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“DiVin Nosiola, quando il vino si fa santo”: in Trentino si celebra il tradizionale passito

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È l’unico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino e dà vita, in una delle sue interpretazioni, a uno dei vini simbolo della regione: il Vino Santo del Trentino. La Nosiola e il suo
straordinario passito saranno protagonisti, dal 30 marzo all’8 aprile, di “DiVin Nosiola: quando il Vino si fa Santo“, edizione 2023 dell’annuale appuntamento che raggiungerà il culmine con il tradizionale Rito della Spremitura delle uve Nosiola. Il tutto nella splendida cornice della Valle dei Laghi, a circa un quarto d’ora da Trento.

Da non perdere, a “DiVin Nosiola: quando il vino si fa santo” 2023, anche il Trekking tra i vigneti della Nosiola e le degustazioni in diverse location. Oltre a quelle in cantina e nella Casa Caveau Vino Santo di Padergnone (TN), da non mancare i tasting a Palazzo Roccabruna di Trento, sede dell’Enoteca Provinciale del Trentino. Un’occasione unica per testare la longevità della Nosiola e del Vino Santo, indietro nel tempo anche di 30 anni.

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In Trentino torna la Notte degli alambicchi accesi


L’antica arte di trasformare la “povera” vinaccia in prezioso distillato. Torna La notte degli alambicchi accesi, speciale spettacolo teatrale itinerante organizzato dall’Associazione culturale “Santa Massenza piccola Nizza de Trent“.

Un evento, quest’anno in programma da giovedì 8 a domenica 11 dicembre, diventato ormai una tradizione in Trentino. Ogni anno accorrono centinaia di visitatori da tutta Italia nel piccolo borgo di Santa Massenza di Vallelaghi, “capitale della grappa artigianale”, grazie alla maggiore concentrazione in Italia di distillerie artigianali a conduzione familiare.

Ed è proprio in queste distillerie, prezioso patrimonio storico-culturale del borgo, che vanno in scena i diversi episodi dello spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè, guidati dalla divertente voce narrante di Patrizio Roversi.

LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI 2022

Sette le performance previste nell’arco di quattro giorni (2 al giorno l’8, il 9 e il 10 mentre una l’11 dicembre). Gli spettatori saranno divisi in 5 gruppi, dotati di radiocuffie e condotti all’interno delle cinque distillerie del paese: Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia.

Ad ogni tappa anche una piccola degustazione, con assaggi delle varie versioni del distillato. Tra queste la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia.

Non mancherà la grappa di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera. In abbinamento, dolci e specialità del territorio. Info e prenotazioni: turbineealambicchi@libero.it.

La notte degli alambicchi accesi 2019: cinque distillerie da non perdere in Trentino

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A Santa Massenza la magica notte degli alambicchi accesi

Nei giorni dell’Immacolata il comune di Santa Massenza di Vallelaghi, in provincia di Trento, si animerà con La notte degli alambicchi accesi. Una festa che in poco più di un decennio è diventata un “must” ben oltre i confini trentini. Il piccolo borgo, sito lungo la strada che collega la bellissima Valle dei Laghi al Garda, ospita infatti la più grande concentrazione di distillerie, ben 5, di tutta la provincia.

La tradizionale iniziativa è organizzata dall’Associazione culturale “Santa Massenza piccola Nizza de Trent” con il coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Il supporto di Trentino Marketing.La collaborazione di APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e Istituto Tutela Grappa del Trentino.

LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI

Quello che quest’anno si svolgerà dal 4 all’8 dicembre è dunque un appuntamento fisso per una fitta schiera di intenditori, appassionati e turisti che arrivano in Valle dei Laghi da tutta Italia. Accomunati dalla passione per un distillato intramontabile e dal desiderio di imparare a conoscerlo meglio in un contesto di assoluta spensieratezza.

Ancora una volta, l’anima della kermesse è rappresentata dallo spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè. Gli attori racconteranno la grappa artigianale trentina. Un prezioso distillato prodotto solo con vinacce fresche locali, seguendo la tradizionale distillazione con il metodo “a bagnomaria” in alambicchi discontinui.

IL PROGRAMMA

Nell’arco di cinque giorni, la compagnia metterà in scena 8 spettacoli (tre in più rispetto alle scorse edizioni) per consentire a tutti di partecipare nel rispetto delle normative anti assembramento. Quest’anno, infatti, gli spettatori saranno divisi in 5 gruppi di massimo 25 persone.

Ogni partecipante, dotato di radiocuffie, sarà guidato dall’inconfondibile voce narrante del conduttore tv Patrizio Roversi, all’interno delle cinque distillerie del paese. Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia.

Non mancheranno le degustazioni. Ogni tappa sarà per gli adulti l’occasione di assaggiare una delle grappe proposte. Tra queste, la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia, e quella di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera.

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Rito della Spremitura del Vino Santo del Trentino 2021: il video e le immagini

La pandemia non ferma il Rito della Spremitura del Vino Santo del Trentino. Le Aziende Agricole Pedrotti, Pisoni, Giovanni Poli, Maxentia, Pravis e Francesco Poli hanno deciso di celebrare il momento incontrandosi, alla giusta distanza, attorno a un piccolo tornio, nella Casa Caveau Vino Santo, a Padergnone.

Un Rito che i Vignaioli hanno voluto raccontare per immagini, condensando in poco meno di un minuto una storia lunga secoli. «Un invito a festeggiare insieme il tempo dell’attesa che si fa vino nobile, di dolce eleganza e di straordinaria longevità», spiega il gruppo di produttori.

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La Casa Caveau Vino Santo Trentino apre al pubblico

La Casa Caveau Vino Santo può finalmente aprire al pubblico, dopo l’inaugurazione ufficiale avvenuta a febbraio 2020, nel giorno di San Valentino. Da domani, mercoledì 24 giugno, tutti gli appassionati potranno finalmente visitare quello che diventerà il cuore pulsante della promozione del Vino Santo Trentino, piccola ma preziosissima perla dell’enologia italiana.

