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Analisi e Tendenze Vino

Vinitaly, Sicilia Doc: Grillo al top tra i vini bianchi italiani

Va al Grillo siciliano il primo posto nella classifica di Infoscan Census sui vini che in Italia hanno avuto il maggior incremento nelle bottiglie acquistate nel 2017.

Un successo tributato in occasione del Vinitaly di Verona dove la Doc Sicilia – che si è presentata con un programma ricco di appuntamenti – ha confermato l’importanza della promozione e della salvaguardia assicurata dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia a consumatori e produttori.

Il Grillo siciliano ha infatti raggiunto un aumento del 23% di bottiglie acquistate, raggiungendo la vetta in Italia (secondo l’analisi Coldiretti dei dati Infoscan Census il Primitivo pugliese ha toccato il +21% e l’Ortrugo dell’Emilia Romagna il +19%).

Un risultato che si accompagna, nei primi due mesi del 2018, all’aumento del 124 per cento di ‎vino imbottigliato sotto le insegne della Doc Sicilia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

È stata inoltre registrata la crescita costante del numero di aziende che imbottigliano le diverse varietà di vini con etichetta Doc Sicilia: nei primi tre mesi del 2018 sono già diventate quasi 200.

L’edizione 2018 del Vinitaly – che ha visto un rinnovato interesse generale verso il mondo del vino italiano sia dei professionisti sia dei consumatori – ha messo quindi la sigla sull’ottimo periodo che sta vivendo la Doc Sicilia.

IL COMMENTO
“Il risultato del Grillo ci rende orgogliosi – ha commentato Antonio Rallo, presidente del Consorzio – ma in particolar modo evidenzia come la salvaguardia dei vitigni autoctoni porti risultati eccellenti in termini di vendite e induca una maggiore fiducia del mercato. Portare avanti attività di vigilanza e di controllo significa anche contribuire a dare valore ai vitigni della nostra terra e a riconoscere l’importanza di una filiera garantita”.

“In Sicilia non cresce solo il numero dell’imbottigliato Doc: sono ormai quasi 200 le aziende che lavorano insieme facendo sistema e qualità sotto le insegne del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia”, evidenzia Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio.

“Ogni azienda partecipa ad un progetto comune e i risultati sono positivi. La Doc Sicilia è sulla cresta dell’onda. Abbiamo più di 7.300 viticoltori, le aziende che imbottigliano Doc Sicilia sono in aumento, la previsione è di un traguardo di 60 milioni di imbottigliato nel 2018. E poiché crediamo nei percorsi comuni, come Doc Sicilia anche al Vinitaly siamo stati accanto al mondo della cultura di cui il vino è una parte importante”.

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Tramin, nuova missione: il Gewürztraminer deve sfidare il tempo

TERMENO – Proporre il Gewurztraminer come vino di prospettiva. Di lungo affinamento. Come fosse una Vernaccia o un Gavi, per citare altri bianchi noti per la loro positiva evoluzione in bottiglia.

Questa la missione che si prefigge da qualche anno Tramin, cooperativa fondata nel 1898 dal parroco Christian Schrott, che oggi raccoglie 290 viticoltori altoatesini.

Un’idea rivoluzionaria, che sta iniziando a condizionare le scelte d’abbinamento di alcuni attenti sommelier, nell’alta ristorazione. Ma l’obiettivo è più che altro “culturale”. E potrebbe generare un nuovo approccio al vitigno (collaterale, non certo alternativo) da parte dei produttori.

Dopo essersi imposta sul mercato come “Casa del Gewurztraminer”, la cantina di Termeno (BZ) punta insomma a stravolgere il modo di pensare al re dei vitigni a bacca bianca dell’Alto Adige.

Non solo come a un vino di pronta beva, forte della sua caratteristica principale: l’aromaticità. Ma anche come a un vino bianco da dimenticare in cantina per anni. Concretamente, Tramin ha iniziato a proporre ai propri clienti etichette di Gewurztraminer di annate passate, in parallelo con le nuove vendemmie.

“Nei primi anni dall’imbottigliamento – conferma Willi Stürz, direttore tecnico di Cantina Tramin – il Gewürztraminer regala note armoniche, spesso dovute alla concentrazione. Lasciato lì, il vino assume un nuovo carattere. Per sviluppare questo concetto abbiamo realizzato un piccolo magazzino all’interno della cantina, dove custodiamo uno stock delle vecchie annate”.

LA SFIDA
“In alcuni ristoranti – spiega ancora Stürz – riusciamo a proporre ‘pacchetti’ di verticali di Gewürztraminer da 12 bottiglie complessive, attorno alle quali chef e sommelier costruiscono abbinamenti diversi, in base all’annata. E’ un modo nuovo per valorizzare il vitigno che è la ragion d’essere di Tramin”.

Non a caso l’ultima etichetta capolavoro della cantina altoatesina, “Epokale”, è un vendemmia 2009. E non a caso, all’ultimo Vinitaly – dove abbiamo incontrato Willi Stürz e il pr & Communication Günther Facchinelli – oltre all’annata 2016 del Gewürztraminer “Nussbaumer”, ci è stata proposta la 2011, in seguito a “Selida”.

Il futuro di Tramin, dunque, pare connesso sempre più alle sue radici. Già, perché la cantina di Termeno sembra meno concentrata di altre, in Alto Adige, nello sviluppo dell’ultima frontiera della viticoltura: i vitigni Piwi (pilzwiderstandfähig), resistenti agli attacchi fungini.

“Abbiamo due impianti di Piwi – commenta Willi Stürz – uno di Bronner e l’altro di Souvignier Gris, ma nonostante la grande attenzione, anche mediatica, attorno al tema dei vitigni resistenti, crediamo non siano ancora maturi i tempi per proporre con convinzione i vini sul mercato. Aspetteremo ancora qualche anno, seguendo da vicino il progresso della scienza in materia”.

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Prosecco: Vinitaly esalta i “Col Fondo” di Bele Casel e Case Paolin

VERONA – Quando “torbido” fa rima con “qualità”. I Prosecco “Col Fondo” sbancano a Vinitaly a confronto con le versioni “limpide”. Ed è un po’ un controsenso, dal momento che una delle caratteristiche internazionalmente riconosciute per giudicare la qualità di un vino (almeno dal primo esame “visivo”) è proprio la “limpidezza”.

Una regola che non vale per i Prosecco “Col Fondo”. I non filtrati, che si presentano nel calice tra il velato e il torbido. Con sedimenti di lieviti volutamente lasciati in bottiglia, per arricchire l’esperienza gusto olfattiva. Una prova che, anche nel mondo del vino, l’abito (non sempre) fa il monaco.

LA DEGUSTAZIONE
Nella degustazione alla cieca organizzata dal Consorzio Vini Asolo Montello a Vinitaly 2018 sono le etichette di Bele Casel e Case Paolin a convincere davvero. Due Asolo “Col Fondo” di razza, in batteria con altri 6 Prosecco Docg “limpidi”.

A complicare il giudizio, la decisione di non servire i campioni seguendo il consueto crescendo del grado zuccherino, bensì alla rinfusa. Un aspetto che ha contribuito a segnare ancor più lo stacco dei “Col Fondo”.

Il Prosecco di Case Paolin (azienda agricola con base a Volpago del Montello, Treviso) si è rivelato delicato, molto fine. Frutto e mineralità ben bilanciate, con splendida chiusura tra la mandorla e il sapido. Un’etichetta da tenere a mente come riferimento nell’ambito dei “Col Fondo” di Asolo.

Ottimo anche quello di Bele Casel (Caerano di San Marco, Treviso). Degustato alla cieca dopo un Prosecco “classico”, è riuscito a riportare al palato la totale armonia tra le note fruttate zuccherine e quelle erbacee e minerali. Meno corrispondente tra naso e bocca rispetto al Case Paolin, ha convinto, in particolare, all’assaggio e nel retro olfattivo.

Due le etichette da segnare tra gli Asolo Prosecco Superiore Docg “limpidi”. Ha convinto molto – sempre alla cieca – la bottiglia istituzionale voluta dal Consorzio “per raccontare l’identità dei Vini Asolo Montello”. Obiettivo centrato in pieno in termini di equilibrio del sorso, dotato di una morbidezza garbata, tutt’altro che stucchevole (non a caso si tratta di un Brut).

Tra le etichette coperte si è poi rivelato anche il Montelvini, uno degli Asolo (e degli Extra Dry in generale) dal miglior rapporto qualità prezzo presenti sugli scaffali della Grande distribuzione italiana. Capace, anche alla cieca, di distinguersi tra i campioni in batteria in termini di pulizia gusto olfattiva.

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Vival: grande interesse per la viticoltura eroica valdostana a Vinitaly

VERONA – Sono state circa un migliaio le bottiglie stappate dai dodici produttori valdostani presenti a Vinitaly 2018, oltre a quelle del banco di assaggio che proponeva tutti i vini della regione.

Un dato che consente di quantificare in circa settemila i visitatori complessivi dell’area VIVAL (associazione dei vigneron della Valle d’Aosta).

“Abbiamo incontrato un pubblico molto qualificato e attento – commenta Stefano Celi, presidente VIVAL – formato sia da professionisti e operatori del settore sia da appassionati, desiderosi non solo di scoprire e conoscere un patrimonio di vini unici al mondo (sono ben tredici i vitigni autoctoni valdostani) ma anche di confermare la rinomata validità dei nostri prodotti”.

“Quest’anno – prosegue Stefano Celi – a causa delle gelate che hanno penalizzato la produzione di molti vinicoltori, la partecipazione a Vinitaly non è stata facile; tuttavia, l’accoglienza che è stata riservata ai nostri vini ha sottolineato la validità della scelta di essere presenti a Verona: Vinitaly conferma infatti di essere un appuntamento imprescindibile per tutto il mondo del vino, in Italia e all’estero”.

