Un incontro strategico per il futuro del mosaico della viticoltura italiana. Nella giornata di ieri, una delegazione della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), rappresentata dalla presidente Rita Babini e dal membro dell’ufficio di presidenzaLudovico Botti, ha tenuto un incontro con il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il meeting, avvenuto a Roma, è stato l’occasione per ribadire il ruolo fondamentale dei vignaioli indipendenti all’interno del panorama vitivinicolo nazionale. Realtà produttive di medie e piccole dimensioni, le aziende aderenti a Fivi rappresentano un modello di produzione artigianale e territoriale, occupandosi in maniera diretta di tutte le fasi del processo. Dalla cura della vigna alla vinificazione, fino alla commercializzazione dei propri vini.
LE PRIORITÀ DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI
Durante l’incontro, la Presidente Babini ha messo in evidenza alcune criticità che oggi gravano sulle aziende indipendenti, sottolineando come sia indispensabile un intervento mirato per garantire la sostenibilità economica e burocratica di queste realtà. Tra i temi affrontati, la necessità di una semplificazione degli adempimenti amministrativi, un nodo che spesso ostacola il lavoro quotidiano dei vignaioli, sottraendo tempo e risorse alla produzione. Un altro punto fondamentale della discussione ha riguardato l’accesso alle misure dell’Ocm Vino (Organizzazione Comune del Mercato del Vino), che per le piccole aziende rappresenta un’opportunità spesso difficile da cogliere a causa della complessità delle procedure di richiesta e gestione dei fondi.
FIVI, DIALOGO APERTO CON IL MINISTRO
Non meno importante il tema della rappresentatività nella filiera vitivinicola. I vignaioli indipendenti chiedono maggiore spazio nei tavoli decisionali, affinché la loro voce possa avere un peso maggiore nelle scelte strategiche per il comparto vitivinicolo italiano. «La disponibilità del Ministro Lollobrigida ad ascoltarci – ha dichiarato la Presidente Babini al termine dell’incontro – è un segnale positivo per il nostro settore. Il comparto vitivinicolo sta attraversando una fase di profonda trasformazione e per affrontare le sfide del futuro è necessario che tutti gli attori della filiera collaborino attivamente, nessuno escluso».
IL MASAF E LE INDICAZIONI GEOGRAFICHE
Sempre ieri a Roma la II Conferenza FAO sulle prospettive globali delle Indicazioni Geografiche (IG). Un appuntamento internazionale che ha riunito oltre 350 partecipanti da 52 Paesi. Al centro del dibattito, il tema “Innovazione per la sostenibilità”, l’obiettivo è rafforzare la cooperazione tra ricerca, istituzioni e imprese per valorizzare le IG – comprese quelle del vino – come «strumento di sviluppo sostenibile e tutela delle tradizioni agroalimentari».
L’evento, co-organizzato dalla Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO) e dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha offerto una piattaforma di confronto tra accademici, operatori della filiera e rappresentanti istituzionali, in linea con le priorità discusse durante il vertice dei Ministri dell’Agricoltura del G7 nel settembre 2024.
L’Italia è leader mondiale grazie ad oltre 890 filiere a Indicazione Geografica, con un sistema che genera oltre 20 miliardi di euro di valore e rappresenta il 21% del totale europeo. Un modello di successo riconosciuto a livello globale che garantisce qualità, sicurezza alimentare e crescita economica. L’impegno del Ministero continua con azioni concrete: finanziamenti dedicati alla promozione, contrasto al falso Made in Italy e accordi internazionali per proteggere le eccellenze agroalimentari.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’U.S. Wine Trade Alliance (USWTA) ha lanciato in queste ore un appello urgente all’industria dell’ospitalità e dei distributori di vino negli Stati Uniti. L’associazione, che rappresenta e tutela gli interessi delle aziende americane coinvolte nella distribuzione e vendita di vini importati, sta mobilitando il settore con una raccolta firme da allegare a una lettera all’amministrazione Trump. Nel testo, l’organizzazione denuncia il grave impatto che avrebbero nuovi possibili dazi sul vino, sulle stesse imprese americane. Secondo USWTA, i dazi minacciano la stabilità economica di oltre 300 mila imprese tra ristoranti, hotel, bar e negozi di vino negli Stati Uniti. La raccolta firme si pone come obiettivo di coinvolgere almeno 5 mila aziende del settore, rafforzando la propria posizione nelle trattative con Washington.
Insomma, dopo le tante voci che si sono rincorse in campagna elettorale, la storia potrebbe ripetersi. Proprio per questa ragione, l’USWTA vuole scoraggiare il governo Trump a riproporre tariffs del 25% su vini francesi, tedeschi e spagnoli, come fatto tra il 2019 e il 2020. All’epoca, il surplus di costi gravato sulle imprese americane fu di oltre 230 milioni di euro. Secondo le stime di Unione italiana vini, il danno per le cantine italiane si aggirerebbe attorno ai 330 milioni di euro. Il vino Made in Italy subirebbe un taglio del 17% del proprio giro d’affari negli Usa.
POSSIBILI DAZI VINO, USWTA: RACCOLTA FIRME E LETTERA AL GOVERNO TRUMP
L’U.S. Wine Trade Alliance, attraverso l’appello lanciato in queste ore dal presidente Ben Aneff, sottolinea l’importanza della partecipazione attiva di distributori e importatori, che grazie alla loro rete di contatti possono amplificare il messaggio e contribuire a raccogliere più firme. «Caro Segretario Lutnick, caro Segretario Bessent e Ambasciatore Greer – si legge nella lettera che sarà indirizzata al governo Trump – all’inizio del vostro mandato, speriamo che consideriate la nostra difficile situazione. Siamo proprietari di ristoranti, bar, hotel e negozi in tutto il Paese. In ogni Stato e in ogni città, condividiamo l’orgoglio per ciò che abbiamo costruito e per il nostro ruolo nelle economie locali. Siamo luoghi di incontro nei momenti di festa e di difficoltà. Diamo vita alle strade principali e impieghiamo milioni di americani».
«Gli ultimi anni – si legge ancora – sono stati devastanti per il nostro settore tra chiusure, inflazione, carenza di manodopera e dazi. Ciò che abbiamo costruito e le persone che impieghiamo continuano ad affrontare sfide. Vi chiediamo di aiutarci a proteggere i nostri investimenti nella forza lavoro nazionale, garantendo la possibilità di acquistare e vendere vino importato a prezzi accessibili. Tra il 2019 e il 2021, i dazi del 25% sulla maggior parte dei vini europei ci hanno colpito duramente. I dazi sui vini europei danneggiano in modo sproporzionato le aziende americane. Il vino nei nostri locali viene acquistato da distributori americani, che lo hanno acquistato da importatori americani.
I DAZI SUL VINO EUROPEO RIDUCONO I MARGINI DELLE IMPRESE AMERICANE
«Per ogni dollaro guadagnato dai produttori europei – recita ancora la lettera che U.S. Wine Trade Alliance indirizzerà all’amministrazione Trump – le imprese americane ne generano 4,50. Nei ristoranti a servizio completo, le bevande rappresentano circa un terzo del fatturato: il vino incide fino al 60% dei margini lordi. I nostri clienti cercano vini che si abbinino ai nostri menu e, quando il prezzo è troppo alto, spesso rinunciano all’acquisto, riducendo i nostri margini di profitto. Tra il 2019 e il 2021 abbiamo perso vendite, investimenti e sospeso i piani di espansione. Non avevamo nulla a che fare con la disputa commerciale che ha portato ai dazi, ma ne abbiamo subito le conseguenze, con tariffe che hanno colpito oltre 3 miliardi di dollari di vino. I dazi sul vino sono stati un fallimento. I produttori europei hanno trovato nuovi mercati e l’UE continua a sovvenzionare il suo settore aeronautico».
MIGLIAIA DI POSTI DI LAVORO A RISCHIO CON I DAZI SUL VINO DI TRUMP
La lettera si chiude con un filo di speranza. «Sappiamo che intendete affrontare importanti questioni di politica commerciale con l’Unione Europea e altri Paesi – si legge a chiusura della missiva della U.S. Wine Trade Alliance – ma il vino non dovrebbe essere incluso in alcuna futura lista di dazi. Le tariffe di base sul vino sono inferiori a un quarto di dollaro a bottiglia sia negli Stati Uniti che nell’UE. I nostri mezzi di sostentamento, i posti di lavoro dei vostri concittadini e la salute dell’intero settore dell’ospitalità dipendono dal mantenimento di queste condizioni». L’industria vinicola americana lancia dunque un segnale chiaro: i dazi sul vino importato non solo danneggiano i produttori europei, ma mettono a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro negli Stati Uniti. Con questa mobilitazione, USWTA spera di convincere l’amministrazione a rivedere le proprie politiche commerciali e a preservare un mercato essenziale per la ristorazione e la distribuzione americana.https://winetradealliance.org/action-letter/
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – Ha fatto scalpore l’ultima “inchiesta giornalistica” di Report, andata in onda il 22 dicembre. La trasmissione di Rai Tre è tornata a parlare di vino, a distanza di quasi un anno dalla puntata del 19 dicembre 2023, a cui fece seguito il “sequel” del febbraio 2024. Buona la terza? Neppure per idea. Report ha riproposto l’ennesimo pessimo servizio pubblico, mescolando sapientemente qualunquismo e noia mortale. Nel servizio “Vino su misura“, il duo Bellano-Ranucci getta il solito sasso nello stagno. Arrivando sì a circostanziare – come mai fatto prima – le presunte accuse. Ma compiendo il consueto errore – innanzitutto giornalistico! – di generalizzare e rendere il “mezzo gaudio”, mal comune. E se fosse proprio questo il punto? Se fosse questo lo scopo di una tv nazionale che dimostra di essere sempre più allo sbaraglio e in balia delle correnti? Quello che non abbiamo ancora capito di Report, ma che risulta piuttosto evidente a bocce ferme, è che l’interesse reale non è fare informazione o inchiesta, ma portare l’acqua al mulino di una retorica che Report non ha certo inventato, in cui il programma di Rai Tre si è “ficcato” a pieni polmoni. Sin dal dicembre 2023.
REPORT E LA RETORICA DEGLI ULTRA VINNATURISTI
Fateci caso. Tutto inizia con l’attacco alle Docg. Si prosegue con la ghigliottina di imbottigliatori ed enologi, definiti “piccoli chimici”. E il sipario, per ora, si chiude su Bolgheri, Sassicaia, Chianti Classico e Ornellaia. Report non ha alcuna intenzione di informare i telespettatori o di renderli più consapevoli nelle scelte. Lo scopo di Bellano e Ranucci è bruciare in piazza le Cattedrali del vino cosiddetto convenzionale. Un po’ come fece Martin Lutero nel dicembre 1520, con la bolla papale che ne annunciava la scomunica.
La retorica a cui si è accodato Report è quella degli ultra vinnaturisti. Di quelli che, da anni, provano a fare proseliti dichiarando la superiorità dei lieviti indigeni sui lieviti selezionati; delle fermentazioni spontanee su quelle controllate; dei corni di vacche vergini sul biologico certificato. Facile immaginare Bellano e Ranucci brindare più alle polemiche generate dal servizio all’interno del settore che ai risultati dell’audience. Col calice colmo d’un vino pieno di difetti spacciati per terroir, nel nome della Madonna del Brett. Maledicendo Cotarella e compagnia bella.
MA L’ULTIMA PUNTATA DI REPORT NON È TUTTA DA BUTTARE
Detto ciò, banalizzare la terza “sparata” del programma, mettendo sotto al tappetto i documenti forniti dalla fonte anonima, equivarrebbe a trattare il caso con la medesima superficialità degli autori del programma. Nella puntata del 22 dicembre, Report attacca una zona e una denominazione (Bolgheri) che nel 2019 ha messo nero su bianco la propria decisione di crescere, nel nome del mercato. I produttori, riuniti in Consorzio, l’hanno definita poeticamente «terza era»: quella in cui diversi ettari storicamente rivendicati Toscana Igt sono stati “tramutati” in Doc, senza ricorso alle consuete graduatorie. Il motivo? Consentire di aumentare la produzione di Bolgheri – ovvero il numero di bottiglie – per sostenere il positivo trend biennale dell’aumento dei prezzi in Horeca (+10% dal 2017 al 2019) e la crescita nella grande distribuzione organizzata (il mondo dei supermercati) pari al 19% in cinque anni (2015-2019).
Il tutto, a 25 anni esatti dal riconoscimento ufficiale della denominazione di origine controllata. Rai Tre scoperchia poi l’annoso tema della “vendita della carta”, che si trasforma in vino Doc e Docg, trasportato in cisterna lungo la rete autostradale italiana, generalmente da sud a nord. Problematiche che tutti, nel settore, conoscono. E alle quali, forse, sarebbe l’ora di trovare una soluzione drastica, definitiva. Semplificando normative e rendendo più agile, per i consumatori, il concetto stesso di vino, oggi assassinato quotidianamente da troppe ed inutili denominazioni di origine, indicazioni geografiche (vere o «presunte») e cantori al soldo delle cantine e dei distributori.
