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Dati Istat, è allarme per l’export del vino italiano: la contrazione è anche in valore

Dati Istat, è allarme per l'export del vino italiano la contrazione è anche in valore
I dati Istat di giugno 2023 confermano il rallentamento dell’export di vino italiano, con la novità che i volumi delle spedizioni calino anche in valore, oltre che in volume.
I vini DOP perdono in volume (-5%) ma tengono in valore, segno evidente di un incremento del valore medio. Le IGP rispondono con un -4% dei volumi e un -5% del valore. Dinamica differente per i vini comuni. Mostrano una progressione del 9% in volume, mentre in valore si fermano al +6% confermando in qualche modo la riduzione dei prezzi alla produzione monitorata da Ismea negli ultimi mesi. L’altra nota negativa è relativa agli spumanti, che complessivamente perdono in volume il 5% rispetto al primo semestre 2022, con un frenata in particolare del Prosecco (-6%).

L’elemento di novità che si aggiunge alla flessione dei volumi è appunto la contrazione anche in valore. Considerando il cumulato del primo semestre si registra una riduzione dei quantitativi pari all’ 1,4% a cui si affianca un -0,4 del fatturato, evento piuttosto raro per il settore viticolo nazionale che negli ultimi anni aveva abituato gli operatori a crescere in termini di introiti.

Anche questo dato, sicuramente al di sotto delle aspettative, va letto come il risultato di approvvigionamenti importanti fatti durante la pandemia quando, dietro il timore di rotture di stock c’era stata una corsa agli accaparramenti. «Ora che anche la filiera della logistica è tornata alla normalità – spiega Ismea con assoluta lucidità – la domanda estera non ha più il timore di restare senza prodotto».

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Vitis in Vulture è Cantina dell’anno Sud Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024


È Vitis in Vulture la Cantina dell’anno Sud Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link in prevendita). Fondamentale per il riconoscimento è il punteggio di 94/100 assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca all’Aglianico del Vulture Doc 2017 Toppo di Viola, ottenuto dall’omonimo vigneto situato nel comune di Venosa, alle pendici del Monte Vulture. Non solo. La cantina convince anche con l’altra interpretazione del vitigno principe della Basilicata, “Forentum” 2019; oltre a sfoderare una serie di vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, capaci di assicurarsi un posto tra i “Vini quotidiani” della Guida 2024 (Falanghina e Aglianico vinificato in rosa).

In definitiva una linea molto completa, dal top di gamma ai vini adatti a un consumo a tutto pasto, tutti i giorni. Del resto, con i suoi 95 ettari di vigneti, Vitis in Vulture è uno dei più importanti produttori della Basilicata e tra i migliori interpreti della grande varietà che ha reso celebre la regione a livello internazionale: l’Aglianico del Vulture. A guidare questa realtà cooperativa è il presidente Giuseppe Avigliano, agronomo e imprenditore agricolo con una grande esperienza nei settori enologico ed agroindustriale.

VITIS IN VULTURE E L’AGLIANICO

L’obiettivo dell’azienda è quello di creare un legame unico nella filiera. Tutto inizia dalla coltivazione dei vigneti, passando poi attraverso alle varie fasi della vinificazione e dell’affinamento in cantina e terminando con l’imbottigliamento e la commercializzazione. In Italia e nel mondo. Al centro dell’azienda si trova l’innovativa cantina Finocchiaro, il cui progetto è stato affidato nel 2001 all’architetta giapponese Hikaru Mori. La struttura è di quelle che meritano una visita.

Di fronte alla cantina, peraltro, sorge un ampio complesso archeologico risalente tra il IV e il VII secolo d.C. Sul margine occidentale si conservano delle buche di alloggiamento di due Phitòi. Si tratta di contenitori rivestiti con malta, utilizzati per la fermentazione di vini di qualità. La mission di Vitis in Vulture, sin dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 2006, è quella di valorizzare l’Aglianico del Vulture. Ed è proprio grazie alle ottime interpretazioni del vitigno-vino simbolo del territorio che si è guadagnata il titolo di “Cantina dell’anno Sud-Italia” nell’ambito della nostra Guida Migliori vini italiani 2024.

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Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg: vendemmia 2023 «soddisfacente»


È iniziata a metà settembre e porterà a un calo del 7% rispetto allo scorso anno la vendemmia 2023 dei viticoltori del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg.
I primi grappoli sono stati raccolti nella zona orientale della denominazione. Si dovrà aspettare ancora una settimana per i versanti del valdobbiadenese. Il Consorzio definisce la qualità delle uve «soddisfacente», sia a Conegliano che a Valdobbiadene. Il territorio, contraddistinto da pendii molto ripidi e da saliscendi difficilmente accessibili ai macchinari, fa salire a 7-800 ore per ettaro il lavoro manuale necessario a portare le uve in cantina, ogni anno. La vendemmia eroica rappresenta il momento di massimo impegno per i vignaioli, con l’impiego di soluzioni ingegnose, come carrucole e monorotaie.

«Con la vendemmia di quest’anno – spiega Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – chiudiamo una stagione molto complessa in vigneto. Le analisi in vigneto ci indicano che il momento della raccolta si è posticipato di circa 10 giorni, dando così il tempo al grappolo di maturare e di raggiungere i corretti parametri qualitativi. Siamo molto orgogliosi del lavoro di tutti i viticoltori che ancora una volta hanno dimostrato di saper affrontare momenti sfidanti grazie alla loro passione e al forte senso di comunità che contraddistingue la nostra denominazione».

LE INSIDIE DELLA VENDEMMIA 2023 DEL PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG

Tra le sfide più importanti della vendemmia 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ci sono le grandinate del 24 e 25 luglio. Il clima è poi tornato clemente, consentendo alle piante di riprendere i processi di maturazione. «Annate come quella che stiamo per chiudere, che richiedono molti sforzi in vigna per compensare gli eventi metereologici avversi e il clima estremo – commenta il Consorzio – saranno sempre più frequenti. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che sarà sempre più necessario interagire con un ambiente e un clima cambiato. Per questo il Consorzio si sta attivando, coadiuvato da alcuni istituti universitari, per proporre nuove soluzioni in vigneto».

«È importante però notare come in questi anni la pianta stia già dando segnali di adattamento – precisa ancora l’ente guidato da Elvira Bortolomiol – in particolare rispetto alla carenza d’acqua (non a caso c’è l’accordo per la realizzazione di un piano di invasi tra i comuni della denominazione, ndr). Grazie alla cultura agronomica ed enologica del territorio, che distingue tutti i viticoltori e produttori del Conegliano Valdobbiadene, si porteranno in cantina uve atte alla spumantizzazione da cui si ricaverà un’annata all’altezza della qualità a cui la denominazione ha ormai abituato i propri estimatori in Italia e in tutto il mondo».

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Tenute Silvio Nardi è Cantina dell’anno Centro Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani


È Tenute Silvio Nardi la Cantina dell’anno Centro Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link). Fondamentale per il riconoscimento è il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca al Brunello di Montalcino Docg 2018 Vigneto Manachiara, che si conferma fiore all’occhiello dell’azienda con 96/100. Ma la cantina merita di essere scoperta per tanti motivi. Ci piace innanzitutto definire “
Tenute Silvio Nardi” un “plurale – singolare” che fa rima con Montalcino. Sono due le tenute, due i versanti, Ovest e Est, otto le parcelle, ognuna espressione del puzzle che Tenute Silvio Nardi riesce a portare nel calice. Una missione che si compie tra Casale del Bosco e Manachiara, ad opera di Emilia ed Emanuele Nardi, Mario Pisanu e Fabrizio Lazzeri.

Tutto inizia nel 1950, quando Silvio Nardi, titolare ad Altotevere umbro di una delle prime aziende-leader internazionali nel settore delle macchine agricole, acquista la tenuta di Casale del Bosco a Montalcino. Nel 1958, primo “forestiero” ad investire nel vino a Montalcino, ancora paese misconosciuto alle cronache enologiche mondiali, Silvio Nardi battezza la prima bottiglia di Brunello, quando neppure esisteva ancora il Consorzio del Brunello. Il 1962 è l’anno del “bis” con l’acquisto di Tenuta di Manachiara, 40 ettari di vigneti a Castelnuovo dell’Abate, a 25 km di distanza da Casale del Bosco. Il prezioso Cru di Brunello prende tuttora il nome da questo vigneto.

SILVIO NARDI TRA I FONDATORI DEL CONSORZIO DEL BRUNELLO DI MONTALCINO

Nel 1967 Silvio Nardi è tra i fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, libera associazione tra produttori. Ma non è finita. Nel 1972 Silvio Nardi acquisisce la Tenuta di Bibbiano a Buonconvento, località che da sempre vanta come simbolo architettonico il bellissimo castello medievale (IX sec.) posseduto dalla famiglia Nardi. Un altro anno da incorniciare è il 1985, quando Emilia, la figlia minore di Silvio Nardi, entra in azienda. A soli 20 anni, d’intesa con i fratelli, favorisce l’introduzione di radicali cambiamenti nel processo di produzione vinicola e di conduzione aziendale.

Nel 1990 Emilia Nardi subentra al padre nella direzione aziendale e intraprende un processo di ristrutturazione dei vigneti e di riorganizzazione della cantina. All’esperienza della tradizione si affianca la ricerca scientifica con l’introduzione delle selezioni clonali del Sangiovese Grosso. Nel 1995, annata classificata come eccellente, nasce il Brunello ottenuto dai vigneti di Manachiara, ancora oggi fiore all’occhiello dell’azienda, che nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 si aggiudica 96/100, con l’annata 2018. La metà degli anni Novanta è fondamentale anche per la definizione dei terroir aziendali, ognuno con sue caratteristiche proprie da riversare nel calice.

La 2004 è la prima annata di produzione del Brunello Poggio Doria, prodotto con le uve dall’omonimo vigneto di Casale del Bosco. Il Ministero delle Politiche Agricole conferisce ad Emilia Nardi il premio “Dea Terra” per l’innovazione in agricoltura. Oggi Tenute Silvio Nardi vanta 36 vigneti e punta tutto sulla selezione clonale dai vecchi vigneti. L’obiettivo? Proiettare il passato nel futuro: una visione che risiede nel Dna della famiglia e che la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 vuole sottolineare.

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Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2024 di winemag.it: le cantine e i vini dell’anno


La Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2024 di winemag.it è finalmente disponibile per l’acquisto online. A partire da oggi, e per un periodo limitato di tempo, è possibile riceverla via mail in prevendita (basta cliccare qui). Si tratta dell’ennesima edizione da record per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica indipendente, in termini di numero e qualità dei campioni iscritti e dei vini recensiti nelle tre categorie “Top 100 winemag.it“, “Vini consigliati winemag.it” e “Vini quotidiani winemag.it“. Di seguito un’anticipazione sulle Cantine italiane dell’anno e sui Vini italiani dell’anno menzionati nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024.

MIGLIOR CANTINA ITALIANA 2024

Cantina Santadi (Santadi, Sardegna)

MIGLIOR CANTINA NORD ITALIA 2024

Albino Piona (Custoza e Bardolino, Veneto)

MIGLIOR CANTINA CENTRO ITALIA 2024

Tenute Silvio Nardi (Montalcino, Toscana)

MIGLIOR CANTINA SUD ITALIA 2024

Vitis in Vulture (Vulture, Basilicata)

MIGLIOR CANTINA ITALIANA BIO 2024

Feudo Montoni (Agrigento, Sicilia)

CANTINA RIVELAZIONE ITALIANA 2024

Contrada Palui (Valpolicella, Veneto)

MIGLIOR IMBOTTIGLIATORE ITALIANO 2024

Dacastello Vini Pregiati (Alba, Piemonte)


VINI DELL’ANNO
GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2024 WINEMAG.IT

MIGLIOR VINO ITALIANO 2024

BARBARESCO DOCG OVELLO, CARLO GIACOSA (PIEMONTE)

MIGLIOR VINO BIANCO ITALIANO 2024

COSTA D’AMALFI DOC FURORE BIANCO 2022, MARISA CUOMO (CAMPANIA)

MIGLIOR VINO ROSSO ITALIANO 2024

MARCHE ROSSO IGT “FATJÀ”, TERRA ARGILLOSA (MARCHE)

MIGLIOR VINO ROSATO ITALIANO 2024

TERRE SICILIANE IGT NERELLO MASCALESE ROSATO BIOLOGICO 2022 “ROSA DI ADELE”, FEUDO MONTONI (SICILIA)

MIGLIOR SPUMANTE METODO CLASSICO ITALIANO 2024

VSQ METODO CLASSICO EXTRA BRUT “GIULIO F.56 – UNDERWATER”, AZ. AGR. FEDERICI (LIGURIA)

MIGLIOR SPUMANTE METODO ITALIANO / CHARMAT 2024

VALDOBBIADENE DOCG EXTRA DRY RIVE DI SOLIGO 2022 “MAS DE FER”, ANDREOLA (VENETO)

MIGLIOR VINO DOLCE ITALIANO 2024

COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA PASSITO 2016 “LE VIRTÙ DELLA PIOGGIA – SENSAZIONI D’INVERNO”, LA CONCHIGLIA – CLAUDIO TERZONI VINI

MIGLIOR SPUMANTE DOLCE ITALIANO 2024

FIOR D’ARANCIO COLLI EUGANEI DOCG DOLCE 2022, VIGNE AL COLLE (VENETO)

MIGLIOR ORANGE WINE / MACERATO ITALIANO 2024

CUSTOZA DOC 2020 “CREA MACERATO”, ALBINO PIONA (VENETO)

MIGLIOR PIWI ITALIANO 2024

VENEZIA GIULIA IGP BIANCO 2022 “ARCONI BIANCO”, TERRE DI GER (FRIULI VENEZIA GIULIA)

MIGLIOR VINO BIOLOGICO ITALIANO 2024

BIANCHELLO DEL METAURO DOC SUPERIORE 2020 “ANDY’20”, VALENTINO FIORINI (MARCHE)

MIGLIOR VINO VEGAN 2024

FRANCIACORTA DOCG BRUT VEGAN, QUADRA

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L’Italia annega: record stock vino italiano invenduto in cantina


Record di stock di vino italiano in cantina a fine luglio ed export verso i Paesi extra-Ue in peggioramento, specie negli Stati Uniti. L’Italia annega nel suo stesso “oro”, che rimane invenduto come non mai. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato i dati di Cantina Italia (Masaf) sulle giacenze e i numeri sulle vendite nei Paesi terzi relative al 1° semestre di quest’anno secondo le ultime rilevazioni delle dogane.

Secondo l’analisi Uiv e Vinitaly, la vendemmia 2023 si apre con una giacenza di vino in cantina pari a 45,5 milioni di ettolitri, l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri. Il dato riflette un’eccedenza dello 4,5% rispetto al pari periodo dello scorso anno a causa in particolare di un incremento senza precedenti degli stock per i vini di maggior qualità, con le Dop a +9,9% sull’ultima rilevazione pre-vendemmiale del 2022.

L’altro indicatore di mercato – aggiunge l’Osservatorio – è anch’esso complicato, con la domanda extra-europea segnalata nel primo semestre in ulteriore contrazione. Tra i top 10 buyer – che assieme rappresentano circa l’85% del mercato extra comunitario – le esportazioni a volume sono positive solo per la destinazione russa, con cali quantitativi in doppia cifra per Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Cina e Corea del Sud.

CANTINA ITALIA: È RECORD STOCK VINO ITALIANO


Complessivamente la riduzione tendenziale nella prima metà dell’anno segna un -9% a volume e un -5% a valore, con gli spumanti giù del 13% e i fermi imbottigliati inchiodati a -5%. Per entrambe le tipologie, il trend a valore indica un gap del 4%, ma mentre per gli sparkling l’aumento del prezzo medio è in linea con il surplus dei costi produttivi (+10%), lo stesso non si può dire per i fermi (+1%).
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «Sulla prossima vendemmia – la cui paventata forte contrazione è ancora tutta da verificare – pesa una congiuntura che si sta manifestando in tutta la sua complessità».

