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Daniele Ricci, una vita al naturale per il Timorasso: “Così ho smesso di fare il casellante”

COSTA VESCOVATO – Che poi, la vita, è un po’ per tutti come un’autostrada: piena di caselli. Ti fermi. Paghi. Se ti va bene ti danno il resto. E riparti. Altrimenti rimani lì. Fregato. Un infinito susseguirsi di stop and go. Da una parte chi dà. Dall’altra chi riceve. Fino alla prossima sbarra abbassata.

I panni del casellante, Daniele Ricci, se li è tolti volentieri. Nei primi anni Duemila. Per inseguire – fuor di metafora – un sogno chiamato Timorasso. Oggi, il 55enne vignaiolo è tra i riferimenti assoluti della piccola Denominazione piemontese portata in auge negli anni Novanta dal pioniere Walter Massa. Siamo sui Colli Tortonesi, in provincia di Alessandria. Per l’esattezza a Costa Vescovato.

Un campanile segna il paesaggio, all’orizzonte, tra le vigne appese alle colline che si alternano al bosco. Qualche sali e scendi e un tratto sterrato che macchia le gomme dell’auto di bianco, prima di raggiungere Daniele Ricci all’Agriturismo Cascina San Leto. Il “giocattolo” di famiglia, che suggella una vita di sacrifici, aperto due giorni a settimana, solo nel weekend.

I vini di Ricci, che oltre a diverse tipologie di Timorasso produce Barbera, Croatina e Nebbiolo, sono tra i più “naturali” della zona. Ma senza alcuna bandiera ideologica: “Avrei aderito alla Fivi – chiosa il vignaiolo – soprattutto per via dell’amicizia con Walter. Ma ultimamente hanno un po’ perso lo spirito iniziale e preferisco starne fuori, come sto fuori da qualsiasi altra associazione”.

Nessuna aggiunta di solforosa in cantina e rispetto massimo per il vigneto, con trattamenti che si riducono a rame e zolfo. Ma non è sempre andata così per il vignaiolo, che arriva all’appuntamento in pantaloncini corti e canottiera bianca, dalla vigna.

“Quando facevo ancora il casellante e la viticoltura era un’attività per così dire ‘secondaria’, portata avanti con mio padre – racconta Daniele Ricci – si lavorava come lavoravano gli altri: con la testa nel sacco. Senza porsi alcun problema ‘filosofico’. Non dimentichiamoci che siamo gente degli anni Ottanta, che ha bruciato tutto quello che poteva bruciare”.

“Io sono figlio del consumismo più sfrenato. Mio padre Filippo lavorava al Consorzio agrario. E per lui la novità erano i diserbanti ultimo modello, tutti i prodotti di sintesi che pensava fossero il meglio”

“Poi – continua il vignaiolo – il mio fisico particolarmente sensibile ha iniziato a dare i primi segni di cedimento. Davo i sistemici e sentivo una pressione al petto. Davo il diserbante nel grano e stavo male, pur indossando il casco per non respirarlo”. Ma la vera svolta è avvenuta alla nascita di Matteo (nella foto, sotto).

Oggi ha 22 anni e studia brillantemente enologia. “Da piccolo girava per i nostri campi, attorno all’attuale agriturismo. E io lo riprendevo: non puoi, non puoi! Una volta mi ha chiesto: perché non posso uscire? E da lì mi è scattata una molla. Ho detto basta. Succeda quel che succeda, basta con questi prodotti”.

“Ci dicevano che tutto sarebbe seccato – continua Ricci – senza l’aiutino dei sistemici. Ma era una balla. Era terrorismo. Ma fare vini naturali, per qualcuno, voleva dire fare vini con difetti. E ancora adesso, in certi contesti, essere biologici è penalizzante”.

Per questo non è presente alcun bollino sulle etichette dei vini di Daniele Ricci. Eppure l’azienda (15 ettari di cui 10 vitati, per 40 mila bottiglie complessive) è certificata biologica dallo scorso anno, al termine dei tre anni di conversione.

GLI ESORDI AL SUPERMERCATO
Nel percorso che ha portato Daniele Ricci ai fasti attuali, con la presenza di alcune sue etichette nelle carte del vino di molti ristoranti stellati, c’è anche un periodo nella Grande distribuzione organizzata.

“Erano gli anni Novanta – ricorda Ricci -. Grazie all’intermediazione di un broker abbiamo iniziato a lavorare con Finiper, ovvero Iper, la Grande i, che aveva capito l’importanza di avere in assortimento prodotti locali, quando ancora non era di moda al supermercato”.

Punti vendita come quelli di Tortona, Rozzano e Serravalle Scrivia, aiutano Ricci a farsi conoscere. “Ma mi sono accorto che non era il mio mondo. E ne sono uscito piuttosto velocemente, in quattro o cinque anni”.

“Nello stesso periodo, un’altra piccola catena di supermercati di Roma, oggi assorbita da Conad, volle i nostri vini. Il proprietario aveva anche un paio di enoteche nella capitale e ci commissionò due etichette diverse per i due canali, per lo stesso vino: un Timorasso”.

“Siamo andati avanti così, ancora per qualche anno. Tutto faceva mucchio: si portavano a casa due soldini e si reinvestivano. Tanto lo stipendio da casellante c’era. Mia moglie era tranquilla. Un anno compri la terra, un altro il trattore, un altro lo cambi: sempre senza soldi. Adesso è comico parlarne, ma allora no”.

Una svolta “naturalista”, quella di Daniele Ricci, che si può definire completata dalla realizzazione di una tettoia, immersa nel vigneto, sotto alla quale sono state interrate tre anfore da 10 ettolitri.

“La mia idea, anzi la mia fissa, era quella di fare il vino nella vigna. Fondamentale l’incontro con Josko Gravner, da cui andai negli Novanta, proprio con Walter Massa”

L’uva, raccolta nei vigneti attigui, viene diraspata e vinificata a “Chilometro zero” nei tre recipienti di terracotta di fabbricazione toscana, originari di Impruneta (FI). Nasce così “Io cammino da solo“, il Timorasso in anfora di Daniele Ricci. Cento giorni di macerazione sulle bucce e 12 mesi di affinamento ulteriore in botti di castagno.

Un vino non filtrato, non chiarificato. Ottenuto ovviamente con lieviti indigeni, così come tutti quelli di Daniele Ricci e della sua Azienda agricola di Costa Vescovato. Il tempo, sotto a quella tettoia, sembra essersi fermato al 1929.

L’anno in cui i nonni del vignaiolo, Carlo e Clementina, cominciarono a coltivare i terreni di marne Tortoniane di San Leto. Una calamita che ha riportato Daniele Ricci tra il verde dov’era cresciuto. Strappandolo anno dopo anno dall’asfalto del’autostrada.

LA DEGUSTAZIONE
VsQ Metodo classico 2014 “Donna Clem”. Metodo classico base Timorasso, 36 mesi sui lieviti, dosaggio zero. La base è ottenuta dalla cuvée dalle uve di due cru: San Leto (vigne vecchie) e Giallo di Costa (90 giorni di macerazione sulle bucce).

Ad occuparsi della spumantizzazione è Dogliotti Vini 1870, cantina di Castagnole delle Lanze (AT) che ha nel suo portafoglio diverse realtà dell’Alta Langa. Le prove sono iniziate nel 2009, ma l’uscita sul mercato (con appena 2 mila bottiglie) risale al Vinitaly 2017.

Perlage fine, che stuzzica il palato in un gioco curioso con la “grassa” abbondanza del Timorasso. Il sorso, grazie al non dosaggio, mantiene tuttavia la verticalità che ci si deve aspettare dall’uvaggio. Finale amarognolo e salino, che racconta la fase fenolica di raccolta di un Timorasso spumantizzato ancora in fase di evoluzione.

Derthona 2016. Vinificato con macerazione di 3 giorni sulle bucce e affinamento di 12 mesi in botti di acacia da 700 litri. E’ il vino d’ingresso nell’universo di Daniele Ricci, che non a caso ha il colore dell’oro.

Un Eldorado chiamato Timorasso che qui mostra la sua faccia più giovane, ma non per questo timida. Darà il meglio di sé a partire dai prossimi tre-quattro anni, ma già oggi comincia a mostrarsi per quel che sarà.

Colli Tortonesi Doc 2013 “San Leto”. Eccolo qui, sua maestà il Timorasso. Vinificato con macerazione di 3 giorni sulle bucce, 12 mesi sulle fecce nobili e almeno 24 mesi di ulteriore affinamento in bottiglia.

Naso che si spinge a toni netti di idrocarburo che sono la cifra del vitigno. Un Timorasso giocato su una balsamicità che, per certi versi, ricorda quelli prodotti nell’unica sottozona della Denominazione, la Val Borbera (600 metri slm). Conservando tuttavia gli sbuffi florali tipici della media collina (300 metri slm).

Un palato che si diverte a esaltare a corrente alternata salinità e grassezza balsamica, evidenziando fasi larghe (quasi morbide) e fasi acide (dure) del sorso. Sinonimo di un nettare che migliorerà ulteriormente in vetro, ma solo per chi avrà il coraggio di conservarlo in cantina.

Giallo di Costa 2013. Il vino a cui è più affezionato il produttore. Timorasso vinificato con macerazone di 90 giorni sulle bucce a cappello sommerso e 24 mesi di affinamento in bottiglia.

Ci sentiamo di concordare con Ricci, perché quest è un vino che fa facilmente innamorare di questa straordinaria uva a bacca bianca autoctona dei Colli Tortonesi.

Un Timorasso semplice, tutto sommato. Giocato su intensi sentori erbacei, agrumati e di radice di liquirizia, con ottima corrispondenza naso-bocca. Pregevole la chiusura, carica e salina.

Rispetto 2017. Novanta per cento Sauvignon Blanc, completato da un 10% di Riesling italico. Tra le sperimentazioni del vignaiolo Daniele Ricci, anche questa, riuscitissima. Dimenticatevi, però, i tipici tratti del Sauvignon.

Soprattutto al naso, l’ottimo grado di maturazione di uve alla raccolta ha giocato in maniera fondamentale nella riuscita di un bouquet davvero seducente, quasi femminile. Si tratta, di fatto, del vino dalla beva più “easy” di Daniele Ricci.

Un complemento di gamma che non snatura la filosofia del produttore piemontese, dal momento che la macerazione di 20 giorni sulle bucce resta parte integrante della vinificazione.

Colli Tortonesi Doc 2012, Io Cammino da solo. Vinificato con macerazione di 100 giorni sulle bucce in anfore di terracotta interrate e ulteriore affinamento in botti di castagno, per 12 mesi. E’ l’orange wine di casa Ricci. Il vino, che al momento, sorprende di più.

Al naso l’impronta ossidativa è netta, ma integrata alla perfezione in un corredo di . Netti anche i sentori di legno, che contribuiscono a rendere avvolgente, anche al palato, questo orange di carezzevole potenza.

DUE NOVITA’ IN ARRIVO
In quel laboratorio a cielo aperto che sono le vigne di Daniele Ricci, sono due le novità in arrivo. La prima sarà “C.C.C.”, che sta per “Come un Cane in Chiesa”. “E’ come mi hanno fatto sempre sentire, anche prima di trasformarmi in una specie di santone. Io ero, sono e resterò sempre un cretino: un uomo semplice!”, spiega il vignaiolo.

Vendemmia 2011 per il Timorasso “C.C.C.”, che sarà imbottigliata a febbraio. Si tratterà del capitolo 2, dopo “Rebus”, l’etichetta enigmatica che riportava gli anni di nascita dei componenti della famiglia Ricci (in quel caso di trattava di un Timorasso in magnum, dimenticato in cantina, al buio completo, per 8 anni).

La seconda novità si tinge di rosso. Sarà un Nebbiolo particolare. “Una prova”, che aspira a sondare le capacità dei Colli Tortonesi di produrre etichette in grado di fronteggiare le Langhe, in termini di finezza. Un’evoluzione, insomma, dell’attuale Nebbiolo “San Martino” di Daniele Ricci.

L’affinamento in 14 barrique delle vendemmie 2016 e 2017 è tuttora in corso: il vino non sarà messo in commercio prima di 4 anni. Per assaggiarlo, dunque, bisognerà attendere il 2020. Non resta che aspettare.

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Approfondimenti

I vini dell’Alto Adige in tour a Roma, Firenze e Milano: le date

Roma, Firenze e Milano. Queste le tre tappe de “I vini dell’Alto Adige in tour“, road show che porterà i vini altoatesini in giro per l’Italia. Si comincia dalla capitale, sabato 6 ottobre, per proseguire a Firenze domenica 7 e concludere a Milano, lunedì 8.

In realtà, l’evento itinerante sarà un’occasione per vivere l’Alto Adige attraverso due delle sue componenti distintive. Protagonista indiscusso sarà il vino, ma anche il legno.

L’allestimento emozionale che verrà ricreato all’interno delle tre location prevede infatti delle strutture a forma di albero, completamente realizzate in legno. Un materiale che è parte integrante della cultura dell’Alto Adige, coperto per oltre il 50% della sua superficie da boschi.

“È la prima volta che pensiamo di organizzare un road show per portare in tournée i vini del nostro territorio”, spiega Maximilian Niedermayr, presidente del Consorzio Vini Alto Adige.

“L’obiettivo – aggiunge – è di far vivere a wine lover e operatori l’atmosfera dell’Alto Adige, abbinando alla tradizionale degustazione un allestimento che ci rappresenta. Chi avrà voglia di staccare dalla routine quotidiana e passare a trovarci avrà modo di conoscere da vicino le sfaccettature della produzione enologica altoatesina, percorrendo nel vero senso della parola il nostro territorio senza spostarsi dalla propria città”.

LE DATE DA SEGNARE
Il banco di assaggio sarà aperto al pubblico delle tre città dalle 16.30 alle 20.30, previo acquisto di un ticket di ingresso sia sul posto che in prevendita, a condizioni agevolate, su vinialtoadige.com. Gli operatori (stampa e sommelier) potranno invece accedere gratuitamente dalle 15.30, accreditandosi sul sito del consorzio.

Sabato 6 ottobre – Roma
Set Spazio Eventi Tirso, Via Tirso 14
A completare la ricca offerta di vini del banco di degustazione, è in programma uno show cooking di Iside De Cesare, chef del ristorante stellato “La Parolina”. Saranno offerti assaggi delle preparazioni ai presenti.

Domenica 7 ottobre – Firenze
Fortezza da Basso (Sala Fureria dell’Arsenale), Viale Filippo Strozzi 1
In aggiunta al banco di assaggio sono in programma due seminari a posti limitati. Il primo, dalle 15.30 alle 16.30, sarà dedicato al Pinot Bianco. Il secondo, dalle 16.30 alle 17.30, avrà come focus il Pinot Nero.

Lunedì 8 ottobre – Milano
W37, Via Giacomo Watt 37
In occasione dell’appuntamento sarà possibile incontrare i referenti del Consorzio e una selezione di produttori

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degustati da noi news vini#02

Sei rosati del Sud da provare: Basilicata, Etna e Puglia

Sei rosati del Sud Italia da provare a tutti i costi, ma mica per caso. Il concetto è semplice, ma occorre impegnarsi per metterlo in pratica: “usare” l’estate per scoprire il vino rosato. E berlo, poi, tutto l’anno.

Già. Perché il rosato come “vino dell’estate” è un retaggio che, ormai, possiamo metterci alle spalle. Anche se la tendenza è quella di scimmiottare i francesi, soprattutto a livello cromatico, molti produttori del Bel Paese riescono a mettere nel calice dei rosé dotati di grande personalità

Meritevoli di accompagnare la tavola degli italiani, e non solo, trecentosessantacinque giorni l’anno. Il suggerimento è quello di giocare con gli abbinamenti. Sbagliate pure. Al massimo, un buon rosato, sarà buono anche il giorno dopo, per accompagnare l’aperitivo. E allora ecco il viaggio ideale nord-sud, dalla Basilicata alla Sicilia dell’Etna.

Sei etichette presenti a Radici del Sud 2018, in passerella giovedì 28 giugno all’Osteria del Pisello di Fano (PU), nelle Marche. Sei vini diversi tra loro. Ma ognuno in grado di dire la sua, come rosé in quanto tale. Né un rosso sciacquato, né un bianco carico. Semplicemente vini dotati di un’anima propria. Rosata.


Puglia Igt Primitivo 2017 “Teres”, Fatalone (Gioia del Colle, Bari)
“Autentico. Biologico. Sostenibile”. I tre aggettivi scelti dalla famiglia Petrera-Orfino per sintetizzare la filosofia aziendale si riflettono alla perfezione sul Primitivo rosato “Teres”. Un rosato di spessore, luminoso sia al naso sia al palato. Perfetta materializzazione nel calice del colore carico, che non lascia spazio a interpretazioni commerciali o sconfinamenti d’Oltralpe.


Salento Igp Susumaniello 2017 “Elfo”, Apollonio Vini (Monteroni di Lecce, Lecce)
Tutta la grassa voracità che sa regalare in Puglia il Susumaniello, unita all’eleganza tipica dei vini Apollonio. Mettici pure una buona vena sapida, a giocare con la freschezza. E nel calice ti rendi conto d’avere un rosato perfetto.


Igp Murgia Rosato Nero di Troia 2017 “Dandy”, Mazzone (Ruvo di Puglia, Bari)
“Dandy” fa parte della linea “Trendy” di Mazzone, assieme a “Trousse”. Bello constatare che oltre al marketing, ci sia di più. Ovvero tutto quello che serve a un rosato degno di tale nome, anche se qui col colore si strizza l’occhio al mercato. Un rosato che gioca sull’equilibrio perfetto tra un’acidità spiccata e una morbidezza glicerica setosa.


Basilicata Rosato Igt 2017 “Angelina”, Tenuta Le Querce (Barile, Potenza)
Non ne sbaglia una, Tenuta Le Querce. Siamo nello splendido Vulture, terra d’elezione dell’Aglianico, qui in versione rosé con riflessi “cipollé”. Il bello è che la sostanza organolettica rimane quella del vitigno. Un rosato tattile, da masticare, croccante. Al contempo succoso e sapido. Il vino prende il nome da Angelina Pietrafesa, figlia dei proprietari di Tenuta Le Querce.


Matera Doc Rosato 2017 “Akratos”, Battifarano (Nova Siri, Matera)
Il Primitivo in Basilicata? Ebbene sì. E pure Doc. La lunga macerazione sulle bucce (24 ore) conferisce al nettare il peso specifico dei rosati con gli attributi. Frutta rossa al naso e al palato, unita a puliti richiami vegetali e a una leggera speziatura. Solo 3.500 bottiglie, per una vera e propria chicca qualità prezzo.


Etna Doc Rosato 2017 “Millimetri”, Feudo Cavaliere (Santa Maria di Licodia, Catania)
Chiudiamo questo viaggio sull’Etna, terra a noi cara e oggetto di un recente tour. Siamo sul versante Sud. Nerello Mascalese in purezza, allevato a quasi mille metri d’altezza, sulle pendici della Montagna. A un naso piacevole, di frutta matura, risponde un sorso serio, minerale, di scheletrica essenzialità. Un rosé che colpisce per la precisione e pulizia del frutto rosso tipico del Mascalese.

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degustati da noi news vini#02

Nunzio Puglisi (Enò-Trio) e Frank Cornelissen: facce pulite dell’Etna, la nuova America del vino italiano

E’ il motore rombante dell’economia siciliana. La nuova America del vino italiano. L’Etna, con i suoi vini fini, eleganti e longevi, è l’immagine più fulgida del rilancio enologico del Meridione, a suon di Nerello Mascalese. Il simbolo della riscossa di tante regioni del Sud Italia, spremute per decenni da grandi e piccole aziende del Nord.

Conquistadores a caccia di uve “da taglio” cariche di colore, d’alcol e struttura, con cui blendare bacche bianche e rosse altrimenti incapaci di dare vini di peso. Qualitativo e commerciale.

Un tesoro, l’Etna, che ha ormai abbracciato la sua indipendenza. Una terra che abbiamo visitato in lungo e in largo, entrando in nove cantine in cinque giorni di tour. Piccole e grandi aziende, che operano o meno all’interno della Gdo, nella filosofia del nostro “contenitore unico” di informazioni controcorrente.

Quel che emerge è che ciò che alla Sicilia è stato preso in passato, alla Sicilia sta tornando con gli “interessi”. I 903 ettari vitati della Doc (2,5 milioni di bottiglie complessive su 117 iscritti al Consorzio) danno vita a vini capaci di competere con i più vocati territori vitivinicoli internazionali.

Che la discesa di tanti imprenditori sull’Etna non sia frutto di pura filantropia, bensì di marketing e tentativi di diversificazione, è chiaro a tutti. L’Etna “tira”. Negli ultimi mesi, infatti, è in corso una vera e propria gara per accaparrarsi gli ultimi terreni a disposizione nel comprensorio della Denominazione. Prima che il prezzo lieviti ancora, rispetto ai 100 mila euro all’ettaro attuali.

NICOSIA: DA “CANTINE” A “TENUTE”
Il caso emblematico è quello di Cantine Nicosia. Il gruppo di Trecastagni (CT), molto attivo nella Grande distribuzione organizzata grazie alle uve dei conferitori, diventerà presto uno dei maggiori player sul vulcano.

Trentatré gli ettari di recente acquisizione sul versante Nord dell’Etna, il più vocato per la produzione dei rossi base Nerello Mascaese e Cappuccio.

Vigneti che entreranno in produzione entro il 2022. Secondo indiscrezioni, è in programma anche la realizzazione di un polo di accoglienza enoturistica nella zona di Linguaglossa. Hospitality e Spa, nel segno delle migliori boutique winery.

Il disegno è chiaro. Con la creazione di un nuovo brand, denominato “Tenute Nicosia“, la cantina che per anni ha puntato sulla Gdo (con picchi di qualità come l’Etna Rosso della linea “Grandi Vigne” dell’insegna Iper, la grande I) punta a un restyling d’immagine. Nascerà una nuova linea “top di gamma” destinata soprattutto all’Horeca, da affiancare a quella attuale del versante Etna Est (dove tra l’altro si trova il sito produttivo).

Nicosia, di fatto, è solo l’ultimo colosso che si unisce alla caccia all’oro dell’Etna. Un “battaglione” a cui i vari Firriato, Planeta, Donnafugata e Tasca d’Almerita (solo per citarne alcuni) hanno aderito ormai da anni.

L’ETNA CHE CONQUISTA
Ma se la scelta iniziale è di tipo commerciale (così come lo è stata certamente per produttori illuminati come Andrea Franchetti di Passopisciaro e Marco De Grazia di Tenuta delle Terre Nere) è anche vero che dell’Etna finisci per innamorarti, per davvero.

E allora ecco che anche i vini dei colossi (o di chi ha investito sull’Etna in maniera lungimirante, riconoscendone il potenziale economico, oltre che vitivinicolo) hanno senso di entrare nell’Olimpo enologico mondiale. Con punte di qualità assoluta, accanto ai “vini veri” e “naturali” di chi sull’Etna è nato (vedi Enòtrio di Nunzio Puglisi, nella foto sotto con la figlia Desirée) o ci è arrivato dal Belgio (come Frank Cornelissen).

Necessari però dei distinguo. Tra i “big” meglio Planeta di Firriato per i vini fermi, che mostrano ottimi margini di invecchiamento (sorprendenti i bianchi). Ottimi i due sparkling prodotti a Cavanera da Firriato, superiori al Metodo Classico base Carricante ottenuto dai vigneti di Sciaranuova – Planeta.

Per le “bollicine” dell’Etna, riferimento assoluto tutto da scoprire è Antonino Destro. La sua Azienda vitivinicola, con l’appoggio dell’enologo Giovanni Rizzo, offre una gamma straordinaria di Metodo Classico sensati e territoriali, con al vertice un “60 mesi” sui lieviti (base Nerello Mascalese vinificato in bianco) degno di entrare nella top 10 italiana dei migliori champenoise sotto i 35 euro (prezzo di cantina).

Spumanti, questi, in grado di far dimenticare in un baleno Charmat base Catarratto come “Pros.it” di Cantine Patria, più consoni a giocarsela (al ribasso) col Veneto della Glera Extra Dry, perfetta per palati avvezzi al frizzantino da aperitivo.

Poco Etna e poco senso (se non commerciale) per vini come questo: scimmiottanti il campione italiano di vendite internazionali from Treviso, scevro da qualsiasi identità etnea.

Tra l’altro uno spumante con un’etichetta – a nostro avviso – al limite della correttezza nei confronti del consumatore: “Pros” “.” “it” non vi ricorda nulla?

Sicuri che, vedendo questa etichetta su uno scaffale, in molti (soprattutto stranieri) non possano pensare di trovarsi di fronte a un “Pros”-ecco “It”-aliano? Una label molto “Patri”-ottica (scommettiamo) per le tasche della cantina di Solicchiata.

D’altronde, il Consorzio del Prosecco Doc ha ben altri problemi a cui pensare, tra cui l’allargamento della regolamentazione alla versione Prosecco Rosé, di cui già si parla ovunque.

Rapporto qualità prezzo molto interessante, invece, su tutta la linea di Antichi Vinai 1877, che a Castiglione di Sicilia è attiva con un sito produttivo di maestose capacità (oltre 1 milione di bottiglie potenziali, quasi la metà di tutta la Doc) al momento sfruttato dalla famiglia Gangemi per attività di imbottigliamento “conto terzi”.

IL CASO
Una cantina, Antichi Vinai, artefice di un casus degno delle cronache vinicole nazionali.

Quello di Neromosso, “frizzante” da 2 bar (tecnicamente “vino bianco mosso di Sicilia”) piazzato sul mercato con grande successo a un costo incredibile per la tipologia: ben 9 euro in cantina (13,50 sul sito web della cantina).

Una “bolla” imitatissima in zona, dopo il lancio ufficiale avvenuto nel 2010. Si tratta di Nerello Mascalese vinificato in bianco, con piccole percentuali di uve a bacca bianca (Minnella e Zibibbo) che restituiscono un calice tutto sommato tipico in termini di mineralità etnea.

Altro discorso per Marco De Grazia e la sua Tenuta delle Terre Nere. Un’azienda che in pochi anni si è trasformata in un vero e proprio faro per l’Etna. Vini di una finezza assoluta, con la Borgogna a materializzarsi nei calici dei “cru” delle contrade.

Tenuta delle Terre Nere è la punta di diamante di De Grazia, ex commerciante di vini che ha dato vita alla rivoluzione dei Barolo Boys. Un marchio, “BB”, che ha consentito alle Langhe di farsi conoscere fino in America. Un miracolo replicato da De Grazia sull’Etna.

Chi deve crescere, invece, è Palmento Costanzo. Il recupero dell’antico caseggiato e della cantina – unico sito produttivo siciliano costruito all’interno di un antico palmento, risalente al XIX secolo – è iniziato nel 2011, ma il cambio di enologo ha forse creato qualche squilibrio tra le annate ad oggi in degustazione.

Una difformità che non aiuta la comprensione del tipo di lavoro che la famiglia Costanzo vuole intraprendere sull’Etna, anche se le premesse sono buone. Alla ristrutturazione dell’antico palmento (prevista Hospitality e Spa) sta facendo seguito un lavoro attento nei vigneti certificati biologici, che porterà presto alla presentazione di nuove etichette, tra cui il primo “cru” e il primo Metodo classico.

I VIGNAIOLI DA COPERTINA
Ex commerciante di vino, così come De Grazia, è Frank Cornelissen. Uno che dà del tu alla Muntagna, sulla quale sembra cresciuto. E nella quale, certamente, ha affondato le radici, oggi solidissime.

Cornelissen e Nunzio Puglisi di Enò-trio, uomini copertina del nostro tour, sono vignaioli diversi tra loro. Che hanno in comune, però, l’amore per l’Etna e la voglia di proporre un modello di viticoltura rispettoso dell’ambiente.

Intellettuale il belga Cornelissen, dentro e fuori da un calice in cui sviscera un minimalismo giapponese (del Giappone, non a caso, è originaria la moglie) ad eccezione del prezzo del vino di punta, “Magma”, in vendita a oltre 180 euro.

Maestro di vigna il siculo Puglisi, un lottatore in camicia che può vantare vigneti tra i più belli dell’Etna (certamente i più maniacalmente ordinati, anche grazie all’apporto della figlia Desirée) e tra i più alti in quota (oltre i mille metri quello di Traminer, cha dà vita a un vino strepitoso).

Due sperimentatori, Cornelissen e Puglisi, che meritano tutta l’attenzione autentica di chi cerca qualcosa di lontano dalle mode e dagli stereotipi del mondo del vino. Due da prendere in considerazione a tutti i costi, in previsione di un tour alle pendici dell’Etna.

Una panoramica, quella che avete appena letto, con la quale vogliamo introdurre un secondo articolo, dedicato ai migliori vini degustati in occasione del tour: online tra qualche giorno.

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Approfondimenti

Roma, omaggio a Ermanno Olmi al Mercato dei Vignaioli Fivi

ROMA – Grande successo per la seconda edizione del Mercato FIVI a Roma di sabato 19 e domenica 20 maggio. Durante i due giorni di Mercato, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha voluto rendere omaggio a Ermanno Olmi trasmettendo su un maxi schermo Rupi del vino, il film documentario dedicato alla Valtellina e alla viticoltura di montagna che lì si pratica, girato nel 2009 dal grande regista scomparso il 5 maggio scorso.

Rupi del vino è un film che racconta le difficoltà quotidiane di chi coltiva le sue vigne su terreni impervi e scoscesi, difficili da raggiungere e che spesso devono essere lavorati completamente a mano, senza l’aiuto di macchine e con notevoli sacrifici.

Dai lunghi tempi di preparazione dei vigneti e del terreno, alla costruzione dei muri a secco per i terrazzamenti, nella sua pellicola Olmi rende omaggio ad una viticoltura eroica, esempio di un rapporto positivo tra uomo e ambiente.

“A tutt’oggi – dichiara Gaetano Morella, vice presidente della Federazione di vignaioli – la viticoltura eroica e il recupero dei vigneti storici sono tra gli aspetti centrali nell’istanza sulla tutela del vigneto che FIVI sta portando avanti”.

“Nelle aree dove la viticoltura eroica è praticata – ha aggiunto Morella – i piccoli vigneti sotto i mille metri quadrati, esclusi dal censimento lanciato dal MIPAAF perché considerati per uso personale, sono un patrimonio enorme che va preservato e tutelato. Il pericolo è che vadano abbandonati o espiantati e che si perda l’ultima testimonianza di varietà genetiche e di pratiche di coltura ormai dismesse, ma importantissime per queste realtà”.

La proposta della FIVI è che venga invece fatta una mappatura di tali vigneti, indipendentemente dalla loro estensione che ne garantisca la sopravvivenza. Il teatro 10 di Cinecittà, per due giorni è stato il palcoscenico dove 200 Vignaioli Indipendenti che hanno fatto conoscere i loro vini e le loro storie al pubblico romano.

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vini#1

Metodo classico Brut Rosé 2014 Leggiadro, Produttori Vini Manduria

Leggiadro, sì. Ma non banale. Il Metodo classico Brut Rosé millesimato 2014 della cantina Produttori Vini Manduria si presenta di un colore commercialmente bellissimo, tipico dei Negroamaro spumantizzati moderni, che guardano al mercato internazionale.

LA DEGUSTAZIONE
Un rosa, per intenderci, a metà tra il provenzale e il buccia di cipolla, con riflessi aranciati. Vendemmia 2014, come detto, e sboccatura 2016, ne fanno uno spumante più che mai pronto nel calice. Con ampi margini di ulteriore miglioramento.

Il perlage è mediamente fine e molto persistente. Dal vetro si elevano i sentori tipici dell’uvaggio Negroamaro. Dunque sottobosco, con lamponi e fragoline a dominare la scena. Ma anche richiami agrumati che ricordano la buccia dell’arancia e il bergamotto, antesignani di un ingresso in bocca “dritto”, frangrante.

Un contesto nel quale il perlage risulta tuttavia leggermente invasivo, con la “bollicina” che sembra intromettersi troppo nel sorso. Superato questo ostacolo, la beva si ingentilisce per azione del glucosio.

E’ questo il momento esatto in cui la bottiglia, opaca e setosa al tatto, sembra assomigliare alla perfezione al nettare “Leggiadro” che attende solo di essere versato e degustato.

La chiusura è di buona persistenza, tutta giocata su sentori fruttati e sapidi, che tendono a rivelare piacevoli risvolti erbacei amari, riconducibili al rabarbaro. Uno spumante da apprezzare a tutto pasto, connotato da una semplicità non banale che lo rende adatto ad accompagnare piatti non troppo elaborati di pesce e di carne.

LA VINIFICAZIONE
Uve Negramaro in purezza per questo spumante Salento Igp Metodo Classico millesimato di Produttori Vini Manduria. L’età dei vigneti si aggira attorno ai 30 anni. La vendemmia avviene in occasione della prima decade di settembre.

Le uve vengono raccolte e vinificate nella cantina di Manduria (TA), prima che il vino sia sottoposto a rifermentazione in bottiglia ed affinamento sui lieviti, fino alla sboccatura.

Cantina Produttori Manduria è una Società Cooperativa agricola nata nel 1928. Oggi può contare su mille ettari di vigneti – per metà allevati con il tradizionale “alberello” – e 400 conferitori totali.

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Vini al supermercato

Vini in offerta a volantino fino al 16 maggio: cosa comprare al supermercato

La consueta panoramica dei vini in promozione al supermercato regala un quadro quasi desolante, fino alla metà di maggio. I volantini delle maggiori insegne della Grande distribuzione deludono le aspettative.

Si salva, in pratica, solo Esselunga. La cantina della Spa di Pioltello (MI) offre etichette interessanti nel rapporto qualità – prezzo promo. Complice la spinta di un volantino ben giocato sulle “Grandi Marche al 50%”.

Tengono botta Ipercoop e Carrefour, senza però eccellere nel richiamo enologico. Ma a deludere più di tutti è l’altra insegna milanese, ll Gigante.

Scarsissima la proposta di vini sul volantino che celebra i 46 anni dalla fondazione. Tra questi, nonostante il “Sottocosto”, finisce peraltro uno dei peggiori Bonarda dell’Oltrepò pavese in commercio nei supermercati italiani.

In Auchan pare invece d’entrare in una bolla: quella del Prosecco, servito in tutte le salse, dal Brut all’Extra Dry. Alza invece di nuovo la cresta Iperal, dopo una fine di aprile deludente.

Interessante e intelligente, in particolare, lo “Speciale Cerimonie” dell’insegna valtellinese. Un’offerta giocata su spumanti di qualità superiore alla media dei volantini (Metodo Classico e non solo Charmat). Vediamo il dettaglio.

 Fino al 13 maggio

Spumante Blanc de Blancs, Cortepiana: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Doc Brut Luxury, Sant’Orsola: 4,99 euro  (3 / 5)
Spumante Extra Dry Proxè, Santero: 3,29 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut Anno Domini 1880, Morando: 2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry, Cinzano: 3,99 euro (3 / 5)
Prosecco Doc, Botter: 3,79 euro (3,5 / 5)
Chardonnay / Verduzzo / Pinot rosa frizzante, Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Brut Vecchia Modena, Chiarli: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Extra Dry Cuvee N1, Rocca dei Forti: 3,59 euro (2 / 5)
Prosecco Doc Millesimato, Villa Folini: 4,19 euro (3,5 / 5)
Gewurztraminer Alto Adige Doc, Cantina produttori di Bolzano: 6,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano / Trebbiano / Cerasuolo Farfalle, Cantina Tollo: 2,29 euro (4 / 5)


Fino al 16 maggio

Prosecco Doc, Cescon: 3,48 euro (3 / 5)
Prosecco Millesimato Valdobbiadene Docg, La Gioiosa: 5,58 euro (3,5 / 5)
Galestro, Ruffino: 2,79 euro (3 / 5)
Pinot Grigio delle Venezie, Cadis: 2,98 (3 / 5)
Bardolino Chiaretto, Casa Vinicola Sartori: 2,74 (4 / 5)
Muller Thurgau frizzante Vigneti delle Dolomiti, Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)


Fino al 12 maggio

Muller Thurgau Trentino Doc Mastri Vernacoli, Cavit: 2,79 euro (4 / 5)
Barbera Oltrepò pavese frizzante Terre dei Passeri, Cantine Pirovano: 2,19 euro (3 / 5)
Chianti Classico Docg Geggiano, Terre d’Italia: 4,99 euro (3,5 / 5)
San Colombano, Panizzari: 2,99 euro (3,5 / 5)
Trebbiano Val Trebbia Doc, Bonelli: 3,49 euro (3,5 / 5)
Buttafuoco Oltrepò pavese Doc, Quaquarini: 3,49 euro (4,5 / 5)
Pinot Nero Rosè Oltrepò pavese Doc, Cantine Montagna: 3,49 euro (4 / 5)
Valcalepio Rosso Doc, Cantina Sociale Bergamasca: 3,99 euro (3,5 / 5)


Fino al 14 Maggio

Nero d’Avola o Syrah Sicilia Settesoli: 3,30 euro (4 / 5)
Gutturnio Doc Valtidone: 2,68 euro (3,5 / 5)
Pecorino di Offida Barò: 4,60 euro  (3,5 / 5)
Pinot Grigio Trentino Costalta: 4,88 euro  (3,5 / 5)
Bardolino Doc Maggi: 2,19 euro (2 / 5)

Conad Margherita & Conad City
Greco di Tufo Docg Nziria dei Principi: 4,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco Spumante Extra Dry Borgo dai Morars: 4,99 euro (3,5 / 5)
Turà delle Venezie Igt Lamberti: 1,99 euro (2 / 5)


Fino al 16 maggio

Trebbiano / Sangiovese / Rosato Igt, Botte Buona: 1,50 euro (2 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc frizzante Le Cascine, Guarini: 2 euro (1,5 / 5)
Lambrusco Sorbara Doc, Civ & Civ (Riunite): 2,50 euro (3 / 5)
Gutturnio Doc frizzante Vite e Vini, Cantina Valtidone: 2,50 euro (3,5 / 5)
Vermentino / Monica di Sardegna Doc Calarenas, Cantine di Dolianova: 3 euro (3,5 / 5)
Pignoletto Doc Assieme, Gruppo Cevico: 3 euro (3 / 5)
Dogliani Docg, Clavesana: 3 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg / Cortese Doc Piemonte Poggio Mandrina, Barbanera Vini: 3 euro (3,5 / 5)
Spumante Moscato / Pinot I Gioielli, Cantina di Canneto: 3 euro (3 / 5)
Chianti Docg, Cecchi: 4 euro (3,5 / 5)


Fino al 16 maggio

Spumante Pinot Chardonnay Sette Cascine: 2,84 euro (2,5 / 5)
Custoza Doc, Cesari: 2,29 euro (4 / 5)
Pignoletto, Cleto Chiarli: 2,99 euro (4 / 5)
Friulano / Cabernet Sauvignon, Zorzettig: 4,67 euro (4 / 5)
Montepulciano / Trebbiano d’Abruzzo, Citra: 1,95 euro (4 / 5)
Lambrusco Modena Robanera, Cavicchioli: 2,64 euro (4 / 5)
Barbera d’Asti Docg, Villa Rustica: 2,74 euro (3 / 5)
Chardonnay / Syrah, Nadarìa: 1,92 euro (4 / 5)
Sangiovese Cabernet, Santa Cristina: 4,99 euro (3,5 / 5)
Asti Spumante Docg, Casa Sant’Orsola: 2,99 euro (2,5 / 5)


Fino al 16 Maggio

Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg Grancuvée Coste Petrai: 4,79 euro (3,5 / 5)
Negroamaro o Primitivo del Salento Igp Villa Elena: 2,99 euro (3,5 / 5)
Ortrugo o Gutturnio Frizzante, Ca dei Signori: 2,49 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Igt Gattopardo o Montepulciano d’Abruzzo Doc: 1,99 euro (3 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda Le Cascine, Guarini: 1,79 euro (1,5 / 5)


Fino al 9 maggio

Freschello bianco / rosso, Cielo e Terra Spa: 1,35 euro (2,5 / 5)
Piemonte Doc Cortese / Chardonnay Ardità, Toso Vini: 2,19 euro (3 / 5)
Garzellino Igt frizzante / secco / amabile, Civ & Civ (Riunite): 1,39 euro (1,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola / Suyrah Igt, Baglio Inca: 2,89 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Le Terre, Terre del Barolo: 4,49 euro (3 / 5)
Gutturnio / Ortrugo Doc frizzante, Vicobarone: 2,79 euro (4 / 5)
Montepulciano / Cerasuolo / Pecorino, Citra: 3,39 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Case Sparse, Fratelli Nistri: 3,35 euro (3 / 5)
Colli Orientali del Friuli Doc, Tenimenti Civa: 6,39 euro (3,5 / 5)
Pigato Riviera Ligure di Ponente Doc Donne della Torre, Torre Pernice: 5,89 euro (3,5 / 5)
Ormeasco di Pornassio Doc, Riviera di Ponente Doc: 5,75 euro (3,5 / 5)
Vermentino Colli di Luni Doc / Riviera di Levante Igt, Cantine Lunae Bosoni: 5,99 euro (4,5 / 5)
Rossese Superiore di Dolceacqua, Cooperativa Riviera dei Fiori: 8,69 euro (4 / 5)
Spumante Brut Vittoria Donne della Torre, Torre Pernice: 6,89 euro (4 / 5)


Fino al 16 Maggio

Sforzato Docg, Nera: 16,95 euro (4 / 5)
Spumante Brut Ferrari con astuccio: 10,99 euro (4 / 5)
Champagne Veuve Cliquot con astuccio: 28,95 euro  (4 / 5)
Spumante Asti Docg Martini: 4,90 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc Bollo Rosso Riserva: 5,90 euro  (3,5 / 5)
Malvasia Dolce Luna di Candi: 8,95 euro (3,5 / 5)
Prosecco Spumante Superiore Canel: 5,25 euro (3,5 / 5)
Prosecco Spumante Superiore Docg Bellussi: 6,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Metodo Classico Valtidone Perlage Brut: 6,99 euro (3,5 / 5)
Valgella, Sassella e Grumello Valtellina Nera: 6,99 euro (3,5 / 5)
Vini Pedres Vermentino di Sardegna, Cannonau Doc o Rosè Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini Natum Agriverde Cerasuolo, Montepulciano, Passerina o Pecorino:  4,49 euro (3 / 5)
Valtidone Vini Frizzanti Bio: 4,99 euro (3 / 5)

Affari a partire da 2 euro
Lambrusco dell’Emilia Cavicchioli: (3 / 5)
Il Gaggio Vini Bianco e Rosso:  (2,5 / 5)
Colli Albani Fontana di Papa: (2,5 / 5)
Sangiovese La Cacciatora: (2,5 / 5)

Affari a partire da 3 euro
Valtidone Vini Frizzanti Viti&Vini Ortrugo, Bonarda, Gutturnio o Malvasia: (3,5 / 5)
Vini Natale Verga Sauvignon, Primitivo, Montepulciano d’Abruzzo, Chianti o Pinot Grigio:  (2,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Vie del Canto Bonarda, Barbera, Riesling o Pinot Nero:  (2,5 / 5)



Fino al 13 maggio

Prosecco frizzante / Extra Dry Doc, Pisani: 3,89 euro (3 / 5)
Chardonnay / Barbera Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Guarini: 2,35 euro (1,5 / 5)
Vini Aragosta Igt / Doc, Cantina Santa Maria La Palma: 3,49 euro (2,5 / 5)
Vini La Cacciatora, Casa Vinicola Caldirola: 2,39 euro (2,5 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Millesimato Docg Ca’ Val, Val d’Oca: 5,39 euro (3,5 / 5)


Fino al 16 Maggio

Rosso di Montefalco Doc, Duca Odoardo: 5,99 euro (4 / 5)
Toscana Igt Remole: 3,49 euro (4 / 5)
Lugana Doc Villa Borghetti: 6,79 euro (4 / 5)
Chianti Riserva Collezione Oro, Piccini: 3,99 euro (4 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,99 euro (5 / 5)
Alto Adige Doc Villa Von Steiner, : 7,99 euro  (3,5 / 5)
Greco di Tufo o Fiano di Avellino Docg Aminea: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Sensi: 2,79 euro (3,5 / 5)
Falanghina del Beneventano o  Aglianico La Guardiense: 30% (3,5 / 5)
Trento Doc Vini Mezzacorona Teroldego Rotaliano o Muller Thurgau: 3,69 euro  (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Cantina di Dorgali: 3,99 euro   (3,5 / 5)
Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg Astoria: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Millesimato Calici di Vini Pam: 4,50 euro  (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Duchessa Lia: 4,49 euro  (3,5 / 5)
Lambrusco Reggiano Donelli: 2,99 euro  (3 / 5)
Barbera d’Alba Doc Terredavino: 3,49 euro  (3 / 5)
Negramaro del Salento o Salice Salentino Rosato Preula del Levante: 3,49 euro  (3 / 5)
Sicilia Igp Glicine Corvo: 3,99 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc o Pecorino Igt Natum Agriverde: 3,89 euro  (3 / 5)
Spumante Pinot Noir e Sauvignon Le Bolle: 2,95 euro  (3 / 5)
Garda Doc Corvina La Sogara: 2,99 euro  (3 / 5)
Bardolino Classico o Bianco di Custoza, Sartori: 2,99 euro   (3 / 5)
Reno Doc Pignoletto, Righi: 2,49 euro (3 / 5)
Muller Thurgau, Refosco dal Peduncolo Rosso: 2,79 euro (2,5 / 5)
Vini Doc Castelli Romani Bianco o Rosso: 1,79 euro (2,5 / 5)


Fino al 12 maggio

Vini I Rustici Trebbiano / Sangiovese Puglia Igt, Losito e Guarini: 1,29 euro (1,5 / 5)
Vini Le Rovole Bonarda / Barbera Oltrepò Pavese Doc, Natale Verga Vini (Na.Ve): 1,90 euo (1,5 / 5)
Nero d’Avola Igt, Natale Verga Vini (Na.Ve): 2,79 euro (2,5 / 5)
Rosato di Lambrusco Top Class, Civ & Civ (Riunite): 2,49 euro (2,5 / 5)
Vini Maschio Chardonnay / Verduzzo / Pinot Rosa: 2,49 euro (3 / 5)
Pignoletto Reno Doc, Righi: 2,90 euro (3 / 5)
Buon Governo all’Uso Toscano, Piccini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Riserva Docg Collezione Oro, Piccini: 3,59 euro (4 / 5)
Vini Terre da Vino Barbera Monferrato / Dolcetto d’Ovada Doc: 3,39 euro (3 / 5)
Spumante Prosecco Extra Dry Doc, Adamo Canel: 3,90 euro (3 / 5)
Vino rosso Igp Isola dei Nuraghi, Traessale Locci Zuddas: 3,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo Puglia Igp bio Notte Rossa, San Marzano: 4,99 euro (5 / 5)
Vini Casa Vinicola Natale Verga: 25% (1,5 / 5)

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Vini al supermercato

Tempranillo Bio Vegan Igp Vino de la Tierra de Castilla 2016

(4 / 5) Uno di quegli assaggi a cui ti accosti con sospetto, per poi ricrederti. Il Tempranillo Bio Vegan Vino de la Tierra de Castilla, in vendita nei supermercati Penny Market, in fin dei conti convince.

E lo fa nonostante il prezzo irrisorio e quei marchi (“Bio” e “Vegan”) che sembrano messi lì un po’ così: giusto come specchietti per le allodole. Scopriamo cosa racconta il calice di questo vino spagnolo distribuito da Quality Wine Select GmbH.

LA DEGUSTAZIONE
Prima avvertenza: si tratta di un vino con tappo a vite, segno del mercato internazionale di cui gode questa referenza nella galassia di punti vendita Penny Market. Un aspetto, questo, che non inficia assolutamente sulla qualità del vino. Anzi.

Nel calice, questo Tempranillo Bio Vegan si presenta di un rosso rubino luminoso e allettante, poco trasparente. Al naso sentori puliti di piccoli frutti a bacca rossa: fragolina di bosco, lampone, ribes.

Il nettare si rivela nella sua completezza dopo qualche minuto, sfoderando anche altri nuovi sentori che rimandano alla macchia mediterranea. Superati con abbondante sufficienza i primi due esami, ecco la prova del palato.

Il Tempranillo Igp Castilla di Penny Market regala un ingresso morbido, tutto giocato sulla fluidità di un frutto che si conferma più che pulito. C’è corrispondenza assoluta tra naso e bocca.

La nota dominante è quella di fragolina, prima di una chiusura leggermente astringente, non tanto per il tannino, quanto per l’acidità. Un vino più che mai equilibrato quello selezionato da Penny Market per un mercato italiano che, a questi prezzi, in molti casi regala referenze peggiori.

Il Tempranillo Bio Vegan Igp Vino de la Tierra de Castilla 2016 è adatto ad accompagnare la tavola a tutto pasto. Offre il meglio di sé con piatti non troppo elaborati a base di carne, dal ragù dei primi alle bistecche di manzo o bovino.

Prezzo: 1,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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I migliori assaggi a Vinitaly 2018

VERONA – Vinitaly in versione “Fast and Furious” quest’anno per la nostra redazione, al termine di una settimana di degustazioni in giro per mezza Italia (visita alle tre Tenute Lunelli, poi ViniVeri e VinNatur, prima della domenica d’apertura della Fiera veronese).

Tutti momenti che vi racconteremo quanto prima. Oggi è il turno dei migliori vini scovati a Vinitaly 2018. Eccoli di seguito, nel consueto ordine: dalle “bollicine” ai rossi.

SPUMANTI
Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie, tutte in un sorso.

Si parte di fatto da un’ottima base. Quella del vigneto “Giardino”, a Candida (AV), il più alto in Irpinia destinato a varietà a bacca bianca (650 metri sul livello del mare). Per la produzione dello spumante, Maura Sarno e il suo entourage scelgono il versante nord ovest, meno esposto al sole rispetto a quello destinato al Fiano fermo.

Punto, linea e superficie si incontrano così in un calice che si veste d’un giallo luminoso, rinvigorito da un perlage fine e vivace, glitterato. Il naso cattura con i suoi richiami agrumati e taglienti di lime e bergamotto.

La balsamicità espressa dalle note di salvia dà un tono ancora più fine, assieme a misurate tinte di miele d’acacia. In bocca la corrispondenza è pressoché totale, con una nota di pesca a iniziare un valzer di sensazioni verticali, con nota minerale salina netta.

Un Pas Dosè godurioso, gastronomico (nel senso nobile del termine), ben fatto. Settemila bottiglie prodotte per l’annata 2016 (12 mesi sui lieviti), non prodotto lo scorso anno per via del caldo eccessivo.

 

Metodo Classico Brut “N1”, Azienda Agraria Moretti Omero. Trenta mesi sui lieviti (vendemmia 2015) per uno spumante insolito, prodotto con uve Trebbiano Spoletino biologiche allevate a 400 metri sul livello del mare, a Giano dell’Umbria, in provincia di Perugia.

Giallo paglierino, perlage fine e persistente. Naso a metà tra il fruttato e il floreale, con pregevole risvolto sulle erbe di campo e un tocco (che non guasta, in questo caso) di crosta di pane. Liqueur ben dosata, non snaturante, e pregevole sbuffo leggero di pepe bianco.

Bello il gioco, in bocca, tra le fresche note agrumate (lime), quelle più morbide di pesca e la chiusura sulla nocciola. Il tutto avvolto da una “bollicina” cremosa. Ottimo compromesso per chi cerca l’equilibrio tra croccantezza, rotondità e freschezza nello stesso calice di spumante. Prezzaccio (in cantina): solo 14 euro!

VINI BIANCHI
Colline Laziali Igt Bianco 2017, L’Avventura Società Agricola. In attesa della versione “non filtrata”, che si preannuncia ancora più interessante, ecco un bianco da uve Frascati dall’eccezionale rapporto qualità prezzo (4,50 euro agli operatori).

Si tratta infatti del vino “d’ingresso” de L’Avventura, la recente scommessa di Stefano Matturro e consorte a Paliano, in provincia di Frosinone. Un prodotto senza solfiti aggiunti. A colpire è un naso giocato a metà tra le noti verdi, erbacee, e la frutta esotica. Bella beva, di semplicità solo apparente.

Umbria Igt Grechetto 2017 senza solfiti aggiunti, Vini Di Filippo. Protocollo biodinamico per il Grechetto senza solfiti aggiunti della cantina Di Filippo. Siamo a Cannara, in provincia di Perugia.

Qui i vigneti sono lavorati da Roberto Di Filippo con l’ausilio di cavalli, oche e mezzi artigianali di legno e ferro prodotti dallo stesso viticoltore, in pieno stile Agro forestry.

Ecco dunque l’Amish dei Grechetto. Un vino che si stacca nettamente dalla media di tanti altri bianchi del Centro Italia. Giallo dorato nel calice, dove il nettare presenta leggere velature naturali.

Naso bellissimo, ed è già un successo: fiori secchi, frutta a polpa bianca e gialla matura, un tocco minerale e un rintocco speziato. Un vino da aspettare e riannusare per apprezzarne tutti i profumi.

Come quello di radice di liquirizia, dapprima timido, poi quasi impetuoso. Al palato un filo di tannino rende il quadro ancora più interessante, su note corrispondenti all’olfatto. Davvero un bell’unicum.

Alto Adige Gewürztraminer Doc 2016 “Nussbaumer”, Cantina Tramin. Tra tutti i prodotti di cantina di Cantina Tramin, segnaliamo questo: un “must” per chi non l’avesse ancora testato.

Un Gewürztraminer capace di incollare letteralmente naso e bocca al calice, un passo sopra il (seppur ottimo) Gewürz “base” 2017 di Tramin, “Selida” (sempre se di “base”, con Tramin di mezzo, si possa parlare).

Straordinaria, a Vinitaly, la prova della longevità di questo vitigno con l’assaggio della vendemmia 2011 di Nussbaumer, concessa a vinialsuper dal direttore tecnico Willi Stürz e da Günther Facchinelli, Pr & Communication di quello scrigno altoatesino chiamato Cantina Tramin.

Un aspetto, questo, che approfondiremo presto attraverso un altro articolo, con l’intervista esclusiva ai due rappresentanti della cooperativa di Termeno.

Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Potrebbe suonare così la sintesi dei nostri assaggi di tutta la linea di Valter Sirk a Vinitaly 2018. Siamo tra Dobrovo (italianizzato “Castel Dobro”) e il piccolo villaggio di Višnjevik, nel cuore pulsante del Collio Sloveno. Dieci minuti dal confine italiano.

Valter Sirk e il suo socio Giuseppe Aldé paiono Stanlio e (C)Ollio. Vinitaly, in fondo, può essere una festa se le cose ti girano bene. E allora tutti invitati. Tanto il vino lo portano loro. E che vino. Non ce n’è uno che delude in tutta la linea. Ma a noi tocca scegliere.

Potremmo parlarvi del superlativo Pinot Bianco 2011 della linea “Contea”. Invece vi suggeriamo la tipicità di Jakot, corrispettivo sloveno di “Friulano” (“t.f.” sta proprio per “Tocai Friulano”: provate a leggere “Jakot” al contrario). Un nettare che matura per l’80% in acciaio e, per la restante parte, in acacia.

Il naso è di un’ampiezza rara: si incontrano una buona vena minerale, profumi di erbe, frutta a polpa bianca e fiori. In bocca la sapidità è evidente, ma è solo una dei convitati.

La vinificazione in acciaio valorizza i primari dell’uva e l’acacia non li snatura. E dunque ecco una bella vena fresca, rinvigorita da sbuffi di pepe bianco. La chiusura è più che mai tipica, sulla mandorla amara. Ottimo vino, oggi. Domani ancor di più, per chi ha il coraggio di aspettarlo.

VINI ROSSI
Oseleta 2016, Corte Archi. A nostro avviso uno dei vitigni a bacca rossa meno noti, eppure più interessanti, dell’intero panorama del Veneto. Non a caso, da sempre, è tra le varietà che compongono (seppur in percentuali minime) l’Amarone della Valpolicella.

Proprio in Valpolicella opera Corte Archi, per mano di Fernando Campagnola e consorte. In questa Oseleta si trovano splendidamente mixati tutti i tratti tipici del vitigno: la vena animale, grezza, quella vegetale speziata, oltre a pennellate di frutto raffinato che conferiscono eleganza al quadro.

Un vino capace di coniugare potenza, persistenza, complessità e lunghezza. Tra l’altro, con evidenti potenzialità d’invecchiamento.

Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau.

Se avete in mente la potenza imperscrutabile e l’alcolicità spinta di tanti (troppi) Cannonau, ecco un’interpretazione elegantissima del re dei vitigni a bacca rossa Made in Sardegna.

Un vino che assomiglia tanto ad Antonella Corda, donna dai modi eleganti che nel 2010 ha preso in mano l’azienda di famiglia a Serdiana, poco lontano da Dolianova (CA), assieme al compagno Christian Puecher, venuto dal lontano Trentino.

Un Cannonau che, nel calice, pare un Pinot Nero. Sin dal colore. Un luminoso rosso rubino, dal quale si spigionano note raffinate di piccoli frutti a bacca rossa che ritroveremo anche al palato, assieme a tannini di velluto e un tocco speziato che non guasta.

Ad accompagnare verso un finale lungo sono le note minerali, che ben si coniugano con quelle fruttate. Un vino dall’alcolicità sostenuta (14%) ma tutt’altro che percettibile. Tanto da far pensare a un perfetto consumo anche d’estate, leggermente raffreddato.

Il segreto del Cannoau “Pinotnau” di Antonella Corda consiste nel mix tra una macerazione delicatissima delle uve, in grado di non snaturare il varietale, e l’utilizzo sapiente di botti di non tostate di rovere francese. Chapeau.

Trentino Marzemino Superiore d’Isera Doc 2015, De Tarczal. “Mr Marzemino” sta a Isera e di nome fa Ruggero dell’Adami De Tarczal. Il piccolo borgo alle porte di Trento, a un passo dalla cittadina di Rovereto, custodisce cantine ancora tutte da scoprire, come De Tarczal.

Una storia antica quella della famiglia di Ruggero, che oggi può contare sull’apporto delle due figlie (una in cantina, l’altra impiegata nell’annesso ristorante-vineria) e sulla mano di giovane ed ottimo enologo, Matteo Marzari, che dal 2003 sta valorizzando in maniera esemplare il patrimonio viticolo dei De Tarczal.

Tra i rossi preferiamo il Marzemino Superiore 2015 (vino, tra l’altro, dall’ottimo rapporto qualità prezzo). Naso elegante, tutto giocato sulle note tipiche di un vitigno da altri (troppi) bistrattato e scialacquato.

E dunque ribes, lamponi, marasca, un tocco di mora e viola mammola. Con l’inconfondibile risvolto speziato. Un nettare che evidenzia la giusta corrispondenza al palato, con l’apporto di pregevoli venature minerali.

E in effetti è la mineralità il fil rouge che lega i vini di De Tarzal (provare per credere anche il blend Manzoni Bianco-Pinot Bianco “Belvedere” 2013 e lo Chardonnay in purezza “Felix” 2016). Chiusura altrettanto raffinata, con rintocchi di liquirizia dolce. Il Marzemino in cravatta.

Chianti Classico Docg 2015 Borgo Scopeto. E’ il Chianti Classico che ha ottenuto il punteggio maggiore (94 punti) in occasione della degustazione alla cieca effettuata a Vinitaly 2018 in collaborazione con il Consorzio Chianti Classico (qui tutti i punteggi). Un vino prodotto dall’omonima azienda agricola di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena.

Una cantina che collabora con la catena di supermercati a insegna “Iper La Grande i” per il progetto di private label “Grandi Vigne” e che, per questo, è stata inserita nella blind tasting.

Un risultato – il primo posto assoluto – che dimostra il grande lavoro fatto in Italia dall’agenzia Think Quality di Cuneo, assieme al buyer di segmento di Iper (ve ne abbiamo già parlato qui) per la selezione di incredibili referenze “qualità prezzo” da proporre a scaffale.

I vigneti da cui si ottiene l’omonimo Chianti Classico si trovano a un’altezza compresa tra i 350 e i 420 metri (70 ettari complessivi).

Si tratta del prodotto d’entrata della cantina toscana, che produce anche una Riserva (“Vigna Misciano”), un Supertuscan (“Borgonero”) e lo storico “Vin Santo”, oltre a grappa ed olio (non presenti in Gdo).

Il Chianti Classico Docg 2015 “Borgo Scoperto” (campione cieco numero 10), colpisce sin da subito per il suo colore luminoso, limpidissimo. Al naso la gran finezza espressa dalle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir.

Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Il frutto è di pulizia cristallina e il tannino è molto ben integrato. Un vino pronto, dall’equilibrio straordinario. Ma anche di chiara prospettiva.

VINI DA DESSERT
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. Torniamo a Termeno per raccontare quell’angolo di paradiso in terra che Cantina Tramin ha deciso di racchiudere in bottiglia, chiamandolo non a caso “Epokale”.

In realtà il nome è dovuto all’annata straordinaria in Alto Adige, la 2009 appunto, che ha consentito la produzione di questa vendemmia tardiva di Gewürztraminer. Nel calice il colore giallo oro è di per sé invitante.

La sorpresa (una conferma assoluta per chi conosce il modus operandi di Tramin) è il perfetto, divino, equilibrio tra note dolci, acidità e mineralità.

Frutto non solo di un’annata da ricordare, ma anche del coraggio di aspettare il momento giusto per l’immissione in commercio di questo raro Gewürz.

Si comincia della cernita dei migliori acini di due vigneti, vicino a Maso Nussbaumer, tra i 420 e i 440 metri sul livello del mare. Dopo un’attenta vinificazione, la fase delicata di affinamento in piccoli contenitori d’acciaio, a contatto continuo con i lieviti per otto mesi.

Dopo l’imbottigliamento, avvenuto nell’agosto del 2010, “Epokale” è stato portato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna (2 mila metri di quota).

Qui è stato stoccato per quasi sette anni al buio, a 4 chilometri dall’imbocco della galleria, a una profondità di 450 metri sotto la montagna. Temperatura e umidità costanti hanno consentito al nettare di trasformarsi, oggi, in pura poesia nel calice.

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Vini al supermercato

Vini in promo al supermercato fino al 18 aprile: la nostra analisi

“Passata la festa, gabbato lu santu”. Ecco la sintesi dei volantini delle maggiori insegne validi fino al 18 aprile.

Dopo alcune interessanti offerte per la Pasqua, sia in termini di prezzo che di varietà di scelte, le promozioni dei vini valide per i prossimi giorni non suscitano particolare richiamo.

E’ Esselunga certamente a distinguersi con una discreta scelta di 10 vini dal buon rapporto qualità prezzo. Per le altre catene invece la strategia, anche di posizionamento, è pressoché gregaria.

Anche il volantino di Pam, per la prima volta sotto la nostra lente di ingrandimento, guadagna un solo voto superiore ai 3.5 nella nostra speciale scala di valutazione dei vini in vendita al supermercato.

D’altro canto, catene come Iperal – generalmente con una buona offerta – non colpiscono stavolta. Meglio Sigma, debutto anche per lei, con un vino da 5 cestelli: il Prosecco Carpenè Malvolti, risultato tra i migliori in occasione della nostra degustazione alla cieca.

Da notare, in questa monotonia, la tattica de Il Gigante che, sul suo volantino “0,98 cad” per il comparto vini stabilisce un’offerta (limitata) apprezzabile, che ruota su tre punti prezzo: 1,98, 2,98 e 3,98.

I vini di Vicobarone al Gigante hanno il miglior prezzo. E fa decisamente meglio di Auchan, che a parità di volantino (offerte da 1 euro) rende meno.

Pieni voti questa volta solo per un vino in offerta al Conad (nord). Si tratta del Sicilia Doc Viogner Gurgò di Cantine Paolini a 3,58 euro (mediamente posizionato intorno ai 5 euro), già recensito sul nostro sito.

Ovviamente non tutti i vini in promozione sono indicati sui volantini delle insegne Gdo. Nei vari punti vendita, l’offerta si amplia a scaffale con altre etichette scontate, tutte da scoprire di settimana in settimana.

Fino al 18 Aprile
Chianti Docg Bio La Fraschetta: 4,49 euro (3,5 / 5)
Barbera del Piemonte Doc Arione Mario: 1,50 euro (2 / 5)
Tavernello Frizzante Bianco o Rosato:  2,49 euro (3 / 5)
Falanghina o Aglianico Solopaca: 2,49 euro (3 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 3,49 euro  (3,5 / 5)
Montepulciano-Trebbiano o Cerasuolo Citra: 1,99 euro  (3,5 / 5)
Vini Colli Orientali Friuli Jean Paul Roble Tenimenti Civa: 5,99 euro  (4 / 5)


Fino al 17 Aprile
Barbera del Piemonte-Bonarda Oltrepò Pavese Doc Toso: 2,49 euro (3 / 5)
Barbera Pavia Igt-Bonarda Oltrepò Pavese Doc F.lli Maggi: 1,55 euro (2 / 5)
Chardonnay-Rosato Frizzante Il Roccolo: 1,90 euro (2,5 / 5)
Pecorino/Passerina Igt -Trebbiano/Montepulciano d’Abruzzo Doc Rue Piane Spinelli: 2,39 euro (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg Giglio del Duca: 3,99 euro (3 / 5)
Valdadige Doc Terre Fredde (bianco, rosato, rosso): 2,19 euro (3,5 / 5)
Inzolia Igt, Nero d’Avola Igt, Nero d’Avola/Syran Baroni Trinacria: 2,79 euro (3 / 5)
Ortrugo Colli Piacentini-Gutturnio Frizzante Bio Cantina Valtidone: 4,79 euro (3,5 / 5)
Vini Il Gaggio Grecanico di Sicilia Igt-Pinot Bianco Veneto Igt-Muller Thurgau Veneto-Sangiovese Rubicone Igt-Barbera del Piemonte Doc-Nero d’Avola Igt: 1,79 euro (2,5 / 5)
Vini Le Cascine Muller Thurgau Igt-Sauvignon Blanc-Bonarda Oltrepò Pavese Doc-Barbera Oltrepò Pavese Doc-Cabernet Sauvignon: 2,49 euro (1,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt-Pinot Grigio Baccicchetto: 3,99 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Doc, Elena Walch: 5,99 euro (4 / 5)



Fino al 16 Aprile
Conad/Conad City
Montepulciano d’Abruzzo Doc Vicale: 2,49 euro (2,5 / 5)
Pinot Grigio Santa Margherita: 5,50 euro (4 / 5)
Spumante Brut Pinot Chardonnay Dame Tervise: 3,59 euro (2,5 / 5)
Conad Superstore
Pinot Grigio Pavia-Riesling Frizzante F.lli Maggi: 1,65 euro (2 / 5)
Barbera Frizzante Colli Piacentini Vicobarone: 1,97  euro (3 / 5)
Sicilia Doc Viogner Gurgò Cantine Paolini: 3,58 euro (5 / 5)
Passerina Offida Docg Barò: 4,18 euro (3,5 / 5)
Cannonau Aghera Sarda: 3,30 euro  (3,5 / 5)


Fino al 15 Aprile
Pinot Rosè, Chardonnay o Verduzzo La Cacciatora: 2,59 euro (2 / 5)
Merlot o Cabernet del Veneto La Cacciatora: 2,19 euro (2 / 5)
Vino Bianco o Rosso Bottebuona: 1,29 euro (2,5 / 5)
Prosecco Doc, Ribolla Gialla o Cuvée Rosè extra Villa Folini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Soave-Custoza-Bardolino Doc Cadis: 2,49 euro (3 / 5)
Vermentino Igt o Morellino di Scansano Docg Cantina Morellino di Scansano: 4,79 euro (4 / 5)
Glicine Bianco o Rosso Corvo Igt: 3,99 euro (4 / 5)


Fino al 16 Aprile
Gutturnio Doc Cantina Valtidone: 2,89 euro  (3,5 / 5)
Ortrugo Colli Piacentini Cantina Valtidone (carta payback)2,89 euro  (3,5 / 5)
Chianti Docg Sorelli (carta payback) 3,39 euro (2,5 / 5)
Verdea Vivace Igt Panizzari: 3,29 euro  (3 / 5)
Valcalepio Rosso Doc: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Bonarda Doc, Giorgi: 4,79 euro  (4,5 / 5)
Pecorino/Passerina Igt- Montepulciano d’Abruzzo Doc Rue Piane Spinelli: 2,79 euro (3 / 5)
Marzemino Doc, Cavit  (carta payback): 3,49 euro  (3,5 / 5)
Trentino Doc Gewurztraminer, Cavit (carta payback): 4,99 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg, Bolla: 4,99 euro  (3,5 / 5)


Fino al 18 Aprile 
Barbera del Piemonte-Bonarda Oltrepò Pavese Doc Toso: 1,99 euro (2 / 5)
Lambrusco Amabile Maggi Igt: 1,49 euro  (2 / 5)
BuonGoverno all’uso Toscano Igt Piccini: 3,29 euro  (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Secco o Grasparossa Chiarli: 2,29 euro  (3,5 / 5)
Pignoletto Doc Arco delle Rose : 2,90 euro  (3 / 5)
Chianti Docg Rubentino: 2,85 euro  (3 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 5,50 euro  (3,5 / 5)
Chardonnay-Rosato Frizzante Il Roccolo: 1,99 euro (1,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt-Pinot Grigio Baccicchetto: 3,95 euro (3,5 / 5)


Fino al 16 Aprile (Volantino 1 euro)
Tavernello Frizzante Bianco o Rosato, Caviro:  1,99 euro (3,5 / 5)
Grillo Igt o Rosso Terre Siciliane Poggio dei Vigneti, Natale Verga: 1,49 euro (3,5 / 5)

Fino al 15 Aprile
Negramaro Igt o Fiano Segnavento: due pezzi 5,19 euro (3,5 / 5)
Rosso Terre Siciliane o Grillo Igt Il Poggio: due pezzi 3,24 euro (3 / 5)
Nero D’Avola Igt, Natale Verga: 1,69 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Vicobarone: 2,49 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Doc Tradizione, La Gioiosa: 4,29 euro  (3 / 5)


Fino al 17 Aprile
Barbera d’Asti Il Castero: 1,79 euro (2 / 5)
Chianti Riserva La Pieve: 3,59 euro (3 / 5)
Piemonte Cortese Ca Fornara: 1,59 euro  (2 / 5)
Bag in Box Vignaioli del Tortonese 5t: 6,95 euro  (3 / 5)


Fino al 18 Aprile (volantino 0,98)
Gutturnio o Ortrugo Vicobarone: 1,98 euro (4 / 5)
Cabernet Merlot o Sangiovese Il Poggio: 1,98 euro (3 / 5)
Rosato o bianco frizzante Canterino Riunite: 1,98 euro (3,5 / 5)
Cabernet Friulano o Chardonnay Grave del Friuli Borgomastro: 2,98 euro (3 / 5)
Barbera d’Asti Docg o Prosecco Spago Treviso Coste Petrai: 3,98 euro  (3,5 / 5)



Fino al 15 Aprile
Mastri Vernacoli Vini, Cavit: 3,59 euro (3,5 / 5)
Carpenè Malvolti Prosecco: 6,59 euro (5 / 5)
Pengue Vini Solopaca Bianco o Rosso: 1,69 euro (2,5 / 5)
Syrah Pellegrino Cent’are: 3,29  (3,5 / 5)


Fino al 18 Aprile
Bonarda Oltrepò Pavese Doc Canneto Frizzante (solo soci): 1,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Valdobbiadene Mionetto Prestige (solo soci): 4,99 euro (3,5 / 5)
Gutturnio o Ortrugo Vicobarone: 2,79 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Terre da Vino: 4,75 euro (3,5 / 5)
Falanghina Irpinia-Fiano Avellino-Greco di Tufo Doc I nobili dell’Irpinia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Mezzacorona: 3,99 euro (4 / 5)


Fino al 18 Aprile
Vino Valpolicella della Rocca Cantina di Soave: 2,69 euro (3,5 / 5)
Trebbiano amabile Chiarli 1,5lt: 2,98 euro (3,5 / 5)
Ortrugo o Gutturnio Ferri: 2,49 euro (3 / 5)
Malvasia Valtidone: 2,69 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg Terre Da Vino: 3,95 euro (3 / 5)


Fino al 18 Aprile
Riesling Brut La Versa: 2,94 euro (4 / 5)
Lambrusco Grasparossa o Sorbara Righi: 2,49 euro (4 / 5)
Vitiano Rosso Falesco: 4,19 euro (4 / 5)
Soave Classico Bolla: 3,63 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Terre del Faedo: 3,69 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano La Mora Cecchi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Castel del Monte Spagnoletti Zeuli: 2,37 euro  (3,5 / 5)
Pinot Grigio Cormons: 3,57 euro  (3,5 / 5)
Monica o Nuragus Dolianova: 1,97 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Cusumano: 4,90 euro  (4 / 5)

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Vini al supermercato

Pasqua al supermercato: i vini in promozione

Veneto protagonista dei volantini del vino in promozione al supermercato a Pasqua. Perché le feste sono il momento ideale per le bollicine.

Tradotto: it’s Prosecco time. Numerose etichette in offerta in tutte le catene. Con effetto “livella prezzo” tra Doc e Docg.

Spazio anche per chi volesse andare “controcorrente”, a cui suggeriamo un aperitivo a base del Metodo Classico da Nerello Mascalese Capovero, bollicina Made in Sicily firmata Madaudo, in offerta ad un ottimo prezzo negli store Iperal. Catena che, fino al 4 aprile, è la migliore in termini di ampiezza dell’offerta: dall’ottima selezione della Valtellina (terra in cui il gruppo di Sondrio gioca in casa) scendendo giù per lo Stivale.

Oltrepo’ Pavese in ombra, Toscana non particolarmente presidiata, abbandonati sui volantini i max formati, il rosso per il pranzo di Pasqua è decisamente delle Cantine San Marzano.

I vini della linea Notte Rossa sono in offerta un po’ dappertutto ad un prezzo eccellente, mediamente di 3,49 euro. Un vino popolare, tra i più letti sul nostro portale. E per rimanere in zona Puglia, se è il bianco che colorerà le vostre tavole, vi riproponiamo anche la scheda del Fiano Igt Notte Rossa.

Un piacevole suggerimento dagli scaffali Conad: il Lambrusco La Brusca Lini 910, taglio prezzo non particolarmente competitivo, ma vino un passo avanti a molti altri e davvero godibile.

Altro appunto: fare scorta, sempre al Conad, del Terre Sicilane Frappato Syrah Gurgò di Cantine Paolini. Prezzo davvero super. Infine di nuovo in Puglia con Esselunga, per riempire il carrello del Primitivo di Manduria San Gaetano dell’altro colosso Cantina Due Palme. Ma ecco l’analisi delle maggiori insegne.


Fino al 2 aprile

Prosecco Doc Extra Dry Cinzano: 3,49 euro [usro 3]
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Amor di Vigna: 4,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, La Gioiosa: 5,29 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Millesimato Docg Rive di Colbertaldo, Cà Val: 5,59 euro (4 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Mionetto: 6,29 euro (3,5 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo d’Abruzzo Doc I Solchi, Citra: 1,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola/Syrah/Catarratto Igt, Madaudo: 2.39 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc, Terre Sovrane:  3.29 (3 / 5)
Chianti Doc, Ruffino: 3,49 euro (3 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora, Cecchi: 4,49 euro (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Soave Classico Doc / Bardolino Classico, Araia: 2,49 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Cantina di Gallura: 3,89 euro (4 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc /Rosè di Alghero Doc, Sella&Mosca: 3,99 euro (3,5 / 5)
Negramaro / Primitivo /Fiano Salento Notte Rossa, San Marzano: 3,49 euro (4,5 / 5)
Corvo Bianco e Rosso BiPack (con calice Bormioli): 8,69 euro (4 / 5)
Sauvignon Doc/Ribolla Gialla Igt/Pinot Grigio / Friulano Doc, Santa Caterina Collio: 4,99 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer/Sauvignon, Cantina Produttori Bolzano: 6,99 euro (4 / 5)
Spumante Trento Doc, Rotari: 6,79 euro (4,5 / 5)
Prosecco Brut I like Prosecco, Tosti: 3,99 euro (4 / 5)
Champagne Premier Cru, Pointillart: 19,90 euro (3,5 / 5)
Asti Docg, Martini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blanc, Cortepiana: 2,99 euro (2,5 / 5)
Spumante Rocca dei Forti Togni: 2,29 euro (1 / 5)
Spumante Passerina, Colle Quiete: 2,89 euro (3 / 5)
Spumante Muller Thurgau Brut, Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Asti Docg, Cinzano: 4,99 euro (3 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg, Cinzano: 6,49 euro (3 / 5)


Fino al 2 aprile

Spumante Trento Doc, Rotari: 6,93 euro (4,5 / 5)
Spumante Brut o Dolce, Rocca dei Forti: 1,99 euro (1 / 5)
Spumante Muller Thurgau Dolomiti Igt, Cavit: 3,28 euro (3,5 / 5)
Monferrato Doc, I somelieri: 2,55 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba, Duchessa Lia: 2,98 euro (3 / 5)
Valpolicella Classico, Villa Borghetti: 2,98 euro (3,5 / 5)
Primitivo Notte Rossa, Cantine San Marzano: 3,49 euro (4,5 / 5)


Fino al 2 aprile

Prosecco Superiore Docg, Terre d’Italia: 6,29 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Bolla: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,69 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Treviso, Signoria dei Dogi: 3,49 euro (3 / 5)
Asti Spumante Docg, Tosti: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg, Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg, Tosti: 4,99 euro (3 / 5)
Chardonnay/Verduzzo/Sauvignon/Pinot Rosa Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Negroamaro / Primitivo / Fiano Notte Rossa: 3,99 euro (4,5 / 5)
Barbera Colli Piacentini, Vicobarone: 2,49 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc, Bonelli: 3,19 euro (4 / 5)
Spumante Gancia Brut/Dolce: 2,59 euro (3 / 5)
Pinot di Pinot Gancia (3×250 ml): 3,79 euro (3 / 5)
Pinot di Pinot Gancia / Rosè: 3,99 euro (3 / 5)



Fino al 2 aprile

Spumante Metodo Classico Brut, Ferrari:  8,40 euro (5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 19,90 euro (4 / 5)
Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg, Tenimenti Dogali:  4,80 euro (3,5 / 5)
Spumante Sergio Mionetto: 7,29 euro (3,5 / 5)
Spumante Asti Docg, Martini: 4,49 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio Trentino Doc, Cavit: 3,58 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer, Santa Maddalena Bolzano: 7,20 euro (4 / 5)
Est Est Est di Montefiascone: 2,98 euro (3 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Aghera Sarda: 4,70 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg, Casaniere: 3,99 euro (3 / 5)
Passerina Offida Docg, De Angelisi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Frizzante, Piani Castellani: 2,99 euro (3 / 5)
Muller Thurgau, Santa Margherita: 4,40 euro (4 / 5)
Soave Classico Doc, Cadis Fittà: 4,80 euro (3,5 / 5)
Fiano Di Avellino Docg o Greco di Tufo Docg: 7,80 euro (4 / 5)
Sicilia Doc Seligo Settesoli: 4,58 euro (4 / 5)
Trentino Doc Lagrein Rosato, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Frappato Syrah Gurgò Cantine Paolini: 3,19 euro (5 / 5)
Chianti Docg Castellina, Cecchi: 3,60 euro (3,5 / 5)
Rosso Toscana Igt Santa Cristina, Antinori: 5,50 euro (4 / 5)
Gutturnio Doc, Valtidone: euro 2,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco, La Brusca Lini 910: 3,70 euro (5 / 5)
Valpolicella Doc Ripasso, Tommasi: 10,90 euro (4 / 5)
Fragolino Rosso, Duchessa Lia: 3,20 euro (3 / 5)


Fino al 31 marzo

Sauvignon, Forchir: 4,30 euro (4 / 5)
Vermentino di Sardegna, Dolianova: 2,57 euro (3,5 / 5)
Lugana, Cesari: 6,32 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau, Cantina di Bolzano: 4,89 euro (3,5 / 5)
Lambrusco, Cavicchioli: 1,79 (3,5 / 5)
Cabernet / Merlot, Cantina di Caldaro: 4,79 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Mantellassi: 3,95 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria San Gaetano, Cantina Due Palme: 3,12 euro (5 / 5)
Barolo Docg, Sette Cascine: 11,90 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria, Cantine Pellegrino: 4,79 euro (4 / 5)
Asti Docg, Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg, Cantina Produttori Valdobbiadene: 4,73 euro (3,5 / 5)


Fino al 3 aprile

Prosecco Docg Carpenè Malvolti (3x200ml): 7,90 euro (4 / 5)
Spumante Trento Doc Rosè, Ferrari: 8,50 euro (5 / 5)
Lugana Doc, Cantina di Negrar: 7,49 euro (4 / 5)
Valpolicella Ripasso, Sartori: 6,50 euro (4 / 5)
Pinot Bianco/Sauvignon, Maschio: 2,79 euro (3 / 5)
Verduzzo Igt Frizzante, Col Mesian: 1,98 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc, Barone Stabilini: 5,49 euro (3 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc, Mezzacorona: 4,30 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (3 / 5)
Merlot Grave, Le Vie dell’Uva: 2,59 euro (3 / 5)
Cannonau, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano D’Abruzzo, Le Vie dell’Uva: 2,19 euro  (2,5 / 5)
Pinot Bianco Alto Adige Doc, Le Vie dell’Uva: 7,40 euro (3,5 / 5)
Gewurztraminer, Le Vie dell’Uva:  5, 69 euro (3,5 / 5)
Vino Soave, Le Vie dell’Uva: 2,49 euro (2,5 / 5)
Ribolla Gialla, Le Vie dell’Uva: 2,99 euro (2,5 / 5)
Trebbiano d’Abruzzo, Le Vie dell’Uva: 1,98 euro (1 / 5)
Prosecco Millesimato, Le Vie dell’Uva: 3,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Nero, Col Mesian: 3,45 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut, Rocca dei Forti: 2,98 euro (1 / 5)
Spumante Asti, Cinzano: 4,50 euro (3 / 5)
Spumante Prosecco Doc, Sant’Orsola: 4,75 euro (3,5 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm : 19,90 euro (4 / 5)
Moscato ValleBelbo: 1,99 euro (1 / 5)


Fino al 4 aprile

Valtellina Superiore Docg Sassella / Grumello / Valgella, Nera: 7,10 euro (3,5 / 5)
Sforzato Docg, Nera: 17,99 euro (4 / 5)
Valtellina Superiore Docg Valgella, Bettini : 6,75 euro (4 / 5)
Valtellina Docg, Bontà delle Valli : 6,90 euro (3,5 / 5)
Sfursat Docg, Bontà delle Valli: 15,75 euro (3,5 / 5)
Fragolino Rosso, Duchessa Lia: 3,20 euro (3 / 5)
Prosecco Doc, Zonin: 4,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Brut/Saten, VillaCrespia: 13,50 euro (4 / 5)
Spumante Prosecco Extra Dry, Canel: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Superiore Docg, Canel: 5,45 euro (3,5 / 5)
Spumante Trento Doc, Rotari: 7,60 euro (4 / 5)
Spumanti Dorè o Rosè Extra Dry, Valtidone: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Metodo Classico Brut Perlage, Valtidone: 7,20 euro (3,5 / 5)
Spumante Pignoletto Doc, Valtidone: 3,50 euro (3,5 / 5)
Spumante Greco di Tufo Doc, Feudali: 4,90 euro (3,5 / 5)
Spumante Capovero Madaudo Brut o Rosè: 9,90 euro (5 / 5)
Spumante Bosca Anniversary Brut o Dolce: 2,25 euro (1 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,50 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Bosca Five Stars: 4,90 euro (3 / 5)
Rosso di Valtellina Dop, Bontà delle Valli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Oro Riserva, Piccini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Marcello Grand Cru: 5,45 euro (4 / 5)
Rosso Di Montepulciano Sabazio, La Braccesca: 6,90 euro (4 / 5)
Vini Del Sannio Dop Falanghina / Greco / Aglianico: 4,20 euro (3 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Cavicchioli secco o amabile: 3,40 euro (3 / 5)
Barbera Docg o Dolcetto Doc, Vini Conti Buneis: 4,15 euro (3,5 / 5)
Ortrugo/Gutturnio/Bonarda secco o amabile, Viti & Vini: 2,70 (3 / 5)
Malvasia dolce o secca/Barbera Viti & Vini: 2,70 euro (2,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda amabile o secca/
Barbera/Sangue di Giuda/Buttafuoco/Pinot Nero/Riesling Vie del Canto: 2,80 euro (2,5 / 5)
Vino Lancers Bianco/Rosè: 3,55 euro (3 / 5)
Chianti/Montepulciano/Primitivo Salento/Pinot Grigio Igt, Natale Verga: 2,15 euro (2,5 / 5)
Rosso Toscana Igt Santa Cristina, Antinori: 5,75 euro (4 / 5)
Valpolicella Doc, Duca del Frassino:  4,95 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg, Duca del Giglio: 14,90 euro (3,5 / 5)
Rosso Conero Doc O Verdicchio Castelli di Jesi, Il Picchio: 3,25 euro (3,5 / 5)
Moscato Giallo/Pinot Nero/Muller Thurgau/Teroldego/
Marzemino/Gewurztraminer Mastri Vernacoli Cavit: 4,19 euro (3,5 / 5)
Valdadige Doc Terre Fredde Bianco/Rosso/Rosato: 2,50 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola/Catarratto Organic Bio, Natale Verga: 3,99 euro (3 / 5)
Falanghina Doc/Greco di Tufo Docg/Fiano di Avellino Docg Borgo San Michele: 5,90 euro (4 / 5)
Taurasi Docg, Borgo San Michele: 9,50 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Le Chiantigiane: 5,50 euro (3,5 / 5)
Chianti Colli Fiorentini Docg, Uggiano: 3,75 euro (3,5 / 5)
Grechetto dei Colli Martani Doc, La Custodia: 4,75 euro (3,5 / 5)
Sagrantino di Montefalco Docg, La Custodia: 14,90 euro (4 / 5)
Rosso di Montefalco, La Custodia: 7,50 euro (4 / 5)
Rosso dell’Umbria, Vocante: 3,75 euro (3,5 / 5)
Sforzato Doc Canua, Sertoli Salis: 24,50 euro (5 / 5)
Cirò Rosso o Rosato Caparra&Siciliani: 3,50 euro (4 / 5)
Cirò Classico Superiore Volvito, Caparra&Siciliani: 6,45 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria Dop, Notte Rossa: 5,49 euro (3,5 / 5)
Soave Classico/Bardolino Classino, Zonin: 3,49 euro (3 / 5)
Valpolicella Ripasso, Sartori: 6,49 euro (4 / 5)
Moscato di Sicilia/Zibibbo Igt Ivam: 3,95 (3 / 5)
Recioto di Soave Docg, Cadis: 8,50 euro (3,5 / 5)


Fino al 2 Aprile

Prosecco Doc Valdo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Dolce o Brut Gancia: 2,29 euro (3 / 5)
Spumante Muller Thurgau Dolomiti Igt, Cavit: 3,19 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau o Durello Brut Gran Cuvèe Maximilian I: 2,90 euro (2,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc C’era una Volta, Guarini: 3,95 euro (4 / 5)
Toscana Igt Remole, Frescobaldi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg o Vino Frizzante, Mionetto: 5,99 euro (3,5 / 5)
Chardonnay o Pinot Rosa Veneto, Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Notte Rossa Vini Igp, San Marzano: 3,49 euro (4 / 5)
Vini Igp / Dop, Citra: 3,49 euro (3,5 / 5)

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vini#1

Collio Doc Merlot 2012 Redmont, Ferruccio Sgubin

Un abbraccio che non mente. Ti attira forte a sè, ti stringe, ti coccola e ti infonde subito uno stato di calma,  beatitudine. E’ quanto succede con un calice di Collio Doc Merlot Redmont, imbottigliato all’origine dalla società agricola Ferruccio Sgubin di Dolegna del Collio. Basta un piccolo sorso per capire perchè.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso, il Collio Doc Merlot di Ferruccio Sgubin si mostra subito ricco e sontuoso al naso che si sviluppa tra dolci note di frutti neri in confettura, un sottofondo speziato e piacevoli sbuffi dolci di vaniglia che carezzano l’olfatto. Si presagisce una beva morbida ed avvolgente.

E non tradisce: sorso vellutato complice un tannino setoso che dà pienezza alla beva. Davvero piacevole, ha una buona persistenza al retronasale. Profondo e “leggero”, ma non in discordanza. Profondo in quanto pieno, leggero con la sua seducente grazia  che sottrae dalla (talvolta) pesantezza della modernità.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Merlot in selezione massale/clonale da terreni di pianura alluvionale con depositi di marna in superficie ad una altitudine di 95 m s.l.m.  I vigneti allevati a guyot sono esposti ad ovest. La densità per ha è di 4000 viti, l’anno di impianto 1967 – 2000.

Le uve vengono raccolte sulla base dell’analisi sensoriale degli acini nel periodo pre-vendemmiale: si ricerca la massima maturazione delle bucce e dei tannini. Il Collio Merlot Redmont fermenta a temperatura controllata di 26°C. Permane sulle sue bucce per un periodo di 20 giorni durante il quale viene favorita l’estrazione di colore e struttura mediante semplici follature manuali. Successivamente affina in piccoli fusti di rovere di 500 l dove svolge la fermentazione malolattica per un periodo di 14-16 mesi, al termine del quale viene imbottigliato senza filtrazione per preservare al massimo l’integrità. Si affina in bottiglia per almeno 4 mesi.

L’azienda agricola Ferruccio Sgubin nasce nel 1960 a Dolegna del Collio, località Mernico. Produce vini nel Collio come Merlot, Cabernet Franc, Pinot Bianco, Sauvignon, Friulano e Ribolla

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Approfondimenti

Export vini italiani nel 2017: crescita moderata

“I dati dell’export 2017 ci consegnano un anno positivo ma non brillante. Va sottolineata la determinazione dei nostri imprenditori che, nonostante la crescente ondata protezionistica dei mercati e le grandi difficoltà di gestione dei fondi Ocm promozione, archiviano un altro anno di crescita delle esportazioni, anche nei volumi.

Sfioriamo ma non superiamo la soglia psicologica dei 6 miliardi di euro, cresciamo meno della Francia e rimaniamo fragili davanti alle turbolenze commerciali provocate dalla geopolitica, perché siamo ancorati ai due mercati storici del nostro export, Usa e UK.  Con 2,2 miliardi di euro registrati nel 2017, questi due Paesi costituiscono infatti il 40% del valore del nostro export di vini fermi e spumanti, contro quote del 31% per la Francia e del 26% per la Spagna o del 20% per la Germania e quindi siamo in assoluto il Paese più esposto nel caso di ritorsioni sull’agroalimentare e di scenario Hard Brexit. Per questo motivo auspichiamo una risoluzione pacifica delle controversie sul fronte americano e un’opzione di uscita morbida della Gran Bretagna”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta i dati sull’export 2017, elaborati da Ismea, prezioso partner di Osservatorio del Vino, sulla base di dati Istat, che disegnano un 2017 complessivamente in buona salute, ma che ancora paga l’agitazione commerciale dovuta all’instabilità politica.

EXPORT 2017: I DATI
Lo scorso anno, infatti, sono stati esportati 21,4 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un aumento del 4% sullo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando un trend in atto già dalla fine del 2016. Il valore ha sfiorato i 6 miliardi di euro con un incremento più che proporzionale (+6,4%) rispetto ai volumi, a dimostrazione che anche il valore medio dei prodotti italiani consegnati oltre frontiera si è mosso su terreno positivo.

Le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari: nei Paesi terzi (che nel 2017 rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità e il 49% dei relativi introiti), è stato infatti  registrato un + 8% rispetto al 2016 con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno della Ue si è registrato +1% a volume e +4% in valore. Nel complesso, la progressione nel 2017 c’è stata, ma nonostante questo gli operatori non si dicono pienamente soddisfatti, auspicando una maggior accelerazione delle esportazioni e soprattutto un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target.

“L’auspicio per questo 2018 – continua il Presidente di Uiv – è che il nuovo Ministro delle politiche Agricole abbia tra le sue priorità quella di risolvere la dinamica conflittuale Ministero-Regioni e di sbloccare i fondi promozione 2017-18, mettendo subito mano al decreto per l’annualità 2018-19. Questo insieme ad un governo capace di farsi sentire a livello europeo, in particolare sul tema della politica commerciale. Ad oggi, infatti, i fondi dell’Ocm  promozione diventano ancora più urgenti per supportare un faticoso ma indispensabile lavoro di diversificazione dei mercati da parte degli imprenditori. L’ottimo lavoro che stiamo facendo con Ice ci aiuta ma anche noi imprenditori dobbiamo metterci una buona dose di coraggio. Peraltro, il successo recente della spumantistica italiana, insegna che i mercati possono aprirsi anche in maniera veloce quando un prodotto incontra i desideri dei consumatori”.

I TREND DEI VINI PER TIPOLOGIA
Decisamente sopra la media del settore sono state infatti le performance degli spumanti, che registrano un +9% a volume e +14% a valore, con il Prosecco che rappresenta il 56% del totale spumanti esportato ed il 59% degli introiti corrispettivi. Sembra, nel frattempo, arrestata la flessione dell’Asti che nel 2017 ha messo a segno un +7% a volume e +6% a valore. Anche i vini frizzanti, intanto, riemergono dal lungo periodo di difficoltà, tornando a mostrare un segno positivo sia in termini di volumi (+2%) sia di valore (+6%). La crescita è interamente imputabile ai vini frizzanti Igp (+6% a volume e 7% a valore). Nota positiva, infine, anche per i vini fermi in bottiglia (il 48% del totale esportato a volume e il 63% del valore) che, dopo la frenata del 2016, sono tornati a crescere del +2% a volume e del 4% a valore.

“Dobbiamo essere sempre attenti a intercettare i nuovi trend di consumo, a fare opera quotidiana di scouting, e a utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione dai piani di promozione del Mise-Ice e quelli dell’Ocm- spiega Ernesto Abbona. Dobbiamo anche iniziare a ragionare in modo nuovo anche sulla struttura della nostra offerta, trovando nuove forme di dialogo e sintesi tra brand e territori, superando logiche di confine amministrativo tra territori e regioni, ma anche di dinamiche verticali di filiera, che ci permettano – conclude – quella elasticità produttiva necessaria a rispondere alle istanze di un mercato in continua evoluzione”.

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news ed eventi

Live Wine Milano 2018: i migliori assaggi

Si è conclusa da una settimana la rassegna enologica milanese Live Wine 2018. Quattromila i visitatori, tra pubblico di appassionati di vini naturali e operatori.

Per alcuni un’edizione sottotono, nonostante il gran traffico al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi. A contribuire a questo giudizio, forse, le tante novità.

Tra queste, l’esordio di molte cantine estere, accanto ai soliti nomi e a qualche new entry nostrana.

I MIGLIORI ASSAGGI  A LIVE WINE 2018
Quest’anno siamo andati anche noi a caccia di novità. Pescando soprattutto fuori dai confini italiani. Sempre lontani dai soliti cliché enofighetti e dalle convenzioni della “Milano da Bere”. La prima “bollicina” che segnaliamo – non a caso – è un Cava, il Metodo Classico spagnolo.

Azienda sorprendente quella di Recaredo, 50 ettari di vigneto a conduzione famigliare nella zona del Riu de Bitlles, comarca de l’Alt Penedès, vicino Barcelona. La linea offre interessanti variazioni sul tema e sugli affinamenti.

Magnifico il Terrers 2012 Brut Nature (58% Macabeo, 39% Xarel-lo, 3% Parellada) rimasto per 57 mesi sui lieviti. C’e tutto in questo prodotto di ingresso della cantina. Perlage finissimo, freschezza e sapidità spiccanti,  mineralità data dal terreno calcareo. Poi note di frutta bianca e gialla con qualche accenno fumè. Bocca cremosa e mediamente persistente. Ottimo finale.

Gran reserva 2007 (64% Macabeo, 36 Xarel-lo), 117 mesi di affinamento sui lieviti. Qui l’espressività del territorio e la freschezza del frutto lasciano spazio alla complessità e alle note evolute. Giallo dorato dal finissimo perlage, note di pane tostato, biscotti, frutta secca poi agrumi e anice. Bottiglia completa.

Serral del Vell Brut Nature 2008 è quello dei tre che ci convince di meno, ma merita comunque una menzione. Sempre combinazione di Macebeo e Xarel-lo in diverse percentuali. Quest’ultimo fermenta parzialmente in barrique poi la seconda fermentazione in bottiglia e la sosta per 96 mesi. Vino potente e al tempo stesso raffinato, pasticceria, nocciole tostate, agrumi canditi. Lunga la  persistenza. Una bolla cremosa, complessa.

Ci spostiamo su un distributore che presenta sparkling francesi. Champagne in prevalenza, ma noi vi consigliamo il Best/buy del banchetto .

Domaine des Marnes Blanches e il suo Cremant du Jura 100% Chardonnay. Due giovani ragazzi che lavorano in biologico dieci ettari di vigneti (alcuni dei quali hanno 100 anni) situati nel sud del Revermont, a Saint Agnes.

Pressatura soffice delle uve e fermentazione in vasche d’acciaio per 6 mesi, mentre la seconda fermentazione avviene in bottiglia per 18 mesi. Giallo paglierino intenso, bollicina fine e persistente.

All’olfatto richiama aromi fruttati e di agrumi. In bocca si nota subito la bollicina cremosa, frutta acidula , arancia, limone, ribes, ben equilibrati tra loro.

Crémant Brut Nature Flèche Saignante, Domaine Brand & Fils (40% Pinot Blanc, 30 % Pinot Gris, 30% Pinot Noir). Zero dosato. Diciotto mesi sui lieviti in barrique. Aromi intensi e fortissimo carattere minerale per questo gioiellino, abbinabile a tutto pasto.

Impossibile non citare l’Azienda Agricola TerreVive Bergianti  con il suo “Per Franco”, metodo classico di Lambrusco Salamino 100% del 2015. Fermentazione in cemento con lieviti indigeni e rifermentazione in bottiglia con sosta di 36 mesi. Rosato brillante, fragoline in esplosione , poi violette e fiori di campo. Freschezza da non farne mai a meno. Da avere sempre pronto a temperatura a 8° dalla pizza ai salumi al pesce. Incredibile.

Nando Wine si trova invece a cavallo tra il Carso italiano e quello sloveno. Dei 5,5 ettari totali, infatti, il 60% è nel Collio italiano, il 40% a Pleviso, Brda, nella regione della Primorska.

Clima mediterraneo e vigne di famiglia da sempre, con età massima intorno ai 40 anni. Proviamo un po’ tutta la linea ma quello che ci rimane di più è la magnifica semplicità della Rebula 2016. Pochi giorni di macerazione poi acciaio dove matura per 6 mesi.

Bocca setosa , palato morbido ma aromatico , paglia , fieno e frutta gialla fino al mango sorretti da una freschezza e da una mineralità ben bilanciate. Altro best/buy.

Torniamo a riassaggiare i vitigni Piwi – ovvero vitigni resistenti agli attacchi fungini e quindi meno esposti alle temibili malattie dell’oidio e della peronospora – del giovane Thomas Niedermayr titolare del maso Hof Gandberg di Appiano (BZ).

Straordinario il Solaris 2016 uno degli ultimi nati in casa. Piante ancora molto giovani ma dalla grande prospettiva. Fermentazione spontanea del mosto, 8 mesi di maturazione con le fecce in acciaio, 14 settimane in botte di rovere usata da 500 litri.

Imbottigliato in agosto 2017, non filtrato. Aromatico, fresco, sapido e minerale, bouquet di fiori, sambuco, poi frutta bianca come l’uva spina, mela, fino a note tropicali di ananas. Caleidoscopico nel bicchiere.

Allo stand dell’Azienda Agricola Nino Barraco ci lasciamo conquistare non dai soliti (splendidi) bianchi o dalle vendemmie tardive tipiche della tradizione di Marsala, ma da quello che c’è sotto il banchetto.

Un metodo classico di nero d’Avola fuori commercio, ormai rimaste pochissime bottiglie in cantina, che Nino ci confida non rifarà più. Almeno per ora. Sessanta mesi di permanenza sui lieviti. Colore rosato e tutta la gamma dei frutti piccoli rossi caldi del sud esplodono nel bicchiere. Persistenza lunghissima, freschezza e acidità.

Assaggiamo poi tutta la gamma di Frank Cornelissen cercando di soffermarci sui singoli cru in degustazione. Sette per la precisione. Ogni cru una vigna, una contrada, un’altezza dei vigneti, un suolo, un’esposizione. E’ come giocare al cubo di Rubik. Mille sfaccettature di un terroir che è il più stimolante di tutto lo stivale: l’Etna.

A colpirci sono Zottorinoto, cru Chiusa Spagnolo 2016, 700 metri versante nord, vigne di oltre 60 anni a piede franco. Lunga macerazione di 2 mesi e affinamento in vasche neutre di resina da 1500 a 2500 litri per diversi mesi.

Di colore rosso rubino. Al naso intensi profumi di frutta rossa e note di spezie dolci, poi salamoia. Al sorso è fine, elegante, corposo, equilibrato con un finale lungo e profondo.

Campo Re 2016, Nerello 100%, vigne di oltre 70 anni. Snche qui macerazione per due mesi. Colore rosso rubino. Molto più intensa la nota di frutta rossa, in particolare di ribes e di mora. A seguire note speziate molto gradevoli. Morbido, caldo ben equilibrato dalla freschezza e dalla trama tannica.

Sempre Sicilia, sempre Etna, sempre un mosaico affascinante quello di Etnella i vini di Davide Bentivegna, già segnalato da vinialsuper tra i migliori assaggi a VinNatur 2017.

Assaggiamo Anatema 2016, assemblaggio di Nerello Mascalese (85%) e Nerello Cappuccio (15%) da parcelle allevate ad alberello con oltre 30 anni di età situate in contrada Porcaria a Passopisciaro, a circa 700 metri di altitudine sul versante nord dell’Etna.

La particolarità in questo cru è che dopo la macerazione di circa una settimana e la fermentazione alcolica, si passa a un affinamento per circa 12 mesi in botti grandi di castagno. E’ meno varietale rispetto al Kaos ma la rotondità conferita dal legno scarico ne completa la complessità.

Incredibile l’intreccio di frutta rossa come ribes, amarena e della tipica macchia mediterranea siciliana, ginestra, cappero. Il retro olfattivo è un esplosione di mirtillo e amarena. Kaos 2016 è un intreccio di vendemmie, una in agosto, una in settembre, una in ottobre per cogliere il meglio di ogni fase di maturazione.

Una precoce, una matura e una surmatura. Anche qui un passaggio in castagno grande, poi torna in acciaio e infine affina in bottiglia. Fantastico perché il gioco è il perfetto bilanciamento tra la parte più acida della vendemmia prematura e il frutto della fase tardiva.

Un blend meraviglioso per una esplosione di frutta con trama fresca e acida sorretta da un tannino non invadente. Al naso sentori di frutta rossa matura, confettura di amarena e di ciliegie, prugna, poi esce il balsamico come liquirizia e sullo sfondo cannella.

Chiudiamo al nord, più esattamente nelle Langhe, in Piemonte. Con il Barbaresco 2014 di Cascina Roccalini. E chi parlava di un’annata debole, a Barbaresco, dovrà ricredersi. Il solito bellissimo frutto rosso, la solita eleganza, la solita acidità.

Quando c’è il tocco sapiente del produttore, il vino esce sempre bene. Sessanta giorni di macerazione a cappello sommerso, poi solo botte grande. Un grandissimo vino.

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news ed eventi

Vini di Montefalco: “La svolta green vale 60 milioni in Umbria”

MONTEFALCO – Vini più green, con una riduzione dell’uso dei fitofarmaci del 40%, prodotti a partire da una gestione più sostenibile dei vigneti.

Una rivoluzione lanciata nella filiera vitivinicola dal Consorzio Tutela Vini Montefalco che diventa modello di sostenibilità per l’intero comparto agricolo della Regione Umbria.

Secondo i calcoli dell’ente consortile, l’Umbria potrebbe così toccare quota 60 milioni di euro di farmaci non somministrati in agricoltura.

Nato nel 2015 come progetto pilota per la coltivazione dei vigneti del Montefalco Sagrantino Docg, Grape Assistance diventa oggi Smart Meteo ed estende il suo raggio d’azione.

Oltre ai vigneti umbri saranno interessati anche gli altri tipi di coltivazione, mantenendo immutato l’obiettivo: un assistente tecnologico “in campo”, a servizio di tutti i produttori, che permette di ottenere bollettini meteo e previsioni a lungo termine, informazioni sullo stato di salute reale delle piante utili a superare il sistema dei trattamenti a calendario.

“Un valido aiuto – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – che ha consentito di effettuare interventi mirati solo in caso di presenza di agenti patogeni, riducendo in maniera significativa l’utilizzo dei fitofarmaci. Oggi portiamo sui mercati, a partire da ProWeinprodotti più sostenibili e in linea con le esigenze dei consumatori”.

L’obiettivo, con Smart Meteo, è di raggiungere “una riduzione del 75% su tutto il territorio umbro, massimizzando i vantaggi del protocollo. “Una rivoluzione ecosostenibile ed economica sorprendente – evidenzia Pambuffetti – che siamo fieri di aver innescato”.

RISPARMIO GREEN: LE CIFRE
Il risparmio economico medio che il modello di Montefalco ha raggiunto, nei primi tre anni di applicazione in vigna, è di circa 175 euro l’ettaro. Con l’applicazione del protocollo all’interno di tutte le aziende del Sagrantino, 60 circa per poco più di mille ettari, si abbattono tonnellate di prodotti chimici, corrispondenti a circa 88 mila euro, con un risparmio complessivo stimato in circa 105 mila euro annui.

In Umbria i terreni coltivati coprono ben 340 mila ettari. Smart Meteo auspica, pertanto, a realizzare un’ambiziosa rivoluzione di innovazione agricola, che consentirà un maggior rispetto del territorio e una produzione più sostenibile e qualitativamente superiore.

“Le denominazioni di origine Montefalco – evidenzia il Consorzio di Tutela – si arricchiscono, dunque, di vini sempre più attenti all’ambiente, molti dei quali faranno il loro ingresso sul mercato estero in occasione del ProWein 2018”.

Un banco di prova importante: l’export pesa circa il 70% sul fatturato complessivo dei vini di Montefalco, contro una propensione all’export del 52% del comparto del vino italiano.

Nel 2017, le aziende umbre hanno esportato fuori dai confini nazionali quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente, soprattutto verso la Germania mercato di riferimento per rossi e bianchi fermi prodotti in maniera sostenibile.

Il 12% dei tedeschi, infatti, dichiara di aver consumato vino green, soprattutto italiano e l’84% si dichiara interessato a continuare acquistarlo in futuro (dato Survey Wine Monitor Nomisma 2017 per ICE-Agenzia).

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Vini al supermercato

Cannonau di Sardegna Doc 2016 Le Bombarde, Cantina Santa Maria La Palma

(3,5 / 5) In vendita nella maggior parte della grande distribuzione organizzata, il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma è un rosso di discreta qualità che a dispetto del tenore alcolico importante risulta agile e di buona beva.

Il Cannonau di Sardegna è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata la cui produzione è consentita su tutto il territorio isolano, ma concentrata soprattutto nelle zone centrali.

E’ ottenuto da uve Cannonau (sinonimo della Grenache/Garnacha tinta) per almeno il 99% e per il restante 1% da uve di produzione locale. L’invecchiamento obbligatorio minimo è di un anno, di cui almeno 6 mesi in botti di rovere o di castagno.

LA DEGUSTAZIONE
All’analisi sensoriale il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma  sfoggia un rubino di media intensità e franca trasparenza caratteristico del varietale. I profumi sono piuttosto tenui, ma raccontano di spezie e frutta nera: mora di rovo, gelso, cuoio e pepe  nero.

In bocca è caldo, ma poco corposo, abbastanza fresco, con un gradevole retrogusto in cui  affiorano olive nere, liquirizia e pepe. Piuttosto corto e non finissimo, è interessante per la trama aromatica. Un valido rosso da pasteggio.

Chi cercasse un abbinamento territoriale può accompagnarlo con la carne di agnello,  eccellenza della gastronomia sarda. Si sposa bene con carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Il Cannonau Le Bombarde 2016 Doc Cantina Santa Maria La Palma nasce in posizione costiera su terreni ricchi di nutrienti ed eterogenei, accarezzati dal vento soggetti a temperature miti. Fermenta in recipienti inerti, affina quindi brevemente in botti di rovere e si stabilizza in vasche di acciaio prima dell’imbottigliamento.

La Cantina Santa Maria La Palma nasce nel 1959 nei territori della Nurra su impulso di un  centinaio di conferitori che decidono di unirsi dopo la riforma agraria e le bonifiche poste in essere nell’immediato dopoguerra. Vanta un patrimonio vitato di oltre settecento ettari nelle zone più vocate della Sardegna dove esalta i vitigni storici della viticoltura isolana.

Prezzo: 5 euro
Acquistato presso: Despar

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igp Perricone 2015 Agricane, Cantine Europa

(4 / 5) Penny Market si conferma tra i supermercati che meglio esprimono il concetto di vino “qualità prezzo” al supermercato, in Italia.

Ottimo, in quest’ottica, il Perricone Agricane 2015, uno dei vini Igp Terre Siciliane del Gruppo Cantine Europa di Petrosino, in provincia di Trapani.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Perricone Agricane mostra il suo tipico rosso rubino intenso, con unghia tendente al porpora.

Al naso, altrettanta tipicità: quella delle spezie che contraddistinguono questo vitigno autoctono siciliano. Vale a dire il ginepro e il pepe nero, ben amalgamati con richiami di frutti a bacca rossa e nera, come la prugna.

Al palato, il Perricone di Cantine Europa conferma le note avvertite al naso. La beva è facile, per nulla appesantita dai 13 gradi di percentuale d’alcol in volume. Anzi: la gradazione contribuisce a rendere morbido l’ingresso, prima che si accendano nuovamente le spezie, in un finale sufficientemente persistente.

Cosa chiedere di più a un vino da meno di 4 euro? Ottima anche la versalità del Perricone Agricane negli abbinamenti. Perfetto a tutto pasto, trova nei ragù e nella carne il suo perfetto habitat. Un rosso da provare anche con portate di pesce come tonno o pesce spada.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Perricone vengono raccolte a mano nelle prime ore del mattino e in tarda serata, al picco della sua maturazione. Dopo la raccolta, vengono portate velocemente in cantina.

La combinazione fra il succo e le bucce viene refrigerato a 26,5 gradi e trasferito nelle vasche per la macerazione, della durata complessiva compresa tra i 12 ai 15 giorni. Il Perricone Agricane viene quindi affinato in acciaio inox, alla temperatura controllata di 18-20 gradi.

Cantine Europa è una società cooperativa agricola con base a Petrosino in provincia di Trapani. Controlla, tra le altre, Sibiliana Vini, progetto pensato per la valorizzazione e la commercializzazione dei prodotti in bottiglia del Gruppo, al di fuori del canale Gdo.

Prezzo: 3,29 euro
Acquistato presso: Penny Market

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Approfondimenti news

L’8 Marzo della vignaiola Marilena Barbera: “Le Donne del Vino meritano rispetto”

Otto Marzo, Festa della Donna. Un paio di tette con una bella etichetta di vino in secondo piano, da pubblicizzare ben bene, avrebbe fatto contenti in molti. Ma noi siamo differenti. E chi ci segue lo sa.

Oggi, 8 Marzo, Festa della Donna, vogliamo raccontarvi il ruolo della Donna nel mondo del vino moderno.

E quando pensiamo a “donna” e “vino”, ci viene in mente un nome su tutti: Marilena Barbera. Per i pochi che non la conoscessero, Marilena è una donna del vino che ha saputo imporsi, come poche, nel panorama della viticoltura italiana di qualità.

Lo ha fatto senza scendere mai a compromessi. Con nessuno. Per di più in una regione difficile come la Sicilia. Marilena Barbera è una di quelle che si fanno fotografare in vigna, in canottiera. Senza trucco. Con in mano una cesoia. Mica l’ombretto.

Non produce vini per i supermercati, ma fa vini da Gdo: che – almeno per oggi, consentitecelo – sta per Grande Donna Orgogliosa. Della sua Sicilia. Dei suoi vini e dei suoi vigneti. Della sua Terra, nelle sue mille sfumature. E – lo diciamo noi –  anche di sé stessa. Auguri a tutte le Donne del Vino come Marilena.


Non è semplice parlare del ruolo della donna nel mondo del vino di oggi. Almeno, non è semplice senza cadere nei clichés che accompagnano [quasi] ogni tentativo di analizzare le questioni di genere.

Chiedo venia per le generalizzazioni che sarò costretta a fare, ché sarebbero necessari volumi per affrontare un tema così delicato, e certamente sarebbero necessarie competenze in ambiti in cui non sono ferrata: sociologia, psicologia, macroeconomia ed altro ancora.

Vi offrirò, dunque, un punto di vista parziale ma sincero: quello di vignaiola, e di vignaiola del Sud.

Il mondo del vino è un settore economico e sociale in evoluzione continua, e probabilmente è anche uno di quelli che negli ultimi vent’anni ha vissuto cambiamenti epocali grazie all’ingresso di generazioni nuove che hanno profondamente trasformato il modo di produrre e di comunicare.

Guardiamo, ad esempio, all’impatto che i “nuovi” media (social, blog, le dinamiche della rete nel loro complesso) hanno avuto – e sicuramente continueranno ad avere – sulle abitudini di consumo del vino, al loro ruolo fondamentale nell’azzeramento della distanza fra i produttori, vignaioli o grandi aziende che siano, e le persone che il vino lo acquistano (mescitori, ristoratori e consumatori).

Una vera rivoluzione che si è consumata in pochissimi anni e che ha generato la necessità di profonde mutazioni nelle professioni che ruotano intorno al vino e nelle relazioni fra gli attori di questo mondo.

Le donne, di sicuro, questa trasformazione la stanno cavalcando: vedo intorno a me colleghe vignaiole che senza paura mostrano le mani segnate dal lavoro.

Vi sembra una trovata di marketing? Nemmeno per sogno: se pensate a come veniva dipinta la classica rassicurante “donna del vino” vent’anni fa, con il rossetto in ordine e la messimpiega fresca di parrucchiere, siamo ad anni luce di distanza.

Vedo enologhe che affermano con forza le proprie capacità direzionali in squadre di cantina composte da decine di uomini, vedo giornaliste che si infilano gli scarponi e vanno a raccontare il vino dove il vino si fa, in vigna.

Eppure, di fronte a questa radicale (e necessaria) trasformazione della professionalità femminile, che sempre più donne rivendicano con orgoglio e senza vezzi, il mondo del vino reagisce, spesso, come sempre ha fatto: con malcelata diffidenza, con sufficienza, con un atteggiamento (a volte insopportabile) di mera tolleranza.

I motivi sono tanti e – credo – siano per la maggior parte culturali. Perché questa rivoluzione di cui vi ho parlato poco fa è, in effetti, una rivoluzione incompleta. Non è solo il mondo del vino ad essere stato prevalentemente “maschile” fino a qualche anno fa, ma la gran parte del mondo del lavoro in Italia. E vorrei utilizzare, perché ritengo sia più appropriato, il termine “maschilista” o, ancor meglio, “sessista”.

Il mondo del lavoro in Italia è sessista, e il mondo del vino non fa eccezione.

Fatte salve alcune professioni che per tradizione sono state riservate alle donne da quando le donne sono entrate nel mondo del lavoro – pensiamo alla maestra dell’asilo o delle elementari, la commessa del negozio di articoli femminili, l’aiuto domestico, l’ostetrica, la baby sitter e poche altre – in nessuna professione le donne vengono trattate alla pari dei colleghi uomini: né per quanto riguarda le opportunità di accesso, né in relazione alla retribuzione, né per le reali possibilità di carriera. Questa condizione è comune alla maggior parte delle professioni e, dunque, esiste anche nel mondo del vino.

Nel mio caso specifico – perché un punto di vista parziale vi sto offrendo, e mi scuserete – le problematiche maggiori hanno riguardato il riconoscimento del mio potere decisionale nel settore della produzione.

Non sono entrata in questo mondo per scelta, ci sono entrata per necessità, alla morte di mio padre. La scelta è arrivata dopo, quando mi sono innamorata di questo lavoro.

Dunque, morto mio padre, ho ereditato una vigna, un mutuo, e una squadra di persone che faceva il vino. Riuscire a trasformare tutto questo in un’azienda che oggi riconosce, apprezza e trova [finalmente!] fondamentale il mio apporto è stato un percorso a ostacoli.

Per trasformare la vigna da convenzionale a biologica, e certificarla, ci sono voluti 10 anni; per utilizzare un sesto di impianto differente da quello che l’agronomo titolare aveva deliberato essere necessario ce ne sono voluti altrettanti; per smetterla con i lieviti selezionati in vinificazione ci sono voluti 4 anni, per abbandonare le chiarifiche 5, gli enzimi 7.

In tutti questi anni ho dovuto svolgere un lavoro di coinvolgimento, convincimento, blandimento (si dice? Beh, quello), dimostrazione dei risultati anno dopo anno. Non me ne pento affatto, ma nessuno mi toglie dalla testa che se fossi stata uomo ci avrei messo molto, ma molto di meno.

Non starò qui ad elencarvi tutte le alzate di sopracciglia durante le presentazioni commerciali, quando si tratta di firmare i contratti. Vi prego di credermi, in fiducia: nel mondo del vino per una donna è ancora molto difficile veder riconosciuti i propri meriti quale lavoratrice e professionista.

Vi faccio solo un ultimo esempio, per me illuminante: qualche tempo fa leggevo l’intervista di una enologa che lavora presso un’azienda toscana, che raccontava di come il titolare (uomo) fosse molto felice del fatto di averla assunta perché “l’ambiente si è ingentilito: in sala degustazione c’è sempre un fiore“. Ecco, questa è la forma mentis che le donne subiscono ancora oggi, e non è accettabile, non più.

Ci sono, per fortuna, fulgidi esempi del contrario, e ciascuna di noi – vignaiola, enologa, giornalista, sommelier, ricercatrice eccetera – ne può raccontare, ci mancherebbe. C’è la solidarietà di tanti colleghi uomini, l’apprezzamento dei clienti, la considerazione di molti, moltissimi professionisti che lavorano nel mondo del vino a diverso titolo.

Ma io sogno un mondo in cui le persone vengano apprezzate per il lavoro che svolgono, per i risultati che conseguono, per l’intelligenza, la flessibilità, la creatività, la visione, l’umanità, la generosità, al di là del genere che la natura, casualmente, ha loro assegnato.

Sogno un mondo che non abbia bisogno delle quote rosa. Oggi, festa della donna, brinderò a questo.

Marilena Barbera – vignaiola in Menfi (AG)

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Approfondimenti news

Consorzio Vini di Romagna: al via il tour europeo di promozione

Dopo le positive esperienze degli anni passati, anche in questo 2018 il Consorzio Vini di Romagna e diverse cantine associate saranno impegnati in un tour europeo di promozione dei vini. “Rispetto agli scorsi anni sono aumentate le tappe del nostro viaggio, a testimonianza che la formula della promozione direttamente nei Paesi interessati/interessanti per l’export dei nostri vini funziona ed è apprezzata dai nostri soci”, sottolinea Giordano Zinzani, Presidente del Consorzio.

LE TAPPE DEL TOUR
Si parte dalla Germania, Francoforte, il 13 marzo, poi tappe successive in Olanda, ad Amsterdam il 15, in Belgio, ad Anversa il 16, per poi tornare in Germania a Düsseldorf per partecipare al ProWein in programma dal 18 al 20 marzo.

A Francoforte, Amsterdam e Anversa – dove parteciperanno rispettivamente 9, 13 e 11 aziende – i produttori avranno la possibilità d’incontrare importatori, distributori, esponenti del mondo Ho.Re.Ca, giornalisti chiamati a partecipare a seminari di presentazione della Romagna e dei suoi vini tipici DOP e IGP, per poi degustare i vini e dialogare direttamente con le aziende.

A Francoforte, inoltre, il noto sommelier Helmut Knall terrà una degustazione guidata per gli invitati.

A Düsseldorf, come anticipato, il Consorzio Vini di Romagna parteciperà al ProWein, una delle fiere enologiche più importanti a livello mondiale, assieme a 16 aziende romagnole.

LE AZIENDE PARTECIPANTI
Non tutte le aziende impegnate in questo tour europeo parteciperanno a tutte e quattro le tappe. Nel complesso sono comunque 23 le aziende che rappresenteranno la Romagna enologica fra Francoforte, Amsterdam, Anversa e Düsseldorf: San Valentino di Rimini e Tenuta Sant’Aquilina di Coriano (RN); Tenuta Casali, Cantina Braschi di Enoica e Tenuta Santa Lucia di Mercato Saraceno (FC); Cantina Sociale Cesena e Tenuta Colombarda di Cesena (FC); Tenuta La Viola e Celli di Bertinoro (FC); Cantina Forlì-Predappio e Condè di Predappio (FC); Piccolo Brunelli di Galeata (FC); Poderi dal Nespoli di Civitella di Romagna (FC); Fiorentini vini di Castrocaro Terme (FC); Drei Donà di Forlì (FC); Torre San Martino di Modigliana (FC); Poderi Morini, Fattoria Zerbina, La Sabbiona e Trerè di Faenza (RA); Randi di Fusignano (RA); Tenuta Uccellina di Russi (RA); Poderi delle Rocche di Dozza (BO).

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Vini al supermercato

Supermercati: i vini in promozione a volantino fino a metà marzo

Eccoci nuovamente passare in rassegna i volantini delle maggiori insegne Gdo del mese di marzo. Tra ipermercati e supermercati, nonostante la ripetitività dei marchi in offerta, non manca qualche ghiotta occasione.

Per voi, al solito le nostre valutazioni in cestelli della spesa, che interessano anche Famila, Crai e Iperal. Interessante iniziativa di Carrefour Market con il volantino in scadenza il 18 marzo, “Vini e Delizie”.

Una vera e propria festa del vino con ben undici pagine dedicate alle maggiori regioni vinicole italiane, tanti  sconti e promozioni  carta payback: vi segnaliamo i migliori.

Dall’1 al 15 marzo

Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi (riservato soci coop) : 4,75 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Doc Millesimato Casa Sant’Orsola : 3,69 euro (3 / 5)
Bonarda secco o amabile Colli Piacentini Doc Viti & Vini: 2,19 euro (2,5 / 5)
Orvieto Doc Altarupe Nistri (riservato soci coop): 2,19 euro (2,5 / 5)
Bella Tavola Caraffa rosso o bianco Civ&Viv (riservato soci coop): 2,15 euro (2,5 / 5)

Dall’1 all’11 marzo (Sud)

Sicilia Doc Nero D’Avola Settesoli: 2,99 euro (4 / 5)
Sangiovese di Romagna Doc Terre Cevico: 2,10 euro (3 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Cavit: 3,35 euro (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Amabile Tre Medaglia Cavicchioli: 2,47 euro (3,5 / 5)


Fino all’8 marzo

Montepulciano / Cerasuolo, Pecorino /Passerina Terre di Chieti Igt:  2,39 euro (3 / 5)
Gutturnio Colli Piacentini Doc Vicobarone:  2,59 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Sorelli:  2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Doc Spago o Prosecco Doc Pisani: 3,59 euro (3 / 5)
Morellino di Scansano Docg Mantellassi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Sangiovese / Trebbiano del Rubicone Igt, Poggio dei Vigneti: 1,59 euro (3 / 5)
Muller Thurgau, Santa Margherita: 4,99 euro (3,5 / 5)
Marino Doc Gotto D’Oro amabile, secco o rosato: 2,99 euro (2 / 5)

“Vini e Delizie”, fino al 18 marzo (segnalazioni)
Chianti Riserva Docg, Piccini: 3,99 euro (4 / 5)
Gutturnio Doc Calera, Vicobarone: 3,29 euro (4 / 5)
Bonarda / Sangue di Giuda / Buttafuoco Oltrepò pavese Doc, Quaquarini: 3,49 euro (5 / 5)
Inferno Docg Valtellina Superiore, Sertori Salis: 8,99 euro (5 / 5)
San Colombano Doc, Panizzari: 2,99 euro (4 / 5)
Pigato Doc, Cantina Lunae Bosoni: 6,99 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg, Tenuta Friggiali: 15,99 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso, Illuminati: 4,85 euro (5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Doc, Bigi: 3,69 euro (4 / 5)
Cirò Classico Rosso / Bianco Doc, Caparra & Siciliani: 3,69 euro (4,5 / 5)
Aglianico / Falanghina del Sannio Doc, La Guardiense: 3,49 euro (4 / 5)
Aglianico del Vulture Dop, Vignali: 4,19 euro (4 / 5)
Colomba Platino Igt, Duca di Salaparuta: 5,85 euro (4,5 / 5)
Prosecco di Conegliano Docg, Carpené Malvolti: 5,99 euro (5 / 5)
Spumante Metodo Classico Trento Doc, Cesarini Sforza: 7,69 euro (4,5 / 5)


Dall’1 al 10 marzo 

Sicilia Igt Nero D’Avola Rapitalà: 3,29 euro (4 / 5)
Chardonnay o Pinot Grigio Doc Mezzacorona (carta payback 30% ): 4,25 euro (3,5 / 5)
Rigogolo Igt Domini di Castellare (carta payback 20%): 5,59 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Cannonau o Monica di Sardegna Doc Le Bombarde: 3,79 euro (4 / 5)
Pecorino Igt, Cerasuolo o Montepulciano d’Abruzzo Doc Agriverde: 3,89 euro (3,5 / 5)
Asti secco Docg o Prosecco Doc Millesimato Sant’Orsola: 4,90 euro (2,5 / 5)
Muller Thurgau Igt o Bonardo Oltrepò Pavese Doc La Cacciatora: 2,34 euro (3 / 5)


Fino all’11 marzo
Pinot nero vinificato in bianco Doc o Pinot Nero Igt Vini Tralci: 2,75 euro (3 / 5)
Terre Siciliane Igt Syrah e Nerello Nuttata o Catarratto Matinata: 1,80 euro (2,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc o Moscato d’Asti Docg Cantina Parroco: 6,90 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg Cantina Parroco: 16,90 euro (4,5 / 5)
Ca’ Maiol Lugana Dop: 6,70 euro (4 / 5)
Vini del Sannio Dop Aglianico, Greco e Falanghina Guardiolo: 3,85 euro (3,5 / 5)
Vini d’Abruzzo Doc Citra Montepulciano o Cerasuolo: 2,39 euro (3 / 5)
Orvieto Doc Laurum: 3,49 euro (3 / 5)
Barbera del Monferrato Docg Michio Vaglio: 6,49 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Gallura Superiore Docg Cantina Pedres: 9,90 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Oltrepo’ Pavese Doc Pinot Nero Gioielli del Canneto: 2,98 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Doc Duchessa Lia: 3,90 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Terredavino: 5,49 euro (3 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Bonarda Antica Vinicola Broni: 2,45 euro (3,5 / 5)
Gutturnio/Ortrugo Doc Valtidone: 2,59 euro (3,5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Barbera o Riesling Le Cascine: 2,19 euro (1,5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Spago Chiarli: 2,79 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg Panera Alta: 5,95 euro (4 / 5)


Fino all’11 marzo

Cannonau Doc Antichi Poderi: 3,49 euro  (3,5 / 5)
Cabernet Bio Anno Domini: 3,39 euro  (3,5 / 5)
Ruché di Castagnole Monferrato Doc Bersano: 4,29 euro  (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Carpené  Malvolti: 6,59 euro  (5 / 5)

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news ed eventi

Oltrepò Pavese: parola d’ordine “qualità” con la revisione dei disciplinari

BRONI – Abbassamento delle rese, restringimento della zona Igt, vinificazione e imbottigliamento in loco per Sangue di Giuda e Pinot Nero. E parola fine all’era del vino Doc in damigiana. L’Oltrepò pavese guarda così al futuro, riformando i disciplinari.

Mosse storiche, che forse ridaranno slancio a un territorio che merita molto più di quello che è riuscito a raccogliere. Le riforme dei disciplinari sono state presentate giovedì dal Consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, in occasione dell’assemblea dei soci all’Enoteca Regionale di Broni.

“Ringrazio chi ha lavorato con noi per arrivare a questi risultati – commenta il presidente Michele Rossetti – che sono solo il primo passo. Un passo che però è storico e lascerà il segno soprattutto perché sul territorio, davvero, qualcosa è successo”.

“Questo Consiglio, insieme ai nuovi disciplinari e a una tracciabilità vera per ridare smalto alla Doc – aggiunge Rossetti – lascerà in eredità un nuovo modo di fare Consorzio. E’ un messaggio anche a chi ha scelto di star fuori, di non partecipare e di lasciar fare agli altri”.

Parole scaturite dal confronto positivo tra grandi e piccoli produttori oltrepadani. “Ho visto una Terre d’Oltrepò profondamente cambiata – evidenzia Rossetti – che si è messa in gioco per gli altri. Una Torrevilla disposta a fare sacrifici. Tanti titolari d’imprese di qualità pronti a scommettere sul futuro. Si può ricominciare”.

LE NOVITA’
“Uno spirito collaborativo – precisa Emanele Bottiroli, direttore del Consorzio di Tutela Vini Oltrepò – che ha portato a migliorare i vecchi disciplinari, abbassare le rese all’insegna della qualità, cancellare tipologie e versioni non identitarie da una Doc fino ad oggi barocca, restringere la zona di produzione Igt eliminando comuni di pianura, limitare in zona la vinificazione e l’imbottigliamento di Sangue di Giuda e Pinot nero”.

Ma non solo. “Le modifiche dicono addio all’era del vino Doc in damigiana – continua Bottiroli – contribuendo a ridare slancio al disciplinare del Casteggio e a ottimizzare tutti gli altri disciplinari di produzione, compreso quello del Bonarda, il vino territoriale più venduto e amato, che sarà solo il lato frizzante o ‘vivace’ dell’Oltrepò Pavese”.

“Ognuno ha fatto uno sforzo – chiosa Bottiroli – in particolare le cantine cooperative Terre d’Oltrepò, socio di maggioranza mai così vicino nella storia al comune sentire territoriale pur a costo di sacrifici, e Torrevilla. Non si sono tirati indietro nemmeno gli altri produttori presenti in assemblea, che hanno capito in che direzione andava una riforma che voleva dare segnali concreti di cambiamento”.

Ai vini Doc sarà inoltre apposto il contrassegno di Stato. La cosiddetta “fascetta”, “utile – sottolinea ancora Bottiroli – a garantirne autenticità e valore, facilitando gli organismi di controllo e dando ai consumatori consapevolezze nuove sul valore aggiunto che i grandi vini meritano”.

IL FUTURO
Il futuro dell’Oltrepò, come di altre Denominazioni, passa tuttavia anche dall’estero. Anche su questo fronte le premesse sembrano buone. “Il nostro Piano per l’internazionalizzazione 2018 – annuncia il direttore Bottiroli – è stato valutato al primo posto in graduatoria regionale davanti, per punteggio, a realtà importanti come Franciacorta e Ca’ del Bosco. Si tratta di un progetto di rete, di cui siamo capofila, mirato in particolare a Stati Uniti, Giappone, Cina e Svizzera”.

Sul fronte fieristico è già iniziato il conto alla rovescia anche in chiave europea: “Ci prepariamo – annuncia Bottiroli – al Prowein di Dusseldorf, la fiera del vino più importante in area Ue riservata agli operatori professionali”.

Occhi puntati anche su Verona: “Ci prepariamo a un Vinitaly 2018 all’insegna di molte novità e di una comunicazione nuova – preannuncia Bottiroli -. Saremo al salone del vino più importante d’Italia con il libro bianco sull’Oltrepò del vino, uno studio dettagliato e scientifico condotto dall’Osservatorio di Wine Marketing che un anno fa abbiamo costituito con l’Università di Pavia”.

Il Consorzio di Tutela presenterà così “uno strumento, frutto di analisi dati, uscite sul campo e interviste, che ci consentirà di progettare con metodo, avendo una rappresentazione plastica del complesso universo della vite e del vino in Oltrepò”. Dalla diagnosi nascerà “una terapia, ovvero una strategia a breve, medio e lungo termine”.

Per Bottiroli, il limite da superare resta sempre lo stesso: quello delle divisioni. “Il Consorzio è la casa di tutti. Solo con l’unione e il superamento delle barricate i risultati saranno tangibili. Auspico che il 2018 sia l’anno della svolta, anche sul tema dell’enoturismo e del marchio Oltrepò Pavese che puntiamo a creare con la Strada del Vino”.

“Voler bene al territorio – conclude Bottiroli – significa remare, insieme, nella stessa direzione, considerare i successi di uno un vantaggio per tutti. Bisogna dare numeri al top di gamma per poterlo promuovere facendolo reperire più facilmente sul mercato ai consumatori in Italia e nel mondo. Sei quel che si trova e quel che si vede di tuo, non quel che dici di te”.

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Vini al supermercato

Vini in promozione al supermercato fino a fine febbraio: i voti

Nuova puntata della nostra rubrica sui vini in promozione al supermercato. Dopo una scorpacciata di sconti (validi ancora per pochi giorni) negli store Esselunga, è Bennet, assieme a IperCoop, a salire sui gradini più alti del podio.

Il volantino valido fino al 28 febbraio merita di essere spulciato da chi è a caccia di vini dal buon rapporto qualità prezzo, tra le corsie della Grande distribuzione organizzata. Ma ecco come si presentano le insegne: da Auchan a Carrefour, passando per Coop, Iper la grande I e Tigros.

 Fino al 21 febbraio

Sangiovese Romagna Doc, Galassi: 1,99 euro  (4 / 5)
Rosso / Bianco Toscana Igt Remole, Frescobaldi: 3,49 euro  (4 / 5)
Negroamaro / Primitivo Manduria / Salice Salentino, Marcianti Vini: 3,49 euro  (3,5 / 5)


Fino al 28 febbraio

Valpolicella Ripasso Le Roselle, Cantina Negrar: 4,90 euro  (4 / 5)
Damarino Bianco Sicilia Doc, Donnafugata: 6,50 euro (4 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc, Fazi Battaglia: 3,80 euro  (5 / 5)
Passerina Igt Terre di Chieti Ca’ de Giusti: 2,98 euro (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!!, Antica Cantina Leonardi: 2,90 euro  (3 / 5)
Pignoletto Doc Frizzante Rose dei Bacco, Chiarli: 2,90 euro  (3 / 5)
Lugana Docg Villa Borghetti, Pasqua: 4,90 euro (4,5 / 5)
Roero Arneis Docg Cresia, Terre da Vino: 3,90 euro  (3,5 / 5)
Chardonnay Doc Lison Pramaggiore, Tenuta Sant’Anna: 4,70 euro  (4 / 5)
Cuvée Extra Dry, Rocca del Doge: 2,60 euro  (2,5 / 5)
Soave Doc, Bolla: 2,90 euro  (3 / 5)
Muller Thurgau Alto Adige Doc, Cantina di Cortaccia: 5,90 euro (4 / 5)
Pinot Bianco Alto Adige Doc, Cantina di Cortaccia: 5,90 euro  (4 / 5)
Barbera d’Alba Doc, Terre del Barolo: 3,20 euro  (3,5 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc, Cantina storica Il Montù: 2,90 euro  (3,5 / 5)
Passimento, Cantine Pasqua: 4,80 euro  (4 / 5)
Valpolicella Classico Doc, Bolla: 3,98 euro  (3,5 / 5)
Sangiovese di Romagna Superiore, Cevico: 2,80 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, Poggio ai Massi: 3,50 euro  (3,5 / 5)
Aglianico del Vulture Baliaggio, Cantina di Venosa: 3,40 euro (4 / 5)
Negroamaro Salento Igp Notte Rossa, San Marzano: 3,90 euro  (4 / 5)
Primitivo Rosato, Consorzio Produttori di Manduria: 3,80 euro  (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc, Settesoli: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Syrah Igt, Conte di Matarocco: 2,20 euro  (3,5 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc Le Bombarde: 3,79 euro  (3,5 / 5)


Fino al 27 febbraio

Chianti Docg / Vernaccia Docg / Governo all’Uso Toscano Igt, Piccini: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Doc, Bigi: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Gewurztraminer Doc, Nals: 6,90 euro  (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta, Santa Maria della Palma: 3,29 euro  (3,5 / 5)
Sangiovese / Trebbiano Rubicone Igt, La Cacciatora: 1,29 euro  (2 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Maximilian I, Cantina di Soave: 3,15 euro (2,5 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi, Le Muse: 3,99 euro  (4 / 5)
Bonarda Oltrepò Pavese Doc, Giorgi: 4,59 euro  (4,5 / 5)
Barbera / Bonarda / Riesling / Pinot Nero OP Doc, Cantina di Canneto: 1,99 euro  (3,5 / 5)
Vipra Rossa Umbria Igt, Bigi: 3,49 euro  (4 / 5)


Fino al 21 febbraio

Dolcetto d’Acqui / Barbera Monferrato Doc, Capetta: 3,45 euro  (3,5 / 5)
Muller Thurgau Trentino Doc, Mezzacorona: 4,59 euro  (3,5 / 5)
Chianti Docg Natio Bio, Cecchi: 4,75 euro  (4 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc frizzante Bio, Guarini: 3,29 euro  (3,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Bio Placido Rizzotto, Centopassi: 4,79 euro  (3,5 / 5)


 

Fino al 4 marzo

Sangiovese / Cabernet, Santa Cristina: 4,89 euro  (3,5 / 5)
Prosecco, Martini: 4,29 euro  (5 / 5)


Fino al 28 febbraio

Pinot Grigio / Marzemino Mastri Vernacoli, Cavit: 3,85 euro  (3,5 / 5)
Barolo Docg Le Terre, Terre del Barolo: 12,29 euro  (3,5 / 5)
Barbera d’Alba Doc, Terre da Vino: 3,89 euro  (3,5 / 5)
Dolcetto d’Ovada Doc, Terre da Vino: 3,69 euro  (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Basarin, Giacosa Leone: 10,99 euro  (4 / 5)
Freisa d’Asti Doc frizzante secco, Terre da Vino: 3,39  (3,5 / 5)
Gavi Docg, Duchessa Lia: 4,99 euro  (3,5 / 5)
Langhe Doc Divinum Naturalis, Teo Costa: 7,19 euro  (5 / 5)
Erbaluce di Caluso Docg, Terre da Vino: 4,29 euro  (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg, Terre da Vino: 4,75 euro  (3,5 / 5)
Chiaretto / Cortese Doc, Capetta: 3,19 euro  (3 / 5)
Dolcetto Diano d’Alba Doc Le Terre: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Gattinara Docg, Nervi: 14,90 euro  (4 / 5)
Piemonte rosato, Clavesana: 3,59 euro  (3 / 5)
Dogliani Docg, Clavesana: 3,75 euro  (3,5 / 5)
Grignolino d’Asti Doc, Duchessa Lia: 4,99 euro  (3 / 5)
Moscato d’Asti Docg, Barbanera: 4,69 euro  (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Superiore / Dolcetto d’Alba, Sant’Orsola: 4,69 euro  (3,5 / 5)
Ruchè di Castagnole Monferrato, Enrico Morando: 5,59 euro (5 / 5)
Barolo Chinato, Terre da Vino: 11,89 euro  (3,5 / 5)
Spumante Asti Secco Docg, Duchessa Lia: 5,49 euro  (3,5 / 5)



Fino al 1 marzo

Prosecco frizzante / Extra Dry, Pisani: 3,85 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc, Chiarli: 2,49 euro  (3 / 5)
Bonarda / Cabernet / Pinot Nero Rosé, Le Cascine: 2,99 euro  (1 / 5)
Vini Doc, Cantine Volpi: 2,99 euro  (2,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc, Salvaterra: 5,49  (4 / 5)


Fino al 20 febbraio

Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Mionetto: 6,90 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc Piemonte Barbera / Bonarda Oltrepò pavese, Toso: 2 pezzi 4,99 euro  (2,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc, La Cacciatora: 2 pezzi 3,30 euro  (1,5 / 5)
Bianco Colli Albani Doc, Fontana di Papa: 1,59 euro  (3,5 / 5)
Vini Igt frizzante, Maschio: 2,29 euro  (3 / 5)
Vini Doc, Settesoli: 2,99 euro  (3,5 / 5)
Pinot Nero / PN vinificato in bianco, Cantina Storica Il Montù: 3,19 euro  (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg, La Mora: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Verdicchio Jesi Doc Il Picchio: 3,99 euro  (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg, Cecchi: 4,99 euro (4 / 5)
Barbaresco Docg, Cantina del Parroco: 13,90  (4 / 5)
Vini Doc Mastri Vernacoli, Cavit: 25%  (3,5 / 5)

Fino al 6 marzo

Vini Il Feudo Bonarda Oltrepò Doc / Pavia Igt Barbera: 1,49 euro  (2 / 5)
Vini di Puglia Igt I Rustici Trebbiano / Sangiovese: 1,30 euro  (2,5 / 5)
Vini Il Gaggio: 1,79 euro (2 / 5)
Lambrusco Emilia, Cavicchioli: 1,99 euro  (3 / 5)
Vini frizzanti Doc Ortrugo / Gutturnio, Castelli del Duca: 2,49 euro  (3 / 5)
Barbera d’Asti Docg, Francesco Capetta: 2,79 euro  (3 / 5)
Rosso Basilicata Igt Baliaggio, Cantine di Venosa: 2,79 euro  (4 / 5)
Nero d’Avola Igt, Baroni Trinacria: 2,79 euro  (3 / 5)
Buon Governo all’Uso Toscano, Piccini: 2,90  (4 / 5)
Vini Salento Igt Falanghina / Neogroamaro / Primitivo, Settearchi: 3,19 euro  (3,5 / 5)
Chianti Docg, Melini: 3,37 euro  (3,5 / 5)
Vini Doc Traminer / Reforsco Ca’ Vescovo, Zonin: 3,99 euro  (3,5 / 5)

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Sorgentedelvino Live 2018: i migliori assaggi

PIACENZA – Che non si tratti di una degustazione di Château d’Yquem al Marina Bay Sands di Singapore, lo si intuisce dal colpo d’occhio iniziale.

E’ un pannello di plexiglass marrone, con la scritta a pennarello “Ingresso Sorgentedelvino Live”, ad accogliere una cinquantina di persone. Un freddo lunedì 12 febbraio segna le ultime 6 ore di fiera, a Piacenza Expo.

Il pannello, poggiato a terra, davanti alla cancellata che si spalanca a mezzogiorno in punto, la dice tutta sulla tre giorni che ha visto protagonisti 150 vignaioli (circa 800 vini) provenienti da ogni angolo d’Italia, oltre che da Austria, Croazia e Francia. Conta più la sostanza della forma.

E di “sostanza” ne troviamo tanta nei calici dei produttori, accomunati dal credo in un’agricoltura “biologica, biodinamica e sostenibile”. “Vino che si affida alla natura, per arrivare dall’uva alla bottiglia”, come piace definirlo agli organizzatori Paolo Rusconi, Barbara Pulliero e Francesco Amodeo, con l’astuzia linguistica di chi ha visto crescere Sorgentedelvino Live sin dalla prima edizione del 2008, 10 anni fa.

Quattromilacinquecento gli ingressi quest’anno, rende noto l’ufficio stampa. Cinquecento in più, nel 2018, rispetto all’edizione precedente. Una manifestazione che cresce. Come cresce l’interesse, in Italia, per i vini cosiddetti “non convenzionali”.

I MIGLIORI ASSAGGI
Ecco, dunque, i nostri migliori assaggi. Parte del leone la fa la Calabria, regione posta appositamente sugli scudi dagli organizzatori di Sorgentedelvino Live 2018. Buona rappresentanza anche per l’Oltrepò Pavese, che si conferma culla lombarda di una viticoltura alternativa, tra i colli del miglior Pinot Nero spumantizzato d’Italia.

Segnaliamo l’attento lavoro di recupero di due autoctoni in Toscana, da parte di una produttrice che, di “autoctono”, ha ben poco (ed è anche questo il bello). Poi qualche realtà emergente che saprà certamente imporsi dalle parte di Soave, in Veneto, ma non solo.

E una conferma assoluta in Liguria, con uno dei produttori più interessanti dell’intero panorama nazionale dei vini naturali. Infine, uno straordinario assaggio in Sardegna. Quello dal quale vogliamo partire per raccontare i migliori calici di Sorgentedelvino Live 2018.

1) Barbagia Igt 2016 Perda Pintà, Cantina Giuseppe Sedilesu. Giallo luminoso come una spada laser il Perda Pintà di Giuseppe Sedilesu, ottenuto dal vitigno autoctono di Mamoiada, paesino 2.500 anime in provincia di Nuoro: la Granazza, allevata ad alberello.

Un vitigno che non risulta ancora classificato ufficialmente. I Sedilesu lo hanno riscoperto e valorizzato, unendo il frutto di alcune viti presenti tra i filari di Cannonau. Al naso un’esplosione di macchia mediterranea, unita a sentori aromatici e avvolgenti che, poi, caratterizzeranno il palato.

L’avvolgenza è quella dei 16 gradi di percentuale d’alcol in volume, che rendono Perda Pintà perfetto accompagnamento per formaggi stagionati e piatti (etnici) speziati, come per esempio un buon pollo al curry o i dei semplici granchietti al pepe.

2) Azienda Agricola I Nadre. Degustare i vini della vitivinicola I Nadre, significa compiere un tuffo nel calcare, sino a respirarlo. Siamo in provincia di Brescia, più esattamente in località Muline, a Cerveno, Val Camonica. Il terroir calcareo e sassoso dei 2 ettari vitati conferisce un fil rouge di grande salinità a tutti gli assaggi di questa cantina.

Ottimo il Riesling che degustiamo in apertura, seguito dall’ancora più sorprendente Metodo Classico Vsq millesimato 2012 “A Chiara”: Chardonnay in purezza, dosaggio zero (tiraggio giugno 2013, sboccatura 19 settembre 2016).

A giugno 2018 sarà messo in commercio il millesimato 2015 e conviene prenotarsene almeno un cartone. Interessante anche la Barbera Igt Vallecamonica Le Muline 2015 “Vigneti della Concarena”, anche se appena imbottigliata.

3) Igt Toscana spumante rosato 2016 “Follia a Deux”, Podere Anima mundi. Altro assaggio memorabile e forse irripetibile. Già, perché Marta Sierota – l’elegante padrona di casa franco polacca di Podere Anima mundi – lo commercializza solo in cantina, per pochi intimi.

Il resto finisce in alcuni wine bar ben attrezzati di Roma, Bologna e della stessa Casciana Terme Lari, paese che ospita la cantina, in frazione Usigliano (Pisa). Centocinquanta bottiglie in totale per questo sparkling, su un totale di 10-15 mila circa complessive per Podere Anima Mundi.

Si tratta di uno spumante metodo ancestrale (non filtrato e non sboccato) base Foglia Tonda, autoctono a bacca rossa che qualche lungimirante produttore sta tentando di valorizzare, nella Toscana dei tagli bordolesi alla vaniglia. Un vino da provare a tavola, per il bel gioco che sa creare al palato tra frutto e salinità.

Di Podere Anima Mundi, interessante anche il Foglia Tonda 2015 “Mor di Roccia”, lunghissimo in bocca. Non delude neppure l’altro autoctono, il Pugnitello: “Venti” 2015 è ancora giovane ma di ottime prospettive, mentre la vendemmia 2014 sfodera una freschezza e una mineralità da applausi, unite a un tannino presente, ma tendente al setoso.

4) Calabria Igt Magliocco 2013 Toccomagliocco, L’Acino. Tutto da segnalare dalle parti di Dino Briglio Nigro. Siamo sulla Piana di Sibari, tra lo Jonio e il Tirreno, tra il Pollino e la Sila. Meglio non perdersi neppure un’etichetta di questo fiero produttore calabrese.

Da Giramondo (Malvasia di Candia) ad Asor (“rosa”-to di Magliocco e Guarnaccia nera) passando per Cora Rosso e Toccomagliocco, il Magliocco in purezza che costituisce la punta di diamante di questa cantina.

Grande pienezza sia al naso sia al palato, per un vino che riesce a esprimere – oltre a classiche note di frutta rossa e rosa – anche curiosi sentori di arancia a polpa rossa matura. Non mancano richiami speziati e minerali e un tannino che lo rende perfetto accompagnamento per piatti a base di carne.

5) Cirò Riserva 2012 “Più vite”, Vini Cirò Sergio Arcuri. Altro giro, altra giostra. Sempre in Calabria. Salire su quella di Sergio Arcuri è come catapultarsi a Cirò. Tra le vigne ad alberello di quel grande vitigno del Meridione d’Italia che è il Gaglioppo, sino ad oggi fin troppo offuscato dalla lucentezza dell’Aglianico.

Se “Aris 2015” è il campione di domani, il Cirò Riserva 2012 “Più vite” è il fuoriclasse di oggi. Ottenuto dal cru Piciara, costituisce la materializzazione in forma liquida della terra argillosa, quasi appiccicosa, della vigna più vecchia di casa Arcuri.

Un vino che ha tutto e il contrario di tutto: frutto, sapidità, tannino (quest’ultimo quasi scontato, presente ma dosato). Un rosso pronto, eppure di grande prospettiva. In definitiva, uno di quei vini da avere sempre in cantina.

Un po’ come il rosato da Gaglioppo “Il Marinetto”: splendido, per la sua grande consistenza acido-tattile al palato. E, non ultimo, per il suo colore vero, carico del sole di Calabria più che della nebbia di Provenza ormai tanto in voga tra i rosè.

6) Bonarda Oltrepò pavese Doc 2012 Giâfèr, Barbara Avellino. Forse il vino dal miglior rapporto qualità prezzo degustato a Sorgentedelvino Live 2018 (8,50 euro in cantina). Ma non immaginatevi il classico “Bonardino” dal residuo zuccherino piacione.

Giâfèr sta tutto nel nome: giovane, fresco, vivace. Un Bonarda dell’Oltrepò pavese che sfodera un naso e un palato corrispondenti, sulla trama che accompagna i tipici frutti rossi e i fiori di viola: un’esplosione di erbe di campo e liquirizia dolce in cui si esalta il blend di Croatina (85%), Barbera e Uva Rara.

Ma brava e coraggiosa Barbara Avellino non si ferma qui. Ha ancora in cantina qualche bottiglia di Metodo Classico 2005 “I Lupi della Luna”, base Pinot Noir con un 10% di Chardonnay. Uno spumante non sboccato (tiraggio 2008) interessantissimo, la cui commercializzazione è stata avviata solo dal 2014. Più di 110 i mesi sui lieviti.

Naso di erbe (ebbene sì, ancora loro) e palato appagante per corpo e complessità, giocata su tinte balsamiche e elegantemente mielose. Buona anche la persistenza. Le uve utilizzate per questo sparkling provengono dai terreni di Roberto Alessi de “Il Poggio” di Volpara (PV).

7) Pinot Nero Provincia di Pavia Igt “Astropinot” 2013, Ca’ del Conte. Uno di quei Pinot d’Oltrepò che fanno rima con chapeau. Paolo Macconi, titolare con la moglie Martina dell’azienda a condizione famigliare Ca’ del Conte di Rivanazzano Terme (PV) è uno che i vini li sa fare e anche vendere.

Non a caso va forte in Giappone, dove si vanta di vendere “vini che arrivano in perfetto stato, nonostante l’assenza di solforosa aggiunta e 40 giorni di nave”. E “Astropinot” 2013 è tutto tranne che un autogol.

Bellissima l’espressione del frutto “Noir” che riempie di gusto il palato, mentre l’anima animale del Pinot si fa largo con le unghie, espresse (anche) dal tannino vivo ma ben amalgamato. Un cru ottenuto dal vigneto “Il Bosco”, capace di rende merito al meglio della produzione vitivinicola dell’Oltrepò pavese.

Di Ca’ del Conte (azienda che fa delle lunghe macerazioni un credo, con un media di 90 giorni per le annate precedenti alla 2016) ottimi anche i bianchi. Segnaliamo il Riesling renano con un riuscitissimo tocco di Incrocio Manzoni, ma sopratutto lo Chardonnay 2013 Fenice: strepitoso. E aspettiamo il prossimo anno, quando sarà messa in commercio la prima vendemmia (2017) di Timorasso.

8) Insolente Vini. Lo dicevamo all’inizio: “sostanza” più che “forma” a Sorgentedelvino Live. Ecco una giovane cantina che riesce a coniugare entrambi gli aspetti: la sostanza dei vini di Insolente è pari alla loro forma.

Ovvero all’estetica, accattivante e moderna, delle etichette elaborate da Luca Elettri, pubblicitario prestato all’azienda di cui sono titolari i tre figli Francesca, Andrea e Martina. Il risultato sono 6 vini (3 bianchi, due rossi e uno spumante) elaborati in uno dei Comuni roccaforte del Soave Classico, Monteforte d’Alpone (VR).

Per l’esattezza: Bianco PR1, bianco macerato LE1, frizzante RM1 2016, rosso FC1, rosso jat AE1 e spumante ME1 2016, tutti alla prima vendemmia assoluta (2016). Garganega per i bianchi. Tai Rosso, Cabernet e Merlot per i rossi. Ma tra tutti, oltre al Tai, risulta molto interessante la “bollicina” di Durella, da vigneti vocati a Brenton di Roncà (VR), situati a 400 metri sul livello del mare.

Seicento bottiglie in totale, per uno spumante fresco, croccante. Una di quelle bottiglie che non stancano mai. Una bella espressione di uno strepitoso terroir, che sta conquistando sempre maggiore credibilità. E che ora può contare su un altro interprete. Giovane. Ma soprattutto Insolente.

9) Gewurztraminer 2016, Weingut Lieselehof. Una vecchia conoscenza di vinialsuper, già segnalata tra i migliori assaggi del Merano Wine Festival 2017, per lo strepitoso Piwi Julian 2008 e per il passito Sweet Claire (100% Bronner).

A Sorgentedelvino Live 2018 le strade si incrociano per un altro cavallo di battaglia di Weingut Lieselehof: il Gewurztraminer. Uno di quelli da provare, perché si discostano dalla media. Tipico più in bocca che al naso, dove sembra assumere note che lo avvicinano di molto al Moscato Giallo. La spiccata acidità al palato rende questo vino davvero speciale

10) Tra i migliori vini passiti degustati, due calabresi dominano la scena: il Moscato di Saracena di Cantine Viola, vendemmia 2014, è uno di quei vini che riescono ad andare al di là di un calice assoluto valore. Attorno alla riscoperta del Moscato di Saracena, Luigi Viola e la sua famiglia sono riusciti a creare un mondo.

Una sorta di indotto, costituito dalla recente fondazione di una cinquantina di cantine nella provincia di Cosenza. A raccontarlo è lo stesso Alessandro Viola, col garbo dei grandi uomini di vino.

Ottimo anche il Greco di Bianco passito dell’Azienda agricola Santino Lucà di Bianco (Reggio Calabria). Un passito dalle caratteristiche più classiche rispetto al Mantonico passito proposto in degustazione dalla stessa cantina, a Sorgentedelvino Live 2018.

Chiudiamo con un classico per i lettori di vinialsuper: il vino cotto Stravecchio Marca Occhio di Gallo della Cantina Tiberi David. Un unicum nel suo genere, che ancora attende (a differenza del Moscato di Saracena di Cantine Viola) il riconoscimento di “presidio Slow Food” per la definitiva consacrazione. Un aspetto che vi racconteremo presto, in un servizio ad hoc. Straordinaria l’espressione della vendemmia 2003 in degustazione.

Letteralmente “fuori concorso” il Pigato 2003 in versione “Armagnac” di quel santuario ligure che è Rocche del Gatto. A presentarlo è il guru Fausto De Andreis, che nella sua Albenga (SV) è artefice di vini immortali, a base Pigato e Vermentino.

Fausto ha chiamato questa “bevanda spiritosa” da 33% “Oltre Spigau 03”. Un altro passo avanti verso la battaglia irriverente di un vignaiolo d’altri tempi e senza tempo. Come i suoi vini.

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Vini al supermercato

Luca Maroni, punteggi astrali ai vini Schenk di Md Discount: meritati?

Fiano del Salento Igt passito 2016 Galadino. E Croatina Provincia di Pavia Igt 2016 Cantina Clairevue. Cos’hanno in comune questi due vini in vendita negli Md discount? Entrambi si sono aggiudicati 96 dei 99 punti sulla scala di valutazione del noto critico Luca Maroni, autore dell’Annuario dei Migliori Vini Italiani.

“Galadino” e “Cantina Clairevue”, inoltre, sono due linee del colosso Schenk Italian Wineries di Ora (Bolzano), che figura sulle retro etichette come Casavin. Schenk imbottiglia sia il Fiano sia la Croatina pavese, prodotta tuttavia dal Consorzio Vitivinicolo Piemontese-Lombardo-Veneto, con sede a Pavia.

Come accade sempre più spesso, è su richiesta degli attenti lettori di viniasuper che ci siamo spinti nella degustazione di questi due vini. “Sono stati recensiti bene da Luca Maroni, voi cosa ne pensate?”, ci scriveva Giacomo, il 24 gennaio scorso.

Una domanda che ci inorgoglisce. Consci che, nella giungla del web, sia passato il concetto che i degustatori di vinialsuper non abbiano padroni. Lungi da noi, al contempo, giudicare il giudice.

Ma questo è quello che pensiamo di due etichette, il Fiano e la Croatina, in vendita da Md discount rispettivamente a 4,99 euro e 2,99 euro. Punteggi meritati quelli assegnati da Luca Maroni?

FIANO DEL SALENTO IGT PASSITO 2016, GALADINO
(5 / 5) Giallo dorato limpidissimo, nel calice, questo Fiano del Salento Igt ottenuto da uve leggermente appassite. Al naso l’impronta netta di questa tecnica, che consiste nel raccogliere le uve leggermente in ritardo rispetto alla completa maturazione. Con la conseguente presenza di una maggiore concentrazione zuccherina negli acini.

Dunque frutta esotica (melone giallo e ananas su tutti), ma anche pesca a polpa gialla matura, papaya e banana, uniti a richiami salini e vegetali importanti. Passiamo all’assaggio, insomma, dopo un’analisi olfattiva davvero suadente.

L’ingresso in bocca rispetta le attese: morbido, sulla scia dei sentori di frutta matura avvertiti all’olfatto. Poi, questo Fiano sembra vivere un moto d’orgoglio. Accendendosi di un’acidità calda e regalando, infine, una chiusura dominata da piacevolissime note a metà tra il salmastro e il fruttato maturo di banana.

Bel vino, insomma. Soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Se “la qualità del vino è la piacevolezza del suo sapore, ovvero la sua fruttosità”, assunto da cui prende il via il metodo di valutazione dei vini di Luca Maroni, anche noi di vinialsuper ci troviamo perfettamente in linea con la valutazione di 96/99.

CROATINA PROVINCIA DI PAVIA IGT 2016, CANTINA CLAIREVUE
(2,5 / 5) Rosso carico con riflessi violacei impenetrabili per questa Croatina che, all’esame visivo, mostra una certa consistenza. Al naso, il piatto forte non è certo l’eleganza. Ma da un vitigno ruvido come questo, e per 2,99 euro, si può anche non aspettarsela.

Il punto è che naso e bocca paiono piuttosto corrispondenti. Frutti rossi come amarena e mora vengono sotterrati da richiami di cuoio, tabacco e incenso, pesanti come macigni. L’ossigenazione fa guadagnare qualcosa a questa Croatina, che pare davvero molto chiusa in se stessa.

Interessante, forse, riassaggiarla tra qualche anno. Ma senza troppe velleità, al cospetto di un vino che lascia a desiderare in quanto a “consistenza” del sorso. Ingresso e beva esile, su cui si innesta – peraltro – una vena vagamente zuccherina, pensata forse per alleggerire la beva.

Una vena “bonardizzante”, per usare un neologismo, che certamente apprezza il consumatore medio. Il retro olfattivo è fruttato e presenta una chiusura leggermente speziata, con gli sbuffi di pepe nero tipici del vitigno.

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news ed eventi

Radici del Sud 2018: i vini del Meridione sugli scudi a giugno

BARI – Torna dal 5 all’11 giugno Radici del Sud, il multi evento dedicato ai prodotti da vitigno autoctono e agli oli extravergini del mezzogiorno d’Italia.

Sette giorni in cui i produttori di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia presenteranno i loro vini agli importatori, provenienti da Cina, Olanda, Regno Unito, USA, Canada, Danimarca, Polonia, Corea del Sud, Svezia, Svizzera, Austria e Belgio. Alla stampa italiana ed internazionale e al consumatore finale in una serie di appuntamenti: inconti BtoB, wine tour, concorsi e degustazioni.

Un evento che vinialsuper racconterà ai suoi lettori in presa diretta, sul posto. Come già fatto lo scorso anno, in occasione dell’edizione 2017 del premio.

IL PROGRAMMA
Radici Del Sud si sviluppa nell’arco di più giornate: il 6 e 7 giugno saranno i giorni dedicati alle sessioni del concorso fra tutti i vini del Sud suddivisi per vitigno.

Il 9 e 10 giugno ci saranno gli incontri BtoB fra i buyer ed esperti esteri con i produttori vitivinicoli e olivicoli, mentre lunedì 11 ci sarà il banco d’assaggio aperto al pubblico e la grande festa dove verranno celebrate e premiate le migliori eccellenze vitivinicole e gli oli del meridione.

NON SOLO VINO
Dalle ore 11.00 alle ore 21.00 di lunedì 11 giugno al Castello di Sannicandro di Bari resterà aperto il Salone dei vini e degli oli del Sud. I visitatori potranno conoscere le diverse produzioni delle Cantine e degli oleifici partecipanti.

Ai banchi d’assaggio avranno l’opportunità di parlare direttamente con i produttori, conoscere meglio le caratteristiche e le qualità delle etichette in degustazione e di acquistare direttamente i prodotti presentati.

Alle 19.00 ci sarà un convegno, seguito dall’annuncio dei vini vincitori della XIII edizione di Radici del Sud. Seguirà alle 21.00 la Cena di gala, nel cortile del Castello, realizzata da rinomati chef del Sud Italia.
Per info e iscrizioni aziende: http://bit.ly/2B3QVg4, info@radicidelsud.it


RADICI DEL SUD 2018
Salone dei vini e degli oli del Sud in breve – apertura al pubblico:
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 11 giugno 2018
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 21.00
Ingresso: kit di degustazione 15 euro (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione)
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

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I vini naturali esistono. Parola di Angiolino Maule

Millenovecentottantotto, duemiladiciotto. Trent’anni di sacrifici e battaglie. Trent’anni di strade in salita, costellate da pozzanghere e buche grosse come crateri. Di quelle capaci di trasformarti da solista a capo del coro. Oppure da sognatore a fallito.

Chi dice che i vini naturali non esistono, forse, semplicemente, non hai mai incontrato in vita sua Angiolino Maule. Uno capace di metamorfosi kafkiane. Pazzo scatenato e ignorante (per molti) negli anni Novanta. Oggi, definitivamente, un pioniere.

Un “estremista”, fino a ieri. Poi diventato un “equilibrato del naturale” (parole sue). Eppure Maule non è cambiato mai. Qualche capello bianco in più, certo. Qualche ruga sul volto, dovuta ai troppi vaffanculi sottaciuti da un carattere pacato e meditativo, più che agli anni sul groppone. Roba rara da trovare tra i veneti.

Mentre l’Italia lo prendeva per scemo, Angiolino Maule e la moglie Rosamaria, sul finire degli anni Novanta, cominciavano a raccogliere i primi successi della loro azienda agricola: La Biancara di Montebello Vicentino.

Oggi Maule è presidente di VinNatur, l’Associazione Vini Naturali da lui fondata nel 2006, che dal luglio 2016 ha stilato un vero e proprio disciplinare per i propri associati (scaricabile integralmente qui).

Non sono troll le migliaia di visitatori che ogni anno, tra Genova e Vicenza, affollano gli stand degli oltre 170 produttori di vini naturali (italiani ma non solo, alcuni dei quali mappati da Decanter) che si riconoscono nei principi dell’associazione. E non è un troll neppure Angiolino Maule, che concede a vinialsuper questa intervista in esclusiva.

Che cos’è il vino naturale?
E’ il vino prodotto senza utilizzo di prodotti di sintesi, né in vigna né in cantina. E con il minor impatto possibile sull’ecosistema

Quali sono gli strumenti a garanzia del consumatore, circa l’effettiva “naturalità” del vino? Quali strumenti ha messo in campo, in questo senso, VinNatur?
VinNatur da 10 anni effettua analisi a tutti gli associati su residui di pesticidi e solforosa totale all’interno dei vini. I produttori che hanno vini con residui e con livelli di anidride solforosa superiori ai 50 mg/l vengono allontanati dall’associazione in un percorso di due anni al massimo.

Ora abbiamo sviluppato anche un disciplinare interno e ci stiamo attrezzando per farlo rispettare in ogni sua parte, tramite controlli alle aziende associate che saranno eseguiti da enti certificatori esterni. Per quanto riguarda altri vini naturali non sono a conoscenza delle eventuali garanzie.

Quante bottiglie produce all’anno il “vigneto naturale” italiano? Su quanti ettari?
Proprio per il fatto che non esiste una normativa è difficile stabilirlo. VinNatur in Italia “produce” nel suo insieme circa 5 milioni di bottiglie suddivise su 150 produttori, che in media posseggono 10 ettari vitati.

In Italia, lei è un precursore dei vini naturali: come ha visto evolversi il mercato, in Italia e all’estero?
Per quanto riguarda la mia azienda, fino al 2010 lavoravo prevalentemente all’estero, dove tutt’ora ci sono ottime prospettive anche per aziende piccole o sconosciute. Oggi vedo anche in Italia una bella evoluzione.

Si è passati dal parlarne tanto con pochi consumi, al parlarne e fare economia. Vedo sempre più ristoranti di alto livello proporre vini naturali anche non blasonati e questo mi rende felice.

Esistono vini naturali del tutto privi di quelli che, in una degustazione professionale, sarebbero considerati difetti? Direi proprio di si!

In percentuale, quanti vini naturali “difettati” riscontra ogni 10 assaggi? E in passato?
Potrei dire 1 su 10, mentre in passato erano sicuramente di più.

Spesso la critica che viene mossa ai produttori di vini naturali è che facciano passare per “pregi” i difetti del vino: cosa risponde?
Purtroppo ci sono ancora colleghi che la pensano così e quindi la critica è più che giusta. I difetti nascondono il vero terroir e la vera espressività del vino, non dobbiamo mai dimenticarlo. Io e molti altri che hanno l’umiltà delle proprie azioni abbiamo sempre ammesso i nostri errori.

Per primi ce ne scusiamo e ci impegniamo ad affrontarli e capire come non ripeterli. Quando presento i miei vini sono il primo a dire “buono, però ora che lo assaggio, lo avrei fatto diversamente e forse migliore!”.

I vini naturali attirano sempre più l’interesse del pubblico, ma sembrano destinati a restare comunque un fenomeno di nicchia, per pochi eletti: perché? Pensa che qualcuno sbagli a comunicarli? Qual è, secondo lei, il modo migliore per avvicinare al mondo dei naturali chi non li conosce?
Non credo rimarranno fenomeni di nicchia. Già il Bio sta arrivando alle grandi cooperative vinicole più intraprendenti. Il “naturale” si sta allargando lentamente ma ritengo sia meglio così! Dobbiamo presentarci con umiltà, dicendo quello che facciamo, senza denigrare l’altro.

Sottolineare le differenze tra naturali e convenzionali come ha fatto di recente Live Wine è positivo, oppure ostacola il graduale avvicinamento dei due “mondi”?
L’idea del confronto tra diversi approcci non è nuova, è un’idea già utilizzata in passato da altri. Ad una prima vista è fuorviante e per questo non mi è mai piaciuta particolarmente.

Lei beve vini “convenzionali” / “biologici”?
Raramente bevo convenzionali e non mi voglio esprimere. Troppi “biologici / tradizionali” che mi capita di bere hanno un gusto per me simile al convenzionale, quindi senza personalità. Credo sia un vero peccato.

Gli additivi presenti nel “vino convenzionale/biologico/biodinamico” possono essere considerati pericolosi per la salute?
Ad eccezione di solforosa in eccesso e pesticidi (soprattutto se ci sono più principi attivi) gli altri non sono pericolosi.

Qual è il prezzo di un vino naturale?
Dipende dalla qualità. Ci sono vini naturali entry level da 10 euro, ma anche top di gamma da 100 euro in enoteca.

Cosa risponde a chi, provocatoriamente, sostiene che i vini naturali “non esistono”?
Siamo costantemente “sotto l’attacco” di esperti ed enologi che sostengono l’inesistenza del vino naturale e l’inadeguatezza di questa definizione. Siamo anche circondati da altri enologi e studiosi che ci danno una mano o che ci osservano con curiosità e voglia di confronto. Per questo vado avanti per la mia strada senza guardare ad inutili polemiche. Ormai è una parola di uso comune, se ne faranno una ragione spero.

Qualche anticipazione sulla prossima edizione di VinNatur a Villa Favorita
Verrà dato più spazio agli importatori e ai giornalisti dall’estero che vogliono scoprire le nuove aziende associate. Sarà inoltre strutturata un’area food più efficiente e con produttori di alto livello.

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Vini al supermercato

Provincia di Pavia Igt Croatina Myrtò, Perego & Perego

(4,5 / 5) “Qualità vegetariana”. Il “bollino” presente sulla retro etichetta della Croatina “Myrtò” di Perego & Perego attira l’attenzione di molti.

A noi che di slogan, certificazioni e medaglie interessa ben poco, sorge spontanea una domanda: cosa racconterà il calice di questo vino prodotto in provincia di Pavia?

LA DEGUSTAZIONE
Iniziamo col precisare che la Croatina Myrtò di Perego & Perego ha parecchio in comune col più noto “Bonarda” dell’Oltrepò Pavese, prodotto (appunto) per un minimo dell’85% con uve Croatina. Aspetto e profumi sono quelli attesi. Porpora impenetrabile. Naso di frutta rossa (amarena) e fiori di viola.

Una Croatina, Myrtò di Perego & Perego, che rivela all’olfatto una parte “verde”, vicina alle foglie del geranio. Al palato, un rosso che si scopre leggermente mosso. Un brio subito placato dal tipico tannino ruggente della Croatina. Per il resto, un concerto di frutta rossa abbastanza fine, nel quale si distinguono gli acuti dell’amarena e della mora. La chiusura di bocca tende invece a un piacevole amarognolo.

La Croatina Myrtò di Perego & Perego trova sulla tavola molti alleati. Perfetta a tutto pasto, accompagna bene salumi, affettati e preparazioni di carne non troppo elaborate. Nella speciale scala di valutazione di vinialsuper, sfiora la vetta con un punteggio di 4,5 su 5. Prezzo eccezionale per un vino così “pulito” e capace di non stancare mai.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazione molto semplice per ottenere Myrtò. Le uve di Croatina vengono raccolte e pigiate. Il mosto viene quindi messo in botti d’acciaio a temperatura controllata, per un tempo che varia (a seconda dell’annata) dai 7 ai 10 giorni.

In questo periodo vengono eseguiti continui rimontaggi, in modo da tenere sempre bucce (cappello) bagnate e per “caricare” il vino di colore e profumi. Finita questa fase, il mosto viene svinato e le bucce pressate in maniera soffice.

La fermentazione alcolica e malolattica prosegue in botti di acciaio, a temperatura controllata. Una volta terminata si procede al travaso, per separare il vino dalla feccia (residuo di fermentazione). L’affinamento prosegue in acciaio per circa 6-8 mesi, prima di essere pronto per la bottiglia.

“Tengo a precisare che viene aggiunta solforosa durante la vinificazione – commenta Giorgio Perego – ma non lieviti selezionati, né altri tipi di sostanze chimiche. Le chiarifiche vengono fatte solo con bentonite”.

“Per quanto riguarda la dicitura ‘qualità vegetariana’ – aggiunge il titolare della cantina pavese – si tratta di un marchio che certifica il non utilizzo di generi derivati da animali (albumine, caseine o gelatine che generalmente vengono utilizzate per le chiarifiche)”.

“Oltre a questo – continua Giorgio Perego – vengono certificati anche gli imballaggi (colle delle etichette e colle dei tappi, qualora venissero utilizzati gli agglomerati). Siccome pensiamo che il vino nasca ‘vegano’, facciamo il possibile per mantenerlo tale e ci teniamo che il consumatore lo sappia”.

“Per questo motivo – aggiunge il titolare della cantina dell’Oltrepò pavese – abbiamo pensato di appendere al collo della bottiglia e di far stampare sulla retro etichetta un qr code, grazie al quale l’acquirente può trovare tutte le informazioni utili. Siamo arrivati al punto di pubblicare la tracciabilità del prodotto, partendo dalle vigne alla bottiglia finita, in modo che il consumatore abbia un’idea precisa di come venga prodotto il nostro vino.

LA CANTINA
“Tradizione” e “innovazione” sono le parole d’ordine della Perego & Perego. A dirigere la cantina sono i due fratelli Marco e Giorgio Perego, che hanno deciso di rifondare l’azienda agricola del bisnonno Ernesto. Siamo a Rovescala, sulle colline dell’Oltrepo Pavese.

Un territorio tutto da scoprire per gli enoappassionati lombardi e italiani. E anche per la Gdo, raramente impegnata a scovare “chicche” nella nuvola di fumo creata dai grandi gruppi e dagli imbottigliatori. Polvere nella quale si distingue, certamente, questa ottima Croatina.

Trentamila le bottiglie di Myrtò che finiscono sugli scaffali del colosso milanese della grande distribuzione, su una produzione complessiva di 70 mila bottiglie per la la cantina Perego & Perego. Un rapporto, quello con la Gdo, avviato nel 2004.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Ais Veneto e Riedel: l’importanza del calice nella degustazione del vino

VENEZIA – I sommelier di AIS Veneto portano a Venezia la tradizione vetraria dell’azienda Riedel con l’evento RIEDEL: il bicchiere, uno strumento di precisione.

In programma per mercoledì 17 gennaio 2018 presso il Novotel Venezia Mestre Castellana, la degustazione ospiterà i vini delle aziende vitivinicole californiane Robert Mondavi e Gallo, e della cantina australiana Penfolds.

La scelta del calice sarà il fulcro del tasting condotto da Georg Riedel, proprietario dell’omonima azienda austriaca che da dieci generazioni è un’autorità nel mondo dell’arte vetraria per la ristorazione e la sommelierie.

Proprio Riedel è colui che, più di trent’anni fa, ha ideato la serie Vinum, prima linea di bicchieri realizzati a macchina pensati per le diverse tipologie di vino. I partecipanti alla degustazione avranno a disposizione tre calici della linea Riedel Veritas realizzati per Cabernet/Merlot, Pinot Nero New World e Syrah Old World.

I tre vini proposti durante il tasting saranno: Napa Valley Cabernet Sauvignon 2013 dell’azienda Robert Mondavi, Bin 128 Coonawarra Shiraz 2014 del produttore Penfolds, e Signature Series Santa Lucia Highlands Pinot Noir 2013 della cantina Gallo. In conclusione, una bollicina “inaspettata”.

“Scopo dell’evento – spiega Gianpaolo Breda, Delegato AIS Veneto della Provincia di Venezia – è quello di analizzare quanto il bicchiere può fare la differenza durante una degustazione. Siamo felici di poter ospitare un’eccellenza in questo campo come Georg Riedel per analizzare uno strumento a cui non sempre il consumatore dà la giusta importanza”.

La degustazione avrà inizio alle 19.45 ed è rivolta prevalentemente ai degustatori ufficiali e al gruppo servizi AIS, dato il carattere formativo dell’evento, ma anche ai soci e ai simpatizzanti. Info e prenotazioni sul sito di AIS Veneto: www.aisveneto.it.


INFO IN BREVE | RIEDEL – Il bicchiere, uno strumento di precisione
Data: mercoledì 17 gennaio 2018
Luogo: Novotel Venezia Mestre Castellana, Mestre (VE), Via Ceccherini, 21
Info: www.aisveneto.it

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