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Vino bio “migliore per qualità”. Ecco i più bevuti al supermercato

Il vino biologico è di qualità superiore. Questo quanto emerso dall’analisi di oltre 74 mila rating di vini di diverse vendemmie, varietà e regioni di produzione pubblicati da the Wine Advocate, Wine Enthusiast e Wine Spectator.

Nel corso del convegno “Il successo del vino biologico in Europa e nel mondo”, tenutosi in occasione di Vinitalybio e promosso da FederBio, i puntuali interventi tecnici di Enzo Mescalchin della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e di Leonardo Valenti dell’università di Milano hanno confermato quanto ipotizzato dai ricercatori delI’Università della California e di Bordeaux: la certificazione biologica “è associata ad un incremento statisticamente significativo della valutazione della qualità”. E in un vigneto senza uso di pesticidi chimici di sintesi “aumenta il vigore dei microrganismi che sono la parte vivente della sostanza organica”.

Le uve che derivano da questi vigneti “rappresentano gli interpreti più autentici del terroir”. Inoltre dall’esclusione dei fertilizzanti, che comporta un contenimento della resa, “deriva un miglior profilo organolettico”.

I DATI
“Da uve di miglior qualità derivano vini di miglior qualità – commenta Roberto Pinton, consigliere delegato di FederBio – il segreto del successo del vino biologico non è poi così misterioso. Per molte cantine biologiche, poi, si tratta quasi di una sfida per dimostrare di essere i più bravi, in grado di produrre vino da uve perfette e senza interventi invasivi in cantina”.

A fronte dell’incremento della qualità del vino sempre più produttori vitivinicoli optano per l’alternativa biologica. Una scelta che si traduce nello sviluppo a tripla cifra della viticoltura, cresciuta del +295% in Europa e del +280% nel mondo, nel periodo 2004-2015 (analisi Wine Monitor Nomisma su dati FIBL).

All’interno di questo scenario l’Europa detiene il primato sia per maggior superficie vitata bio del mondo (293 mila ettari pari al 88% della superficie globale), che per l’incidenza delle superfici vitate bio sul totale (che nel 2015 ha superato il 7% a fronte di una quota mondiale inferiore al 5%).

ITALIA SUL PODIO
Come nella maggior parte delle statistiche sulla produzione biologica, l’Italia è sul podio. Con 83 mila ettari di vigneto coltivati con metodo biologico, il Bel Paese è leader per incidenza sul totale della vite coltivata (l’11,9% è bio), seguita da Austria con l’11,7% e Spagna con il 10,2%.

“Nel nostro Paese da 52 mila ettari nel 2010, si è raggiunta quota 83 mila ettari nel 2015 sui 332.000 totali a livello mondiale – commenta il presidente di FederBio Paolo Carnemolla –  e si prevede di superare la soglia dei 90 mila per il 2016. In Sicilia gli ettari sono oltre 32.000, in Toscana sono 11.500, quasi 11mila in Puglia, più di 4mila nelle Marche e nel Veneto e più di 3.500 in Abruzzo: non c’è una denominazione d’origine per la quale non ci sia un’offerta di vino biologico da parte di qualcuna delle 1.500 cantine”.

In Italia, a fronte di un tiepido +1% delle vendite di vino in generale, le vendite di vino bio hanno registrato un +53% rispetto al 2015, raggiungendo il valore di 9,6 milioni di euro nella sola grande distribuzione organizzata.  Il grosso delle vendite si registra sui più esigenti mercati esteri (Usa, Giappone; Germania,Gran Bretagna).

I VINI BIO PIU’ BEVUTI IN ITALIA
Nel momento della scelta il consumatore italiano predilige il vino rosso (69% delle vendite di vino bio in Gdo, +42% rispetto al 2015), tuttavia i vini bianchi crescono in maniera più significativa (+93%) assieme ai vini spumanti e frizzanti (+162%).

Nello specifico il Montepulciano d’Abruzzo (18% delle vendite 2016 di vino bio a valore), seguito dal Nero d’Avola (9%) e dalle diverse tipologie di Chianti (8%) sono i vini biologici più apprezzati dagli italiani. Naturalità (24%), salubrità (20%) e qualità (17%) sono le tre proprietà distintive che i consumatori attribuiscono al vino bio, e che sono il drive del suo successo.

Decisi ad affrontare il fenomeno adottando un punto di vista internazionale, la Survey multi-country di Wine Monitor affidata a Nomisma da ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), ha indagato, oltre all’Italia, su abitudini e comportamenti di acquisto dei consumatori di Germania e Regno Unito. Questi mercati, fondamentali partner commerciali dell’Italia per il vino in quanto tra i primi importatori al mondo, offrono grandi prospettive per il nostro Paese anche nel settore del biologico.

UK, CRESCITA RECORD
In UK, secondo i dati Global Snapshot Nielsen, le vendite di vino bio in Gdo nel 2016 si attestano a 20,7 milioni di euro (esclusi i vini frizzanti e spumanti), con uno share di biologico dello 0,4% sul totale dei vini venduti con una crescita del +24% nell’ultimo anno. In questo scenario, un quarto delle bottiglie bio vendute è di provenienza italiana e, solo nell’ultimo anno, nel Regno Unito l’incremento a valore è stato dirompente (+82% a valore e +72% a volume).

Come per l’Italia l’interesse per il vino bio è in costante crescita, la quota di consumatori che negli ultimi 12 mesi ha consumato almeno una volta un vino biologico è del 12% in Germania e del 9% in UK. Anche per quanto riguarda le preferenze sul vino bio i gusti di inglesi e tedeschi sono simili a quelli italiani con rossi e bianchi fermi in prima posizione in entrambi i mercati, segue in UK il rosso frizzante e in Germania il bianco frizzante.