Comprendiamo la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi – come per esempio con i rossi sfusi in Germania, che stanno scendendo verso le quotazioni spagnole a circa 50 centesimi/litro – rischia di diventare un pericoloso boomerang una volta fuori dalla crisi di potere di acquisto che coinvolge anche i nostri competitor. A tal proposito – ha concluso Frescobaldi – il fenomeno crescente dei prodotti a private label e gli imbottigliamenti del nostro vino fuori dall’Italia contribuiscono all’erosione del valore aggiunto».

Per l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese: «L’Osservatorio aveva previsto un 2023 difficile, ciò si sta verificando nonostante l’economia globale abbia per ora tenuto lontano buona parte delle nubi recessive. Ciò che può fare Vinitaly è intensificare la costruzione di ponti commerciali con l’estero, in particolare nelle relazioni con i mercati extra-Ue, a partire da quello americano».

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Migliori Sangiovese di Romagna Sottozona: tutti i punteggi a Vini ad Arte 2023


Ricerca del frutto, della freschezza, di una beva slanciata ma non banale, che premi la tipicità della varietà, dei suoli e l’espressione dell’annata. È questa l’ottima direzione che sembra aver preso il Sangiovese di Romagna delle Sottozone: qui tutti i punteggi e i migliori a Vini ad Arte 2023. Grazie all’annuale rassegna organizzata dal Consorzio Vini di Romagna il 20 luglio, è stato possibile degustare decine di campioni dell’annata 2022. Protagonisti assoluti, oltre all’Albana (qui i migliori assaggi) i 16 areali in cui è stato suddiviso il Romagna Sangiovese Doc, a partire dal 2011:
Serra, Brisighella, Modigliana, Marzeno, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Cesena, Mercato Saraceno, Longiano, Imola, Coriano, San Clemente e Verucchio.

Si tratta di una produzione di nicchia, grazie alla quale i produttori romagnoli possono raccontare le specificità dei singoli terroir, che spaziano dalla fascia più vicina al mare Adriatico ai pendii eroici prossimi agli Appennini. Fasce longitudinali in cui cambia la composizione dei terreni, l’esposizione e l’altimetria, dando risultati spesso molto diversi nel calice. Su una superficie totale di 6.235 ettari, nel 2020 sono state prodotte 11,5 milioni di bottiglie di Romagna Sangiovese Doc. Numeri ben più risicati quelli delle Sottozone, ma in decisa crescita: si è passati dalle 363.467 bottiglie del 2019 alle 517.067 bottiglie del 2022.

IL SANGIOVESE DI ROMAGNA DELLE 16 SOTTOZONE: SGUARDO AL FUTURO

La vera sfida per il futuro della denominazione è dunque la massa critica sulle 16 Sottozone, capaci di raccontare – in prospettiva anche sul fronte del turismo e dell’enoturismo – una Romagna lontana dallo stereotipo delle infinite spiagge di sabbia e delle lunghe file di ombrelloni. La Romagna dell’entroterra. Della gastronomia lenta, da contrapporre al mordi e fuggi di una piadineria della Riviera. La Romagna degli scorci mozzafiato sugli Appennini e dei suoli di matrice vulcanica, tanto inaspettati in una regione che fa della sabbia uno dei suoi simboli internazionali. Lo scoglio è quello rappresentato dall’Igt, che in Romagna pesa ancora come un macigno sull’evoluzione () della Doc. A dirlo sono i numeri, che riguardano ovviamente anche il Sangiovese.

La Rubicone Igt è in testa con 87.621.067 milioni di bottiglie. A seguire Ravenna Igt con 600.533, Forlì Igt con 484.933 e Sillaro Igt con 165.867. Vini con prezzi spesso modesti, collocabili alla base della piramide qualitativa romagnola e destinati al mondo della grande distribuzione organizzata e alle promozioni “aggressive” dei discounter. Volumi movimentati in gran parte da imbottigliatori e cooperative che, nel tempo, si stanno avvicinando con curiosità alle espressioni del Sangiovese di Romagna delle Sottozone. Il futuro dirà chi ha ragione. All’orizzonte, una potenziale crescita del valore medio, a cascata, di tutte le tipologie, grazie ad attività di marketing e comunicazione finalizzate a un posizionamento prezzo sempre più elevato delle Sottozone. La qualità? C’è tutta.

LA VENDEMMIA 2022 IN ROMAGNA E I MIGLIORI SANGIOVESE SOTTOZONA A VINI AD ARTE 2023


Tornando ai calici, passando prima dalla vigna, come è stata la vendemmia 2022 in Romagna? In sintesi, secondo quanto riferisce il Consorzio, «una vendemmia concentrata in pochi giorni, non abbondante (- 1% rispetto alla media degli ultimi 5
anni e +3% rispetto al 2021), ma di buona qualità, con vini bianchi spumanti di buona struttura e longevità, se
ben posizionati nella raccolta delle uve, e vini rossi che potrebbero uscire con punte di eccellenza per equilibrio ed eleganza». Vediamo dunque i migliori Sangiovese Sottozona a Vini ad Arte 2023.

 