La Casa Caveau, che ha sede in Piazza del Mercato a Padergnone (Vallelaghi – Trentino), realizzata con il contributo del Gal Trentino Centrale e del Comune di Vallelaghi, è frutto di un intervento di recupero dell’antico appassitoio di Padergnone, appartenuto alla famiglia Rigotti.

Torna alla luce grazie ad un restauro conservativo e ad un allestimento multimediale che permetterà di far conoscere la storia del Vino Santo Trentino, nonché i suoi protagonisti. Il fruttaio Rigotti, costruito a Padergnone intorno al 1800, ha accolto in passato fino a 500 quintali di uva, distribuita su “arele” di rete e canne di lago sistemate in orizzontale in cataste alte anche 4 metri.

Era il più grande appassitoio della zona, restato in funzione fino al 1980, termine di cessazione dell’attività da parte della famiglia Rigotti. La Casa Caveau Vino Santo è gestita dall’Ecomuseo della Valle dei Laghi, in collaborazione con l’APT di Trento, con l’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino e con la Cantina di Toblino.

I giorni di apertura fissa saranno il mercoledì pomeriggio su tre fasce orarie (14.00, 16.00, 18.00) e l’intera giornata di sabato (10.00, 12.00, 14.00, 16.00 e 18.00). Altre giornate sono prenotabili chiamando l’APT Trento-Monte Bondone. Il Vino Santo Trentino è ottenuto in Valle dei Laghi dai migliori grappoli di Nosiola appassiti sulle caratteristiche “arele”  fino alla Settimana Santa di Pasqua.

Fondamentali sono la presenza dell’Ora del Garda (brezza quotidiana che accarezza la valle, originata dall’omonimo lago) e la botrytis cinerea, la preziosa muffa nobile che si sviluppa all’interno degli acini durante l’appassimento. Dopo anni di lenta maturazione in botte, si ottiene questo nobile vino dal bouquet complesso, di dolce eleganza e di straordinaria longevità.

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Mai così “digital” la spremitura della Nosiola per il Vino Santo Trentino: video e foto

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Dopo l’appello a diffondere nella ristorazione la cultura del Vino Santo del Trentino, è Covid-19 a cambiare le carte in tavola del momento più significativo per la produzione del grande vino dolce del nord Italia. Mai così “digital” come quest’anno la spremitura delle uve Nosiola: un vero e proprio rito per i vignaioli, cui solitamente assistono centinaia di persone in Trentino. Il lockdown dettato dai decreti emanati per arginare la diffusione del Coronavirus non fermano la tradizione, che continua grazie alle foto e al video diffuso dai produttori del Vino Santo.

“Un vino speciale, non un bene effimero – commentano i vignaioli – un elemento fondante della storia della Valle dei Laghi e della memoria delle sue comunità. Un assaggio di Vino Santo è come un viaggio nel tempo, che riporta alla luce ricordi e memorie dell’immaginario individuale e collettivo”.

Il Rito della Spremitura è il momento più importante di questa storia secolare. Tradizionalmente svolto in occasione della Settimana Santa, segna il passaggio dalla fase di appassimento dei migliori grappoli di Nosiola raccolti in Valle dei Laghi, alla lunghissima fase di fermentazione e maturazione di questo vino dolce raro e prezioso.

Ecco dunque, quest’anno, tanti piccoli Riti, svolti in forma privata all’interno delle singole aziende, o – lì dove possibile, come a Santa Massenza – al confine tra le stesse.

“Così – commentano Giuseppe Pedrotti (az. agr. Gino Pedrotti), Marco, Stefano e Arrigo Pisoni (az. agr. Pisoni), Graziano e Gianpaolo Poli (az. agr. Giovanni Poli), Enzo Poli (az. agr. Maxentia) e Alessandro Poli (az. agr. Francesco Poli) – abbiamo potuto condividere anche quest’anno un Rito che ci tiene uniti, pur distanti, nella volontà di portare avanti la tradizione del Vino Santo, di generazione in generazione, come ormai da più di cinquecento anni”.

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La notte degli alambicchi accesi 2019: cinque distillerie da non perdere in Trentino

Santa Massenza, piccola frazione di Vallelaghi. Pochi chilometri da Trento, a destra dell’Adige, lungo la strada che attraversa la splendida Valle dei Laghi e conduce al lago di Garda. Poco più di 150 abitanti e 5 distillerie. Un fazzoletto di terra chiuso fra i vigneti ed il lago di Santa Massenza che custodisce la tradizione della distillazione artigianale. È qui che ogni anno va in scena la “La notte degli alambicchi accesi“.

Una manifestazione, organizzata con la collaborazione di Strada del Vino e dei Sapori del Trentino e Trentino Marketing, che fonde insieme teatro ed enoturismo svoltasi in questo 2019 dal 6 all’8 dicembre. Francesco Poli, Casimiro, Giovanni Poli, Maxentia, Giulio e Mauro Poli sono i produttori protagonisti.

Ci vuole più tempo a pronunciare i loro nomi che a recarsi a piedi da una distilleria all’altra. Centimetri che non impediscono, ad ognuna, di esprimersi con estrema identità. Tutte distillerie che “derivano” dall’attività di viticultura e “dall’esser vignaioli”. Tutte con un unico comune denominatore: la Nosiola.

L’unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca trova qui il suo areale d’elezione. Quel vitigno che sfruttando i venti locali (il Pelér e l’Ora) da vita ad un passito fragrante e profumato, il Vino Santo, da in realtà anche ottimi vini fermi, basti pensare alla versione “col fondo” della distilleria Francesco Poli.

Ma non solo. Le vinacce della Nosiola sono alla base delle grappe delle Valle dei Laghi. Talvolta in purezza e talvolta in taglio con altri vitigni. Talvolta bianca, talvolta invecchiata.