Una rivoluzione necessaria ad evitare che il manipolo di incendiari che considera Report una manna diventi un esercito, capace di allontanare anche gli ultimi bevitori da un settore che avrà pure tanti scheletri nell’armadio, ma che è anche – e soprattutto – qualità da raccontare e promuovere. In sintesi? Lasciamo pure che i preti vadano a processo. Ma salviamo la Cattedrali dal rogo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
E se l’export dei vini francesi fosse più dipendente dallo Champagne di quello dei vini italiani, rispetto al Prosecco? È quanto emerge da un’analisi compiuta dal responsabile Nomisma Wine Monitor,Denis Pantini, nel rispondere a una richiesta di Winemag. «Il Prosecco spumante, escluso cioè quello “frizzante”, per il quale non si riesce ad avere un dato analogo di export – spiega – è passato dal 16% al 23% del valore totale dell’export di vino imbottigliato italiano (dal 2018 al 2023). Anche nei primi 9 mesi del 2024 l’incidenza è la stessa. In “soldoni” si tratta di 1,7 miliardi di euro (2023) e 1,3 miliardi per i nove mesi del 2024».
19 BOTTIGLIE DI VINO ITALIANO OGNI 100 SONO DI PROSECCO
A volume si può dire che 19 bottiglie ogni 100 di vino esportate dall’Italia nel 2024 sono di Prosecco. Interessante però il confronto con gli altri Paesi, come la Francia. «Se prendiamo lo Champagne – continua Denis Pantini – il peso è passato dal 32% al 36%, sempre sul valore dell’export francese di vino imbottigliato. Nel 2024, come risaputo, non sta andando bene e infatti l’incidenza è scesa al 33%. Tuttavia, salta agli occhi il fatto che la Francia, senza Champagne, esprime un valore dell’export totale che diventa lo stesso dell’Italia». Tradotto: «È innegabile il contributo del Prosecco all’export italiano, anche perché spesso ci fa da “ariete” per tutti i vini italiani nell’ingresso in nuovi mercati – conclude il responsabile di Nomisma Wine Monitor – ma è la Francia ad essere maggiormente “sparkling dipendente”, per il proprio export vinicolo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il 2024 si conferma un anno di sfide e opportunità per il vino italiano. Nonostante un 2023 segnato da un leggero calo nell’export in valore e da una contrazione del mercato nazionale sotto la pressione dell’inflazione, le previsioni per l’anno in corso evidenziano un quadro a tinte miste. Secondo Nomisma Wine Monitor, l’export italiano dovrebbe chiudere il 2024 con una crescita superiore al 4%. Superando, seppur di poco, la soglia degli 8 miliardi di euro. Sul mercato interno, invece, il trend rimane negativo, con una riduzione delle vendite in quantità che ha toccato il -1,5% nei primi nove mesi dell’anno.
EXPORT VINO ITALIANO: PROSECCO PROTAGONISTA
Il principale motore dell’export italiano resta, come negli anni precedenti, il comparto degli spumanti. Il Prosecco, in particolare, rappresenta ormai 2 bottiglie su 10 di vino italiano esportato. Trend positivi si registrano nei mercati nordamericani per i vini fermi imbottigliati, mentre gli spumanti continuano a guadagnare terreno in mercati tradizionali come Australia, Francia, Stati Uniti, Canada e Regno Unito.
Un’analisi dei principali 12 mercati mondiali mostra, però, segnali di contrazione globale: nel terzo trimestre 2024, gli acquisti di vino dall’estero sono calati del -2,6% in valore. Solo Cina e Brasile emergono con incrementi significativi sia in termini di valore che di volume. Il caso cinese (+27%) è attribuibile al ritorno dei vini australiani sul mercato, reso possibile dall’eliminazione dei super dazi introdotti da Pechino nel 2021.
INCOGNITE GEOPOLITICHE E RISCHIO DAZI
Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, sottolinea come il panorama internazionale presenti numerose incognite per l’export di vino italiano. Tra queste, spiccano i possibili dazi aggiuntivi paventati dal neo-eletto presidente Trump, le accise già in vigore in Russia e quelle previste nel Regno Unito dal 1° febbraio 2025. «Il rischio di dazi negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni anche su altri mercati chiave come la Germania, il cui equilibrio economico è già sotto pressione», avverte Pantini. La Germania, con un deficit commerciale di circa 80 miliardi di euro nei confronti degli Usa, potrebbe subire un’ulteriore frenata, con effetti a catena per l’export italiano.
VINO ITALIANO, LA DIVERSIFICAZIONE COME STRATEGIA
Un segnale positivo per il vino italiano nel 2024 arriva dalla diversificazione dei mercati. Mentre paesi consolidati come Germania, Svizzera e Norvegia registrano cali, emergono crescite a doppia cifra in destinazioni finora marginali come Austria, Irlanda, Brasile, Romania, Croazia e Thailandia. Questi mercati, pur rappresentando meno dell’1% dell’export complessivo, offrono nuove opportunità per i produttori italiani in un contesto sempre più complesso.
MERCATO INTERNO: VINO IN SOFFERENZA IN GDO
Sul fronte nazionale, il vino italiano continua a soffrire nel canale moderno (Gdo). Nonostante una leggera ripresa nel terzo trimestre, i primi nove mesi del 2024 si chiudono con un calo complessivo delle vendite in volume. Tutti i formati distributivi registrano contrazioni, con i vini fermi e frizzanti particolarmente penalizzati, soprattutto nell’e-commerce. Gli spumanti, al contrario, mantengono un trend positivo in tutti i canali di vendita. Tuttavia, il carovita spinge i consumatori verso prodotti più economici, favorendo gli spumanti generici a discapito delle etichette Dop, solitamente più costose.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Miglior vino bianco italiano è il Verdicchio Moss Blanc di Cantina Santa Barbara. A stabilirlo sono le degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025 – Top 100 Migliori vini italiani. Per la precisione, Moss Blanc è un Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2021. Il punteggio assegnato al Miglior vino bianco italiano, prodotto da Stefano Antonucci, è di 97/100. Cantina Santa Barbara è anche Miglior cantina Centro Italia per la Guida Winemag 2025. Di seguito il profilo del vino.
VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE 2021 “MOSS BLANC”, CANTINA SANTA BARBARA
Fiore: 8.5
Frutto: 9.5
Spezie, erbe: 8.5
Freschezza: 8.5
Tannino: 0
Sapidità: 8
Percezione alcolica: 5.5
Armonia complessiva: 9.5
Facilità di beva: 8.5
A tavola: 9.5
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
Punteggio Winemag: 97/100 (Miglior vino bianco italiano per la Guida Winemag 2025)
MIGLIOR VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI: MOSS BLANC, CANTINA SANTA BARBARA
Verdicchio Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Moss Blanc 2021 è il Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi. Lo ha stabilito la Guida Winemag 2025, grazie alle degustazioni alla cieca della Top 100 Migliori vini italiani. Moss Blanc si aggiudica così il titolo di Migliore vino bianco italiano. Molto interessante la storia di questa etichetta prodotta da Cantina Santa Barbara e fortemente voluta dal patron Stefano Antonucci. Un antico clone di Verdicchio da uno dei più vecchi appezzamenti dell’azienda agricola. E, per la prima volta, la fermentazione in 10 barriques completamente nuove. Nasce così Moss Blanc, vino unico per ricchezza e complessità. Il Miglior vino bianco italiano e Miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi conta per la prima annata 2019 appena 3 mila bottiglie.
“Una nicchia di produzione – sottolinea Cantina Santa Barbara – dove si sono profuse tutte le nostre energie e attenzioni. Uve Verdicchio. Tipologia Terreno Di medio impasto, esposto a Est e Sud-Est su un’altitudine di 250m slm. Vinificazione, fermentazione e affinamento in barrique nuove per 18 mesi. Esame Visivo Giallo intenso, consistente e cristallino, con riflessi carichi di oro. Esame Olfattivo Profumo elegante, complesso al naso, floreale. Note dolci si mescolano a note mandorlate, burrose, incontrando note minerali leggermente agrumate e fondendosi in uno straordinario bouquet di insolita ricchezza e intensità. Esame Gustativo: opulento e concentrato al palato, molto sapido, con una bella dolcezza e ottima lunghezza e persistenza. Il finale di Moss Blanc, miglior vino italiano e miglior Verdicchio dei Castelli di Jesi, evidenzia note di mandorla tostata.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Le vendite di alcuni dei vini più iconici d’Italia stanno registrando un preoccupante calo negli Stati Uniti. Chianti, Pinot Grigio e Barolo, denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano all’estero, stanno vivendo una flessione significativa in uno dei mercati più importanti per il settore vinicolo mondiale. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato americano risulta in un periodo di contrazione, con i consumi di vino scesi dell’8% in volume nei primi otto mesi del 2024. Le cause principali sono attribuibili alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori americani, unita a un calo della domanda nel canale on-premise (ristoranti e locali). In questo contesto, già anticipato in parte dai dati Nomisma Wine Monitor del primo semestre, le vendite di alcuni dei vini fermi italiani più rinomati stanno subendo pesanti contraccolpi.
CHIANTI, BAROLO E PINOT GRIGIO IN DIFFICOLTÀ
Il Chianti Docg è tra le denominazioni che stanno risentendo maggiormente della crisi dei consumi. In particolare, la denominazione simbolo della Toscana ha registrato un calo del 16% (stabile, invece, il Chianti Classico). Dati particolarmente preoccupanti se consideriamo il ruolo fondamentale del Chianti nel panorama delle esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti. Non meno significativa è la battuta d’arresto del Barolo, uno dei vini più pregiati e celebrati del mondo. Il vino delle Langhe ha visto una contrazione del 6% nelle vendite. Un segnale che conferma le difficoltà anche per le denominazioni di fascia alta. I consumatori americani, che tradizionalmente apprezzano il Barolo per la sua eleganza e longevità, sembrano risentire delle difficoltà economiche, orientando i loro acquisti verso vini di fasce prezzo più accessibili.
PINOT GRIGIO IN CALO NEGLI USA: LA VERA SOPRESA DEL 2024
Una delle sorprese più inattese di quest’anno è il calo delle vendite del Pinot Grigio delle Venezie, che ha perso circa il 9% nei primi otto mesi del 2024. Nonostante la sua popolarità storica come vino bianco di facile beva e apprezzato per la sua freschezza, la denominazione paga l’impatto della riduzione dei consumi negli Usa, anche nel segmento di appartenenza. Un segnale preoccupante per un’altra denominazione che ha sempre giocato un ruolo da protagonista nelle esportazioni italiane, soprattutto tra i consumatori americani meno esperti. Quelli, cioè, che tendono a scegliere vini leggeri e immediati.
IL BOOM DEGLI SPUMANTI SALVA IL BILANCIO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA
A fronte della crisi dei vini fermi, la situazione appare più positiva per gli spumanti italiani. Nonostante un leggero calo nel mese di agosto, la crescita del comparto spumanti è stata di +1,5% da gennaio ad agosto 2024. In particolare, il Prosecco continua a essere la locomotiva dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenendo il comparto con un aumento delle vendite del +6% per la denominazione Prosecco Treviso e addirittura del +15% per l’Asolo Prosecco.
Questi numeri dimostrano come il Prosecco e gli altri spumanti italiani siano diventati sempre più popolari grazie alla loro versatilità, anche nel segmento dei cocktail a base di vino, che continua a guadagnare terreno sul mercato americano. In contrasto, altre bollicine, come lo Champagne, hanno subito un calo più marcato del -13%, lasciando spazio al Prosecco italiano – sostengono alcuni osservatori – per rafforzare la propria posizione.
IL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA
Il calo delle vendite di Chianti, Pinot Grigio e Barolo evidenzia un momento di incertezza per i vini italiani negli Stati Uniti. Se da un lato il segmento degli spumanti sembra resistere meglio alla crisi, dall’altro i vini fermi italiani, che da sempre rappresentano una fetta significativa delle esportazioni, stanno incontrando ostacoli sempre più grandi. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), l’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti è strettamente legato alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.
Decisive anche le incertezze economiche che si fanno sentire sul mercato. «La speranza è che con le imminenti elezioni presidenziali e un possibile taglio dei tassi, si possano registrare segnali di ripresa», commenta Castelletti. Le preoccupazioni riguardano anche il canale on-premise, dove il vino italiano ha registrato un calo del -15% nelle vendite durante il mese di agosto. Un dato che evidenzia la difficoltà nel ripristinare il consumo di vino nei ristoranti e locali dopo la pandemia.
INNOVAZIONE E QUALITÀ PER SUPERARE LA CRISI
Nonostante il contesto difficile, l’Italia mantiene la sua posizione di leader sul mercato del vino negli Usa grazie alla sua diversità e alla continua ricerca della qualità. Tuttavia, per superare la crisi, i produttori italiani dovranno essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, puntando su nuove strategie di marketing, investimenti nell’e-commerce e un’ulteriore valorizzazione delle denominazioni. Il successo degli spumanti dimostra che c’è ancora spazio per crescere, anche in un mercato complesso come quello statunitense. Tuttavia, sarà fondamentale sostenere la competitività dei vini fermi, soprattutto nelle denominazioni storiche e portabandiera come Chianti, Barolo e Pinot Grigio, che rappresentano il cuore dell’offerta enologica italiana.
Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Usa nei primi 8 mesi del 2024. L’analisi di Unione italiana vini
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Con quasi 3,9 miliardi di euro e 10,6 milioni di ettolitri esportati il vino italiano chiude il primo semestre 2024 con un consuntivo in positivo sia sul fronte dei volumi (+2,4% la performance a/a) che dei valori (+3,2%). Un risultato, quello fotografato dai dati Istat elaborati dall’Osservatorio Uiv-Ismea a pochi giorni dalla presentazione – assieme ad Assoenologi – delle stime vendemmiali il prossimo 24 settembre a Ortigia (SR) nei giorni che precedono il G7 Agricoltura, che registra però un rallentamento dei mercati internazionali rispetto al primo quadrimestre.