NOME ANNO DENOMINAZIONE AZIENDA MENZIONE/ZONA DESCRIZIONE SCORE
Moro di Dozza 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ASSIRELLI IMOLA Colore piuttosto carico, ma luminoso. Bel fiore, bel frutto denso, che si conferma anche al palato. Molto tipico, fruttato e con una leggera vena sapida ad accompagnare il sorso. Vino che abbina peso e agilità di beva. 87
Contragrande 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc BRANCHINI IMOLA Vino giocato sull’eleganza e una certa austerità, giovane e si sicura prospettiva. Rinuncia alla potenza e alle concentrazioni per esaltare una freschezza e vena sapida. 88
Barone Bartolomeo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Bel colore, tinte violacee. Versione di Sangiovense agile e beverina, semplice. 84
Benedictus 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA FIAMMETTA SAN CLEMENTE Tanta macchia mediterranea e spezia, un bel frutto, ciliegia appena matura. In bocca corrispondente. Versione easy, beverina, piacevole. 85
Tratti d’Autore 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Altro bel frutto goloso, tannini vivi ed eleganti, leggera sapidità. Vino che premia beva e agilità, in maniera molto ben congegnata. 87
S zero solfiti aggiunti 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Vino di beva molto agile. Fiore, frutto croccante e vena glicerica ad arrotondare, senza squilibri. 85
Tre Rocche 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc FATTORIA NICOLUCCI PREDAPPIO Bel colore, rubino con unghia violacea, luminosa. Naso-bocca tra spezia e frutto golosissimo, ciliegia ma anche mora, una leggera percezione di mirtillo. Allungo sapido-minerale, tannini elegantissimi e prospettiva. 88
Petali di Viola 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc MERLOTTA IMOLA Primo naso su fiore e frutto molto ben espresso. In bocca mostra di aver bisogno di tempo, con moderata fiducia. 85
NOELIA RICCI – Il Sangiovese 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Bellissimo colore, luminoso. Naso golosissimo, denso e al contempo slanciato. In bocca un’ottima corrispondenza, tannini vivi ad asciugare tanta materia, succosissimo. Finale persistente. 90
PANDOLFA – Federico 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Naso dominato dalla macchia mediterranea (netto il rosmarino) nonché dalla grande precisione del frutto croccante, di bosco. In bocca eleganza da vendere, tannini finissimi che esaltano ulteriormente la perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Vino all’inizio di una vita molto promettente. 91
Mazapegul 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERE DELLA GROTTA CESENA Note speziate e marine, sin dal naso, sul frutto croccante, elegante. Gran bei tannini al palato, ad asciugare un frutto goloso, denso e al contempo slanciato. 91
Prugneto 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Naso sulla frutta matura e su note di terziari di cioccolato, toffee, leggera mou. In bocca goloso, ciliegia e ancor più fragola, al limite della confettura. Vino giovane, buona prospettiva. 89
Gualdo 2022 Romagna Sangiovese Predappio Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Naso tutto sul frutto, con grande eleganza e precisione. Molta eleganza anche al palato, grazie a tannini lavorati divinamente e di prospettiva. Golosissimo dall’ingresso alla chiusura. 91
Le More 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc RONCHI DI CASTELLUCCIO MODIGLIANA Bella progressione naso bocca, su ciliegia e spezie, in chiusura. Beva e prospettiva, anche grazie a tannini vivi. 88
Vigna Palazzina 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Netta speziatura al naso, oltre a note mentolate al limite del balsamico. Palato che segue a ruota. Vino sull’eleganza, con ritorni di timo e mentuccia sul frutto, preciso, croccante. Al sorso un po’ meno di concentrazione del frutto rispetto al naso. 89
Oddone 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Bel rubino luminoso, invitante. Ciliegia croccante, matura il giusto, lampone, un tocco di mora di rovo. Vino molto semplice, sulla beva, tra i migliori in questo senso. 88
Beato Enrico 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA SANTINI CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Samore 2022 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTA UCCELLINA RAVENNATE Non degustato per questioni tempistiche X
Campo di Mezzo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ZAVALLONI CESENA Frutto denso naso-bocca. Vino apprezzabile per la bella vena morbida del frutto e il lavoro sui tannini. Buona eleganza e beva. 87
Sigismondo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
I diavoli 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE SAN CLEMENTE Frutto goloso e ancora quella bella nota speziata e di macchia mediterranea, avvertita in altri campioni. Gran bell’espressione del frutto, tannini elegantissimi. Chiusura sul frutto e su leggera vena sapida. 90
Tre Miracoli 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc ROCCHE MALATESTIANE VERRUCCHIO Non degustato per questioni tempistiche X
Crepe 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
PANDOLFA – Pandolfo 2022 Romagna Sangiovese Superiore Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Naso pieno, classico “ciliegione”, molto goloso. In bocca agile, beverino, goloso. 89
Cadisopra 2021 Romagna Sangiovese Marzeno Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Il Costone 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc CANTINA BRASCHI BERTINORO Vino goloso naso-bocca, sul frutto, manca anche qui un po’ di concentrazione del frutto, sapido in chiusura, sin dal centro bocca, ma con ritorni di frutta e di macchia mediterranea (timo) in retro olfattivo, molto precisi. Versione che abbina carattere e gran agilità di beva. 90
Le Case Rosse 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Rubino granato luminoso, molto penetrabile alla vista. Gran bella ciliegia naso bocca, bella vena sapida, bei tannini eleganti. Con un po’ più di polpa in chiusura sarebbe stato perfetto. Molto bello 89
Al Caleri 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc CONDE’ PREDAPPIO Naso sul tamarindo, granatina, ciliegia. Un po’ di selvatico al palato, insieme a spezie della macchia e a una cileigia e lampone molto maturi, quasi densi. 89
Chiara Condello 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc CONDE’ PREDAPPIO Bellissimo colore, rubino. Naso su ciliegia matura, ricordi di fragola, frutti di bosco, nota zolfata leggera, minerale. Gran bel frutto e tannino al palato. Beva, elegantissima. 91
Notturno 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc DREI DONA’ PREDAPPIO Colore piuttosto carico. Espressione di Sangiovese molto tipica sul frutto naso-bocca, con ricordi di liquirizia e menta in chiusura, oltre a burro salato e di arachidi. Vino di prospettiva. 91
Caciara 2021 Romagna Sangiovese SuperioreDoc ENIO OTTAVIANI SAN CLEMENTE Bel colore, granato luminoso. Tanta spezia e macchia mediterranea (alloro, timo) sul frutto croccante, che ricorda la ciliegia. Frutto e tannini molto ben espressi. Gran bel vino anche in prospettiva. 90
Poggio Vicchio 2021 Romagna Sangiovese Marzeno Doc FATTORIA ZERBINA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Rosso della Torre 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
NOELIA RICCI – Godenza 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PANDOLFA – NOELIA RICCI PREDAPPIO Bel colore, naso goloso, ciliegione. Tannini sottili, ben integrati, beva agile, leggiadra, certamente golosa. 88
Il Bosco 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Vino connotato da leggere note selvatiche, d’un Sangiovese ruspante e fruttato, classico nettare romagnolo da tutto pasto. 85
Pietro 1904 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Splendido frutto, ciliegia, lampone, fragola, ricordi di agrume rosso, tamarindo leggero in retro olfattivo. Spezia, sapidità, tannini elegantissimi. 91
Cesco 1938 2021 Romagna Sangiovese Predappio Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Naso golosissimo sul frutto, che sfiora la confettura di lamponi e ciliegie. Pregevole speziatura e note di erbe aromatiche più in sottofondo, sin dal naso: timo, rosmarino. Vino che al palato abbina concentrazione e slancio, golosissimo e dai tannini di prospettiva. 93
Canovaio 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Naso molto elegante, va su note goudron. Tannini eleganti, bella ciliegia e chiusura agrumata, rossa (sangionella). Elegante e di prospettiva. 89
Arlesiana 2021 Romagna Sangiovese Brisighella Doc POGGIO DELLA DOGANA BRISIGHELLA Naso dominato da ricordi di ciliegia, o meglio di visciola. Sorso teso, sapido, anche sul frutto. Vino snello e leggiadro, dai tannini rotondi, tutto sulla beva, senza disdegnare un certo carattere. 88
I 4 Bastioni 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc POGGIO DELLA DOGANA CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Baruccia 2021 Romagna Sangiovese Mercato Saraceno Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Bel colore. Naso profondo su goudron e spezia, oltre al frutto come la ciliegia, perfettamente matura. In bocca una gran bella vena dolce sui tannini. Frutto maturo, beva ed eleganza.  Splendido in retro olfattivo su ritorni goudron e fruttati. 91
Rondo’ 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA DE STEFENELLI BERTINORO Bel colore luminoso, giovanile, violaceo. Naso tra spezia e frutto rosso maturo (fragola, lampone, la classica ciliegia) Qualche ricordo di frutta secca. 85
Colombarone 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Bel colore, luminoso, vivo. Molto profumato, di violetta, frutta rossa. Balsamico più in sottofondo. In bocca è elegante: classico “ciliegione”, ma su vena sapida e su tannini vivi e di prospettiva. Vino che può decisamente migliorare nel tempo. 90
InTerra Rosso 2021 Romagna Sangiovese Bertinoro Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Frutto goloso, naso bocca, tanta ciliegia, lampone, fragola. Tannini eleganti che contribuiscono alla bella beva. Vena sapida che domina il palato e accompagna fino al croccantissimo retro olfattivo, su ritorni della frutta avvertita al naso. Vino di assoluta prospettiva. 93
Bacana 2021 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTE BACANA BRISIGHELLA Bel colore, frutto tendente al maturo, mora più che ciliegia. Bella speziatura di fondo, macchia mediterranea. Tannini eleganti, beva agile 88
Classe 33 2021 Romagna Sangiovese Serra Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Papesse 2021 Romagna Sangiovese Modigliana Doc VILLA PAPIANO MODIGLIANA Naso sul frutto croccante (ciliegia) con leggero risvolto rustico-selvatico e una nota minerale e di erbe aromatiche, balsamiche. Buona eleganza e carattere al palato. Vino che privilegia la beva, senza rinunciare a tannini vivi, di prospettiva. Una prova stilistica da incoraggiare. 88
Vigna Beccaccia 2021 Romagna Sangiovese Modigliana Doc VILLA PAPIANO MODIGLIANA Naso splendido, sul frutto, goloso, perfettamente maturo. Prugna, susina, anguria, mora, amarena. Macchia mediterranea in sottofondo. Esemplare anche al palato, lungo, slanciato, sapido. Tannini che giocano meravigliosamente sul frutto e sulla vena glicerica. Ottima persistenza. Sangiovese “vero”, puro. 93
Primo Segno 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc VILLA VENTI LONGIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Solaris 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc ZAVALLONI CESENA Esordisce al naso su un bel frutto rosso e su note goudron, che si ripresentano anche in un palato denso, in confettura. Tannini eleganti a riequilibrare. Chiusura ricca, polposa. Vino a cui dare tempo. 88
138 2021 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA MASSELINA SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Manano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc BIONI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Bissoni Riserva 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc BISSONI RAFFAELLA BERTINORO Colore piuttosto carico, pur luminoso. Gran naso di tamarindo, ciliegia, legno molto integrato. Splendido palato, nell’ottimo bilanciamento di primari e terziari di vaniglia e caramella mou. Gran persistenza e struttura. Vino golosissimo, ancora molto giovane. 91
Vigna Ca’ del Rosso 2020 Romagna Sangiovese Marzeno Riserva Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Montale 2020 Romagna Sangiovese Marzeno Riserva Doc CA’ DI SOPRA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Pergami 2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Naso goloso, sulla ciliegia. Profilo vinoso al palato, con il frutto pur presente da centro a chiusura. Tannino al momento un po’ pungente, di prospettiva. 87
Nero Eron 2020 Romagna Sangiovese San Clemente Riserva Doc CANTINA FIAMMETTA SAN CLEMENTE Bel granato luminoso, mediamente penetrabile. Nota di moro di rovo, molto centrata e riconoscibile, oltre a ciliegia, fragola, lampone e lampone in un quadro piuttosto denso, stratificato tra frutto e spezie. Palato su frutta che si conferma molto golosa e tannini ben svolti. Allungo su arancia rossa, ciliegia e mora, leggermente sapido. Vino di prospettiva. 91
Volo d’Aquila 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Vino dal colore piuttosto carico. Intensa speziatura al naso, su ricordi di cannella e vaniglia. Il frutto è maturo, tra la ciliegia e la mora Palato in perfetta corrispondenza. 87
Bron & Ruseval 2020 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc CELLI BERTINORO Naso netto sulla ciliegia e sulla viola mammola. Sapidità e trama tannica a fare da spina dorsale a una bella progressione sul frutto (ciliegia, lampone e fragola). Vino molto elegante, soprattutto sui primari, a denotare una perfetta epoca di raccolta delle uve e un’ottimale valorizzazione in cantina. Bella mano. 90
Predappio 2020 Romagna Sangiovese Predappio Doc CONDE’ PREDAPPIO Colore luminoso, giovanile. Leggere note selvatiche perfettamente integrate e gran carattere per questo Sangiovese. Tamarindo, agrume rosso, spezie. In bocca un concerto, in perfetta corrispondenza, su tannini elegantissimi. Chiude sapido, su ritorni golosissimi di frutta fresca. Vino all’inizio di una lunga vita. 93
Le Lucciole 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc CONDE’ PREDAPPIO Tra i migliori “nasi” dell’ampia batteria, polposo, sul frutto croccante, sulle spezie, sulle aromatiche della macchia mediterranea. Al palato più austero di quello che farebbe presagire, ma è solo un peccato di gioventù (da vendere). Un vino giocato sull’eleganza estrema, sulla raffinatezza e sul terroir. Un filo di polpa in più, anche al palato, e rasenterebbe la perfezione. 92
Raggio Brusa 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc CONDE’ PREDAPPIO Colore piuttosto carico ma luminoso, frutto molto maturo. Bel palato teso, su vena minerale zolfata, a fare da spina dorsale all’espressione piena del frutto, sferzata da tannini in cravatta. Lunga chiusura. Vino molto elegante, ancora giovane. 94
Vigna del Pruno 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc DREI DONA’ PREDAPPIO Frutto e importante presenza di terziari al naso. Al palato più equilibrio tra le due componenti, su uno splendido frutto croccante ben controbilanciato dal legno (fondo di caffè e leggera vaniglia bourbon). Gran prospettiva. 91
Sole Rosso 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc ENIO OTTAVIANI SAN CLEMENTE Ciliegia, spezia, erbe aromatiche come l’alloro e il timo, mineralità salina. Un vino che ha tutto, elegante e beverino, oltre a una sicura prospettiva. 92
Frutti Rossi 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Frutto molto compiuto al naso, così come al palato. Bello anche il fiore, violetta più che rosa. Vino muscolare al palato, tra tannino e acidità viva. D conservare in cantina. 89
Predappio di Predappio Vigna del Generale 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA NICOLUCCI PREDAPPIO Colore splendido. Naso goloso, su ciliegia, lampone. Bel sottofondo speziato, macchia mediterranea in gran vista. Palato straordinariamente aperto, golosissimo, su frutto pieno e tannini di estrema eleganza. Allungo fresco-sapido-fruttato e prospettiva da vendere. Come usare il legno: istruzioni per l’uso. 95
Legio 2020 Romagna Sangiovese Serra Doc FERRUCCI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Domus Caia 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FERRUCCI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Fiorone 2020 Romagna Sangiovese Castrocaro Doc FIORENTINI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Fermavento 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc GIOVANNA MADONIA BERTINORO Leggermente selvatico al primo naso, poi frutto come mora di rovo, ancor più che ciliegia, ed erbe aromatiche mediterranee e spezie. In bocca molto tipico, tannino lavorato molto bene, bella croccantezza e decisamente ottima la beva. Prova da incorraggiare. 90
Ombroso 2020 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc GIOVANNA MADONIA BERTINORO Stesso primo naso sulla spezia e su un leggero risvolto selvatico. Ciliegia più matura del precedente e più concentrazione al palato. Cantina sulla strada giusta, verso il bilanciamento tra freschezza e frutto. Per molti versi, la rivelazione di Vini ad Arte 2023. 91
Mammutus Oriolo 2020 Romagna Sangiovese Oriolo Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Fondatori PG 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc MERLOTTA IMOLA Colore piuttosto impenetrabile, naso e bocca condizionate al momento dal legno. Frutto polposo, ricco sulle note di goudron, biscotto, mou e fondo di caffè. Un vino di struttura, giovane, all’inizio della sua vita. 91
Il Pertinello 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Tanta macchia mediterranea al naso, oltre alla classica ciliegia e al lampone maturo. Bella progressione al palato, a cui manca però un po’ concentrazione. Beva comunque premiata. 87
Il Sasso 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PERTINELLO PREDAPPIO Colore leggermente più carico del precedente. Bel naso su ciliegia e tamarindo. Bocca molto ben espressa su un frutto golosissimo e su tannini molto ben lavorati, ad “asciugare” e dare prospettiva. Bella vena sapida che accompagna da apertura a chiusura. Lunghissima la persistenza. 93
Dante 1972 2020 Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc PICCOLO BRUNELLI PREDAPPIO Bel naso su ciliegia e lampone. Frutto che conferisce morbidezza in un palato in cui, tuttavia, ruggisce al momento il tannino. L’ossigenazione apre a leggeri a risvolti selvatici. Vino molto giovane, da attendere con fiducia. 89
Il Nespoli 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERI DAL NESPOLI PREDAPPIO Legno e frutto stramaturo, mora di rovo più che ciliegia. Tanta sapidità unita a ritorni di legno che. al momento, condizionano il sorso. Retro olfattivo sul burro salato. 88
Castellano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Vino su note fruttate dolci, dall’ingresso alla chiusura. 86
Ora 2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc SAN PATRIGNANO CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Avi 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc SAN PATRIGNANO CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Vigna Quartosole 2020 Romagna Sangiovese Mercato Saraceno Riserva Doc TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Spezia e macchia mediterranea al naso, oltre al frutto rosso. Particolarmente salino al palato, dall’ingresso alla chiusura. Bel frutto, croccante. Buona espressione di Sangiovese, in fase di amalgama. 87
Cerbiano 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TENUTA DEL GELSO BERTINORO Colore rubino-granato carico, pur penetrabile alla vista. Al naso frutta matura, precisa e senza sbavature: ciliegia, lampone, fragola, mora, prugna. In bocca una gran bella tensione acida e sapida – quasi inattesa – cui fa seguito un allungo elegante, su toni balsamici, mentolati. 90
2020 Romagna Sangiovese Superiore Doc TENUTA FRANZONA IMOLA Colore piuttosto carico per questo Sangiovese 2020. Naso sulla liquirizia, oltre che su un bel frutto. Al palato tannini che asciugano elegantemente l’abbondante materia. Vino piacevole, all’inizio del suo percorso di vita. 89
Orione 2020 Romagna Sangiovese Coriano Doc TENUTA SANTINI CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Iko 2020 Romagna Sangiovese Superiore DOC TENUTE TOZZI BRISIGHELLA Granato luminoso alla vista. Leggera nota selvatica al primo naso, che si ritroverà poi al sorso, in maniera meno accentuata. Palato teso, soprattutto sulla sapidità, ma il frutto non manca affatto. Un Sangiovese di Romagna caratteriale, tipico e dalla gran personalità. 91
Thea 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Petrignone 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRE MONTI SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
Amarcord d’un Ross 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc TRERE’ BRISIGHELLA Naso molto intrigante, su mora, ciliegia e potpourri. A convincere ancor più è il palato da Sangiovese di razza, con la sola “pecca” d’essere al momento ancora troppo giovane. Gran carattere e struttura, solo da attendere per una maggiore armonia, soprattutto sul fronte della componente alcolica. 91
Laurento 2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc UMBERTO CESARI IMOLA Naso su ciliegia e violetta. Palato al momento un po’ condizionato dai terziari, che comunque non avviliscono il varietale, accompagnandolo. 89
Pre’ 2020 Romagna Sangiovese Predappio Doc VILLA PAPIANO PREDAPPIO Colore mediamente carico, luminoso. Vino molto condizionato da sentori selvatici, sotto ai quali si cela un bel frutto di bosco. Necessita tempo per aprirsi e dare il meglio di sé. 87
Longiano particella 10 2020 Romagna Sangiovese Longiano Doc VILLA VENTI LONGIANO Non degustato per questioni tempistiche
Amedeo 2020 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc ZAVALLONI CESENA Colore molto carico ma luminoso. Frutta molto matura, amarena. In bocca ottima corrispondenza, tannini molto eleganti. Ottimale utilizzo del legno, integrato ma percettibile su note di vaniglia e toffee. Goloso. 90
Masselina Riserva 2020 Romagna Sangiovese Serra Riserva Doc TENUTA MASSELINA SERRA Non degustato per questioni tempistiche X
2020 Romagna Sangiovese Riserva Doc BRANCHINI IMOLA Naso e bocca su agilità e verticalità, nel segno di una delle versioni più “cruncy” del frutto. Gran beva, senza perdere un millimetro di tipicità. Al corredo dei primari fa eco un agrume rosso (sanguinella) che accompagna dal naso al retro olfattivo. 87
Monte de Re 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc ASSIRELLI IMOLA Naso su radice di liquirizia, rintocchi di rabarbaro e frutto rosso maturo, preciso, goloso. Vino in una buona fase evolutiva, molto godibile. 88
Vigna Colecchio 2019 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc BISSONI RAFFAELLA BERTINORO Frutto tra i più precisi di Vini ad Arte 2023, su gelso, mora di rovo, ciliegia matura, croccante. Tannini lavorati divinamente, ancora una volta a segnare la strada della tipologia. Legno appena percettibile in retro olfattivo. Vino che può certamente dare ancora molto, nei prossimi anni. 94
1502 Da Vinci in Romagna – Rocca di Cesena 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc CAVIRO FAENZA Non degustato per questioni tempistiche X
Le Morine 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Bel rubino luminoso, penetrabile alla vista. Gran eleganza naso bocca, frutto golosissimo, tannini splendidi, acidità viva. Giovane e di prospettiva. 91
Mammutus 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc LA SABBIONA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Le Armi 2019 Romagna Sangiovese Imola Riserva Doc PALAZZONA DI MAGGIO IMOLA Al naso note di confettura di ciliegia e mora, risvolti mielati. Corrispondente al palato, in un centro bocca che si arricchisce di ricordi di rabarbaro sui tannini dolci. Chiusura morbida, nel buon bilanciamento tra primari e terziari. Vino corpulento, ancora molto giovane. 90
Luis 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERE DELL’ANGELO VERUCCHIO Non degustato per questioni tempistiche X
Cleto 2019 Romagna Sangiovese Cesena Riserva Doc PODERE DELLA GROTTA CESENA Primo naso timido, che presto si apre su un  frutto rosso croccante, molto preciso. Al palato una buona corrispondenza gusto olfattiva. Tannini eleganti, ancora una volta sulla ciliegia golosa. Vino molto giovane e di prospettiva. 90
Augustus 2019 Romagna Sangiovese Riserva Doc PODERE PALAZZO CESENA Legno e frutto ben amalgamati al naso. In particolare, frutto golosissimo al naso, molto maturo, senza cedere un filo di eleganza. Bei tannini fitti e sottili. Vino di beva. 88
Signorello 2019 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc PODERI DELLE ROCCHE IMOLA Frutto surmaturo almeno parzialmente, un po’ pastoso. In bocca tannini vivi e conferma delle note surmature. Chiusura tendente all’amaricante e sbilanciata sui terziari. Fase complicata, quella attuale, per questo vino che ha comunque tutto per migliorare e armonizzarsi. 86
P.Honorii 2019 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc TENUTA LA VIOLA BERTINORO Rubino mediamente penetrabile. Bellissimo frutto, balsamicità, allungo, tensione. Sangiovese ruggente, vero, caratteriale e di gran prospettiva. 92
Il Mastino 2019 Romagna Sangiovese Riserva Doc ROCCHE MALATESTIANE CORIANO Non degustato per questioni tempistiche X
Michelangiolo 2018 Romagna Sangiovese Oriolo Riserva Doc CALONGA ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
Torre di Ceparano 2018 Romagna Sangiovese Superiore Riserva Doc FATTORIA ZERBINA MARZENO Non degustato per questioni tempistiche X
Armonia 2018 Romagna Sangiovese Bertinoro Riserva Doc TENUTA DE STEFENELLI BERTINORO Note di fiori secchi al naso, piuttosto invadenti sul frutto. Al palato risulta corrispondente, su un fruttato timido e su note macerative-erbacee. Tannino ruggente. Giusto aspettarsi più equilibrio, anche se l’annata 2018, in Romagna, non è stata delle più semplici. 84
Caesena 2018 Romagna Sangiovese Cesena Doc PODERE PALAZZO CESENA Colore molto carico, ma luminoso. Leggero verde-fenolico al naso, ancora una volta a sottolineare un’annata complicata. Nota che si ritrova anche al palato, a discapito di un frutto rosso piacevolmente croccante. Chiusura tendenzialmente equilibrata, pur leggermente amaricante. 85
Cuvéè La Collinaccia 2017 Romagna Sangiovese Riserva Doc FIORENTINI CASTROCARO Non degustato per questioni tempistiche X
Nonno Rico 2017 Romagna Sangiovese Oriolo Riserva Doc PODERI MORINI ORIOLO Non degustato per questioni tempistiche X
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ESCLUSIVA winemag.it, parla Berlucchi: «In Oltrepò per il Pinot Nero: ci piace un sacco»

Il telefono squilla alle 15.43. Dall’altra parte della cornetta c’è Cristina Ziliani. Una telefonata cordiale, per spiegare in esclusiva a winemag.it i contorni dell’acquisizione di Vigne Olcru, boutique winery dell’Oltrepò pavese, da parte di Berlucchi, nota casa spumantistica della Franciacorta di cui Cristina Ziliani è consigliere delegato. Per cominciare, il closing dell’operazione non è stato ancora effettuato. «È tutto deciso ma si terrà a novembre – precisa la più grande dei tre figli di Franco Ziliani, compianto pioniere degli spumanti Metodo classico della provincia di Brescia – in una data che dobbiamo ancora stabilire insieme alla famiglia Brambilla, da cui abbiamo acquistato Vigne Olcru».

Perché Berlucchi investe in Oltrepò pavese? Le ragioni sono diverse. «Innanzitutto – spiega Cristina Ziliani a winemag.it – il Pinot Nero dell’Oltrepò pavese ci piace un sacco. In secondo luogo, si tratta di un vino spumante metodo classico Docg, come Franciacorta e Alta Langa. C’è poi da considerare la vicinanza alla nostra terra di origine. Pavia e Brescia sono vicine, quindi si tratta di un territorio comodo da raggiungere; certamente più vicino della Toscana e di Bolgheri, dove abbiamo l’altra cantina del gruppo, Caccia al Piano».

BERLUCCHI-VIGNE OLCRU: DALLA CUVÉE IMPERIALE A UN PINOT NERO OLTREPÒ

Praticità, pragmatismo e schiettezza tutta bresciana, certo. Ma gli Ziliani – e con loro il grande brand internazionale Berlucchi – non sono nuovi in Oltrepò pavese. Risale al 2009 la dismissione del centro di pressatura nella frazione Mairano di Casteggio (PV), fortemente voluto e utilizzato per anni, quando Berlucchi sedeva addirittura nel Consorzio Tutela Vini Oltrepò, in qualità di vinificatore. Proprio sulle colline pavesi crescevano le uve di Pinot nero destinate alla celebre Cuvée Imperiale, ai tempi non etichettata come “Franciacorta Docg” (oggi questo non sarebbe possibile).

La ricerca di un’azienda che rispondesse ai requisiti è stata lunga (nel mirino era finita anche Monsupello della famiglia Boatti). «Quello che cercavamo – spiega Cristina Ziliani – era una piccola cantina, una boutique winery dunque, con bella prospettiva e modernità. Il nostro intento non è quello di stravolgere un territorio o strafare. Vogliamo portare il nostro know-how spumantistico in una terra che già conosciamo piuttosto bene, come l’Oltrepò pavese, e provare a fare bene. Non abbiamo ancora, comunque, un piano strategico e di marketing legato a Vigne Olcru: potremmo decidere di utilizzare il loro brand, oppure crearne un altro. Di certo non utilizzeremo “Berlucchi” per i vini che produrremo in Oltrepò».

CRISTINA ZILIANI: «CI SIAMO FIDANZATI CON L’OLTREPÒ»

Intanto, i tecnici di Berlucchi e lo stesso Arturo Ziliani sono pronti ad affiancare la famiglia Brambilla di Vigna Olcru nella vendemmia 2023. «A giorni raccoglieremo i nostri primi grappoli in Franciacorta e nell’altra nostra cantina franciacortina Antica Fratta. Poi toccherà alla cantina toscana Caccia al Piano. In Oltrepò, per quest’anno, saremo osservatori. Mio fratello Arturo è uno sperimentatore. Ci va sempre con i piedi di piombo: pur conoscendo già il Pinot nero oltrepadano, vorrà prima toccare con mano i frutti dei terreni di Vigne Olcru prima di sbilanciarsi. Lo stesso sta facendo in Franciacorta con l’Erbamat: decine di prove di vinificazione in purezza. Non ama azzardare».

«Arturo – conclude Cristina Ziliani – dice sempre che ci vuole tempo per conoscere terra e uve. Non pretendiamo di arrivare come maghi in Oltrepò, ma in modo serio e con coerenza, senza voler fare numeri pazzeschi. Aderiremo al Consorzio? Dobbiamo ancora valutarlo, proprio perché il piano strategico di Vigne Olcru, sia dal punto di vista commerciale che di marketing, è ancora da mettere a punto. Per sintetizzare, possiamo dire che ci siamo di sicuro fidanzati con l’Oltrepò. Ma non abbiamo ancora deciso se ci sposeremo, se avremo dei figli e a che università speriamo di poterli iscrivere, un giorno». Prosit.

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Migliori Albana di Romagna: tutti i punteggi all’Anteprima Vini ad Arte 2023


Produzione in crescita al pari della reputazione, anche a livello internazionale, per l’Albana di Romagna. Di seguito tutti i punteggi all’Anteprima Vini ad Arte 2023, andata in scena nella seconda metà di luglio, a Faenza (seguirà nei prossimi giorni il focus sul Sangiovese di Romagna delle Sottozone). Un modo per scoprire le migliori dell’annata 2022 e 2021, pur considerando la visione parziale rispetto al numero di etichette sul mercato. La varietà romagnola a bacca bianca si conferma una delle più versatili presenti in Italia.

Ormai “riadattata” alla perfezione nella versione secca – in passato era nota come passito – copre una superficie di 818 ettari, per una produzione annuale di poco inferiore al milione di bottiglie. L’imbottigliato ha subìto una frenata solo nel 2020, passando a 756.400 rispetto agli 872.533 “pezzi” del 2019. Nuovo exploit nel 2021, con 915.600 bottiglie, sino a giungere al record di 956.133, nel 2022. Ecco dunque le migliori Albana di Romagna, con i relativi punteggi in centesimi.

NOME ANNO DENOMINAZIONE AZIENDA ZONA DESCRIZIONE SCORE
Albena 2022 Romagna Albana Secco Docg ASSIRELLI IMOLA Vena balsamica tra naso e bocca, sapidità e piacevole espressione del frutto. 87
Dutia 2022 Romagna Albana Secco Docg BRANCHINI IMOLA Naso e bocca su frutta perfettamente matura, leggere note mielate, tanto fiore fresco, mandorlo. Beva agile, su una buona concentrazione aromatica. 88
Campo Mamante 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA BRASCHI MERCATO SARACENO Fresca, agrumata, verde di erbe della macchia mediterranea e dal frutto croccante. Beva agile, al momento afferita ai soli agrumi. 86
Alba Nuova 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA DI CESENA – TENUTA AMALIA CESENA Vino agile, beverino, corretto. 84
Volo d’Aquila 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Molto profumata. In bocca tanta mandorla, leggera percezione tannica. Distensione e persistenza sufficiente: vino spensierato. 85
Tratti d’Autore 2022 Romagna Albana Secco Docg CANTINA FORLÌ
PREDAPPIO
PREDAPPIO Convince nel finale, per la buona concentrazione aromatica che riequilibra la leggera percezione tannica. 86
I Croppi 2022 Romagna Albana Secco Docg CELLI BERTINORO X X
A 2022 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Tra le più tipiche, dall’espressione del frutto, alla tensione acida, passando per la sapidità. Vino di buona personalità, frutto di un’azzeccata interpretazione stilistica. 89
Bianco di Ceparano 2022 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA ZERBINA MARZENO Vino di buona concentrazione sul frutto, con note aromatiche che regalano un sorso pieno, pur slanciato e verticale. 89
Cleonice 2022 Romagna Albana Secco Docg FIORENTINI CASTROCARO La gran aromaticità al naso è confermata al palato, su tinte tropicaleggianti. Parola d’ordine “piacevolezza”. 88
Neblina 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNA MADONIA BERTINORO X X
GioJa 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Morbidezza assoluta e calore alcolico per un vino piuttosto potente, ma equilibrato. 85
8000 2022 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Albana macerata in anfore georgiane. Necessita di tempo e pazienza nel calice per regalare le note migliori, di frutta a polpa gialla matura. Buona corrispondenza gusto-olfattiva. 87
Fondatori GP 2022 Romagna Albana Secco Docg MERLOTTA IMOLA Si cambia passo con questa Albana che coniuga aromaticità, frutto goloso, allungo sapido e gran freschezza. Vino di prospettiva. 90
Damadora 2022 Romagna Albana Secco Docg PODERE DELLA GROTTA CESENA Bel naso su erbe aromatiche, frutto bianco (mela) e giallo (pesca, ancor più albicocca). Vino che ha già trovato uno splendido equilibrio tra polpa e verticalità, sale e frutto. 91
Sette Note 2022 Romagna Albana Secco Docg PODERI MORINI ORIOLO Note mielate al naso, oltre al tipico frutto giallo e biancospino. Alcol un po’ invadente, ma si uniformerà rendendo ancora più piacevole il sorso. 87
Valleripa 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA CASALI MERCATO SARACENO Mineralità “vulcanica”, polpa, croccantezza. Ottima espressione in termini di tipicità, eleganza e persistenza. Gran profilo gastronomico. 90
Frangipane 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA LA VIOLA BERTINORO Vino teso, lungo, concreto, sapido, che non disdegna di mostrare una certa struttura, anche tannica. Vino molto, molto promettente, da aspettare. 90
Amorosa 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA UCCELLINA RAVENNATE Buon compromesso tra polpa e sapidità, connotato poi da una dolcezza piuttosto marcata del frutto in retro olfattivo. Vino goloso. 89
Bacana 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTE BACANA BRISIGHELLA Naso molto bello, pieno, maturo, tipico, di ottima concentrazione. Al momento pecca di corrispondenza col palato. 84
Vitalba 2022 Romagna Albana Secco Docg TRE MONTI SERRA Note da passito, di frutta stramartura, al naso. Si fa spesso e profondo con l’ossigenazione, virando su ginger e agrumi maturi. In bocca conferma l’espressione varietale e la gran versatilità del vitigno, anche a fronte di interpretazioni stilistiche. 90
Vigna Rocca 2022 Romagna Albana Secco Docg TRE MONTI SERRA Tanta polpa, agrume, pesca e albicocca matura. Bella concretezza e buona struttura al palato. 88
Arlus 2022 Romagna Albana Secco Docg TRERE’ BRISIGHELLA Vino che non si trova nella sua curva evolutiva migliore, ma che sembra avere tutto per poter convincere. 85
Colle del Re 2022 Romagna Albana Secco Docg UMBERTO CESARI IMOLA Naso tutto sul frutto esotico. Gran beva oltre a una certa profondità e stratificazione, capaci di chiamare agilmente l’abbinamento gastronomico. 88
2022 Romagna Albana Secco Docg ZAVALLONI CESENA Frutta molto matura al naso, così come al palato. Vino equilibrato e giocato su una equilibrata piacevolezza. 87
Masselina Albana 2022 Romagna Albana Secco Docg TENUTA MASSELINA SERRA Mineralità salina, frutta a polpa bianca e gialla, e poi – di nuovo – un gran allungo sapido, unito a una marcata tensione acida e a una corretta percezione tannica. Vino emblema della varietà e delle sue prospettive sui mercati nazionali e internazionali. 92
Albana di Ca’ di Sopra 2022 Romagna Albana Secco Docg CA’ DI SOPRA MARZENO X X
Codronchio 2021 Romagna Albana Secco Docg FATTORIA DEL MONTICINO ROSSO IMOLA Tanto tropicale al naso. Superlativo al palato, dove sfodera l’abbraccio tra sapidità e frutto esotico. Lunga persistenza per un altro vino da non perdere. 92
Alba della Torre 2021 Romagna Albana Secco Docg LA SABBIONA ORIOLO Vino all’insegna dell’equilibrio e di una beva piuttosto agile, su freschezza e frutto. 85
Drusiana 2021 Romagna Albana Secco Docg PODERI DELLE ROCCHE IMOLA X X
2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA DEL GELSO BERTINORO Il finale piuttosto tannico è ben congeniato: conferisce carattere e invita al sorso successivo. 87
2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA FRANZONA IMOLA Naso che conquista per aromaticità e palato concreto, giocato tra l’espressione del frutto giallo maturo (corrispondente all’olfatto) e una tannicità leggera. Vino giovane, di ottima prospettiva. 91
InTerra Bianco 2021 Romagna Albana Secco Docg TENUTA LA VIOLA BERTINORO Giallo dorato. Vino macerato in anfore georgiane che mostra toni cupi di brace, oltre ad agrume e ginger. Percezione tannica equilibrata, al palato. 85
Amedeo Bianco 2021 Romagna Albana Secco Docg ZAVALLONI CESENA Piacevole nota aromatica al naso, che poi si conferma al palato. Vino sul frutto maturo, esotico, dotato di una struttura corpulenta, come gli abbinamenti gastronomici che certamente riuscirà a sostenere. 90
G.G.G. 2021 Romagna Albana Secco Docg GIOVANNINI IMOLA Vino al momento sbilanciato sulle dolcezze, che al naso intrigano e al palato chiedono una maggiore integrazione. 85
Tantalilli 2020 Romagna Albana Secco Docg TENUTE TOZZI BRISIGHELLA X X
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Vini al supermercato

Usa, Germania e Uk: vino italiano in risalita nella grande distribuzione


Le vendite del vino italiano tra gli scaffali della grande distribuzione e retail nei top 3 mercati al mondo tornano a respirare ossigeno, in tempi di apnea. Nel complesso, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati di Nielsen-IQ, le vendite tricolori in Usa, Germania e Uk chiudono il semestre con un risultato tendenziale piatto a volume (-0,2%) e con un lieve incremento a valore (+1,3%, a 2,2 miliardi di euro). La performance è migliore rispetto al primo trimestre (-4% volume e -1% valore) ma ancora insufficiente per dare reale respiro alle imprese di un settore tuttora fortemente penalizzato da un surplus di costi che incide per circa il 10% sul prezzo medio.

Il totale dei volumi commercializzati di vini fermi e frizzanti segna un +0,7%, complici gli incrementi in Uk (+3,2%) e soprattutto in Germania (+4,2%), sostenuta dalla forte domanda di frizzanti “low cost” tricolori. In controtendenza i fermi negli Usa, che cedono il 7,4%. Gli spumanti accusano invece un decremento del 2,8%, con gli Usa positivi (+2%), controbilanciati in negativo da Regno Unito (-6%) e Germania (-3,8%).

OFF TRADE VINO ITALIANO: PRIMATO PER LA GERMANIA

Dei 2,2 miliardi di euro commercializzati, 960 milioni (-0,3% tendenziale, -4,4% i volumi) sono frutto di acquisti di vino made in Italy nella Gdo statunitense. Oltre 840 milioni provengono dalla domanda Uk (+2,4%, con i volumi -0,5%) e 400 milioni dalla Germania (+2,9%, +3,7% i volumi). Il primato dei volumi spetta ai tedeschi (84 milioni di litri venduti su un totale di 231 milioni nei 3 Paesi) ma il prezzo medio allo scaffale di 4,7 euro al litro è 3 volte inferiore a quello degli Stati Uniti (14,3 euro) e meno della metà rispetto al dato Uk (10,5 euro).

In generale, è piatta la crescita dei listini per i fermi/frizzanti (+0,3%) mentre per gli spumanti l’aumento è del 4,9%. Il Prosecco, principale denominazione italiana commercializzata nel mondo, segna un -2% nei volumi (bene negli Usa, ancora negativa in Uk anche se in fase di recupero) e un +3,2% nei valori. Il tutto per un corrispettivo (675 milioni di euro) che incide per il 31% su tutto il vino made in Italy commercializzato sui canali dell’off trade dei 3 Paesi.

IL COMMENTO

«Occorre fare in modo – sottolinea l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese – che le difficoltà congiunturali non si trasformino in strutturali. In queste situazioni diventa fondamentale la presenza e la promozione di bandiera del brand enologico italiano». «Rispetto al primo trimestre – aggiunge il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – riscontriamo una timida risalita, ancora però troppo debole se consideriamo le tensioni vissute dal settore».

Lo scatto in avanti dei volumi commercializzati in Germania è dovuto al raffreddamento dei listini, che nell’ultimo trimestre, anziché aumentare, sono scesi in media del 4%, con una contrazione anche rispetto al primo semestre del 2022. «Variazioni sul prezzo medio – conclude Castelletti – che riteniamo essere troppo deboli anche negli Usa e in Uk, rispettivamente del 4% e del 3%».

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Alcohol Duty, aumento tasse sugli alcolici in UK: al pub costano meno del supermercato

Aumenti record delle accise sugli alcolici nel Regno Unito, con l’eccezione di spumanti e bevande low-alcohol. La misura varata dal governo guidato dal primo ministro Rishi Sunak, annunciata già a primavera, è entrata in vigore ieri, 1 agosto 2023. Gli aumenti – pari in media al 10% e da considerarsi i più consistenti degli ultimi 100 anni – interessano tutti gli alcolici prodotti o importati in UK. Attraverso l’Alcohol Duty, letteralmente imposta sull’alcol, Downing Street si pone l’obiettivo di «sostenere l’industria dell’ospitalità e riconoscere il ruolo vitale che i pub svolgono nelle comunità». E «riconoscere che i pub sono ambienti sorvegliati e meno associati ai danni dell’alcol». Di fatto, la birra alla spina non subirà aumenti. La stangata delle nuove accise non riguarda l’on-trade (pub, bar, ristoranti) ma solo l’off-trade: supermercati e negozi dediti alla vendita di alcolici.

