettivo di promuovere la viticoltura ed i vini eroici, il Cervim ha istituito la figura di “Ambasciatore Cervim – Viticoltura Eroica“. I riconoscimenti del Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna, in Forte Pendenza e delle Piccole Isole vengono conferiti a personalità legate a questa particolare viticoltura per passione, conoscenza dei luoghi o perché operano direttamente in contesti di viticoltura eroica.
Sei le onorificenze di Ambasciatore conferite: all’enologo spagnolo delle Isole Canarie Manuel Angel Capote Perez, al winemaker Roberto Cipresso, all’enologo e al funzionario dell’Istituto regionale vini, oli Sicilia Giovanni Giardina.
Ci sono poi lo slovacco Erik Klein Export manager e Italian Wine Ambassador e a Michele Lauriola dell’Università degli studi del Molise e produttore. A questi si aggiunge Alessandra Dinato, export manager – wine consultant, insignita quest’oggi a Vinitaly.
La viticoltura eroica – sottolinea Stefano Celi, presidente Cervim – assume una rilevante importanza in termini di tutela di beni materiali e immateriali: dal paesaggio antropico alle tradizioni, dalla biodiversità viticola alle tecniche di coltivazione affinate nel tempo, capaci di rendere accessibili e produttive zone impervie».
«Tutti aspetti che oggi rappresentano un patrimonio, anche paesaggistico, di inestimabile valore. Riteniamo che la valorizzazione di questo straordinario patrimonio possa essere veicolata anche da chi ricopre un ruolo nella società civile in Italia e nel mondo».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vitigni autoctoni e viticoltura di montagna vini di Cipro secondo Vouni Panayia
EDITORIALE – Seguo l’evolversi della viticoltura e dei vini di Cipro ormai da diversi anni. Una terra lontana dalle rotte più battute dai winelovers e dai professionisti internazionali del settore. Quando si pensa al vino del Mediterraneo e si guarda a est, il primo (per alcuni unico) pensiero è la Grecia. I suoi splendidi Assyrtiko sono ormai noti in tutto il mondo, così come gli aromatizzati Retsina, souvenir immancabile per i turisti.
Ancora più a oriente, prima di incrociare altre due terre del vino sempre più alla ribalta, Libano e Israele, si trova Cipro con i suoi attuali 7.641 ettari vitati. Un’isola in cui si produce vino dalla notte dei tempi. Lo dimostra l’antica tradizione del Commandaria, vino ambrato dolce le cui tracce risalgono all’800 a.C.
Oggi, se c’è una cantina in grado di raccontare da sola le punte di qualità ormai raggiunte dai vini ciprioti, quella è Vouni Panayia. Una realtà famigliare che ha trovato casa nel villaggio montano di Panayia, nella regione di Pafos. Il primo areale vinicolo di Cipro che si incontra solcando il mare Mediterraneo, da ovest verso est.
Dopo gli studi in Viticoltura ed Enologia all’Università di Firenze, Yiannis Kyriakidis e i fratelli Peter e Pavlos sono riusciti a lanciare definitivamente l’azienda di famiglia, fondata nel 1987 dal visionario AndreasKyriakidis. Oggi la cantina produce circa 200 mila bottiglie e sembra aver raggiunto l’equilibrio perfetto tra quantità e qualità.
Venticinque gli ettari a disposizione di Vouni Panayia, circondati da una pineta, a mille metri d’altitudine. «Un terroir unico», come piace definirlo alla famiglia Kyriakidis. Siamo ai piedi della catena montuosa del Troodos, dominata dalla vetta del Monte Olimpo (1.952 metri). Tra un’increspatura e l’altra s’incontrano vigne vecchie e nuovi impianti, su cui sembrano vegliare i monasteri bizantini e le famose “chiese dipinte”, patrimonio Unesco.
I vigneti piantati da Andreas Kyriakides con le varietà bianche autoctone a bacca bianca Xynisteri, Promara, Spourtiko e Morokanela e a bacca rossa Maratheftiko, Yiannoudi e Ntopio Mavro, sono il tesoro nelle mani della terza generazione. Le radici, rimaste indenni alla fillossera, sono custodite dal presente e dal futuro dell’azienda, che può contare anche su piccoli appezzamenti di altre rare varietà autoctone come Morokanella, Aspri Fraoula (Vasilissa), Michailias, Maroucho, Bastartiko e Ofthalmo.
Dalla conservazione e valorizzazione del patrimonio di vecchie vigne, il passo è breve verso lavorazioni meticolose in cantina. Tra le mura di Vouni Panayia, la parola d’ordine è una sola: microvinificazione. «L’obiettivo – spiega Yiannis Kyriakidis – è comprendere a fondo il carattere e il potenziale qualitativo delle uve autoctone di Cipro, attraverso l’osservazione delle loro prestazioni in diverse pratiche viticolo-enologiche».
Un approccio che ha dato vita a 7 vini in tiratura limitata, applicato anche al resto della produzione, secondo canoni di “precisione enologica” assimilabili a quelli delle migliori cooperative altoatesine. Il tutto anche grazie a straordinari investimenti tecnologici in macchinari – tutti di fabbricazione italiana – nonché in legni francesi di prima qualità.
I VINI DI CIPRO CON GLI OCCHI DI VOUNI PANAYIA
Pafos Pgi Alina Xynisteri 2020 Franc de Pied (12,5% – Medium dry)
Alla vista si presenta di un giallo paglierino intenso. Ampio e intenso anche il naso, che alterna note floreali, agrumate e fruttate a polpa gialla matura. Sfiora l’aromaticità al palato, ben riequilibrata da una mineralità pietrosa, gessosa, calcarea, che tende il sorso e rimanda alla matrice del terreno a disposizione di Vouni Panayia.
Anche il finale, di un asciutto stuzzicato da morbide tinte esotiche e mielate, rimarca il minerale. E sorprende, con note di salvia e rosmarino, tipicamente mediterranee. Vino godurioso, di estrema beva. Alina “Franc de Pied”, ovvero “A piede franco”, è prodotto da piante di 70 anni di Xynisteri, il vitigno a bacca bianca più piantato dell’isola di Cipro.
Ha grappoli di medie dimensioni, poco compatti e acini di medie dimensioni. Si è adattato molto bene ai terreni ricchi di calcare e alle condizioni climatiche mediterranee. Una varietà con grande capacità di resistenza all’oidio, usata nella produzione del Commandaria e del tradizionale distillato Zivania.
Pafos Pgi Spourtiko 2020 Franc de Pied (12%)
Si presenta alla vista di un giallo paglierino. Il naso è ampio, floreale e agrumato. Nette le note di frutta tropicale matura, su sfondo minerale e di erbe della macchia mediterranea. In bocca la vena minerale è ancora più marcata. Fa da rigida spina dorsale al vino, su cui prova a distendersi della morbida frutta matura.
Ricordi di cera d’api in centro bocca, prima di una chiusura ammandorlata. Beva agile per un vino tipico, semplice ma di un certo carattere. Uno specchio sincero dalla varietà Spourtiko, che significa ”scoppio” in riferimento alle sue bacche, la cui fragile buccia si spacca facilmente.
Si tratta di una varietà con un breve ciclo vegetativo. Il grappolo è di medie dimensioni, poco compatto. Gli acini piuttosto grossi, che a piena maturazione si colorano d’un giallo dorato. Lo Spourtiko gioca un ruolo chiave nel vigneto di Vouni Panayia, in quanto consente l’impollinazione del Maratheftiko.
Pafos Pgi Plakota Mavro & Maratheftiko 2019 Franc de Pied (13,5% vol)
Alla vista si rivela d’un rosso rubino. Altro naso ampio, generoso, questa volta succoso. Note di fragola e di lampone, di ribes e di ciliegia matura, scivolano precisi su ricordi di macchia mediterranea. In bocca si conferma un vino giocato principalmente sulla generosità delle note fruttate, a polpa rossa. Tannini molto setosi in ingresso e poco più ruggenti in chiusura, contribuendo così a riequilibrare un sorso materico, chiamando quello successivo. Buona persistenza, su note che virano sulla ciliegia amara.
Altro vino ottenuto da vigne a piede franco, che affondano le radici in terreni di matrice calcarea. Mavro e Maratheftiko sono le due varietà utilizzate da Vouni Panayia per questa etichetta. Il Mavro è la varietà di uva rossa più piantata a Cipro. Ha grappoli molto grandi e compatti. L’acino stesso è di dimensioni notevoli, con una buccia spessa.
Un vitigno che, secondo le sperimentazioni della famiglia Kyriakides, sembra preferire terreni freschi e profondi. È una delle varietà utilizzate per la produzione del vino dolce Commandaria, nonché del distillato Zivania. L’altra varietà a bacca rossa con cui si ottiene Plakota è il Maratheftiko. Ha grappoli compatti, di medie dimensioni, con bacche di piccole-medie dimensioni. Nonostante i problemi di impollinazione, è considerato la migliore varietà rossa cipriota. I vini prodotti in purezza con questa varietà possono risultare molto longevi.
Barba Yiannis Maratheftiko 2017 (13,5%)
Barba Yiannis è uno dei capolavori di Vouni Panayia. Uno di quei vini che, da soli, valgono la visita. Rosso rubino profondo, dall’unghia violacea. Primo naso che conferma le aspettative create dalla vista. Quelle, cioè, di un vino giovane e di prospettiva, all’inizio della curva evolutiva. Alle note tipiche del vitigno – frutta rossa e macchia mediterranea – rispondono terziari che chiariscono la tecnica di vinificazione.
Il sorso si snoda sul medesimo fil-rouge. Ingresso fruttato, preciso, succoso; centro bocca in cui fanno capolino le note conferite dall’affinamento in legno, oltre a un tannino elegantissimo; gustativa complessa, fruttata e fresca, con chiusura su note speziate, una suadente di vaniglia, cioccolato amaro, tabacco e venature saline.
L’evoluzione nel calice, data l’ossigenazione, è continua e disegna sempre più i contorni di un nettare che va atteso, per essere goduto appieno. Vino con la strada spianata davanti, verso il futuro. Già godibilissimo e gastronomico. Non a caso Barba Yiannis è prodotto con le nobili uve Maratheftiko e può essere conservato senza timore per anni in cantina.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sulla vendemmiatrice meccanica in Macedonia Dalvina Winery guida la rivoluzione tecnologica delco baltovski 2
Non serviva andare fino in Macedonia per provare “l’ebbrezza” di salire su una vendemmiatrice meccanica. Ma è lì che è capitato. Un’esperienza che apre gli occhi sull’importanza della meccanizzazione di precisione in viticoltura. Un aspetto sul quale anche l’Italia sta facendo la sua parte.
L’esempio concreto è quello di Regione Lombardia, che con l’assessore Fabio Rolfi non usa sofismi: «La meccanizzazione è uno degli elementi chiave per l’agricoltura del futuro. Innovare significa abbattere le emissioni, razionalizzare le risorse, promuove la precision farming. L’agricoltura italiana è già la più sostenibile d’Europa e grazie allo sviluppo dei macchinari sarà possibile ottenere risultati ancora migliori in ottica di tutela delle aziende e dei consumatori».
All’Eima International di Bologna, fiera internazionale di Macchine per l’Agricoltura e il Giardinaggio, andata in scena dal 19 al 23 ottobre, Rolfi ha annunciato l’ormai prossima indizione di «un bando, già presentato alle associazioni di categoria, per ridurre le emissioni prodotte dalle attività agromeccaniche attraverso l’acquisto di macchinari innovativi e impianti di trattamento degli effluenti».
Perché, ha sottolineato l’assessore regionale della Lombardia, «non basta parlare di sostenibilità, serve accompagnare le aziende nei processi di innovazione». Macchine vendemmiatrici come quelle “testate” in Macedonia sono già a disposizione di diverse aziende vitivinicole italiane. Al di là della “poesia” (mancata) della raccolta manuale, il risultato è stupefacente.
SUL TETTO DELLA VENDEMMIATRICE MECCANICA
Il rumore dei rulli picchia forte nelle orecchie mentre Delco Baltovski, Ceo di Dalvina Winery, mostra fiero il suo ultimo investimento: «La precisione garantita da questa apparecchiatura è qualcosa di impressionante», si lascia scappare mentre il macchinario, chicco dopo chicco, setaccia centinaia di viti di Vranec in pochi minuti.
Siamo a Bosilovo, piccolo centro rurale della zona sudorientale della Macedonia del Nord. Sullo sfondo la Grecia settentrionale. La valle disegnata dai fiumi Struma e Strumeshnica, nella regione vinicola Strumica-Radovish, è un tappeto di vigneti di pianura, posti a un’altitudine di 380 metri sul livello del mare.
Tutt’attorno, montagne imponenti tra le cui vette s’insinua un vento costante e instancabile, che non smette di soffiare anche di notte. La temperatura dell’aria durante il periodo di vegetazione è in media di 20,2 gradi centigradi. Da questa parti, sono circa 210 i giorni di sole all’anno.
Piogge scarse e umidità relativamente bassa consentono a Dalvina Winery di raccogliere uve sanissime. Anche con la vendemmiatrice meccanica, che permette di abbattere ulteriormente i costi della manodopera (i vendemmiatori regolari, tra cui numerose famiglie gipsy, costano appena 30 euro per 7 ore di lavoro).
«Il modello originale – rivela il Ceo Delco Baltovski – è il Pellenc Selective Process 2 – Precision Viticulture. Un mezzo che ci è costato circa 400 mila euro, comprese alcune modifiche che abbiamo apportato per rendere ancora più efficiente e di qualità il processo di raccolta e l’immediato conferimento in cantina».
NON SOLO VENDEMMIA MECCANICA
Sul tetto della vendemmiatrice c’è una piattaforma che consente a quattro persone di assistere (comodamente) alle fasi di “mietitura” delle uve. L’autista è un giovane del posto, protetto nella sua cabina di guida, con ampia visuale sul vigneto. La velocità di carriera del mezzo non è elevatissima, ma consente di raccogliere e selezionare il Vranec acino per acino.
Ad effettuare l’operazione sono due imponenti bracci robotici, che scuotono il filare da capo a fondo, liberando i frutti. A impressionare, oltre alla perfetta “pulizia” del raspo dopo il passaggio della vendemmiatrice meccanica, è la perfetta integrità degli acini, nonostante il trambusto a cui vengono sottoposti, in stato di perfetta maturità.
Per Dalvina Winery, è un alleato fondamentale: «Siamo una cantina relativamente giovane – spiega ancora Delco Baltovski – ma abbiamo investito sin da subito in qualità, anche dal punto di vista della tecnologia. Del resto alleviamo 800 ettari, con una capacità di stoccaggio di 60 mila ettolitri».
Al momento, la produzione di Dalvina Winery si assesta annualmente tra i 2,5 e i 3 milioni di bottiglie. Tra i vini top di gamma un grande Vranec barrique, il Dioniz, frutto di un vigneto dove la raccolta manuale è un must. Piante di oltre 50 anni e conformazione dell’impianto, del resto, tengono lontana la vendemmiatrice meccanica. E allora lunga vita alle vecchie viti. Che a quelle giovani ci pensa il progresso.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Trevigiano 14 lavoratori in nero nelle vigne blitz delle Fiamme Gialle 1
Due distinti controlli da parte delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso hanno consentito di scovare 14 lavoratori in nero nelle vigne del Trevigiano. I blitz sono avvenuti lo scorso fine settimana nella zona di Conegliano e Vittorio Veneto.
Il primo intervento ha riguardato 6 lavoratori di nazionalità pakistana, intenti a prestare la propria opera di potatori, completamente in nero, in un vigneto nella disponibilità di un’azienda agricola di Orsago. I potatori erano stati forniti in appalto da un’altra ditta della vicina provincia di Pordenone.
L’operazione ha preso spunto da una mirata attività di monitoraggio del territorio di Conegliano e dintorni, finalizzata proprio all’individuazione della manodopera impiegata “abusivamente” nel settore viticolo, a tutela delle aziende più virtuose del comparto.
Il secondo intervento ha preso spunto da un controllo di un veicolo commerciale alla barriera autostradale dell’A28 di Cordignano. A bordo viaggiavano un afghano, titolare di una ditta di Casier, e 8 suoi dipendenti, tra afghani e pakistani.
Anche in questo caso, le indagini della Finanza hanno consentito di accertare che l’imprenditore straniero aveva impiegato il personale in nero per la potatura dei vigneti presso un’azienda agricola-viticola della zona.
Le due ditte di Pordenone e Casier sono state contestate sanzioni pecuniarie amministrative tra i 1.800 e o 10.800 euro per ciascun lavoratore. Sono state segnalate inoltre segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro per la sospensione dell’attività, prevista nei casi in cui la manodopera impiegata in nero sia pari o superiore al 20% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Glera resistente Prosecco sostenibile prende forma
Passi avanti verso la cosiddetta Glera resistente, utile a produrre Prosecco da viticoltura sempre più sostenibile. La fase preliminare del progetto “Gleres“, promosso da Confagricoltura Treviso e Crea-Ve Centro di ricerca, viticoltura ed enologia procede a passo spedito anche grazie alla collaborazione di 17 aziende produttrici della bollicine italiane più esportate al mondo.
Si tratta di Abbazia di Busco, Adriano Adami, Biancavigna, Borgoluce, Col Vetoraz, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Fratelli Mercante, Graziano Merotto, Le Colture, Le Contesse, Le Rive, Luca Ricci, Marcello del Majno, Masottina, Ruggeri e Tenuta San Giorgio.
Il progetto, è il caso di dirlo, affonda le radici negli anni passati. Nella seconda metà del 2017 la varietà Glera è stata incrociata con tre diversi parentali resistenti di ultima generazione, portatori di una o due “fonti di resistenza” a peronospora e oidio.
I parentali sono stati scelti anche per le caratteristiche enologiche quali la buona acidità, l’aromaticità e l’attitudine alla spumantizzazione, dal momento che dovranno dare vita al Prosecco sostenibile. Dai grappoli incrociati giunti a maturazione sono stati estratti circa 5 mila vinaccioli.
Di questi 3.800 sono germinati e al primo rinvaso sono state ottenute 2.900 piante da seme. Nel maggio 2018 sono stati operati nuovi incroci usando parentali diversi, con resistenze a peronospora, iodio e botrite. Sono stati ottenuti 11 mila vinaccioli, che hanno dato vita a circa 7 mila piantine.
La messa a dimora è avvenuta alla fine dell’estate 2020. Entro la fine del prossimo anno, come annunciato dal direttore del Crea-Ve Riccardo Velasco, è invece prevista la moltiplicazione degli esemplari più promettenti.
«Si tratta di un progetto che la nostra azienda ha abbracciato sin da subito dal momento che l’ambiente è il patrimonio più importante che abbiamo e, in quanto produttori, è nostro dovere impegnarci per la sua tutela e salvaguardia», commenta Graziano Merotto, titolare di una delle aziende produttrici di Prosecco aderenti alla sperimentazione.
«Grazie a Gleres – aggiunge – abbiamo la possibilità di sviluppare nuove soluzioni che ci permettano di intervenire il meno possibile sui processi naturali, adottando un approccio più rispettoso nei confronti di quella terra a cui dobbiamo così tanto».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vendemmia 2019 in Lombardia Rolfi in Oltrepò Rilancio in vista ma serve unità 4
Se la Lombardia del vino fosse in grado di riflettere l’andamento del settore nel Bel paese, il quadro del 2020 sarebbe a tinte scure. Nel primo trimestre 2020, la redditività aziendale raggiunge i valori del primo semestre del 2019, a cui era seguito un crollo nel secondo semestre dell’anno.
A preoccupare è tuttavia il secondo trimestre 2020, in cui l’indice subisce un drastico calo, in gran parte causato dalla chiusura del canale Horeca nel periodo marzo-aprile, entrando in territorio negativo (-0.2).
Inoltre, nonostante la graduale riapertura di bar e ristoranti, il settore soffre della diminuzione dei posti disponibili in ristorazione a causa delle regole post Covid-19 e quindi di una domanda inferiore alla norma.
A riferirlo è Unioncamere Lombardia, che questa mattina ha presentato a Lodi i risultati dell’indagine congiunturale sul sull’agricoltura in Lombardia nel 1° semestre 2020. Cifre confermate anche dal rapporto Ismea 2020, secondo cui le tipologie di vino ed etichette veicolate dalla Grande distribuzione, ovvero il mondo dei supermercati, hanno resistito all’emergenza sanitaria.
In difficoltà le aziende con etichette destinate in esclusiva al canale Horeca, che hanno subito i maggiori danni, con diminuzione dei listini in seguito al mancato assorbimento degli stock in cantina. Secondo Unioncamere, il mercato sarà infatti influenzato nei prossimi mesi anche dalle giacenze in cantina, che mostrano una diminuzione degli stock dei vini da tavola (- 5%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Merito dell’aumentata richiesta della Grande distribuzione sul segmento brick, mentre in aumento è lo stock delle Dop, con +5% rispetto allo stesso semestre dello scorso anno. Il tempo maggiore dedicato alla cucina casalinga potrebbe aver influito su questo differenziale.
Per quanto riguarda la produzione, l’annata 2019 aveva avuto una contrazione significativa dell’offerta, -7.9%, ancora più marcata se si considera la viticoltura lombarda, che ha subito una diminuzione della produzione di -22%, guidata dalle province di Pavia (-26.1%), Sondrio (-22.7%) e Mantova (-20%).
La contrazione è stata causata principalmente dal pessimo andamento climatico, caratterizzato da grandinate che hanno portato a una vendemmia 2019 molto scarsa. L’annata 2020, invece, presenta uve sane e in quantità che, salvo condizioni climatiche avverse, dovrebbero assicurare una vendemmia molto buona.
Dal punto di vista fitosanitario i vigneti si dimostrano in buono stato. La stagione è stata calda temperata, senza eccessi di calore e non troppo piovosa; inoltre, le buone escursioni termiche hanno favorito una maturazione delle uve graduale (relazione Assoenologi 2020), portando, in particolare nei bianchi, ad eccellenti livelli di acidità e a tenori zuccherini medio-alti.
Infatti, le stime per la vendemmia 2020, prevedono una produzione complessiva di 47,2 Milioni di ettolitri, circa l’1% in meno rispetto al 2019, con un leggero aumento produttivo per le regioni del Nord (+3%), e produzioni minori per Centro e Sud (-2%; -6.7%).
La Regione che produce di più resta il Veneto, seguita da Puglia ed Emilia-Romagna. Per quanto riguarda la produzione vitivinicola lombarda, a livello quantitativo ci si assesterà su una produzione del 10% superiore al 2019, di livello qualitativo ottimo.
Sempre secondo l’indagine Unioncamere Lombardia, le quotazioni delle uve e dei vini sui mercati nazionali restano stabili sui valori del 2019, nonostante la riduzione di produzione.
Questo potrebbe derivare dalla diminuzione di domanda dovuta all’emergenza Covid-19, che non ha portato ad un innalzamento delle quotazioni nonostante produzioni quantitativamente inferiori, né nel primo né nel secondo trimestre (a parte un leggero aumento delle quotazioni in aprile per i bianchi comuni).
Periodo buio anche per l’export che risulta in netto calo e subisce un decremento percentuale tendenziale di -14.3% nel primo semestre, che peggiora ancora nel secondo semestre, raggiungendo -21.7%, record negativo rispetto alle variazioni tendenziali degli ultimi tre anni, dovuto in sostanza alla situazione di chiusura dei canali di vendita con l’estero per il Covid-19.
“Notizie positive per il settore nel primo semestre 2020 vengono dai costi di produzione, che diminuiscono nel semestre sia in termini congiunturali che tendenziali”, conclude Unioncamere Lombardia.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sicilia en Primeur 2020 Planeta Siamo lisola del vino sostenibile nel Mediterraneo 3
Il futuro del vino della Sicilia? Sempre più legato alla sostenibilità. Una questione fisiologica, dovuta alle particolari condizioni microclimatiche, che rendono pressoché naturale la coltivazione in regime biologico. “Siamo l’isola del vino sostenibile, al centro del Mediterraneo“, ha detto non a caso il presidente di AssoviniAlessio Planeta, nel presentare l’edizione digitale di Sicilia en Primeur 2020, alle 15 odierne sulla piattaforma Zoom.
Collegati da tutto il mondo circa 200 professionisti del settore, tra stampa e addetti al lavoro, per fare il punto sulla vendemmia 2019. Una raccolta che incastona la Sicilia nell’olimpo della viticoltura biologica del Paese. Non solo: l’isola ha la più vasta superficie di viticoltura di montagna in Italia, dopo il Trentino Alto Adige. Ed è la prima regione per viticoltura di collina, seguita da Toscana e Piemonte.
Con il 34% della superficie viticola biologica, a fronte di un totale ormai prossimo ai 110 mila ettari di vigneto bio italiano, la Sicilia conferma la propria leadership sul fronte della sostenibilità. Seconda regione è infatti la Puglia, col 16%: la metà. Un dato che consente alla Trinacria di risparmiare, ogni anno, 750 tonnellate di rame per i trattamenti.
“Nell’ambito della Doc Sicilia – ha sottolineato Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia – sono state prodotte 95 milioni bottiglie, il 19% in più rispetto al 2018. Il Nero d’Avola guida la crescita, col +27%, seguita dallo Zibibbo, con il +17%”.
“Ma quello che ci preme sottolineare è il +11% della menzione Sicilia da parte delle Doc territoriali: un obiettivo che ci eravamo prefissati nel 2012, quando abbiamo dato vita alla Doc Sicilia”, ha aggunto Rallo. Una Denominazione capace, tra l’altro, di reggere il colpo di Covid-19, con un -11% medio “da considerare prezioso, a fronte di un trend nazionale che si assesta sul -35/40%”.
A Mattia Filippi di Uvasapiens il compito di presentare – anche in questa edizione digitale di Sicilia en Primeur – le caratteristiche della vendemmia 2019, nell’ambito del report “L’importanza di essere Isola”. La produzione si è assestata sui 430 milioni di litri, in un trend stabile negli ultimi 5 anni.
La vendemmia 2019, assieme alla 2014 e alla 2011, ha registrato le quantità più basse rispetto alla media degli ultimi 11 anni, con un -13% rispetto alla media delle altre regioni. Le condizioni meteo hanno fatto da spalla ai produttori di vino siciliano.
“Grazie alle condizioni favorevoli del Mediterraneo – ha commentato Mattia Filippi – il climate change, non ha condizionato l’isola dal punto di vista delle temperatura. Basti pensare che, a giugno, le temperature registrate nel Sud Italia erano simili a quelle delle zone alpine e dei Balcani, più basse rispetto media europea”.
Che vini aspettarsi, dunque? La vendemmia 2019, secondo le anticipazioni dei tecnici del Consorzio Doc Sicilia, darà vini bianchi e rossi non eccessivamente alcolici, ma molto ricchi in termini di profumi, freschezza, corpo e struttura.
Ottimi i livelli di polifenoli in tutte le zone di produzione del Nero d’Avola, con medie di 7 tonnellate per ettaro. Bene anche Grillo e Catarrato (Lucido), in un’annata definita senza mezzi termini “eccezionale”. Un discorso che vale anche per l’Etna, dove il Nerello Mascalese è maturato in condizioni microclimatiche pressoché perfette.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vignaioli europei la Cevi contro le misure Ue Uno sputo nellocchio dei viticoltori
“Le misure dell’Ue per arginare la crisi Covid-19? Uno sputo nell’occhio dei viticoltori“. Non usa giri di parole il presidente della Cevi, Thomas Montagne, nel commentare le mosse dell’Unione europea a protezione della viticoltura. Il numero uno della Confédération Européenne des Vignerons Indépendants è critico per la “mancanza di misure a sostegno della promozione del vino e di fondi ad hoc da reperire nel bilancio Ue”, attivabili dagli Stati membri attraverso i rispettivi parlamenti.
“Giovedi ’30 – commenta Thomas Montagne – la Commissione europea ha inviato al Consiglio e al Parlamento l’ultima versione dell’atto contenente le misure ritenutenecessarie per rispondere alla drammatica crisi del mercato ortofrutticolo e vitivinicolo, a causa della pandemia di Covid-19″.
Secondo la procedura di emergenza prevista dall’Art 28 del regolamento 1308/2013, questo atto entra immediatamente in vigore. Il testo autorizza gli Stati membri ad attuare, nell’ambito dei loro parlamenti, una distillazione di crisi (art. 3) e un supporto all’ammasso privato (art. 4), finanziandoli sia tramite lo Stato di appartenenza che tramite i fondi Ue”.
“Altri punti dell’atto – continua il presidente dei Vignerons Indépendants europei – autorizzano la vendemmia verde, misura secondo noi non sufficiente insieme all’implementazione di alcuni aiuti all’interno degli Stati nazionali. Non viene proposto nulla per facilitare le misure di promozione, né l’autorizzazione a utilizzare fondi all’interno dell’Ue, che ci consentirebbero di promuovere i nostri vini in Europa e non solo all’estero”.
“Tutte queste misure, peraltro – attacca Thomas Montagne – devono essere valide solo durante l’esercizio 2020. Se si può apprezzare la velocità e l’impegno col quale ha reagito la Commissione Agricoltura, non possiamo essere soddisfatti dell’assenza di finanziamenti al di fuori dei bilanci nazionali, che sono già stati quasi completamente utilizzati“.
“La distanza tra l’analisi della situazione e la debolezza della risposta è incredibile! Potrebbe l’Europa rinunciare al suo viticoltura? Questo sarebbe come uno sputo nell’occhio per le decine di migliaia dei viticoltori europei, ma anche per i territori rurali che supportano. Gli Stati membri devono ora dare un vero e proprio impulso politico“.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Soave Migliore gestione della Denominazione con studio fertilità delle gemme 1
SOAVE – Scoprire in anticipo la fertilità delle gemme nel vigneto, per intervenire con potature “in grado di regolare la produzione secondo le esigenze di mercato e a tutela del reddito aziendale“. Questa l’ultima sfida del Consorzio del Soave, che ha presentato al Ministero delle Politiche Agricole i risultati di uno studio che consente “una più attenta gestione della Denominazione, anche in prospettiva delle sfide dell’attuale emergenza sanitaria”, Covid-19. Unica controindicazione: l’imprevedibilità del meteo.
Nelle gemme sono già custoditi i grappoli della vendemmia successiva e il loro numero varia di anno in anno, a seconda del clima, dell’età del vigneto e della fertilità del terreno stesso”. Le prime stime riguardano proprio la vendemmia 2020.
Secondo quanto riferito dal Consorzio, si prevede “una fertilità inferiore alla media, tra 1,2 e 1,3 (1,7 era stata la fertilità per la vendemmia 2018) e la produzione potrebbe essere ancora condizionata dal meteo nella fase di fioritura della Garganega“.
“Il nostro obiettivo – spiega Aldo Lorenzoni, Direttore del Consorzio del Soave – è quello di fornire al viticoltore strumenti, semplici, a basso impatto economico e efficaci per potere gestire al meglio il vigneto. Dal viticoltore parte la filiera e il suo ruolo e il suo lavoro è quindi fondamentale per potere prendere decisioni strategiche per l’intera denominazione”.
La tecnica su cui si basa la teoria prevede la raccolta, nel primi giorni di ottobre, di 20 tralci rappresentativi nel vigneto oggetto di studio, ovvero quelli che il potatore terrebbe come capo a frutto futuro.
Questi tralci vengono tagliati a talea e fatti germogliare in serra a una temperatura di 25 gradi. Dopo pochi giorni si possono contare i grappolini che si formano, potendo quindi prevedere agli inizi di novembre, prima della potatura, la produzione dell’annata successiva e anche il peso medio dei grappoli.
“Se si vede un potenziale produttivo sopra media – spiega il Consorzio del Soave – il viticoltore saprà che dovrà intervenire con tralci più corti o diradamenti più frequenti”. La sperimentazione, utile a fornire i primi dati ai produttori, è avvenuta in vigneti rappresentativi della denominazione posti in 9 Unità geografiche aggiuntive (Paradiso, Monte di Colognola, Tenda, Zoppega, Fittà, Foscarino, Castelcerino, Campagnola e Roncà – Monte Calvarina) delle cantine Collis Veneto Wine Group, Cantina di Soave e Cantina di Monteforte.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Ridurre i solfiti nel vino grazie al calcolo della shelf life progetto Simposio del Soave
L’ultima frontiera della riduzione dei solfiti nel vino arriva da Soave. Si chiama “Simposio” lo studio finanziato da Regione Veneto che vede protagonista il Consorzio di Soave e i Dipartimenti di Biotecnologie e di Informatica dell’Università di Verona. Grazie allo “Sviluppo di una architettura portatile per l’implementazione di modelli previsionali della shelf-life del vino Soave”, sarà possibile prevedere la capacità di resistenza agli stress della conservazione e del trasporto del nettare, gestendo meglio l’impiego della solforosa in cantina.
“Simposio – spiega il Consorzio – si propone di creare un sistema di classificazione della shelf-life dei vini Soave basato su analisi elettrochimiche e colorimetriche facilmente implementabili in cantina, abbinando a tali approcci soluzioni IoT (Internet of Things) e tecniche di intelligenza artificiale (IA) per lo sviluppo del modello predittivo”.
Parole difficili che hanno, in realtà, un significato molto semplice: il sistema “Simposio” sarà in grado di supportare gli enologi durante le varie fasi della vinificazione, allo scopo di ottenere vini più “sani”, grazie a un migliore impiego dei “conservanti” del vino: i tanto temuti “solfiti“, ovvero l’anidride solforosa (SO2).
“Il Consorzio del Soave – spiega Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – si conferma uno dei più attenti all’innovazione. In questo momento stiamo seguendo una decina di progetti assieme alle Università venete, da Venezia, a Padova, a Verona, rivolti sia alla viticoltura sostenibile, che alla tutela del paesaggio e all’innovazione nel settore enologico. Stiamo lavorando in sinergia con le nostre imprese, rispondendo alle sfide che devono affrontare ogni giorno. I risultati saranno quindi condivisi e messi a disposizione, perché diventino un patrimonio di tutti”.
A Soave, del resto, si parla di longevità dei vini bianchi già dai primi anni Duemila, con la manifestazione “Tutti i colori del bianco”. Il nuovo strumento sarà utile a capire quali caratteristiche rendono il Soave uno dei vini bianchi italiani più adatti all’affinamento in bottiglia. Sarà utile, inoltre, all’ulteriore valorizzazione dei 33 cru, riconosciuti nei giorni scorsi dall’Unione europea.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
sostienici e continua a #berebenealsuper
Acquistiamo i vini al supermercato e li recensiamo per offrirti la migliore esperienza di assaggio:
#Tutti i consigli sui vini in promozione al supermercato #Accesso a tutti i contenuti riservati agli abbonati #In regalo la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di winemag.it
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento