Borgogna 280 nuovi cartelli per orientarsi tra Cru e Appellations
Tempo di restyling per i vigneti della Borgogna, che possono ora contare su 280 nuovi pannelli utili ad orientarsi tra Cru e Appellations. A spingere per il netto cambio di stile nella grafica dei cartelli è stato il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne. I primi a “rifarsi il trucco” sono stati i vigneti dello Châtillonnais e del Grand Auxerrois, alla fine del 2022, seguiti sin dai primi giorni del 2023 da Mâconnais, Côte Chalonnaise, Côtes de Beaune e Côtes de Nuits.
«I nuovi pannelli, di colore marrone – spiega il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – evocano chiaramente la terra, integrandosi naturalmente con il paesaggio. Un modo per esaltare ancor più la nozione di terroir, tanto cara ai vini di Borgogna. Resi ancora più moderni, questi pannelli sono pienamente in linea con l’ambizione di eccellenza dell’enoturismo della Borgogna, unica regione vinicola a disporre di una tale rete di cartelli per i visitatori».
Questo rinnovamento dinamico accompagna l’apertura della Cité des Climats et Vins de Bourgogne nei tre siti di Mâcon, Chablis e Beaune, prevista per la tarda primavera. I visitatori potranno migliorare la loro conoscenza dei vini di Borgogna e scoprire i vari terroir e le cantine presenti in ognuna delle zone. Il restyling, per il momento, non interessa i pannelli dello Chablis, più recenti rispetto agli altri e già fotogratissimi dai tanti turisti in visita in Borgogna.
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Calano le vendite dei vini della Borgogna nel 2022 giu anche export
La vendemmia 2021, scarsa a livello di quantità con circa 997.000 ettolitri – ovvero poco più di 132,9 milioni di bottiglie da 75 cl – ha avuto un impatto sul calo delle vendite dei vini della Borgogna. La botta d’arresto più evidente è quella dei supermercati francesi: -11% in volume nei primi 8 mesi dell’anno, rispetto al periodo pre-Covid.
«Nonostante il raccolto del 2021 sia storicamente basso in termini di volume (-30% / media degli ultimi 5 raccolti) sfuso e bottiglie sono calate “solo” del 15% rispetto alla media delle ultime 5 campagne vendemmiali (1,3 milioni di bottiglie)», evidenzia il board di Vins de Bourgogne.
Il calo delle vendite è legato anche ai consumi interni. «Il livello di consumo dei francesi – evidenzia il Consorzio – dipende dalle conseguenze di una ripresa economica post-bellica più veloce della produzione globale di beni e servizi. Recentemente, il conflitto russo-ucraino ha amplificato queste conseguenze».
L’aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione (+6,6%, nota dell’Insee del 7 settembre 2022), e l’aumento dei prezzi di beni e servizi hanno avuto un impatto diretto sul potere d’acquisto dei francesi. Grazie alle misure governative di protezione contro l’aumento dei prezzi, il consumo francese nel secondo trimestre del 2022 sta resistendo bene (+6,6%).
I francesi stanno facendo scelte drastiche, nel tentativo di mantenere il loro potere d’acquisto: il 68% dei prodotti da supermercato sta subendo una contrazione dei volumi di vendita (NielsenIQ). E i volumi dei vini fermi sono tra i più colpiti. Le vendite di vini fermi nei supermercati francesi (esclusi i discount) sono diminuite del 5,9% (8 mesi 2022 / 8 mesi 2022).
L’EXPORT DEI VINI DELLA BORGOGNA
Addirittura -7,6% per i vini Doc fermi (8 mesi 2022 / 8 mesi 2021). «I vini di Borgogna sono doppiamente colpiti da questa scelta dei consumatori e dalla piccolissima raccolta 2021», evidenzia ancora Vins de Bourgonge. La Borgogna è quindi al di sotto dei livelli di vendita pre-Covida (-11%, 8 mesi 2022 / 8 mesi 2019).
«Dall’inizio dell’anno – afferma Laurent Delaunay, copresidente del BIVB – il canale tradizionale, in particolare quello della ristorazione, sta andando particolarmente bene per i vini di Borgogna. C’è un vero e proprio appetito per i nostri vini. Ciononostante, seguiremo con attenzione questo settore nei prossimi mesi, in quanto l’economia globale la situazione economica globale può influire anche su questo settore».
Del resto, cala anche l’export. Dopo il boom dei consumi successivo al lockdown e in un contesto economico pieno di incertezze, le esportazioni dei vini della Borgogna stanno rallentando del -10,6% in volume (6 mesi 2022/ 6 mesi 2021). Questo rallentamento dei volumi di esportazione, in gran parte legato alla mancanza di vino, è accompagnato da aumento del valore: + 12,4% del fatturato (6 mesi 2022 / 6 mesi 2021).