L’aliquota non cambia per le birre con un tenore alcolico (ABV) inferiore all’8,5%, confezionate in contenitori di almeno 20 litri (i fusti). Nell’off-trade l’accisa passerà invece dal dal 5% al 9,2% per birra e sidro e dal 20% al 23% per il vino, gli altri prodotti fermentati – precedentemente vinificati – e i liquori. Una svolta che può dirsi epocale. Le aliquote dell’Alcohol Duty erano rimaste invariate in UK sino al 2020. Il 19 dicembre 2022, il governo ha prorogato l’attuale congelamento dell’Alcohol Duty di 6 mesi, dal 1° febbraio al 1° agosto 2023, «per dare certezza alle imprese». E ieri è arrivato il momento della resa dei conti.

SVOLTA EPOCALE PER LE ACCISE SUGLI ALCOLICI IN UK

Portafogli alla mano, l’accisa su tutti i prodotti alcolici inferiori al 3,5% di alcol in volume (ABV) salirà a 9,27 sterline per litro di alcol contenuto nel prodotto. L’accisa sul sidro fermo con almeno 3,5% e meno dell’8,5% in volume di £ 9,67 per litro di alcol. Il sidro frizzante con un minimo di 3,5% e un massimo di 5,5% di ABV costerà £ 9,67 per litro di alcol nel prodotto. E ancora: £ 21,01/litro sulla birra con almeno il 3,5% e meno dell’8,5%; £ 24,77/litro su su alcolici, vino e altri prodotti fermentati con un minimo di 3,5% e un massimo di 8,5% ABV; £ 24,77 sul sidro spumante con titolo alcolometrico superiore al 5,5% ma inferiore all’8,5%.

L’accisa su tutti i prodotti alcolici con un tenore di ABV non inferiore all’8,5% e non superiore al 22% sarà di £ 28,50 per litro di alcol contenuto nel prodotto. Si sale a £ 31,64/litro per tutti i prodotti alcolici che superano il 22% di ABV. I vini con un ABV compreso tra 11,5% e 14,5%, dunque una buona fetta dei vini italiani, saranno trattati come se avessero 12,5% vol, sino al 1° febbraio 2025. Ecco quindi il capitolo degli sgravi. Il nuovo Draught Relief, previsto tra le norme dell’Alcohol Duty, prevede una riduzione dell’imposta sui “prodotti alla spina qualificati”.

ALCOHOL DUTY: SGRAVI PER I PUB IN UK CON IL DRAUGHT RELIEF

L‘aliquota dell’accisa è stata ridotta su tutti i prodotti alcolici alla spina con meno di 3,5% ABV: costa 8,42 sterline per litro di alcol contenuto nel prodotto; il sidro alla spina con almeno il 3,5% ma meno dell’8,5% di ABV si assesta su 8,78 sterline. Lo stesso vale per il sidro spumante alla spina con un titolo alcolometrico minimo del 3,5% e un titolo alcolometrico massimo del 5,5%. Aliquota ridotta anche su birra, liquori, vino e altri prodotti fermentati alla spina con un titolo alcolometrico minimo del 3,5% e inferiore all’8,5%: £ 19,08 per litro di alcol contenuto nel prodotto. Si sale a £ 19,08 per litro.

Nelle stime del governo, la misura avrà un effetto diretto sull’indice dei prezzi al consumo (IPC). Nell’Economic and Fiscal Outlook (EFO) del marzo 2023, l’Office for Budget Responsibility (OBR) ha stimato una riduzione marginale del tasso di inflazione dell’IPC nel 2023-2024, che si annullerà parzialmente nel 2024 e nel 2025. «I consumatori di prodotti alcolici più forti – ammette Downing Street – pagheranno di più a causa della nuova struttura dell’accisa. Chi consuma prodotti alla spina nei locali “on-trade”, come i pub, pagherà meno tasse rispetto all’equivalente prodotto non alla spina nei locali “off-trade” (come i supermercati)».

ASPRE CRITICHE DALLA WINE AND SPIRIT TRADE ASSOCIATION

Sempre secondo il governo, si prevede che la misura avrà «un impatto trascurabile su un massimo di 10 mila imprese che producono alcolici nel Regno Unito, importano alcolici nel Regno Unito o sono coinvolte nel deposito di alcolici in regime di sospensione del dazio». Quello che il premier Rishi Sunak considera «un costo una tantum trascurabile» viene però duramente criticato dalla Wine and Spirit Trade Association che si dice «profondamente delusa dal fatto che il cancelliere abbia scelto di soffocare le imprese britanniche del Regno Unito, aumentando in modo significativo le imposte sul vino e sugli alcolici». Molto criticato, in particolare, l’approccio al vino.

«L’accisa su una bottiglia di vino fermo – calcola la WSTA – aumenta di 44 pence. Per i vini liquorosi gli aumenti saranno ancora maggiori: il Porto aumenterà di 1,30 sterline a bottiglia e una bottiglia di vodka di 76 pence. I bevitori di vino subiranno il più grande aumento singolo in quasi 50 anni». Ancor più duro Miles Beale, direttore generale della Wine and Spirit Trade Association: «La decisione del governo di punire le aziende e i consumatori di vino e alcolici con un aumento del 10% per gli alcolici e del 20% per il vino, a partire dal 1° agosto, è sconcertante. Si tratta del più grande aumento delle imposte sul vino dal 1975».

WSTA ALL’ATTACCO: «GRAVE DANNO ALLE CANTINE BRITANNICHE»

Questo bilancio contraddice direttamente ciò che il governo sostiene di voler affrontare. Alimenterà ulteriormente l’inflazione. Farà ricadere ulteriori sofferenze sui consumatori. E danneggerà le imprese britanniche, soprattutto quelle della filiera dell’ospitalità, che stanno ancora cercando di riprendersi dalla pandemia. Il doppio aumento delle tasse sul vino è un colpo particolarmente amaro per le aziende vinicole britanniche ricche di PMI. Ci si chiede, ancora una volta, che cosa abbia il governo contro chi sceglie di produrre e bere vino».

Sempre secondo i vertici della Wine and Spirit Trade Association, gli aumenti fiscali inflazionistici si aggiungeranno agli «aumenti furtivi delle tasse» per alcuni prodotti alcolici, che il governo ha inserito nel passaggio alla tassazione degli alcolici in base al titolo alcolometrico. «Dopo tutti gli sforzi per rilanciare le catene di distribuzione dell’ospitalità nel 2022 – attacca la WSTA – il governo non offre alcun aiuto nel 2023 per il commercio del vino e degli alcolici. E, in particolare, per i 33 milioni di bevitori di vino del Regno Unito che vedranno la loro bevanda preferita, e quella della nazione, colpita da un aumento nel bel mezzo di una crisi del costo della vita».

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Terre Cevico compie 60 anni e svolta: nel 2024 sarà cooperativa di primo grado


Terre Cevico
compie 60 anni e si rilancia sui mercati sotto una nuova veste. Da gennaio 2024 avrà un nuovo modello organizzativo, passando da “consorzio cooperativo“, ovvero da società cooperativa di secondo grado, a cooperativa agricola di primo grado. L’annuncio ufficiale è stato diramato ieri dal presidente di Terre Cevico, Marco Nannetti, in occasione della conferenza stampa che ha dato il via al pomeriggio di festeggiamenti per i 60 anni del Gruppo. La cornice scelta per celebrare l’anniversario è stata Tenuta Masselina, vera e propria boutique winery di proprietà di Terre Cevico a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna (16 ettari di vigna e 6 di bosco per una produzione complessiva di circa 50 mila bottiglie, tutte destinate al segmento Horeca).

«Terre Cevico – ha spiegato Nannetti – si è sviluppato in questi anni come consorzio di secondo grado, fornendo servizi tecnici e commerciali alla propria base sociale, creando opportunità di sviluppo verso nuovi prodotti e mercati, innovando sempre, in ambito agronomico, enologico e tecnologico. Oggi sentiamo l’esigenza di accelerare ulteriormente per sviluppare il gruppo, mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei nostri viticoltori soci. Terre Cevico diverrà presto un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola. Un nuovo assetto che da consorzio porterà Cevico ad essere definitivamente cooperativa agricola di primo grado, con il socio viticoltore protagonista e sempre di più al centro del sistema d’impresa».

TERRE CEVICO COOPERATIVA DI PRIMO GRADO DA GENNAIO 2024


Un processo che sottintende a un piano industriale triennale che ha come obiettivo l’aumento dei ricavi, il miglioramento dei margini, l’efficienza da integrazione dei diversi ambiti aziendali. E ancora: su un piano di investimenti consolidato, su una gestione integrata degli aspetti economico finanziari del gruppo e, non ultimo, su progetti correlati al miglioramento dell’impatto ambientale, alla ricerca e allo sviluppo di una viticoltura moderna e orientata al cambiamento climatico. «L’orgoglio delle radici – ha sottolineato ancora il presidente Marco Nannetti – diventa elemento trainante e centrale, ove la matrice agricola ed enologica del gruppo assume rilevanza sempre più strategica».

La storia di Terre Cevico inizia appunto 60 anni fa, per l’esattezza il 19 febbraio del 1963. Profonde radici in Romagna, con una base di soci viticoltori che abbraccia l’areale compreso tra la pianura di Ravenna alle colline di Rimini, sino a Casola Valsenio, passando per i territori di Forlì e Faenza, fino ai terreni sabbiosi del Parco del Delta del Po, a nord-est. Romagnole Società Cooperativa Agricola e Cantina dei Colli Romagnoli sono, ad oggi, le cooperative di soci viticoltori che, assieme alle Cooperative Agricole Braccianti rappresentano la base e l’anima storica della filiera produttiva dei vini Terre Cevico.

FATTURATO 2023 TERRE CEVICO: VOLA L’EXPORT

Il sistema produttivo, attraverso le cooperative di base, comprende circa 2200 soci viticoltori in Romagna per 6700 ettari di vigneto e 5000 viticoltori in totale in altre regioni. Ventitré le unità produttive, cinque gli impianti di imbottigliamento e ben nove le aziende controllate – di cui 5 al 100% – in regioni d’Italia come Veneto, Puglia, Emilia, Trentino e ovviamente Romagna. Si tratta di Sprint Distillery Srl, Italian Trading, DAI – Distribuzione alcoli Italia, Tenuta Masselina Srl Agricola, Medici Ermete e figli Srl, Rocche Malatestiane Rimini Srl, Cantine Giacomo Montresor Spa e Orion Wines, che controlla a sua volta a Masseria Borgo dei Trulli.

Terre Cevico si colloca così al sesto posto nella classifica dei primi 10 gruppi cooperativi nazionali e al dodicesimo della graduatoria delle prime 115 imprese produttive italiane del mondo del vino. Motivo in più per festeggiare l’anniversario dei 60 anni sono le prime indiscrezioni relative al bilancio 2023, che si chiuderà il prossimo 31 luglio. Dovrebbero infatti essere confermati i 72,8 milioni di euro di fatturato derivanti dall’export, da sempre ago della bilancia e pallino del Gruppo, che commercializza in 70 nazioni, in particolare Giappone, Cina, Svezia, Danimarca, Stati Uniti, Francia e Germania.

Il tutto nonostante la possibile, flessione del fatturato consolidato totale, che dovrebbe toccare i 175 milioni, contro i 189,6 dell’esercizio agosto 2021 – luglio 2022. Le prime stime sul valore del conferimento soci si assestano invece su 53,2 milioni di euro, per 1.140.000 di ettolitri. Cifre lontane anni luce da quel 19 febbraio 1963 in cui dieci rappresentanti di cantine sociali e cooperative braccianti del territorio ravennate si riunirono dal notaio, per costituire un consorzio cooperativo dotato di un capitale sociale di 1.050.000 lire. L’allora Centro Vinicolo Ravennate è divenuto Terre Cevico. «Adesso – ha ricordato il presidente Marco Nannetti ieri, durante le celebrazioni dei 60 anni – c’è un’altra storia da scrivere, lunga almeno altri 60 anni». Prosit.

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Il treno Etna Doc non si ferma più: crescono imbottigliamenti a inizio 2023


Un occhio all’allarme peronospora, «sotto controllo e senza gravi rischi». L’altro ai dati sugli imbottigliamenti, ancora una volta positivi. Continua l’ottimismo tra i produttori di Etna Doc, con 3.512.400 bottiglie prodotte nel primo semestre 2023, pari a 26.343 ettolitri. Un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando la produzione si era attestata a 3.293.388 bottiglie (24.796 ettolitri). Il bilancio
, stilato dall’Osservatorio del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, evidenziano una positiva tenuta della produzione.

«I dati – commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC – confermano l’ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione. Il primo semestre dell’anno scorso era stato molto positivo. L’ulteriore crescita dell’imbottigliato nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione».

ETNA DOC, IL DETTAGLIO DELLE TIPOLOGIE

Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si confermano anche quest’anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall’Etna Bianco Doc (+19%) e dall’Etna Bianco Superiore Doc (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l’Etna Rosso Doc, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell’imbottigliato dell’Etna Rosso Riserva DOC.

Continua ad esserci grande fermento anche sul fronte degli Spumanti, che in questa prima metà dell’anno fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. «L’entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni ad Etna Doc – sottolinea Cambria – consente certamente una costante crescita dell’imbottigliato. Ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati».

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Danni peronospora sottostimati: «Vigneti zuppi d’acqua? C’è chi produrrà lo stesso»

Gentile Direttore,
faccio seguito all’articolo pubblicato giorni fa su winemag.it (a questo link). Nello specifico, sono rimasto un po’ sorpreso dall’indagine sui danni della peronospora in Toscana. Noi abbiamo un’azienda Bio dal 1994, sulle colline di Arezzo. Un danno di questo genere non lo avevamo mai avuto, così come dicono le persone più anziane della zona. Anche loro non hanno mai visto una cosa del genere. Nel mese di Aprile-Maggio ha praticamente piovuto tutti i giorni e, se non pioveva tutto il giorno, le piante erano comunque bagnate tutta la mattina. Appena iniziava un po’ di vento e sembrava che asciugasse, ripioveva subito dopo.

I vigneti erano praticamente zuppi di acqua. Le vigne, benché in notevole ritardo, cominciavano ad andare verso la fioritura che prometteva benissimo, con grappoli bellissimi e abbondanti. Come dico sempre, il miglior concime è la pioggia. Però questa situazione ha creato l’impossibilità di muoversi e fare trattamenti che, altrimenti, sarebbero andati perduti per il dilavamento. In realtà la temperatura non era calda e si aggirava sempre sui 10/15 gradi. Non avrei mai pensato di arrivare a una situazione simile. Non si riusciva neanche a star dietro al taglio dell’erba. L’acqua non ha mai dato tregua.

A fine Maggio e i primi giorni di Giugno si tagliava con la pioggia. Ora certamente il vino non possiamo produrlo, non avendo gran parte dell’uva. Non siamo una fabbrica. Ma quello che mi dispiace è vedere ancora nel 2023 chi, nonostante i danni avuti, tirerà fuori il prodotto dicendo che il danno è stato solo del 10 o del 30%. Con il clima di quest’anno, questa stima non è credibile. Sarebbe giusto che ora le ingenti giacenze di vino in cantina siano vendute al giusto prezzo, visto che ogni volta che produciamo è un grande sacrificio. Ma è anche giusto che chi compra o comprerà vino dell’annata 2023, qualora riuscisse a trovarlo, lo acquisti con il suo reale certificato di origine.