Ecco quindi tornare, ancora una volta, Distilleria Francesco Poli che nelle parole di Alessandro spiega la necessità di “tutelare la biodiversità trentina” attraverso i vini da Nosiola, il Vino Santo, e la grappa di Nosiola e di Schiava (altro vitigno trentino, stavolta a bacca rossa).

Graziano, presso Giovanni Poli, invita all’assaggio di una mini verticale. Grappa di Nosiola 24 mesi sorprende con una freschezza mentolata. Grappa di Nosiola 36 mesi è più morbida ed avvolgente. Grappa di Vino Santo rimanda alla frutta secca ed alle note sapide.

Dalle mani di Bernardino Poli (Casimiro) escono vini freschi e piacevoli non solo da Nosiola ma anche una Schiava Rosè ed un bianco da Piwi (Solaris, Johanniter, Bronner) profumato e tropicale. Le grappe invecchiate sono morbide mentre le bianche tendono a marcare la nota “verde” tipica della grappa tradizionale.

Mauro, di Giulio e Mauro Poli, presenta una grappa di Schiava e Nosiola dritta e verticale, cosi come la Grappa Maxentia che fa dell’immediatezza il suo biglietto da visita.

MASO NERO

Ben fuori dalla Valle dei Laghi, a Grumo frazione di San Michele all’Adige, in piena Piana Rotaliana, ha sede un’altra importante realtà della distillazione artigianale: l’Azienda Agricola Zeni, guidata da Rudy e dal padre Roberto.

Sintetizzare Zeni con una Grappa è quantomeno riduttivo. Zeni è un’azienda vinicola certificata bio dal 2011. Oltre 12 ettari vitati che danno vita a circa 120.000 bottiglie anno suddivise in 13 etichette di vini fermi e 3 etichette di Trento DocMaso Nero” (dal nome del maso nelle cui cantine riposa il metodo classico).

Zeni è una distilleria da 12.000 bottiglie anno suddivisa in 8 etichette. Grappe bianche affinate un anno in acciaio e grappe invecchiate in oltre 200 barrique finanche a 15 anni.

Zeni è anche Nero Brigante. Birra artigianale (al momento in gamma un Blanche, una Vienna ed una Golden Ale) ad alta fermentazione che utilizza i lieviti del Metodo Classico.

Espressioni di Teroldego in acciaio e legno, entrambe identificative di un territorio e di uno stile. Una Nosiola “vinificata in rosso” per estrarre il più possibile dalle bucce ed affinata per un mese in legno che racconta l’aromaticità del vitigno.

Trento Doc Rosè, 60% Pinot Nero 40% Chardonnay, profumato e croccante. Trento Doc Pas Dosè, 100% Pinot Bianco, ricco e rotondo nasconde la sua viva acidità fino alla chiusura, leggermente amaricante, del sorso.

Grappe da Teroldego. La 12 anni, vendemmia 2004, conquista con eleganza ed un ottimo bilanciamento fra varietale e legno. La Grado pieno, 59%, vendemmia 2001, è potente ma l’alcool non disturba ed in bocca sviluppa un ventaglio di aromi degna di distillati esteri più blasonati.

LA GRAPPA TRENTINA OGGI

Tutelata sin dal 1960, data di fondazione dell’Istituto di Tutela, la Grappa Trentina è oggi uno dei fiori all’occhiello della distillazione Italiana. Un disciplinare ferreo che limita tanto la zona di produzione (alla sola Provincia di Trento) quanto i tempi di distillazione (che deve concludersi entro il 31 dicembre per garantire la freschezza delle vinacce).

Ad oggi sotto il marchio di tutela Grappa del Trentino IG o Grappa Trentina IG viene prodotta circa il 10% dell’intera produzione nazionale. Grappe dalle sfumature diverse a seconda della sottozona, dei vitigni utilizzati e della mano del distillatore. Perché, ancora oggi, distillare è un’alchimia di scienza ed esperienza.

A fare il punto sulla Grappa Trentina oggi è Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela. Nelle sue parole emerge il quadro di un prodotto che ha retto bene agli scossoni del mercato dell’ultimo decennio, dato dal calo generale del consumo di alcolici dato dalla crisi e dai maggiori controlli sulle strade.

La Grappa Trentina ha resistito grazie alla sua qualità in un momento storico che ha fatto “pulizia” di molti prodotti non eccelsi e ad oggi vede un graduale recupero di mercato. Mercato che si sta aprendo sempre più verso il sud Italia in regioni che si scoprono amanti delle buona grappa.

Quote di mercato rosicchiate agli altri competitor nazionali, in primis grappe Piemontesi e Venete, che spesso faticano a tenere il passo qualitativo della Grappa del Trentino pur spuntando, a volte, prezzi più alti sul mercato.

Quote di mercato che ancora non si riesce a sottrarre ai distillati esteri quali Whisky, Rum e Cognac forti non solo di una fama ed una tradizione difficile da scalzare, ma anche di una tipologia di consumo diversa.

Ecco quindi l’idea di proporre la Grappa anche come ingrediente nella Mixology, ad esempio attraverso la collaborazione e le creazioni del bartender Leonardo Veronesi (già incontrato da Winemag durante la nostra visita in Marzadro) per favorirne sempre più la conoscenza e la diffusione fra i consumatori più attenti.

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Reboro e Graticciaia, icone a confronto: i vignaioli del Trentino incontrano il Salento

Mille chilometri di distanza. L’acqua dolce dei laghi incastonati tra i monti, da una parte. Il mare salato e le spiagge infinite, all’altro estremo della linea immaginaria. Eppure, nel solco spazio-temporale di un calice di vino rosso, sembrano così vicini Reboro e Graticciaia. L’ultima idea dei Vignaioli del Trentino, promossa per rendere più fascinosa un’uva dai toni mascolini, nata dall’incrocio fra Merlot e Teroldego: il Rebo. E il frutto dell’intuizione di un genio scomparso troppo presto: Severino Garofano, l’uomo che dava del “tu” al Negroamaro, dandone prova alle Agricole Vallone.

Ben più di vini, insomma. Opere d’arte di vignaioli coraggiosi. Capaci di innovare la tradizione, rimanendo conficcati nella terra. Un matrimonio, quello tra Reboro e Graticciaia, che si è celebrato sabato 16 novembre alla Cantina Pisoni di Pergolese di Lasino (TN). A fare gli onori di casa Marco Pisoni, che ha accolto Francesco Vallone.

Fil rouge dell’evento, la medesima tecnica di produzione di Reboro e Graticciaia: l’appassimento delle uve sui graticci. Pressoché identici i risultati, in Valle dei Laghi e in Salento: le uve, stese dopo la raccolta, si disidratano e concentrano zuccheri e aromi. Una volta spremute, danno vita a vini speciali. Diversi ma fedeli alle caratteristiche del Rebo e del Negroamaro. Di certo, degli unicum.

“Per i Vignaioli del Trentino – ha spiegato Marco Pisoni – il Reboro è un’opportunità di promozione della Valle dei Laghi, nata sulla scorta del Vino Santo, altra eccellenza prodotta con l’uva locale Nosiola, appassita su graticci. Ci siamo dati un rigido disciplinare e intendiamo continuare a promuovere il Reboro nel mondo, nonostante in Trentino le istituzioni continuino a puntare su varietà meno ‘autoctone’, come il Müller Thurgau”.

“Il Graticciaia è il vino a cui la mia famiglia è più legata – ha aggiunto Francesco Vallone – e lo dimostra la nostra intenzione di aumentare nei prossimi anni le quantità prodotte. Il Negroamaro è l’uva più nobile del Salento e la tecnica di produzione suggeritaci da Severino Garofano e oggi portata avanti da Graziana Grassini rende ancora più speciale il frutto delle nostre viti ad alberello”.

LA DEGUSTAZIONE

– Reboro 2015, Maxentia (campione di botte): 91/100
Un’anteprima del Reboro di Enzo Poli, fresco d’elezione a presidente dei Vignaioli del Trentino, alla sua prima prova con la tipologia (con un totale di 1000 bottiglie). Colore rosso rubino impenetrabile.

Primo naso balsamico, concentrato, con ricordi netti di liquirizia e spezia. Al palato scalpita ancora, ma dimostra di essere sulla retta via, evidenziando una buona corrispondenza e lunghezza. Esordio da incorniciare.

– Reboro 2015, Cantina Pisoni: 92/100
Colore rosso rubino impenetrabile. Legno piuttosto evidente al naso in questa etichetta che ha solo 5 mesi di bottiglia, al momento: fondo di caffè e vaniglia. In bocca risulta fresco, di buona verticalità ed equilibrio: frutto rosso avvolto da ritorni terziari e chiusura salina. che chiama il sorso successivo. Gran bella beva, nonostante la possenza.

– Reboro 2014, Cantina Pisoni: 91/100
Colore rosso rubino impenetrabile. Primo naso meno ampio e meno profondo del procedente. Sorprende quando, grazie a un minimo d’ossigenazione, vira netto sugli agrumi. Poi la spezia, il tabacco, l’incenso. La macchia mediterranea. Di nuovo il fondo di caffè. In bocca è fresco ed elegante.

Precisione e finezza compensano bene il minor apporto di polpa e grassezza al palato, orfane dell’annata. Gran verticalità in chiusura, su ritorni agrumati e un accenno salino. Campione esemplare per un confronto con il Meridione tratteggiato da Graticciaia.

– Reboro 2013, Giovanni Poli: 95/100
Graziano Poli e il suo capolavoro, prodotto in circa 25 mila bottiglie. Colore ancor più concentrato e impenetrabile rispetto ai precedenti calici. Frutto rosso intenso e tanta macchia mediterranea al naso. Rosmarino, alloro, timo, disegnano un naso balsamico, che allargandosi abbraccia tinte di resina.

Qui l’agrume è leggero. Ben più netta, sempre al naso, la radice di liquirizia, il rabarbaro, la terra bagnata. Al palato ci si aspetta un vino altrettanto “scuro”. E invece è il tripudio della polpa e della frutta rossa matura, ben bilanciata dalla freschezza. Il tannino in chiusura suona la campanella dell’asilo: campione che ha gioventù da vendere.

Eppure aiuta, anche al momento, ad asciugare il frutto goloso e a tendere la beva come un elastico, per far canestro in gola. Vino da 15% vol. con 55 punti di estratto secco: un Reboro che vale il viaggio in Trentino ed è un viaggio in Trentino. Per la sua capacità di disegnare coi suoi sentori le quattro stagioni, nella Valle dei Laghi.

– Reboro 2012, Francesco Poli: 89/100
Colore rosso rubino impenetrabile. Al naso, oltre al frutto, una componente vegetale che si dipana tra ricordi di radice di liquirizia e rabarbaro. Bel frutto rosso al palato, scalfito da una leggera nota ossidativa. Ritorni vegetali in chiusura, che rivelano forse in maniera troppo marcata i tratti bordolesi del Rebo.

– Graticciaia 2001, Agricole Vallone: 94/100
Il colore granato, tipico del Negroamaro “invecchiato”, vale come il mantello del vincitore: siamo di fronte a un vino che ha fatto a pugni col tempo e ha vinto tutti e tre i round. La pulizia al naso è commovente: note d’agrumi tra la polpa e la buccia e tratti ematici, ferrosi, ma anche di terra bagnata.

In bocca ancora una bella freschezza, rimpolpata dall’ottima corrispondenza gusto olfattiva. Vino vivo ed elegante, si fa bere con agilità. Chiudendo su un tono per certi versi mieloso, condito da ribes e fragolina di bosco. Annata all’apice della sua fase evolutiva.

– Graticciaia 2005, Agricole Vallone: 93/100
Ci mette un po’ a mostrarsi per quello che è davvero, ben più timido del 2001. Alla ritrovata nota d’agrume, abbina un floreale di rosa, netto. Al palato è succoso ed elegante. Chiude su un tannino morbido, setoso.

– Graticciaia 2011, Agricole Vallone: 91/100
Si avverte un cambio di mano, già al naso. Vino che risulta più “grasso” dei precedenti e, per certi, acquista tratti di apprezzabilità internazionale. Rosso rubino intenso, al naso chiama la confettura di mora e di ribes, oltre alla spezia. Palato su note corrispondenti, riequilibrate da una buona freschezza. Chiusura su tannini di seta, salino leggero.

– Graticciaia 2013, Agricole Vallone: 92/100
Rosso rubino intenso. Al naso è complesso: arancia sanguinella, mora, dattero, terra bagnata. Terziari di liquirizia, vaniglia. L’ingresso al palato è potente, ma su tannini presenti ma eleganti, che giocano ad asciugare la polpa. Un equilibrio di cui giova la beva.

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Torna anche nel 2019 l’appuntamento con “La notte degli alambicchi accesi”

Si rinnova l’appuntamento con la manifestazione che vede protagonista, nel ponte dell’Immacolata, la grappa artigianale trentina a Santa Massenza di Vallelaghi, piccolo borgo della Valle dei Laghi, con le performance della Compagnia Teatrale Koinè.

Santa Massenza si trova a una manciata di chilometri a ovest di Trento, all’inizio della strada che attraversa la splendida Valle dei Laghi e conduce al lago di Garda. Borgo storico che custodisce la tradizione secolare della distillazione.

Sono infatti ben cinque le distillerie di grappa a carattere artigianale e a conduzione familiare che operano nel borgo. Una tradizione unica, intimamente legata alla storia e alla cultura di queste terre.

Per celebrarla degnamente in un’atmosfera resa magica e suggestiva dagli addobbi e dalle luci che annunciano il Natale, da oltre dieci anni, nei giorni dell’Immacolata, il piccolo centro ospita “La notte degli alambicchi accesi“.

Una speciale iniziativa organizzata dall’Associazione culturale Santa Massenza piccola Nizza de Trent” con il supporto di Trentino Marketing e il coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione delle manifestazioni enologiche provinciali denominate #trentinowinefest, ricchissimo calendario che nel 2019 si chiude proprio con questa festa.

Fissato dal 6 all’8 dicembre, l’appuntamento è ormai un vero e proprio evento capace di richiamare in Valle dei Laghi un sempre più folto pubblico di appassionati e curiosi provenienti da tutta la Penisola, che per qualche giorno stravolgono gioiosamente i ritmi di un borgo che conta poco più di cento residenti.

Il cuore della kermesse è lo spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè, che intende illustrare – con tono divulgativo e divertente e un generoso pizzico di ironia – gli aspetti fisici, storici e antropologici dell’arte della distillazione della grappa.

Gli spettatori vengono divisi in gruppi, dotati di radiocuffie e guidati dall’inconfondibile voce narrante del conduttore tv Patrizio Roversi, all’interno delle cinque distillerie del paese: Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia. Ognuna si trasforma così nel palcoscenico dove mettere in scena i cinque episodi che compongono lo spettacolo.

Ogni tappa sarà per gli adulti l’occasione di degustare una delle grappe proposte: tra queste, la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia, e quella di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera.

Cinque gli spettacoli previsti nella tre giorni: due venerdì 6 e sabato 7 – alle 17.00 e alle 21.00 – ed uno domenica 8, alle 17.00.

La notte degli alambicchi accesi mira dunque a far conoscere, tutelare e valorizzare la produzione della grappa artigianale trentina. Un distillato davvero speciale, che prevede la lavorazione di sole vinacce locali, complice la straordinaria vocazione vitivinicola del territorio, e la tradizionale distillazione con il metodo “a bagnomaria”.

Un’arte tramandata di generazione in generazione, praticata da distillatori che utilizzano modeste quantità quando la vinaccia è ancora fresca e profumata e prediligono un riscaldamento uniforme, lento e continuo del contenuto, al fine di ottenere una migliore estrazione degli aromi.

Un altro buon motivo per visitare il borgo, durante il fine settimana dell’Immacolata, è il progetto di animazione territoriale Vite di luce, che proporrà non solo un mercatino impreziosito da selezionatissime eccellenze artigiane ed enogastronomiche, ma anche spettacoli in strada e intrattenimento per i più piccoli.

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L’appello dei Vignaioli: “Mettete il Vino Santo Trentino nelle carte dei ristoranti”


CAVEDINE –
Ha tutte le carte in regola del vino vincente, anche dal punto di vista commerciale. E’ raro. Di qualità assoluta, comprovata dalla straordinaria longevità. Ha una storia da raccontare. E ha alle spalle un gruppo di produttori affiatati e determinati. Eppure, il Vino Santo Trentino, soffre. Anche a casa sua.

Ecco allora l’appello dei vignaioli rivolto alla ristorazione locale e, più in generale, a quella italiana: “Mettete il Vino Santo del Trentino nelle carte dei vini“. Se è vero che Nemo propheta in patria, questo è un caso per il quale vale la pena (davvero) di fare un’eccezione.

A sostenere la campagna del Consorzio Vignaioli del Trentino, riunitisi sabato 13 aprile alla Gino Pedrotti di Cavedine (TN) per una degustazione di annate storiche (dal 1967 al 2011) prima del tradizionale Rito della Spremitura delle uve Nosiola appassite, è anche Roberto Anesi, miglior sommelier d’Italia 2017 per l’Ais (nella foto, il primo a destra).

IL TESTIMONIAL

Un naso e un palato fine, che parla anche in qualità di titolare di “El Pael”, il suo Wine Restaurant di Canazei (TN): “Il Vino Santo Trentino offre la straordinaria opportunità al ristoratore di raccontare, attraverso il calice, la storia di un territorio, oltre a quella di un prodotto eccezionale e unico nel panorama dei vini dolci italiani“.

Non è un gran momento per questa categoria nel nostro Paese – continua Anesi – e la colpa è anche della ristorazione. Quella trentina e, più in generale, quella italiana, dovrebbero prendere in seria considerazione il Vino Santo. Sarebbe utile anche averlo ovunque in mescita, al calice, per diffonderne la conoscenza tra i consumatori”.

“Un’idea – aggiunge il vignaiolo Giuseppe Pedrotti – potrebbe essere quella di inserire il ‘calice di Vino Santo Trentino’ al termine delle carte dei dolci, ovvero tra i dolci. Perché il Vino Santo, oltre a offrire un caleidoscopio infinito di abbinamenti, è buono anche da solo, a fine pasto”.

AL VAGLIO LA DOCG

Del resto, un calice di Vino Santo Trentino è un vero e proprio microcosmo. Pochi vini raccontano il territorio così bene. Ci si ritrovano i profumi e le verticalità delle Dolomiti di Brenta e del Monte Bondone. Le brezze che solleticano il Lago di Garda, salendo verso la Valle dei Laghi, tra il Basso Sarca e Terlago.

E i ricordi salini e salmastri di un terroir di derivazione marina, con ampie fasce di calcare. Ma a rendere davvero unico e speciale il Vino Santo del Trentino è la Nosiola, l’uva con cui è consentito produrlo, dotata di grande acidità.

Sessantatré ettari vitati complessivi, a un’altezza compresa tra i 250 e i 600 metri. Nei vigneti più in quota della Valle di Cavedine il cuore della produzione. Mentre più a valle (comprese le aree di sostanziale pianura), a farla da padrone, sono il Müller Thurgau e lo Chardonnay, spesso utilizzati per le basi spumante trentine.

Il Vino Santo Trentino – evidenzia l’enologo Luciano Groff (a destra, nella foto con Giuseppe Pedrotti) – è un vino che soffre. Soffre per le superfici vitate rosicchiate nel tempo da altre varietà più redditizie. Soffre dal punto di vista commerciale, appunto per la sua poca redditività. Soffre come tutte le cose rare, che rischiano di scomparire, anche per la difficoltà di doverle raccontare per farle conoscere meglio”.

Al vaglio, proprio per la particolarità ed esiguità della produzione (circa 30 mila bottiglie annue, da parte di sole 8 cantine) anche l’upgrade a Docg del Vino Santo Trentino, oggi semplicemente Doc. Una scelta avallata dal Consorzio Vignaioli, che però si scontra con le logiche commerciali.

Gli interessi maggiori ruotano attorno al Trento Doc, relegando il Vino Santo Trentino a seconda scelta per l’eventuale istituzione della prima Docg del vino della regione. Un passo che, secondo fonti locali, “prima o poi sarà comunque compiuto”.

Nel frattempo l’Associazione dei Vignaioli del Vino Santo Trentino ha eletto il suo nuovo presidente. Si tratta di Enzo Poli, titolare della Maxentia Distillatori Artigiani e Vignaioli di Vezzano (TN). L’annuncio è avvenuto domenica, durante il Rito della Spremitura delle uve Nosiola all’Azienda Agricola Gino Pedrotti.

LA DEGUSTAZIONE


Vino Santo Trentino Doc 2011, Maxentia
Colore dorato, luminoso. Al naso note di albicocca. Ma anche, immediata, la percezione di una gran freschezza che, come una brezza sottile, solleva profumi di spezie orientali, calde e rincuoranti.

Con l’ossigenazione, il nettare guadagna straordinariamente in termini di complessità: liquirizia dolce, frutta secca, una notte netta di miele millefiori. Al palato gran bevibilità. Il residuo zuccherino è controbilanciato dalla vena acida, in un quadro di perfetto equilibrio. Chiusura di bocca su una confettura precisa e una pregevole vena salina.

Vino Santo Trentino Doc 2002 “Nobles”, Francesco Poli vignaioli in San Massenza
Colore dorato, luminoso. All’attesa freschezza e alle note di frutta sciroppata risponde una venatura marina, tendente al salmastro. In bocca l’ingresso è più ampio rispetto al precedente assaggio.

In un quadro di perfetta corrispondenza gusto olfattiva, sono le noti fruttate mature a prende il sopravvento. In centro bocca il vino si accende in termini di freschezza. Riecco anche la sapidità, che chiama il sorso successivo.

Vino Santo Trentino Doc 1996 “Emblemi d’Amor”, Giovanni Poli (magnum)
Colore ambrato. Naso che va netto sulla frutta secca: nocciola, arachidi. Così come sul fondo di caffè e la caramella mou. Retaggi, questi, dell’affinamento in legno. Sbuffi vegetali, tra la spezia dolce e la mentuccia. Ma anche sottofondo di cereali, che fa pensare al marcatore di certi whisky.

In bocca la dolcezza è sostenuta, così come la riequilibrante freschezza. Netta anche la nota salmastra, che dal naso si trasferisce al palato. Un vino eccezionale per consistenza tattile. Un vino grande, come il formato in cui è stato servito.

Vino Santo Trentino Doc 1985, Gino Pedrotti
Altro colore ambrato. Corredo olfattivo tipicissimo e complesso: nota salmastra che ricorda l’oliva nera in salamoia, frutta matura, ma soprattutto frutta secca. Al palato una gran freschezza e salinità, ma anche richiami di erbe mediche e liquirizia, già avvertite al naso. Lunghissimo, principalmente su sale e spezie leggere, calde, avvolgenti.

Vino Santo Trentino della Valle dei Laghi 1982, Az. Agr. Pravis
Colore splendido per l’età del vino, ancora luminoso e invitante. Naso sulla frutta secca, in particolare sull’arachide. Si fa sentire anche la frutta fresca, come l’albicocca sciroppata. In bocca colpisce per densità e per l’ottima corrispondenza. Chiusura su note di cioccolato bianco e sale. Un vino snello, agile, ma vivo e in evoluzione.

Vino Santo Trentino Doc Classico della Valle dei Laghi 1977, Fratelli Pisoni
Colore ambrato, scuro, ma pur sempre luminoso. Naso su note di caffè nette, ma anche sulla buccia d’arancia amara, sullo zenzero, sul cioccolato e sul caramello leggermente bruciato. Una nota, quest’ultima, che con l’ossigenazione si evolve in ricordi di brace spenta.

In bocca il nettare si esprime ancora su note di frutta fresca, tra la confettura e lo sciroppo, oltre a sfoderare una vena di sale che invoglia il sorso. Chiusura tra le più accattivanti della batteria: vivissimo, rinvigorito da pizzichi di spezia leggera, tra il pepe bianco e il cumino.

Vino Santo di Toblino 1967, Cantina di Toblino
Colore ambrato didattico. Al naso, su tutto, una vena salmastra capace addirittura di ricordare lo scoglio. Impreziosiscono il quadro note nette di erbe di montagna, che anticipano la freschezza gustativa.

Sempre al naso, grazie all’ossigenazione, emergono note di liquirizia e caffè. In bocca gran equilibrio tra zuccheri e freschezza. Un ritmo scandito da richiami di datteri, fichi e ricordi di muschio e terra di sottobosco. Un vino infinito.

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Approfondimenti

“Enotecnico valorizzazione vini territorio”: a Vinitaly la premiazione

E’ in programma lunedì 16 aprile, alle ore 12.30, a Vinitaly, presso lo stand della Fondazione Edmund Mach (Padiglione 3 – Stand F2), la cerimonia di premiazione del concorso “ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio” alla presenza del Presidente Andrea Segrè, del Direttore generale, Sergio Menapace, e del Presidente del Consorzio Vini del Trentino, Bruno Lutterotti.

Seguirà la consegna degli attestati del 5° corso di wine export management e la presentazione della pubblicazione “Vinum Sanctum, vinum de Xanto” sull’origine della denominazione “Vino Santo”.

Nello stand dedicato ai vini della cantina FEM, seguirà un piccolo rinfresco curato dagli studenti del Centro Istruzione e Formazione.

2° Concorso“ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio
La manifestazione, che si è svolta il 5 e 6 aprile scorso, è stata organizzata dalla Fondazione Edmund Mach col patrocinio dei Comuni della Piana Rotaliana (San Michele all’Adige, Mezzolombardo e Mezzocorona) e ha contato sul supporto delle sezioni Assoenologi di Trentino ed Alto Adige-Südtirol.

Centoundici etichette in gara, 55 cantine della regione Trentino Alto Adige-Südtirol, quattro tipologie di vino ovvero Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, tre commissioni e una trentina di esperti tra enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore.

Un concorso enologico vero e proprio, autorizzato dal Ministero delle politiche agricole ed economiche, che valorizza i vitigni del territorio, ma caratterizzato da una notevole valenza didattica visto il coinvolgimento degli studenti della Fondazione Edmund Mach.

Il concorso è stato curato dal Centro Istruzione e Formazione con l’obiettivo di far conoscere le unicità delle produzioni enologiche di territorio: vitigni autoctoni o interpretazioni territoriali di vitigni internazionali.

Quest’anno i vini protagonisti sono Teroldego Rotaliano DOC, Trentino DOC Marzemino, Trentino DOC Traminer aromatico e Südtirol – Alto Adige DOC Gewürztraminer. Saranno premiate le prime tre posizioni di ogni categoria e le categorie in gara sono otto.

Consegna attestati 5^ edizione corso WEM
La quinta edizione dell’Executive Master in Wine Export Management si è svolta dal 26 gennaio al 27 maggio 2017. Al percorso di eccellenza per la formazione vitienologica hanno partecipato 25 corsisti, selezionati da oltre una ottantina di candidati.

Il coso ha negli anni ha consolidato una sua specifica struttura didattico/formativa, poiché avere competenze di export management è un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino.

Il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione.

E ancora il giovane laureato che desidera acquisire competenze anche nel settore dell’export del vino. Sono tante le figure professionali che hanno bisogno di acquisire le “skill” specifiche dell’export management.

“Vinum Sanctum, vinum de Xanto”
Sarà presentata la pubblicazione sull’origine della denominazione “vino santo” edita dalla Fondazione Edmund Mach e curata da Marco Stenico. Si tratta di un saggio dedicato all’uva Nosiola e al suo nobile figlio il “Vino santo” della trentina Valle dei Laghi.

Il libro è frutto di una ricerca a carattere storico condotta esclusivamente su fonti documentarie e bibliografiche individuate attraverso una ricerca di archivio principalmente in ambito trentino, ma anche lombardo e veneto, che copre un periodo che va dal secolo XIII al primo Ottocento.

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Vignaioli del Trentino in festa: 30° anniversario a suon di TrentoDoc, Teroldego e Vino Santo

Sabato 4 novembre, dalle 15 alle 22, in occasione delle iniziative per il 30° Anniversario di fondazione dell’Associazione Vignaioli del Trentino, oggi Consorzio, Palazzo Roccabruna ospiterà una mostra enologica (ingresso 15,00 Euro) che vedrà protagoniste 130 etichette, distribuite in 7 aree tematiche (dalle bollicine ai vini santi), espressione delle tante tipologie vitivinicole e degli ambiti di interesse in cui si esprime la passione dei produttori.

Ai desk si alterneranno per tutto il giorno i vignaioli trentini per assistere il pubblico nelle degustazioni con il racconto di un impegno che da trent’anni a questa parte promuove l’immagine enologica del territorio. La mostra si colloca nel più ampio programma delle celebrazioni organizzate per il citato anniversario (info: www.vignaiolideltrentino.it).

A partire dalle 18.30 nella cucina dell’Enoteca gli chef del Rifugio Bindesi di Trento si cimenteranno in un gustoso menu che consentirà agli ospiti di abbinare i vini trentini ai sapori tipici della gastronomia locale (per prenotazioni tel. 0461/887101).