Il rallentamento dei volumi arriva dopo 3 anni da record. Tuttavia, le esportazioni rimangono superiori a quelle del periodo pre-Covida: 46,4 milioni di bottiglie da 75 cl esportate dalla Borgogna (6 mesi 2022), ossia + 13% in volume (5,3 milioni di bottiglie vendute in più).
«Il rallentamento delle nostre esportazioni – spiega François Labet, presidente della BIVB – si spiega logicamente con il basso livello di raccolto. Le cantine hanno dovuto ridurre le loro assegnazioni per soddisfare tutti i clienti. Dobbiamo dunque aspettare l’arrivo dell’annata 2022».
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Export vini Borgogna verso il record storico crescita su tutti i mercati 2021 italia
L’export dei vini della Borgogna cresce su tutti i mercati nel 2021: + 21,8 % in volume e + 26,4 % in valore, mettendo a confronto i primi nove mesi 2019 e 2021. Eppure, il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne invita alla cautela, «visto soprattutto il periodo di incertezza».
I numeri parlano chiaro anche per l’Italia. Le esportazioni della nota denominazione francese nel Bel Paese segnano un +54,9% in volume e un +40,6% in valore. Nel quadro complessivo, la crescita maggiore per l’export dei vini della Borgogna si registra in Corea del Sud (+187,0% in volume e +171,9% in valore), seguita da Israele (rispettivamente +124,4% e +128,5%) e Nuova Zelanda (+112,9% e +77,8%).
Incremento da record anche nei Paesi dell’Est Europa, con al vertice Polonia (+109,6 e +150,8%) e Lettonia (+76,2% e +115,9%) e Lituania (+28,9% e +106,7%). Bene il Nord Europa, guidato dal boom della Danimarca (+ 67,8% in volume e +72,3% in valore) e dell’Irlanda (+51,5% e +43,4%).
Volano anche Paesi Bassi (+44,7% e +79,2%), Lussemburgo (24,1% – 43,4%) e Austria (15,7% – 52,9%). Così come l’Oriente: Cina (30,6% – 79,5%), Taiwan (52,3% – 48,8%) e Singapore (24,1% – 46,3%).
EXPORT VINI BORGOGNA: LE NOTE DOLENTI
Uniche note dolenti, sempre nel confronto tra volumi e valori dei primi nove mesi del 2019 con lo stesso periodo del 2021, il -18,4% e -4,6% della Germania. Il bilancio è lievemente in negativo anche in Spagna, solo per in termini di valore (-0,9%, a fronte del +15,4% dei volumi) e negli Emirati Arabi (+1,7% in volume, ma -32,3% in valore).
«Nel 2021 – commenta il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – la Borgogna progredisce su quasi tutti i suoi mercati, mostrando addirittura una crescita rispetto al periodo pre-crisi. Nel prossimo anno, tuttavia, le posizioni potrebbero essere messe alla prova da una vendemmia 2021 meno generosa, e dal possibile rallentamento dell’economia globale».
Cautela, dunque. La récolte 2021 è infatti stimata tra i 900 e 950 mila ettolitri, contro gli 1,56 milioni di ettolitri della 2020. Bene le vendite nazionali dei vini di Bourgone. «In Francia – evidenzia il Bureau – i vini di Borgogna continuano a progredire, grazie soprattutto alla loro presenza in tutti i segmenti di vendita, compresa la grande distribuzione organizzata».
CRESCONO LE VENDITE DEI VINS DE BOURGOGNE
In un contesto di calo generale delle vendite tra i primi 10 mesi 2021 e lo stesso periodo del 2020, in particolare dei vini rossi (-3,5% in volume e -0,6% in valore), le vendite di vini fermi di Borgogna sono eccellenti: +5,7% in volume e +8,6% in termini di fatturato.
Nel dettaglio, i vini bianchi sono i grandi vincitori con un + 8,1% in volume. In particolare crescono le Aoc di Chablis (+16,8% in volume); l’Aoc Régionales Bourgogne (esclusa la Bourgogne Aligoté): + 5,3% in volume; e l’Aoc Mâcon: + 9,7% in volume.
Più modesta la creascita dei vini rossi della Bourgogna. Le vendite mostrano un aumento del’1,5% in volume. Sotto la lente di ingrandimento, ecco l’Aoc Régionales Bourgogne (+1,9% in volume); l’Aoc Villages de la Côte Chalonnaise (+4,8% in volume, dopo il calo nel 2020). E l’Aoc Irancy: + 20,6% in volume e + 25,9% in vendite rispetto allo scorso anno.
Impennata anche per gli spumanti Crémant de Bourgogne: bell’aumento del +7,7%. Non abbastanza, comunque, per far tornare la denominazione ai livelli pre-crisi del 2019 il livello del 2019 (-2%). Gli ipermercati e i supermercati, che rappresentano la maggior parte delle vendite di Crémant de Bourgogne (85,3% dei volumi), confermano il trend in aumento: +7,4% in volume su 10 mesi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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