VINO TRA LE BIO ECCELLENZE MADE IN ITALY
Infine viene sottolineata l’ottima reputazione che vino biologico made in Italy gode oltre i confini nazionali. Per il 42% dei consumatori inglesi e per il 40% di quelli tedeschi, i vini bio made in Italy hanno qualità mediamente superiore rispetto ai vini bio di altri Paesi e sono evocativi di alta qualità (19%) e di autenticità (15%). Particolarmente elevata la reputation dei vini bio italiani per il consumatore inglese, il 22% degli user bio in UK posiziona l’Italia al primo posto nella classifica dei Paesi che producono i vini biologici di migliore qualità.

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Vin-Italy ma non solo. A Verona sempre più vini (e buyer) esteri

Non è ancora la ProWein Trade Fair italiana. Ma di passi da gigante Vinitaly ne ha fatti, negli ultimi anni, sul campo dell’internazionalizzazione. Cantine e vini da 30 Paesi e un +33% di spazio richiesto nel salone speciale Vininternational, che dal 2014 Vinitaly dedica agli espositori esteri. Dal bianco e nero alle fotografie a colori. Con questi numeri Vininternational, ospitato per la prima volta insieme alla Toscana in un nuovo grande spazio espositivo (padiglione D), dimostra di essere una vetrina sempre più interessante per grandi e per piccole aziende che vogliono un alto numero di contatti business con buyer di tutto il mondo (131 mila nel 2016 da 140 Paesi). Il tutto all’interno di una fiera in grado di valorizzare le peculiarità dei propri vini e del territorio di origine.

Per tutti il mercato italiano rappresenta uno sbocco commerciale interessante e da potenziare, ma i produttori provenienti da Francia e Spagna, questi ultimi presenti per il secondo anno con una collettiva organizzata da Icex, cercano incontri b2b soprattutto con buyer  del mercato americano. Le cantine e i distributori con etichette degli Usa e del Sud America espongono a Vininternational perché vogliono sviluppare l’export verso il Vecchio Continente e verso l’Estremo Oriente, come pure i produttori di Sudafrica, Nuova Zelanda e Australia.

Per la prima volta c’è il Kosovo, con la sua tradizione vitivinicola secolare, che affianca la Georgia, culla dell’enologia, mentre dall’Estremo Oriente debutta il Giappone a fianco della Cina. Organizzata dal Ministero dell’agricoltura di Mosca, partecipa quest’anno a Vinitaly anche una collettiva di vitivinicoltori dalla Russia.

LE TESTIMONIANZE
Esordisce a Vininternational l’americana Amber Falls Winery & Cellars. “La scelta – dicono dall’azienda del Tennessee – è dovuta al prestigio dell’Italia in ambito enologico e alla nostra propensione verso i mercati internazionali, in particolare Europa e Asia”. La Stone Castle Vineyards and Winery è la prima cantina in assoluto proveniente dal Kosovo a Vinitaly. “Con una capacità di stoccaggio di 50.000 hl in botti di legno – affermano – siamo una delle più grandi aziende vinicole private in Europa”. A Vinitaly cerca nuovi distributori, in particolare europei.

“È la prima volta che partecipiamo a Vinitaly – dicono i responsabili della francese Château Roc de Boissac – con l’obiettivo di incontrare nuovi buyer da Stati Uniti e Sud Europa. Abbiamo scelto Verona perché qui c’è meno competizione con altri produttori francesi”.

Presente fin dal 2014 invece World of Flavor, importatore di oltre 250 etichette da Argentina, Cile, Spagna, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Uruguay. Una partecipazione condivisa con le cantine rappresentate, come investimento per ampliare i propri sbocchi commerciali. Storica presenza di Vinitaly quella di AfriWines, con oltre 100 etichette dal Sudafrica, con in anteprima l’annata 2017.

L’ORIENTE
A Vininternational anche la Cina, che propone i vini del Ningxia, una zona di produzione ormai paragonata alla francese Bordeaux. Questi vini, durante Vinitaly, sono protagonisti di uno dei grand tasting della Vinitaly International Academy. Nuova la presenza del Giappone, con cinque aziende produttrici di sake alla ricerca di un suo spazio di mercato sull’onda del grande successo della cucina nipponica, mentre dalla Polonia arrivano le diverse tipologie di vodka di Toruńskie Wódki Gatunkowe, che già presente con i suoi prodotti sui mercati di Germania, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Giappone e India, ha scelto il salone veronese per ampliare il proprio portafoglio clienti.

Da subito uno dei saloni più frequentati di Vinitaly, Vininternational è ad accesso libero ma regolamentato nei flussi, per garantire spazio e tempi adeguati per gli incontri di affari. Di grande richiamo anche il ricco programma di degustazioni guidate organizzate dagli espositori in chiave business.

IL VINO BIO
Quasi tutti gli espositori esteri di Vinitaly sono a
ll’interno di Vininternational. Quelli della Slovenia, però, continuano a presentarsi nel padiglione del Friuli Venezia Giulia per contiguità territoriale. Chi produce vini biologici, invece, trova il suo spazio e incontri b2b con trader internazionali specializzati in questo segmento di mercato a Vinitalybio, mentre i produttori artigianali esteri sono presenti all’interno di Vivit. A Vinitalybio presenti aziende da Francia e Spagna, a Vivit da Francia, Austria, Slovenia e Argentina.

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