LA STORIA
Nel 1987, un gruppo di contadini e produttori di vino trentini decise che i tempi erano maturi per cominciare, anche in Trentino, a dare “un’immagine e una rappresentanza a quel mestiere che, in Francia, già dalla fine degli anni Settanta aveva una sua associazione di riferimento”.

Oltralpe lo chiamano vigneron, Weinbauern nel mondo tedesco, vignaiolo in italiano. Nacque così l’Associazione Vignaioli del Trentino, che ebbe come primo presidente Luigi “Gino” Pisoni e che negli anni è cresciuta e ha valorizzato, facendole conoscere in Italia e all’estero, le produzioni enologiche artigianali trentine.

Nel 2015 l’Associazione, per darsi una struttura adeguata alle nuove sfide della promozione e della rappresentanza dei Vignaioli trentini e per fornire servizi sempre più all’altezza delle aspettative dei soci, si è trasformata in Consorzio: ad oggi sono sessanta le aziende associate, che si riconoscono nel Manifesto approvato all’inizio del 2017.

Lorenzo Cesconi, presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino, racconta così le motivazioni che hanno portato il Consorzio a festeggiare questo anniversario: “Trent’anni rappresentano una scadenza importante. Non potevamo non onorarla: ma soprattutto, non potevamo non onorare chi, trent’anni fa, ha avuto il coraggio e la lungimiranza di credere nei valori di artigianalità, territorialità, qualità e sostenibilità che sono i punti cardinali del nostro lavoro, oggi come allora”.

“Per questo motivo – continua Cesconi – la Mostra di sabato 4 novembre si aprirà simbolicamente con un momento dedicato ai Presidenti che hanno guidato l’Associazione dal 1987 a oggi: la nostra storia, così come tutta la storia vitivinicola trentina, è fatta di donne e uomini che hanno creduto e investito in questa terra, consapevoli che il valore del nostro lavoro non è solo il prodotto coltivato, raccolto e trasformato, ma anche la cura del paesaggio, la tutela del territorio, la promozione dell’immagine della nostra terra fuori dai confini provinciali”.

“Trent’anni trentini. Buon compleanno Vignaioli!” vuole essere quindi una sorta di sintesi di tutti questi elementi: territorio, vino, paesaggio rurale, lavoro artigiano, sostenibilità, impegno di comunità, sguardo al futuro. Metodo classico, Teroldego e Vino Santo saranno i protagonisti delle degustazioni che si svolgeranno in tre diverse cantine.

IL PROGRAMMA
Primo appuntamento venerdì 3 novembre alle 17.30 a Rovereto, presso l’azienda agricola Balter, con una degustazione effervescente: “Montagne spumeggianti. L’inconfondibile profilo del metodo classico trentino” è appunto il titolo del primo incontro, che punterà i riflettori sulle produzioni spumantistiche dei Vignaioli attraverso una degustazione guidata organizzata in collaborazione con AIS Trentino.

Sabato 4 secondo incontro, alle ore 10.30 presso la cantina Barone de Cles, nel centro storico diMezzolombardo: al centro, “L’oro del Tirolo. Il Teroldego ieri, oggi e domani”. La degustazione sarà condotta da Fabio Giavedoni, curatore nazionale di Slow Wine.

Domenica 5 novembre, dalle 10.30 presso l’azienda agricola Pisoni di Lasino, ultimo incontro con “…raro, amabile e pettorale…. La magia senza tempo del Vino Santo”, con una degustazione condotta da Sandro Sangiorgi, creatore e anima di Porthos. Tutte le degustazioni sono a pagamento (40 euro) e a numero chiuso: le prenotazioni vanno effettuate scrivendo a comunicazionevignaiolitrentino@gmail.com.

LA MOSTRA
Il pomeriggio e la sera di sabato 4 saranno invece dedicati ad una Mostra per scoprire tutto il Trentino dei Vignaioli nella meravigliosa cornice di Palazzo Roccabruna a Trento, sede dell’Enoteca provinciale, grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio I.A.A.. Dalle 15 alle 22, i Vignaioli si presenteranno non divisi per singola azienda, ma attraverso desk tematici che metteranno al centro tipologie, varietà e parole chiave.

Da “Autoctonia”, nel quale avranno spazio le varietà autoctone che rappresentano l’unicità del territorio (Nosiola, Teroldego, Marzemino, Groppello di Revò …), a “Bordò”, dedicato ai tagli bordolesi e ai monovarietali da Cabernet e Merlot, a raccontare una storia gloriosa che arriva dalla Francia ma che in Trentino fin dagli anni Sessanta ha scritto pagine memorabili; da “Uno … e centomila”, dove verrà proposta la “felice disuguaglianza” dei vini trentini, rubando le parole al compianto Luigi Veronelli, che descriveva un territorio ricchissimo di terroir unici e inconfondibili, fino a “Avere trent’anni”, desk che sarà gestito dai Vignaioli di nuova generazione, che hanno deciso di investire sul futuro di questa terra.

E poi “I resistenti”, per dare spazio a quelle varietà che, frutto di decenni di ricerca, offrono nuove opportunità per una viticoltura sostenibile; “Territorio spumeggiante”, a testimoniare una lunga tradizione spumantistica che si riverbera in un caleidoscopio di vini d’eccellenza, espressione del loro territorio; per finire in dolcezza, “Dulcis in fundo”, riservata ai vini dolci e da meditazione, dal Vino Santo al Moscato Rosa.

Nell’ambito della Mostra, alle 18.00 è prevista la presentazione dell’ultimo libro di Sandro Sangiorgi “Il vino capovolto”, con un dialogo tra l’autore e il giornalista trentino Nereo Pederzolli, e il saluto della presidente nazionale della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) Matilde Poggi.

Domenica 5 novembre dalle ore 17.30 chiusura con un ultimo momento di festa al Laboratorio Culinario Il Silenzio (Rovereto), da poco nominato punto di affezione FIVI.

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