Il primo semestre 2024 si chiude, infatti, con risultati meno brillanti di quanto ci si aspettasse. Vero che il confronto con lo stesso periodo del 2023 è positivo, ma è altrettanto vero che la primavera ha sicuramente smorzato gli entusiasmi perché con i dati del quadrimestre si avevano ancora crescite del 6-7%. Gli spumanti sono tornati a fare da traino all’export nazionale con +11% in volume (Prosecco in testa a +13%) e +7% negli incassi. Al netto dell’incremento delle bollicine, il trend delle quantità esportate sarebbe piatto (+0,1%). Sfusi e bag in box hanno visto scendere le consegne all’estero del 6% e 5%. Reggono i vini in bottiglia grazie soprattutto alle Igt. I Dop fermi chiudono stazionari (+0,2% volume e +0,7% valore), mentre i vini comuni riscontrano un -2,9% volume e +3,9% nel valore.
Tra i Paesi clienti, rispetto ad aprile peggiorano le performance a volume in tutta la top 10, con Usa (+2%) e del Regno Unito (+2,3%) che mantengono comunque lievi segni positivi, mentre la Germania scende a -1,2%. Segni rossi più consistenti per Svizzera (-3,8%), Canada (-1,4%) e Francia (-10,8%). Sul fronte del valore, tra le regioni allunga il Veneto a +5,7% (a 1,4 miliardi di euro), mentre la Toscana (+3,5%) supera il Piemonte (-2,2%).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tempo di vendemmia, ma anche di primi bilanci sul mercato del vino. Dall’ultimo Report Wine Monitor di Nomisma emergono situazioni in chiaro-scuro con trend differenti da mercato a mercato, soprattutto per quanto riguarda le vendite in Italia. L’analisi dei primi sei mesi del 2024, realizzata da Nomisma con in collaborazione con NIQ-NielsenIQ, evidenzia per le vendite nel canale retail italiano un calo a volume di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo 2023 a fronte di una crescita di poco meno dell’1% a valore. Nel complesso di evince una riduzione nelle quantità vendute comune a tutti i format distributivi, ma non alle diverse categorie.
VINO, WINE MONITOR: LA FOTOGRAFIA DEL PRIMO SEMESTRE
Nello specifico, per i vini fermi e frizzanti il calo nei volumi risulta maggiore nell’e-commerce mentre è meno accentuato nel segmento discount. Al contrario, per gli spumanti la variazione è di segno positivo in tutti i comparti (più elevata nel discount) salvo che nel segmento Cash&Carry. «Questi numeri – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agrifood e Wine Monitor di Nomisma – evidenziano una volta di più come il fattore che sta influenzando maggiormente le vendite del vino in Italia sia rappresentato dal perdurare dell’incertezza economica che si riflette nella capacità di spesa dei consumatori. Un’incertezza che ha interessato anche i consumi fuori-casa, in particolare quelli al ristorante».
A tale proposito, basti pensare che dopo una crescita dei consumi alimentari (food&beverage) nel canale Horeca pari a +7% nel primo trimestre di quest’anno (rispetto allo stesso periodo del 2023), il secondo trimestre ha visto invece un rallentamento, portando la variazione a +4,5%. Su questa dinamica ha inciso indubbiamente anche il minor afflusso di turisti, con la crescita degli arrivi dall’estero che non sono riusciti a compensare del tutto il calo dei turisti italiani.
L’EXPORT DEL VINO ITALIANO NEI PRIMI 6 MESI DEL 2024
Sui mercati esteri, invece, si scorge qualche segnale di ripresa. Se è vero che al giro di boa del primo semestre 2024 le importazioni cumulate di vino nei principali 12 mercati globali, rappresentativi di oltre il 60% degli acquisti mondiali di vino in valore, si mantengono ancora in territorio negativo (-4%), va segnalato un miglioramento rispetto al cumulato del primo trimestre (quando il calo risultava pari al -9%). Per altro le importazioni di vino dall’Italia registrano performance migliori rispetto al trend generale. In particolare, rispetto allo stesso semestre del 2023 gli acquisti di vini italiani a valore risultano positivi negli Stati Uniti (+5,7%), nel Regno Unito (+4,7%), in Canada (+1,3%) e in Brasile mentre soffrono in Germania (-9%) e nei paesi asiatici (Giappone, Cina e Corea del Sud).
In merito alle singole categorie, per i vini fermi e frizzanti italiani si evince un “miglioramento” rispetto al primo trimestre di quest’anno. Il calo degli acquisti nei top mercati mondiali si riduce di intensità, arrivando ad un -2% a valore, con performance in controtendenza (e quindi positive) negli Stati Uniti, UK, Canada e Brasile. Rispetto al primo semestre 2023, le importazioni di spumanti italiani mostrano un +4,5% a valori, con performance in crescita negli Stati Uniti, UK, Francia, Canada, Australia e Brasile. Al contrario, continuano le riduzioni degli acquisti di spumanti italiani in Germania, Svizzera e Giappone. Tra i nostri principali vini a denominazione, continua la crescita dell’export di Prosecco (+12% a valore nel cumulato dei primi 5 mesi di quest’anno) e recuperano i rossi Dop della Toscana (+6%) dopo il calo dell’anno scorso, mentre soffrono ancora quelli piemontesi (-2%).
NOMISMA WINE MONITOR: L’ANDAMENTO DEI COMPETITOR DELL’ITALIA
Infine, il report di Nomisma sul primo semestre 2024 del vino propone anche uno sguardo ai competitor. Il grande malato, in questo momento storico, sembra essere il vino francese che più di altri soffre gli effetti di questa congiuntura economica negativa a livello mondiale: -10% il valore dell’export dalla Francia nel primo semestre 2024, con una flessione che tocca il -17% nel caso dello Champagne e il -16% i rossi di Bordeaux, ma non risparmia neppure quelli della Borgogna (-7%).
In negativo anche l’export della Nuova Zelanda (-3%), mentre viaggiano in territorio positivo Spagna, Cile e Stati Uniti. In forte crescita l’Australia (+28%), in recupero dopo il crollo nell’export di vino dell’anno scorso. «Il recupero messo a segno dai vini australiani – conclude Pantini – si spiega interamente con la fine dei super-dazi che il Governo di Pechino ha revocato da marzo di quest’anno: al netto del ritorno sul mercato cinese, l’export dell’Australia nel resto del mondo registra, infatti, un ulteriore calo cumulato dell’11% nel primo semestre 2024».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Mundus Vini 2024 – Summer Tasting (photo credit: AD LUMINA)
L’Italia domina la classifica del medagliere al Mundus Vini Summer Tasting 2024, sessione estiva del prestigioso concorso andato in scena dal 29 agosto al 1 settembre in Germania, a Neustadt an der Weinstrasse. Non esattamente una conseguenza diretta del record di campioni iscritti all’edizione – ben 1.130 su un totale di 3.914 vini – dal momento che solo il 40% dei vini sottoposti alla degustazione di giuria di esperti internazionali può essere premiata. Il bottino, per l’Italia, è di ben 24 Grand Gold (il massimo riconoscimento, per vini capaci di aggiudicarsi una media punti uguale o superiore ai 95/100), 270 Gold (Oro) e 171 Silver (Argento). Ecco tutti i vini premiati a Mundus Vini Summer Tasting 2024.
I GRAND GOLD DELL’ITALIA A MUNDUS VINI – SUMMER TASING 2024
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Mo Montepulciano d’Abruzzo DOP Riserva
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2017 ANNIVERSARY Montepulciano d’Abruzzo Doc
Collefrisio
Montepulciano d’Abruzzo
2019 IN&OUT Black Edition Montepulciano d’Abruzzo Doc
Collefrisio
Paestum
2022 Pian di Stio Paestum IGP
Azienda Agricola San Salvatore 1988 di Giuseppe Pagano
Sannio
2021 Manent Aglianico Sannio DOP
Terre Stregate
Irpinia
2019 Irpina Campi Taurasini DOC
Tralci Hirpini
Lazio
2017 Sogno IGT Lazio Rosso
Cantina Sant’Andrea
Franciacorta
2015 Sylvò Franciacorta DOCG
Lo Sparviere società agricola
Barbera d’Asti
2020 Enzo Bartoli Barbera d’Asti DOCG Superiore
MGM Mondo del Vino SPA
Menfi
2020 Mandrarossa Cartagho
Cantine Settesoli
2022 Amanero
SCHULER St. JakobsKellerei
Chianti Classico
2020 Cafaggio Basilica Solatìo Gran Selezione
Basilica Cafaggio sarl
Toscana
2019 Podere La Casotta Rosso di Toscana IGT
Fattoria La Vialla di G.A.& B.Lo Franco Soc. Agr. Semplice
Vin Santo del Chianti
2015 Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice Riserva DOC
Fattoria La Vialla di G.A.& B.Lo Franco Soc. Agr. Semplice
Chianti Classico
2021 Granaio Chianto Classico DOCG Poderi Melini
Gruppo Italiano Vini S.p.A.
Chianti Classico
2021 Isole e Olena Chianti Classico
SUBM70N
Chianti Classico
2020 Chianti Classico Docg
TENUTA VILLA TRASQUA
Vigneti delle Dolomiti
2020 Gran Masetto Vigneti delle Dolomiti
Endrizzi
Amarone della Valpolicella
2019 Torre del Falasco Amarone della Valpolicella DOCG
Cantine di Verona S.c.a.
Valpolicella Ripasso Superiore
Classico
2018 Valpolicella Ripasso DOC Classico Superiore
Montecariano
Amarone della Valpolicella
2016 Amarone della Valpolicella DOCG Provolo
Provolo Società Agricola di Provolo Marco & C.
Amarone della Valpolicella
Classico
2016 Amarone della Valpolicella DOCG Classico Gioe
Santa Sofia s.r.l.
Amarone della Valpolicella
2016 Brolo delle Giare Amarone della Valpolicella Riserva
Tezza Flavio, Vanio e Federico Societa Agricola
Veronese
2018 Cresassso Corvina Veronese Igt
Zenato Azienda Vitivinicola srl
I GOLD DELL’ITALIA A MUNDUS VINI – SUMMER TASING 2024
Abruzzo Pecorino
2023 Nerubè Pecorino Abruzzo DOC Biologico
Az. Agrobiologica Jasci & Marchesani
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Inferi
Azienda Marramiero SRL
Trebbiano d’Abruzzo
2022 Altare
Azienda Marramiero SRL
Abruzzo Pecorino
2023 Pecorino DOC
Azienda Marramiero SRL
Montepulciano d’Abruzzo
2019 PAN Montepulciano d’Abruzzo
Bosco Nestore & C. srl
Terre di Chieti IGP
2023 Terre Vecchie Sangiovese Terre di Chieti IGP
Cantina Tollo S.c.a.
Trebbiano d’Abruzzo
2023 Laguna di Collina Trebbiano d’Abruzzo DOP
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Montepulciano d’Abruzzo DOP
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Tenute del Pojo Montepulciano Riserva Imperium
DI CAMILLO VINI DI DI CAMILLO PAOLO & C S.N.C14
Montepulciano d’Abruzzo
2015 Titus Riserva Montepulciano d’Abruzzo
MARCHIOLI WINES
Montepulciano d’Abruzzo
2019 Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’export del 1° semestre nei Paesi terzi si mantiene in terreno positivo per il vino italiano. Con quasi 4,7 milioni di ettolitri esportati tra gennaio e giugno e un consuntivo dei sei mesi a 2,1 miliardi di euro, l’extra-Ue si conferma così la piazza-locomotiva del mercato, a fronte di una domanda comunitaria sin qui sensibilmente più fredda. Ma, come previsto dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati export ufficiali relativi ai top 12 Paesi della domanda, si assiste a un progressivo rallentamento reso ancora più evidente da un ultimo mese molto negativo (-10% volume e -7% valore la variazione tendenziale per sparkling e imbottigliati fermi e frizzanti, con un -13,5% nelle quantità per questi ultimi). Rispetto ai primi 5 mesi 2024, il totale volume del semestre è passato da +10% di maggio a +6,3% di metà anno, mentre a valore il dato passa da +7,3% a +4,7%.
Tutti i top 12 Paesi della domanda extra-Ue – a eccezione di Sud-Corea, Messico e Australia – registrano nell’ultimo mese un arretramento degli ordini di vini in bottiglia fermi e frizzanti tricolori, che chiudono così il semestre dimezzando la crescita volumica registrata appena 30 giorni prima (+4,4% vs +8,5%), con i valori che da +6% scendono a +3,5%. In contrazione, ma meno marcato, il trend sin qui molto positivo degli spumanti, i cui volumi esportati passano da +18% a +14,5%, con i valori da +12,3% a +9,3%. Il prezzo medio complessivo del semestre si attesta su un tendenziale di -1,5%.