Con i miei migliori saluti

Fabio De Ambrogi
Gratena Società Agricola
via Bernardo Dovizi, 40/D
52100 Arezzo

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Promo al super: metà luglio da “comfort zone” per i vini a volantino

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Mariangela Cambria è la nuova presidente di Assovini Sicilia

Mariangela Cambria è la nuova presidente di Assovini, associazione che riunisce cento aziende vitivinicole siciliane. Nominata nella seduta di Lunedì 10 Luglio dal neo eletto Consiglio di Amministrazione, Mariangela Cambria, messinese, co-proprietaria dell’azienda vitivinicola Cottanera insieme ai fratelli Francesco (presidente del Consorzio Vini Etna Doc), Emanuele e allo zio Enzo, si occupa di marketing comunicazione, accoglienza. Subentra a Laurent Bernard de la Gatinais, che ultima il suo mandato alla presidenza durato 3 anni. Un vertice tutto al femminile con Lilly Ferro alla vice presidenza e Josè Rallo, consigliere delegato al coordinamento delle attività di finanza agevolata.

«Voglio ringraziare tutti i colleghi del Consiglio che mi hanno voluto e appoggiato – commenta la neo presidente Mariangela Cambria (al centro, nella foto) – Assovini Sicilia è una associazione complessa, dalle tante anime. Il mio obiettivo è quello di dare continuità allo spirito di squadra e associazionismo voluto dai miei predecessori e di interpretare il ruolo dell’associazione come collante tra le grandi e le piccole cantine.  Assovini ha anche il compito di continuare a portare la Sicilia nel mondo. L’Isola è pienamente un continente vitivinicolo dalle mille sfaccettature e diversità dove il vino è veicolo di cultura ed eccellenza».

Del nuovo Consiglio di amministrazione di Assovini fanno parte: Mariangela Cambria (presidente); Lilly Ferro (vice presidente); Josè Rallo (Donnafugata); Achille Alessi (Terre di Giurfo); Federico Lombardo di Monte Iato (Firriato); Alberto Aiello Graci (Graci); Santi Planeta (Planeta); Laurent Bernard de la Gatinais (Rapitalà); Costanza Chirivino (Tasca d’Almerita).

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Massimo Damonte nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero

Massimo Damonte è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero. Imprenditore vitivinicolo di Canale, classe 1965, guiderà l’ente piemontese che conta oltre 250 aziende vitivinicole associate, per 8 milioni di bottiglie e una superficie totale di 1250 ettari di vigneti. Prende il testimone di Francesco Monchiero, presidente uscente, rimasto alla guida per tre mandati consecutivi e ora numero uno di Piemonte Land of Wine. Dopo gli studi, Damonte inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, Malvirà, occupandosi della parte viticola e del mercato italiano, contribuendo a renderla una delle più rilevanti del territorio.

Siede nel CdA del Consorzio Roero dalla sua fondazione e ricopre la carica di vicepresidente dal 2020. «Ringrazio per la fiducia accordata dall’assemblea – sono le prime parole di Massimo Damonte – e assumo questo ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero con l’entusiasmo e la passione che devo a una denominazione che negli anni è cresciuta e si è consolidata con successo. Sono davvero lieto che il Roero esprima oggi il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, che coordina l’attività dei 14 consorzi vitivinicoli regionali».

«Nei prossimi tre anni – aggiunge Damonte – intendo proseguire con una comunicazione mirata e strategie volte a valorizzare tutta la filiera e a sottolineare l’importanza e il legame con un territorio unico al mondo, riconosciuto Patrimonio dell’umanità Unesco. L’attenzione verso i consumatori italiani ed esteri sarà ancora più alta, con l’obiettivo di far crescere sia la denominazione in termini di volumi e di valore, sia la percezione dell’identità del territorio del Roero Docg».

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Approfondimenti

OCM vino Paesi terzi, pubblicato il decreto: «Ora le modalità attuative»


Il MASAF ha pubblicato l’atteso decreto ministeriale sulla misura relativa alla promozione sui mercati dei Paesi terzi con modifiche importanti per la partecipazione al programma OCM vino. Grazie all’azione delle organizzazioni sindacali sono stati confermati nel decreto i progetti multiregionali e tutti i criteri di valutazione. «A questo punto – evidenzia Confagricoltura – vista la tempistica di emanazione del decreto ministeriale, diventa urgente la pubblicazione dell’avviso nazionale per la presentazione dei progetti che definisce annualmente le modalità attuative del decreto, senza il quale non è possibile avviare la procedura di presentazione dei progetti».

«Auspichiamo un coinvolgimento dei rappresentanti delle imprese in questa fase per un confronto diretto sugli aspetti operativi e procedurali della misura», aggiunge Confagricoltura. Emergono nel frattempo anche i dettagli sul decreto. Dalla prossima annualità sarà possibile presentare un solo progetto per tipologia nazionale, multiregionale o regionale. Le aziende inserite nei soggetti collettivi dovranno partecipare ad almeno una delle azioni previste per ciascun Paese terzo.

«Sono vincoli con impatto molto forte sulla capacità progettuale – afferma Confagricoltura – e occorrerà  trovare un equilibrio per agevolare la partecipazione di aziende di minore dimensione, senza limitare la progettualità di quelle più strutturate». Fra le novità invece è positiva la possibilità, per i progetti che sono stati inseriti nella graduatoria definitiva, di ritenere ammissibili le spese effettuate dopo il 16 ottobre, anche prima della stipula del contratto con AGEA, per consentire di avviare subito le attività.

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Inizio d’estate incoraggiante per i vini a volantino

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Gli Editoriali news news ed eventi

Cara Italia, occhio ai Balcani: missione Veronafiere in Serbia per Wine Vision by Open Balkan


EDITORIALE – A pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni, una cosa è certa: Wine Vision by Open Balkan (16-19 novembre 2023) si candida ad essere una Fiera internazionale del Vino e degli Spirits di primo piano in Europa, accanto a Prowein, Wine Paris e Vinitaly. Un’auto candidatura che dà una nuova centralità ai Balcani, così netta da non sfuggire neppure a Veronafiere, primo partner assoluto del sistema vino italiano. Il 12 giugno, una delegazione dell’ente veronese ha visitato i padiglioni della Fiera di Belgrado (Beogradski sajam), dove a fine anno andrà in scena l’evento. Presenti il direttore generale di Fiera Verona, Maurizio Danese, oltre a Raul Barbieri, fresco di nomina a direttore commerciale di Veronafiere
e Matjaž Žigon, direttore dell’Ufficio di Rappresentanza della Spa scaligera per l’area Alpe-Adria, Polonia e Turchia.

Le premesse per un successo della seconda edizione di Wine Vision by Open Balkan ci sono tutte. Belgrado riflette in pieno la rinnovata voglia di volare in grande dei Balcani. La capitale della Serbia è fresca di investitura a città ospitante di Expo 2027. Il Paese guidato dal conservatore Aleksandar Vučić ha bruciato la concorrenza della Spagna in finale, conquistando l’assegnazione della Mostra-Esposizione internazionale specializzata Expo 2027 con 81 voti, contro i 70 di Malaga. La città non si farà certo trovare impreparata all’appuntamento, tanto da stimare ricavi pari a 1,1 miliardi di euro.

Una cifra ritenuta esagerata da molti commentatori politici serbi. Sul piatto, tuttavia, ci sono già una lunga lista di investimenti volti a trasformare Belgrado in una città all’avanguardia. Oltre alla metropolitana è in programma la realizzazione di un nuovo gigantesco polo fieristico nel sobborgo di Surčin, a pochi passi da quello che diventerà il nuovo stadio nazionale (nei Paesi dei Balcani e nell’Est Europa il calcio è considerato un driver fondamentale per l’attrazione di capitali esteri, vedi il caso emblematico dell’Ungheria). Dopo l’Expo 2027 – con molte probabilità – si trasferirà a Surčin anche Wine Vision by Open Balkan, che nella struttura attuale, sulle rive del fiume Sava, può contare su tre padiglioni, oltre a una quindicina di piccole hall.

VINO, MISSIONE DELL’ITALIA NEI BALCANI CON VERONAFIERE
La visita dei rappresentanti di Veronafiere a Belgrado con Maurizio Danese, Raul Barbieri e Matjaž Žigon

Secondo indiscrezioni raccolte da winemag.it nei Balcani, l’Italia, proprio tramite Veronafiere, avrebbe chiesto di occupare un intero padiglione sin dall’edizione 2023 della Fiera. Un’ipotesi che gli organizzatori hanno rispedito (cordialmente) al mittente, per evitare che le cantine italiane finiscano per rubare la scena nell’ambito di una Fiera internazionale che vuole comunque mantenere saldo il focus sui vini e sul turismo nei Balcani. L’organizzazione dell’International wine, food, and tourism fair Wine Vision by Open Balkan agisce infatti sotto l’egida e il patrocinio dei governi di Serbia, Macedonia del Nord e Albania, in una sorta di déjà vu dell’assetto dell’Ex Jugoslavia che sta diventando sempre più una costante dalle parti di Belgrado, Tirana e Skopje, che spesso possono contare anche sull’appoggio di Podgorica (Montenegro).

Tutto sembra ruotare attorno al ruolo centrale della capitale serba, che con la prima edizione della fiera ha saputo convincere – forse sarebbe meglio dire “sorprendere” – un po’ tutti. L’interesse espresso dall’Italia, attraverso Veronafiere, è tutt’altro che scontato e dice molto sulla necessità di nuove alleanze, nel contesto di un settore fieristico che sta attraversando la sua fase più delicata, dopo l’uscita dal periodo cupo della pandemia, non senza scricchiolii e profonde trasformazioni del concetto stesso di “Fiera”. Lo scorso anno sono intervenuti a Wine Vision by Open Balkan oltre 30 mila visitatori professionali, attratti in Serbia dalla presenza di più di 350 espositori provenienti da 22 Paesi (192 serbi, ma nella Top10 figurano anche Usa, Austria e Olanda).

Il tutto nell’ambito di una Fiera allestita nei minimi particolari, secondo canoni di spettacolarizzazione e cross-marketing (vino, gastronomia, turismo, design, moda, music e Opera) mai visti a Düsseldorf, Parigi e Verona. Abbastanza per spingere gli organizzatori a dichiarare che «il successo dell’anno scorso è un incentivo affinché dal 16 al 19 novembre 2023, Belgrado, in quanto capitale dei migliori vini durante la Fiera, riunisca i più eminenti produttori di vino, vignaioli, enologi, sommelier e wine buyer, nonché gli espositori delle più famose cantine del mondo». In tre parole “Wine”, “Vision”, “Unity”. Il mondo del vino è avvertito, Italia compresa: occhio ai “nuovi” Balcani.

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La Vigna del Re della Reggia di Caserta e quel Pallagrello “d’Oro” che sa di storia


Nel cuore dell’Oasi WWF Bosco di San Silvestro, che lambisce il parco della Reggia di Caserta, ha ripreso vita la Vigna del Re. Nasce qui il PallagrelloOro Re” di Tenuta Fontana, che nel 2018 ha reimpiantato una parte del vigneto di 5 ettari un tempo di proprietà del
Re Ferdinando di Borbone, grande estimatore della vitigno autoctono della Campania. Con la caduta dei Borboni, a seguito dell’Unità d’Italia, il bosco aveva preso il sopravvento sui filari, invadendo lo spazio dove erano impiantate le viti. Tutto era stato sommerso da arbusti e vegetazione spontanea, che hanno finito per cancellare quel pezzo di storia della viticoltura italiana.

La Vigna del Re ha ripreso vita col recente impianto di barbatelle di Pallagrello bianco e nero, in aree distinte, su una superficie di poco più di un ettaro. Uno spazio sufficiente per rendere ancor più suggestivo questo angolo dell’Oasi WWF di San Silvestro, che sovrasta la Reggia di Caserta. Lasciandosi alle spalle la città, si giunge alla vigna del Re tramite un sentiero sterrato, che conduce alla sommità della collina. Si procede per un paio di chilometri prima di giungere ad uno spazio arioso, soleggiato, aperto alla vista, costellato da migliaia di viti che si susseguono incalzanti, di fronte a un ingresso solenne del quale rimangono solo le due colonne di pietra.

ORO RE DI TENUTA FONTANA, IL PALLAGRELLO DELLA REGGIA DI CASERTA

Il merito della rinascita della Vigna del Re va a Raffaele Fontana della cantina beneventana Tenuta Fontana, che ha vinto l’appalto per far tornare in vita un patrimonio che sembrava ormai perso. Merito anche della direttrice del Palazzo Reale Tiziana Maffei e del suo predecessore Mauro Filicori, convinti che la Reggia di Caserta fosse stata concepita come «parte di un articolato sistema produttivo territoriale». Nell’ottica di far tornare quel luogo una “casa vivente”, uno dei primi passi riguardò proprio la Vigna del re, affidata per l’appunto a Tenuta Fontana.

La vigna originaria era quella che serviva le tavole e la cantina reale. I circa 5 ettari si estendevano di fronte alla Casina di San Silvestro, nel bosco omonimo, oggi Oasi WWF. L’altra vigna reale conosciuta era quella del Ventaglio, che aveva però un valore puramente coreografico. Col tempo, il bosco aveva inglobato tutto il vigneto tranne l’ettaro situato davanti al cancello d’ingresso della Casina. Quell’ettaro che ora è tornato a nuova vita. «I lavori per preparare il terreno, nel 2018, furono lunghi e complessi; visti gli anni di abbandono, il terreno aveva bisogno di opere di scavo e di ripristino», spiega a winemag.it Raffaele Fontana, che con la figlia Maria Pina e il figlio Antonio gestisce la Vigna del Re.

Furono necessari due o tre mesi di lavoro, ma nello stesso anno riuscimmo a installare i primi impianti e a impiantare le prime barbatelle di Pallagrello. L’abbiamo fatto per amore del territorio, per passione e per far conoscere la storia di questo vino che era andato, con gli anni, un po’ in disuso. Alla fine abbiamo vinto questa sfida e al Vinitaly del 2022 abbiamo presentato “Oro Re”, Igt Terre di Volturno, protagonista anche a Place de Fontenoy, quartier generale dell’’Unesco a Parigi».

L’EPOPEA DEL PALLAGRELLO, DALL’OBLIO ALLA VIGNE DEL RE

Un vino che fermenta ed è affinato in anfore di terracotta per sei mesi, con permanenza sulle fecce fini. Protagonista assoluto il vitigno Pallagrello, vitigno autoctono della Campania molto diffuso in provincia di Caserta nelle due varianti a bacca bianca e nera. Il grappolo si presenta piccolo, con acini perfettamente sferici. Da qui cui il nome Pallagrello, cioè “piccola palla”, in dialetto locale “U Pallarel“. Una varietà di uva che ha origini antichissime, secondo alcuni riconducibile all’epoca della Pilleolata Romana.

Famosissimo fino a tutto l’Ottocento, era uno dei vini più apprezzati dai Borbone. Le infestazioni di oidio e fillossera nei primi anni del Novecento, assieme alla decadenza sociale e politica delle regioni meridionali, ne decretarono una veloce e prematura scomparsa e un sostanziale oblio, nonostante le indubbie qualità esprimibili in vinificazione. Il Pallagrello, ben coltivato nelle vigne dei contadini campani, fu utilizzato come uva da taglio, fino alla sua riscoperta e al suo allevamento, anche in luoghi esclusivi come la Vigna del Re.

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Crescono consumatori vino e alcolici in Italia, ma si beve meno: la fotografia Istat


Sempre più fruitori, sempre più moderati: negli ultimi 15 anni in Italia è cresciuto del 35% (+4,4 milioni) il numero di consumatori saltuari di vino. Al contempo sono diminuiti del 22% i consumi quotidiani. È sempre più definito, secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) che ha elaborato l’aggiornamento Istat sui consumatori di alcolici, il nuovo volto dei consumatori italiani di vino, oggi a quota 29,4 milioni (55% della popolazione). Il profilo che emerge è quello di una platea, trainata dalle donne (+12% contro -2% dei maschi), che non rinuncia alla bevanda alcolica “nazionale” anche se si consolida un approccio molto diverso rispetto al passato.