Le Cantine valdostane presenti a Vinitaly sono state dodici: Caves de Donnas, Cave des Onze Communes, Distillerie Saint Roch,  La Crotta di Vegneron, La Source, Les Crêtes, Lo Triolet, Grosjean, Institut Agricole Regional, Maison Agricole D&D, Ottin, Rosset Terroir. Inoltre, presso il banco di mescita,  è stato possibile degustare l’intero panorama vitivinicolo regionale.

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I migliori assaggi a Vinitaly 2018

VERONA – Vinitaly in versione “Fast and Furious” quest’anno per la nostra redazione, al termine di una settimana di degustazioni in giro per mezza Italia (visita alle tre Tenute Lunelli, poi ViniVeri e VinNatur, prima della domenica d’apertura della Fiera veronese).

Tutti momenti che vi racconteremo quanto prima. Oggi è il turno dei migliori vini scovati a Vinitaly 2018. Eccoli di seguito, nel consueto ordine: dalle “bollicine” ai rossi.

SPUMANTI
Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie, tutte in un sorso.

Si parte di fatto da un’ottima base. Quella del vigneto “Giardino”, a Candida (AV), il più alto in Irpinia destinato a varietà a bacca bianca (650 metri sul livello del mare). Per la produzione dello spumante, Maura Sarno e il suo entourage scelgono il versante nord ovest, meno esposto al sole rispetto a quello destinato al Fiano fermo.

Punto, linea e superficie si incontrano così in un calice che si veste d’un giallo luminoso, rinvigorito da un perlage fine e vivace, glitterato. Il naso cattura con i suoi richiami agrumati e taglienti di lime e bergamotto.

La balsamicità espressa dalle note di salvia dà un tono ancora più fine, assieme a misurate tinte di miele d’acacia. In bocca la corrispondenza è pressoché totale, con una nota di pesca a iniziare un valzer di sensazioni verticali, con nota minerale salina netta.

Un Pas Dosè godurioso, gastronomico (nel senso nobile del termine), ben fatto. Settemila bottiglie prodotte per l’annata 2016 (12 mesi sui lieviti), non prodotto lo scorso anno per via del caldo eccessivo.

 

Metodo Classico Brut “N1”, Azienda Agraria Moretti Omero. Trenta mesi sui lieviti (vendemmia 2015) per uno spumante insolito, prodotto con uve Trebbiano Spoletino biologiche allevate a 400 metri sul livello del mare, a Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia.

Giallo paglierino, perlage fine e persistente. Naso a metà tra il fruttato e il floreale, con pregevole risvolto sulle erbe di campo e un tocco (che non guasta, in questo caso) di crosta di pane. Liqueur ben dosata, non snaturante, e pregevole sbuffo leggero di pepe bianco.

Bello il gioco, in bocca, tra le fresche note agrumate (lime), quelle più morbide di pesca e la chiusura sulla nocciola. Il tutto avvolto da una “bollicina” cremosa. Ottimo compromesso per chi cerca l’equilibrio tra croccantezza, rotondità e freschezza nello stesso calice di spumante. Prezzaccio (in cantina): solo 14 euro!

VINI BIANCHI
Colline Laziali Igt Bianco 2017, L’Avventura Società Agricola. In attesa della versione “non filtrata”, che si preannuncia ancora più interessante, ecco un bianco da uve Frascati dall’eccezionale rapporto qualità prezzo (4,50 euro agli operatori).

Si tratta infatti del vino “d’ingresso” de L’Avventura, la recente scommessa di Stefano Matturro e consorte a Paliano, in provincia di Frosinone. Un prodotto senza solfiti aggiunti. A colpire è un naso giocato a metà tra le noti verdi, erbacee, e la frutta esotica. Bella beva, di semplicità solo apparente.

Umbria Igt Grechetto 2017 senza solfiti aggiunti, Vini Di Filippo. Protocollo biodinamico per il Grechetto senza solfiti aggiunti della cantina Di Filippo. Siamo a Cannara, in provincia di Perugia.

Qui i vigneti sono lavorati da Roberto Di Filippo con l’ausilio di cavalli, oche e mezzi artigianali di legno e ferro prodotti dallo stesso viticoltore, in pieno stile Agro forestry.

Ecco dunque l’Amish dei Grechetto. Un vino che si stacca nettamente dalla media di tanti altri bianchi del Centro Italia. Giallo dorato nel calice, dove il nettare presenta leggere velature naturali.

Naso bellissimo, ed è già un successo: fiori secchi, frutta a polpa bianca e gialla matura, un tocco minerale e un rintocco speziato. Un vino da aspettare e riannusare per apprezzarne tutti i profumi.

Come quello di radice di liquirizia, dapprima timido, poi quasi impetuoso. Al palato un filo di tannino rende il quadro ancora più interessante, su note corrispondenti all’olfatto. Davvero un bell’unicum.

Alto Adige Gewürztraminer Doc 2016 “Nussbaumer”, Cantina Tramin. Tra tutti i prodotti di cantina di Cantina Tramin, segnaliamo questo: un “must” per chi non l’avesse ancora testato.

Un Gewürztraminer capace di incollare letteralmente naso e bocca al calice, un passo sopra il (seppur ottimo) Gewürz “base” 2017 di Tramin, “Selida” (sempre se di “base”, con Tramin di mezzo, si possa parlare).

Straordinaria, a Vinitaly, la prova della longevità di questo vitigno con l’assaggio della vendemmia 2011 di Nussbaumer, concessa a vinialsuper dal direttore tecnico Willi Stürz e da Günther Facchinelli, Pr & Communication di quello scrigno altoatesino chiamato Cantina Tramin.

Un aspetto, questo, che approfondiremo presto attraverso un altro articolo, con l’intervista esclusiva ai due rappresentanti della cooperativa di Termeno.

Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Potrebbe suonare così la sintesi dei nostri assaggi di tutta la linea di Valter Sirk a Vinitaly 2018. Siamo tra Dobrovo (italianizzato “Castel Dobro”) e il piccolo villaggio di Višnjevik, nel cuore pulsante del Collio Sloveno. Dieci minuti dal confine italiano.

Valter Sirk e il suo socio Giuseppe Aldé paiono Stanlio e (C)Ollio. Vinitaly, in fondo, può essere una festa se le cose ti girano bene. E allora tutti invitati. Tanto il vino lo portano loro. E che vino. Non ce n’è uno che delude in tutta la linea. Ma a noi tocca scegliere.

Potremmo parlarvi del superlativo Pinot Bianco 2011 della linea “Contea”. Invece vi suggeriamo la tipicità di Jakot, corrispettivo sloveno di “Friulano” (“t.f.” sta proprio per “Tocai Friulano”: provate a leggere “Jakot” al contrario). Un nettare che matura per l’80% in acciaio e, per la restante parte, in acacia.

Il naso è di un’ampiezza rara: si incontrano una buona vena minerale, profumi di erbe, frutta a polpa bianca e fiori. In bocca la sapidità è evidente, ma è solo una dei convitati.

La vinificazione in acciaio valorizza i primari dell’uva e l’acacia non li snatura. E dunque ecco una bella vena fresca, rinvigorita da sbuffi di pepe bianco. La chiusura è più che mai tipica, sulla mandorla amara. Ottimo vino, oggi. Domani ancor di più, per chi ha il coraggio di aspettarlo.

VINI ROSSI
Oseleta 2016, Corte Archi. A nostro avviso uno dei vitigni a bacca rossa meno noti, eppure più interessanti, dell’intero panorama del Veneto. Non a caso, da sempre, è tra le varietà che compongono (seppur in percentuali minime) l’Amarone della Valpolicella.

Proprio in Valpolicella opera Corte Archi, per mano di Fernando Campagnola e consorte. In questa Oseleta si trovano splendidamente mixati tutti i tratti tipici del vitigno: la vena animale, grezza, quella vegetale speziata, oltre a pennellate di frutto raffinato che conferiscono eleganza al quadro.

Un vino capace di coniugare potenza, persistenza, complessità e lunghezza. Tra l’altro, con evidenti potenzialità d’invecchiamento.

Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau.

Se avete in mente la potenza imperscrutabile e l’alcolicità spinta di tanti (troppi) Cannonau, ecco un’interpretazione elegantissima del re dei vitigni a bacca rossa Made in Sardegna.

Un vino che assomiglia tanto ad Antonella Corda, donna dai modi eleganti che nel 2010 ha preso in mano l’azienda di famiglia a Serdiana, poco lontano da Dolianova (CA), assieme al compagno Christian Puecher, venuto dal lontano Trentino.

Un Cannonau che, nel calice, pare un Pinot Nero. Sin dal colore. Un luminoso rosso rubino, dal quale si spigionano note raffinate di piccoli frutti a bacca rossa che ritroveremo anche al palato, assieme a tannini di velluto e un tocco speziato che non guasta.

Ad accompagnare verso un finale lungo sono le note minerali, che ben si coniugano con quelle fruttate. Un vino dall’alcolicità sostenuta (14%) ma tutt’altro che percettibile. Tanto da far pensare a un perfetto consumo anche d’estate, leggermente raffreddato.

Il segreto del Cannoau “Pinotnau” di Antonella Corda consiste nel mix tra una macerazione delicatissima delle uve, in grado di non snaturare il varietale, e l’utilizzo sapiente di botti di non tostate di rovere francese. Chapeau.

Trentino Marzemino Superiore d’Isera Doc 2015, De Tarczal. “Mr Marzemino” sta a Isera e di nome fa Ruggero dell’Adami De Tarczal. Il piccolo borgo alle porte di Trento, a un passo dalla cittadina di Rovereto, custodisce cantine ancora tutte da scoprire, come De Tarczal.

Una storia antica quella della famiglia di Ruggero, che oggi può contare sull’apporto delle due figlie (una in cantina, l’altra impiegata nell’annesso ristorante-vineria) e sulla mano di giovane ed ottimo enologo, Matteo Marzari, che dal 2003 sta valorizzando in maniera esemplare il patrimonio viticolo dei De Tarczal.

Tra i rossi preferiamo il Marzemino Superiore 2015 (vino, tra l’altro, dall’ottimo rapporto qualità prezzo). Naso elegante, tutto giocato sulle note tipiche di un vitigno da altri (troppi) bistrattato e scialacquato.

E dunque ribes, lamponi, marasca, un tocco di mora e viola mammola. Con l’inconfondibile risvolto speziato. Un nettare che evidenzia la giusta corrispondenza al palato, con l’apporto di pregevoli venature minerali.

E in effetti è la mineralità il fil rouge che lega i vini di De Tarzal (provare per credere anche il blend Manzoni Bianco-Pinot Bianco “Belvedere” 2013 e lo Chardonnay in purezza “Felix” 2016). Chiusura altrettanto raffinata, con rintocchi di liquirizia dolce. Il Marzemino in cravatta.

Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto. E’ il Chianti Classico che ha ottenuto il punteggio maggiore (94 punti) in occasione della degustazione alla cieca effettuata a Vinitaly 2018 in collaborazione con il Consorzio Chianti Classico (qui tutti i punteggi). Un vino prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.

Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.

Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.

I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).

Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).

Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.

Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.

VINI DA DESSERT
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. Torniamo a Termeno per raccontare quell’angolo di paradiso in terra che Cantina Tramin ha deciso di racchiudere in bottiglia, chiamandolo non a caso “Epokale”.

In realtà il nome è dovuto all’annata straordinaria in Alto Adige, la 2009 appunto, che ha consentito la produzione di questa vendemmia tardiva di Gewürztraminer. Nel calice il colore giallo oro è di per sé invitante.

La sorpresa (una conferma assoluta per chi conosce il modus operandi di Tramin) è il perfetto, divino, equilibrio tra note dolci, acidità e mineralità.

Frutto non solo di un’annata da ricordare, ma anche del coraggio di aspettare il momento giusto per l’immissione in commercio di questo raro Gewürz.

Si comincia della cernita dei migliori acini di due vigneti, vicino a Maso Nussbaumer, tra i 420 e i 440 metri sul livello del mare. Dopo un’attenta vinificazione, la fase delicata di affinamento in piccoli contenitori d’acciaio, a contatto continuo con i lieviti per otto mesi.

Dopo l’imbottigliamento, avvenuto nell’agosto del 2010, “Epokale” è stato portato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna (2 mila metri di quota).

Qui è stato stoccato per quasi sette anni al buio, a 4 chilometri dall’imbocco della galleria, a una profondità di 450 metri sotto la montagna. Temperatura e umidità costanti hanno consentito al nettare di trasformarsi, oggi, in pura poesia nel calice.

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Vinitaly 2018: il trionfo del vino biologico in Italia

Bologna – “Già nel 2016 nel mondo gli ettari di vigneto biologico, coltivato senza un grammo di sostanze chimiche di sintesi erano 380.000, oltre il 5% dell’intera superficie a vite” – commenta
Mariagrazia Mammuccini, viticoltrice in Toscana e consigliere delegato di FederBio – “Questa superficie è concentrata in Europa: i 328mila ettari di vigneto biologico del Vecchio continente pesano già per l’8,5% del totale, e continuano a crescere”.

Nel Vecchio Continente un posto d’onore è riservato all’Italia, dove si trovano ben un terzo dei vigneti biologici europei e dove il tasso di crescita ha dell’impressionante: “Nel 2012 coltivavamo con metodo biologico 52.000 ettari, nel 2016 la superficie ha superato i 103.500: un raddoppio in soli quattro anni, il segnale più evidente che il mercato del vino ha imboccato la strada della sostenibilità. Il consumatore cerca prodotti “green”, ottenuti senza chimica di sintesi che contamini falde acquifere e suolo, per non parlare dei residui che può lasciare in bottiglia. E vuole tecniche di trasformazione responsabili e ”dolci” delle uve, che ne esaltino le caratteristiche organolettiche senza ricorrere a un’intera farmacia di coadiuvanti e additivi”.

In Italia nel 2016 la superficie a vigneto biologico è aumentata del 23,8% a livello nazionale, ma con picchi superiori al 40% in sette regioni; in Basilicata si è sfiorato il raddoppio in un anno, da 539 ettari a 1065.

La produzione di vino biologico italiano è di circa 500 milioni di litri, destinati al canale delle enoteche, dei negozi specializzati in prodotti biologici, alla grande distribuzione (in cui nel 2016 le vendite sono aumentate di un eloquente 65% per gli spumanti bio, dell’85% per i vini DOC e DOCG e di un incredibile 118% per i vini a indicazione geografica), alle vendite dirette nelle aziende agricole e all’agriturismo, alla ristorazione di qualità.

Nell’ultimo anno nei supermercati italiani le vendite di vini biologici piemontesi sono aumentate del 415%, quelle dei vini bio dell’Emilia Romagna del 233%. A +176% i vini biologici siciliani, +107% per quelli delle Marche, +70% per i toscani, e così via, tutti con segno positivo.

Il successo non è solo sul mercato interno, anzi: cresce l’export (che rappresenta ancora lo sbocco più significativo per le cantine biologiche italiane). I mercati più rilevanti sono Germania, Stati Uniti, Svezia, Canada, Svizzera, con una sorprendente Cina come sesta destinazione, seguita da Regno Unito, Giappone e qualche altra decina di mercati di peso minore.

In collaborazione con Verona Fiere, FederBio ha dato vita alla quarta edizione di Vintaly Bio, un salone nel salone che ha raccolto 70 cantine biologiche di 15 regioni (con una lista d’attesa di altre cinquanta: lo spazio disponibile è del tutto insufficiente) e che ha visto presentazioni aziendali e sedute di degustazione guidate con acquirenti selezionati che alla ricerca di vini biologici da inserire nel proprio assortimento hanno raggiunto Verona da Stati Uniti, Giappone, Cina. Svizzera, Spagna, Germania, Danimarca, Israele e dalla new entry India.

“La domanda del consumatore per prodotti che coniughino la qualità organolettica, la grande tradizione vitivinicola italiana, una coltivazione “pulita” e un’attenzione maniacale alla qualità nella trasformazione delle uve, evitando la chimica di sintesi, è un fenomeno globale. Ma c’è anche un’altra considerazione che si sta facendo strada con forza tra le aziende più attente: chi produce grandi vini intimamente legati al territorio, a questo territorio deve il massimo rispetto, deve salvaguardarne le caratteristiche ambientali che ne costituiscono la ricchezza e l’unicità. Per farlo, alla scelta della produzione biologica non ci sono alternative”, conclude Mammuccini.

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Vinitaly: edizione da record per il Padiglione Lombardia

Verona, 18 aprile 2018 – Si chiude oggi un’edizione da record per quanto riguarda i visitatori al Padiglione Lombardia a Vinitaly. Consorzi e produttori stimano infatti un afflusso di circa il 7% superiore rispetto al 2017 di operatori di settore, giornalisti e buyer.

Particolarmente significative le presenze straniere, che confermano la crescita dell’apprezzamento dei prodotti lombardi all’estero e il consolidamento di chi, come il Lugana, già oggi esporta circa il 75% della produzione. I compratori internazionali hanno avuto modo di conoscere anche le piccole denominazioni quali Moscato di Scanzo, Botticino e Montenetto.

La vitalità del settore vinicolo viaggia di pari passo con il numero delle imprese lombarde operanti nei settori turismo, ristorazione ed enogastronomia: ben 195.395 secondo i dati 2017 elaborati dall’Ufficio studi di Unioncamere Lombardia e presentati in occasione di Vinitaly 2018.

La parte del leone la fa la Provincia di Milano con 56.723 imprese, seguita da Brescia (30.503) e Bergamo (20.778). Seguono Pavia (14.425), Mantova (14.045), Varese (12.920), Monza e Brianza (11.603), Como (9.891), Cremona (8.961), Sondrio (6.151), Lecco (5.302) e Lodi (4.093).

Su un totale di 815.956 imprese attive nel 2017 sul territorio lombardo, l’ambito “Agricoltura, commercio al dettaglio, alloggio e ristorazione, viaggi” incide per circa il 23,9% del totale. Andando ulteriormente a esplorare le categorie merceologiche, sono 91.411 le imprese classificate quali “commercio al dettaglio” seguite da “alloggio e ristorazione” (55.318), “agricoltura” (46.243) e, a chiudere, “attività dei servizi delle agenzie di viaggio e dei tour operator” (2.423).

“I numeri dimostrano come la qualità del vino lombardo sia riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Vinitaly è una vetrina straordinaria per i nostri prodotti e intendiamo anche a livello istituzionale sfruttare ogni occasione utile per dare visibilità ai nostri vini sui mercati esteri. I consumatori sono sempre più alla ricerca di eccellenze e novità, i buyer stranieri hanno potuto apprezzare produzioni ridotte in termini quantitativi, ma di altissimo profilo qualitativo” ha detto Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi della Regione Lombardia.

“Numeri che dimostrano la vitalità delle nostre imprese lombarde”, commenta Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia. “Il turismo, la ristorazione e, più in generale, l’enogastronomia si confermano come attori fondamentali della crescita economica della nostra Regione. Questo dinamismo si coglie oggi di più in occasione del Vinitaly, perché la componente vino è ormai insostituibile driver per la promozione del territorio sia dal punto di vista naturalistico, sia per quanto concerne l’ambito culturale. La Lombardia e il suo Sistema camerale sono in prima linea per sostenere queste imprese, che aiutano a far conoscere il nostro territorio”.

Non a caso la collettiva lombarda, ospitata nel Padiglione Lombardia realizzato al secondo piano del Palaexpo -grazie all’Accordo di programma tra Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia – è stata tra quelle con il maggior numero di aziende in Fiera, con oltre 200 produttori presenti e più di 2 mila etichette in degustazione.