Oltre ai prevedibili acquisti in picchiata di Russia (-25%) e Giappone (-10%) – che avevano registrato un cospicuo anticipo degli ordini nel primo quadrimestre -, nel mese di giugno l’Osservatorio Uiv-Vinitaly rileva performance a volume in rallentamento significativo in particolare per Regno Unito (-15%), Svizzera (-12%), Canada (-18%) e Cina (-12,5%). Segnali di stanchezza anche dagli Usa (-4,8%, con +1% a valore), che nel semestre rimangono in terreno positivo pur con una crescita – sostenuta dagli spumanti – meno evidente (da +4,5% di maggio a +2,9% di giugno). Sul mercato americano, l’ultimo mese ha infatti accentuato la forbice tra la domanda di imbottigliati fermi e frizzanti (-9% a volume il tendenziale del mese di giugno) e quella relativa agli sparkling (+5%).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Un’estate diversa, col fiato sospeso. È alle prese con il tentativo di salvataggio di Cantine Europa, il presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta. I risultati della vendemmia 2024, che si prevede molto scarsa in Sicilia per via della siccità, sarà determinante per le sorti della cooperativa di Petrosino (Trapani), a cui ha teso la mano una realtà – per l’appunto Colomba Bianca – che, invece, macina successi sui mercati ed è arrivata ad assestarsi ai primi posti in Italia per crescita della quota export. All’orizzonte, anche una possibile fusione tra le due cooperative siciliane. L’intervista al presidente di Colomba Bianca, Dino Taschetta.
Presidente Taschetta, da quanto si sta occupando del caso Cantine Europa?
La cantina sta attraversando un periodo complicato perché i soci devono ancora ricevere i pagamenti del 2022. Un gruppo di questi soci ha raccolto le firme e ha sfiduciato il consiglio d’amministrazione, eleggendone uno nuovo che si è ritrovato di fronte una situazione complicata. Quindi sono venuti a cercarmi. So che hanno parlato anche con altri. La proposta di Cantine Europa era quella di fare una fusione con noi, dunque con Colomba Bianca.
La fusione tra Cantine Europa e Colomba Bianca sarebbe stata un’operazione sostenibile?
Per una fusione ci vogliono i dati, ci vuole tempo. Bisogna studiare le carte. Non si inizia un percorso se non si sa dove andare a parare. Quindi, siccome considero il problema grosso, ho proposto di iniziare dividendolo a “pezzetti”. Il primo pezzetto è la salvaguardata della produzione, dando così una sicurezza ai soci che rischiavano di fuggire tutti.
Da qui l’idea di salvare in primis la vendemmia 2024 di Cantine Europa, corretto?
Esattamente. Abbiamo proposto ai loro soci di diventare, per ora temporaneamente, anche nostri soci. Facciamo la vendemmia e gli garantiamo sia l’anticipo, sia il pagamento delle uve, come Colomba Bianca. Nel frattempo, per cercare di dare continuità all’azienda, abbiamo deciso di condurre le operazioni di raccolta nel loro stabilimento.
Ma di che quantità parliamo, presumibilmente?
Tenga conto che Cantina Europa, fino a 7-8 anni fa, era la cantina siciliana più grande, lavorando oltre 600 mila quintali di uva. Numeri enormi. Avevano 5 mila ettari prima che alcuni soci li abbandonassero. Quelli che hanno già aderito alla nostra proposta lavorano circa 2 mila ettari e non so fino a che cifre arriveremo. Noi faremo la vendemmia, pagando il conto lavorazione. E, nel frattempo, c’è da indire un tavolo tecnico per capire come affrontare il futuro. Lì ognuno deve fare la propria parte, oltre a capire se si vuole arrivare al salvataggio di Cantine Europa nella sua autonomia, o in eventuale fusione con noi.
Colomba Bianca e i suoi soci gradirebbero la fusione con Cantine Europa?
Bisogna stare molto attenti. Colomba Bianca è in una situazione equilibratissima. Ma, da presidente, ho il dovere di stare coi piedi per terra, dunque vedremo. A mio parere bisognerà attivare sicuramente un po’ di ammortizzatori sociali. Cantine Europa ha 25 dipendenti che noi non possiamo assorbire e assumere. Ma la cosa principale è capire quanta uva porteranno i loro soci in questa vendemmia 2024.
Qual è la soglia che garantirebbe una certa sostenibilità all’azienda?
Con 150 mila quintali potremmo cominciare a progettare qualcosa. Se ne portano meno, tutto diventa più complicato e sarà un problema. Ma per la Sicilia, la vendemmia 2024, è forse la peggiore della storia.
La quantità che sarà conferita dipende quindi più dalle condizioni climatiche o dai soci?
Dipenderà più dalle condizioni della vendemmia 2024, siamo alle prese con la siccità. Secondo me, poi, loro hanno perso troppo tempo. I soci non si sentivano sicuri e hanno iniziato tempo fa a cercare altri lidi. Alcuni erano già venuti da noi, altri si sono mossi in altre cantine. Ognuno, quando inizia a perdere produzione, cerca di aiutarsi in tutti i modi.
Per le cooperative, il vero patrimonio non sono i beni, ma i soci e le uve che vengono conferite. Tutte le attrezzature, i macchinari e gli immobili hanno valore sulla base delle uve che lavorano. Se non arriva uva, tutto perde di valore. Il vero problema di Cantine Europa è che è venuta a mancare, negli anni, la base sociale. La struttura era progettata per fare determinati volumi, molto, molto ingenti, che sono venuti a mancare.
Mi sembra di poter dire che Cantine Europa è solo una delle punte dell’iceberg di una cooperazione vinicola italiana in crisi. Cosa ne pensa?
Di fatto, è un po’ una situazione generalizzata. Se la politica non si rende conto di cosa può fare per il futuro, sarà un disastro. Vede, qui da noi si riempiono tutti la bocca di parole come turismo, questo e quell’altro. Ma se l’agricoltura non funziona, tutto il sistema rischia di andare in crisi. Al posto di fare ricerche di mercato e di sviluppo del settore, sembra si voglia trasformare la Sicilia in una centrale elettrica a cielo aperto. Pare che la gente non veda l’ora di togliere la vigna e mettere pannelli fotovoltaici e pale eoliche. Questo è un problema serio, altro che ponte sullo stretto. Qua ci vorrebbe un Piano Marshall per rendere irrigabile una buona parte dei terreni.
La siccità rischia di dare una stangata mortale alla viticoltura in Sicilia?
Non è possibile che abbiamo le rese più basse, in alcuni casi, di tutta Italia, e che ci ritroviamo però a competere sui mercati con chi fa 400 quintali ad ettaro. Tenga conto, così per darle a un numero, che quest’anno la Sicilia rischia di avere rese di 40 quintali all’ettaro. Una cifra assolutamente insostenibile. Si sta perdendo gran parte della produzione perché non abbiamo l’acqua per irrigare.
In altre parti del mondo, i deserti si fanno diventare giardini: noi, i giardini, li stiamo facendo diventare deserti. È un meccanismo che chiede vendetta. Il 2024 è un anno con piovosità esageratamente basse. Ma solitamente, la Sicilia, è un territorio dove piove, d’inverno. Se costruissimo le infrastrutture, ovvero le dighe e le linee di distribuzione dell’acqua, rendendo irrigabili gran parte dei terreni, la Sicilia potrebbe davvero fare delle cose strepitose. Un tempo la Sicilia vendeva quantità. Oggi vende qualità.
Eppure le dighe, in Sicilia, ci sono
Su 52 dighe ce ne sono forse 45 che non possono riempirsi al massimo o perché non sono collaudate, o perché necessitano di manutenzione. È come se uno ha una Ferrari in mano, senza sterzo. Non si può gestire un’azienda mettendo il santino e sperando che Dio ci aiuti, facendo arrivare l’acqua al momento giusto. Bisogna che qualcuno capisca che ci vogliono progetti a lungo termine, seri, che salvaguardino la possibilità di arrivare alla soluzione.
La scarsa produzione, del resto, è una minaccia per l’esistenza delle cantine, soprattutto quelle di grandi dimensioni e le cooperative. Come vi state organizzando?
Normalmente facciamo rese medie di 70 quintali all’ettaro. Quest’anno ne faremo 40, ma si potrebbero fare benissimo 100 o anche 120 q/h, irrigando i vigneti, senza intaccare la quantità. La Sicilia ha perso 40 mila ettari di vigneto negli ultimi 30 anni. Se ne perde altri 30 nei prossimi 5 anni, è chiaro che tutto il sistema va in crisi. Mi vanto di dirigere una delle cooperative più solide che ci sono in Sicilia. Ma se manca la base sociale, perché i soci non ce la fanno più a campare con 40 quintali all’ettaro, pur pagati a cifre astronomiche, l’azienda perde la sua sostenibilità. È chiaro che, prima o dopo, si estirperà la vigna. Per mantenere il sistema, occorrono una serie di azioni che non possono essere demandate alle singole aziende: spettano alla politica.
Eppure la priorità della politica per la Sicilia sembra il ponte sullo stretto di Messina
Tutti quanti dicono che vogliono fare il ponte. Ma al 90% dei siciliani non frega niente del ponte! Chiaramente io non sono contro a quest’opera, attenzione. Per me lo possono anche fare. Ma ci sono delle priorità, perché i siciliani che devono andare a prendere quel ponte dal loro paese, possono impiegare anche 4 ore di macchina, con 25-30 interruzioni sul tragitto! E se invece, prima, si potenziassero viabilità e porti? Noi abbiamo bisogno di porti, di aeroporti, di infrastrutture e collegamenti che funzionano per portare i nostri prodotti nel mondo.
Nonostante ciò, ci sono esempi “virtuosi” come quello della sua cooperativa, Colomba Bianca. Qual è il segreto?
Sono presidente di Colomba Bianca da 27 anni. Come tutti, in Sicilia, abbiamo assistito a una diminuzione degli ettari a disposizione. Ma abbiamo sopperito inglobando altre aziende. Noi abbiamo cinque cantine e questo comporta una serie di costi importanti. Quindi bisogna ottimizzare. Tenga conto che, in un’annata normale, dovremmo pigiare almeno 500 mila quintali di uva. Senza considerare il lavoro che stiamo facendo con Cantine Europa e con altre realtà più piccoline, in occasione della vendemmia 2024 ne lavoreremo forse 300 mila. Ce la faremo, perché noi siamo strutturati, siamo riusciti a dare valore aggiunto, ci siamo posizionati su una fascia di prodotti più di fascia alta, quindi riusciamo a intercettare un mercato che, grazie ai ricavi, ci permette recuperare gli aumenti dei costi di produzione.
Dunque il segreto, utilizzando un termine un po’ abusato, è la famosa premiumizzazione? Quali sono le quote Gdo-Horeca di cantina Colomba Bianca?
Il 35-40% del nostro imbottigliato è destinato all’Horeca. La gran parte della prodizione Gdo è destinata all’estero. Siamo stati una delle aziende più performanti in Italia per incremento della quota estero, al settimo posto come performance. Vendiamo in tutto il mondo, in 40 Paesi, dagli Stati Uniti alla Cina, sia bottiglie che sfuso e Bag in Box. Voglio essere prudente: se ognuno facesse davvero la sua parte, la Sicilia, nel giro di 10 anni, potrebbe diventare il salotto buono del vino italiano.
Invece, l’iniziativa è lasciata alla singola azienda, che da sola non può smuovere le montagne. Tutti noi dobbiamo fare di più, dobbiamo fare meglio, dobbiamo innescare circoli virtuosi per creare più ricchezza. Le storie di successo di diversi territori nel mondo sono sempre animate da visionari. Il Prosecco, 25 anni fa, era un vino che nessuno voleva, non lo conosceva nessuno. In Veneto hanno fatto dei bei progetti. Il governatore Luca Zaia è lontano mille miglia dal mio modo di concepire la politica: ma se l’avessimo avuto in Sicilia, forse avremmo avuto una situazione diversa.
Resta dunque una certa preoccupazione
Sono parecchio preoccupato per il breve termine. Ovviamente non per Colomba Bianca, che è un’azienda che sta crescendo. A me non piace essere il primo fra gli ultimi. Preferirei invece che tutto il sistema vino siciliano facesse di più e fosse guidato virtuosamente dalla politica, per trovare una strada di successo importante. Non è bello che ci siano poche aziende che vanno bene. È bello quando tutto il sistema vino va bene. Per far sì che questa situazione si avveri, occorrono una serie di condizioni.
Qual è la sua ricetta per il sistema vino siciliano?
Sono anni che dico che il mondo cooperativo è sottocapitalizzato. Quando ho iniziato il processo di capitalizzazione di Colomba Bianca mi sono messo contro centinaia di soci. Una volta nominato presidente, 27 anni fa, in occasione della seconda assemblea ho chiesto ai soci un miliardo di lire di aumento di capitale sociale. Avevo dei progetti e, per realizzarli, avevo bisogno dell’aumento. Mi sono dovuto imporre, dicendo che avrei rassegnato le dimissioni la mattina dopo, qualora il provvedimento non fosse stato votato.
Per fortuna ho avuto la meglio e devo dire che quella è stata la nostra fortuna, perché l’aumento di capitale sociale ci ha permesso di partecipare a bandi e di sistemare l’azienda, mettendola a norma anche sul fronte della sicurezza. Abbiamo potuto acquistare il primo frigorifero, e non mi riferisco a quello della cucina. Provate oggi a vendere nel mondo un vino prodotto senza la gestione del freddo. Certi percorsi, insomma, vanno incentivati e inseriti all’interno di una visione più lunga.
Quale futuro, dunque, per la cooperazione vinicola siciliana e nazionale?
Il futuro è managerializzare sempre più le aziende. Non riesco a capire perché se dobbiamo andare da un medico cerchiamo il luminare; se dobbiamo andare da un avvocato cerchiamo quello che ha fatto più cause di successo; ma se dobbiamo gestire una cooperativa prendiamo un piccolo pallino qualunque e lo mettiamo là a gestire la cooperativa. Capisce che non può funzionare? Bisogna incentivare la managerializzazione delle aziende e trovare il sistema per favorire anche dei progetti di fusione, per andare nel mondo come colossi.
“Piccolo” non sempre è “bello”: va bene l’azienda di famiglia, ma la cooperativa deve avere le spalle grosse. Inoltre, come detto, andrebbe incentivata la capitalizzazione. E bisognerebbe cercare di studiare dei meccanismi per andare nel mondo assieme, creando sinergie anche con altre regioni. Dobbiamo capire che i nostri competitor sono nel mondo, non tra i vicini di casa o in altre regioni italiane.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTIZIA – Il vino spagnolo supera il vino italiano come vino più importato in Germania ed è anche quello che registra la crescita maggiore. Lo rende noto l’Observatorio español del mercado del vino, l’Osservatorio spagnolo del mercato del vino. Se è vero che la Germania ha ridotto le sue importazioni di vino del 4,1% in volume e del 14,4% in valore nel primo trimestre del 2024 – passando a 307,8 milioni di litri e 562,3 milioni di euro a un prezzo medio inferiore del 10,7% – la Spagna è stata senza dubbio il Paese fornitore più performante della top 10. Battuta così l’Italia, che perde il ruolo di primo esportatore in volume. Terzo posto, ma con largo distacco, per la Francia, che anticipa l’Austria, unico Paese, insieme a Spagna e alla sorprendenteUngheria, capace di crescere nel primo trimestre 2024 sul mercato tedesco.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Piaccia o no, il tema dei vini dealcolati tiene banco nell’estate 2024 del vino italiano. E non se ne parla solo in cantina, sui social media o nei “salotti” frequentati dai professionisti del settore. Intervenendo oggi a Roma all’Assemblea Generale di Unione italiana vini (Uiv), il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha annunciato di aver intenzione di convocare un tavolo per stabilire le regole sui dealcolati. «Non ho una posizione ideologica su questo – ha precisato – non voglio ostacolare la crescita delle imprese. Ragioniamo pragmaticamente. Dobbiamo preservare la percezione della qualità del vino italiano e, in particolare sui nuovi mercati, capire come evitare il rischio di compromettere il posizionamento con prodotti dealcolati per cui la sfida della qualità non è facile».
FRESCOBALDI: MEGLIO I VINI DEALCOLATI CHE ESTIRPARE VIGNETI
Il ministro si è poi espresso sul tema del contenimento produttivo: «Non è necessario arrivare ad una politica degli espianti per aumentare il valore: ciò significherebbe mettere a rischio il territorio. Su questo condividiamo la medesima sensibilità di Unione italiana vini». Per Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv: «Questo mondo del vino non tira la giacca a nessuno, però vuole essere riconosciuto come un prodotto che dà un contributo significativo in termini di Pil, occupazione e valorizzazione dei territori. Ma abbiamo bisogno di scelte strategiche. Io mi vergognerei nei confronti dei contribuenti a togliere vigneti realizzati con il loro contributo». In sostanza, per il numero uno di Unione italiana Vini, meglio utilizzare i vigneti già esistenti per produrre vini dealcolati che estirparli.
Sempre in occasione dell’Assemblea Generale di Uiv è intervenuto anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti: «Viviamo un’opportunità eccezionale – ha dichiarato – abbiamo un Sistema Italia ideale per investire e produrre. Se si fanno delle valutazioni obiettive, l’Italia rappresenta oggi il luogo di maggiore interesse per gli investimenti. Il vino è un elemento protagonista del Made in Italy. I numeri dell’export hanno registrato una dinamica impressionante: vuol dire che il settore ha lavorato e continua a lavorare bene».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Dopo l’esordio dello scorso anno, Vinitaly.Usa 2024 si candida a diventare la prima fiera del vino italiano negli Stati Uniti, con la firma di una «cooperazione compatta» tra Veronafiere, Ice-Agenzia e Camera di Commercio Italiana Americana con sede a Chicago. Tra gli obiettivi della manifestazione, in programma il 20 e 21 ottobre, c’è infatti quello di raggiungere gli 11 mila mq di superficie espositiva. Non solo. Si punta anche a «raddoppiare sia il contingente di aziende italiane che quello dei buyer americani rispetto all’edizione 2023» e ad «accrescere il programma di promozione bidirezionale». È quanto anticipa oggi Veronafiere, in una nota che conferma il «piano di sviluppo di Vinitaly».
GLI OBIETTIVI DI VERONAFIERE NEGLI USA CON VINITALY.USA
Da un lato, l’obiettivo di Vinitaly.Usa 2024 a Chicago è la «scalata delle aziende italiane in un’area con ampi margini di crescita». Dall’altro «la profilazione e la selezione di buyer e distributori in vista di Vinitaly 2025 a Verona», in programma dal 6 al 9 aprile (57ª edizione). Un’attività di incoming che all’ultimo Vinitaly, in aprile di quest’anno, ha confermato la pole position degli Stati Uniti nella classifica delle presenze di operatori esteri con 3.700 buyer americani in fiera (+8% sul 2023).
VINITALY.USA 2024 È IN PROGRAMMA A CHICAGO IL 20 E 21 OTTOBRE
In programma, nella due giorni di Chicago, anche masterclass, walk around tasting, seminari e focus di mercato e tre sessioni della Vinitaly international Academy. «Vinitaly.Usa 2024 a Chicago – commenta il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo – costituisce un posizionamento chiave e individua in questa metropoli un ponte strategico tra l’Italia e la prima destinazione per il Made in Italy enologico che, nel 2023, ha totalizzato complessivamente circa 2 miliardi di dollari di import. Tutto questo, senza dimenticare che la piazza di Chicago si presta a intercettare buyer anche dal vicino Canada, con ulteriori possibilità di crescita per le nostre aziende».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nel 2023 la produzione mondiale di vino è stimata in 237 milioni di ettolitri, in forte calo sul 2022 (-9,6%). Il consumo mondiale in 221 milioni di ettolitri (-2,6%). La rimodulazione della domanda, indotta dal ricambio generazionale e dal diffondersi di modelli salutistici così come dai cambiamenti climatici, hanno causato un calo dei consumi di vino rosso, passati da una quota del 51,3% medio nel periodo 2000-2004 al 48,3% del 2017-2021. In controtendenza i consumi di vini bianchi (dal 40% al 42,2% +2,2 punti) e quelli di rosé (dall’8,7% al 9,5%+0,8 punti). Sono solo alcuni dei dati che emergono dall’Indagine sul settore vinicolo in Italia compiuta annualmente da Area Studi Mediobanca.
Il documento riguarda 253 principali società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari all’88,4% del fatturato nazionale del settore. Lo studio comprende un focus sui vini DOP e IGP, sulle principali operazioni di M&A e sulla sostenibilità. L’indagine completa è disponibile per il download sul sito Area Studi Mediobanca.
VINO, ITALIA IN LINEA CON LE TENDENZE MONDIALI
L’Italia segue la tendenza mondiale registrando -23,2% nella produzione rispetto al 2022 e -1,6% nei consumi, con 37,4 litri pro-capite all’anno). In attivo per l’Italia il saldo commerciale: in 20 anni è cresciuto a un tasso medio annuo del 5,5%, passando da 2,5 miliardi di euro del 2003 ai 7,2 nel 2023. L’Italia è il primo esportatore di vino in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e il secondo per valore (7,7 miliardi di euro dietro solo agli 11,9 miliardi della Francia) 1. Il 2023 e oltre per il settore vinicolo italiano I maggiori produttori di vino si attendono per il 2024 una crescita delle vendite complessive del +2,6%, +3% l’export.
FRONTE SPUMANTI, OTTIMISMO INARRESTABILE
Non si arresta l’ottimismo delle bollicine (+3,7% i ricavi complessivi), soprattutto oltreconfine (+6,8% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,3% (+2,2% l’export). Il 2023 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso senza variazioni significative (-0,2% sul 2022) con un leggero peggioramento sul mercato interno (-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). Spiccano le buone performance oltreconfine dei vini frizzanti (+2,5%). L’Ebit margin ha riportato un aumento dell’1,4% sul 2022, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato del 4,2%.
IL CALO DEI VINI A BASSO PREZZO
Nel 2023, in diminuzione del 4,5% i quantitativi venduti su tutti i canali. L’inflazione ha eroso il potere di acquisto delle famiglie penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di una maggiore polarizzazione del mercato. In leggero calo i vini di fascia bassa (- 1,7%, con una market share del 44,2%). Mercato sempre più premium (+12,7% i vini di fascia 1 Fonte: OIV–Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) molto alta sul 2022; market share del 18,6%) e sostenibile (+1,4% i vini biologici, 5,4% di market share; +9,6% i vini vegani, 2,7% market share, +1,8% i vini naturali, m.s. dell’1%).
LE MIGLIORI CANTINE ITALIANE PER PERFORMANCE NEL 2023
La leadership di vendite nel 2023 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a €670,6 milioni (-3,4% sul 2022). Al secondo posto si conferma il polo vinicolo Argea (€449,5 milioni, -1,2%), seguita da IWB con €429,1 milioni (-0,3% sul 2022). Fatturato 2023 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (423,1 milioni) in progresso dell’1,4% sul 2022.
Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro: la cooperativa trentina Cavit (fatturato 2023 pari a 267,1 milioni di euro, in aumento dello 0,9% sul 2022), la veneta Santa Margherita (255,4 milioni di euro, -2%), la toscana Antinori (250,3 milioni di euro, +1,9%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2023 pari 225,8 milioni di euro (-4%), la piemontese Fratelli Martini (219,6 milioni, +1,1%), la trentina Mezzacorona (217,7 milioni, +2%).
C’è poi il Gruppo Collis che, ampliando il proprio perimetro, ha raggiunto 209,4 milioni di euro, (+64,8% sul 2022). Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2023 vede in testa la toscana Frescobaldi (29%) seguita dalla veneta Santa Margherita (18,5%). Chiude il podio Antinori con un utile su fatturato del 17%, in aumento di 2,6 punti percentuali sul 2022. Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 91,1%, Argea l’89,9%.
ANDAMENTO DEI VINI DOC E DOCG NEL 2023
Nel 2023 il 47,7% del vino italiano è DOP (DOC e DOCG), in aumento dal 38,5% del 2013. Calano i vini IGP dal 35% del 2023 al 27% del 2023, avvicinandosi ai vini da tavola (25,3% nel 2023). A fare la parte del leone il Piemonte con 19 DOCG e 41 DOC, la Toscana (11 DOCG, 41 DOC e 6 IGT) e il Veneto (14 DOCG, 29 DOC e 10 IGT). In Toscana si concentra il 39,3% della produzione di vini DOP; in Piemonte il 94,6% della produzione regionale è DOP.
Complessivamente, il valore delle DOP e IGT imbottigliate è pari a 4,3 miliardi di euro in Veneto, seguito dal Piemonte con 1,4 miliardi e dalla Toscana con 1,2 miliardi. Le eccellenze regionali, del resto, spingono i bilanci delle aziende: alle aziende toscane tocca il più alto Ebit margin (16,5%) e il miglior Roi (6,3%). Veneto e Piemonte in seconda posizione (entrambe 6,1%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 18,4% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (64,5% del fatturato) e toscani (60,6%).
L’EXPORT DI VINO ITALIANO NEL 2023 SECONDO L’INDAGINE MEDIOBANCA
Nel 2023 l’export ha trainato la crescita delle imprese friulane (+6,1% le vendite complessive e +22,3% oltreconfine), lombarde (+4,4%; +7,4%) e dell’Emilia-Romagna (+1,6%; +8,6%). Ottimismo per il 2024 per l’Emilia-Romagna (+4,6%), Puglia (+4,3%) e Piemonte (+4,2%). Carta d’identità: impresa familiare in difficoltà sulla Sostenibilità Al controllo familiare spetta il 64,8% del patrimonio netto, quota che sale all’81,4% se si considerano anche le cooperative. Gli investitori finanziari partecipano al 10,9% dei mezzi propri: le banche e assicurazioni (5,2%) sono assenti nelle imprese più piccole, mentre i fondi di private equity (4,1% del patrimonio netto) partecipano nei capitali delle principali imprese vinicole indipendentemente dalla loro dimensione.
Al diminuire della dimensione cala anche l’incidenza di possesso non italiano, pari al 7,6% dei mezzi propri. Trascurabile il rapporto con i mercati finanziari: solo due società sono quotate all’AIM dal 2015 (Masi Agricola e IWB). La sostenibilità, da migliorare. Solo il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane redige un Bilancio di Sostenibilità (38,6% i produttori con più di 50 milioni di fatturato). Le principali motivazioni, sempre secondo l’Indagine sul settore vinicolo in Italia di Area Studi Mediobanca sono la complessità del processo di validazione o consuntivazione (per il 26,8% delle imprese); mancanza di benchmark o best practice di riferimento (14,3%); non ultima, la difficoltà a coinvolgere le funzioni aziendali rilevanti e carenza di competenze specifiche (10,7%).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Verso Natale con il vino in promozione al supermercato: fioccano i 5 cestelli. Il punto della situazione sui volantini delle maggiori insegne Gdo nazionali, nella consueta rubrica di Vinialsuper.
ALDI, volantino fino al 10 dicembre
Pinot Grigio Igt Provincia di Pavia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Rosé Millesimato Extra Dry: 4,49 euro (3,5 / 5)
Orvieto Classico Doc Roversi: 2,19 euro (3 / 5)
Zerozecco Spumante Analcolico: 2,79 euro (3 / 5)
Falanghina Benevento Igp Coppiere: 1,99 euro (3 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc: 2,99 euro (3,5 / 5)
ALDI, volantino fino al 31 dicembre
Prosecco Bio Doc: 5,49 euro (3,5 / 5)
Coppiere Traminer Trevenezie Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Aimone Vino Bianco/Rosso: 3,49 euro (3,5 / 5)
Tor del Colle Malvasia Nera del Salento Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Passo indietro sul QR Code: da solo non basta. Nel nuovo sistema di etichettatura dei vini va indicata la parola “ingredienti”, in modo da rendere comprensibile ai consumatori che il codice rimandi ad un’e-label contenente la dichiarazione nutrizionale completa, comprensiva dell’elenco degli ingredienti. Cambiano in questo senso, al 90° minuto, le linee guida della Commissione europea sulle nuove norme per l’etichettatura del vino. Pubblicate oggi, includono una nuova interpretazione della normativa UE che incide sull’aspetto delle etichette stesse, appena due settimane prima dell’applicazione delle nuove norme.
La decisione scatena l’indignazione dei produttori europei, che attraverso il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Comité Vins – CEEV) chiedono una modifica urgente delle Linee Guida per evitare la distruzione di centinaia di milioni di etichette di vino già stampate o presenti sugli scaffali.
«Non possiamo accettare una nuova interpretazione pubblicata 14 giorni prima della data di applicazione – spiega Mauricio González Gordon, presidente della CEEV – che implicherà, da un lato, la distruzione di centinaia di milioni di etichette già stampate; dall’altro, la nostra incapacità di stampare nuove etichette in tempo per rispettare la nuova scadenza regolamentare. Chiediamo quindi alla Commissione di modificare urgentemente le Linee Guida».
CAMBIANO LE REGOLE PER L’ETICHETTATURA DEL VINO
Il Regolamento (UE) 2021/2117 pubblicato il 6 dicembre 2021, impone a partire dall’8 dicembre 2023, l’etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Tuttavia, la legislazione dà ai produttori la possibilità di rendere disponibile la dichiarazione nutrizionale completa e l’elenco degli ingredienti per via elettronica (e-label). Le aziende si sono quindi impegnate ad implementare l’etichetta digitale rapidamente.
In buona fede e nel rispetto del Regolamento (UE) 2021/2117 e di tutte le informazioni ufficiali disponibili, la grande maggioranza degli operatori del settore vitivinicolo ha deciso di identificare i QR-code con il simboloimage.png registrato ISO 2760, universalmente noto per identificare un luogo in cui si trovano informazioni.
Ma oggi la Commissione ha pubblicato le sue Linee guida che contengono una nuova interpretazione del regolamento OCM vino in cui si afferma che la presentazione di un codice QR dovrebbe essere chiara per i consumatori per quanto riguarda il suo contenuto, che il codice QR deve essere identificato sull’etichetta con il termine “ingredienti”, «aggiungendo incertezza – sempre secondo CEEV – riguardo al regime linguistico da applicare».
UNIONE ITALIANA VINI: «EUROPA MATRIGNA CON LE IMPRESE DEL VINO»
«In tal modo – continua il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole – la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici e ignora la volontà politica espressa dai colegislatori all’adozione del regolamento (UE) 2021/2117. La pubblicazione delle Linee Guida a sole 2 settimane dall’entrata in vigore rende impossibile l’adeguamento degli operatori economici e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori».
Dello stesso parere è la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo e diversi Stati membri (tra cui Spagna, Italia, Francia e Portogallo), che hanno comunicato ufficialmente le loro preoccupazioni alla Commissione Europea e il loro sostegno all’interpretazione del CEEV. «L’interpretazione – conclude il Comité Vins – cancella il principale vantaggio apportato dal sistema di etichettatura elettronica. Stiamo valutando tutte le possibili strade per salvaguardare il mercato unico e gli interessi delle aziende vinicole fornendo al contempo adeguate informazioni ai consumatori».
Per l’Italia interviene Uiv. «C’è un’Europa che a volte si fa matrigna con le sue imprese – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – e purtroppo ciò sta accadendo sempre più spesso con quelle del nostro settore. Le aziende vinicole, assieme a Uiv, sono da sempre sostenitrici della trasparenza nei confronti dei consumatori, come dimostra il fatto che, per primo, l’intero comparto abbia già adottato quanto previsto dal Regolamento Ue 2021/2117. Oggi un dietrofront, con la sorpresa di una nuova interpretazione al regolamento che rappresenta un buco nero sul futuro delle nostre imprese».
Normativa europea etichettatura vini posticipata dal governo italiano
Normativa europea etichettatura vini posticipata dal governo italiano. Plauso di Federvini, UIV - Unione italiana vini e Coldiretti
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Fondazione Vino Patrimonio Comune è realtà. Soci fondatori Federvini e Alleanza delle Cooperative Italiane -Agroalimentare, che si pongono così l’obiettivo di «consolidare il valore del vino italiano e a contribuire alla difesa e al sostegno del patrimonio delle imprese vitivinicole del Paese», sotto la guida del primo presidente, Marcello Lunelli (Cantine Ferrari Trento). In particolare, la Fondazione opererà per «studiare i profili di autenticità e sostenibilità di prodotti, imprese e territori, qualità alla base dell’apprezzamento del Made in Italy nel mondo».
«Quello della Fondazione Vino Patrimonio Comune – spiegano i promotori – è un percorso avviato nel 2020, con uno studio preliminare sulla variabilità dei rapporti degli isotopi stabili dell’ossigeno e dell’idrogeno dell’acqua del mosto/vino, in relazione alle principali variabili naturali e di processo agronomico ed enologico. Dal progetto pilota è derivata la definizione del profilo isotopico dell’acqua dei mosti e dei vini, grazie al quale iniziò a prendere forma la prima Banca Dati Sperimentale Vino Patrimonio Comune 2020-2023».
Uno studio che, a partire dalla vendemmia del prossimo anno, si amplierà ancora coinvolgendo un maggior numero di attori delle istituzioni, della ricerca, delle imprese, degli enti di certificazione e degli stakeholder commerciali del mondo del vino. Come spiegano i promotori di Fondazione Vino Patrimonio Comune, accanto al primo presidente Marcello Lunelli ci sono il vicepresidente Luca Rigotti (Gruppo Mezzacorona e Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative) e un Consiglio di Amministrazione paritetico in rappresentanza delle due associazioni fondatrici, di un Comitato Esecutivo e di un Comitato Scientifico composto da «autorevoli esponenti del mondo della ricerca con una comprovata esperienza nel settore agroalimentare e in quello vitivinicolo».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
«Non ho venduto niente a nessuno, Zýmē non è in vendita». È quanto dichiara Celestino Gaspari, patron della prestigiosa cantina di San Pietro in Cariano, in Valpolicella. Smentite così, dal diretto interessato, le voci (molto insistenti) che circolano da qualche settimana in merito a un possibile acquisto da parte del Gruppo Signorvino, già agli onori delle cronache per l’operazione La Giuva della famiglia Malesani (andata ufficialmente in porto nel febbraio 2023).
Nell’affidare la smentita ufficiale in esclusiva a winemag.it, Celestino Gaspari va oltre. «Ho diversi pretendenti, anche nomi prestigiosi – dichiara – ma ad oggi non ho venduto Zýmē e non ho intenzione di vendere. Le voci che circolano in Valpolicella dimostrano che è il mio giro. Un po’ di anni fa è stato il turno di Quintarelli, poi quello di Dal Forno e adesso è il mio… Cosa devo farci? Non ho venduto e non sono in trattativa per farlo». Quel che è certo, è invece che la cantina di via Cà del Pipa 1 stia affrontando un periodo di profonda «ristrutturazione».
«Quello che sto facendo – chiarisce Gaspari – è avere le idee più chiare, aspettando che mio figlio diventi grande. Compirà 4 anni a gennaio 2024, quindi ho altri vent’anni davanti. Il mio compito adesso è ristrutturare bene l’azienda, a fronte di una serie di cambi avvenuti nell’ultimo periodo. Il mio obiettivo è avere per ogni comparto una persona referente di cui veramente mi fido, con capacità certe. Il tutto per ritagliarmi più spazio per muovermi e più spazio per me stesso. Questa è l’idea: fare in modo che mio figlio trovi un’azienda strutturata, per andare avanti e fare ancora meglio. Se invece vorrà fare altro, persino il calciatore, sarà libero di vendere al giusto valore».
DALLA SMENTITA AL FUTURO, «MA NON COME QUINTARELLI E DAL FORNO»
Gaspari commenta poi le sorti di altri due marchi storici della Valpolicella, allargando il campo ad alcune rivelazioni scottanti. «Onestamente – dichiara – non mi piacciono tanto le soluzioni adottate dai miei più stretti colleghi Quintarelli e Dal Forno. Anche loro hanno tirato, tirato, tirato… Poi si sono stancati e hanno fatto scelte un po’ tristi. Nel caso di mio suocero (Quintarelli, ndr) all’epoca ho proposto di fare una società in cui le quattro figlie sarebbero rimaste proprietarie. Ci sarebbe stata una certa liquidità da reinvestire e, contemporaneamente, liquidare un’altra parte. In questo modo si sarebbe data all’azienda una struttura tale da poterla fare crescere, anche in volumi, oltre che in prestigio. Alla fine, invece, la scelta è ricaduta su una figlia sola».
E sulla Dal Forno Romano: «Idem – chiosa Celestino Gaspari – con tre figli. Due hanno deciso di spostarsi altrove e fare dell’altro. A loro avevo proposto di acquistare un’azienda sui Colli Berici. I Berici, come i Colli Euganei, sono due zone che sono la “Bolgheri del Nord”. Hanno suoli e terreni importanti, hanno un microclima e vitigni importanti, storici. Gli ho detto di andar là, carichi dell’esperienza ricevuta dal papà e del nome che si portano sulle spalle, per fare un’azienda nuova: una cantina, da quelle parti, al giorno d’oggi costa ancora relativamente poco».
«Avrebbero fatto parlare della zona e di loro – continua il patron di Zýmē – come “primi” giunti sul posto. L’alternativa sarebbe stata quella di fare Amarone e Valpolicella sperando che il mercato dicesse loro di essere più bravi del fratello. Non il massimo, insomma». Insomma, altra carne sul fuoco sempre accesso della Valpolicella, che si conferma tra gli areali vitivinicoli più dinamici degli ultimi anni, in Italia. Dentro e fuori dal calice.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Le vendite di vino italiano nei supermercati di Stati Uniti, Germania e Regno Unito virano timidamente in territorio positivo: +0,4% nei volumi (era a -0,2% nel semestre), per un valore totale di oltre 3,3 miliardi di euro. Nel complesso, nei tre Paesi scende a volume la domanda tendenziale degli sparkling tricolori (-2%) mentre salgono dell’1,2% i fermi (2,15 miliardi di euro), per un totale di 3,4 milioni di ettolitri pari a 452 milioni di bottiglie da 0,75/litri. È quanto emerge dalle elaborazioni dell’Osservatorio Uiv su base Nielsen-IQ relative ai primi 9 mesi dell’anno nella Grande distribuzione dei 3 principali Paesi buyer.
Il rendimento stazionario si riscontra in tutti i mercati, tra alti e bassi a seconda delle tipologie. Tra le buone notizie, la crescita volumica degli spumanti negli Usa (+3,7%) e quella del mercato dei vini fermi in Germania e Uk (attorno al +4%), grazie anche a sensibili miglioramenti di Primitivo, Montepulciano e Nero d’Avola. Per contro, nel primo mercato al mondo soffrono i fermi del Belpaese (-6,6%), mentre le variazioni degli spumanti in Uk e Germania sono negative e si attestano rispettivamente a -5,9% e a -1,4%. Il computo finale segna Uk stabile (+0,1%), Germania in terreno positivo (+3,9) e Usa ancora in calo (-3,5%).
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Allargare la zona di produzione della Doc Spoleto nei territori della Doc Montefalco, per aumentare il numero di bottiglie di Trebbiano Spoletino e farlo conoscere a un numero più vasto di consumatori, in tutto il mondo. È l’obiettivo della proposta presentata nelle scorse ore al Cda del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto da Gianluca Piernera, presidente della Commissione tecnica della Doc Spoleto e titolare di Cantina Ninni Spoleto. Quella sul tavolo dell’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini, che dovrà valutarla insieme ad altre, è un’idea rivoluzionaria: «Includere i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria nella Doc Spoleto, consentendo ai produttori locali di etichettare il loro Trebbiano Spoletino come “Doc Spoleto”, al posto dell’attuale Montefalco Bianco Doc».
Quest’ultima, stando sempre alla proposta di Piernera, dovrebbe essere eliminata, al pari della Doc Spoleto Bianco. «Così facendo – spiega il vignaiolo in esclusiva a winemag.it – riusciremmo a portare in giro per il mondo il Trebbiano Spoletino, vino simbolo della Doc Spoleto che sta riscuotendo sempre più successo da parte della critica. Attualmente ne vengono prodotte solo 200 mila bottiglie, ma con l’allargamento della denominazione ai tre comuni si consentirebbe a un numero maggiore di produttori di imbottigliare Trebbiano Spoletino utilizzando la sua denominazione simbolo, nata nel 2011».
ALLARGAMENTO DELLA DOC SPOLETO PER IL TREBBIANO SPOLETINO?
Il progetto della Doc Montefalco Bianco, che prevede un minimo del 50% di Spoletino, non convince – al momento – tutti i produttori. Ne sono una riprova i numeri risicati degli imbottigliamenti e la decisione di ricorrere all’Umbria Igt, piuttosto che alla Doc di Montefalco, per i vini prodotti fuori dalla Doc Spoleto con il Trebbiano Spoletino. La proposta di Gianluca Piernera – tra i protagonisti e fautori, nel 2019, dell’ingresso della Doc Spoleto nel Consorzio Vini Montefalco – va nella direzione opposta: «Sono certo che, con l’ingresso nella Doc Spoleto, le uve provenienti dai vigneti di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria sarebbero rivendicate con la Doc simbolo del vitigno. Con questa operazione, nel giro di 5 anni, le bottiglie totali passerebbero da circa 200 mila a oltre un milione, se non a un milione e mezzo. Con benefici assoluti per tutto il territorio».
Un impulso che sarebbe in linea con gli ultimi trend di consumo, che vedono i vini bianchi e gli spumanti crescere esponenzialmente, nel mondo, a discapito dei vini rossi. Nonostante il cambio di rotta riscontrabile in occasione delle ultime Anteprime – nella direzione di vini più “pronti” e dai tannini più integrati – il Montefalco Sagrantino Docg, grande vino rosso da invecchiamento, non sta infatti attraversando uno dei suoi periodi di maggiore splendore, soprattutto sul fronte dell’export. Non un caso isolato, come dimostrano i report di mercato più aggiornati relativi alle spedizioni di vini italiani nel mondo, che dipingono una crisi del Made in Italy enologico nei 12 Paesi Top importer.
PRESTO IL VIA LIBERA A RISERVA, SPUMANTE E MACERATO DA SPOLETINO
«I tempi sono maturi – sottolinea Gianluca Piernera – per poter far conoscere questo meraviglioso vitigno a un numero più vasto di consumatori. È un dato di fatto che le bottiglie attuali non siano abbastanza. L’allargamento del territorio della Doc Spoleto darebbe fiducia ai produttori e a una zona dalle immense potenzialità, in parte non ancora esplorate. Il tutto senza snaturare le caratteristiche del Trebbiano Spoletino, che sarebbero preservate anche in altri territori. Sarà poi il consumatore a scegliere il prodotto di una zona o dell’altra».
Nel frattempo procedono a passo spedito, verso l’approvazione ministeriale, le modifiche al disciplinare che porteranno all’ufficiale riconoscimento della Riserva (che andrebbe a sostituire ed eliminare il Superiore), nonché dei metodi alternativi al sughero per la tappatura dello Spumante (sarà incluso il tappo corona) e del Macerato ottenuto con uve Trebbiano Spoletino all’interno della Doc Spoleto. Tutte specifiche di cui potrebbero beneficiare anche i produttori di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, qualora la “linea Piernera” prevalesse in Consorzio. Un dibattito che si preannuncia aperto ed avvincente.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Italia perde il primato della quantità di vino prodotto in Europa e nel mondo in concomitanza con la vendemmia 2023. Lo rileva l’annuale report vendemmiale dei Paesi europei targato Copa Cogeca, l’Organizzazione di rappresentanza degli Agricoltori e delle Cooperative Europee, presentato in giornata. Il Bel Paese lascia il posto alla Francia, che cresce – anche se di poco – insieme al Portogallo. In calo anche i volumi della Spagna e della Germania. Il totale della produzione di vino in Europa nel 2023 è di poco superiore a 150 milioni di ettolitri, con un calo del -5,5% rispetto alla media quinquennale.
A causa delle conseguenze del cambiamento climatico – inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa – si è registrato un forte calo della produzione anche in altri Paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23%), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022. «Da diversi anni il settore si trova ad affrontare sfide importanti – commenta il presidente del Gruppo di lavoro “Vino” del Copa Cogeca, Luca Rigotti – non ultime le conseguenze della pandemia di Covid, gli eventi climatici e il forte aumento dei costi di produzione, a cui si aggiunge un significativo aumento dei tassi di interesse. Ciononostante, i coltivatori europei continuano a dare risultati e a dimostrare la loro resilienza».
FRANCIA PRIMO PRODUTTORE DI VINO AL MONDO NEL 2023
Nel 2023, la Francia è diventata il primo produttore europeo di vino con una produzione stimata di 45 milioni di ettolitri. Un aumento dell’1,47% rispetto all’anno precedente. La Francia è stata tuttavia colpita dalla peronospora e dalla siccità, soprattutto nel Sud. Ma è riuscita a non soccombere, grazie alle misure di crisi messe in atto, come gli aiuti alla distillazione. In Portogallo si è registrato un aumento dell’8,6%, con una produzione di poco inferiore ai 10 milioni di ettolitri, grazie all’attuazione di misure di distillazione. In particolare, l’aumento è dovuto alla diminuzione dell’8% del raccolto del 2022, che ha pareggiato il totale.
Per la prima volta in sette anni, l’Italia ha perso il primato di produttore di vino con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri. Il che rappresenta una perdita dell’11,92% rispetto allo scorso anno. Le forti piogge primaverili, che si sono trasformate in alluvioni specialmente nella regione Emilia Romagna, nonché i pesanti episodi di peronospora, in particolare nel Centro e nel Sud del Paese, spiegano questo importante calo. Tra i primi commenti nazionali, quello di Coldiretti: «Le previsioni aggiornate del Copa Cogeca dimostrano come sempre più la vitivinicoltura si trova a fare i conti con il clima. Il vino Made in Italy, tuttavia, conferma il successo nell’export anche in Francia con un balzo del +21% in valore delle esportazioni nei primi sette mesi del 2023 (elaborazioni Coldiretti su dati Istat)».
LA VENDEMMIA 2023 IN SPAGNA E GERMANIA
Con una produzione stimata di 30,8 milioni di ettolitri, la Spagna è rimasta il terzo produttore europeo, nonostante la diminuzione della produzione rispetto allo scorso anno (-14,42%). Le condizioni climatiche avverse, con un autunno, un inverno e una primavera secchi, con forti piogge nell’ultima parte della primavera, ondate di calore durante l’estate e grandine, hanno fatto sì che i vigneti spagnoli soffrissero molto in termini di produzione.
Tuttavia, grazie alla bassa umidità, le viti erano relativamente sane e hanno fornito uve di alta qualità. In Germania, la produzione stimata è stata di 8,86 milioni di ettolitri, con una perdita del 2,1% nella produzione di vino a causa dell’inflazione e degli alti costi di produzione lungo tutta la filiera. D’altra parte, non si sono verificate diminuzioni significative a causa delle condizioni climatiche, che sono rimaste abbastanza stabili.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Gli effetti della crisi si fanno sentire anche nel mondo del vino. Nei primi otto mesi di quest’anno, le quantità di vino fermo e frizzante italiano acquistati nei top 12 mercati internazionali risultano in calo dell’8%. Stessa sorte tocca agli spumanti, la categoria che nell’ultimo decennio era invece cresciuta senza soluzione di continuità, che fanno segnare uno speculare -9%. Dati preoccupanti, perché riguardano i mercati che pesano per oltre il 60% sulle importazioni mondiali di vino.
Si tratta di variazioni in linea con la media del mercato, con un trend negativo che risparmia pochi paesi esportatori e che vede anche il nostro primo mercato di sbocco a valore, gli Stati Uniti, ridurre le importazioni dall’Italia del 13%. Gli Stati Uniti e i mercati internazionali hanno rappresentato il primo focus di approfondimento del X Forum Wine Monitor, organizzato da Nomisma e arricchito dai contributi di Federico Zanella, presidente & Ceo di Vias Imports, e di Lamberto Frescobaldi, presidente della Marchesi Frescobaldi.
NEGLI USA CRESCE SOLO IL SAUVIGNON BLANC NEOZELANDESE
«Nel mercato statunitense – evidenzia Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – tutti i principali esportatori di vino soffrono a causa di una riduzione nella capacità media di spesa dei consumatori. Solo la Nuova Zelanda, con il suo Sauvignon Blanc, non sembra conoscere crisi, mettendo a segno una crescita delle esportazioni di oltre il 20% nei primi otto mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
Non va meglio sul mercato nazionale. Le vendite di vino nel canale retail flettono – nel cumulato fino a settembre – di un calo superiore al -2% a volumi, con riduzioni più elevate in Gdo nel caso dei vini fermi (-3,8%). Crescono solamente gli acquisti di spumante (+2,3%) ma il dato nasconde un effetto “sostituzione” che vede aumentare gli spumanti generici (più economici) a scapito di quelli a denominazione, Doc e Docg.
PREVISIONI AL RIBASSO PER IL CONSUMO DI VINO DEGLI ITALIANI
Anche le previsioni sui comportamenti di consumo degli italiani per i prossimi 6 mesi – dedotte da una specifica Consumer Survey condotta da Nomisma – non sono positive: al netto di chi non modificherà gli acquisti di vino rispetto alla situazione attuale (almeno 6 italiani su 10, ma nel contesto di una generalizzata riduzione dei consumi), c’è un 16% di consumatori che prevede di ridurli, nell’obiettivo di risparmiare sulla spesa in generale.
In questo scenario così complesso e incerto, sono soprattutto le piccole imprese vinicole a soffrire di più. Anche a causa di una situazione finanziaria interna sovente minata da pesanti indebitamenti che rischiano di esplodere in conseguenza della stretta in atto sui tassi di interesse applicati. Basti pensare, infatti, che per le società di capitale con fatturato fino a 10 milioni di euro, gli oneri finanziari sull’Ebitda vanno dall’11% per le imprese tra 2 e 10 milioni di euro, al 37% per quelle con fatturato inferiore.
Per quanto piccole, stiamo parlando di realtà che rappresentano l’85% del tessuto imprenditoriale del settore vinicolo, a cui sono riconducibili quasi il 50% degli addetti occupati. E non è solo una questione di struttura finanziaria. Da un’indagine svolta da Wine Monitor sulle imprese vinicole italiane è infatti emerso come tra le esigenze ritenute prioritarie per affrontare le sfide dell’attuale scenario congiunturale figurino la pianificazione strategica, l’ottimizzazione dei processi produttivi e l’internazionalizzazione.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Non sarà ricordata solo per la peronospora e per gli stock da brividi la vendemmia 2023 in Italia. Da Treviso a Catania, i carabinieri del Nas hanno sequestrato nel corso di numerose operazioni circa 300 mila litri di vino «irregolare» e chiuso stabilimenti per un valore complessivo di 11 milioni di euro. Il quadro dipinto dall’operazione su scala disegna i contorni di un’Italia del vino da “Terzo mondo”: impianti per la vinificazione in condizioni igienico-sanitarie disastrose, aggiunta di zucchero abusiva per elevare la gradazione. Ma anche utilizzo di chips e trucioli per vini Dop, quantitativi di mosto “fantasma”, non presente nei registri, e vasi vinari abusivi.
Un totale di 960 ispezioni in tutto il Paese, dal bilancio sconcertante: ben 239 le «situazioni di non conformità» riscontrate dal Nas, pari al 24% del totale. Una percentuale, spiegano gli inquirenti, influenzata dalle «modalità di selezione degli obiettivi, individuati tra quelli che presentavano maggiore interesse operativo». In altre parole, carabinieri e Ispettorato Centrale per la Qualità e Repressione delle Frodi (Icqrf) hanno agito pressoché a colpo sicuro, forti di indagini preliminarmente svolte nei confronti di alcune cantine sospette.
A seguito delle irregolarità, sono stati segnalati all’Autorità Sanitaria ed Amministrativa 218 operatori della filiera del vino. Contestate complessivamente 344 violazioni amministrative, pari a 290 mila euro. Ben 17 le aziende che svolgevano la propria attività «in sedi produttive interessate da gravi carenze igienico-strutturali ed autorizzative» per le quali è stata disposta la sospensione delle attività. Allo stesso tempo sono stati riscontrati prodotti vinosi privi di tracciabilità e non censiti nei registri di giacenza della cantina. Per questi ultimi è scattato il sequestro, per un quantitativo complessivo di oltre 300 mila litri di prodotto in fermentazione o già trasformato in vino, per un valore commerciale delle strutture chiuse e dei prodotti sequestrati di circa 11 milioni di euro.
L’ITALIA DEL VINO DA TERZO MONDO, DA TREVISO A CATANIA
Le irregolarità hanno riguardato anche la detenzione di sostanze vietate negli stabilimenti enologici, presso i quali sono state sequestrate 3 tonnellate di zucchero. Una sostanza, sempre secondo gli inquirenti, destinata «al fraudolento impiego per aumentare la gradazione del vino, fenomeno tuttora presente in alcune aziende della filiera vitivinicola italiana». Tra le operazioni più rilevanti quella del Nas Treviso, che ha rinvenuto e sequestrato 2.800 chilogrammi di zucchero, per complessivi 4 mila euro, occultati nell’area esterna destinata alla pigiatura dell’uva.
Colpo grosso anche per i Nas di Bologna, che hanno riscontrato «gravi criticità sulla corrispondenza di giacenza e sulla esatta origine delle masse vinose» presenti in una cantina della provincia. Sequestrati così 16.610 litri di vino rosso e vino bianco, oltre a 5,59 kg di prodotti ed additivi enologici che sarebbero stati impiegati nella rettifica e correzione di acidità dei vini, con scadenze superate anche da circa 6 anni. Additivi conservati «promiscuamente ed impropriamente, unitamente a sacchi aperti di fitosanitari ed insetticidi». Presso un’altra azienda vitivinicola della provincia di Bologna sono stati rinvenuti e sequestrati 300 chilogrammi di mosti concentrati rettificati anonimi, conservati «in taniche di plastica non idonee e destinati ad essere usati per la seconda fermentazione di vini spumanti/frizzanti da immettere poi in commercio».
La vista operazione dei carabinieri del Nas ha coinvolto anche la capitale. I carabinieri del Nucleo anti sofisticazione di Roma hanno rilevato «importanti carenze igienico-sanitarie e strutturali» all’interno di due cantine della provincia. In uno dei casi, il più grave, si è proceduto alla sospensione immediata dell’impianto del valore di un milione di euro. Sequestrati complessivamente 10 mila litri di prodotto vinoso del valore commerciale di 20 mila euro, rinvenuto in eccedenza «in quanto – spiegano gli inquirenti – non giustificato dai registri di giacenza».
TRUCIOLI DI ROVERE NEI VINI DOP, ZUCCHERO E ACQUA NON POTABILE
Sempre nel Lazio, i Nas di Latina hanno disposto la cessazione immediata dell’attività di vinificazione ed imbottigliamento di un’azienda vitivinicola della provincia. In loco sono state accertate «gravi carenze igienico strutturali dei locali di vinificazione», oltre all’utilizzo di acqua priva della certificazione di potabilità, estratta da un pozzo privato. Il valore della struttura chiusa corrisponde a 100 mila euro. I Nas Catania, in seguito ai controlli effettuati presso due aziende vitivinicole della provincia, hanno sequestrato 700 litri di vino bianco privo di tracciabilità, stoccato in vasi vinari non identificati.
Negli stessi stabilimenti sono stati rinvenuti 10 chilogrammi di coadiuvante tecnologico (trucioli di rovere e “chips”) utilizzati abusivamente nelle pratiche enologiche sui vini a Denominazione di Origine protetta (Dop). Sono stai scoperti, inoltre, 3 vasi vinari non registrati. Presso un’altra azienda agroalimentare catanese sono stati sequestrati 1.200 litri di prodotto vinoso contenuto in un vaso vinario privo di registrazione sanitaria. Trentotto i chili di sostanza zuccherina «impropriamente utilizzata nelle pratiche enologiche all’interno del laboratorio di vinificazione», per un valore complessivo di circa 90 mila. In definitiva, una stangata ai furbetti del vino di cui l’Italia fatica ancora, nel 2023, a liberarsi, a danno dell’intero settore.
Danni peronospora sottostimati: «Vigneti zuppi d’acqua? C’è chi produrrà lo stesso»
Danni peronospora sottostimati: «Vigneti zuppi d’acqua? C’è chi produrrà lo stesso». Lettera di un produttore della Toscana a winemag.it
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Miglior vino dolce italiano 2024 è il Colli Piacentini Doc Malvasia Passito 2016 “Le Virtù della Pioggia – Sensazioni d’Inverno” della cantina La Conchiglia – Claudio Terzoni Vini. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 (acquistabile a questo link) è di 96/100. Un passito che conferma le grandissime potenzialità del territorio dei Colli piacentini, chiaramente in provincia di Piacenza, in Emilia Romagna, nella produzione di grandissimi vini dolci da uve Malvasia.
LE VIRTÙ DELLA PIOGGIA – SENSAZIONI D’INVERNO MIGLIOR PASSITO ITALIANO 2024
Alla vista, il Passito 2016 “Le Virtù della Pioggia – Sensazioni d’Inverno” della cantina La Conchiglia – Claudio Terzoni Vini si presenta di uno splendido colore ambrato carico, luminoso. Conquista sin dal primo naso con i suoi ricordi di frutta fresca, dall’albicocca sotto sciroppo alla pesca, passando per note più esotiche di ananas, papaia. A fare da sfondo, elegantissime erbe mediterranee come mentuccia, salvia e timo, con accenni di verbena. Concerto di spezie come cardamomo e coriandolo, che poi virano su memorie di liquirizia fusa e rintocchi di rabarbaro, cola e zenzero.
Il miglior vino dolce italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it è in continuo mutamento nel calice. Sfodera un ingresso di bocca e uno svolgimento di equilibrio magistrale. Densità da vendere, srotola una dopo l’altra le note già avvertite al naso, sul filo di una decisa freschezza e di una marcata e corroborante vena sapida. La beva del passito Le Virtù della Pioggia – Sensazioni d’Inverno della cantina La Conchiglia – Claudio Terzoni è tattile, carezzevole e decisa, morbida come cotone e al contempo verticale. Persistenza infinita.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Miglior Metodo classico italiano 2024 è il Vsq Extra Brut Giulio F.56 Underwater dell’Azienda Agricola Federici – La Baia del Sole. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 (acquistabile a questo link) è di 96/100. Si tratta di uno spumante tra i più unici in Italia e al mondo, ottenuto in Liguria da uve Vermentino. Il vino base dell’edizione UWW 2022 del Vsq Extra Brut Giulio F.56 affina in botti grandi di rovere. La vera particolarità è però il successivo “cantinamento subacqueo” delle bottiglie. L’operazione avviene a 52 metri di profondità, a Cala degli Inglesi, nell’area marina protetta di Portofino. Qui, la differenza di pressione, le correnti armoniche, la temperatura costante e la scarsa presenza di luce consentono allo spumante di sviluppare un perlage finissimo e un’evoluzione dei caratteri terziari dell’uva.
F.56 UNDERWATER DI FEDERICI: IL MIGLIOR METODO CLASSICO ITALIANO È “SUBACQUEO”
Alla vista, Giulio F.56 Underwater dell’Azienda Agricola Federici – La Baia del Sole si presenta di un color paglierino carico, con riflessi dorati. Il perlage si conferma molto fine e molto persistente. Naso sul fiore tipico del Vermentino, oltre che su una frutta di grandissima precisione e purezza, sull’esotico a polpa gialla. L’idrocarburo, netto, sottolinea l’avvenuta terziarizzazione degli aromi. Ma il quadro, tra naso e palato, è ancora più ricco e stratificato.
Si avvertono note di erbe della macchia mediterranea come rosmarino e alloro; agrumi, tra la scorza e la polpa, al limite del candito: cedro ancor più del bergamotto, pompelmo rosa, mandarino. Giulio F.56 Underwater è sapido in allungo, con ritorni di frutta e idrocarburo. Lo spumante Metodo classico dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è il punto di incontro tra il presente e le tecniche di affinamento subacqueo più innovative.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Miglior vino rosato italiano 2024 è il Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese Rosato Biologico 2022 Rosa di Adele di Feudo Montoni. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (acquistabile a questo link) è di 95/100. La boutique winery guidata da Fabio Sireci in Contrada Montoni Vecchi a Cammarata, in provincia di Agrigento, si è aggiudicata anche il titolo di Cantina Bio dell’anno 2024, per l’impegno sincero nella viticoltura biologica e sostenibile che la contraddistingue sin dalla fondazione.
ROSA DI ADELE DI FEUDO MONTONI È IL MIGLIOR ROSATO ITALIANO 2024
Arriva dunque dalla Sicilia il Miglior vino rosato italiano dell’anno. Si tratta, in particolare, di un Nerello Mascalese vinificato in rosa. Alla vista, Rosa di Adele 2022 di Feudo Montoni si presenta di un rosa antico tenue, luminoso. Naso piuttosto ricco e intenso, che si apre su preziosi ricordi floreali di zagara e di viola. La frutta spazia da agrumi come il cedro al fico d’India maturo, sino ai piccoli frutti rossi e neri di bosco: ribes, lampone, mora.
Ingresso di bocca morbido, quasi setoso, su ritorni di frutta matura, di gran precisione. Centro bocca dominato da una buona freschezza e da un’acidità d’agrume, senza che questa prevarichi la setosità del sorso. Il miglior vino rosato italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it nobilita il Nerello Mascalese, la Sicilia tutta, nonché l’Italia dei rosati, sempre più popolari nelle scelte dei consumatori.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Marche Rosso Igt Fatjà di Terra Argillosa è Miglior vino rosso italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it (acquistabile a questo link). Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100. Uvaggio di Cabernet Franc e Merlot dallo strettissimo legame col territorio in cui prende vita, nelle Marche, Fatjà di Terra Argillosa è un faro sulla produzione, sempre meticolosa, ricercata e mai banale, della cantina di Offida aderente alla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) e presente al prossimo Mercato Fivi (25-27 novembre 2023, Bologna).
IL MIGLIOR VINO ROSSO ITALIANO 2024 È FATJÀ DI TERRA ARGILLOSA
Alla vista il nettare si presenta di un rubino carico, luminoso. Al naso, lo splendore. Le due varietà si esprimono su una densità e – al contempo – su una verticalità unica, sul fronte del frutto. La spezia sembra messa lì apposta, tanto al naso quanto al palato – dal profilo oleoso – per controbilanciare, “raddrizzare” un quadro che così risulta perfetto, sulla parete; la “leva” che “solleva” il sorso, rendendolo al contempo ricco e pieno e verticale, slanciato. Sapidità, poi; da vendere.
L’integrità delle note di peperone verde, garbate ed elegantissime, che richiamano la precisione delle terre elette del taglio bordolese, superata la linea Maginot del fenolico. I terziari, infine, di cioccolato e fondo di caffè, a rendere la beva golosa e ancora più irresistibile, oltre a sottolineare il perfetto utilizzo dei legni da parte di Raffaele Paolini e della moglie Sara Tirabassi. Non un vino, Fatjà di Terra Argillosa, ma un “sapore”: quello delle cose autentiche, fatte col cuore. Quelle che spesso si tramutano in capolavori, guadagnandosi il riconoscimento di Miglior vino rosso italiano 2o24 per la nostra Guida Top 100 Migliori vini italiani.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Due vitigni su cui puntare, Manzoni Bianco e Turchetta, e un arcipelago di etichette attorno alle quali costruire una nuova storia del vino italiano. Sono gli assi nella manica di Carezzabella Winery, cantina di San Martino di Venezze che ha tutte le carte in regola per lanciare i vini del Polesine e del Delta del Po sulla scena nazionale e internazionale. Siamo in provincia di Rovigo, terra di mezzo incastonata tra il Veneto e l’Emilia Romagna, a metà tra Padova e Ferrara. Quelli di Carezzabella Winery – nome che identifica il progetto enologico dell’AgriturismoCorte Carezzabella, guidato dal giovane e talentuoso winemaker Francesco Mazzetto (ex Duemani) su incarico della famiglia Reato – sono vini che raccontano bene suolo e varietà. Tutti certificati biologici. Cosa aspettarsi? Freschezza e agilità di beva, senza rinunciare appunto a tipicità e carattere.
Caratteristiche che sono valse al Veneto Igt Turchetta 2020 il riconoscimento di “Vino quotidiano” nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it. Lo stesso vale per il Bianco Veneto Igt “Brillo“, il rifermentato in bottiglia (pét-nat) di casa Carezzabella Winery, ottenuto da uve Trebbiano, con un saldo del 15% di Pinot Grigio. La scoperta ancora più recente è il Manzoni Bianco 2022, vero e proprio emblema dei “vini di sabbia” (o “di fiume”) di questa giovane cantina veneta. Il vitigno nato negli anni Trenta presso la Scuola Enologica di Conegliano (TV) dall’incrocio tra Riesling Renano e Pinot Bianco si è adattato molto bene nel Polesine. È il risvolto della medaglia della varietà autoctona a bacca rossa Turchetta, che offre molteplici opportunità interpretative in termini di vinificazione (dall’acciaio all’anfora, senza dimenticare il legno) tanto da ricordare la Recantina del Montello.
VINI DEL POLESINE E DELTA DEL PO: UN’IDENTITÀ DA COSTRUIRE
Una “doppietta” destinata a diventare portabandiera di un territorio poco raccontato dalle cronache enologiche e dalle carte dei vini, ma già maturo al punto da confrontarsi col resto del mondo. Lo dimostra la degustazione organizzata il weekend scorso da Carezzabella Winery nella sala conferenze dell’Agriturismo, in collaborazione con i sommelier Ais Rovigo e Veneto. Manzoni Bianco e Turchetta non hanno sfigurato accanto a bianchi e rossi provenienti da Loira, Mosella, Reno, Douro e Trentino, in una sorta di gemellaggio tra zone vinicole caratterizzate dalla presenza di fiumi. Preziosa, in particolare, l’assonanza dimostrata dai calici di Manzoni Bianco e Turchetta rispettivamente con il Riesling del Rheingau targato Bibo Rung e con l’Igt Vallagarina Foglia Frastagliata Enantio Vigneto Storico dell’Azienda agricola Vallarom.
Meritevole di assaggio anche il Pinot Grigio di Carezzabella (in termini di confronti internazionali rappresenterebbe il perfetto contraltare al Muscadet della Loira, da abbinare alle ottime ostriche rosa Scardovari, tipiche della zona), oltre a Cabernet Franc e Merlot, già con qualche accenno alla stilistica della Loira. A incuriosire è anche il Rosso Veneto Igt “Temetum“, una sorta di “taglio Polesine” tra la Turchetta e i bordolesi Merlot e Cabernet Franc. L’ennesima riprova che la sfida di Carezzabella Winery e dell’enologo Francesco Mazzetto per un’interpretazione sempre più autentica e riconoscibile dei vini dei Polesine e del Delta del Po sia appena cominciata, ma già decisamente credibile. Prosit.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento