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Enoturismo

RICETTA Minestra di cicoria in brodo di faraona ripiena

La ricetta che vi racconto oggi, mi riporta a quando ero piccola e non aspettavo altro che il Natale per gustare la minestra di cicoria in brodo di pollo (ripieno) fatta dalla mia nonna.

Oggi ve la ripropongo con la faraona. Spero vi possa piacere!

GLI INGREDIENTI
Una faraona media ( circa 1,2 kg) in busto
1 kg di  cicoria già pulita e sbollentata
150 gr di pecorino romano
Pepe rosa in grani
Sale quanto basta

Per il ripieno:
Fegatini di pollo ( 150 gr circa)
2 uova
50 gr di grana padano
Pepe nero macinato ( un pizzico)

Prezzemolo tritato
Un pizzico di sale

LA PREPARAZIONE
Innanzitutto puliamo la faraona e sciacquiamola per bene sotto acqua corrente e poi passiamola  su una piccola fiamma , per eliminare eventuali residui di piume.

Adesso passiamo  al ripieno. Battiamo le uova , unendo poi il formaggio , il sale, il pepe, i fegatini tagliati a pezzetti e il prezzemolo.  In una padella leggermente unta e calda caliamo il tutto e cerchiamo di ottenere un rotolo di frittata. Evitiamo che si asciughi troppo!

Imbottiamo con questo ripieno, il busto della faraona e ricuciamo l’apertura con spago da cucina.  A questo punto il busto dovrà essere adagiato in una pentola capiente , che poi riempiremo di acqua.  Io aggiungo solo sale e dei grani di pepe rosa, ma se volete, potete aggiungere una carota e una costa di sedano. Lasciamo cuocere per due ore circa.

Con il brodo ottenuto, condiremo la cicoria precedentemente sbollentata. Prendiamo una pentola alta e alterniamo strati di cicoria, di pecorino romano e di brodo. Chiudiamo con una ricca spolverata di pecorino e un pizzico di pepe macinato. Lasciamo cuocere a fiamma bassa per una mezz’ora circa e poi possiamo servire.

Dopo la minestra di cicoria possiamo gustare la faraona e il suo ripieno tenuti in caldo e … buon appetito!

Vino in abbinamento:  Falanghina Campania Igt 2016 Strangolagalli Fattoria Alois

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Vini al supermercato

Provincia di Pavia Igt Croatina Myrtò, Perego & Perego

(4,5 / 5) “Qualità vegetariana”. Il “bollino” presente sulla retro etichetta della Croatina “Myrtò” di Perego & Perego attira l’attenzione di molti.

A noi che di slogan, certificazioni e medaglie interessa ben poco, sorge spontanea una domanda: cosa racconterà il calice di questo vino prodotto in provincia di Pavia?

LA DEGUSTAZIONE
Iniziamo col precisare che la Croatina Myrtò di Perego & Perego ha parecchio in comune col più noto “Bonarda” dell’Oltrepò Pavese, prodotto (appunto) per un minimo dell’85% con uve Croatina. Aspetto e profumi sono quelli attesi. Porpora impenetrabile. Naso di frutta rossa (amarena) e fiori di viola.

Una Croatina, Myrtò di Perego & Perego, che rivela all’olfatto una parte “verde”, vicina alle foglie del geranio. Al palato, un rosso che si scopre leggermente mosso. Un brio subito placato dal tipico tannino ruggente della Croatina. Per il resto, un concerto di frutta rossa abbastanza fine, nel quale si distinguono gli acuti dell’amarena e della mora. La chiusura di bocca tende invece a un piacevole amarognolo.

La Croatina Myrtò di Perego & Perego trova sulla tavola molti alleati. Perfetta a tutto pasto, accompagna bene salumi, affettati e preparazioni di carne non troppo elaborate. Nella speciale scala di valutazione di vinialsuper, sfiora la vetta con un punteggio di 4,5 su 5. Prezzo eccezionale per un vino così “pulito” e capace di non stancare mai.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazione molto semplice per ottenere Myrtò. Le uve di Croatina vengono raccolte e pigiate. Il mosto viene quindi messo in botti d’acciaio a temperatura controllata, per un tempo che varia (a seconda dell’annata) dai 7 ai 10 giorni.

In questo periodo vengono eseguiti continui rimontaggi, in modo da tenere sempre bucce (cappello) bagnate e per “caricare” il vino di colore e profumi. Finita questa fase, il mosto viene svinato e le bucce pressate in maniera soffice.

La fermentazione alcolica e malolattica prosegue in botti di acciaio, a temperatura controllata. Una volta terminata si procede al travaso, per separare il vino dalla feccia (residuo di fermentazione). L’affinamento prosegue in acciaio per circa 6-8 mesi, prima di essere pronto per la bottiglia.

“Tengo a precisare che viene aggiunta solforosa durante la vinificazione – commenta Giorgio Perego – ma non lieviti selezionati, né altri tipi di sostanze chimiche. Le chiarifiche vengono fatte solo con bentonite”.

“Per quanto riguarda la dicitura ‘qualità vegetariana’ – aggiunge il titolare della cantina pavese – si tratta di un marchio che certifica il non utilizzo di generi derivati da animali (albumine, caseine o gelatine che generalmente vengono utilizzate per le chiarifiche)”.

“Oltre a questo – continua Giorgio Perego – vengono certificati anche gli imballaggi (colle delle etichette e colle dei tappi, qualora venissero utilizzati gli agglomerati). Siccome pensiamo che il vino nasca ‘vegano’, facciamo il possibile per mantenerlo tale e ci teniamo che il consumatore lo sappia”.

“Per questo motivo – aggiunge il titolare della cantina dell’Oltrepò pavese – abbiamo pensato di appendere al collo della bottiglia e di far stampare sulla retro etichetta un qr code, grazie al quale l’acquirente può trovare tutte le informazioni utili. Siamo arrivati al punto di pubblicare la tracciabilità del prodotto, partendo dalle vigne alla bottiglia finita, in modo che il consumatore abbia un’idea precisa di come venga prodotto il nostro vino.

LA CANTINA
“Tradizione” e “innovazione” sono le parole d’ordine della Perego & Perego. A dirigere la cantina sono i due fratelli Marco e Giorgio Perego, che hanno deciso di rifondare l’azienda agricola del bisnonno Ernesto. Siamo a Rovescala, sulle colline dell’Oltrepo Pavese.

Un territorio tutto da scoprire per gli enoappassionati lombardi e italiani. E anche per la Gdo, raramente impegnata a scovare “chicche” nella nuvola di fumo creata dai grandi gruppi e dagli imbottigliatori. Polvere nella quale si distingue, certamente, questa ottima Croatina.

Trentamila le bottiglie di Myrtò che finiscono sugli scaffali del colosso milanese della grande distribuzione, su una produzione complessiva di 70 mila bottiglie per la la cantina Perego & Perego. Un rapporto, quello con la Gdo, avviato nel 2004.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Marche Igt Passerina 2013 “D’Orobianco”, Fulvia Tombolini

(5 / 5) Quattro anni sulle spalle, per un vino bianco come la Passerina, rischiano di essere davvero tanti. Ma non per la Passerina 2013 “D’Orobianco” di Fulvia Tombolini.

Una che, del resto, mastica Verdicchio (uno dei vini bianchi italiani più longevi) al posto del pane. Troviamo questo Marche Igt in offerta, al 50%, in un negozio Auchan della provincia di Milano. Prendere o lasciare. Preso. Per cinque “euri”, vale la pena rischiare.

LA DEGUSTAZIONE
Primo colpo a vuoto, in questa roulette russa con il tempo. Il calice, di fatto, si veste di un giallo paglierino con riflessi dorati. Il nettare ha tenuto bene la prova degli scaffali del supermercato (vallo a spiegare ai detrattori della Gdo e a chi crede che i vini, proprio tutti, vadano conservati “esclusivamente in cantine climatizzate e al buio”: cazzata).

Premiamo il grilletto per la seconda volta: mettiamo la Passerina 2013 “D’Orobianco” sotto al naso. Sopravvissuti. Fortunati? No. Questo è un gran vino. Punto. La freschezza fruttata tipica del vitigno vira su quella delle erbe aromatiche. Alloro e rosmarino, dunque, in primo piano. Non mancano i fiori come il gelsomino, che si fanno largo in un sottofondo di muschio.

Terzo clic: l’assaggio. Un altro colpo a vuoto in questo apparente gioco al massacro con le lancette. Siamo ancora vivi. Come l’acidità di questo vino bianco, dal sorso ancora pieno e di croccante sapidità. Capace di tingersi ancora d’esotico. E non è saudade.

La Passerina “Orobianco” di Fulvia Tombolini ha retto quattro anni il confronto con quel “mostro” della Gdo. Le diamo un premio? I nostri cinque “cestelli della spesa”. E la promessa di altri assaggi della stessa cantina, da raccontare ai nostri più affezionati lettori.

Non dimentichiamo l’abbinamento. Le nuove annate di “D’Orobianco” accompagnano alla perfezione le portate leggere di un aperitivo. Questa 2013 fa il paio – alla grande – con un’orata al sale, cotta al forno in maniera del tutto nature, senza aggiunta di erbe aromatiche. Solo pesce e sale. Il resto ce lo mette il vino.

LA VINIFICAZIONE
Salta all’occhio l’etichetta di “Vino Libero”, a mo’ di bandiera, sul collo della bottiglia. Un vero e proprio biglietto da visita. L’Associazione Vino Libero raggruppa 12 produttori vinicoli e una distilleria di otto diverse regioni italiane, “impegnati ad applicare un modello di agricoltura che sia allo stesso tempo economicamente vantaggioso e rispettoso dell’ambiente”.

Tradotto: in vigna si utilizzano solo concimi organici. Banditi i diserbanti. 
E in cantina “si adottano tecniche evolute per abbattere l’uso dei solfiti, pur mantenendo la perfetta conservazione. La dose massima di solfiti è inferiore almeno del 40% rispetto al limite previsto per legge”.

Sulla “conservabilità” del “Vino libero” di Fulvia Tombolini, non abbiamo più dubbi, dopo l’assaggio. Passerina in purezza, allevata sulle colline di Campofilone, nelle Marche. Le viti affondano le radici in terreni di tipo argilloso, con un densità d’impianto di 3.300 ceppi per ettaro.

La vendemmia avviene nella terza decade del mese di settembre. Le uve vengono vinificate esclusivamente in acciaio. Fulvia Tombolini porta avanti nelle Marche una tradizione vitivinicola di famiglia, avviata nel 1921. La scelta odierna è quella di coniugare la dimensione contadina con la necessità di rimanere al passo coi tempi e col mercato.

Prezzo: 9,99 euro
Acquistato presso: Auchan / Eataly

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news ed eventi

“Quel bastardo del distributore”

Chi lo avrebbe mai detto? Vini “industriali” e “vini naturali” hanno un unico comune denominatore. Quel bastardo chiamato “distributore”. Fermi tutti, mettete giù il telefono con il numero dell’avvocato già cercato in rubrica. Adesso vi spieghiamo tutto.

Una delle costanti di vinialsuper, da quando (follemente) ha visto la luce, un paio d’anni fa, sono le email e le telefonate da parte di produttori (in genere medio-piccoli) preoccupati per aver visto recensito un loro prodotto nella nostra sezione “Recensioni vini al Supermercato”.

“Le giuro che non ne so niente, sono un piccolo produttore, noi non facciamo Gdo!”. “Mi creda: dev’essere stato il distributore di Milano, io non ho rapporti diretti con la distribuzione organizzata!”. “Guardi, non so come sia finito il mio vino sugli scaffali di Conad: sarà stato il distributore, io non so nulla”. Telefonate – o email – alle quali noi di vinialsuper siamo ormai (noiosamente) abituati.

E ci saremmo tenuti per noi la noia. Volentieri. Giuriamo (va di moda)! Se non fosse che pure “La Terra Trema”, in questi giorni, tratta lo stesso argomento. Prendendo le parti, in questo caso, di tanti piccoli produttori “strozzati” dai distributori.

“Bisogna affrontare e riaprire un ragionamento serio intorno al nodo della distribuzione”, scrive la redazione di La Terra Trema. Perché “ha per noi un valore strategico, etico, economico e sociale di pari importanza a ‘come si produce’. La distribuzione di un vino ci interessa tanto quanto le sue qualità organolettiche”.

Chiarito ciò, ecco il dunque. “Ultimamente – racconta La Terra Trema – ci è stato raccontato di vignaioli in ostaggio del distributore, dei distributori.
 Storie preoccupanti per il futuro delle aziende di questi vignaioli, del processo di cambiamento e della gioia del vino dei vignaioli. 
Vignaioli che non possono vendere le proprie bottiglie di vino perché l’esclusiva è nelle mani del distributore”.

“Durante le fiere, contattati telefonicamente, via mail o addirittura in cantina.
 ‘Sei di Milano? Vuoi il mio vino? Io non posso vendertelo, contatta il mio distributore su Milano. Ecco il biglietto da visita del mio distributore’. Pazzesco! Pazzesco tanto quanto usare dosi massicce di solforosa, lieviti e additivi in cantina e la chimica abbondante in campagna!”.

La Terra Trema ha chiare quali siano le cause di questo fenomeno: “Sappiamo bene quali sono i motivi che hanno portato i vignaioli a intraprendere queste strade. 
Ma siamo convinti che siano strade pericolose e controproducenti per tutti.
 Questo non è un problema solo nostro. 
Ma è un problema di libertà di tutti. Per primo del vignaiolo, anche se è convinto di valorizzare il proprio prodotto e di ottenere più profitto. 
Il suo vino non è più suo, ma è del distributore”.

“E’ un problema – continua lo staff di La Terra Trema – che produrrà dispositivi simili a quelli della Grande Distribuzione Organizzata.
 Un problema su cui vale la pena aprire discussione e un problema da superare.
 Diversamente, a nostro avviso, se questo dispositivo distributivo prenderà piede, torneremo indietro di 10 anni e molti piccoli vignaioli autentici passeranno dall’illusione del successo al rischio di non farcela più. Noi continueremo a supportare dei rapporti liberi e non monopolistici.
 Per una distribuzione dei prodotti della terra e del cibo diffusa e autogestita”.

E allora largo a nuove formule sostenibili di distribuzione. Ce le auspichiamo pure noi. Formule che rispettino i vari passaggi della filiera, tutelando gli interessi delle famiglie dei produttori, quanto quelle degli imprenditori.

Consapevoli, però – come lo era nel 1500 il pittore olandese Pieter Bruegel “il Vecchio” – che il pesce grosso ha sempre la pancia piena di pesci più piccoli di lui. Fino a prova contraria.

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Vini al supermercato

Iper, la grande i: 6 vini “Grandi Vigne” per Capodanno

Indecisi sul vino per Capodanno? Abbiamo chiesto a “Iper, la grande i” 6 i vini della linea “Grandi Vigne” per il cenone dell’ultimo dell’anno. Ne è risultata una degustazione più che soddisfacente. Ennesima riprova del valore assoluto, soprattutto in termini qualità prezzo, di questo progetto di Finiper. Unico in Italia.

Una “private label” sui generis, capace di valorizzare le migliori Doc e Docg italiane grazie al contributo di cantine di prim’ordine, in grado di garantire standard qualitativi altissimi, a un prezzo più che mai onesto e alla portata della maggioranza degli italiani abituati ad acquistare vini al supermercato.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper un Metodo Classico (Trento Doc), due vini bianchi (Müller Thurgau e Vermentino), due vini rossi (Etna Rosso e Brunello di Montalcino) e un vino dolce (Moscato). Quasi tutti vini in promozione fino al 31 dicembre 2017 negli store a insegna “Iper, la grande i”.

Volete sapere chi la spunta? Ecco la nostra speciale classifica, con il suggerimento di fare la scorta, proprio in virtù del 20% di sconto valido sino a fine anno.

(5 / 5) Etna rosso Doc 2013 Sciara Scura, Cantine Nicosia Spa – Grandi Vigne. Blend di uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, di colore rosso granato. Naso complesso: viola e sottobosco fine (mirtillo, fragolina), confettura di more sottile. L’ossigenazione nel calice esalta componenti vegetali che richiamano la macchia mediterranea: evidentissimo il rosmarino e l’alloro.

Ingresso di bocca caldo, su sentori corrispondenti al naso. Tannini delicati, che uniti a una mineralità salina e a un’acidità ben bilanciata regalano un quadro di gran finezza. Chiusura di fatto fresca, tra il mentolato e l’amarognolo: un retro olfattivo nel quale i tannini sfoderano maggiore prepotenza, ma senza infastidire.

Un vino decisamente “gastronomico”, capace di esaltarsi ulteriormente se accompagnato dal giusto abbinamento con la cucina. Tradotto: primi piatti conditi da sughi saporiti, carni arrosto e alla griglia, selvaggina e formaggi stagionati.

Un gran bel vino, ottimo per la tipicità che è capace di esprimere e per l’impareggiabile rapporto qualità prezzo, specie se in promozione. A produrlo è Nicosia Spa, cantina di Trecastagni (Catania), fondata nel 1898 da Francesco Nicosia e oggi condotta da Carmelo Nicosia. Prezzo: 9,60 euro; sconto 20%: 7,65 euro.


(5 / 5) Brunello di Montalcino Docg 2012 Il Cassero, Caparzo – Grandi Vigne. Colore rosso rubino. Naso che fatica a concedersi, sotto la coltre del legno. Un vino che va aspettato. Oppure, per chi ha fretta di apprezzarne subito l’evoluzione nel calice, decantato almeno cinque o sei ore prima dell’apertura.

Ebbene sì, anche se si tratta “solamente” di una vendemmia 2012: ve lo consigliamo noi, che tra l’altro non siamo fan assoluti dei decanter applicati ad annate così “recenti”. Per questo Brunello facciamo un’eccezione e ne siamo felici.

Si resta comunque di fronte a un vino che mostra ampi margini di evoluzione in bottiglia, in totale coerenza con la Docg di Montalcino: vini capaci di “invecchiare”, in media, oltre 30 anni. Apprezziamo anche per questo “Il Cassero” di Caparzo: una cantina capace di regalare alla Gdo un vino “davvero vero”. Scevro dalle logiche commerciali della “pronta beva”, in cui cascano invece big come Frescobaldi (vedi il “Campone”). Dunque, chapeau.

In definitiva, quello selezionato da “Iper, la grande i” è un Brunello di Montalcino a tutti gli effetti, che piaccia o no ai consumatori meno preparati sull’argomento. Dopo diverse ore di ossigenazione, il vino mostra tutte le tipicità del più famoso dei vini toscani e della sua uva principe: il Sangiovese.

Naso che richiama un vegetale acerbo, assimilabile alle foglie del geranio. E dunque mela, limone, mandarino giovane. Non manca la componente dei frutti rossi e dei più maturi petali del fiore di rosa. Profumi che restano tuttavia nascosti da terziari di brace di corteccia di pino e da profumi che richiamano nuovamente la buccia d’agrumi d’arancia rossa e di pompelmo.

Ancora più evidenti i terziari di cuoio (più duri) e di zafferano (più morbidi, speziati, caldi e avvolgenti), uniti a percezioni vegetali di rosmarino, radici di liquirizia, terra bagnata e funghi. Leggerissimo il rabarbaro e la mentuccia, che assieme al fieno e al chiodo di garofano fanno da sfondo a un olfatto davvero complesso e prezioso.

Il palato, di fatto, è corrispondente al naso. Dominano i frutti rossi (in particolare la marasca e il ribes) e a impreziosire un quadro già ricco contribuisce una mineralità salina più che percettibile: ne giovano freschezza e corpo, per un vino che si candida a ottimo accompagnamento a piatti di carni ben strutturati (selvaggina, brasato). Un altro gran bel vino, per un prezzo così

Del resto a produrlo è Caparzo, storica azienda che può contare su 90 ettari di vigneto a Montalcino. Una cantina che punta ad etichette “al vertice della qualità, con tecniche produttive meticolose e di tipo artigianale”, ma con una mentalità “moderna nella gestione, efficiente e capace nei rapporti commerciali”. Prezzo: 27.90 euro; sconto 20%: 22,32 euro.


(4,5 / 5) Bolgheri Doc Vermentino 2016 “Duplice filar”, Tenuta Ladronaia – Grandi Vigne. E’ la new entry della linea Grandi Vigne, ma è già secondo a pochi, tra i vini bianchi di Iper. Un vino bianco, peraltro, prodotto in un terroir da rossi, come Bolgheri.

Uve Vermentino in quasi totale purezza, impreziosite (in maniera geniale) da una piccola percentuale di Sauvignon blanc. Il risultato è un vino che nel calice si veste d’un giallo paglierino invitante, limpido. Il naso non tradisce le aspettative.

Le note dominanti sono quelle mature, di frutti tropicali. Non manca la vena erbacea (in particolare del bosso) conferita dal Sauvignon. Ma sono davvero chiarissimi i richiami floreali al gelsomino che riavvicinano alla “terra” un olfatto che tende verso il mare livornese. Una mineralità salina che sarà ancora più evidente al palato, seppur celata sotto ai sentori maturi della frutta esotica.

La chiusura è a metà tra il balsamico e l’amarognolo tipico dei Vermentini, questa volta su note tendenti ad agrumi come il pompelmo. Perfetto l’abbinamento del Bolgheri Doc Duplice Filar con piatti di pesce, crostacei e carni bianche. Da provare in matrimonio con antipasti a base di salumi (prosciutto crudo) e formaggi vaccini e caprini poco stagionati.

L’azienda Tenuta Ladronaia è stata fondata nel 1950 dai nonni degli attuali proprietari Giuliano e Gessica Frollani, a Bolgheri, nel cuore della Toscana. Si estende su circa 120 ettari, di cui 30 coltivati a vigneto DOC Bolgheri e IGT Toscana. Prezzo: 9,50 euro; sconto 20%: 7,60 euro.


(4,5 / 5) Müller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Maso Carpine, Cantine Monfort – Grandi Vigne. Un Müller che, a differenza di quello di tanti competitor per fascia prezzo (e parliamo anche di cantine blasonate) non si scompone nel calice, a distanza di diversi minuti dal servizio.

Giallo paglierino con i tipici riflessi verdolini, “Maso Carpine” si libera generoso al naso, pur nella sua delicatezza. Un olfatto montano, fresco, piacevole. Chiare note di fiori bianchi e di frutti come la pera, cui fanno da contorno richiami erbacei e balsamici (leggerissima l’arnica) e minerali.

Palato corrispondente, che stupisce per la spinta delle percezioni iodiche e per l’elegante chiusura, tendente all’amaro del pompelmo. Ottimo a tutto pasto, il Müller Thurgau di Grandi Vigne accompagna bene anche lo speck e il prosciutto crudo. Non disdegna, ovviamente, anche piatti di pesce semplici.

A produrlo è Cantine Monfort, realtà famigliare con base a Lavis, in provincia di Trento. Lorenzo Simoni, insieme ai figli Chiara e Federico, porta avanti un progetto vitivinicolo “nel rispetto della tradizione e con la costante ricerca della qualità”. Prezzo più che competitivo: 5,90 euro.


(3,5 / 5) Metodo Classico Trento Doc Brut Maso Carpine, Cantine Monfort – Grandi Vigne. Ci spostiamo in casa spumanti di Monfort e della linea Grandi Vigne per il racconto di questo Metodo Classico trentino (sboccatura 11/2017). Una “bollicina” che, in realtà, non convince appieno.

Colpa di un dosaggio che, seppur coerente con la tipologia “Brut”, pare strizzare troppo l’occhio al gusto di più banali Charmat, come il Prosecco. Zuccheri che finiscono per coprire la tipicità del Metodo Classico Trento Doc, che si caratterizza per mineralità e taglienza.

Eppure, le premesse sono ottime. Nel calice, lo sparkling trentino di Grandi Vigne rivela un perlage fine e persistente, che si fa largo su tinte giallo paglierino. Fanno ben sperare anche gli agrumi percepibili al naso, anche se leggermente tendenti al maturo.

Non mancano i sentori legati ai lieviti in questo spumante base Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco che affina 24 mesi sur lie. Un Trento Doc che manca poi del grip atteso al palato: in bocca si mostra – in definitiva – troppo “piacione”.

Uno spumante, chiariamoci, che non può non piacere al consumatore medio. Soprattutto ai neofiti del Metodo Classico, che grazie a questa etichetta trovano un prezzo d’entrata molto interessante. Noi di vinialsuper, però, dalla linea Grandi Vigne ci aspettiamo di più. Prezzo 9,50 euro; sconto 20%: 7,60 euro.


(5 / 5) Moscato d’Asti Docg 2016 Frati e Mottura, Adriano Marco e Vittorio – Grandi Vigne. Giallo paglierino intenso per questo splendido vino dolce piemontese, a base di uve di Moscato bianco. A produrlo, di fatto, è un’azienda di massimo rispetto del panorama enologico del Piemonte.

Un naso che non può non essere definito, secondo le attese, “aromatico”. E’ dunque il tipico sentore di quest’uva a dominare l’olfatto, in un quadro piacevole che si arricchisce di richiami di salvia, ma anche si pesca e mela Golden.

Finalmente un Moscato non stucchevole al palato. Questo di Grandi Vigne regala una piacevolezza che non stanca, facendone un vino davvero adatto ad accompagnare il dolce delle feste. Anzi: la freschezza di “Frati e Mottura”, nome della vigna in cui viene prodotto, è letteralmente dissetante.

Semplice la tecnica di vinificazione: il mosto, ottenuto da una delicata pressatura delle uve, viene mantenuto a bassa temperatura fino all’utilizzo, per la presa di spuma finale. La parziale fermentazione avviene poco prima dell’imbottigliamento.

I fratelli Marco e Vittorio Adriano conducono la loro azienda nel cuore delle Langhe, producendo vini con uve esclusivamente di loro proprietà. Una famiglia che segue direttamente la vigna, in base a criteri di lotta integrata. La piccolissima produzione degli Adriano è una vera e propria chicca per i fedelissimi di “Grandi Vigne”. Prezzo: 6,20 euro; sconto 20%: 4,95 euro.

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Enoturismo

Come scegliere il pesce fresco: i consigli di ImpresaPesca

Poche regole, ma buone, per evitare sorprese sulla tavola. Ecco i segreti per scegliere il pesce fresco:

  • Acquistarlo, laddove possibile, direttamente dal produttore che garantisce la freschezza del pescato
  • Verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca
  • Verificare che la carne abbia una consistenza soda ed elastica, che le branchie abbiano un colore rosso o rosato e siano umide e gli occhi non siano secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole
  • Per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso
  • Meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne

Saranno spesi circa 950 milioni di euro per acquistare il pesce durante tutte le festività del Natale 2017. Con il giorno della vigilia che fa registrare il consumo più elevato dell’anno. E’ quanto stima Coldiretti ImpresaPesca, nel sottolineare che si registra un aumento del 5% rispetto allo scorso anno.

Sulle tavole è forte la presenza del pesce locale, a partire dalle alici e dalle vongole, grazie alle condizioni meteorologiche che hanno favorito la pesca con ampia disponibilità nei mercati ittici e un buon rapporto qualità prezzo.

Sogliole, triglie, seppie di produzione nazionali saranno prevalenti ma, sottolinea Coldiretti Impresa pesca, il 62% degli italiani assaggerà il salmone arrivato dall’estero. Appena l’11% si permetterà le ostriche e la stessa percentuale il caviale, spesso di produzione nazionale.

Per non cadere nelle trappole del mercato, in una situazione in cui 3 pesci in vendita su quattro non sono cresciuti nei mari italiani, il consiglio della Coldiretti è di guardare l’etichetta sul bancone, dove deve essere specificato il metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato…”), il tipo di attrezzo oggetto della cattura e la zona di cattura o di produzione (Mar Adriatico, Mar Ionio, Sardegna, anche attraverso un disegno o una mappa).

E IL PESCE CONGELATO?
Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.

Per garantirsi la qualità il pesce fresco – ricorda Coldiretti – deve avere inoltre una carne dalla consistenza soda ed elastica, le branchie di colore rosso o rosato e umide e gli occhi non secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole.

Infine, meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne mentre – continua la Coldiretti – per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso. Il settore della pesca e acquacoltura vede impegnate circa 12 mila imbarcazioni, mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle alici, seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada, gallinelle e sugarelli.

La classifica delle produzioni per volume di fatturato vede invece primeggiare – conclude la Coldiretti – il nasello, davanti ad alici, triglie di fondale, seppie, gamberi bianchi, scampi, pesce spada, gamberi rossi, vongole, pannocchie e sogliole.

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Vini al supermercato

Vini al Supermercato: i migliori del 2017. Castello di Corbara “Miglior Cantina Gdo”

Quali sono i migliori vini in vendita al supermercato degustati dalla nostra redazione nel 2017? Ecco di seguito un elenco che vuol rappresentare un viaggio in lungo e in largo per l’Italia delle cantine che sanno coniugare qualità e prezzo, in Gdo.

Un viaggio che inizia – come ovvio – dagli spumanti: dai migliori Charmat e Metodo Classico degustati da vinialsupermercato.it negli ultimi 12 mesi. Si passa poi ai vini bianchi, prima dei vini rossi e dei passiti.

Un “tour” che, nel 2017, ha come epicentro l’Umbria. E’ qui, per la precisione ad Orvieto, che abbiamo deciso di fermarci per assegnare il premio di “Miglior Cantina Gdo” 2017. L’azienda vinicola che se l’è aggiudicato, come i nostri più attenti lettori sapranno, è Castello di Corbara.

IL 2017 DI VINIALSUPER
Prima dell’elenco delle migliori etichette di vino al supermercato, due parole su di noi. Il 2017, per vinialsupermercato.it, è stato un anno cruciale. Un anno di grandi cambiamenti e di grande conferme. Abbiamo innanzitutto introdotto la valutazione a “cestelli della spesa” per i vini della sezione “Recensioni – Supermercato”.

Nel corso dell’anno abbiamo accolto nella nostra “famiglia” nuovi collaboratori, sia per la parte wine sia per la parte food. Due new entry sono ai box, a scaldare il motore prima di un 2018 che si preannuncia scoppiettante.

Entrerà a pieno regime dal prossimo anno anche la nuova rubrica sui vini in promozione al supermercato, con l’analisi settimanale dei vini in offerta sui volantini delle insegne Auchan, Bennet, Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Il Gigante, Ipercoop e Iper la Grande I.

Sempre nel corso dell’anno, abbiamo lanciato la nostra campagna “Non solo Prosecco“, con lo scopo di diffondere una verità assoluta: “Prosecco” non è sinonimo di “Spumante”, bensì il nome con il quale si identifica solo una delle tante tipologie e denominazioni degli spumanti italiani: quella prodotta in Veneto e Friuli.

Ma è a luglio 2017 che, di fatto, si è concretizzato il passaggio più importante dell’anno per vinialsupermercato.it: l’iscrizione come testata giornalistica presso il tribunale di Busto Arsizio (VA).

Una scelta intrinseca alla nascita stessa di questo portale, due anni fa, quando vinialsuper è stato fondato come “wine blog”. Il passaggio a testata giornalistica vuol esser un segno di rispetto per i nostri lettori.

Una garanzia in più del “metodo di lavoro” della nostra redazione, animata da uno spirito da vere “Iene”, come spesso dimostrano gli articoli e le inchieste presenti nella nostra sezione “News” (a cui teniamo moltissimo).

In un mondo della comunicazione del vino popolato sì da tanti professionisti, ma anche da tante figure che accostano volentieri la narrazione di un’etichetta alle loro “grazie” o ai favori ricevuti in cambio di un post sui social, vinialsuper vuole distinguersi come punto d’incontro e di scambio di chi bada più alla sostanza che all’immagine.

Questo sito web vuole essere un luogo dove non si fanno distinzioni tra i portafogli di chi vuole bere del buon vino a un prezzo giusto, o congruo alle proprie possibilità. L’epicentro dello sdoganamento della “Gdo” come canale di “serie B” per la vendita del vino, a fronte di un’Horeca che utilizza ampiamente (ma vanamente) quest’arma per auto accreditarsi di fronte ai propri clienti, rimanendo così irrimediabilmente ancorata al passato.

Noi di vinialsuper come “grilli parlanti” per i clienti dei supermercati, che sanno di poter contare sulle nostre recensioni, nella corsia dei vini delle maggiori insegne nazionali.

Noi che, al contempo, siamo e vogliamo essere le spine nel fianco delle stesse catene della Grande distribuzione: tutte consapevoli (ormai) di essere sotto il nostro costante e ininterrotto “monitoraggio”.

I MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO DEL 2017, SECONDO VINIALSUPER

Migliori vini spumanti Metodo Charmat

http://www.vinialsupermercato.it/prosecco-doc-treviso-bio-le-gerette-grandi-vigne/

http://www.vinialsupermercato.it/prosecco-supermercato-migliori-peggiori/

Migliori vini spumanti Metodo Classico

http://www.vinialsupermercato.it/franciacorta-brut-saten-docg-2012-contadi-castaldi/

http://www.vinialsupermercato.it/metodo-classico-brut-rose-capovero-cantine-madaudo/

http://www.vinialsupermercato.it/brut-rose-trentodoc-le-premier-cesarini-sforza/

http://www.vinialsupermercato.it/limpertinente-cremant-de-limoux-aoc-brut-sieur-d-arques/

http://www.vinialsupermercato.it/champagne-brut-imperial-moet-chandon/

Migliori vini bianchi

http://www.vinialsupermercato.it/verdicchio-di-matelica-docg-riserva-2013-cambrugiano-belisario/

http://www.vinialsupermercato.it/terre-di-chieti-igp-cococciola-niro-citra-vini/

http://www.vinialsupermercato.it/devite_hofstatter_2015/

http://www.vinialsupermercato.it/greco-tufo-docg-2016-cantine-di-marzo/

http://www.vinialsupermercato.it/pomino-bianco-doc-castello-frescobaldi/

http://www.vinialsupermercato.it/vermentino-salento-bianco-igt-perla-dello-jonio-cantina-coppola/

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http://www.vinialsupermercato.it/colli-del-trasimeno-doc-nuricante-duca-della-corgna-2016-cantina-del-trasimeno/

http://www.vinialsupermercato.it/umbria-igt-2016-vipra-bianca-bigi/

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http://www.vinialsupermercato.it/fiano-salento-igt-notte-rossa-2015-san-marzano-vini/

Migliori vini rossi

http://www.vinialsupermercato.it/puglia-igp-rosso-uva-di-troia-citerna-agricole-alberto-longo/

http://www.vinialsupermercato.it/carignano-del-sulcis-riserva-doc-2014-kanai-sardus-pater/

http://www.vinialsupermercato.it/barbera-asti-superiore-docg-16-mesi-2014-le-orme-michele-chiarlo/

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http://www.vinialsupermercato.it/verticale-chateauneuf-du-pape-auchan-vino-supermercato-emozioni/

Migliori vini passiti

http://www.vinialsupermercato.it/moscato-veneto-igt-2015-dindarello-maculan/

http://www.vinialsupermercato.it/sauternes-2011-grande-reserve-chateau-haut-monteils/

 

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Vini al supermercato

Sauternes 2011 Grande Réserve, Chateau Haut Monteils

(4,5 / 5) Si avvicina al massimo dei voti – pardon, dei “cestelli della spesa” – il Sauternes 2011 Grande Réserve di Chateau Haut Monteils, passito francese in vendita nei supermercati Carrefour Italia. Già perché “passito”, in Francia, è sinonimo di Sauternes.

Un vino unico, ottenuto grazie a particolari condizioni microclimatiche e all’azione di una muffa “buona”, la Botrytis Cinerea. Dei dettagli parleremo tra poco, quando approfondiremo la tecnica di vinificazione di questa etichetta. Facciamo prima parlare il calice.

LA DEGUSTAZIONE
Un bell’oro sgargiante, limpido, luminoso, colora il vetro che si riempie del Sauternes 2011 Grande Réserve di Chateau Haut Monteils. Al naso è più complesso che intenso. La nota principale è quella della frutta a polpa gialla matura, sotto sciroppo: pesca, albicocca. La vena dolce, mielosa, è quella attesa.

Buona la finezza dei sentori che, man mano, emergono dal calice. Primi fra tutti quelli che portano la mente alla terra bagnata, al muschio e al sottobosco, appena dopo la pioggia. Ma anche alla maggiorana.

Percezioni che “rinfrescano” il naso, in piacevole contrasto con quelle “calde” del miele millefiori e dei frutti maturi. Un corredo, quest’ultimo, reso ancora più ricco dai richiami ai datteri freschi e al burro d’arachidi e di nocciole.

E anche se non manca una certa pungenza, riconducibile a spezie come lo zafferano, sono i ricordi di idrocarburo a rendere ancora più tipico questo Sauternes Grande Reserve 2011. Della componente Sauvignon del blend percepiamo chiaramente il caratteristico “bosso” e il floreale di ginestra.

Al palato, il nettare entra con meno incisività rispetto al previsto. Il calore è contenuto e l’intensità dei sentori (oltre alla loro natura, a metà tra la frutta matura e il balsamico) risulta corrispondente al naso: non certo esplosiva. Nel retro olfattivo, ricordi di camomilla in infusione e richiami erbacei freschi, di angelica.

Un Sauternes garbato, in definitiva, questo Grande Réserve di Chateau Haut Monteils, che di corrispondente ha anche il prezzo, commisurato al suo valore. Pochi euro per un prodotto “d’ingresso” in un mondo infinitamente complesso, soprattutto per i portafogli dei più.

Consigliamo di abbinare questo Sauternes a dei bocconcini di pane e gorgonzola, a formaggi erbonati oppure a dolci come le crostate di frutta, anche se a fine pasto non stanca da solo. Perfetto con foie gras, pollame, carni bianche, pesce in salsa e Roquefort.

LA VINIFICAZIONE
Come tutti i Sauternes, anche il Grande Réserve 2011 è ottenuto da uve Sémillon, Sauvignon e Muscadelle. La tecnica di vinificazione prevede un parziale affinamento delle uve in barrique. Uve che vengono pressate mediante l’utilizzo di una pressa pneumatica. Il succo ottenuto viene raffreddato, al fine di conservare gli aromi e facilitare la sedimentazione, senza l’apporto di solfiti.

Una parte del raccolto viene vinificata in tini di acciaio a temperatura controllata. Un’altra parte affina minimo 24 mesi in vasche di cemento. La terza ed ultima, proveniente dalle vigne migliori, è interamente vinificata in botte.

Ancora più importante sono le condizioni di arrivo delle uve in cantina. La raccolta, fatta esclusivamente a mano, inizia di solito a metà settembre e può concludersi a novembre.

A seconda della stagione sono necessari da 3 a 6 tentativi per selezionare solo le uve migliori, colpite dalla Botrytis Cinerea, la cosiddetta “muffa nobile”.

Giornate soleggiate e notti umide favoriscono il proliferare di questo fungo, che attaccando la buccia contribuisce ad “asciugare” gli acini e a concentrare gli zuccheri. La Botrytis, tuttavia, non si sviluppa in maniera omogenea su tutto il grappolo.

Per questo sono necessari diversi passaggi di raccolta. Alla fine della vendemmia, ogni vite produce da 1 a un massimo di 3 bicchieri di vino. Solo cinque Comuni della zona Sud di Bordeaux possono fregiarsi dell’Aoc: Sauternes, per l’appunto, Fargues-de-Langon, Bommes, Preignac (dove si trova Chateau Haut Monteils) e Barsac.

Prezzo: 12,99 euro
Acquistato presso: Carrefour

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Vini al supermercato

I migliori vini in promozione al supermercato fino a Capodanno

Secondo appuntamento con i volantini delle maggiori insegne Gdo italiane. Questa volta diamo i voti ai vini in promozione dal 14 dicembre al 24 o al 31 dicembre. I supermercati presi in considerazione – per ora – restano Auchan, Bennet, Carrefour, Conad, Coop, Esselunga, Il Gigante, Ipercoop e Iper la Grande I.

Invitiamo i lettori a fare grande attenzione ai prezzi pubblicati sui volantini, specie in quelli natalizi. Il prezzo di alcuni vini, infatti, non risulta sottoposto a sconti o promozioni. Si tratta dunque di etichette messe in evidenza, sul volantino, al solo scopo di spingerne le vendite, in abbinamento a specialità dei reparti Salumeria, Gastronomia o Pasticceria. Un esempio? Eccolo qui sotto.


Incredibile, in tal senso, la scelta del “marketing natalizio” dell’insegna Bennet, che si presenta ai clienti con un volantino senza prezzi “barrati”. Su “Tavola in festa – per un Natale perfetto”, si trova un 95% di vini al prezzo consueto di vendita. Solo per un 5% il prezzo indicato è concorrenziale: se siete abituati a fare la spesa da Bennet, più in basso troverete le etichette più convenienti da acquistare per Natale o Capodanno.

Il voto assegnato ad ogni etichetta è espresso – come di consueto per vinialsuper – in “cestelli della spesa“. Da un minimo di 1 a un massimo di 5: una valutazione che tiene conto soprattutto dell’ottica qualità prezzo. Un motivo in più per seguirci sui nostri canali social: Facebook e Twitter.

 fino al 24 dicembre

Chianti Classico Docg, Cecchi: 4,79 euro (4 / 5)
Rosso di Montalcino Doc, Frescobaldi: 6,99 euro (4,5 / 5)
Bianco Umbria Igt Desiata / Rosso Umbria Igt Vocante, Terre de la Custodia: 3,59 euro (3,5 / 5)
Vini Friuli Doc Bianchi, Tenimenti Civa: 5,49 (4,5 / 5)


Spumante Muller Thurgau Dolomiti Igt, Cavit: 2,99 euro (3 / 5)
Trento Doc Spumante Metodo Classico, Rotari: 6,49 (4,5 / 5)


dal 16/12 al 31/12

Chianti Riserva Docg, Piccini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante dolce / secco, Rocca dei Forti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Cuvee 910 millesimato Extra Dry, Cantine Pirovano: 2,49 euro (2,5 / 5)
Spumante Gransec / Gran Cinzano, Cinzano: 2,69 euro (2,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, La Gioiosa: 4,89 euro (3,5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 19,90 euro (4 / 5)
Prosecco Docg, Carpenè Malvolti: 5,99 euro (5 / 5)

Dal 20/12 al 31/12

Trebbianino Doc Colli Piacentini, Cantine Bonelli: 2,99 euro (4 / 5)
Gutturnio Colli Piacentini Doc, Vicobarone: 2,59 euro (3 / 5)
Bonarda / Barbera Oltrepò pavese Doc, Cantine Montagna: 2,90 euro (3,5 / 5)


Spumante Asti Docg, Martini: 2 pezzi 8,45 euro (4 / 5)
Spumante Metodo Classico Trento Doc Brut, Ferrari 2 pezzi 16,80 euro (4,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc, Terre da Vino: 2 pezzi 8,85 (3,5 / 5)
Spumante dolce / secco, Rocca dei Forti: 2,39 euro (1 / 5)
Spumante Brachetto d’Acqui Docg, Bersano: 4,79 (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta, Santa Maria La Palma: 3,85 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Alto Adige Doc, St. Magdalena Gries: 6,29 euro (3,5 / 5)
Gewurztraminer Trentino Doc Mastri Vernacoli, Cavit: 5,40 euro (3 / 5)
Rosso Toscana Igt Manero, Tenute del Cerro: 3,89 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg, Terre da Vino: 8,70 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria Doc, Pellegrino: 5,50 euro (5 / 5)


fino al 25/12

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg, Astoria: 3,98 euro (4 / 5)
Spumante Docg Cartizze Oro, Valdo: 8,30 (4,5 / 5)
Spumante Pinot de Pinot, Gancia: 3,40 (3 / 5)
Malvasia Doc secco / dolce Il Grappolo, Cantina Valtidone: 2,70 (3,5 / 5)
Bianco Falerio Doc, De Angelis: 2,90 (3,5 / 5)
Fiano di Avellino Docg, Mastroberardino: 7,50 (5 / 5)
Muller Thurgau Doc Mastri Vernacoli, Cavit: 3,29 euro (3,5 / 5)
Seligo Bianco Doc Sicilia, Settesoli: 4,30 euro (4,5 / 5)
Gutturnio Superiore Doc Riserva, Cantina Valtidone: 3,95 euro (4 / 5)
Lambrusco rosso / rosato La Brusca, Lini: 3,19 (4,5 / 5)
Ripasso Valpolicella Doc Superiore Valdimezzo, Sartori: 7,50 (4 / 5)
Cannonau Doc, Cantina Dolianova: 3,40 euro (3,5 / 5)
Cabernet Sauvignon Igt, Le Cascine: 2,49 euro (1,5 / 5)
Passito di Pantelleria Doc, Pellegrino: 5,50 euro (5 / 5)


Franciacorta Docg, Berlucchi: 7,98 euro (4 / 5)
Spumante Metodo Classico Millesimato, Cesarini Sforza: 7,13 euro (5 / 5)
Gewurztraminer, Cantina di Bolzano: 7,63 euro (4 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Cantina del Giogantinu: 3,55 euro (4 / 5)
Pecorino, Citra: 2,75 (3,5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 19,90 euro (4 / 5)
Cabernet Franc / Friulano, Zorzettig: 4,47 euro (4,5 / 5)
Rubrato / Aglianico / Falanghina, Feudi di San Gregorio: 6,99 euro (4,5 / 5)
Valpolicella Ripasso, Cantina di Negrar: 5,38 euro (4,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo, Umani Ronchi: 4,89 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Cecchi: 3,99 euro (4,5 / 5)
Chianti Classico Docg, Giulio de’ Medici: 4,78 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg, Nervo: 6,79 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria San Gaetano, Due Palme: 3,12 (5 / 5)
Asti Spumante Docg, Casa Sant’Orsola: 2,99 euro (3,5 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg, Duchessa Lia: 4,14 euro (3,5 / 5)
Benuara, Cusumano: 5,90 (4 / 5)
Moscato di Pantelleria Doc, Cantine San Pellegrino: 4,49 euro (4,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg, Cantina di Valdobbiadene: 4,73 (3,5 / 5)


Chianti Superiore Docg Borgo Ser Ristoro, La Pieve: 3,69 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc, Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi: 3,99 euro (4,5 / 5)
Rosso Calabria Igt, Nicotera Severisio: 4,79 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone, Frescobaldi: 14,99 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Torre, Frescobaldi: 4,79 euro (4,5 / 5)
Barbera / Dolcetto d’Alba Doc, Cantina Produttori Portacomaro: 4,19 euro (4 / 5)
Negroamaro / Primitivo Salento Igp Villa Elena, Due Palme: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Colli Senesi Docg, Castel di Pugna: 5,29 euro (4 / 5)
Salento Igp Pilu Niuru, Taurosso: 4,54 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg, Cantina Produttori Portacomaro: 9,99 euro (4 / 5)
Lambrusco / Lambrusco Nero Vecchia Modena, Chiarli: 3,24 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc, Giacosa: 5,89 euro (4 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc, Giorgi: 4,49 euro (4,5 / 5)
Lambrusco Scuro Igt Notturno, Righi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Syrah-Cabernet Sauvignon / Viognier-Catarratto Igt, Feudo del Sole: 4,79 euro (4 / 5)
Montepulciano / Cerasuolo / Trebbiano d’Abruzzo Doc Collezione, Casalbordino: 2,49 euro (3,5 / 5)
Rosso di Torgiano Doc Anteo / Bianco di Torgiano Doc Kirnao, Antignano: 2,99 euro (3,5 / 5)
Barbera / Riesling Oltrepò pavese Doc, Commendator Pastori: 3,39 (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano / Muller Thirgau / Marzemino Mastri Vernacoli, Cavit: 3,98 (3,5 / 5)
Cirò rosso / rosato / bianco Doc, Caparra e Siciliani: 2,99 euro (4 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico, Tenuta Marcasanta: 2,99 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Igp delle Venezie / Barbera d’Asti Docg, Coste Regale: 2,39 (2,5 / 5)
Roero Arneis Docg, Produttori di Portacomaro: 4,99 euro (4,5 / 5)
Gewurztraminer / Pinot Nero Trentino Doc, La Vis: 4,99 euro (3,5 / 5)
Soave Classico / Bianco Custoza, Sartori: 2,99 euro (4 / 5)
Corvo Bianco / Rosso, Duca di Salaparuta: 3,79 euro (4 / 5)
Soave Classico Doc Corte Memini, Azienda Agricola Le Mandolare: 4,19 euro (5 / 5)
Vin Santo del Chianti Doc, Tenuta La Pieve: 7,19 euro (3,5 / 5)
Recioto di Soave Docg, Azienda Agricola Le Mandolare: 9,59 euro (4,5 / 5)
Spumante Brut / Dolce, Gancia: 2,39 euro (3 / 5)
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg, Coste Petrai: 7,99 euro (4 / 5)
Prosecco Vadobbiadene Superiore Cartizze Docg, Coste Petrai: 10,49 euro (4 / 5)
Spumante / Fragolino, Rocca dei Forti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Spumante Pinot / Chardonnay, Cinzano: 3,59 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Santa Margherita: 6,29 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Porta Leone: 5,49 euro (4 / 5)
Spumante Moscato, Tosti: 2,69 euro (3 / 5)
Spumante Brut Ribolla Gialla, Porta Leone: 4,79 euro (4 / 5)
Spumante Brut Franciacorta Docg, Terra Riva di Franciacorta: 7,69 euro (4 / 5)
Prosecco Doc Millesimato Extra Dry, Aneri: 5,69 euro (4 / 5)


Nebbiolo d’Alba Doc, Duchessa Lia: 5,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Metodo Classico Trento Doc, Cesarini Sforza: 7,99 euro (5 / 5)
Spumante Riesling Oltrepò pavese Doc, Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg, Leonardo: 4,69 euro (3,5 / 5)
Moscato di Pantelleria Doc, Pellegrino: 4,55 euro (4,5 / 5)
Spumante Brut / Dolce, Gancia: 2,39 euro (3 / 5)
Sagrantino di Montefalco Docg, Duca Odoardo: 10,99 euro (4,5 / 5)
Spumante Moscato, Tosti: 2,85 euro (3 / 5)
Spumante Pinot / Chardonnay, Cinzano: 4,75 euro (2,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs, Duchessa Lia: 2,59 euro (3 / 5)
Gewurztraminer / Lagrein / Pinot Bianco Alto Adige Doc, St. Magdalena Gries: 6,99 euro (4 / 5)
Lambrusco Otello Etichetta Nera, Ceci: 4,35 (4 / 5)
Montepulciano / Trebbiano / Cerasuolo d’Abruzzo Doc, Rocca Ventosa: 2,15 euro (3 / 5)
Falanghina / Fiano /Greco Igt, Ante Hirpis: 2,79 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc, Sella e Mosca: 3,85 euro (4 / 5)


Valdobbiadene Prosecco Docg, Grandi Vigne: 4,95 euro (4,5 / 5)
Spumante Brut / Dolce, Rocca dei Forti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Asti Docg / Riesling Oltrepò pavese Doc, Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau-Durello Brut / Maximilian I, Cantina di Soave: 2,99 euro (2,5 / 5)
Trento Doc Brut, Rotari: 6,49 euro (4,5 / 5)
Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore, Ca’ Val: 4,59 (3 / 5)
Valdobbiadene Docg Prosecco Superiore / Vino Frizzante, Mionetto: 6,39 euro (3,5 / 5)
Asti Docg Secco, Duchessa Lia: 4,80 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Igt Dolomiti Spumante Brut, Cavit (magnum): 8,99 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Sardegna Doc Aragosta, Santa Maria La Palma: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Trentino Mastri Vernacoli, Cavit: 3,39 (3,5 / 5)
Chianti Docg, Banfi: 4,49 euro (4 / 5)
Ripasso Valpolicella Doc Superiore Valdimezzo, Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)
Amarone della Valpolicella Docg, Sartori: 14,90 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone, Frescobaldi: 15,90 euro (4 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 19,90 euro (4 / 5)

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Trentino Doc Marzemino Storie di Vite 2015, La Vis

(3,5 / 5) Il Trentino Doc Marzemino Storie di Vite prodotto da La Vis è l’ennesima conferma di come le cooperative del Trentino siano in grado di garantire sempre un ottimo livello di qualità e prezzo al supermercato (e non solo) e di come si possa bere bene, spendendo il giusto.

Sotto la nostra lente di ingrandimento il rosso simbolo di Isera, in Vallagarina, vendemmia 2015. Una zona in cui, grazie alla presenza di rocce basaltiche nel sottosuolo raggiunge punte di vera eccellenza. “Eccellenza” decantata anche nell’opera “Don Giovanni” di Mozart che gli ha conferito l’appellativo di “vino di sinfonia”.

LA DEGUSTAZIONE
Il Trentino Doc Marzemino di La Vis fa parte della linea “Storie di Vite”, già recensita con il Nosiola. Di colore rosso rubino intenso con riflessi violacei ha un bouquet semplice e fruttato nel quale si distinguono un profumo intenso di ciliegia, mirtilli e fragoline di bosco, su un delicato sottofondo di violetta. Approfondendo l’analisi, tra i frutti e i fiori giunge anche una leggera nota pepata (pepe bianco).

Molto fruttato anche al palato, ha un sapore acidulo al limite del vivace. Il sorso lascia la bocca pulita, fresca ed asciutta. Sufficientemente equilibrato per questo leggero sbilanciamento sulla freschezza  è comunque un prodotto di ottima bevibilità.

Il Trentino Doc Marzemino Storie di Vite in cucina si abbina  a secondi di carne come manzo o maiale arrosto, pollo allo spiedo e con formaggi stagionati. Con la polenta di mais o con il baccalà è il classico abbinamento regionale.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Marzemino in purezza provenienti da vigneti siti tra i comuni di Isera e Rovereto esposti a sud-est, sud-ovest ad un’altezza di circa 200-250 mt s.l.m. La forma di allevamento adottata è quella del guyot e della pergola semplice trentina con una densità di impianto di 5000 ceppi/ha. La vendemmia è effettuata manualmente nella prima decade di ottobre.

Segue fermentazione a temperatura controllata in serbatoi d’acciaio inox, fermentazione malolattica in serbatoi di cemento armato vetrificato, affinamento sulle lisi per 5/6 mesi circa in parte in serbatoi di cemento armato vetrificato e in parte in barrique di secondo passaggio prima dell’imbottigliamento.

La cantina La Vis è stata fondata e nel 1948 e si trova nell’omonimo borgo, nel cuore delle Colline Avisiane. Oggi riunisce 800 soci impegnati a lavorare oltre 800 ettari dislocati dalle colline di Lavis, Sorni e Meano, ai caratteristici terrazzamenti della Valle di Cembra per arrivare sino ad Isera in Vallagarina e ad alcuni appezzamenti in territorio altoatesino.

La scelta dei vitigni e degli appezzamenti in cui coltivarli è il risultato del “progetto zonazione” avviato a metà degli anni ottanta che costituisce il caposaldo della qualità dei vini La Vis. Questo progetto zonazione chiamato il “il vitigno giusto al posto giusto” ha reso possibile individuare il vitigno più adatto per ogni terreno, attraverso lo studio approfondito delle caratteristiche e della morfologia del suolo.

Prezzo: 5,85 euro
Acquistato presso : A&O / Despar / Eurospar / Il Gigante

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Prosecco Doc: il Consorzio vince la battaglia del tappo

ROMA – Solo tappi a corona o di sughero per il Prosecco Doc. E’ stato respinto il ricorso di un produttore che chiedeva di poter tappare il suo Prosecco a Denominazione di origine controllata con tappi a clip (tappo meccanico), simili a quelli della birra. Una metodologia consentita in deroga al disciplinare fino al luglio 2016, in seguito non ratificata.

A mettere la parola fine sulla querelle è l’ordinanza del 18 settembre 2017 con la quale il Consiglio di Stato, in sede cautelare, ha confermato l’ordinanza del Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Roma del maggio 2017.

Una posizione già espressa in primo grado dai giudici amministrativi. In particolare, il provvedimento riguarda la legittimità delle modifiche al disciplinare della Doc Prosecco approvate con Decreto del 7
dicembre 2016 dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali su proposta del Consorzio Prosecco Doc, rappresentato dagli avvocati Diego Signor e Vittorio Titotto. Modifiche che, appunto, non prevedevano l’introduzione del tappo a clip tra quelli consentiti per l’imbottigliamento del Prosecco Doc.

“Con grande soddisfazione – commenta Stefano Zanette, presidente del Consorzio – apprendo che il Consiglio di Stato ha confermato l’assoluta correttezza della condotta degli organi sociali del Consorzio e la legittimità delle modifiche apportate al Disciplinare, predisposte sulla base di istanze provenienti dalla base associativa e approvate a larghissima maggioranza dall’assemblea dei soci”.

Il Consiglio di Stato, “in accoglimento delle tesi difensive sostenute in giudizio dal Consorzio, ha ritenuto
nell’ambito del giudizio cautelare legittime e meritevoli di favorevole considerazione le decisioni assunte
dall’assemblea del Consorzio atte a determinare regole omogenee per il confezionamento del Prosecco DOC”.

“Il Consorzio – conclude Zanette – si pone come obiettivi primari la tutela e lo sviluppo del prestigio del Prosecco Doc nel mondo. Ritengo che il nuovo Disciplinare costituisca un passo importante per il perseguimento di questi obiettivi”.

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Paolo Basso e le sue “Pepite” per Carrefour: “Vi racconto la Gdo francese”

LUGANO – Ormai è un dato di fatto. Dev’esserci un nesso eziologico tra la Grande distribuzione organizzata e i migliori sommelier del mondo. Paolo Basso, “Best sommelier of the World 2013″ e “Best sommelier of Europe 2010″, racconta a vinialsuper il suo (duplice) ruolo di selezionatore e testimonial per Carrefour France.

Il sommelier italo-svizzero ne ha fatta di strada da Besnate, paesino di 5 mila anime della provincia di Varese che lo ha visto nascere, 51 anni fa. Dopo il diploma alberghiero alla “Vallesana” di Sondalo, in Valtellina, diventa sommelier con l’Associazione Svizzera dei Sommeliers Professionisti (ASSP).

Sbarca così nel mondo dell’alta sommellerie, come consulente della gruppo Kempinski Hotels – Luxury Five Star Hotels & Resorts, con base a Ginevra. Seleziona inoltre i vini per Air France e collabora con noti brand come Acqua Panna, San Pellegrino e Nespresso.

Quando ha iniziato a collaborare con Carrefour France? In cosa consiste il suo ruolo?
Il 2017 è il secondo di tre anni di collaborazione concordata con Carrefour. Seleziono dei vini che vengono chiamati “Pepite”, in vendita in occasione delle quattro Foire aux vins di Carrefour. Le ‘Fiere del vino’ sono importanti eventi che si svolgono quattro volte all’anno nei punti vendita dell’insegna: primavera, estate, autunno (la più forte) e nel periodo delle feste di Natale.

Inoltre collaboro con il ‘Club Pass’ Carrefour: uno spazio web dedicato ai clienti speciali di Carrefour, che possono accedere a contenuti a loro riservati, via web. Per loro redigo mensilmente dei redazionali su temi legati al mondo del vino e realizzo dei video tutorial sulla degustazione.

Come seleziona i vini in vendita in occasione delle Foire aux vins Carrefour?
Il meccanismo di selezione è complesso e prevede diversi step. In primis, a gennaio, si effettua una grande degustazione alla cieca di migliaia di etichette, alla quale partecipano i buyer Carrefour e gli stessi produttori. In seguito, i buyer effettuano un’ulteriore scrematura, basandosi su criteri qualitativi e di disponibilità effettiva delle singole referenze sul territorio nazionale francese. Per ultimo intervengo io, che senza alcuna pressione da parte di Carrefour seleziono quelle che saranno “Le mie Pepite”.

A quale fascia prezzo appartengono i vini selezionabili?
La fascia prezzo delle “Pepite” varia dai 4 ai 15 euro. Si tratta di vini bianchi, rossi e dolci, senza sforare nelle bollicine che hanno altri prezzi, trattandosi in Francia di Champagne. Nella fase di degustazione alla cieca, oltre ad annotarmi pregi e difetti, cerco di assegnare alle etichette un potenziale prezzo di vendita. Tra le mie “Pepite” finiscono quei vini in cui il rapporto qualità prezzo sia più che bilanciato.

Si può dunque bere bene con 4 euro?
Non ho mai messo il mio “sigillo” su vini di fascia inferiore ai 4 euro: cifra che tiene conto anche degli sconti ai quali può essere sottoposta la singola etichetta. Peraltro non mi è stato imposto alcun criterio legato al prezzo da parte di Carrefour, al momento della selezione. D’altro canto, ritengo di possa davvero bere bene senza spendere cifre fuori dalla portata comune.

Ha ragione allora Luca Gardini, testimonial di vini a 2 euro per Eurospin, decantati come chicche?
Non conosco i dettagli dell’operazione di Gardini con Eurospin, ma ribadisco che, personalmente, non ho mai selezionato vini con prezzi così risicati. Bisogna però mettersi nei panni dei clienti che pensano di “investire” 3-5 euro in un vino: cosa cercano? Magari gli basta la buona bevibilità, senza andare a cercare tipicità o altri fattori legati ad altri palati. Ovvio che non si possa decantare come eccezionali dei vini che risultano molto semplici.

Hanno un fondo di verità i luoghi comuni sulle abitudini di consumo di vino in Francia?
Certamente. Posso confermare che il bordolesi bevono solo bordolese. Che i vini alsaziani in certe zone della Francia sono detestati. E che nel Sud della Francia si gioca la vera partita del vino, in termini di cifra d’affari.

In Italia il ruolo del sommelier viene spesso vissuto (anacronisticamente) come antitetico alla Grande distribuzione. Lei cosa pensa?
Arrivando dal mondo dell’alta ristorazione, mi sono avvicinato in maniera titubante alla Gdo. Lo ammetto. Ma oggi sono più che contento e fiero di aver fatto questa scelta. Il canale moderno è molto interessante e offre ottimi spunti. E’ un settore che definirei “democratico”, a differenza del mio mondo di provenienza.

Avevo un cliente, in hotel, che sosteneva di non considerare “vino” tutto ciò che costasse meno di 200 euro. Ebbene, oggi sostengo di essere fiero di poter mettere a disposizione la mia professionalità e competenza per persone con budget molto più limitati, che hanno tutto il diritto di bere bene, in base alle proprie disponibilità.

Vuole segnalare ai lettori di vinialsuper qualche “Pepita” in particolare?
Certamente. Ecco un elenco di etichette, con prezzi indicativi: 1) Blanc Bourgogne, Mâcon-Fuissé “Vieilles Vignes” Rijckaert F.Rouve 2015, 12 euro; 2) Rouge Vallée du Rhône, Cotes du Rhone Villages Cairanne, Truffes Et Friandises Confidences 2015, 6 euro; 3) Rouge Languedoc / Roussillon, Cotes du Roussillon Promesse Rouge, Mas Amiel 2015, 10 euro; 4) Rouge Languedoc / Roussillon, Languedoc Saint-Drézéry Première, Puech-Haut 2015, 10,90 euro; 5) Rouge Bordeaux, Puisseguin-Saint-Émilion Château Soleil Promesse 2015, 9,90 euro; 6) Rouge Vins Etranger, Espagne Jean Leon 3055 Merlot-Petit Verdot 2015, 18 euro; 7) Rouge Vins Etranger, Aregentine Clos de los Siete 2014, 13 euro; 8) Pouilly Fuissé Domaine du Grand Pré, 2016, 12,90 euro; 9) Tokaji Aszu 5 Puttonyos, 2006 Château Impérial Tokaji, 2006, 17 euro.

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L’altra faccia di Barolo: i migliori assaggi a Vini Corsari 2017

BAROLO – Sono i vini europei i veri protagonisti dell’edizione 2017 di Vini Corsari, evento “alternativo” che di anno in anno anima il Castello di Barolo, nei primi giorni di dicembre. Una kermesse che, quest’anno, ha fatto da contraltare italiano a “Vini di Vignaioli à Paris”.

Buono il riscontro del pubblico. Circa 500 presenze domenica 3 (soprattutto eno appassionati) e 250 ingressi lunedì 4 dicembre (per lo più professionisti del settore). Dall’appuntamento di domenica 3 e lunedì 4 escono a testa alta i Riesling della Mosella, nonché gli autoctoni spagnoli e portoghesi.

Anche quest’anno, Marta Rinaldi e i suoi collaboratori (portoghesi e italiani) sono riusciti a pescare bene nel cestello della Francia (sugli scudi con una maison di Champagne in grado di esaltare come poche il Pinot Meunier in purezza) e in quello nostrano, spaziando in maniera convincente in 8 regioni.

Una vocazione europea, quella di Vini Corsari, confermata dall’organizzazione. “Quest’anno – commenta Marta Rinaldi (nella foto) – abbiamo quasi del tutto rinnovato il parterre dei vignaioli corsari, rafforzando la presenza di produttori dalla Germania e dall’Austria e limitando Francia e Italia. Per scelta, ancora nessun Barolo a Vini Corsari, perché mi piaceva l’idea di esaltare Barolo come paese, come castello e come Denominazione, ospitando i vini di altre regioni, Stati e territori. Per noi, del resto, l’aspetto umano di questo festival è fondamentale: lo scambio culturale e linguistico tra vignaioli provenienti da diverse nazioni è importantissimo, oltre ai risvolti professionali di un’esperienza simile”.

Domanda d’obbligo, allora, sulla vendemmia 2017 a Barolo, di cui Marta Rinaldi è stata protagonista con l’azienda di famiglia, la Giuseppe Rinaldi. “E’ stata un’annata piuttosto anomala e curiosa: abbiamo patito le condizioni climatiche, dal gelo della primavera alla siccità estiva. Con il giusto tempismo in vendemmia abbiamo controllato i rischi di grandi concentrazioni e cali di acidità, anticipando la raccolta al 14 settembre in terreni sabbiosi o meglio esposti come Cannubi e Le Coste e finendo il 29 settembre con Ravera e Brunate. Un’annata in cui ha contato molto, dunque, l’esperienza pregressa del singolo viticoltore e le dimensioni delle aziende”.

I MIGLIORI ASSAGGI A VINI CORSARI 2017
Vini spumanti
1) Champagne Extra Brut Blanc de Noirs 2014 “Les Murgiers”, Francis Boulard. Versione Extra Brut (ma Boulard produce anche il Brut Nature, non in degustazione a Barolo) dosata 3-5 grammi litro, Pinot Meunier in purezza, vinificato in bianco. Un vero e proprio emblema della maison e del suo titolare.

La vinificazione del solo succo della prima spremitura avviene in legno di diverse dimensioni, dalla barrique alla botte grande. La fermentazione alcolica è spontanea, con lieviti indigeni. Fondamentali i batonnage, ogni 10 giorni. II risultato è uno Champagne di grande equilibrio tra frutta, legno e acidità.

2) Vino bianco frizzante Sur Lie “Bolle Bandite”, Carolina Gatti. La regina del Raboso (nella foto) presenta a Vini Corsari il suo “Prosecco”. Ottenuto al 100% dall’antico “Prosecco tondo”, clone Balbi, caratterizzato da acini tondi, di dimensioni irregolari (acinellatura). A Valdobbiadene è invece più comune l’acino lungo, più produttivo.

Un anno in cemento per queste “Bolle” che, fino al 2012, godevano della Doc. In quell’anno, su 10 mila bottiglie, solo 2 mila passarono l’esame della commissione. Il frizzante in degustazione è dunque un Prosecco non convenzionale, sin dal colore giallo paglierino velato, tutto giocato su note “dritte”, di agrumi. Un vino graffiante, come chi lo produce: piacevolmente irriverente e senza peli sulla lingua.

Vini bianchi
1) Riesling 2014 “Ellergrub”, Immich-Batterieberg
. Dopo tanti assaggi di Riesling (molti dei quali validissimi) a Vini Corsari 2017, quello di Immich-Batterieberg risulta il più convincente. Siamo a Enkirch, in Mosella, Germania. Giallo dorato limpidissimo, riflessi tenui tendenti al verdolino.

Al naso una lieve nota di idrocarburo, oltre a una vena fruttata ed erbacea profonda. Palato sorprendente, nel modo in cui riesce a giocare sull’altalena tra morbidezze e acidità: note citriche in incontro-scontro con percezioni di frutta esotica matura. Retro olfattivo pacato, col vino che si spegne su una nota erbacea.

2) Riesling 2016 “Vade Retro”, Melsheimer. “Il nostro Riesling senza solfiti”. Lo presenta così Thorsten Melsheimer, omone alto quasi come le campate del Castello Falletti di Barolo. Restiamo nella tedesca Mosella, ma ci spostiamo a Reil. Un anno in barrique per “Vade Retro”. Si vede (dal colore, tra l’orange e l’ambrato) e si sente (al naso): arachidi, frutta secca in generale, ma anche datteri, fichi.

In bocca va giù come una lama, riempiendo come un boccone dato in pasto a un affamato. Note citriche, che poi virano sulla frutta esotica matura, in particolare sull’ananas. Uno spettacolo.

3) Neuburger Freyheit 2016, Weingut Heinrich. Una delle due sorprese, tra i bianchi di Vini Corsari 2017. Tutta interessante la linea di Weingut Heinrich. Ma è il “vino base”, quello proposto per primo, a colpire maggiormente. Diciotto euro davvero ben spesi. Quando lo diciamo a Philine Dienger, sembra non crederci dalla gioia. Di fatto, questo è un vino simbolo per la cantina di Gols, zona orientale dell’Austria, nei pressi del confine con Slovacchia e Ungheria.

Neuburger in purezza, 12%, 0,9 grammi di residuo zuccherino. Giallo dorato velato nel calice, con riflessi verdolini. Naso di passion fruit e mele mature, su sottofondo d’erbe di montagna e scorza di lime. Un altro eccellente esempio di come si possa produrre vini tanto grassi quanto rinfrescanti.

Corrispondente al palato, dove regala anche note minerali (selce, grafite) e ridondanti ritorni di ananas e papaya matura, tutt’altro che stucchevoli. Il segreto di questo vino, forse, oltre al terroir di scisto e calcare, sta nella macerazione iniziale con i raspi (per 48 ore).

4) Langhe Bianco Doc 2013 “Coste di Riavolo”, San Fereolo. Quarantamila bottiglie complessive, su una superficie di 14 ettari, danno la “misura” dell’impegno di Nicoletta Bocca nella zona del Dogliani. Basse le rese delle vigne vecchie di Dolcetto, ma anche di Riesling e Gewurztraminer.

Se i Dogliani di San Fereolo (2016, 2010 e 2006) sono pezzi d’arte già riconosciuti nel panorama enologico nazionale dei “Vini veri”, è il Langhe Bianco 2013 ottenuto dal blend tra Riesling renano (70%) e Gewurztraminer (30%) a colpire l’attenzione a Vini Corsari 2017.

“Mica ho fatto studi sui terreni prima di decidere di impiantarli”, ammette con schiettezza Nicoletta Bocca, sistemandosi gli occhiali sul naso e accennando a un sorriso. Del resto, certe cose, certi vignaioli, le sentono dentro. Poi le fanno e basta.

E il risultato è eccellente. Un orange leggero colora il calice corsaro, che allontana ancor più – geograficamente – l’Alto Adige e il Trentino dal Piemonte. Come a segnare una linea di demarcazione visiva, che sintetizzi una filosofia produttiva diametralmente opposta a quella convenzionale. Niente aromaticità e “dolcezze” nel Langhe Bianco di San Fereolo, per intenderci.

Macerazione e pigiatura in vasche d’acciaio, con le bucce, poi fermentazione in legno da 25 ettolitri, dove resta per altri due anni. Un altro lo fa in bottiglia, prima della commercializzazione. I 13 euro (prezzo corsaro) sono un vero e proprio regalo.

Vini rossi
1) Baixo Corgo 2015 “Trans Douro Express”, Mateus Nicolau de Almeida. Si chiama “Trans Douro Express” la linea di vini di Mateus Nicolau de Almeida, vignaiolo portoghese che a Barolo regala un vero e proprio “viaggio” nelle diverse subregioni del Douro português. E allora tutti sul treno. Anche senza biglietto. Tanto guida lui, che è uno alla mano.

Dieci uvaggi compongono il miglior rosso degustato a Vini Corsari 2017, con prevalenza di Touriga nacional e Touriga franca. Una pratica comune, in Douro, l’allevamento di diverse varietà nello stesso appezzamento. Di fatto, questo blend, esalta la varietà principe del Porto.

Trovando un ottimo equilibrio tra “ruvidità” e una certa eleganza aromatica. In questo quadro, l’apporto erbaceo del Tinta Roriz (cugino portoghese del Tempranillo spagnolo) si fa sentire eccome. Ciliegina sulla torta? Rapporto qualità prezzo eccezionale.

2) Viño tinto “Camino de la Frontera” 2016, Da Terra Viticultores. Siamo in Val du Bibei,  nella Ribeira Sacra della Galicia, in Spagna. I capelli “rasta” di Laura Lorenzo sono forse l’immagine più fulgida dell’intera ciurma di Corsari messa assieme dalla banda capitanata dalla Elizabeth Swann di Barolo, Marta Rinaldi.

Laura si vergogna a farsi inquadrare dall’obiettivo della macchina fotografica. Ma quando parla di vino, del suo vino, è un vulcano. Ci innamoriamo di lei quando versa nel calice Camino de la frontera 2016, blend in cui la parte del leone lo fa l’uvaggio Juan Garcia.

Sembra di risalire sul treno condotto nel Douro da Mateus Nicolau de Almeida. Valicando i confini portoghesi, giungendo in Spagna. Nel calice, il fil rouge è evidente. Il vino di Laura è meno strutturato, ma può contare su una vena minerale che fa strabuzzare gli occhi dalle orbite. Completano il quadro rimandi erbacei profondi, tendenti al balsamico, che richiamano la mentuccia e il timo. Un vino che non smetteresti mai di bere.

3) Cornalin 2015 “L’Enfer du Calcaire”, Histoire d’Enfer. Il Vallese, vinialsuper, lo ha girato in lungo e in largo. Vini Corsari 2017 regala una chicca dell’area vitivinicola più ampia della Svizzera: il Cornalin di Histoire d’Enfer. Un rosso tutto giocato sull’eleganza dei piccoli frutti a bacca rossa. Naso avvolgente e palato di ribes e lamponi.

La “prontezza” delle note fruttate trae in inganno solo di primo acchito, seguita da una freschezza (acidità) che rende questo Cornalin davvero tipico e di livello, anche nel tempo: i vini di Historie d’Enfer, del resto, offrono spesso ampie garanzie in termini di longevità.

4) Merlot 2015 “Masot”, Fattoria Sociale La Costa e Motor América 2016, 4 Kilos Vinícola: l’italiano (dal Veneto) e lo spagnolo (da Mallorca) si guadagnano un posto nella nostra speciale classifica dei migliori assaggi di Vini Corsari 2017 come “vini quotidiani”.

Vini rossi dall’ottimo rapporto qualità prezzo (inferiore ai 10-15 euro) e dalla grande facilità di beva, prodotti nel primo caso con un uvaggio internazionale e nel secondo con il Callet, autoctono delle isole Baleari.

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Prosecco business: uve Glera dalla Sicilia contro le gelate

PALERMO – A cosa servono 400 quintali di uve Glera provenienti dalla Sicilia a un “grande gruppo vitivinicolo veneto”? La risposta sembra scontata, dopo una vendemmia segnata dalle gelate di aprile.

Ad ammettere la trattativa, andata in porto per 95 euro al quintale, è V.R., produttore palermitano rintracciato nel pomeriggio, in esclusiva, da vinialsupermercato.it.

“Nelle mie vigne – dichiara il viticoltore della provincia di Palermo, a cui garantiamo l’anonimato – riusciamo ad anticipare di molto la raccolta di uve Glera, ottenendo profumi eccezionali: cose che in Veneto, nella zona del Prosecco, possono solo sognare! Per di più con percentuali residuali zuccherine pari a zero”.

L’inchiesta di vinialsuper prende spunto da un annuncio pubblicato dal sito web Uvaevino.it, rilanciato in giornata sui social da un produttore veneto. Un portale “interamente dedicato al commercio di uva e svino sfuso tra le aziende agricole, imbottigliatori, viticoltori, enoteche eccetera”.

Il sito funge da intermediario (con commissione a pagamento) per la regione Toscana. Ma offre spazi gratuiti di domanda e offerta per gli utenti residenti nelle altre regioni italiane. Un vero e proprio servizio gratuito, tout court.

I DETTAGLI
Tra le offerte di vino sfuso della regione Sicilia si scorgono Nero d’Avola, Catarratto, Viognier. Ma anche quella di Glera Igt da 12%, annata 2016, prodotta nella zona di Palermo. Il prezzo è di 100 euro ad ettolitro, con una disponibilità massima di 300 ettolitri. L’annuncio risale al 14 agosto e non è l’unico inserito da V.R., che nella zona di Palermo alleva 2,5 ettari di Glera, in vigneti di proprietà che assicura essere “fantastici”.

Arriviamo a lui, con tanto di numero di cellulare, grazie all’impiegata del sito Uvaevino.it, che ci risponde dalla Toscana, più esattamente dagli uffici di Grosseto. Ci fingiamo interessati all’acquisto del vino sfuso. Il gioco è fatto.

Il cellulare di V.R. squilla, il produttore risponde, ma rimanda la telefonata di qualche minuto. Richiamiamo e raccogliamo la testimonianza. “Non vi direi a chi ho venduto la Glera nemmeno se mi metteste 100 mila euro sulla scrivania”, incalza.

Ma è chiaro che si tratti di una delle “big” che in Veneto producono Prosecco. “Non c’è nulla di cui sorprendersi – commenta la nostra fonte – basta piuttosto farsi due conti e pensare alle conseguenze delle gelate. D’altro canto c’è una crisi che fa paura attorno al vino in bottiglia: in cantina ho 40 mila bottiglie invendute. Vinificare, qui da me, costa 40 euro al quintale. Imbottigliare ed etichettare circa 2,20 euro a bottiglia. Ecco perché si ricorre alla vendita dello sfuso”.

L’annuncio, tuttora online su Uvaevino.it, riguarda infatti il vino, non le uve. Quelle, il vignaiolo siciliano, le ha “già vendute tutte a settembre”. “E si trattava interamente di uve raccolte a mano nei nostri vigneti”, precisa V.R.. “Da parte nostra – aggiunge il produttore palermitano – siamo a posto con la coscienza. Abbiamo venduto con tutte le certificazioni. Poi ognuno è libero di farci quello che vuole con le uve, in Veneto come in altre regioni”.

LA PROSECCO MANIA
Secondo i dati di Assoenologi, in Veneto e Friuli Venezia Giulia (le due regioni dove vengono prodotte uve Glera assieme alla Sicilia, che le annovera nelle Igt Avola, Camarro, Salina, Valle Belice e Terre Siciliane) si è registrato nel 2017 un calo tra il 15 e il 20% rispetto alla vendemmia 2016.

Un “buco” che ha rischiato di far impennare i costi delle uve atte alla produzione di Prosecco, nonché dello sfuso. Secondo i dati della Camera di Commercio locale, i prezzi per il vino “base” si aggirano attorno ai 2 euro al litro per la Doc.

Cifre che salgono a 2,40 per la Docg Asolo e a 2,80 per la Docg Conegliano Valdobbiadene. Nel 2008, la Glera si acquistava invece per 50 centesimi al Chilo. Quattrocentodieci i milioni di “pezzi Doc” imbottigliati nel 2016, con una previsione di 450 milioni entro fine anno, forte delle vendite in crescita nel primo semestre 2017 (+8%).

L’obiettivo, dalle parti di Treviso, è quello di arrivare a 500 milioni di bottiglie entro la fine del 2018. Tradotto: mezzo miliardo. Seguono a ruota le Denominazioni di origine controllata e garantita: 90 milioni per il Prosecco di Valdobbiadene e 9 milioni per la “piccola” Asolo. Un business che fa gola a molti.

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Verdicchio di Matelica Docg Riserva 2013 Cambrugiano, Belisario

(5 / 5) Belisario è sinonimo di Matelica, che è sinonimo di Verdicchio. Potremmo andare avanti per ore a cercare analogie linguistiche, prima di arrivare al punto.

Il Verdicchio di Matelica Docg Riserva 2013 “Cambrugiano” è uno dei bianchi migliori presenti sugli scaffali dei supermercati italiani. Non solo nel rapporto qualità prezzo.

A produrlo è una cooperativa, Belisario per l’appunto. Ennesima dimostrazione di come si possano fare grandi vini senza essere (necessariamente) “piccoli produttori”. O vignaioli di nicchia.

Trecento ettari vitati e una cantina da 30 mila ettolitri di capienza. I numeri di un business che non poteva non sfociare nella Grande distribuzione organizzata di qualità. Con vini “di stile” e non “di moda”.

LA DEGUSTAZIONE
Il Verdicchio di Matelica Docg Riserva 2013 “Cambrugiano” si presenta all’appuntamento col calice vestito di un giallo dorato elegante, con tanto di papillon. Al primo giro di walzer nella gabbia di vetro, il nettare punta le mani sul bordo, nell’estremo tentativo di liberarsi. E ci riesce. Buttando l’anima oltre l’ostacolo.

Inebrianti sentori di frutta matura, pesca gialla, nettarina, una lieve nota d’idrocarburo, che poi lascia spazio a un appiccicoso miele millefiori, su cui sembrano incollarsi pistilli e petali ingialliti di camomilla secca.

All’alba dell’assaggio, inizia la scalata. In bocca, il Verdicchio di Matelica Docg Riserva 2013 “Cambrugiano” entra dritto, salato, caldo e intenso. Si stiracchia, sui gradini di un sorso verticale. Poi rallenta, come nella morsa dell’acido lattico. Ecco, corrispondenti all’olfatto, le note di miele e frutta che allentano la morsa delle durezze. Ammorbidendo il sorso.

La scala su cui Cambrugiano ti conduce è lunga, come il retro olfattivo che regala ritorni di note citriche e amaricanti, quasi piccanti. Posi il calice, soddisfatto. Prendi fiato. Il boccone perfetto per accompagnare questo Verdicchio di Matelica Riserva è da ricercare in piatti complessi a base di pesce e carni bianche.

Meglio se particolarmente conditi, per esempio con salse “acide”, a base di pomodoro. Formaggi (pecorino fresco) e salumi come il marchigiano Ciauscolo sono altri ottimi amici di Verdicchio come “Cambrugiano” 2013.

LA VINIFICAZIONE
Si tratta, di fatto, del primo “Verdicchio di Matelica” prodotto nella tipologia “Riserva”. L’anno del battesimo è il 1988 e la tecnica utilizzata, sin da allora, è la criomacerazione, utile alla conservazione degli aromi dell’uva.

I vigneti dai quali si ottiene “Cambrugiano” si trovano in contrada Balzani, a Matelica. Sono stati impiantati nel 1981, a quattrocento metri sul livello del mare, con esposizione sud. La densità d’impianto delle viti di Verdicchio (clone matelicese a grappolo serrato) varia dai 1.666 ai 2600 ceppi per ettaro. Venti gemme per ceppo, le prime 4 delle quali sterili.

L’epoca di vendemmia varia ovviamente in base all’annata, ma la raccolta delle uve avviene tassativamente in cassette da 20 chilogrammi. Le uve, portate nella vicina cantina, a una decina di minuti dai vigneti, vengono oggi vinificate in parziale criomacerazione a 0 gradi, per 18 ore.

Per la fermentazione viene utilizzato il lievito Saccharomiyces bayanus, una tipologia molto resistente alle concentrazioni alcoliche, tanto agli stress termici. La fermentazione avviene poi alla temperatura di 16 gradi, per 25 giorni, in serbatoi di acciaio inox da 300 ettolitri, termocondizionati.

Due le epoche di maturazione. Per l’80%, il Verdicchio di Matelica Docg Riserva “Cambrugiano” matura per 12 mesi in serbatoi acciaio inox. Per il restante 20%, sempre per 12 mesi, in barrique da 225 litri. L’imbottigliamento avviene dopo 13 mesi di maturazione complessiva, senza chiarifiche. La produzione, ad oggi, si assesta sulle 50 mila bottiglie complessive di “Cambrugiano”.

Prezzo: 13,50 euro
Acquistato presso: Tigros

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vini#1

Aleatico Igp Puglia 2012 Vinaccero, Cantina Coppi

Vinaccero di Cantina Coppi è ottenuto da uve Aleatico 100%, coltivate in contrada Marchione, a Conversano, in provincia di Bari. Contrada molto nota, per via del famoso Castello Marchione, residenza estiva del Conte di Conversano.

Il terreno di quest’areale è quello tipico della valle d’Itria: calcareo-carsico, ben drenato. Il vino nel bicchiere si presenta di colore rosso scuro molto compatto, che ricorda la buccia della melanzana.

La fermentazione è controllata, con il contatto del mostro con le bucce, in modo da poter cedere il colore ed il tannino. L’affinamento avviene in acciaio, per 18 mesi. Ma risultano fondamentali i successivi 2 anni, in botte. La lavorazione del vino viene perfettamente letta nelle fasi di degustazione.

LA DEGUSTAZIONE
All’olfatto il vino è austero, complesso, spiccano i sentori di frutti rossi, ribes, amarene, more, ciliegie mature. Seguono le sensazioni di spezie come la cannella. Al gusto è abboccato, caldo, con un tannino ben presente ma elegante, che si integra perfettamente nella struttura del vino. Vinaccero di Cantina Coppi chiude con una leggera nota minerale.

Un vino da tutto pasto, ideale con i primi piatti conditi da sughi importanti (come le tagliatelle ai funghi porcini). Accompagna bene anche zuppe di legumi e cereali o dolci come la crostata ai frutti rossi. Si consiglia di aprirlo con largo anticipo o decantarlo, per apprezzarne gli aromi.

LA CANTINA
L’azienda Coppi nasce nel 1882. Nel 1966 entra in azienda un giovane enologo, innamorato del suo territorio ed appassionato del suo lavoro: è Antonio Coppi. Nel 1979 rileva la cantina che, a tutt’oggi, è di proprietà della famiglia.

Essendo tra i primi viticoltori della regione, Antonio compie immensi sacrifici per far conoscere i vitigni pugliesi e i suoi vini in tutto il territorio nazionale e non solo. Gli anni Settanta sono quelli in cui le uve pugliesi arricchivano i vini del nord e della Francia.

L’enologo Coppi è stato tra i primi a comprare un’imbottigliatrice, fermamente convinto della valore del suo lavoro e della sua terra. Un amore trasmesso anche agli eredi dell’azienda: i figli Lisia, Miriam e Doni.

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Prosecco Doc Treviso bio Le Gerette, Grandi Vigne

(5 / 5) E’ l’Azienda agricola Giol di San Polo di Piave (TV) a produrre il Prosecco Doc Treviso Extra Dry “Le Gerette”, vino biologico della linea Iper “Grandi Vigne“.

Senza dubbio uno dei migliori Charmat in circolazione per fascia prezzo, nell’intero panorama della grande distribuzione.

Un vino che avrebbe certamente dato filo da torcere ad almeno due dei tre Prosecco finiti sul podio della nostra degustazione alla cieca di “bollicine” venete.

LA DEGUSTAZIONE
“il vino dovrebbe essere un alimento: pura spremuta d’uva biologica fatta fermentare nel modo più povero possibile”, si legge sul sito di Giol. Non ci sono parole migliori per descrivere quanto il Prosecco “Le Gerette” Grandi Vigne riesca ad esprimere nel calice.

Giallo paglierino, lievi sfumature dorate che brillano mentre la spuma si dissolve. Al naso una marcia in più rispetto a tanti altri vini della stessa denominazione. Alle tipiche note di frutta a polpa bianca e fiori freschi (una pera fine e un’armoniosa acacia) fanno eco dolci richiami al miele, sempre d’acacia, ma anche ad erbe come la salvia. Poi scorza d’arancia e un lievissimo sentore di pepe bianco, appena percettibile.

Un olfatto molto intrigante, insolito per un vino considerato (spesso a buona ragione) come “entry level”. La bocca non delude. Anzi. Il Prosecco “Le Gerette” Grandi Vigne entra dritto, ancor più tipico che al naso. Si ammorbidisce al centro del sorso, quando frutta e miele la fanno da padrona. Dura un momento: ecco dunque ritorni freschi erbacei, di mentuccia e salvia. Il tutto, prima di una chiusura giustamente sapida, che non fa altro che invogliare al nuovo assaggio.

Con cosa abbinare questo Prosecco? Col rispetto, innanzitutto. Il rispetto per chi sa proporre “vini comuni ma diversi”, anche nella Grande distribuzione. Lo ha fatto Iper. E lo fa certamente l’azienda agricola Giol, che visiteremo nel 2018, per un resoconto globale della produzione di vini senza solfiti aggiunti, biologici e vegani.

In cucina, questo sparkling è perfetto a tutto pasto, come aperitivo. Ma può accompagnare più che dignitosamente piatti di pesce non troppo elaborati, dall’orata o il branzino al sale alle fritture. Non disdegna neppure carni leggere, bianche.

LA VINIFICAZIONE
La vinificazione del Prosecco Doc Treviso “Le Gerette” della linea Iper “Grandi Vigne” avviene in maniera tradizionale per la tipologia. Ovvero con il metodo Charmat, che prevede la rifermentazione delle uve Glera in ampi recipienti di acciaio, le autoclavi.

Un processo di spumantizzazione curato in conto terzi dall’azienda agricola Vigna Samuel di Sperandio Flavio, a San Vendemiano, sempre in provincia di Treviso. Azienda che, sull’etichetta del Prosecco bio Grandi Vigne, è indicata con il riferimento ICRF TV 7682 IT.

Prezzo: 7,75 euro
Acquistato presso: Iper, la grande I

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L’onda nera della Ribolla gialla: Schioppettino non è più di moda

UDINE – “Ribolla nera” o Schioppettino? Nella fase storica in cui la Ribolla gialla ‘tira’ sul mercato, tanto da spingere qualcuno a paragonare il fenomeno friulano a quello del Prosecco veneto, lo “Schioppettino” sembra aver perso gran parte del suo appeal. Tanto da spingere diversi produttori a mettere in etichetta (quella frontale) la scritta “Ribolla Nera”. Eppure, il disciplinare di produzione non lo consente.

“Schioppettino” e “Ribolla Nera”, di fatto, sono sinonimi. Non a caso, lo Schioppettino è tra i vini rossi friulani più noti – assieme al Refosco dal Peduncolo Rosso – e si ottiene dalle uve del vitigno Ribolla Nera. Vitigno che non può essere menzionato in etichetta. Pena, il possibile incorso in sanzioni amministrative di cui all’art. 74 della Legge 238 del 12 dicembre 2016: “Testo unico del vino. Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”.

Chiunque utilizza sulla confezione o sull’imballaggio, nella pubblicita’, nell’informazione ai consumatori o sui documenti relativi ai vini a DOP e IGP indicazioni non consentite, false o ingannevoli relative alla provenienza, alle menzioni geografiche aggiuntive, alle menzioni tradizionali protette, alle sottozone, al vitigno, all’annata e alle altre caratteristiche definite nei disciplinari e’ soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 euro a 10.000 euro

Un ‘rischio’ che stanno correndo diverse aziende, in Friuli Venezia Giulia. Iniziamo da Vidussi, scrigno friulano di Cantina Montresor. E’ Carrefour a portare sui propri scaffali la “Ribolla Nera Schioppettino Igt 2016”: 5,99 euro, sul volantino pubblicitario “Fiera del vino” (periodo 30 settembre – 31 ottobre) il più criticato della storia della Grande distribuzione (lo stesso delle supercazzole sul vino naturale). In etichetta frontale, bene in vista, la scritta “Ribolla Nera” Borgo di Fradis.

Ma il fenomeno riguarda anche big del calibro di Ronchi di Cialla, che presenta sul mercato una “Ribolla Nera”, addirittura “Doc”. La compagnia è delle migliori per la blasonata azienda fondata nel 1970 dai coniugi Paolo e Dina Rapuzzi. Sempre a Preopotto (UD), RoncSoreli offre una “Ribolla Nera delle Marasche Doc Friuli Colli Orientali”, commercializzata nel solco delle altre etichette.

Un’altra azienda friulana, Vigna Petrussa, ha invece corretto da poco – forse in seguito alle pressioni dell’organismo di controllo Ceviq e della visita in cantina della repressione frodi – l’etichetta di quello che oggi appare (online, sul sito aziendale) come Schioppettino di Prepotto Doc Friuli Colli Orientali”.

PAROLA AL CEVIQ
Cosa pensa il Ceviq della vicenda? “Siamo in un periodo – risponde il direttore Michele Bertolami – in cui si assiste alla grande richiesta di Ribolla Gialla. Un motivo in più che potrebbe spingere i produttori a evidenziare in etichetta l’utilizzo dell’altra Ribolla, quella Nera, per seguire la scia del successo. Peraltro, a noi risulta che un’azienda abbia brevettato il nome ‘Ribolla Nera’: non sappiamo come le abbiano consentito di brevettarlo, ma tant’è. Dunque, questa azienda, potenzialmente, potrebbe chiedere alle altre di eliminare la menzione ‘Ribolla Nera’ dal le etichette dei vini”.

Non si tratta dunque di un illecito? “Non ritengo ci siano tutti gli elementi per inoltrare all’Ispettorato centrale Repressione frodi una richiesta di intervento – replica Bertolami – dal momento che la scritta ‘Ribolla Nera’ appare solo sull’etichetta frontale, nella quale potrebbe figurare, per esempio, come lecito ‘nome di fantasia’ scelto dal produttore. L’importante è che si rispettino le normative sull’etichetta posteriore, indicando chiaramente che si tratta di Schioppettino, in una delle sue tre qualificazioni: qui non si transige. E’ pur vero che non bisogna confondere il consumatore o fare nulla che possa ingannare chi si appresta all’acquisto di una bottiglia”.

“Una vera posizione – precisa ancora il direttore Bertolami – dovrebbe prenderla il Consorzio di Tutela, cui compete la vigilanza sul mercato, il compito di tutelare la denominazione Friuli Colli Orientali. Peraltro, tutte le aziende in questione risultano associate al Consorzio. Non dico che voglio rimbalzare la palla, ma solo ribadire che, se in sede di ispezione troviamo Ribolla Nera in retro etichetta o al posto di Schioppettino rileviamo l’infrazione, come già fatto”

“Tutto il resto – conclude Bertolami – ha un respiro interpretativo maggiore. Credo che, se volessero, molte aziende potrebbero far valere un’ampia enciclopedia per il riconoscimento di ‘Ribolla Nera’ come sinonimo riconosciuto di ‘Schioppettino’, facendolo riconoscere a livello di disciplinare”. Un iter che, tuttavia, non risulta ancora avviato.

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Amarone contraffatto, parla Bixio: “Sono un contadino, non vendo alla Gdo”

“Mi definisco un contadino evoluto, che alla soglia dei 60 anni ancora corre per il mondo a diffondere la bontà dei nostri prodotti”.

Emilio Bixio (nella foto) contatta vinialsuper attraverso la nostra pagina Facebook per raccontare la sua verità sugli sviluppi del caso Amarone “Argento”, sequestrato in occasione del Black Friday 2016 in diversi punti vendita Auchan. L’articolo in cui viene tirato in causa, proprio non gli va giù.

Il “contadino” Bixio ci scrive da Hong Kong, dove si troverebbe attualmente “dopo avere toccato diversi stati del sud est asiatico, per lavoro”.

“Non so se la fonte di cui parla vinialsuper sia attendibile o meno – continua Bixio – di parte o meno, veritiera o no. So solo che in Italia non vendo una bottiglia nella Gdo. Sono presente con il marchio di famiglia solo nel mercato Horeca. Quanti anni ci vogliono per costruire un mercato? Sapete quanti sacrifici di tutti i generi bisogna fare per farsi un buon nome?”.

“Ebbene – aggiunge Emilio Bixio – siccome conosco la vicenda e non ha i contorni descritti, lasciate fare ai magistrati il loro lavoro. Io sono sereno, la mia famiglia pure. Vedrete che, a ragion veduta, non sarà uno sbaglio!”.

Bixio si rifiuta di raccontare tutta la sua verità, come proposto dalla nostra redazione. “Io non ho versioni – dichiara perentorio – io conosco la verità. Ma siccome non voglio intralciare il corso della giustizia, non posso dire niente”.

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L’Amarone del Black Friday Auchan? Era Primitivo. Indagate 5 persone

VERONA – Una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata alla contraffazione e alla distribuzione di vino tarocco, con base in Veneto. E’ quanto è emerso in svariati mesi di pedinamenti e intercettazioni da parte del Corpo Forestale dello Stato prima e dei Carabinieri poi, a carico di un gruppo di persone legate a vario titolo a un produttore del settore, Emilio Bixio.

Le indagini, avviate lo scorso anno in seguito al sequestro di ingenti quantitativi di Amarone della Valpolicella 2008 “Argento” – in vendita al prezzo shock di 8,49 euro in occasione del Black Friday 2016 di Auchan – hanno portato il pm Maria Beatrice Zanotti della Procura della Repubblica di Verona a emettere cinque rinvii a giudizio. Indagini che risultano ad oggi chiuse, senza che i dettagli fossero diffusi alla stampa da parte della magistratura. Perché? Saranno – forse – le stesse autorità a chiarirlo dopo l’uscita di questo articolo.

I DETTAGLI
Secondo informazioni confidenziali raccolte da vinialsuper, il vino contraffatto veniva imbottigliato in un magazzino adiacente alla cantina Mondello Wines, operante nel Comune di San Bonifacio, in provincia di Verona. Al momento della perquisizione dello stabilimento, le forze dell’ordine hanno rinvenuto e sequestrato diversi bancali dell’Amarone finito sugli scaffali Auchan.

Grazie alla brillante intuizione di un militare, è stato perquisito anche un magazzino distante 30 metri dalla Mondello Wines. E’ stata così scoperta una vera e propria cantina abusiva, dove veniva imbottigliato il vino contraffatto.

Vengono esclusi problemi sanitari per l’intera partita di Amarone posta sotto sequestro. Ma dalle analisi di laboratorio è emerso che non si trattava del vino indicato in etichetta, bensì di un blend tra Primitivo di Puglia e Montepulciano. A confermarlo, oltre 30 campioni del vino sequestrato in occasione del Black Friday 2016.

Lo scorso anno, vinialsuper aveva intervistato la famiglia Bixio, che escludeva qualsiasi interessamento nella vicenda. Eppure, l’etichetta dell’Amarone “Argento” 2008 rimandava proprio a una società legata a Emilio Bixio: la Vini Scic di via Corte Fornari 36, sempre a San Bonifacio.

Società che risulta chiusa, presumibilmente per bancarotta, sostituita poi dalla Mondello Wines. Risulterebbe di fatto tra i rinviati a giudizio anche Davide Camarda, legale rappresentante della Mondello.

Auchan si è sempre dichiarata estranea alle vicende che hanno portato l’Amarone contraffatto sugli scaffali di diversi punti vendita, in particolare in Veneto e in Friuli. Il vino “Argento” sarebbe stato proposto al buyer della catena francese da un personaggio legato a Emilio Bixio, operante nella zona di Genova.

Qui gli sviluppi: https://wp.me/p7zTxF-3zS

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I migliori vini al supermercato in degustazione a Milano

MILANO – Una degustazione di alcune tra le migliori etichette di vino presenti al supermercato scovate da vinialsupermercato.it, con premiazione della “Miglior cantina Gdo 2017”, che presenterà al pubblico i suoi vini.

Ingresso a 15 euro, comprensivo di calice per la degustazione e assaggi di formaggi e salame dell’Oltrepò pavese. Disponibile menu alla carta.

Special guests: Fabio Marazzi di Cantina Scuropasso (Metodo classico Oltrepò pavese, horeca) e Umberto Quaquarini dell’Azienda Agricola Biologica Francesco Quaquarini, eletta “Miglior cantina Gdo 2016” da vinialsuper. Per info e prenotazioni: redazione@vinialsupermercato.it.

Vi aspettiamo numerosi, mercoledì 29 novembre, a partire dalle 20, al primo evento organizzato dalla nostra redazione, in collaborazione con Movida e Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese.

I DETTAGLI
Vinialsupermercato.it, testata giornalistica giovane e dinamica con base a Milano, è l’unico sito in Italia che aiuta a scegliere il vino presente sugli scaffali delle maggiori insegne della Grande distribuzione organizzata.

Con un voto espresso in “cestelli della spesa” all’inizio di ogni recensione, rendiamo immediata la comprensione del “valore” assegnato a ogni singola bottiglia, soprattutto in un’ottica qualità prezzo.

Ma non solo. Raccontiamo anche le piccole realtà: piccole cantine che – per scelta o per dimensioni limitate – non presentano le proprie etichette al supermercato, scegliendo di vendere solo in enoteca. Spazio anche al racconto delle nuove frontiere del wine: vini naturali, biologici e biodinamici.

Una sezione di news sul mondo del vino, delle birre e dei distillati, oltre a una rubrica di cucina, completano l’offerta ai lettori. Non mancano le sezioni dedicate ai “Wine tour”: i nostri viaggi, in Italia e all’estero, a caccia di eccellenze enologiche da scoprire.

La speranza è quella di incontrarvi presto, in occasione del nostro primo evento pubblico! Ti aspettiamo sui Navigli di Milano, al Movida, il 29 ottobre. Non mancare!

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Gianluca Morino: lettera aperta all’Italia del vino. Dagli States

Ogni produttore di vino italiano dovrebbe venire come minimo una volta all’anno qui negli States e cercare di frequentare il meno possibile i vari gruppi a tema sui social come Facebook – dove ho avuto recenti diverbi – oppure certe degustazioni o presentazioni fatte da sprovveduti per tirar su “due lire”, tanto per arrivare a fine mese.

Il mondo si muove ad un’altra velocità rispetto al nostro orticello che, spesso, retrocede per scarse competenze e preparazione sulla “materia vino” e la sua interazione con la società moderna. Va bene ciò che succede sui mercati della Francia, dell’Italia, o della Spagna, insomma dei principali produttori di vino a livello mondiale, ma è in altri ambiti che si sta giocando il futuro del vino italiano di qualità nel mondo.

Sicuramente gli americani, che noi spesso pensiamo distanti, sono quelli che più stanno influenzando il mondo del vino e non solo per essere il mercato numero 1 del pianeta.

E non importa se ieri, nella migliore pizzeria di Harlem, un bel vino rosso italiano lo si beveva in un tumbler, non importa se c’erano 8 vini rossi e 7 bianchi al bicchiere, e non importa se, quando ho chiesto il bicchiere tulipano, mi hanno guardato e detto “ah italiano” sorridendo.

Quel sorriso era un mix di venerazione per l’importanza che diamo al vino ma anche di consapevolezza di chi con il vino fa business, mentre noi siamo sempre troppo ancorati alla forma ed alle troppe parole. Non importa se spesso i buyer assaggiano il tuo vino nei bicchieri di plastica: “Cazzo me ne frega? Io voglio quel fottuto spazio in quello scaffale”, penso tra di me. E poi sono loro che acquistano e pagano il mio lavoro.

Non importa se spesso gli americani non fanno caso agli abbinamenti, non fanno caso se ha o meno il tappo a vite o se ha una bottiglia da 1,5 kg. Ciò che importa è che sia buono e che nei locali che frequentano sia disponibile e che ci sia al bicchiere. Chiuso.

Loro sono diversi da noi, molto più cordiali e aperti, soprattutto nei posti pubblici, ed intorno ad un bicchiere di vino, al bancone di un ristorante, puoi parlare e conoscere chiunque. Perché il vino è apertura mentale e fisica, predisposizione a qualcosa di bello. E poi sorridono e fanno domande quando gli dici che sei un italian wine producer.

IL FUTURO
Una cosa interessante sarà il futuro del vino in USA, che per anni è rimasto ancorato a una classe sociale di bianchi con un buon indice di scolarizzazione mentre, ora, generazione dopo generazione, stanno entrando nuovi attori.

Gli afro americani e gli ispanici, soprattutto millennials, si stanno avvicinando al vino ed iniziano a consumarne ma, attenzione, spesso hanno gusti, palato e abitudini diverse, per cui chissà che evoluzioni porteranno al mercato amando soprattutto vini dolci o con un finale morbido quasi dolce.

In mezzo a tutte queste cose tu ti ritrovi a vendere Barbera d’Asti che, al di fuori di alcune isole felici come NYC, è difficile da proporre perché semplicemente non la conoscono.

E qui c’è il fulcro del discorso perché, mancando comunicazione e marketing, il vino si ritrova solo in balia delle onde e, quando trovi un’attività interessata a proporla, comunque la Barbera deve essere vicina a standard gustativi minimi prossimi di una certa omologazione del gusto internazionale.

Per quello che non si può più pensare di andare avanti così, ma bisogna affrontare il trade senza paura e cavalcare, con comunicazione, marketing e web, il mercato con le sue esigenze, debolezze, punti di forza ed opportunità. La grande differenza con la Francia sta tutta qui: con fatturati in crescita in USA e con una qualità percepita notevolmente più alta della nostra.

Con parole come Bordeaux e Bourgogne, veicolate da grandi e famosi vini, loro riescono ad ottenere ottimi posizionamenti anche con gli entry-level, spesso più scarsi dei nostri pari italiani. Qui la carta vini di un famoso locale di Miami, dove potrete vedere l’esiguità della presenza italiana.

LA COMUNICAZIONE
Sia alla degustazione di Omniwines che poi girando con gli agenti per enoteche e ristoranti, è ormai chiaro quale sarà la tendenza del vino su New York, in Texas o in California: sarà necessario arrivare a comunicare DIRETTAMENTE con il cliente finale, per accompagnarlo nella sua scelta finale che per il momento, causa leggi federali, sarà ancora fatta nei wineshop e non nelle ecommerce.

I ragazzi leggono sempre meno le testate storiche e sempre di più cercano tutto online, dove vige sempre il mio motto: se ci sei, ci sei. Ma se non ci sei, non ci sei. Negli States delle poche, mal fatte e rade iniziative di Consorzi o Associazioni di Produttori, arriva ben poco; esiste una comunicazione privata di alcuni grandi nomi fatta dai relativi importatori ma nulla di più.

Qualcosa di questa comunicazione traborda, come dal tavolo del ricco Epulone, ma non è sufficiente a generare interesse e massa critica come vorrei ci fosse su #Barbera o #Nizza ad esempio. Ce la faremo? Non lo so. Per ora no di sicuro e la Francia ci sta schiacciando in maniera prepotente. Cambieremo? Temo proprio di no.

Gianluca Morino

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Birra

3 Monts Grande Reserve, Brasserie de St Sylvestre

(4,5 / 5) “Pizza fredda e birra calda”. E’ quello che si augura ad un amico quando gli si vuole rovinare la serata. Non ci occuperemo di pizza in questo contesto. Ma sulla temperatura della birra le cose non sono semplici come si crede. E questa Bière de Garde ne è un esempio.

LA DEGUSTAZIONE
La “3 Monts” Grande Reserve si presenta di un bel color ambra chiaro, che vira decisamente verso l’arancione. La schiuma non è particolarmente densa né persistente.

Molto profumata, al naso la prima sensazione (che rimarrà durante tutto l’assaggio) è amaricante di scorza di arancia, e ricorda un celebre aperitivo dello stesso colore, poi sensazioni di mela, malto e spezie in perfetto equilibrio. L’ingresso in bocca è fresco e amarognolo.

Nonostante gli 8,5 gradi alcolici, la birra risulta piuttosto leggera e conserva una buona facilità di beva grazie al ritorno delle sensazioni aromatiche di agrumi e bitter già apprezzate al naso. Grande finale, lungo, aromatico, piacevolissimo, che lascia la bocca pulita, fresca e profumata.

Il mastro birraio consiglia di degustare 3 Monts Grande Reserve a circa 10-12 gradi, che è bene ricordare, è circa il doppio della temperatura dei nostri frigoriferi, quindi nessuna paura a tirarla fuori un po’ prima del servizio. Con gli abbinamenti ci si può sbizzarrire: non disdegna né un panettone con dei buoni canditi né un’anatra all’arancia.

LA PRODUZIONE
La Brasserie de St Sylvestre si trova a Saint Sylvestre Cappel, nel Nord-Pas-de-Calais, al confine col Belgio.
Secondo i documenti conservati nel Municipio di questo piccolo comune (poco più di un migliaio di abitanti) un birrificio esisteva già prima della Rivoluzione Francese, sebbene solo negli anni 60 dell’800 Louis Devrière acquistò la Brasserie dalla famiglia Cordonnier ridando vita ad una tradizione antica.

La 3 Monts è una birra ad alta fermentazione che appartiene allo stile “Bière de Garde”, tipico della regione di Calais. Si tratta di birre “da conservazione”, tradizionalmente prodotte in primavera e conservate in cantine fresche per essere bevute durante l’estate. In genere sono birre artigianali, ma vi sono anche versioni industriali di questo stile, di cui la 3 Monts è senz’altro un ottimo esempio.

Prezzo: 5,39 euro
Acquistata presso: Esselunga

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Eurospin: vino “Integralmente Prodotto”. Stasera la degustazione di vinialsuper (video)

Se nel video vi è sembrato di vedere delle mutandine da donna, un reggiseno e delle collant…beh, consultate un buon medico. Qui si parla solo di vino 😉. Stasera degusteremo l’intera linea di vino “Integralmente prodotto” di Eurospin Italia.

Quello promosso per il secondo anno consecutivo da Luca Gardini, (ex) miglior sommelier del mondo. Nel frattempo…vi rinfreschiamo la memoria con l’intervista in esclusiva dello scorso anno: http://wp.me/p7zTxF-1Ms. A presto!

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Vini al supermercato

Terre di Chieti Igp Cococciola 2016 Niro, Citra Vini

(5 / 5) L’Abruzzo del vino deve il suo successo, specie negli ultimi anni, al Pecorino (oltre al classico Montepulciano). Ma sul mercato si fa largo un vitigno autoctono abruzzese a bacca bianca: la Cococciola. E’ Auchan a portarlo alla ribalta sui propri scaffali. Obiettivo centrato non solo nello straordinario rapporto qualità prezzo.

La valorizzazione dei vitigni autoctoni da parte delle insegne di supermercati è un aspetto che troppi buyer ancora sottovalutano. Giù il cappello per il coraggio dimostrato dalla catena francese del gruppo Adeo. Ennesima riprova delle positive ricadute di una “buona Gdo” sul tessuto vitivinicolo.

LA DEGUSTAZIONE
Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce così la Cococciola 2016 “Niro” di Citra Vini, consorzio di 9 cantine sociali che ha come obiettivo quello di “selezionare, controllare e valorizzare la migliore produzione enologica della provincia di Chieti”.

Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino limpido dai riflessi dorati. Al naso, la Cococciola parla una lingua esotica, capace di scaldare il cuore: una spremuta d’agrumi, papaya e pesche. Un olfatto ammiccante, reso più serioso da evidenti note minerali e da interessanti richiami di foglia di pomodoro secca.

L’ingresso in bocca di “Niro” è morbido e fa pensare a quel 13% d’alcol in volume indicato in etichetta. Una percezione che limita a tradursi in seta per il palato, carezzevole, tutt’altro che stordente. Poi arriva il pizzicotto dell’acidità e della sapidità. Durezze perfettamente equilibrate in un sorso che si fa sempre più interessante.

Non stiamo certo parlando di un vino particolarmente “complesso” in termini d’aromi. Quel che colpisce è la sua evoluzione fatta di gradini netti e ben definiti, come l’incedere dei capitoli di un libro che svela piccoli segreti, prima della verità finale. Frutta e i richiami floreali freschi. Poi l’acidità. Quindi la sapidità.

Prima della scritta “the end”, la Cococciola 2016 di Citra Vini regala una lunga chiusura su note piacevolmente fresche e agrumate, capaci di chiamare il sorso successivo e di accompagnare il piatto in maniera quasi spasmodica.

Accompagnamento perfetto, quest’autoctono Igp Terre di Chieti, per piatti a base di mare: dalle insalate ai crudi, passando per i crostacei. Da provare con il sushi. Un’etichetta che non disdegna neppure la carne bianca. Purché si badi a una temperatura di servizio tra i 10 e i 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Di Cococciola, in Abruzzo, non ce n’è molta. Che la si chiami così, oppure “Cacciola” o “Cacciuola”, si parla di poco meno di 500 ettari. Citra Vini seleziona i grappoli e li raccoglie a mano. La tecnica di vinificazione di “Niro” prevede una pressatura soffice degli acini. Il mosto viene lasciato decantare diverse ore, prima della fermentazione a temperatura controllata.

Operativa dal 1973 in Contrada Cacullo a Ortona, in provincia di Chieti, Citra Vini si pone come “punto di riferimento” in un’area in cui la viticoltura è il pane quotidiano per molte famiglie. Non a caso, Chieti è la seconda provincia italiana (la prima in Abruzzo) per quantità di uva raccolta di vendemmia in vendemmia.

Prezzo: 5,13 euro
Acquistato presso: Auchan

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Vini al supermercato

Montepulciano d’Abruzzo Dop 2016 La Farfalla, Cantina Tollo

(3,5 / 5) Un classico abruzzese dal nome accattivante, sugli scaffali di Simply Market. E’ il Montepulciano Dop “La farfalla” di Cantina Tollo. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper, la vendemmia 2016.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino appare di un colore rosso rubino acceso e brillante. Al naso il bouquet è ampio e complesso, si percepiscono sentori fruttati di marasca e ribes. Non mancano le note speziate, di pepe nero. Al palato, il Montepulciano Dop 2016 di Cantina Tollo si percepisce secco, caldo, morbido, di buona acidità che conferisce freschezza, sapido e piuttosto tannico.

Siamo dunque di fronte a un vino giovane, con ampi margini di miglioramento nel tempo, in bottiglia. Attualmente, questo rosso abruzzese appare piuttosto sbilanciato sulle durezze, che prevalgono soprattutto per la percezione dei tannini.

Un vino che potrebbe regalare sensazioni amplificate lasciandolo a riposo un paio d’anni. “La farfalla” è abbinabile con antipasti a base di salumi e affettati, primi piatti saporiti, secondi di carne, formaggi freschi e semi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Uve Montepulciano in purezza, raccolte nella prima settimana di ottobre. I vigneti di Cantina Tollo hanno un’età compresa tra i 15 e i 20 anni, allevati a tendone con esposizione sud-est, in terreni argillosi-limosi, ubicati nel comuni di Tollo e Giuliano Teatino, a un’altezza di 150 metri sul livello del mare.

Le uve vengono pressate a contatto con le bucce, a temperatura controllata, per 6-8 giorni. Dopo la fermentazione viene effettuata una parziale malolattica. Le Farfalle affina quindi per 6 mesi in serbatoio di acciaio inox, prima dell’imbottigliamento.

Cantina Tollo opera nell’omonima contrada della provincia teatina (Chieti). I vigneti si estendono su una superficie di oltre 3 mila ettari, dalle colline del litorale fino alle pendici dei monti, in un clima tipicamente mediterraneo, temperato, con escursioni termiche notevoli. La produzione è concentrata esclusivamente sui vitigni tipici e autoctoni del territorio, coltivati tradizionalmente a pergola.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Simply Market

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Asolo Prosecco Superiore Millesimato Extra Brut Docg, Montelvini

(3,5 / 5) “Finchè c’è Prosecco c’è speranza”. Così cita una frase spiritosa in rete e si può stare tranquilli,  di speranza ce n’è in abbondanza visto che sul lineare delle bollicine in GdO, le bottiglie di Prosecco non mancano. Ogni tanto, nella limitata scelta di tipologia, c’è qualche novità che non sfugge all’occhio attento di vinialsuper.

Dopo la degustazione di Prosecco dello scorso Settembre ecco la nostra scheda dell’Asolo Prosecco Superiore Docg della linea Plumage, collezione esclusiva per la grande distribuzione prodotto da Montelvini.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino chiaro, con riflessi verdolini l’Asolo Prosecco Superiore Docg Montelvini esordisce nel calice con un perlage fine e persistente.

L’inconfondibile profumo di pera e mela tipico del Prosecco delinea subito il suo semplice profilo olfattivo. Le bollicine, che nel frattempo continuano ad animare il calice, abbracciano il palato carezzevoli e distese. Un Prosecco non stancante e fruttato, perfetto come aperitivo, con un dosaggio extra brut (5 g/L) che in bocca si rivela cremoso, con un’acidità fresca e dosata. Il risultato è una beva scanzonata, leggera (11%) che mostra comunque una certa verve, ad un prezzo assolutamente adeguato.

LA VINIFICAZIONE
L’Asolo Prosecco Superiore Docg Millesimato Extra Brut di Montelvini è prodotto con uve 100% Glera del territorio di Asolo. Il mosto fiore è ottenuto con spremitura soffice e fermentato a temperature controllata per garantire ed esaltare l’aromaticità del vitigno.

Il gruppo Montelvini produce circa 4 milioni di bottiglie di cui 1,7 di Prosecco. Montelvini è l’etichetta legata ai territori di Asolo e Valdobbiadene dai quali produce una vasta linea di prosecchi Doc e Docg. Presente sui mercati esteri, dal 2016 si è arricchita di due nuove linee, una destinata al canale horeca e una linea dedicata al grande pubblico della gdo.

Prezzo: 6,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Cortona Doc Syrah 2015 Achelo, La Braccesca Antinori

(3,5 / 5) La zona di produzione delle uve idonee alla produzione dei vini a denominazione d’origine controllata “Cortona” ricade nella provincia di Arezzo.

Comprende i terreni vocati alla qualità di una parte del territorio del borgo dall’anima medievale, incastonato tra Toscana ed Umbria, noto anche come città natale di Pietro da Cortona, pittore ed architetto simbolo del barocco, e di Lorenzo Cherubini, al secolo Jovanotti.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper un rosso toscano, prodotto con uve Syrah in purezza direttamente dal pianeta Marchesi Antinori.

LA DEGUSTAZIONE
Il Cortona Doc Syrah 2015 della Braccesca ha un colore violaceo molto intenso che dipinge archetti densi e fitti sul calice. Al naso è intenso e pulito con sentori primari di more e amarene  su fondo speziato di pepe nero e vaniglia non invadente, segno di un uso sapiente del legno.

In bocca ha un ingresso morbido e caldo con una discreta freschezza.  Di buona struttura ha un tannino elegante  nonostante la giovane età che lo rende pronto. Il sorso ha rimandi fruttati con scia pepata, ma risulta poco profondo. Ciò nonostante resta un buon vino “piacione” che, soprattutto abbinato a carni rosse, può dare soddisfazioni a tavola.

LA VINIFICAZIONE
Dopo la diraspatura e la pigiatura il mosto viene macerato a freddo per un paio di giorni, in modo da esaltare le caratteristiche fruttate tipiche del vitigno. La fermentazione alcolica a temperature non superiori ai 28 gradi ha una durata di circa 10 giorni.

Il vino viene introdotto per il 70% in barrique francesi di secondo e terzo passaggio, dove svolge la fermentazione malolattica, e per la restante parte in acciaio. Il Cortona Doc Syrah 2015 Achelo è stato imbottigliato a gennaio 2016.

La Fattoria Braccesca si estende su una superficie complessiva di 508 ettari, con due nuclei distinti e separati, uno a Montepulciano e l’altro ai piedi di Cortona, con 237 ettari di vigneto.

Prezzo: 11,95 euro
Acquistato presso: Coop

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igt Chardonnay 2016, Duca di Saragnano

(2 / 5) Il vino Terre Siciliane si presenta nel calice di un colore giallo paglierino. Al naso si percepisce abbastanza intenso e complesso, con sentori floreali e fruttati che spaziano dalla frutta esotica alla frutta matura a polpa bianca, in cui primeggiano la mela, il cedro ed il pompelmo.

Al palato appare secco, abbastanza caldo e morbido, fresco, sapido. Nel complesso abbastanza equilibrato, anche se prevalgono le durezze dovute dalla giovane annata. Un vino che può essere degustato anche nei prossimi mesi, quando dovrebbe risultare meno “spigoloso”.

Si accosta bene a tutti i piatti di pesce, soprattutto antipasti di pesce crudo e crostacei, formaggi a pasta molle, ma anche a primi piatti di pasta con verdure, secondi di pesce e carni bianche. Da provare in abbinamento ad una vellutata gustosa come la crema di patate di Siracusa.

LA VINIFICAZIONE
Lo Chardonnay Terre Siciliane Igt 2016 dell’azienda Duca di Saragnano è ottenuto da uve Chardonnay raccolte durante la prima quindicina di settembre. La vinificazione avviene in acciaio. A novembre viene unita una piccola percentuale di Insolia (vendemmiata a fine agosto).

Il blend resta dunque a riposo sino a febbraio, a temperatura controllata, in modo che i loro caratteri specifici si fondano. L’affinamento avviene poi, per almeno un mese, in bottiglia.

Saragnano è il nome della frazione del Comune di Baronissi, in provincia di Salerno. La storia dell’azienda risale all’Alto Medioevo, nel X secolo d.c., quando il Meridione fondò nell’entroterra Baronissi e Saragnano, per allontanarsi dalle incursioni dei pirati saraceni.

Il Duca di Saragnano si distinse per aver combattuto con coraggio ed onestà, anche se gli arabi ebbero la meglio. Il duca si rifugiò con la famiglia nel centro Italia, protetto dal Sacro Romano Impero.

Dopo l’allontanamento degli arabi, uno dei discendenti divenne un grande amico di Luigi Barbanera, che concesse al casato di tornare nella terra natale e così la linea dei vini assunse questo nome.

Prezzo: 1,99 euro
Acquistato presso: Lidl

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