«I numeri – commenta il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – sintetizzano una volta di più il rapporto responsabile degli italiani con il vino, oggi inteso più come elemento di socialità e di stile di vita che come alimento. È la prova di come l’approccio culturale al prodotto sia ormai fondamentale in un Paese che non solo è il primo produttore di vino al mondo ma anche uno dei più virtuosi in termini di aspettativa di vita».

IL RAPPORTO TRA VINO E ALTRI ALCOLICI

Una tendenza che si riflette meno allargando il campo al rapporto con gli altri alcolici, come la birra e gli aperitivi. Per la birra, che conta 27,4 milioni di consumatori, sono infatti cresciuti sia gli user quotidiani (+19% dal 2008) che quelli occasionali (+30%) con un calo solo per gli “stagionali”, legati all’estate. In forte accelerazione è dato il segmento degli aperitivi alcolici – dove anche il vino con i cocktail gioca un ruolo importante – che oggi conta quasi 22 milioni di adepti (+41% negli ultimi 15 anni), grazie in particolare al boom al femminile dei consumi fuori casa (+79%), ormai appannaggio non più solo dei giovani della gen Z (fino a 26 anni) e millennials (27-42 anni) ma in fortissima ascesa anche per la fascia, ormai leader, 45-54 anni.

Tornando al vino, che nel periodo considerato (2008-2022) ha aumentato la platea del 4%, tra i consumatori quotidiani (12 milioni di italiani) resiste la fascia over 65, mentre evidenziano forti contrazioni i giovani (25-34 anni), a -38%, ma ancora di più i 35-44enni (-48%), con cali importanti (-26%) per i 45-54enni. Il trend si inverte se si considerano i consumatori saltuari (+35%), e in particolare le classi di età superiore: oltre i 45 anni, infatti, l’incremento è del 53%, l’equivalente di oltre 4 milioni di consumatori in più. Complessivamente, rilevano le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, lo scorso anno i consumatori quotidiani di vino hanno stappato 461 milioni di bottiglie in meno rispetto al 2008, mentre i saltuari hanno aumentato i volumi acquistati per un equivalente di 344 milioni di bottiglie.

CONSUMATORI DI VINO: IL DETTAGLIO DELLE REGIONI

Lombardia (16,7% l’incidenza sul totale Italia), Lazio (9,8%), Campania con Veneto ed Emilia-Romagna sono le principali regioni italiane per numero di consumatori di vino. Una classifica che cambia se si guarda all’incidenza degli user sul totale della popolazione per regione: al primo posto balza Emilia-Romagna (il 62% consuma vino), seguita dalla Valle d’Aosta (61%) e – a pari merito – Veneto, Umbria e Toscana al 60% su una media nazionale che arriva al 55% (29,4 milioni di consumatori).

Guardando allo storico degli ultimi 11 anni (2011-2022), si conferma, secondo l’Osservatorio Uiv il trend che vede un calo generalizzato degli user quotidiani a vantaggio dei saltuari. Le principali decrescite di consumatori quotidiani si registrano al Sud, con Puglia (-33%) e Abruzzo (-28%); sopra la media nazionale (-19%) anche altre importanti regioni produttrici, come Piemonte e Trentino (-25%) al Nord e la Campania (-23%) nel Mezzogiorno, mentre si annotano cali nella media in Veneto, Toscana Emilia-Romagna e Lombardia.

Nelle Isole, se in Sardegna i winelover quotidiani diminuiscono del 23%, la Sicilia si dimostra la più resiliente al trend, con un calo di appena il 2% in 11 anni. Complessivamente il più basso tasso di user della categoria lo segna il Trentino-Alto Adige (34% dell’intera popolazione). Tra i saltuari, sopra la media (+25%) gli aumenti in particolare in Trentino-Alto Adige, poi Molise, Veneto, Abruzzo e Campania. In generale, la regione che nel periodo ha smarrito più consumatori è la Calabria (-17%), seguita dalla Sardegna (-10%). Per contro, si registrano buone crescite in Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Umbria.

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Christian Marchesini rieletto presidente del Consorzio Vini Valpolicella


«Sostenibilità, cambiamento climatico, monitoraggio costante dell’evoluzione del mercato nazionale e internazionale, oltre che del consumatore». Queste le parole chiave del nuovo mandato di Christian Marchesini, rieletto oggi presidente del Consorzio Vini Valpolicella.
Il CdA ha espresso anche i vicepresidenti del Consorzio: Mauro Bustaggi di Corte Figaretto e Andrea Lonardi di Angelini Wines and Estates, anch’essi eletti all’unanimità.

Nel suo prim intervento dopo la riconferma, Marchesini ha inoltre fatto un accenno ai giovani che stanno accompagnando le denominazioni chiave nel futuro. «Ci attendono nuovi scenari sfidanti – sottolinea – a partire dal consolidamento della transizione green, che oggi incide per il 33% sul totale degli ettari vitati. Una prospettiva strettamente connessa alle variabili climatiche, con tutte le incognite anche produttive che questo comporterà in futuro».

Christian Marchesini, titolare dell’azienda agricola Monte Gradella a Fumane di Valpolicella, è “uomo di territorio”, con una lunga esperienza nel Consorzio in cui siede come consigliere dal 2005 al 2012, quando viene nominato presidente. Nel 2014 viene nuovamente rieletto alla presidenza. Nelle elezioni del triennio successivo, Marchesini non presenta la propria candidatura. Ritornerà presidente del Consorzio vini Valpolicella a luglio del 2020, prima della riconferma avvenuta oggi.

«Sul fronte della domanda globale dei vini della Valpolicella – conclude Christian Marchesini – sarà necessario indagare ed esplorare le nuove richieste e le dinamiche di consumo degli appassionati sui diversi mercati per mantenere posizionamento, crescita e reddittività della denominazione. Tra gli obiettivi anche la modifica dello Statuto del Consorzio per renderlo al passo con i tempi aprendo alla partecipazione attiva del Gruppo Giovani dell’ente, primo in Italia ad averlo costituito in chiave di confronto per nuove interpretazioni della Valpolicella di domani».

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Italia del Prosecco, attenta ai tuoi politici: «Sul Prošek non è detta l’ultima parola»


EDITORIALE –
Contrariamente a quanto affermato dai politici italiani e, a ruota, dall’industria del vino italiano, non è ancora detta l’ultima parola sulla querelle che vede contrapposto il Prosecco al vino dolce croato Prošek, prodotto dalla notte dei tempi in Dalmazia in quantità limitatissime. Una guerra che l’Italia sta combattendo con grande veemenza, ma al suono della vigliacca menzogna che vorrebbe ridurre il Prošek a un’imitazione del Prosecco: una presunta «minaccia al Made in Italy» che, in realtà, non esiste. Così come sono di cartapesta i tanti paladini dell’Italia scesi in campo negli ultimi anni, su questo fronte.

In particolare, a scagliarsi contro i proclami arrivati nei giorni scorsi da Strasburgo, è l’europarlamentare croato Tonino Picula. L’esponente del Socijaldemokratska partija Hrvatske invita l’Italia alla cautela, attraverso un commento inviato in esclusiva a winemag.it, da Zagabria. «È sempre deplorevole – attacca Tonino Picula – quando le interpretazioni dei testi giuridici vengono distorte da velleità politiche. Mi rattrista che i miei colleghi italiani, in particolare il signor Paolo De Castro, rifiutino continuamente di impegnarsi in discussioni concrete e significative con argomenti basati sulla realtà. Al contrario, sacrificano le nostre buone relazioni per presentarsi come combattenti per la “causa nazionale”. Trovo che questo approccio sia vuoto e non colga nel segno».

DIFESA DEL MADE IN ITALY? UN PRETESTO

Il presunto affossamento dello storico vino dolce croato Prošek, tacciato di essere un’imitazione del Prosecco, è dunque frutto dell’interpretazione (politica) di De Castro. «Attendo con ansia il nuovo regolamento – continua l’europarlamentare croato Tonino Picula – e sostengo pienamente l’emendamento che ribadisce che le omonimie (nomi con ortografia o pronuncia uguale o simile) possono essere registrate se, nella pratica, c’è una sufficiente distinzione tra le condizioni dell’uso locale e tradizionale e la presentazione delle due indicazioni omonime. Ribadisco che il Prošek e il Prosecco sono due prodotti grandi e innegabilmente diversi: diversi i vitigni, diverso il metodo di produzione, diversi la consistenza, il colore, il gusto, l’odore e il tipo di vino, diverso l’imbottigliamento, diversa la collocazione nei menu e sugli scaffali dei negozi, e infine diversi i prezzi».

«Metterei in dubbio la conoscenza di base del vino di chiunque confondesse un vino da dessert scuro e sciropposo con un aperitivo leggero e frizzante. Ancora una volta, comprendo e sostengo gli sforzi italiani per prevenire l’uso improprio del nome Prosecco, che è tra i vini europei più contraffatti. Tuttavia – conclude Tonino Picula – ciò non può giustificare questi attacchi ciechi ai piccoli produttori tradizionali croati che applicano il nome Prošek come termine tradizionale e non come Dop». Curioso sottolineare come i due politici facciano parte dello stesso schieramento, ovvero il Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo (S&D), nonostante le posizioni (e i toni) siano diametralmente contrapposti.

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Via libera al Decreto siccità, mentre i vigneti si difendono dalle gelate


Mentre il governo dà il via libera al Decreto siccità, con l’istituzione di una Cabina di regia e la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi all’emergenza idrica, i viticoltori italiani accendono fu
ochi in diverse zone, per difendere i vigneti dalle gelate. Il rischio è quello di perdere gemme preziose, dopo un inverno caldo e secco caratterizzato dal 30% in meno di piogge e una temperatura di 1,38 gradi in più, nel Nord Italia. Primo fra tutti a muoversi in questo senso, come documentato qui da winemag.it, è il Consorzio di Tutela del Prosecco superiore di Conegliano Valdobbiadene, che ha già trovato l’accordo per lo studio di fattibilità di un “piano invasi” in 15 comuni della Docg.

Siccità e gelo si “incontrano” così in un aprile, quello 2023, che porta comunque buone n0tizie, almeno sul fronte istituzionale. Il crollo delle temperature notturne sotto zero che sta colpendo il Paese alla vigilia di Pasqua, si verifica durante l’ennesima situazione di piena emergenza siccità. Con il Po mai così basso, neve dimezzata sulle montagne e livelli dei laghi ai minimi. I numeri parlano da soli. Il Po è a -3,6 metri sotto lo zero idrometrico, con le sponde ridotte a spiagge di sabbia al Ponte della Becca, in provincia di Pavia. La neve, fra Lombardia e Piemonte, è calata di oltre il 50%, tagliando le riserve idriche per l’estate. I laghi boccheggiano, con il Garda che è ai minimi storici del periodo. Ampiamente sotto la media i livelli di Lago di Como e Lago Maggiore.

TRA GELATE E SICCITÀ: VITICOLTORI ITALIANI NELLA MORSA DEL CLIMA

Una tenaglia climatica tra freddo e siccità che, come sottolinea la Coldiretti, «si abbatte su una natura in tilt, con le coltivazioni che si erano risvegliate prima del solito ingannate dalle temperature anomale, con il rischio adesso di perdere i raccolti di un anno di lavoro». In funzione i ventilatori antigelo, che mescolando gli strati più caldi dell’aria a 14 – 15 metri sopra il terreno con quella più fredda che circonda gli alberi, permettono di creare una “barriera protettiva” in grado di salvare i piccoli frutti in maturazione.

Ma dall’assalto del gelo gli agricoltori si difendono anche usando il freddo stesso, con dei vaporizzatori d’acqua che creano una patina su rami e frutticini, utile a ghiacciare senza soffocare o bruciare la pianta, proteggendola al tempo stesso dal crollo eccessivo delle temperature. Con i raccolti sempre più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici – sono stimati in oltre 6 miliardi di euro i danni all0agricoltura italiana, solo nell’ultimo anno – le associazioni di categoria accolgono con grande favore il Decreto Siccità a cui a dato il via libera il Consiglio dei Ministri, nelle scorse ore.

«È importante intervenire per fronteggiare il grave problema della siccità che sta interessando l’intero Paese – evidenzia il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – con circa 300 mila aziende agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza. La situazione più drammatica è nel bacino della Pianura Padana, dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento».

COLDIRETTI E CONFAGRICOLTURA PLAUDONO AL DECRETO SICCITÀ

L’Italia perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana. Sempre secondo Coldiretti, «è dunque necessario intervenire sulla manutenzione e realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura». Ad esprimere soddisfazione per l’approvazione del Decreto Siccità appena varato dal Governo è anche Confagricoltura. Convincono l’istituzione della Cabina di regia e l’identificazione della figura del Commissario straordinario. Particolare apprezzamento anche per la misura volta al riutilizzo delle acque reflue depurate ad uso irriguo, attraverso il rilascio di un provvedimento autorizzativo unico, «un intervento fortemente auspicato da Confagricoltura».

«Le procedure semplificate per la realizzazione di infrastrutture idriche, tra cui i progetti di desalinizzazione, e per la realizzazione di invasi aziendali – evidenzia la confederazione – sono per gli imprenditori agricoli concreti manifesti di un iniziale impegno da parte del Governo in carica di cercare di risolvere le future carenze di approvvigionamento della “risorsa blu”. Un segno di ulteriore sensibilità del Governo emerge altresì dall’istituzione degli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici e per il contrasto dei fenomeni di scarsità idrica presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale. Questi organismi saranno determinanti per la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’utilizzo della risorsa idrica nel distretto idrografico di riferimento».

FEDERVINI SUL DECRETO SICCITÀ: «BENE CABINA DI REGIA E COMMISSARIO»

Come di consueto, non usa giri di parole neppure Federvini. «Finalmente qualcosa si muove», è il commento della presidente Micaela Pallini all’iniziativa del Governo di varare il Decreto siccità. Anche per  l’organizzazione italiana di riferimento dei principali produttori e importatori di vini, liquori, acquaviti e aceti, aderente a Federalimentare e Confindustria, è positiva «la nascita della Cabina di regia incardinata presso la presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal Ministro delle Infrastrutture, nonché la nomina di un Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica».

 

«Abbiamo raccolto da tanti associati le grida di aiuto – aggiunge Pallini -perché per mesi non ha piovuto anche in regioni tradizionalmente senza problemi. E non sono stati previsti strumenti compensativi. In molte zone c’è quindi rischio serio di compromettere il raccolto. Dopo un 2022 caratterizzato da scarse precipitazioni e un inverno povero di neve, il 2023 si annuncia complicato anche per il settore vitivinicolo, che da solo vale 13 miliardi di fatturato, di cui 8 miliardi da export. Abbiamo rappresentato la gravità della situazione ai molti esponenti del Governo in occasione del Vinitaly e ricevuto rassicurazioni di un pronto intervento, di cui abbiamo avuto il primo positivo riscontro con il via libera al Decreto Siccità».

«Vengono finalmente adottate – ha proseguito Pallini – misure capaci di rendere più efficace l’azione del Governo e delle Regioni, dando la priorità alla realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione. Anche le semplificazioni per la costruzione di invasi per trattenere le acque piovane, le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione sono salutate dal nostro mondo come utili se non addirittura indispensabili. Inoltre – conclude la numero uno di Federvini – la nomina di un Commissario straordinario, dotato di poteri sostitutivi consentirà interventi qualora si verificassero ritardi nella realizzazione. I nostri vigneti non possono attendere i tempi lunghi, o a volte addirittura i tempi morti, della burocrazia».

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Canelli diventa Docg: 17 comuni puntano tutto sul Moscato bianco


Canelli
, culla del Moscato, sarà Docg. Giovedì 6 aprile si concluderà l’iter di riconoscimento del disciplinare di produzione e il suo nome sarà “Canelli Docg”. Giunge così al termine un percorso avviato nel 2001 da un gruppo di produttori locali. Il sogno nel cassetto è ora l’inizio della commercializzazione del Canelli Docg Riserva, con almeno 30 mesi di affinamento. 

Le uve dei vigneti di Moscato bianco che potranno accedere alla nuova Denominazione di origine controllata e garantita, saranno quelle provenienti da 17 comuni attorno alla sottozona Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. L’annuncio è stato dato oggi al Vinitaly dal Consorzio Asti Docg.

La media rivendicata negli ultimi anni è di circa 100 ettari, per una produzione di quasi un milione di bottiglie, ma l’area offre un potenziale molto più alto. Nel 1865, con Carlo Gancia, a Canelli è nato lo spumante metodo classico, antesignano dell’Asti spumante legato al 100% con le uve di Moscato.

IN ARRIVO ANCHE CANELLI DOCG RISERVA

Da lì ha avuto origine la filiera della spumantizzazione, che grazie alle tecnologie di elaborazione del vino si esprime oggi nelle tipologie Asti spumante e Moscato d’Asti. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi anche del Canelli Docg nella tipologia Riserva.

La coltivazione della vite, e del Moscato è la coltura predominante nell’area di Canelli fin dal 1300. Poi lo sviluppo, soprattutto nei primi anni del ‘900 con Federico Martinotti che perfezionò il procedimento di preparazione del vino destinato alla fermentazione.

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Vini al supermercato

La Gdo a Vinitaly 2023: primo trimestre a rallentatore per il vino al supermercato

Primo trimestre a rallentatore per il vino al supermercato. Lo rivela ricerca completa “Circana (ex IRI) per Vinitaly“, presentata oggi a Verona con i commenti e le proposte di Federvini, Uiv e delle insegne della distribuzione moderna Conad, Coop, Selex, Carrefour, Md, intervenute con i loro rappresentanti alla tavola rotonda ospitata a Veronafiere. Nel primo trimestre del 2023 si prolunga il trend negativo delle vendite di vini e spumanti nella Distribuzione Moderna che ha caratterizzato il 2022, ma la recente tendenza a una progressiva diminuzione dell’inflazione fa sperare in una ripresa nella seconda parte dell’anno.

Nel primo trimestre del 2023, infatti, le vendite di vino calano a volume del 6,2% e quelle delle bollicine dello 0,5% (dati Circana, primi 11 settimane del 2023, I+S+Lsp+Discount+ E-Commerce Panel Circana). Nel 2022 le vendite di vino erano scese del 5,4% e quelle delle bollicine del 5,0%.

Le tensioni inflazionistiche hanno causato, anche nel primo trimestre del 2023, un sensibile aumento dei prezzi: +7,0% il vino e +6,6% le bollicine; il che ha portato a far registrare un aumento delle vendite a valore dello 0,4% per il vino e del 6,1% per le bollicine.

I dati a valore naturalmente sono ingannevoli per via dell’inflazione, ma il canale del vino e delle bollicine nella Distribuzione Moderna rimane comunque rilevante nel mercato italiano con 800 milioni di litri venduti per un valore di circa 3 miliardi di euro nel 2022.

DISTRIBUZIONE MODERNA A RALLENTATORE: I COMMENTI

«Per quanto riguarda l’andamento del 2023 – ha detto nel corso della tavola rotonda Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – molto dipenderà dallo scenario macroeconomico che si affermerà nel corso dei mesi. Le possibilità di recupero del secondo semestre sono legate a come e quanto si ribalteranno a scaffale i nuovi aumenti di listino e come la leva promozionale sarà utilizzata; se sarà usata più dello scorso anno da tutti i soggetti in campo, possiamo immaginare e sperare in un parziale recupero nella seconda metà del 2023».

E il consumatore medio è il primo ad augurarsi una maggiore offerta a scaffale delle bottiglie scontate: nel 2022 i litri di vino e bollicine acquistati in promozione sono diminuiti di 17 milioni di litri, per un valore di 40 milioni di euro, rispetto al 2021. Il 2022 è stato complicato anche per le vendite delle bottiglie a marca del distributore (MDD), tra incremento prezzi e margini da salvaguardare, nonostante la loro convenienza: il vino è sceso dell’8,8% e le bollicine del 4,7%, a volume.

Vini e spumanti biologici, che rappresentano una quota minore di mercato nella Distribuzione Moderna, vedono un calo del vino del 5,1% e delle bollicine del 4,1%. Si vedrà se l’auspicato ritorno alla quasi normalità del mercato nel secondo semestre del 2023 e nel corso del 2024, porterà a una ripartenza del comparto o se si tratta di un rallentamento fisiologico.

La ricerca “Circana per Vinitaly” ha illustrato le vendite di vino e bollicine nella distribuzione negli USA e in Germania nel 2022, dove l’Italia è il Paese estero con la maggior quota sugli scaffali. Infine, nel corso della tavola rotonda sono state riassunte le classifiche dei vini più venduti nella Distribuzione Moderna in Italia.

I rappresentanti di Federvini, Uiv, Conad, Coop, Selex, Carrefour, Md sono intervenuti in tavola rotonda per commentare la ricerca “Circana per Vinitaly” e delineare una strategia per affrontare la situazione. Ecco una sintesi dei loro interventi.

FEDERVINI, UIV, CONAD E COOP ITALIA

Mirko Baggio, rappresentante di Federvini (Responsabile Vendite Gdo di Villa Sandi): «Le cantine devono decidere con molta attenzione in quali mercati investire e con quali clienti utilizzare la leva delle promozioni per riuscire a conciliare fatturati e marginalità. Il consumatore si è avvicinato al vino di fascia premium e la sfida nel 2023 sarà quella di riuscire ad intercettare la domanda, in crescita, di vini di fascia più alta».

Luca Devigili, Rappresentante di UIV Unione Italiana Vini (Business Development Manager di Banfi): «L’incertezza per i mesi in divenire, quando arriveranno gli aumenti di prezzo dei listini, è alta. In questo contesto, abbiamo una certezza: se ogni singolo attore perseguirà i propri obiettivi ignorando le criticità della filiera, i problemi che affronteremo saranno ben più ampi di quelli di cui parliamo ora».

Simone Pambianco, Category Manager Bevande, Conad: «La riduzione della spinta promozionale è da ascriversi principalmente al completarsi del fenomeno inflattivo. Per far sì che le leva pricing e promozionale non diventino la discriminante del successo, in uno scenario in mutamento degli stili di consumo, dovremmo attenderci un ridimensionamento dei costi del fattore vetro».

Francesco Scarcelli, Responsabile Reparto Beverage, Coop Italia: «Il vero aumento dei prezzi a scaffale è atteso nel 2023 e speriamo sia compensato da una ripresa della promozione che va guidata: se è sana indirizza al consumo consapevole e invita a provare nuovi prodotti, se invece è eccessiva crea fidelizzazione all’evento stesso dell’offerta e non al prodotto».

SELEX, CARREFOUR ITALIA E MD

Flavio Bellotti, Responsabile Category Vino, Gruppo Selex: «Il prezzo della bottiglia sullo scaffale è cresciuto, la promozionalità si è ridotta di circa 1 punto. Dobbiamo evitare rialzi spropositati, rispettando i problemi dei consumatori, agendo maggiormente sulla leva delle promozioni e cercando di rassicurare il consumatore».

Lorenzo Cafissi, Responsabile Beverage Alcolico, Carrefour: «L’industria, assieme ai retailer, deve rispondere con strategie chiare e precise che partano dalla comunicazione del valore, passino attraverso una promozione strutturata ed in linea con i posizionamenti dei vari brand, ed arrivino a parlare, in modo più ‘pop’, al pubblico allargato che si sta dimostrando sempre più aperto ad accogliere nuovi trend di consumo».

Marco Usai, Wine Specialist, MD: «Nonostante l’anno ricco di complessità, il Discount continua a registrare ottime performance nel reparto vini. MD ha registrato ottimi risultati nel segmento degli spumanti secchi, e dei vini IGT e rosè, dimostrando ancora una volta la capacità del discount di soddisfare le esigenze dei consumatori. La novità dell’anno è stata il lancio di una nuova private label di vini autoctoni, Enotrium».

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Approfondimenti

Masi Agricola, cresce la quota di Enpaia

Enpaia, l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura, ha portato al 6% la sua partecipazione in Masi Agricola, società della famiglia Boscaini quotata all’Euronext Growth di Milano. La cantina, che produce vini della Valpolicella, tra cui l’Amarone, aveva già ceduto il 4% ad Enpaia, a febbraio 2022. Ora la quota si alza di due punti.

«Masi Agricola fa parte delle nostre partecipazioni dirette mission related e strategiche – dichiarano all’unisono Giorgio Piazza e Roberto Diacetti, presidente e direttore generale della Fondazione Enpaia – che rivestono un ruolo di rilievo nel nostro portafoglio finanziario, perché forniscono con costanza flussi di dividendi. E, inoltre, apprezzano il loro valore nel tempo».

Da quando sono state costituite queste posizioni, rende noto l’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura, «gli investimenti contribuiscono alla redditività generale del portafoglio, con flussi cedolari medi vicini al 5%». Rispetto ad altri investimenti azionari in Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) che fanno comunque parte dell’asset allocation, «hanno sempre e di gran lunga performato meglio rispetto a questi ultimi».

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Barbaresco, Gaja espianta un terzo della vecchia vigna Sorì San Lorenzo (foto-video)


Angelo Gaja
ha espiantato circa 1,14 dei 4,34 ettari di vecchie piante di Nebbiolo del suo vigneto Sorì San Lorenzo. Si tratta della parcella dalla quale nasce l’omonimo Barbaresco, tra i vini simbolo della cantina, nonché icona della regione vinicola piemontese. Un vino ricercato da collezionisti di tutto il mondo, entrato nel mito per il suo legame viscerale con il noto produttore. Forse anche per questo, Gaja è restio a commentare la decisione.

«La mia cantina non ha un sito web, figurarsi se voglio comunicare i dettagli sui lavori in corso al vigneto», sono le pochissime parole che l’imprenditore classe 1940 concede al telefono prima di riagganciare, salutando con la fretta di chi non vuole rilasciare alcuna dichiarazione. Un invito (indiretto) ad approfondire ancora più da vicino la notizia. Sul posto, di fatto, il (nuovo) colpo d’occhio del vigneto parla da sé.

Gli 1,14 ettari estirpati di Sorì San Lorenzo, nel cru Secondine, si presentano come la tavola spoglia di un ristorante stellato. Una macchia di colore marrone chiaro, con venature biancastre, tra le verdi file delle piante risparmiate dall’estirpo, e il bosco che scivola a valle. Il suolo si trova da giorni sotto l’assedio di pesanti cingolati. Sono almeno due gli operai intenti a livellare il vigneto, molto ripido, in attesa del probabile reimpianto.

Un cumulo di vecchie viti strappate dalla terra fa mostra di sé prima della fine della strada, a pochi passi dal cartello che indica il Cru Secondine. Una seconda catasta si trova sotto un albero, ai piedi del vigneto. È l’immagine perfetta di un pezzo di storia che se ne va. Un po’ per vecchiaia. Un po’, forse, per via una scelta imprenditoriale che sta facendo certamente discutere in tutta la zona. Senza spiegazioni ufficiali, è solo possibile ipotizzare quali siano le ragioni che hanno portato Angelo Gaja a sradicare un terzo del suo iconico vigneto di Nebbiolo.

GAJA E L’ICONICO BARBARESCO SORÌ SAN LORENZO

Siamo sul versante occidentale della denominazione, a pochi passi dalle sponde del fiume Tanaro, che divide Langhe e Roero. Una zona mitigata dalla presenza del corso d’acqua, in cui le piante di Nebbiolo, con età media di 75 anni, maturavano prima rispetto a molte altre zone di Barbaresco. Qualche vicino racconta come Gaja fosse tra i primi a raccogliere le sue uve in zona, raggiungendo ottimali gradi di maturazione senza il rischio di compromettere la qualità, a causa delle piogge. Quello che anni fa poteva essere un vantaggio, potrebbe poi essere diventato un ostacolo a fronte dei cambiamenti climatici.

Ecco perché è possibile ipotizzare che l’estirpo degli 1,14 ettari di Sorì San Lorenzo possano essere dettati, oltre che dall’anzianità delle piante, anche dalla scelta di impiantare un diverso clone di Nebbiolo, a maturazione tardiva: del resto sono 95 quelli ammessi all’interno della Denominazione. Da escludere, in merito al prossimo colpo d’occhio del vigneto, l’ipotesi del cosiddetto “ritocchino”, non più praticabile nelle Langhe divenute patrimonio Unesco.

Questa tecnica, infatti, prevede sì la disposizione dei filari nel verso della massima pendenza (nel caso specifico si raggiunge almeno il 30%) ma causa tuttavia problemi di erosione. Gli stessi che sono già ben visibili nella parte alta della porzione di vigneto espiantata, di proprietà di proprietà di altri vignaioli, dove è presente una scarpata piuttosto ripida.

GLI ALTRI PRODUTTORI DEL CRU SECONDINE

Di fatto, Angelo Gaja non è il solo a possedere vigneti all’interno del cru Secondine. Oltre a lui, capace di dare notorietà alla zona proprio grazie al suo vino Sorì San Lorenzo, ci sono La Spinona, i Produttori di Barbaresco e, da qualche anno, Stefano Sarotto, che alleva il vigneto di proprietà della moglie, Nora Negri (il primo Barbaresco, secondo indiscrezioni, porterà l’annata 2020 in etichetta).

Piccolissime porzioni sono poi di proprietà di altri privati. Non c’è solo Nebbiolo nel Cru Secondine, situato tra i 170 e i 245 metri sul livello del mare. Del 76% attualmente piantato a vigna, solo il 70% è da iscrivere al vitigno principe delle Langhe del Barolo e del Barbaresco. Il 15% è Barbera, l’8 a Langhe rosso 8% (Freisa, per esempio).

La parte restante è a Langhe Bianco, dunque a varietà di uve a bacca bianca (per esempio Chardonnay). I ben informati sanno che è lo stesso Gaja ad aver prodotto nella storia, in alcune annate, il suo Sorì San Lorenzo come Langhe Nebbiolo, al posto di Barbaresco. Il tutto giustificato con l’aggiunta di un 5% di Barbera al Nebbiolo. Una scelta che, almeno potenzialmente, avrebbe consentito un cospicuo surplus di produzione, calcolabile in media attorno al 25% in più.

Il tutto senza cambiare il prezzo, essendo Sorì San Lorenzo un vino icona, entrato nella storia dei grandi vini rossi italiani capaci di conquistare il mondo. E se è vero che “Sorì”, in piemontese, indica la porzione di vigneto più calda, perché ben esposta al sole, il futuro non potrà che essere luminoso. Anche in seguito all’estirpo.

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degustati da noi vini#02

Igt Daunia 2017 Vino spumante Metodo classico, Cantina La Marchesa

L’Igt Daunia 2017 Metodo classicoL’Istante della Marchesa” è uno degli spumanti presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Aglianico in purezza. Dopo oltre 42 mesi di maturazione sui lieviti e numerose prove da parte di questa piccola realtà della provincia di Foggia, già “Cantina dell’anno – Sud Italia” 2022 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani targata winemag,it, ecco il primo metodo classico de La Marchesa. Un Pas Dosé.

Si conferma la meticolosità dell’approccio della cantina, dalla vigna alla bottiglia. L’Aglianico è riconoscibile sia al naso sia al sorso. Olfatto e palato si distendono su un letto di agrumi e frutti rossi e su venature saline che stuzzicano l’appetito, chiamando abbinamenti importanti. L’ennesima chicca de La Marchesa.

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