A contribuire alla buona riuscita della manifestazione, le iniziative messe in campo dai Consorzi di tutela presenti – Consorzio Franciacorta, Consorzio Lugana, Consorzio Moscato di Scanzo, Consorzio Oltrepò Pavese, Consorzio Provinciale Vini Mantovani, Consorzio San Colombano, Consorzio Terre Lariane, Consorzio Valcalepio, Consorzio Valtellina, Consorzio Valtènesi ed Ente Vini Bresciani (per Montenetto, Botticino, San Martino della Battaglia e Cellatica) – oltre ai 4 professori e agli 80 ragazzi dell’Istituto alberghiero Andrea Mantegna di Brescia, che si sono prodigati nell’assistenza tecnica agli espositori.

Di particolare importanza anche il ruolo degli sponsor tecnici, che hanno scelto di essere a fianco della collettiva lombarda: Bracca per l’acqua minerale, Maxidata per le forniture informatiche, Rastal per i bicchieri e Vitavigor per i grissini e i sostitutivi del pane.

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news ed eventi

Private label da record: i vini Fior Fiore Coop in degustazione a Vinitaly

VERONA – Il vino “del supermercato” per la prima volta a Vinitaly. Le otto etichette della linea Fior Fiore Coop saranno in degustazione domani, a Verona, nella giornata di chiusura della più importante Fiera del vino italiano.

L’appuntamento è dalle ore 11 alle ore 16 in Sala Argento – Palaexpo, ingresso A2 (piano -1). Sarà a disposizione del pubblico tutta la linea, assieme ai rappresentanti delle 22 cantine produttrici.

E’ la prima volta in assoluto che una linea di vini “a marchio” (ovvero una private label) entra a Vinitaly. “Un onore per Coop e un ulteriore modo per festeggiare il 2018, anno del Settantesimo del nostro prodotto a marchio”, commenta Roberto Nanni, responsabile del progetto Coop.

I VINI FIOR FIORE COOP
Lanciati nell’autunno scorso in edizione limitata e senza tanto clamore, i vini “si sono rivelati sin da subito una scommessa vincente”, assicura l’entourage della Cooperativa.

Vini tipici e spumanti di alta qualità rappresentativi di regioni, territori, vitigni, culture e realtà produttive molto diversi tra loro. Otto etichette rappresentative del patrimonio vitivinicolo italiano.

Dal Valdobbiadene Prosecco Superiore al Franciacorta Millesimato, dal Gewürztraminer dell’Alto Adige al Rosso di Toscana “Bravìolo”, dal Primitivo di Manduria al Lambrusco di Modena “Casalguerro”.

Sino agli ultimi nati, il Fiano di Avellino e il Sauvignon dei Colli Orientali del Friuli. Ma il numero è destinato a aumentare. I due principali punti di forza? Coop garantisce “l’unicità e la rispondenza ad alti parametri qualitativi”.

LA FILOSOFIA
“L’unicità di cui parliamo – spiega Roberto Nanni – può essere  legata, per esempio, alla scelta di un determinato vigneto, oppure di un particolare blend che l’enologo ha costruito con sapienza e passione, o ancora da un particolare processo di affinamento o da un invecchiamento superiore”.

Aspetti “che vanno anche oltre a quanto previsto dai disciplinari di produzione dei singoli vini (DOC/DOP, DOCG o IGT)”.

“Quel vino, con quelle specifiche caratteristiche – approfondisce Nanni – viene imbottigliato dalla cantina partner solo ed unicamente per il marchio Fior Fiore: un marchio che, godendo di un altissimo grado di notorietà e fiducia da parte dei consumatori, riesce a veicolare il posizionamento di ‘eccellenza al giusto prezzo’ dei prodotti Fior Fiore Coop anche nei vini tipici di fascia premium”.

Quanto alla qualità, la richiesta di Coop prevede l’intera tracciabilità della filiera, sino all’azienda agricola e ai singoli vigneti, il controllo dei processi enologici delle cantine, rigorose verifiche sulle aziende agricole in riferimento ai trattamenti in campo ed alle varietà utilizzate e il rispetto dell’etica nella filiera.

Le caratteristiche del lavoro in vigna fanno riferimento alla campagna “Buoni e Giusti”, che coinvolge dal 2016 tutte le filiere ortofrutticole più a rischio. Vengono inoltre fissati limiti molto restrittivi sul vino in riferimento all’uso dei fitofarmaci e dei solfiti.

Per quanto riguarda gli imballi è richiesto soltanto l’utilizzo di bottiglie in vetro scure, ai fini di prevenire una possibile ossidazione del vino, e di tappi privi di inchiostro.

Ogni proposta ed ogni nuova annata di ciascun vino viene sottoposta in forma anonima a sessioni di degustazioni con un team di sommelier Ais (Associazione italiana sommelier).

“Il vino in degustazione – evidenzia Nanni – risulta idoneo al progetto Fior Fiore solo se esprime le caratteristiche tipiche del territorio, dei vitigni e della denominazione a cui appartiene. Tanta attenzione e lavoro e ora l’approdo al Vinitaly”.

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Analisi e Tendenze Vino

Consorzio Etna Doc: dopo un ottimo Vinitaly 2018 si punta a ProWien 2019

“Per la prima volta ci siamo presentati alla kermesse veronese in maniera compatta e coesa – dice Giuseppe Mannino, presidente del Consorzio Etna Doc – E i risultati ci gratificano degli sforzi fatti”.

Nel corso della fiera, la zona dedicata ai vini dell’Etna, all’interno del padiglione 2 della Sicilia, è stata presa d’assalto da migliaia di appassionati e addetti ai lavori: “Tantissimo interesse per le nostre produzioni – prosegue Mannino – Meno stranieri, più italiani che hanno voluto conoscere la storia del nostro territorio e assaggiare i nostri vini, soprattutto gli spumanti, vera novità di quest’anno”. Un’intera area, dunque, dedicata al mondo del vino etneo, tra Carricante e Nerello Mascalese e una degustazione, organizzata in collaborazione con il giornale online cronachedigusto.it e la regione siciliana che ha fatto registrare il “tutto esaurito” parecchie
settimane prima dell’evento.

Al tasting, 16 etichette di altrettanti produttori, che hanno raccontato, ad un pubblico molto attento, tutte le “sfumature” di bianco del Vulcano più alto d’Europa, in grado di regalare vini con una spinta acida notevole e una spiccata nota minerale. “Qui si producono vini unici – ha detto Mannino – L’interesse per i bianchi è cresciuto come mai prima d’ora. Tanto che i produttori esauriscono le scorte prima della nuova vendemmia. E la stragrande maggioranza di nuovi impianti sono a Carricante. Ora si sta cercando di capire la loro capacità di resistenza. Siamo ancora agli inizi e ne sapremo di più nei prossimi anni”.

I produttori, infatti, stanno conservando in cantina varie bottiglie di diverse annate per analizzare la capacità di invecchiamento dei bianchi. Ci sono segnali positivi. “Ho bevuto bianchi perfetti di 5 anni – spiega Mannino – Stiamo studiando. Ancora c’è poca storia e pochi dati da confrontare”.

Oltre 40 cantine, dunque, tra banchetti, aree degustazioni e stand, hanno accolto i visitatori raccontando le peculiarità di un territorio che sta vivendo un “momento magico”. “Fare sistema è l’unica via per vincere nel mondo – dice Mannino – Ora attenderemo il rinnovo dei vertici del Cda (a maggio) e poi pianificheremo il futuro”. Già nel prossimo anno, ha assicurato Mannino, l’Etna sarà presente di nuovo, con questa formula “di squadra” ormai collaudata, al Vinitaly.

E per la prima volta parteciperà al ProWein di Düsseldorf: “Andremo sempre con questa stessa formula, ci mostreremo compatti – dice Mannino – E dopo le elezioni, pianificheremo la presenza del consorzio alla varie rassegne internazionali. Verrà solo chi potrà e vorrà farlo, ma cercheremo di non lasciare indietro nessuno. Tutti siamo Etna e tutti siamo orgogliosi di esserlo. Anche facendo poche bottiglie”. A Verona il consorzio ha anche celebrato l’erga omnes, ma soprattutto ha festeggiato i 50 anni della denominazione. Il disciplinare, che nel corso del tempo ha previsto anche l’inserimento di ben 132 contrade a conferma di una diversità con pochi eguali, ha infatti visto la luce nel 1968 grazie a un gruppo di esperti che avevano ben intuito le potenzialità del territorio.

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Vini al supermercato

I migliori Chianti Classico in vendita al supermercato: Borgo Scopeto, Ricasoli e Antinori

E’ Borgo Scopeto 2015 il miglior Chianti Classico Docg acquistabile al supermercato. Medaglia d’argento per “Brolio Bettino” 2015 di Barone Ricasoli. Bronzo per “Peppoli” 2016 di Antinori.

Questo l’esito della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper lunedì, a Vinitaly. Una bling tasting che premia altre quattro etichette, sopra i 90 punti.

Diciannove, in totale, i campioni di “Gallo Nero” rigorosamente stagnolati dal Consorzio di Tutela del Chianti Classico e serviti nel nuovo, pregevole calice firmato da RCR Cristalleria Italiana, che alla kermesse di Verona 2018 ha fatto così il suo esordio.

1° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto (96 punti vinialsuper) (5 / 5)

Un Chianti Classico prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.

Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.

Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.

I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).

Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).

Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.

Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.

2° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2015 “Brolio Bettino”, Barone Ricasoli (94 punti vinialsuper) (5 / 5)
Uno dei Chianti Classico meno confondibili sullo scaffale del supermercato, per l’elegante etichetta di colore blu, con scritta dorata e stemma.

Tra gli altri, potrete trovarlo certamente negli store Esselunga dotati di enoteca a gondola. Un solo punto stacca “Brolio Bettino” (campione cieco numero 13) dal Chianti Classico classificatosi terzo.

A convincere, in questo caso, è dapprima l’ampiezza fine del naso, che spazia dalla confettura di ciliegia alla macchia mediterranea, passando per una speziatura che pare dosata da uno chef. Il tutto su sottofondo minerale.

Al palato si apre come d’improvviso, esprimendo tutta la sua potente eleganza dopo un ingresso garbato. Lungo e balsamico, conferma anche in bocca un’ampiezza da primato. Bellissimo il gioco tra acidità, sapidità e note fruttate che domina anche il retro olfattivo.

Ricasoli 1141 si conferma così tra le aziende maggiormente capaci di rappresentare la grandezza del Chianti Classico, anche in Gdo.

Duecentotrentacinque ettari di vigneto che abbracciano il Castello di Brolio, nel Comune di Gaiole in Chianti, oggi di proprietà del Barone Francesco Ricasoli.

3° CLASSIFICATO
Chianti Classico Docg 2016 “Peppoli”, Antinori
Presentazione forse inutile per uno dei prodotti più noti, se non il simbolo, della qualità del Chianti Classico nella grande distribuzione. “Peppoli” 2016 è il campione cieco numero 7 della degustazione alla cieca condotta da vinialsuper a Vinitaly.

Quello che spariglia le carte: i 6 campioni precedenti, di fatto si fermano a una media di 85 punti. Tra veri alti e bassi (oscillazione tra gli 81 e un meritatissimo 90).

Per il suo rapporto qualità-prezzo, certamente l’etichetta più alla portata di tutti: il costo, al supermercato (per esempio in Esselunga), oscilla dai 9 ai 12 euro.

Sin dal colore e dal naso è chiaro che si tratti di un Chianti Classico in stile moderno. La parte olfattiva è dominata dal frutto, ma accompagnata da altri sentori che la completano e rendono – proprio per questo – pregevole.

C’è il vegetale (macchia mediterranea), c’è il fiore di viola. Non manca un risolto minerale, sapido. Avesse avuto un po’ più di struttura al palato, si sarebbe rivelato ancora più apprezzabile.

Ma la ricerca della Famiglia Antinori, qui, è tutta incentrata sulla prontezza della beva. Obiettivo centrato in pieno, pensando soprattutto ai Millennials.

GLI ALTRI VOTI SOPRA A 90
Sono quattro, come anticipato, gli altri Chianti Classico che hanno ottenuto un punteggio superiore a 90. Partendo proprio da qui, ecco Volpaia 2016 di Castello di Volpaia.

Stesso punteggio per il Chianti Classico Docg 2015 di “Casa Sola“. Ma sono Banfi e Cecchi (92 punti per uno) a insidiare il terzo posto di Antinori.

La prima con “Fonte alla Selva” 2015: vino di grandissima prospettiva futura, oggi forse ancora un po’ troppo difficile per il cliente Gdo. La seconda con il Chianti Classico Docg “Riserva di Famiglia” 2014.

IL COMMENTO DEL CONSORZIO
“La nostra denominazione – ha spiegato Carlotta Gori, direttrice del Consorzio del vino Chianti Classico – si comporta tutto sommato bene in Grande distribuzione. La vera sfida è continuare a dialogare con le insegne rispetto alla spinta promozionale. E far loro comprendere che bisogna tutelare territorio, produttori e denominazione”.

TUTTI I VOTI

2016
1) Castellare di Castellina (85 punti)
2) Badia a Coltibuono – vino biologico (81 punti)
3) Fonterutoli Mazzei (78 punti)
4) Castello di Volpaia (90 punti)
5) Coli (88 punti)
6) Dievole (88 punti)
7) Peppoli Antinori (93 punti)
8) San Felice (80 punti)

2015
9) Aiola 2015 (79 punti)
10) Borgo Scopeto (96 punti)
11) Clemente VII, Castelli del Gravepesa (89 punti)
12) Lamole di Lamole, Frescobaldi (87 punti)
13) Brolio Bettino, Barone Ricasoli (94 punti)
14) Fonte alla Selva, Banfi (92 punti)
15) Casa Sola (90 punti)
16) Granaio, Melini (87 punti)

2014
17) Contessa di Radda, Produttori del Chianti geografico (87 punti)
18) Cecchi, Riserva di Famiglia (92 punti)

2011 Gran Selezione
19) Valiano (89 punti)

Degustazione effettuata da: Davide Bortone, Viviana Borriello, Giacomo Merlotti – #vinialsuper

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Analisi e Tendenze Vino

I vini dei VIP allo stand Coldiretti al Vinitaly

Dagli attori ai cantanti, dai politici ai giornalisti, dagli sportivi agli stilisti fino ai grandi imprenditori è corsa ai vigneti con un numero crescente di Vip che investe nel mondo del vino per l’opportunità di stare a contatto con la natura, esprimere creatività, confrontarsi con nuovi stimoli e garantirsi in generale una piu’ elevata qualità della vita.

E’ quanto afferma la Coldiretti che ha organizzato al Vinitaly la prima rassegna delle bottiglie Vip martedì 17 aprile alle ore 9.30 nello stand della Coldiretti nel Centro Servizi Arena – stand A, tra il padiglione 6 e 7.

Una occasione per scoprire le scelte dei Vip che hanno deciso di investire nel vino nei diversi territori del Paese, rilanciando vigneti autoctoni e produzioni locali, riscoprendo profumi e sapori, esplorando nuovi mercati e diventando loro stessi ambasciatori del Made in Italy nei calici e a tavola.

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Analisi e Tendenze Vino

Arte & Sagrantino: arte, vino e territorio al centro della proposta dell’Umbria

Verona – “Arte & Sagrantino” non è solo un progetto per la valorizzazione del territorio. E’ un invito a visitare l’Umbria dell’arte e del vino che quest’anno unisce Comuni e Associazioni nella celebrazione di questo legame: un’offerta vastissima di eventi e una mostra itinerante che nei prossimi mesi sarà possibile visitare attraverso i luoghi del Sagrantino.

Al centro, Montefalco e l’impegno dei produttori del Consorzio Tutela Vini che in collaborazione con il Comune stanno pianificando l’ambizioso ampliamento delle Cantine Francescane – struttura annessa al Complesso Museale di San Francesco con ampie vasche di pigiatura dell’uva, utilizzate già tra il XVIII e XIX secolo per la produzione del Sagrantino una – per dare seguito alle azioni di valorizzazione del patrimonio artistico culturale che rappresentano il cuore pulsante del Sistema Sagrantino.

Già negli anni passati, attori privati e pubblici del territorio hanno lavorato fianco a fianco cofinanziando il restauro della pala d’altare “Madonna della Cintola” di Benozzo Gozzoli, e contribuendo alla realizzazione della mostra dedicata a Antoniazzo Romano, che riportò a Montefalco molte delle opere del maestro, tra le quali il trittico della “Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Benedetto, Giustina e Pietro”.

“La cultura produce ricchezza per tutto il sistema, ma è importante attuare interventi mirati per riconoscere a questo patrimonio il giusto valore – Ha dichiarato Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – Il modello Sagrantino, oltre ad esaltare la filiera vitivinicola, concepisce l’aspetto storico come elemento inscindibile dall’identità di un territorio. Recuperarne la bellezza perduta, è un investimento fondamentale di tempo, di attenzione e di civiltà, non solo economico”.

L’iniziativa, presentata in occasione del Vinitaly, include numerose attività messe in atto nel territorio dell’area delle denominazioni di origine Montefalco Sagrantino. Per tutto l’anno, inoltre, il territorio si tingerà di glicine con addobbi a tema, che interesseranno ogni angolo delle città, dalle aiuole all’arredo urbano, il colore che caratterizza Arte & Sagrantino.

“La capacità di far rete rende l’Umbria più forte – conclude l’assessore regionale all’Agricoltura Fernanda Cecchini – Il sistema Sagrantino che unisce la forza di un vitigno e la forza di un territorio con le bellezze artistiche ha fatto e continuerà a fare la differenza per l’intero territorio”.

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Analisi e Tendenze Vino

Vino, piace a più di un lombardo su due: un milione gli ettolitri prodotti in regione

Più di un lombardo su due beve vino. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat, in occasione di Vinitaly 2018 in corso alla Fiera di Verona. Dalle Alpi al Po – spiega la Coldiretti regionale – sono 4 milioni e 763 mila le persone con 11 anni o più (pari al 53,3% del totale) che consumano il nettare di Bacco. Quasi 2 milioni lo bevono tutti i giorni.

Nel 2017 – spiega la Coldiretti – sono stati un milione gli ettolitri di vino prodotti in Lombardia, di cui circa il 90% di qualità grazie alle 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT. Denominazioni che contribuiscono al successo dell’export regionale, che lo scorso anno ha superato i 270 milioni di euro con un aumento del 62% rispetto al 2007. Il Franciacorta è tra le bollicine italiane più consumate nel mondo, dopo il Prosecco, l’Asti e il Trento Doc.

Tra chi degusta vino – spiega la Coldiretti – cresce l’attenzione alla qualità, una tendenza confermata dall’aumento del numero di enoteche che solo in Lombardia sono passate da 806 nel 2012 a 986 nel 2017 (+22%), secondo i dati della Camera di Commercio Milano, Monza Brianza, Lodi. La provincia con la maggior concentrazione di “oasi del vino” è quella milanese con 264 realtà, seguono Brescia (170), Bergamo (107), Varese (101), Monza e Brianza (74), Como (66), Pavia (59), Mantova (49), Lecco (31), Cremona (30), Sondrio (27), Lodi (8).

Ma il vino è anche un mezzo di scoperta del territorio, visto che in Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – si contano oltre mille chilometri di sentieri del vino.

In Lombardia – conclude la Coldiretti – ci sono oltre 20mila ettari a vigneto: le province più “vinicole” sono Pavia e Brescia, seguite da Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana). Zone viticole con piccole produzioni si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.

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Analisi e Tendenze Vino

La viticoltura eroica a Vinitaly con Cervim

La viticoltura eroica al Vinitaly 2018 con il Cervim. Il Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, sarà infatti presente al 52esimo Vinitaly, in programma dal 15 al 18 aprile, a Veronafiere, al Padiglione 12 (stand A3-C3), nello spazio della Regione Valle d’Aosta.

