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Alta Langa, Giovanni Carlo Bussi: «Vendemmia 2024? Cruciale il ruolo del viticoltore»

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«Vendemmia 2024 dell’Alta Langa? Siamo fiduciosi che possa essere un’ottima annata. Grazie al costante impegno dei nostri viticoltori, le uve sono belle e sane. In un contesto in cui le condizioni climatiche sono meno prevedibili, il ruolo del viticoltore è sempre più cruciale». Lo assicura Giovanni Carlo Bussi, vicepresidente del Consorzio Alta Langa, che raggruppa i produttori degli spumanti metodo classico che si promuovono sui mercati e tra gli appassionati come “Alte Bollicine piemontesi“. La vendemmia 2024 dell’Alta Langa è cominciata con la raccolta dei primi grappoli di Pinot nero, nei giorni scorsi. Proseguirà quindi con le uve Chardonnay.

In vista della raccolta, il Consorzio Alta Langa ha avviato sin dai mesi scorsi una serie di appuntamenti dedicati ai soci, al fine di diffondere la conoscenza delle migliori tecniche agronomiche in vigneto e consolidare gli alti livelli qualitativi delle uve destinate a diventare Alta Langa Docg. Salvo qualche lieve riduzione di resa dovuta alle condizioni meteorologiche instabili nel momento della fioritura, quello che si attende è un raccolto quantitativamente nella media e con una buona qualità delle uve.

VENDEMMIA 2024 ALTA LANGA: LE CONDIZIONI CLIMATICHE

La stagione è stata caratterizzata da un innalzamento delle temperature a inizio primavera, seguito da un periodo alquanto piovoso e fresco. Le precipitazioni sono state circa il doppio della media, rendendo l’annata agricola 2024 la più piovosa degli ultimi 67 anni. Nei vigneti delle province di Asti, Cuneo e Alessandria l’esperienza e la tempestività di intervento dei viticoltori sono dunque state ancor più fondamentali per scongiurare la comparsa di fitopatie.

Con l’arrivo dell’estate, le condizioni si sono ristabilizzate, consentendo una regolare maturazione delle uve. Ciò ha collocato il periodo di vendemmia tra l’ultima decade di agosto e l’inizio di settembre. In particolare, la vendemmia 2024 dell’Alta Langa è iniziata nelle zone più precoci e assolate di Strevi (Alessandria), Serralunga d’Alba (Cuneo) e Castel Rocchero (Asti). Nei prossimi giorni la raccolta entrerà nel vivo risalendo i vigneti a quote collinari via, via più elevate. È il caso di Roddino (CN) e Bossolasco (CN), dove l’invaiatura non è ancora completata.

IL SUCCESSO DELL’ALTA L’ALGA

Il Consorzio Alta Langa vanta oggi oltre 70 case spumantiere aderenti, 440,5 ettari di vigneti e 3,2 milioni di bottiglie prodotte in occasione della vendemmia 2023. Nel 2002, l’Alta Langa ottenne il riconoscimento di prima Doc piemontese dedicata al metodo classico. Un vero e proprio traguardo enologico, con l’obiettivo di «far crescere il territorio nel rispetto della grande storia vinicola che lo contraddistingue, portando la vigna dove un tempo era marginale per riuscire a valorizzarne al meglio l’unicità nel pieno rispetto delle singole entità produttive».

A seguire, nel 2011, l’Alta Langa otterrà la Docg retroattiva al millesimo 2008. Caratteristica distintiva dell’Alta Langa è quella di essere prodotto con uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme, esclusivamente millesimato. Ogni etichetta riporta infatti l’anno della raccolta delle uve. Può essere bianco o rosé, brut o pas dosé. Ma avrà sempre, come prevede il rigoroso disciplinare, non meno di 30 mesi di affinamento sui lieviti.

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Trebbiano Spoletino “rivedibile”: Francesco Mariani (Raina) abbandona Doc Montefalco e Spoleto

Raina – Francesco Mariani Viticoltore si chiama fuori «con effetto immediato» dalle Doc Montefalco e Spoleto. «Tutti i nostri vini da ora in poi saranno declassati a Umbria Igt», comunica il noto vignaiolo, dedito all’agricoltura biodinamica. La decisione è arrivata dopo l’ennesima bocciatura del Trebbiano Spoletino 2021, «rivedibile per 5 commissari su 5 per alterazione di colore, evidente ossidazione e carenza di caratteri specifici».

È finito il tempo della polemica – lamenta Francesco Mariani – e delle lotte donchisciottesche contro i mulini a vento. Questo sistema non cambia per cui è ora di farsi da parte. Non nascondo che abbiamo le spalle più larghe rispetto a qualche anno fa. Tutte le nuove annate in uscita nel 2022 sono prenotate».

«Anche se perderemo alcuni clienti che hanno bisogno della fascetta – continua il vignaiolo di Montefalco – questo non ci spaventa. Primo perché non abbiamo più intenzione di scendere a compromessi di sorta. Secondo perché è maggiore il senso di liberazione rispetto alle possibili ripercussioni commerciali. Dispiace, perché ho sempre messo il territorio e la qualità prima di ogni altra cosa. E’ una scelta dolorosa ma ormai diventata inderogabile».

RAINA VERSO L’UMBRIA IGT: ADDIO A DOC MONTEFALCO E SPOLETO

Il titolare di Raina spiega nel dettaglio le ragioni della decisione. «Non vorrei passasse il messaggio che questo è un attacco contro i Consorzi di tutela, che sono fatti di produttori come me (alcuni che stimo, altri meno, ma questo è umano) e che al momento sono rappresentati da persone con cui ho un ottimo rapporto e che, piano piano stanno cercando, tra mille difficoltà, di cambiare le cose. Quindi tanto di cappello».

«Il problema – continua il viticoltore Francesco Mariani – qui non sta nel Consorzio, ma in un sistema che per come è stato concepito non funziona più. E, nello specifico, nelle commissioni di assaggio che troppo spesso sono composte da personaggi che non hanno la minima idea di cosa stanno assaggiando e che non reputo in grado di giudicare il lavoro degli altri».

Per la cronaca, non è la prima volta che un vino di Raina viene bocciato dalle commissioni di degustazione. A gennaio 2019 il vignaiolo si era presentato a una degustazione a Milano con un vino dalla “doppia etichetta”: Umbria Rosso Igt e Sagrantino di Montefalco Docg 2014 “Campo di Raína”.

«Doppia – spiegava Francesco Mariani a winemag.it – perché la commissione tecnica della Docg ha pensato di bocciare il vino la prima volta. Per poi ripensarci, riassaggiandolo dopo qualche mese. Il vino è dunque in commercio attualmente come Umbria Igt Rosso, ma da febbraio sarà Docg».

La nuova moda è declassare. Così muoiono le Denominazioni del vino italiano

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