“Anche in questa edizione del Vinitaly il Cervim sarà presente con un suo spazio istituzionale ospite nel padiglione della Valle d’Aosta – spiega Roberto Gaudio, presidente del Cervim – come per gli anni passati la nostra presenza è improntata alla presentazione dell’edizione numero 26 del Mondial des Vins Extrêmes (qui i nostri migliori assaggi dell’ultima edizione, ndr), l’unico concorso enologico mondiale riservato ai vini prodotti da viticoltura eroica”.

“Sarà inoltre l’occasione per presentare la prima edizione di Enovitis Extrêmes – continua Gaudio – l’evento dedicato alle tecnologie per la viticoltura eroica, che si terrà in Valle d’Aosta il prossimo 19 luglio, e che ci vede coinvolti nell’organizzazione unitamente a Unione Italiana Vini, assessorato Agricoltura e Risorse naturali Regione Valle d’Aosta e Vival (associazione vitivinicoltori valdostani)”.

GLI EVENTI A VINITALY 2018
Durante il Vinitaly non mancheranno poi gli eventi che vedranno la partecipazione del presidente Cervim Roberto Gaudio.

Lunedì 16 aprile (ore 17)
Nello stand del Consorzio del Soave, Pad. 5 G 4-7 – Gaudio, interverrà al convegno “Autentici autoctoni di montagna – il Cervim e le vigne dell’alta Lessinia – La Durella, la Saccola, il Pinot Nero”, in cui si parlerà delle vigne adatte a climi freddi e a alti areali di collina.

Martedì 17 aprile (ore 15)
Stand Consorzio Prosecco di Valdobbiadene Docg, Pad. 8 stand i2-i3 – si parlerà di “Viticoltura eroica: esperienze a confronto” con l’intervento del presidente Cervim, Roberto Gaudio.

“La partecipazione a Vinitaly – conclude Gaudio – è sempre molto importante, per poter presentare le varie attività del Cervim, oltre al Mondial des Vins Extrêmes e Enovitis Extrême, anche il sesto Congresso Internazionale sulla Viticoltura di Montagna e in Forte Pendenza, che si terrà dal 26 al 28 aprile 2018 a La Laguna (Tenerife – Isole Canarie).

Inoltre la kermesse enologica di Verona è un momento utile per fare incontri con enti e istituti che si occupano di viticoltura eroica, per attivare nuove sinergie, contatti e condivisioni.

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“Enotecnico valorizzazione vini territorio”: a Vinitaly la premiazione

E’ in programma lunedì 16 aprile, alle ore 12.30, a Vinitaly, presso lo stand della Fondazione Edmund Mach (Padiglione 3 – Stand F2), la cerimonia di premiazione del concorso “ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio” alla presenza del Presidente Andrea Segrè, del Direttore generale, Sergio Menapace, e del Presidente del Consorzio Vini del Trentino, Bruno Lutterotti.

Seguirà la consegna degli attestati del 5° corso di wine export management e la presentazione della pubblicazione “Vinum Sanctum, vinum de Xanto” sull’origine della denominazione “Vino Santo”.

Nello stand dedicato ai vini della cantina FEM, seguirà un piccolo rinfresco curato dagli studenti del Centro Istruzione e Formazione.

2° Concorso“ENOtecnico valorizzazione VINIterritorio
La manifestazione, che si è svolta il 5 e 6 aprile scorso, è stata organizzata dalla Fondazione Edmund Mach col patrocinio dei Comuni della Piana Rotaliana (San Michele all’Adige, Mezzolombardo e Mezzocorona) e ha contato sul supporto delle sezioni Assoenologi di Trentino ed Alto Adige-Südtirol.

Centoundici etichette in gara, 55 cantine della regione Trentino Alto Adige-Südtirol, quattro tipologie di vino ovvero Teroldego, Marzemino, Traminer aromatico e Gewürztraminer, tre commissioni e una trentina di esperti tra enologi, enotecnici, sommelier e giornalisti del settore.

Un concorso enologico vero e proprio, autorizzato dal Ministero delle politiche agricole ed economiche, che valorizza i vitigni del territorio, ma caratterizzato da una notevole valenza didattica visto il coinvolgimento degli studenti della Fondazione Edmund Mach.

Il concorso è stato curato dal Centro Istruzione e Formazione con l’obiettivo di far conoscere le unicità delle produzioni enologiche di territorio: vitigni autoctoni o interpretazioni territoriali di vitigni internazionali.

Quest’anno i vini protagonisti sono Teroldego Rotaliano DOC, Trentino DOC Marzemino, Trentino DOC Traminer aromatico e Südtirol – Alto Adige DOC Gewürztraminer. Saranno premiate le prime tre posizioni di ogni categoria e le categorie in gara sono otto.

Consegna attestati 5^ edizione corso WEM
La quinta edizione dell’Executive Master in Wine Export Management si è svolta dal 26 gennaio al 27 maggio 2017. Al percorso di eccellenza per la formazione vitienologica hanno partecipato 25 corsisti, selezionati da oltre una ottantina di candidati.

Il coso ha negli anni ha consolidato una sua specifica struttura didattico/formativa, poiché avere competenze di export management è un’esigenza di figure professionali molto diverse nel mondo del vino.

Il piccolo produttore, magari vitivinicoltore, l’enologo “tuttofare” della piccola cantina, il responsabile commerciale della piccola e media azienda, il proprietario/imprenditore che si occupa a 360° della gestione.

E ancora il giovane laureato che desidera acquisire competenze anche nel settore dell’export del vino. Sono tante le figure professionali che hanno bisogno di acquisire le “skill” specifiche dell’export management.

“Vinum Sanctum, vinum de Xanto”
Sarà presentata la pubblicazione sull’origine della denominazione “vino santo” edita dalla Fondazione Edmund Mach e curata da Marco Stenico. Si tratta di un saggio dedicato all’uva Nosiola e al suo nobile figlio il “Vino santo” della trentina Valle dei Laghi.

Il libro è frutto di una ricerca a carattere storico condotta esclusivamente su fonti documentarie e bibliografiche individuate attraverso una ricerca di archivio principalmente in ambito trentino, ma anche lombardo e veneto, che copre un periodo che va dal secolo XIII al primo Ottocento.

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Vinitaly 2018: fitto calendario di eventi per i vini della Val d’Aosta

Milano – Sarà molto vivace e interessante, quest’anno, il programma degli eventi organizzati dall’Associazione dei Viticoltori della Valle d’Aosta (VIVAL) in occasione di Vinitaly 2018. Gli eventi, rivolti agli operatori del settore, agli appassionati e ai giornalisti, si svolgeranno tutti alla Saletta Degustazioni (Padiglione 12 – C3).

Si aprirà domenica 15 aprile, giorno di apertura, alle ore 14.00, con una presentazione generale della Valle d’Aosta e dei suoi vini: “Valle d’Aosta: i prodotti del territorio, autenticità e tradizione e i vini Valle d’Aosta DOC”.

Lunedì 16 aprile, alle 11.00, sarà invece la volta di un incontro riservato a giornalisti e comunicatori dal titolo: “Valle d’Aosta: i prodotti del territorio, autenticità e tradizione; salumi, insaccati e vini della Valle d’Aosta DOC”.

Sempre lunedì, nel pomeriggio (h.14,00), avrà luogo un interessante incontro tra Valle d’Aosta e Liguria, due anime eroiche: “Due regioni a confronto, presentazione di un piatto della gastronomia ligure preparata da uno Chef del circuito Liguria Gourmet e delle DOP valdostane con una proposta di abbinamento con i vini delle due Regioni.

Martedì 17 aprile, infine, altri due momenti di particolare interesse. Alle 11.30 si inizierà con “Valle d’Aosta: i prodotti del territorio, autenticità e tradizione e i vini Valle d’Aosta DOC”, per proseguire, alle 14.30, con un secondo incontro dedicato alla stampa: “Valle d’Aosta: i prodotti del territorio, autenticità e tradizione – la filiera lattiero casearia e i vini Valle d’Aosta DOC”.

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news ed eventi

La Lombardia a Vinitaly con 2 mila etichette di vino

A meno di dieci giorni dall’inizio della 52° edizione di Vinitaly 2018, il Salone internazionale del vino e dei distillati che si terrà a Verona dal 15 al 18 aprile, il Padiglione Lombardia si presenta al pubblico.

Realizzato in accordo di programma tra Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, occuperà uno spazio espositivo di 8.500 metri quadrati complessivi, di cui circa 4 mila allestiti al primo piano del PalaExpo.

La valorizzazione di un territorio unico per varietà di climi, ambienti e terroirrappresenta il carattere distintivo della viticoltura regionale, la quale all’interno del Padiglione Lombardia sarà rappresentata da oltre 200 produttori con oltre 2 mila etichette in degustazione.

I CONSORZI PRESENTI A VINITALY 2018
Saranno i Consorzi di tutela dei vini lombardi a giocare, insieme alle istituzioni il ruolo di custodi e promotori di una qualità sempre più apprezzata non solo in Italia, ma anche all’estero, che buyer, operatori e giornalisti potranno approfondire durante Vinitaly grazie a un fitto calendario di eventi volti a valorizzare la variegata offerta dei vini regionali.

Consorzio Botticino DOC
Consorzio Cellatica DOC
Consorzio Tutela Lugana DOC
Consorzio Montenetto
Consorzio Franciacorta
Consorzio Moscato di Scanzo
Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese
Consorzio Tutela Vini di Valtellina
Consorzio Tutela Valcalepio
Consorzio Vini IGT Terre Lariane
Consorzio Vini Mantovani
Consorzio Volontario Vino DOC San Colombano
Ente Vini Bresciani
San Martino della Battaglia DOC
Consorzio Valtènesi

GLI EVENTI PRESSO LA SALA POLIVALENTE
La sala polivalente del Padiglione Lombardia, Stand E4 al 2° Piano del PalaExpo, presenterà un ricco palinsesto di eventi. Di seguito quelli aperti al pubblico.

Domenica 15 aprile
10.30 – Convegno “La Versa, rinasce il brand del Metodo Classico italiano”. Evento aperto al pubblico organizzato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese.

12.30 – Convegno “3 Prosit” premiazione vini della Lombardia segnalati in Guida PROSIT Onav. Evento aperto al pubblico.

14.00 Convegno “Lombardia, leader nazionale per i vini certificati a denominazione d’origine”
I vini lombardi 
DOCG, DOC e IGT a quota 90%. Evento aperto al pubblico organizzato da Enoteca Regionale della Lombardia.

16.00 Convegno “I produttori COPAGRI presentano le eccellenze di Regione Lombardia”. Evento aperto al pubblico.

Lunedì 16 aprile
10.30 – Convegno “Enoteca Regionale della Lombardia, un palcoscenico per la promozione”. Dall’inaugurazione dell’Enoteca Regionale Cassino Po alla crescita del Centro per la valorizzazione dell’agroalimentare lombardo d’eccellenza. Evento aperto al pubblico organizzato da Enoteca Regionale della Lombardia.

14.00 – Degustazione Rosati doc Italiani ottenuti da uve autoctone: Valtènesi, chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte e Salice salentino. Evento aperto al pubblico organizzato da Consorzio Valtènesi.

15.30 – Presentazione del “Libro Bianco sull’Oltrepò Pavese: lo studio dell’Università di Pavia – Osservatorio di Wine Marketing del Consorzio”. Evento aperto al pubblico organizzato da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e UNIPV.

Martedì 17 aprile
10.45 – Convegno “Merenda Varzese: l’Oltrepò che accoglie tra vini, sapori e tradizione”- Evento aperto al pubblico organizzato da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese

15.00 – Degustazione Sinfonia di Valtellina. Evento aperto al pubblico organizzato dal Distretto Agroalimentare della Valtellina

Mercoledì 18 aprile
11.30 – Convegno “Il Neuromarketing del vino e il segreto della distintività”. Evento aperto al pubblico organizzato da Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese e IULM

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Record storico per l’export di vino italiano in Francia

Record storico per l’export di vino italiano in Francia. Sfiora i 170 milioni di euro nel 2017 e raddoppia negli ultimi 10 anni (+92,3%).

Nello stesso periodo, al contrario, il vino arrivato dalla Francia all’Italia è crollato di 14 punti percentuali, in valore.

E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat alla vigilia del Vinitaly che spiega come le bottiglie tricolori stiano vincendo la tradizionale sfida enologica con i francesi.

Nonostante la vittoria “fuori casa” dell’Italia, la Francia resta leader nelle esportazioni mondiali di vino con un valore di circa 9 miliardi di euro superiore ai 6 miliardi fatti registrare dall’Italia che però nel 2017 ha messo a segno il suo record storico di sempre grazie ad una crescita del 6%.

LE RAGIONI DEL SUCCESSO
A spingere il successo del Made in Italy, sottolinea la Coldiretti, è soprattutto la riscossa, contro lo champagne, delle bollicine nazionali con le esportazioni in Francia letteralmente esplose del 276% in valore nel decennio, per un importo attuale di oltre 45 milioni di euro.

Di fatto vince l’ottimo rapporto prezzo/qualità della produzione italiana e si sgonfia sul suolo nazionale la moda di bere francese, anche nelle occasioni di festa.

Il risultato, precisa la Coldiretti, “è che la bilancia commerciale nel vino tra i due Paesi è sostanzialmente in pareggio nel 2017, con appena 11 milioni a favore della Francia, dopo che solo dieci anni fa aveva fatto registrare un passivo per l’Italia di ben 134 milioni di euro”.

Sempre secondo Coldiretti “si tratta dei risultati di un importante processo di qualificazione del vino italiano che anche nell’ultimo anno è cresciuto del 9% oltralpe, tanto che la Francia è salita al terzo posto fra i principali clienti dell’Unione, dopo Germania e Gran Bretagna”.

GLI EFFETTI DEL RIPOSIZIONAMENTO
Si sta realizzando, spiega la Coldiretti, un riposizionamento globale della produzione tricolore che diminuisce in quantità ma aumenta in qualità con oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

Sul territorio nazionale ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui puo’ contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

LA VENDEMMIA 2017
La produzione italiana nel 2017 si è attestata sui 40 milioni di ettolitri, in calo di oltre il 13% rispetto ai 46,3 milioni di ettolitri di dieci anni fa, che rappresenta quasi un terzo dell’intera vendemmia europea davanti ancora una volta alla Francia che si è fermata a 37 milioni di ettolitri e alla Spagna con 36 milioni di ettolitri.

Mentre a livello globale la produzione nel 2017 ha subito un calo dell’8,2%, fermandosi a 246,7 milioni di ettolitri. La più scarsa da diversi decenni. Con gli Stati Uniti fermi a 23,3 milioni di ettolitri (-1%) che restano sempre però il quarto produttore mondiale davanti all’Australia.

I CONSUMI
Per quanto riguarda i consumi di vino la Francia con 27 milioni di ettolitri precede l’Italia che si ferma a 22,5 milioni mentre al primo posto si piazzano saldamente gli Stati Uniti con 31,8 milioni di ettolitri, secondo gli ultimi dati dell’Oiv.

“Il futuro del Made in Italy dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività – afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – che è stata la chiave del successo nel settore del vino dove ha trovato la massima esaltazione la valorizzazione delle specificità territoriali: la vera ricchezza del Paese”.

“Il vino italiano – conclude Moncalvo – è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo”.

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Analisi e Tendenze Vino

Il Chianti Classico a Vinitaly 2018

Solo da un territorio particolarmente vocato e contraddistinto da una sua particolare unicità, può nascere un prodotto d’eccellenza. Per sottolineare questo concetto, il Chianti Classico si presenta a Vinitaly con un grande stand nel Padiglione dedicato alla Toscana,  allestito con l’immagine de “Il Signore del Chianti Classico” ideata da Max Information (Gruppo Armando Testa).

Nella nuova campagna di comunicazione del Consorzio, il Gallo Nero, simbolo distintivo della denominazione, diventa un personaggio antropomorfo che, cambiando l’abito, sullo sfondo immutato del territorio chiantigiano, ci accompagna attraverso i secoli, dal 1716 ad oggi.

IL CHIANTI CLASSICO A VERONA
Il Consorzio Vino Chianti Classico dà appuntamento agli operatori di settore, alla stampa e agli appassionati dal 15 al 18 aprile al nuovo stand nel Padiglione 9 (D 2-3-4) per degustare i vini della denominazione, ma non mancano in fiera anche altri appuntamenti dedicati ai vini del Gallo Nero.

Dopo il record storico dell’anteprima 2018 con la presenza di 186 aziende, anche lo stand consortile a Vinitaly è ampiamente rappresentativo: 104 aziende e 200 etichette di Chianti Classico Gallo Nero. Ben rappresentata anche la tipologia di punta della denominazione.

Quasi un’etichetta su 5 è difatti un Chianti Classico Gran Selezione. Oltre alle etichette in degustazione con servizio sommelier, nove aziende di Chianti Classico saranno presenti allo stand consortile, con uno spazio autonomo.

Mentre i produttori presentano le loro novità in bottiglia, lo stand consortile ospiterà anche una nutrita serie di incontri/seminari, alcuni dei quali sono già sold out.

Tra gli appuntamenti in collaborazione con Wine Motion, due enologi e un professore dell’Università di Napoli (Domenica 15, Lunedì 16 e Martedì 17 aprile)  condurranno i partecipanti in un inedito viaggio alla scoperta del vino attraverso i suoi profumi. Quei profumi che sono così intriganti e variegati nei vini del Gallo Nero.

Poi sarà la volta dell’Olio DOP Chianti Classico. Grazie ai consigli dell’agronoma Fiammetta Nizzi Grifi, sarà possibile affrontare una delle scelte più difficili per i consumatori: scegliere un olio di oliva responsabilmente, testandone le caratteristiche organolettiche in batterie professionali d’assaggio ( in degustazione l’Olio DOP Chianti Classico a confronto con oli senza certificazione di provenienza e altri oli extravergine italiani). (Domenica, 15 e Lunedi, 16 aprile).

Altri due appuntamenti saranno dedicati a un’altra eccellenza gastronomica toscana, il  Pecorino Toscano DOP, un prodotto che ben si abbina con i vini Chianti Classico. I seminari saranno condotti  dal direttore del Consorzio, Andrea Righini, che parlerà di due temi tecnici e, nello stesso tempo, quotidiani: L’uso del Pecorino DOP in cucina” e “Il Pecorino Toscano DOP – un formaggio che fa bene al cuore”.

Infine Lunedì 16 aprile sarà la volta del focus “2015 vs 2016: sfida tra annate a cinque stelle”, a cura di Daniele Cernilli. Il celebre DoctorWine presenterà la sfida nel bicchiere tra due annate accolte a furor di critica, la 2015 e la 2016. Ne uscirà vincitrice la vendemmia dell’ultima Gran Selezione o quella del Trecentesimo? La partecipazione è gratuita previa registrazione.

LE DEGUSTAZIONI
Sul versante degustazioni guidate di Chianti Classico al di fuori dello stand consortile, fresco di nomina ad Ambasciatore del Chianti Classico ad honorem, Jeff Porter, Beverage Director B&B Hospitality Group, affronterà uno temi che aggrega sempre maggior interesse tra gli esperti di settore, le varie sfumature dei territori del Gallo Nero, nel seminario in lingua inglese Chianti Classico – The Heart of Tuscany. Domenica, 15 aprile, 15.30 – 16.30 , International Buyers Lounge (Galleria Castelvecchio tra Pad. 2 e Pad. 3)

 “Oltre al visual della nuova campagna di comunicazione, la principale novità dello stand di quest’anno è rappresentata da una saletta di circa 20 posti destinata a incontri con il pubblico, conferma il direttore del Consorzio Vino Chianti Classico, Carlotta Gori. “Questa area – continua – sarà allestita ai lati della reception e ospiterà una serie di appuntamenti dedicati ai nostri vini, all’Olio DOP Chianti Classico e ad alcuni approfondimenti su prodotti partner del Consorzio, come il pecorino Toscano IGP e l’acqua S.Felice”.

“Oltre a questi – conclude Gori – sono previsti tre appuntamenti sugli aromi del vino, con delle installazioni particolari che hanno già riscosso grande successo nell’ambito dell’ultima edizione di Chianti Classico Collection”. A tutti i seminari sarà possibile registrarsi fino a sabato 14 aprile, direttamente sul sito di Vinitaly 2018.

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Analisi e Tendenze Vino news

Vinitaly 2018: boom di Tenute Storiche con Cantina

VERONA – Sono 64 le Tenute Storiche con cantina che parteciperanno a Vinitaly 2018. L’Associazione Dimore Storiche Italiane (Adsi) vede così crescere il numero di adesioni alla più importante Fiera enologica italiana (lo scorso anno erano 55).

Tutte assieme, le cantine rappresentano una produzione annua di 35 milioni di bottiglie, provenienti da circa 30 mila ettari di proprietà.

I soci Adsi – alcuni dei quali operano anche nella Grande distribuzione organizzata – sono proprietari di beni culturali vincolati come “monumento nazionale” che, nel caso delle tenute viticole, comprendono giardini, vigneti, oliveti e boschi, oltre alle cantine. In un insieme di straordinaria bellezza al tempo stesso architettonica e paesaggistica.

“Una visita alle cantine storiche dei soci Adsi – sottolinea Gaddo della Gherardesca, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane – costituisce un vero e proprio Grand Tour. Un’opportunità unica di turismo esperienziale, in cui la scoperta di molti vitigni autoctoni nel loro ambiente naturale si combina all’offerta di eccellenze gastronomiche del territorio”.

Tutte le cantine storiche sono visitabili su prenotazione, e fra le partecipanti a Vinitaly 2018, oltre 50 sono anche agriturismi, con un’offerta complessiva di 800 camere. Paradisi dell’enogastronomia e dell’ospitalità che spaziano dal Trentino Alto Adige alla Sicilia.

“La partecipazione a Vinitaly – evidenzia Gaddo della Gherardesca – dimostra ancora una volta che i proprietari di dimore storiche dedicano un impegno costante non solo alla conservazione e tutela di una parte rilevante del nostro patrimonio culturale, ma anche, ove possibile, allo sviluppo e promozione di attività che hanno un impatto diretto sull’economia dei territori, in particolare all’interno delle comunità rurali”.

Il Grand Tour delle Cantine storiche diventa ancora più suggestivo se unito alla visita di affascinanti ville, castelli, palazzi, cascine e masserie aperti all’ospitalità e listati nel sito www.dimorestoricheitaliane.it. Sul sito, gli oltre 300 associati incontrano ogni mese 15-20 mila appassionati, italiani e stranieri.

LE AZIENDE ADSI PRESENTI A VINITALY 2018
Agricola Borgoluce, Agricola Colognole, Agricola Conti Bossi Fedrigotti, Agricola Foffani, Agricola Guerrieri Rizzardi (nella foto di copertina), Agricola La Collina, Agricola La Rocchetta, Agricola Marcello del Majno, Agricola Marcello del Mayno, Agricola Marina Danieli, Agricola Nesci, Agricola Perusini, Azienda Contucci, Azienda Leone de Castris.

Poi ancora: Azienda San Leonardo, Badia a Coltibuono, Badia di Morrona, Baglio di Pianetto, Banfi srl, Barone Ricasoli, Cantina Montevecchio Isolani, Castel di Salve, Castello di Cacchiano, Castello di Gabiano, Castello di Montegiove, Castello di Ripa d’Orcia, Castello di Roncade, Castello di Torre in Pietra, Castello di Verrazzano, Castello di Volpaia, Castello Sonnino, Castello Vicchiomaggio, Conte Emo Capodilista, Duca Carlo Guarini, Guicciardini Strozzi, Il Mosnel di E. Bardoglio.

E infine: Il Pollenza srl (nella foto a destra), La Barchessa di Villa Pisani, Le Corti Spa, Marchesi Alfieri, Marchesi Ginori Lisci, Marchesi Gondi, Marchesi Mazzei, Massimago S.S., Possessioni di Serego Alighieri, Principi di Porcia e Brugnera, Tasca d’Almerita, Tenuta Bellafonte, Tenuta di Bibbiano, Tenuta di Fiorano, Tenuta di Ghizzano, Tenuta di Montegiove, Tenuta di Pietraporzia, Tenuta il Corno, Tenuta la Marchesa, Terre dei Pallavicini, Vicara srl, Villa Angarano, Villa Calcinaia, Villa del Cigliano, Villa di Maser, Villa Vitas.

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Oltrepò Pavese: parola d’ordine “qualità” con la revisione dei disciplinari

BRONI – Abbassamento delle rese, restringimento della zona Igt, vinificazione e imbottigliamento in loco per Sangue di Giuda e Pinot Nero. E parola fine all’era del vino Doc in damigiana. L’Oltrepò pavese guarda così al futuro, riformando i disciplinari.

Mosse storiche, che forse ridaranno slancio a un territorio che merita molto più di quello che è riuscito a raccogliere. Le riforme dei disciplinari sono state presentate giovedì dal Consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, in occasione dell’assemblea dei soci all’Enoteca Regionale di Broni.

“Ringrazio chi ha lavorato con noi per arrivare a questi risultati – commenta il presidente Michele Rossetti – che sono solo il primo passo. Un passo che però è storico e lascerà il segno soprattutto perché sul territorio, davvero, qualcosa è successo”.

“Questo Consiglio, insieme ai nuovi disciplinari e a una tracciabilità vera per ridare smalto alla Doc – aggiunge Rossetti – lascerà in eredità un nuovo modo di fare Consorzio. E’ un messaggio anche a chi ha scelto di star fuori, di non partecipare e di lasciar fare agli altri”.

Parole scaturite dal confronto positivo tra grandi e piccoli produttori oltrepadani. “Ho visto una Terre d’Oltrepò profondamente cambiata – evidenzia Rossetti – che si è messa in gioco per gli altri. Una Torrevilla disposta a fare sacrifici. Tanti titolari d’imprese di qualità pronti a scommettere sul futuro. Si può ricominciare”.

LE NOVITA’
“Uno spirito collaborativo – precisa Emanele Bottiroli, direttore del Consorzio di Tutela Vini Oltrepò – che ha portato a migliorare i vecchi disciplinari, abbassare le rese all’insegna della qualità, cancellare tipologie e versioni non identitarie da una Doc fino ad oggi barocca, restringere la zona di produzione Igt eliminando comuni di pianura, limitare in zona la vinificazione e l’imbottigliamento di Sangue di Giuda e Pinot nero”.

Ma non solo. “Le modifiche dicono addio all’era del vino Doc in damigiana – continua Bottiroli – contribuendo a ridare slancio al disciplinare del Casteggio e a ottimizzare tutti gli altri disciplinari di produzione, compreso quello del Bonarda, il vino territoriale più venduto e amato, che sarà solo il lato frizzante o ‘vivace’ dell’Oltrepò Pavese”.

“Ognuno ha fatto uno sforzo – chiosa Bottiroli – in particolare le cantine cooperative Terre d’Oltrepò, socio di maggioranza mai così vicino nella storia al comune sentire territoriale pur a costo di sacrifici, e Torrevilla. Non si sono tirati indietro nemmeno gli altri produttori presenti in assemblea, che hanno capito in che direzione andava una riforma che voleva dare segnali concreti di cambiamento”.

Ai vini Doc sarà inoltre apposto il contrassegno di Stato. La cosiddetta “fascetta”, “utile – sottolinea ancora Bottiroli – a garantirne autenticità e valore, facilitando gli organismi di controllo e dando ai consumatori consapevolezze nuove sul valore aggiunto che i grandi vini meritano”.

IL FUTURO
Il futuro dell’Oltrepò, come di altre Denominazioni, passa tuttavia anche dall’estero. Anche su questo fronte le premesse sembrano buone. “Il nostro Piano per l’internazionalizzazione 2018 – annuncia il direttore Bottiroli – è stato valutato al primo posto in graduatoria regionale davanti, per punteggio, a realtà importanti come Franciacorta e Ca’ del Bosco. Si tratta di un progetto di rete, di cui siamo capofila, mirato in particolare a Stati Uniti, Giappone, Cina e Svizzera”.

Sul fronte fieristico è già iniziato il conto alla rovescia anche in chiave europea: “Ci prepariamo – annuncia Bottiroli – al Prowein di Dusseldorf, la fiera del vino più importante in area Ue riservata agli operatori professionali”.

Occhi puntati anche su Verona: “Ci prepariamo a un Vinitaly 2018 all’insegna di molte novità e di una comunicazione nuova – preannuncia Bottiroli -. Saremo al salone del vino più importante d’Italia con il libro bianco sull’Oltrepò del vino, uno studio dettagliato e scientifico condotto dall’Osservatorio di Wine Marketing che un anno fa abbiamo costituito con l’Università di Pavia”.

Il Consorzio di Tutela presenterà così “uno strumento, frutto di analisi dati, uscite sul campo e interviste, che ci consentirà di progettare con metodo, avendo una rappresentazione plastica del complesso universo della vite e del vino in Oltrepò”. Dalla diagnosi nascerà “una terapia, ovvero una strategia a breve, medio e lungo termine”.

Per Bottiroli, il limite da superare resta sempre lo stesso: quello delle divisioni. “Il Consorzio è la casa di tutti. Solo con l’unione e il superamento delle barricate i risultati saranno tangibili. Auspico che il 2018 sia l’anno della svolta, anche sul tema dell’enoturismo e del marchio Oltrepò Pavese che puntiamo a creare con la Strada del Vino”.

“Voler bene al territorio – conclude Bottiroli – significa remare, insieme, nella stessa direzione, considerare i successi di uno un vantaggio per tutti. Bisogna dare numeri al top di gamma per poterlo promuovere facendolo reperire più facilmente sul mercato ai consumatori in Italia e nel mondo. Sei quel che si trova e quel che si vede di tuo, non quel che dici di te”.

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