Vermentino Primitivo Ribolla Gdo
I dati Circana svelano le tipologie in maggior crescita nel formato da 75 cl. Successo per i bianchi profumati e i rossi del Sud. Quali sono i vini che crescono di più nella GDO italiana nel 2024? La risposta arriva dal report Circana per Vinitaly 2025, che fotografa l’andamento delle tipologie nel formato più rappresentativo: la classica bottiglia da 75 centilitri. Ai vertici della classifica, Vermentino, Primitivo e Ribolla, seguiti dal Metodo Classico.
Vini al supermercato: Top 5 per crescita in litri nel 2024
Una classifica che evidenzia la voglia di freschezza e tipicità da parte dei consumatori. I bianchi aromatici e i rossi strutturati del Sud si impongono tra le preferenze d’acquisto.Vermentino Primitivo Ribolla Gdo.
Fattori vincenti: qualità, prezzo e identità
Il successo delle tipologie in crescita si spiega con un posizionamento accessibile (tra i 3,50 e i 5,50 euro per 75cl) e una forte riconoscibilità geografica. Il Vermentino, ad esempio, ha successo grazie alla sua associazione con Sardegna, Liguria e Toscana. L’impressione? Che Vermentino, Primitivo e Ribolla Gialla continueranno la loro scalata delle preferenze degli italiani tra i vini al supermercato, anche nel 2025.https://www.circana.com/news?type=press+releases
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
In diretta dal supermercato le scelte degli italiani per il brindisi di capodanno 7
classifica vini più amati in ogni regione d’Italia
Dal Montepulciano d’Abruzzo in Molise al Nero d’Avola in Sicilia, passando per il Trebbiano nelle Marche, l’Italia del vino si conferma un mosaico di identità territoriali. A raccontarlo è la classifica per regione di Circana, che rivela le top 5 tipologie più vendute nella Gdo di ogni area del Paese nel 2024. Raccolti nell’occasione anche i commenti dei buyer di diverse insegne.
Nord Italia: classici e bollicine
In Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria dominano Prosecco, Barbera, Lambrusco e Bonarda.
In Trentino-Alto Adige, vincono Teroldego, Lagrein e Chardonnay.
Il Friuli Venezia Giulia vede spiccare Ribolla, Merlot e Cabernet.
Centro: Toscani protagonisti
In Toscana, non mancano Chianti, Rosso Toscano e Sangiovese.
In Umbria, si distingue il locale Grechetto insieme a Trebbiano e Prosecco.
Il Lazio vede emergere il Vermentino accanto a Montepulciano e Trebbiano.
Sud e Isole: vitigni autoctoni fortissimi
Sicilia: trionfa Nero d’Avola, seguito da Grillo e Syrah.
Puglia: grande successo per Primitivo e Nero di Troia.
Abruzzo: Montepulciano, Cerasuolo e Pecorino guidano la classifica.
In Campania, spazio a Falanghina e Aglianico.
Sardegna: domina il Vermentino, con Cannonau in risalita.
CLASSIFICA VINI PIÙ VENDUTI AL SUPERMERCATO NEL 2024
Il vino più venduto in ogni regione d’Italia riflette gusti radicati e identità locali fortissime. Se il Prosecco è l’unico “nazionale”, le scelte della Gdo 2024 parlano chiaro: gli italiani vogliono bere vicino a casa, pur non disdegnando “viaggi” nel calice di altre regioni, con le denominazioni più note.https://www.circana.com/it-it/
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Ritratti cantina LavisEclettica e spensierata. Romantica e riflessiva. Generosa e dolce. O, ancora: elegante e raffinata. Riservata e misteriosa. Decisa e dinamica. Sono le “personalità” raffigurate sulle nuove etichette della gamma di vini Ritratti di Cantina La-Vis. Ognuna a sintetizzare l’animo, anzi l’anima, di altrettanti vitigni allevati sulle colline avisane, alle porte di Trento, tra i 250 e i 550 metri di altitudine. Rispettivamente: Sauvignon Blanc, Chardonnay, Gewürztraminer. Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Lagrein. Tutti vendemmia 2023 i bianchi; 2022 i rossi. Una gamma rigorosamente Trentino Doc.
DALLA GDO ALL’HORECA: IL SALTO DEI RITRATTI DI CANTINA LA-VIS
Un passo in avanti che, per la cooperativa trentina, significa evoluzione. In primis nel cambio di rotta commerciale. I 6 nuovi vini, prodotti in quantità limitate – 100 mila bottiglie potenziali – e solo su una porzione selezionata – circa 100 ettari – dei 400 ettari a disposizione degli (altrettanti) soci della cantina, saranno infatti destinati in esclusiva al canale Horeca (enoteche, wine bar, ristoranti, hotel). Le annate precedenti erano invece commercializzate (anche) in Gdo, ovvero al supermercato. Il “rebranding” della linea Ritratti parte dall’estetica, con la scelta di rinnovare le etichette. Non più i dipinti di fine Ottocento del pittore trentino Giovanni Segantini, tra i massimi esponenti della corrente divisionista italiana. Ma le opere di un’artista contemporanea, di origini marchigiane, che ha scelto di vivere a Trento ormai da 10 anni: Margherita Paoletti.https://www.margheritapaoletti.it/
MARGHERITA PAOLETTI E LE ETICHETTE DEI RITRATTI CANTINA LA-VIS
Sull’etichetta del Sauvignon Blanc ecco dunque “Salvia fredda“, opera caratterizzata da tinte verdi che simboleggiano i tratti organolettici del vitigno di origine francese. Il calore del giallo sullo Chardonnay, con “Dorata“. “Aria d’estate” è il titolo del quadro raffigurato sul Gewürztraminer. Il Pinot Nero vede protagonista “Nebbia sospesa”. Cabernet Sauvignon e Lagrein, infine, “Alba e rugiada” e “Viola umana“. L’artista Margherita Paoletti, selezionata da cantina La-vis fra oltre 300 potenziali candidati, è stata accompagnata nei vigneti dove nascono i vini della linea Ritratti. Ne ha toccato la terra. E si è lasciata coinvolgere da colori e profumi. Solo dopo questa «esperienza immersiva» ha dato vita alle 6 creazioni che oggi sono raffigurate sull’etichetta e che saranno esposte in una sala dedicata della cooperativa, nella sede di La-vis.https://www.mart.tn.it/
RITRATTI LA-VIS: VINI SINTESI DEL LORO ECOSISTEMA
«La linea Ritratti di Cantina La-vis – ricorda il direttore tecnico Ezio Dellagiacoma – è nata nel 1988 ed ha saputo distinguersi, sin dagli esordi, per la qualità dei vini e per le etichette che ritraevano i dipinti di Segantini. Con l’annata 2023 dei bianchi e 2022 dei rossi abbiamo voluto rendere il progetto più attuale, coinvolgendo il Mart di Rovereto e scegliendo un’artista contemporanea che condividesse i nostri valori. In questo senso, Ritratti ha compiuto un passo in avanti nel simboleggiare il forte legame di questi 6 vini con l’ecosistema in cui nascono, ovvero le colline avisane. Ed entro la fine del 2025 presenteremo un’altra novità: una cuvée dei vitigni a bacca bianca, già imbottigliata ma, a differenza dei monovarietali, bisognosa di sostare in vetro, prima di essere commercializzata». Già pronti per essere stappati i tre bianchi e i tre rossi. Tutti vini fedeli alla varietà. Con un denominatore comune assoluto: l’agilità di beva e la gastronomicità, che li rendono – trasversalmente – ottimi alleati del segmento Horeca.https://la-vis.com/
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – Lake Garda Wines è il progetto che riunisce i Consorzi del Lago di Garda sotto un unico brand. I dettagli saranno presentati a Milano, il 4 febbraio. Una data significativa, che anticipa la prima uscita pubblica unitaria dei dei Consorzi Bardolino, Custoza, Garda, Lugana e Valtènesi, nientemeno che in Francia. A Wine Paris 2025 (10-12 febbraio, Porte de Versailles). «Lake Garda Wines – spiegano i cinque enti – è un nuovo brand nato dalla volontà dei Consorzi Bardolino, Custoza, Garda, Lugana, Valtènesi di creare sinergia tra diverse denominazioni e valorizzare così l’eccellenza enologica del territorio».
Ancora presto per sbilanciarsi, ma l’idea di creare un brand unico denominato “Lake Garda Wines” potrebbe rappresentare una svolta strategica per il mercato del vino a cavallo tra Veneto e Lombardia. La zona, del resto, è già oggetto di numerose aggregazioni tra cantine, soprattutto sul fronte dei gruppi cooperativi. Un marchio ombrello di questo tipo sarebbe in grado di valorizzare l’intero territorio e le sue peculiarità, rafforzando l’identità regionale e migliorando la competitività sui mercati internazionali. Il Lago di Garda è già un riferimento geografico noto e affascinante per i consumatori di tutto il mondo, specie quelli tedeschi e scandinavi. Riunire sotto un unico marchio i consorzi che operano nella zona significherebbe sfruttare la forza evocativa del nome “Lake Garda” per posizionare i vini come espressione autentica di un’area unica.
LAKE GARDA WINES: UN BRAND MODELLO PER ALTRE REGIONI VINICOLE ITALIANE?
Per i consumatori internazionali, che spesso fanno fatica a distinguere tra denominazioni come Bardolino, Lugana o Valtènesi, il marchio Lake Garda Wines fornirebbe un riferimento immediato e riconoscibile. Inoltre, il Lago di Garda è una meta turistica di fama mondiale e un brand unitario potrebbe integrarsi con le campagne di promozione turistica, invitando i visitatori a scoprire non solo le bellezze naturali del territorio, ma anche la sua offerta enologica. Un marchio unico consentirebbe strategie di marketing ed esportazione più efficienti, aumentando la visibilità dei vini dell’area in un mercato globale sempre più competitivo.
Presentare i vini del Lago di Garda come un’offerta coesa potrebbe facilitare il lavoro di distributori e retailer all’estero, offrendo un’identità forte e riconoscibile. Le prime risposte arriveranno non a caso da Wine Paris 2025, evento scelto dai cinque Consorzi come rampa di lancio del nuovo brand Lake Garda Wines. Le denominazioni coinvolte, da Bardolino al Lugana, passando per Custoza e Valtènesi senza dimenticare gli spumanti Garda Doc, rappresentano una grande varietà di stili e tipologie di vino. Dai bianchi freschi e aromatici agli eleganti rosé, sino ai rossi più o meno strutturati. Un brand ombrello potrebbe mettere in luce questa diversità come un punto di forza. Consentendo ai consumatori di esplorare stili diversi all’interno dello stesso marchio. E se il nuovo brand “Lake Garda Wines” rappresenti un modello per altre regioni vinicole italiane?
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La città di Palermo è meta mondiale 2025 di Airbnb. Il turismo esperienziale continua a crescere e a dimostrarlo sono proprio i dati del noto motore di ricerca di alloggi e destinazioni Airbnb. Palermo brilla come unica meta italiana presente tra le destinazioni più trendy per il 2025, insieme a luoghi mozzafiato come Puerto Escondido, Les Deux Alpes e Tokyo. Il capoluogo siciliano, grazie alla sua ricca storia, architettura, arte e cultura, è una delle principali destinazioni per i viaggi di coppia nell’anno nuovo. Con l’introduzione di nuove rotte aeree verso Palermo nel 2025, sempre più turisti potranno esplorare i principali punti di riferimento della città. Naturalmente, senza perdere l’occasione di gustare la prelibata cucina palermitana, in abbinamento ai vini locali. Magari soggiornando in uno dei loft del centro storico disponibili: davvero economico, al momento, quello suggerito da Airbnb.
6 VINI DA NON PERDERE A PALERMO, META 2025 MONDIALE PER AIRBNB
Nella città e nella provincia di Palermo ricadono ufficialmente, secondo i disciplinari produttivi, otto denominazioni di origine dei vini. Oltre alla Doc Sicilia e all’Igt Terre Siciliane, si tratta di Alcamo Doc, Contea di Sclafani Doc, Contessa Entellina Doc e Monreale Doc. Non risultano rivendicate – e dunque disponibili a livello commerciale – altre due denominazioni del vino della provincia di Palermo come Valle Belice Igt e Fontanarossa di Cerda Igt. Ecco 6 vini da non perdere a Palermo, meta 2025 mondiale per Airbnb.
Alcamo DOC: Questa denominazione interessa sia la provincia di Trapani che quella di Palermo. Nella provincia di Palermo, comprende i comuni di Balestrate, Camporeale, Monreale, Partinico, San Cipirello e San Giuseppe Jato. Il vino della Doc Alcamo da assaggiare a Palermo? Alcamo Classico Doc Bio “Vigna Casalj” di Tenuta Rapitalà.
Contea di Sclafani DOC: Coinvolge le province di Palermo, Caltanissetta e Agrigento. Nella provincia di Palermo, include i comuni di Valledolmo, Caltavuturo, Alia, Sclafani Bagni e parte di Petralia Sottana, tra gli altri. Il vino della Doc Contea di Sclafani da assaggiare a Palermo? Rosso del Conte Sicilia Contea di Sclafani Doc di Tasca d’Almerita.
Contessa Entellina DOC: Questa denominazione è circoscritta al comune di Contessa Entellina, situato nella provincia di Palermo. Il vino della Doc Contessa Entellina da assaggiare a Palermo? Contessa Entellina Doc Mille e Una Notte, Donnafugata.
Monreale DOC: Riguarda l’area intorno alla città di Monreale e altri comuni limitrofi nella provincia di Palermo. Il vino della Doc Monreale da assaggiare a Palermo? Il Cataratto “Vigna di Mandranova” di Alessandro di Camporeale.
Sicilia DOC: Questa denominazione copre l’intero territorio della regione Sicilia, includendo quindi anche la città e la provincia di Palermo. Il vino della Doc Sicilia da assaggiare a Palermo? Il “Viafrancia” di Baglio di Pianetto.
Terre Siciliane IGT: Anche questa indicazione geografica tipica abbraccia tutta la regione Sicilia, comprendendo la provincia di Palermo. Il vino della Igt Terre Siciliane da assaggiare a Palermo? “Angimbé” Tenuta Ficuzza di Cusumano.
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Una modella di colore, sorridente, regge con la mano destra un calice di vino. Ben salda, nel palmo della mano sinistra, tra i seni nudi, esibisce una bottiglia di vino del Collio. «L’unico bianco che amo» si legge, insieme alla scritta «Collio Bianco del Friuli Venezia Giulia». Ecco spiegato il perché del messaggio di cordoglio diffuso ieri, sui social, dal Consorzio Collio, alla notizia della morte del noto fotografo Oliviero Toscani, all’età di 82 anni Per comprendere le ragioni di questo legame occorre riavvolgere le lancette dell’orologio, indietro fino al 2001. Fu l’allora presidente dell’ente, Marco Felluga, insieme al fondatore, il conte Douglas Attems, a presentare al territorio la campagna pubblicitaria realizzata da Oliviero Toscani. Solo una delle provocazioni di un «genio della comunicazione, maestro delle immagini, provocatore instancabile», come lo descrive nel post il Consorzio Collio.
IL CONSORZIO COLLIO RICORDA OLIVIERO TOSCANI E LA SUA CAMPAGNA PUBBLICITARIA
«Oliviero Toscani – recita ancora il messaggio affidato a Facebook dall’ente oggi presieduto da David Buzzinelli – ci ha insegnato a guardare oltre il semplice scatto. Con le sue campagne, ha sempre saputo accendere dibattiti e suscitare emozioni, unendo arte e messaggio in un modo che pochi sanno fare. Nella collaborazione con il Consorzio Collio, ha portato il suo inconfondibile stile. Una campagna che, come sempre, ha fatto parlare di sé. A prescindere dalle reazioni, resta indiscutibile il suo contributo all’arte visiva e alla comunicazione. Grazie, Oliviero, per averci insegnato che l’immagine è un linguaggio potente, capace di far riflettere e discutere. Il brindisi oggi è per te».
NOEMI CAMPBELL E OLIVIERO TOSCANI: GIALLO COLLIO
A distanza di 20 anni, come rivelato dal Messaggero Veneto, si capì che la modella prescelta da Oliviero Toscani per la campagna sui vini del Collio non era quella – di nazionalità svedese – comparsa effettivamente sui manifesti. Bensì Naomi Campbell. «Dopo il forfait della Campbell – si legge ancora – il budget di Regione e Consorzio venne drasticamente ridotto a 200 milioni e Toscani trovò la modella svedese, sempre di colore, che prestò il suo volto per la campagna. Fece comunque parlare, quella scelta di marketing, e contribuì a far conoscere fuori dal Friuli i vini del territorio. Poi però restò un unicum, che non venne replicato».
Il Consorzio del Collio optò infatti per «vie più tradizionali di comunicazione». E si affidò, in particolare, ai nomi dei suoi produttori. La campagna pubblicitaria suscitò comunque critiche e polemiche. Alcuni la considerarono troppo audace e provocatoria. Altri la interpretarono come inappropriata ed offensiva. Proprio di fronte alle tante reazioni negative, la decisione fu di ritirare la pubblicità. Marco Felluga espresse il suo dispiacere per la conclusione anticipata dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di investire nella comunicazione per far conoscere il prodotto e il territorio. Pur senza i social media attivi, all’epoca, quell’immagine divenne “virale”. Tanto da essere riprodotta pure sulle carene degli scooter Vespa della zona. Gialle come il colore simbolo del Collio. Lo stesso che tanto simboleggia, a ben pensarci, il carattere artistico di Oliviero Toscani.
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Mladen Dragojlovic, l’enologo che firma i vini di Novak Djokovic, è una vera e propria star del settore in Serbia. Un successo che è tutto tranne che riflesso. Grazie alle decine di riconoscimenti internazionali, ottenuti realizzando vini per diverse cantine dei Balcani, il winemaker classe 1983 non poteva passare inosservato agli occhi del campione del tennis, che nel 2020 ha fondato la sua cantina vicino Topola, nella regione vinicola serba di Šumadija. Una collaborazione che ha dato ulteriore spolvero a un giovane capace di trasformare l’uva in oro. Ma il sogno nel cassetto di Mladen Dragojlovic è anche quello di tornare a lavorare in Italia, dopo l’esperienza maturata in Abruzzo con Marina Cvetić (Masciarelli), durante gli studi. Se il Belpaese chiamasse, difficilmente Mladen Dragojlovic direbbe di no. cantina vini Djokovic.
Mladen Dragojlovic, qual è il percorso che ti porta sino ad oggi?
Ho conseguito un master in Biotecnologie alimentari presso l’Università di Novi Sad, in Serbia. Durante i miei studi, ho sviluppato un profondo interesse per la viticoltura. All’epoca, le cantine non erano molto sviluppate in Serbia, così ho deciso di andare all’estero per acquisire conoscenze ed esperienze. Questo viaggio mi ha portato in Italia, dove ho lavorato con Marina Cvetić presso la cantina Masciarelli in Abruzzo, e in Cile, dove ho collaborato con RR Wine e Viña Carmen. Tutte le visite mi hanno fornito una chiara visione di ciò che volevo realizzare in Serbia e, alla fine, sono riuscita a trasformare questa visione in realtà.
Dopo aver completato gli studi, ho deciso di fondare la mia società di consulenza enologica. Ora collaboro con sette aziende vinicole della Serbia e della Croazia. Insieme, abbiamo ottenuto un notevole successo, vincendo numerosi premi prestigiosi e punteggi elevati, tra cui le medaglie di Decanter e il riconoscimento per i migliori vini dei Balcani. Per mia soddisfazione personale, ho avuto l’onore di essere nominato Enologo dell’anno 2023. Questo riconoscimento significa molto per me e mi ha dato la forza e la motivazione per intraprendere un progetto personale e familiare: lanciare il mio marchio, Dragojlovic Winery.
Tra le cantine di cui sei enologo, quella che più salta all’occhio per la popolarità del nome è Djokovic Winery. Come è avvenuto l’incontro e come è nata l’idea di Novak Djokovic di produrre vino?
Persone del settore vinicolo mi hanno raccomandato alla famiglia Djokovic per una potenziale collaborazione. Dopo un paio di incontri, abbiamo scoperto di condividere la stessa energia e la stessa visione, che si allineavano perfettamente. Di conseguenza, abbiamo deciso di lavorare insieme, con reciproca soddisfazione. La cantina Djokovic è guidata dallo zio di Novak, Goran Djokovic, che ha voluto utilizzare il terroir nel modo più unico e prezioso per produrre vini degni del nome Djokovic.
Come descriveresti Novak nel privato, lontano dai riflettori?
Personalmente, devo dire che mi sento molto privilegiato per aver conosciuto Novak. Tutti noi gli siamo profondamente grati per tutto ciò che ha fatto per la Serbia. In privato, lontano dai riflettori, Novak è straordinariamente concreto e genuino. Nonostante la sua fama mondiale, rimane umile e disponibile, mostrando sempre un sincero interesse per le persone che lo circondano.
Novak Djokovic interviene nelle scelte di cantina? Si intende di vino?
Novak è il più grande tennista della storia e ha un’agenda molto fitta. Ma ogni volta che l’ho incontrato, si è sempre dimostrato molto interessato al processo di vinificazione, alla manutenzione dei vigneti e a tutti i dettagli coinvolti nella produzione di grandi vini. È concentrato al 100% sul tennis e non è coinvolto nelle scelte di cantina, ma è sempre interessato a conoscere l’intero processo. Suo zio Goran e io siamo profondamente coinvolti nel processo di vinificazione della cantina Djokovic.Non viene spesso, ma ogni volta che ha tempo si sforza di visitare e offrire il suo sostegno.
Sei anche l’enologo di altre cantine della Serbia che producono grandi vini: Matalj, Matijasevic Vinogradi, Ŝapat Wine Atelier e Kast Vjestina vina in Croazia. Quali sono i punti di forza di ognuna delle cantine, nella regione vinicola in cui operano?
La forza di queste cantine risiede nel loro terroir. È importante sottolineare che il terroir di ogni cantina e i suoi vigneti sono unici e l’approccio produttivo varia di conseguenza. Il mio compito, insieme ai miei colleghi, è quello di massimizzare il potenziale del terroir e di mettere in risalto l’unicità delle uve provenienti da zone specifiche. Spesso dico ai proprietari delle cantine che è impossibile utilizzare la stessa tecnologia in due cantine diverse, perché le condizioni non sono mai le stesse. Ogni regione richiede un approccio personalizzato. Per essere più precisi, Matalj è un’ottima cantina per i vini rossi, Matijasevic produce uno dei migliori Sauvignon Blanc di questa parte del mondo. Sapat si trova su un altopiano di loess e questo tipo di terreno è ottimo per i grandi rossi e gli Chardonnay. Kast, in Croazia, è un’azienda vinicola di pregio della città di Ilok, ben nota per eccellere nella produzione di vini da varietà Grasevina e Gewurtztraminer.
Presso la cantina Matalj state riscoprendo una varietà di uva autoctona che mi ha letteralmente folgorato, ovviamente in positivo: la Bagrina. Credi possa essere l’ennesimo elemento di successo per una cantina che già si è fatta notare con l’etichetta “Kremen Kamen”, grandissimo Cabernet Sauvignon in purezza?
Non sono del tutto sicuro che la reputazione di Kremen Kamen possa essere ripetuta, dato che è diventato un marchio che ha superato quello della stessa cantina Matalj. Tuttavia, credo davvero che la Bagrina possa contribuire in modo significativo al successo complessivo dell’azienda. La tendenza globale si sta spostando verso un ritorno alle varietà locali e autentiche. E la Bagrina si inserisce perfettamente in questo “movimento”. Le reazioni positive di persone come te ci danno la motivazione e la forza per lavorare ancora di più sulla promozione di questo vitigno autoctono. Sono molto felice della Bagrina in questo momento.
Vorrei “scavare” un po’ nella tua quotidianità di enologo. Cosa ti viene richiesto più spesso, a livello tecnico, dai titolari delle cantine?
È una domanda difficile, dato che ci troviamo sempre più spesso ad affrontare le sfide portate dai cambiamenti climatici e dalle condizioni meteorologiche estreme. Di solito, la domanda più frequente è: «Riusciamo a migliorare ulteriormente il livello rispetto alla vendemmia precedente?». Ogni vendemmia presenta nuove domande, ma l’obiettivo rimane lo stesso: ottenere una qualità del vino costante o addirittura migliorarla. Questo può essere molto impegnativo e spesso richiede maggiori sforzi e capacità di adattamento. Ma finora siamo riusciti a tenere tutto sotto controllo.
Ci siamo conosciuti grazie a Wine Vision by Open Balkan, che mi piace ribattezzare “Il Vinitaly dei Balcani”. Come vedi il vino dei Balcani (e, in particolare, quello della Serbia) nei prossimi anni?
Come persona proveniente dai Balcani, zona che spesso guarda all’Italia come a un Paese con un’industria vinicola ben sviluppata, sono molto orgoglioso che tu abbia paragonato Wine Vision by Open Balkan a Vinitaly. Da un punto di vista commerciale, WVbOB è un punto d’incontro cruciale in cui le persone possono entrare in contatto e concludere affari. Per il consumatore medio di vino, questa fiera offre al mondo l’opportunità di scoprire i vini balcanici e di riconoscere la nostra regione come produttore di vino tradizionale. Inoltre, aiuta a sfidare e forse a rompere i pregiudizi sui vini balcanici e sulla loro qualità. Pertanto, sono fermamente convinto che i vini balcanici prenderanno presto il posto che meritano sulla scena vinicola mondiale.
Quali sono i vitigni su cui la Serbia può (e deve) puntare per farsi sempre più riconoscere nel mondo? Gli internazionali oppure le varietà locali, come il Prokupac? Più vini bianchi o vini rossi?
La Serbia dovrebbe concentrarsi sui suoi vitigni locali. Purtroppo, al momento ci troviamo di fronte a problemi legati ai materiali di piantagione. Tuttavia, con il sostegno del governo e degli istituti scientifici, spero che riusciremo a colmare questo divario e a concentrarci maggiormente sulle nostre varietà locali. Questo approccio consentirebbe alla Serbia di presentarsi come veramente autentica sulla scena vinicola mondiale. Abbiamo grandi varietà autoctone come il Prokupac, il Grašac (ovvero il Riesling italico, ndr), la Bagrina, la Smederevka, il Probus e lo Začinak, ma è assolutamente necessario educare i consumatori. Queste varietà sono diverse da quelle internazionali e non ci si può aspettare che un Prokupac assomigli a un Cabernet o a un Merlot. La Serbia è fortunata per quanto riguarda il clima, anche se la situazione varia a seconda della regione. Per esempio, la Serbia settentrionale e centrale è un po’ più fresca, ideale per i vini bianchi e alcuni rossi più freschi. Le regioni meridionali e orientali sono più adatte per i vini rossi più audaci e alcuni bianchi specifici.
Il governo della Serbia sta puntando moltissimo sulla promozione del vino. Basti pensare all’organizzazione maestosa di Wine Vision by Open Balkan. Quanto è fondamentale questo appoggio per il settore del vino serbo e come vengono impiegate principalmente le risorse da parte delle cantine?
Il sostegno dello Stato è molto importante, soprattutto per un settore in così rapida crescita in Serbia. I produttori di vino utilizzano questa fiera, ovviamente, per presentare i loro vini. Ma Wine Vision by Open Balkan serve anche per educare i produttori stessi. Una serie di regole per la vendita del vino si applica al mercato nazionale, mentre altre completamente diverse si applicano ai mercati esteri. In questa fiera, i produttori imparano queste regole. Imparano a presentarsi e imparano a vendere i loro vini in modo più efficace.
Cosa pensi della crisi dei consumi che sembra attanagliare il settore del vino internazionale, soprattutto sul fronte dei vini rossi?
Questo è ovviamente un problema importante, soprattutto lo squilibrio tra il consumo di vini bianchi e rossi. Non conosco la ragione esatta di questo squilibrio. Tuttavia, la crisi generale del consumo di vino è causata dagli sconvolgimenti geopolitici, dalle guerre, dalla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori. E, allo stesso tempo, dall’aumento dei prezzi del vino dovuto ai maggiori costi di produzione. Quando l’economia globale si stabilizzerà, tutto diventerà più certo, chiaro e prevedibile.
Qual è la tua opinione sui vini senz’alcol? Pensi di produrne uno, un giorno?
Il vino è una sinergia di numerosi componenti, ognuno dei quali svolge un ruolo importante e significativo in questo sistema. L’alcol è uno di questi elementi essenziali. A mio parere, se dovessimo eliminare l’alcol, si interromperebbe questa delicata sinergia. Sarebbe dunque difficile definire e giudicare il vino con i canoni a cui siamo abituati. Tuttavia, sono molto aperto a nuove sfide e possibilità. E chissà che non cambi idea.
Spostiamoci fuori dai Balcani. Qual è il tuo vino italiano preferito?
Questa è di gran lunga la domanda più difficile! Amo l’Italia in generale. Per i suoi vini, la cucina, il caffè, la moda, la passione per lo sport, lo stile sartoriale dello “spezzato”, eccetera. È molto più facile per me rispondere quale sia il mio vino francese, spagnolo o austriaco preferito. Ogni regione italiana ha vini autentici di alta qualità. Per me i migliori bianchi sono quelli dell’Alto Adige, mentre i migliori bianchi e rossi da bere tutti i giorni sono quelli del Veneto. I più grandi esempi di Barolo sono imbattibili. Al Brunello di Montalcino non posso dire di no, lo adoro. Amo la Toscana per molte ragioni. L’Amarone della Valpolicella dei migliori produttori è così ricco e stratificato. E ce ne sono molti, molti altri!
Se potessi lavorare in Italia come enologo, quale regione e denominazione sceglieresti?
Ho lavorato in Abruzzo ed è stata una grande esperienza. Ma credo di essere più orientato verso le zone settentrionali, come il Trentino-Alto Adige o il Friuli-Venezia Giulia. Sarebbe bello anche lavorare in Toscana. Penso che mi troverei benissimo in quelle regioni.
Quali sono i tuoi progetti per il 2025 e gli anni a venire?
Amo quello che faccio e voglio continuare il più a lungo possibile. Voglio continuare a dare il mio contributo all’industria vinicola della regione, cercando di ottenere qualche altro riconoscimento internazionale. Continuare a lavorare come consulente enologico, che è la mia attività principale. E lavorare all’ulteriore sviluppo del progetto della mia cantina di famiglia (cantina Dragojlovic). Essere in salute e felice con la mia famiglia.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Più fenoli nei rossi e più acidità nelle basi spumanti. L’ultima ricerca sui portainnesti M rivela che non fungono solo da barriera contro la siccità e il calcare, ma rappresentano un vero e proprio veicolo «per ottenere una qualità superiore nei vini». Lo studio è stato condotto dal team dell’Università di Milano guidato dai professori Attilio Scienza e Lucio Brancadoro, con il supporto di Winegraft, società che riunisce alcune delle principali realtà vitivinicole italiane.
La nuova generazione dei portainnesti M si sta così rivelando una soluzione efficace non più solo per gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma anche per affrontare in modo diverso il complessivo cambio di orientamenti del gusto da parte dei consumatori in tutti i mercati mondiali. La tipologia contrassegnata dalla sigla M è associata principalmente alla ricerca e allo sviluppo in viticoltura condotto dall’Istituto di Miglioramento Genetico della Vite di Montpellier, in Francia. Grazie al lavoro di Vivai Cooperativi Rauscedo, la diffusione dei portainnesti M è ormai ottimale in tutti i principali territori vitati d’Italia.
PORTAINNESTI M: LA NUOVA FRONTIERA PER LA QUALITÀ DEI VINI
La sorprendente scoperta arriva dopo oltre venti anni di sperimentazioni e microvinificazioni in dieci diverse aree produttive, dal Piemonte alla Sicilia. Lo studio ha dimostrato che i “4 moschettieri” della serie M (M.1, M.2, M.4, M.5) non solo garantiscono resistenza agli stress ambientali, ma offrono anche prestazioni produttive e qualitative superiori, influenzando aspetti chiave come il vigore, la maturazione tecnologica, fenolica e aromatica delle uve. «La portata di questa ricerca è davvero rivoluzionaria», ha dichiarato Marcello Lunelli, presidente di Winegraft,Winegraftla società che da dieci anni sostiene lo sviluppo dei portainnesti M, distribuiti in esclusiva dai Vivai Cooperativi Rauscedo. Vivai Cooperativi Rauscedo
«Da oggi – ha aggiunto – non dobbiamo più considerare i portainnesti solo come una barriera contro fillossera, siccità e altre avversità, ma come strumenti biologici per migliorare la qualità dell’uva e del vino». Attilio Scienza ha sottolineato come questa scoperta porti la viticoltura in linea con altri ambiti delle colture arboree, dove il portainnesto è riconosciuto come un fattore cruciale per il miglioramento qualitativo. «È stato un lavoro complesso e lungo oltre due decenni – ha spiegato – a causa delle molteplici interazioni tra portainnesto, ambiente di coltivazione e vitigni. Tuttavia, abbiamo finalmente dimostrato che il portainnesto può influire in maniera diretta sulla qualità delle uve e dei vini».
Lucio Brancadoro, coautore dello studio, ha evidenziato come la ricerca abbia permesso di chiarire l’impatto dei portainnesti M sulle performance produttive e qualitative della vite. «In diverse combinazioni d’innesto con vitigni rossi e bianchi – ha spiegato – abbiamo osservato non solo l’estrema adattabilità dei portainnesti M ai vari ambienti italiani, ma anche la loro capacità di regolare le risposte della vite agli stress abiotici, sempre più estremi a causa del cambiamento climatico». Questa regolazione permette un decorso maturativo più favorevole, premessa essenziale per ottenere vini di alta qualità.
RISULTATI CONCRETI: FENOLI NEI ROSSI E ACIDITÀ NEGLI SPUMANTI
Le sperimentazioni condotte su vitigni iconici come Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Nero d’Avola e Sangiovese hanno confermato le straordinarie potenzialità dei portainnesti M.
Nel Cabernet Sauvignon, i portainnesti M hanno garantito risultati produttivi bilanciati, con elevati livelli di zuccheri e concentrazione fenolica.
Per lo Chardonnay in Franciacorta e Trento Doc, si è registrata una maggiore acidità titolabile, con prevalenza di acido malico, e un pH inferiore, elementi fondamentali per la produzione spumantistica di qualità. I vini ottenuti sono risultati più intensi, aromatici e con una struttura olfattiva complessa, arricchita da note di frutta tropicale.
Un aspetto determinante è emerso anche nei vini rossi. Nei campi sperimentali, le uve di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Sangiovese hanno mostrato una maggiore concentrazione di polifenoli, una tonalità più accesa delle sostanze coloranti e una persistenza cromatica superiore durante l’affinamento. Questi parametri influenzano direttamente la qualità dei vini, rendendoli più strutturati e longevi.
«PORTAINNESTI M PER VINI DI QUALITÀ SUPERIORE»
Un altro aspetto innovativo riguarda la composizione aromatica delle uve. «I portainnesti M influenzano il metabolismo secondario della vite, con effetti diretti sulla qualità aromatica», spiega Brancadoro. Le analisi su Chardonnay e Sangiovese hanno rilevato incrementi significativi di composti aromatici come tioli, esteri etilici, fenoli e norisoprenoidi, che contribuiscono alla complessità dei vini ottenuti.
«Questa scoperta – conclude Marcello Lunelli – ci porta a riconsiderare completamente il nostro approccio ai portainnesti. La prova scientifica del loro ruolo nella qualità del vino sottolinea l’importanza di una scelta oculata della combinazione d’innesto, che tenga conto non solo delle caratteristiche varietali e ambientali, ma anche degli obiettivi enologici da raggiungere». Con i portainnesti M, una buona parte della viticoltura italiana promette di entrare in una nuova era. In cui sostenibilità e qualità si uniscono, per affrontare le sfide di un mercato sempre più esigente e di un clima in continuo cambiamento.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTOZIA – Champagne Boizel entra nel portfolio di Allegrini Wine Distribution, il ramo d’azienda di AW Allegrini Wines dedicato alla distribuzione in Italia «di realtà vitivinicole affini per filosofia e rispetto della tradizione, sia italiane che straniere». «Questa partnership commerciale, spiega l’azienda simbolo della Valpolicella e dell’Amarone, non solo arricchisce l’offerta di Allegrini, ma rappresenta anche un chiaro segnale di intenti: portare in Italia un simbolo dell’arte dello Champagne attraverso una strategia focalizzata su qualità e prestigio». (nella foto Matteo Allegrini e Florent Boizel)
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Masseria Li Veli, Petra, Planeta e San Salvatore 1988 sono le cantine italiane che parteciperanno al primo Mediterranean Wines Symposium, il primo Simposio dei Vini del Mediterraneo. L’appuntamento si terrà il 24 marzo 2025 presso la prestigiosa cantina Perelada, in Catalogna. L’evento si propone di celebrare l’importanza culturale, storica e gastronomica del Mediterraneo, coinvolgendo alcune delle più importanti cantine delle regioni vinicole che si affacciano sul “Mare Nostrum”. Tra i protagonisti spiccano alcuni nomi di rilievo della scena enologica italiana, che aderiranno al Manifesto del Simposio. Un documento che promuove la diffusione di conoscenze sul vino mediterraneo attraverso ricerca, formazione e condivisione.
I VINI DEL MEDITERRANEO CON GABRIELE GORELLI MW
Il Simposio vedrà la partecipazione di esperti internazionali di fama mondiale. Il comitato scientifico, presieduto da Juancho Asenjo, figura di spicco della critica enologica e Cavaliere dell’Ordine della Stella della Repubblica Italiana, include professionisti come Gabriele Gorelli MW, primo Master of Wine italiano, e Josep Roca, sommelier del celebre ristorante Celler de Can Roca. Tra le attività in programma ci saranno degustazioni tematiche, masterclass e tavole rotonde. Saranno affrontate anche tematiche attuali, come l’adattamento della viticoltura ai cambiamenti climatici, con l’intervento di Nathalie Ollat, direttrice del progetto francese Laccave (Inrae).
FOCUS SUI VINI ITALIANI DEL MEDITERRANEO
Durante il Simposio, i partecipanti potranno immergersi nella ricchezza vinicola del Mediterraneo. Gabriele Gorelli MW guiderà una masterclass dedicata alle principali regioni vinicole italiane, mentre Victoria Ordóñez presenterà le varietà più rappresentative del bacino mediterraneo. Da non perdere anche la degustazione di Malvasia lungo le coste mediterranee, condotta da Juancho Asenjo. Un ruolo centrale sarà riservato alla gastronomia, con Josep Roca che terrà una lezione sull’abbinamento tra alta cucina e vini mediterranei, e una speciale esperienza curata da Toni Gerez, sommelier del ristorante Castell Perelada, che abbinerà vini e formaggi mediterranei.
IL MEDITERRANEAN WINE SYMPOSIUM UNISCE LE CANTINE DEL MEDITERRANEO
Oltre ai grandi nomi italiani dalle regioni Puglia, Toscana, Sicilia e Campania, parteciperanno al Simposio dei Vini del Mediterraneo cantine rinomate di altri paesi del Mediterraneo. È il caso di Château Musar (Libano), Château Roslane (Marocco) e 4Kilos (Spagna). Tutte le cantine coinvolte condividono l’obiettivo di «promuovere l’identità vinicola mediterranea come un’unica regione, esaltandone l’origine, la qualità e la tradizione».
L’evento culminerà con un grande showroom presso il castello di Perelada, dove il pubblico potrà scoprire i vini di oltre venti cantine partecipanti, rappresentative delle diverse tradizioni vinicole mediterranee. Con questa prima edizione, il Mediterranean Wines Symposium punta a consolidarsi come appuntamento di riferimento per il settore enologico, celebrando il Mediterraneo come crocevia di cultura, storia e gusto.
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Michele Ferrero per l’attitudine di guardare oltre alle cose, senza fermarsi all’apparenza. Franco Bernabei per la capacità di rendere liquido (d’eccellenza) un territorio, in maniera altrettanto visionaria. L’imprenditore “papà della Nutella” da una parte. L’enologo noto come “Mr Sangiovese”, dall’altra. Se è vero che ogni persona è al pari sintesi e romanzo, Tommaso Inghirami potrebbe essere preso ad esempio lampante. Dopo essersi fatto le ossa in diverse multinazionali – Moncler, Bolton e, appunto, Ferrero, come junior brand manager – il rampollo della famiglia a capo del colosso fiorentino Ingram Camicie è tornato a Pontassieve, a cavallo tra il 2017 e il 2018. Per fare vino. Dedicandosi anima e corpo a Fattoria di Grignano, Tenuta degli Inghirami attiva da oltre 50 anni nella cittadina a 12 chilometri da Firenze.
FATTORIA DI GRIGNANO: DA BERNABEI A CHIOCCIOLI, IN “STILE” FERRERO
Da allora, grazie alla collaborazione con il nuovo enologo Stefano Chioccioli, i vini di Grignano hanno preso un’altra via. Emblematica la vendemmia 2019 di Poggio Gualtieri, Chianti Rufina Docg Riserva che condensa le migliori caratteristiche del Sangiovese d’alta collina, in una veste fresca e dai tannini meno graffianti rispetto alle annate precedenti. Un cambio di passo che non significa rinnegamento del passato. Bensì evoluzione. «Franco Bernabei, l’enologo che ha accompagnato Fattoria di Grignano sin dagli anni Ottanta – spiega Tommaso Inghirami – è per me uno zio. Molto più di un “semplice” professionista: è parte della famiglia. Al mio ritorno in azienda, ho sentito di dover iniziare a produrre vini più affini al mio gusto».
VINI GRIGNANO: GRANDI (VECCHIE) ANNATE E NUOVA IDENTITÀ
«Da grande amante dei vini bianchi friulani – continua il 34enne – ho trovato un’immediata intesa con l’enologo Stefano Chioccioli, che proprio in Friuli ha fatto grandi cose». La mano di Chioccioli, consulente enologo – tra gli altri – della Livio Felluga, segna il cambio di rotta dei vini di Grignano: più immediati e rotondi, godibili sin dalla gioventù. Pur con ottime prospettive, in termini di lungo affinamento. Le terre da cui nascono sono, di fatto, le stesse che hanno dato vita al Chianti Rufina Riserva DocgPoggio Gualtieri 2000, ancora in forma straordinaria (freschezza, purezza del frutto, ulteriore capacità di evoluzione) a distanza di 24 anni dalla vendemmia. Tra le annate più recenti in commercio, inizia ora a farsi apprezzare, più delle altre, una 2013 dalla spiccata acidità. Un’annata – c’è da scommetterci – pronta a dare immense soddisfazioni nel lungo periodo.
PINOT NERO E TREBBIANO NEL FUTURO DI FATTORIA DI GRIGNANO
Tommaso Inghirami non vuole però fermarsi qui. E per comprenderne le ragioni, basta alzare gli occhi verso l’orizzonte di Pontassieve. L’Appennino Tosco-Romagnolo domina il circondario della cittadina medievale, considerata la capitale del Mugello. «Negli ultimi anni – spiega l’erede dell’impero Ingram Camicie – abbiamo acquistato diversi terreni nelle vallate che circondano Pontassieve. Credo che il potenziale ancora inespresso a quelle quote sia immenso. Mi riferisco in particolare al Casentino, una delle quattro vallate della provincia di Arezzo, in direzione Romagna, poco lontana da Pontassieve. A mio avviso una zona interessantissima, in prospettiva, per il Pinot Nero. Ma anche alla Val Tiberina, più ad est. Qui abbiamo acquistato una vigna vecchia di Trebbiano e i primi risultati di vinificazione in anfora hanno dato risultati incredibili». Il primo vino da una varietà a bacca bianca di Fattoria di Grignano sarà presentato nei primi mesi del 2025. L’ennesimo capitolo firmato Tommaso Inghirami. Un po’ sintesi. Un po’ romanzo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Miglior vino Piwi italiano è Limine 2022, Venezia Giulia Igt bianco della cantina Terre di Ger. È il risultato delle degustazioni alla cieca della Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Limine di Terre di Ger si aggiudica uno dei “premi speciali”, dedicati alle varietà resistenti alle malattie fungine della vite (l’acronimo con cui si identifica la tipologia è “Piwi”). Terre di Ger, a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, si conferma la cantina italiana più avvezza alla tipologia, forte dell’esperienza maturata in anni di sperimentazioni dal titolare, Gianni Spinazzè. Di seguito il profilo del Miglior vino Piwi italiano, ottenuto da uve resistenti della varietà Soreli.
VENEZIA GIULIA IGT BIANCO LIMINE 2022, TERRE DI GER
Fiore: 8
Frutto: 8.5
Spezie, erbe: 8
Freschezza: 8.5
Tannino: 0
Sapidità: 7.5
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 8
Facilità di beva: 8.5
A tavola: 8
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
Premio speciale: miglior vino Piwi italiano per la Guida Winemag 2025
Via Strada della Meduna – Frattina di Pravisdomini
33076 Pordenone (italia)
Tel. +39 0434.644452
Email info@terrediger.it
TERRE DI GER, LA CASA DEI PIWI
Terre di Ger nasce dalla passione per la viticoltura di Gianni Spinazzè, che fin da bambino andava nei vigneti che la famiglia gestiva in mezzadria di alcune proprietà dei Bellussi, proprietari del trevigiano. Negli anni Sessanta, Gianni, per meglio strutturare le palificazioni delle “Bellussere” del Piave ha avviato una produzione di pali in cemento, dando il via alla lunga storia dell’azienda Spinazzè, oggi affermata nel settore viticolo e frutticolo mondiale. La vera svolta per l’azienda avviene nell’ultimo decennio. Il merito è di un nuovo progetto agronomico ed enologico , con l’impianto di vitigni a varietà resistenti Piwi e una profonda ricerca sulle potenzialità dei vini da esse ottenuti.
L’obiettivo di Terre di Ger è di ridurre l’impatto ambientale dei trattamenti fitosanitari, salvaguardare la natura e avviare una coltivazione a regime biologico, puntando sulle diversità organolettiche. Nascono nuove opportunità e i confini si allargano, diventa interessante il confronto e la coesistenza con altri territori e si arriva ad acquisire la tenuta “La Boccolina” nel cuore delle colline di Jesi e a gettare le basi per il progetto “Dolomiti” nelle Coste del Feltrino.
MIGLIOR PIWI ITALIANO GUIDA WINEMAG: LIMINE TERRE DI GER
Limine di Terre di Ger è il miglior vino piwi italiano per la Guida Winemag 2025 – Top 100 milgiori vini italiani. Un nome di fantasia che è sinonimo di “confine”. Esattamente come in una poesia di Montale, questo è un vino che sta “sulla soglia” e che ha permesso di varcare il confine e di andare oltre il biologico, guardando al futuro. Denominazione: Venezia Giulia Igt 2022. Uve: Soreli, varietà Piwi resistente alle malattie fungine della vite.
In cantina: sulle fecce fini per circa sei mesi con frequenti bâtonnageDegustazione: Vino dal colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso presenta note di miele e frutta esotica. Vino strutturato dalla lunga persistenza aromatica, lascia in bocca un piacevole retrogusto di menta. Si accompagna a primi piatti di pesce, formaggi e ricette di carni bianche. Gradazione: 14% vol. Servizio: 12-14° gradi.
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Ecco i vini in promozione da Esselunga sul volantino valido dal 12 al 25 settembre 2024, con le relative valutazioni in cestelli della spesa Vinialsuper.
Sauvignon Forchir: 5,27 euro (4 / 5)
Barbera d’Alba Produttori di Govone: 3,59 euro (4 / 5)
Pecorino Citra: 2,84 euro (3,5 / 5)
Negroamaro Rosato Due Palme: 2,34 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Giuseppe Verdi: 3,32 euro (3,5 / 5)
Monica o Nuragus Cantine di Dolianova: 2,69 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Viognier Nadaria: 2,24 euro (5 / 5)
Valpolicella Rocca Alata Cantina di Soave: 2,99 euro (4 / 5)
Sangiovese Cabernet Santa Cristina – Antinori: 5,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG Bolla: 5,98 euro (3,5 / 5)
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Ecco l’elenco dei vini in promozione presenti sul volantino Esselunga valido dal 29 agosto all’11 settembre 2024, con le relative valutazioni in cestelli della spesa Vinialsuper.
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Blending stories di Tannico è il nome della linea di vini “a marchio” dell’enoteca online numero uno in Italia. Si tratta di un nuovo progetto, lanciato nell’aprile 2024, che vede Tannico al fianco di alcune cantine selezionate per la realizzazione congiunta dei vini. L’ultima collaborazione è con la cantina altoatesina Kaltern, con la quale sono nati due vini esclusivi, in vendita sull’e-commerce. Altri vini della linea Blending stories di Tannico vedono protagoniste cantine come Argiolas, in Sardegna, Castello Vicchiomaggio, nel Chianti Classico, Tenuta Fertuna, in Maremma e Giacomo Fenocchio nelle Langhe. Il logo delle cantine partner appare in bella vista sulle etichette a sottolineare il loro ruolo di protagoniste nel progetto, sdoganato già nel 2022 da Tannico con l’emiliana Tenuta Forcirola e con la piemontese Fenocchio, prima che la linea assumesse il nome attuale.
BLENDING STORIES E NUOVA BRAND IDENTITY PER TANNICO
«Blending Stories – spiega Tannico – sono i vini per cui abbiamo personalmente partecipato alla creazione, a quattro mani con alcune selezionate grandi cantine. Questi combinano l’insostituibile conoscenza del territorio del singolo produttore, con l’inconfondibile stile di Tannico». Non è l’unica novità che riguarda l’enoteca online che, nel 2023, ha compiuto 10 anni di vita. Quest’anno, l’azienda finita nel 2022 sotto il controllo della joint venture Campari Group-Moët Hennessy (Lvmh), ha presentato la sua nuova brand identity.
SIRAGUSA: «RICERCA DELL’ECCELLENZA E ATTENZIONE PER LA COMMUNITY»
Il marchio storico, rappresentato da una botte stilizzata con acini d’uva, nella sua nuova declinazione, emerge più minimalista e contemporaneo. Ai cambiamenti si aggiungono una nuova font e un payoff, For the Love of Wine, che sottolinea «l’importanza dell’amore per il vino, la sua cultura e la comunità che lo circonda: una vasta rete di produttori, wine lovers e consumatori».
«La ricerca dell’eccellenza e l’attenzione alle esigenze della community dei wine lovers – commenta Daniela Siragusa, Chief Marketing Officer di Tannico – sono il nostro focus principale. Rinfreschiamo la nostra visual identity per renderla ancora più caratterizzata e riconoscibile, mantenendo di fatto i nostri elementi distintivi insieme alla passione che ci guida da dieci anni e la voglia di fare ogni giorno sempre meglio».
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Terre d Oltrepo ha scelto il nuovo direttore generale e Corrado Gallo
Con le dimissioni di cinque consiglieri dal Cda del Consorzio Tutela vini Oltrepò pavese, «il 30%» della produzione perde la rappresentatività nell’ente di Torrazza Coste (Pavia) e a rischio finisce l’Erga Omnes, ovvero il senso stesso dell’esistenza dell’ente di tutela. Ne sono ben consapevoli i dimissionari, rappresentanti di Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Azienda Vitivinicola Vanzini e Società Agricola Vercesi Nando e Maurizio, che in un comunicato si definiscono «in polemica con una gestione del Consorzio poco trasparente, guidata da interessi di parte e caratterizzata da una condotta non sempre rispettosa delle regole statutarie».
«Sono mesi che assistiamo a una gestione del Consorzio, da parte della presidenza e di alcuni membri del Cda, opaca e governata da logiche riconducibili a interessi particolari di qualche azienda, contrarie al rispetto dell’interesse collettivo di tutto il territorio che il Consorzio dovrebbe tutelare – dichiarano i dimissionari – dove è stato mortificato il ruolo del CdA, ridotto a mero luogo di ratifica di decisioni prese in altre sedi, e sono stati adottati provvedimenti che rischiano di portare verso un preoccupante dissesto finanziario».
OLTREPÒ: CHI SONO I CINQUE CONSIGLIERI CHE HANNO RASSEGNATO LE DIMISSIONI
Con queste motivazioni, Quirico Decordi, Federico Defilippi, Renato Guarini, Pierpaolo Vanzini e Valeria Vercesi hanno rassegnato oggi le proprie irrevocabili dimissioni da Consiglieri del Consorzio con una missiva inviata alla presidente del Consorzio, Francesca Seralvo e al presidente del Collegio Sindacale. «È stata una decisione sofferta e un passo importante – dichiarano ancora i dimissionari – che abbiamo cercato in tutti i modi di evitare e che non avremmo voluto adottare, ma che oggi diventa necessaria non solo per tutelare le nostre persone in quanto componenti dell’organo di gestione del Consorzio davanti a pratiche e comportamenti contrari alle regole dettate dallo statuto, ma anche per dare un segnale inequivocabile sulla necessità di cambiare rotta, restituendo al Cda il ruolo di governo del Consorzio che deve mirare alla tutela e salvaguardia degli interessi collettivi di tutti i produttori del territorio».
Sempre secondo i cinque consiglieri che oggi hanno rassegnato le dimissioni dal Cda del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese, «sono state molte in questi mesi le domande lasciate senza risposta, le contestazioni ignorate – relative anche a scelte importanti operate dal Consorzio quali il cambio di direzione, la verifica dello stato finanziario, il corretto utilizzo dei fondi per la promozione, l’adempimento di alcune deliberazioni assembleari – così come i comportamenti adottati da parte del presidente e di alcuni consiglieri che rischiano di compromettere la relazione del consorzio con istituzioni quale ASCOVILO e la Regione Lombardia».
DIMISSIONI DAL CDA: A RISCHIO L’ERGA OMNES DEL CONSORZIO VINI OLTREPÒ
«Atteggiamenti non più tollerabili – continuano i dimissionari – che ci obbligano ad una presa di distanza netta soprattutto quando si arriva addirittura a negare la stessa possibilità del confronto, rigettando l’istanza di convocazione di Cda, da noi formulata nei giorni scorsi nel rispetto delle disposizioni statutarie, che è stata respinta con motivazioni pretestuose». Si apre adesso una fase difficile perché i numeri produttivi e dell’imbottigliato delle aziende dimissionarie sono decisivi per mantenere l’Erga Omnes e la rappresentatività del Consorzio, cioè la possibilità di ricevere ed utilizzare i fondi per la promozione e gestire le attività di tutela che rappresentano i due asset primari dell’attività consortile.
«Per senso di responsabilità verso il territorio e la tutela della denominazione – concludono i rappresentanti dimissionari – non siamo usciti dal Consorzio con le nostre imprese, consapevoli che questo gesto avrebbe potuto portare al tracollo del Consorzio stesso. Ma se il governo del Consorzio non cambia indirizzo e non ritorna sui binari della correttezza formale e del rispetto delle regole statutarie, recuperando in primis il Cda alle sue prerogative, ci vedremo costretti a prendere ulteriori provvedimenti».
REGIONE LOMBARDIA: TAVOLO DI CONFRONTO CON L’OLTREPÒ DOPO DIMISSIONI
«Il sistema vitivinicolo dell’Oltrepò Pavese rappresenta un pilastro dell’agroalimentare lombardo e credo sia nell’interesse di tutti che quanto accade in queste ore all’interno del Consorzio di Tutela sia il prima possibile oggetto di un confronto con le istituzioni. Regione Lombardia è da sempre a fianco di questo mondo e per questo ci attiveremo da subito per un confronto rapido e mi auguro risolutivo con i rappresentanti del settore vinicolo pavese» Lo dichiara l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, commentando la notizia delle dimissioni di cinque rappresentanti dal CdA del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese.
«Già nei prossimi giorni – prosegue Beduschi – mi recherò presso la sede del Consorzio per fare sentire la presenza di Regione Lombardia e soprattutto per proseguire con l’ascolto e il sostegno, che da parte nostra non è mai mancato. Il mondo del vino lombardo sta vivendo un periodo di crescita, soprattutto sui mercati internazionali, che è simbolo di quanto potenziale è ancora in grado di esprimere. Lo deve fare insieme, ragionando come sistema: un sistema di cui l’Oltrepò è parte integrante».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Mionetto – Prosecco Valdobbiadene: 6.99 euro (3,5 / 5)
IL GIGANTE, volantino fino al 10 luglio (volantino 1+1)
Chianti Docg Fattoria il Palagio: 6,98 euro (3,5 / 5)
Dolcetto / Barbera Produttori di Portacomaro: 8,98 euro (5 / 5)
Fiano di Avellino Docg, Falanghina / Aglianico / Rosato Igt Ancile, Conti Uttieri: 7,98 euro (3,5 / 5)
Grechetto / Sangiovese Terre Augustee Umbria Igt, Castello delle Regine: 5,98 euro (3,5 / 5)
Bonarda / Chardonnay / Riesling Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Losito e Guarini: 4,78 euro (3 / 5)
Vini Grave del Friuli Doc Il Borgomastro: 5,98 euro (3 / 5)
Chardonnay / Merlot I Fioriti: 4,98 euro (3,5 / 5)
Barbera / Pinot Grigio Oltrepò pavese Doc, Pastori: 4,78 euro (1,5 / 5)
Cabernet Franc o Sauvignon Blanc Isonzo Doc, Borgo dei Vassalli: 10.98 euro (5 / 5)
Cabernet / Sangiovese Rubicone Igt Renaissance: 4,78 euro (3,5 / 5)
Vini Borgo dei Filari: 3,98 euro (3,5 / 5)
Vini Colli Piacentini Doc Borgo al Tidone: 4,98 euro (3,5 / 5)
Vini Piemonte Doc Cantina di Rosignano: 5,58 euro (4 / 5)
Vini Abruzzo Casalbordino: 5,98 euro (4,5 / 5)
Prosecco Doc / Prosecco Doc Rosé Coste Petrai: 9,58 euro (3,5 / 5)
Spumante millesimato Gran Cuvée Gilda: 4,78 euro (3 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg De Angeli: 9,38 euro (3,5 / 5)
IPERAL, volantino fino al 2 luglio
Pinot Bianco, Cielo: 2 euro (3 / 5)
Chardonnay frizzante Il Roccolo: 2 euro (3 / 5)
Bonarda Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Losito e Guarini: 3 euro (3 / 5)
Lambrusco di Sorbara Doc Cavicchioli: 3 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Rue di Piane, Spinelli: 3 euro (5 / 5)
Falanghina del Sannio Dop, La Guardiense: 3,79 euro (3,5 / 5)
Orvieto Doc Classico, Bigi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Ca’ del Vescovo, Zonin: 4,29 euro (5 / 5)
Chianti Docg, Piccini: 2,99 euro (4 / 5)
Spumante Oro Blanc de Blancs, Valdo: 3,90 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Doc Grigolli: 3,59 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,89 euro (3 / 5)
Fira Rosso Igt Sartori: 4,79 euro (3,5 / 5)
Susumaniello Igp Pianerosse: 4,69 euro (4 / 5)
Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc Terre Bentivoglio, Cantine Pirovano: 3,49 euro (3 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry, Bolla: 5,19 euro (3,5 / 5)
Vermentino Igt Calaforte, Frescobaldi: 5,69 euro (4 / 5)
Tavernello: 1,45 euro (3,5 / 5)
IPERCOOP, volantino fino al 10 luglio
50% sulla linea vini Madaudo: (3,5 / 5)
40% sulla linea vini Clavesana: (5 / 5)
Le Bolle – Spumante Müller Thurgau Traminer Brut, Losito e Guarini: 3.79 euro (4 / 5)
Marca Oro – Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry: 5.39 euro (3,5 / 5)
Terre De La Custodia – Umbria Igt Rosso Vocante: 3.15 euro (5 / 5)
Müller Thurgau Trentino Doc Mastri Vernacoli: 3.49 euro (4 / 5)
IPER LA GRANDE I, volantino fino al 3 luglio
Gasparetto – Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut / Extra Dry: 5.79 euro (3,5 / 5)
La Gioiosa – Prosecco Superiore Asolo / Rosé Doc: sconto linea 25% (3,5 / 5)
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Vini a volantino a meta maggio le promozioni da non perdere
Torna la rubrica dedicata ai vini in promozione al supermercato, presenti sui volantini delle maggiori insegne della grande distribuzione operanti in Italia. Ecco i vini in offerta da non perdere.
ALDI, volantino fino al 19 maggio
Merlot Igt Veneto: 2,29 euro (3 / 5) Garda Doc Frizzante Villa Alberti: 1,79 euro (3,5 / 5) Cava Brut Jaume Serra: 3,59 euro (4 / 5)
BENNET, volantino fino al 15 maggio
Notte rossa – Primitivo Bio: 4,89 euro (5 / 5) Settesoli Settesoli – Chardonnay Sicilia IGT O Syrah Rosé: 3,49 euro (5 / 5) Segnavento – Negroamaro: 3,84 euro (3,5 / 5) Prosecco Treviso Doc Brocca dei Dori: 4,19 euro (3,5 / 5) Lago Caldaro Cantina Doc di Cortaccia: 5,94 euro (5 / 5)
CARREFOUR IPERMERCATI, volantino fino al 15 maggio
Gewurzatraminer Trentino Doc Cavit: 5,99 euro (3,5 / 5) Collezione Privata Rosso Toscana Igt Piccini: 4,99 euro (5 / 5) Raim Vermentino Doc Sella & Mosca: 3,99 euro (3,5 / 5) Linea Salento Igt Notte Rossa: 3,99 euro (5 / 5) Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Bortolomiol: 7,29 euro (4 / 5) Metodo classico Blanc de Blancs Millesimato Brut Lebollè, Losito e Guarini: 7,49 euro (4 / 5) Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut Malpasso: 4,49 euro (3,5 / 5)
COOP ITALIA, volantino fino al 22 maggio
Corvina Veronese Igt Ulisse, Cantina di Negrar: 3,69 euro (4 / 5) Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,89 euro (4 / 5)
CONAD, volantino fino al 14 maggio
Cantina valtidone Cantina Valtidone – Barbera Piacentino Doc: 5.25 euro (2×1) (3,5 / 5) Villa Diana – Nero D’Avola Gattopardo Doc: 4,59 euro (4 / 5) Mionetto – Spumante Prosecco: 7,89 euro (3,5 / 5) Castellino bianco/rosso: 1,69 euro (3,5 / 5) Riunite Riunite – Lambrusco Emilia: 1,89 euro (3,5 / 5) Sensi Sensi – Vernaccia San Gimignano Docg: 4,49 euro (4 / 5) Fratelli Maggi – Bonarda Vivace Oltrepò Pavese Doc: 11,94 euro (6 bottiglie) (2 / 5) Duchessa Lia – Gavi Docg: 5,99 euro (3,5 / 5) Santa Cristina – Giardino Rosè Toscana: 5,89 euro (4 / 5) Vermentino Maremma Canneta: 4,99 euro (3,5 / 5) Astoria – Cuvee Brut Dabon: 3,99 euro (4 / 5)
ESSELUNGA, volantino fino al 22 maggio
Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg, Cantina di Valdobbiadene: 5,39 euro (4 / 5) Vermentino di Gallura Docg, Cantina del Giogantinu: 4,45 euro (4 / 5) Rosé Lancers: 3,49 euro (3,5 / 5) Chardonnay / Cabernet-Merlot, Pasqua: 3,45 euro (3,5 / 5) Bonarda San Zeno, Zonin: 3,89 euro (4 / 5) Barbera d’Asti Superiore Docg Govone: 3,19 euro (4 / 5) Chianti Docg Piccini: 2,84 euro (4 / 5) Lago di Caldaro Terresomme: 2,95 euro (3,5 / 5) Nero di Troia Grifo: 2,64 euro (3,5 / 5)
EUROSPIN, volantino fino al 19 maggio
Falanghina del Sannio Dop: 2,69 euro (3 / 5) Lambrusco di Modena Dop frizzante Rosé: 1,69 euro (3,5 / 5)
FAMILA SUPERSTORE, volantino fino al 22 maggio
Le Vie Dell’uva – Chianti DOCG: 2,99 euro (3,5 / 5)
Le Vie Dell’uva – Merlot Friuli Grave: – 0,80 euro (3,5 / 5)
Bolla – Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Extra Dry: 5,49 euro (3,5 / 5)
GALASSIA IPERMERCATI E SUPERMERCATI, volantino fino al 15 maggio
Salice Salentino Le Vie dell’Uva: 3,99 euro (3,5 / 5) Marta P. Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Brut Millesimato: 6,98 euro (3,5 / 5)
GULLIVER SUPERMERCATI, volantino fino al 20 maggio
Nessun vino con indicazione del prezzo promozionale
IL GIGANTE, volantino fino al 15 maggio
Dolcetto o Barbera d’Alba Produttori di Portacomaro: 4,49 euro (5 / 5) Rosso di Montefalco Doc Ligajo: 4,99 euro (4 / 5) Barbera / Pinot Grigio Oltrepò pavese Doc, Pastori: 2,39 euro (1,5 / 5) Bonarda / Chardonnay / Riesling Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Losito e Guarini: 2,39 euro (3 / 5) Cabernet Franc / Sauvignon Blanc Isonzo Doc, Borgo dei Vassalli: 5,49 euro (5 / 5) Marzemino Trentino Doc / Teroldego Igt Concilio: 4,79 euro (4 / 5) Chianti Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,99 euro (4 / 5) Barbera, Dolcetto, Rosso Monferrato / Cortese Doc Piemonte: 2,59 euro (3,5 / 5) Bardolino Chiaretto / Bardolino Doc Cantine Pasqua: 3,19 euro (3,5 / 5) Ortrugo, Bonarda amabile / Gutturnio frizzante Colli Piacentini Doc, Poggio al Tidone: 2,49 euro (3,5 / 5) Cerasuolo, Montepulciano d’Abruzzo Doc / Pecorino Igt Colline Pescaresi, Tenuta del Priore: 3,49 euro (3,5 / 5) Moscato dolce / Sangue di Giuda “C’era una volta”, Losito e Guarini: 3,89 euro (4,5 / 5) Spumante millesimato Extra Dry Stefano Bottega: 3,89 euro (3,5 / 5) Prosecco Rosé Doc Treviso, Coste Petrai: 4,79 euro (3,5 / 5) Prosecco Superiore millesimato Conegliano Valdobbiadene Docg, Porta Leone: 5,79 euro (3,5 / 5) Chianti Riserva Docg Piandaccoli: 6,98 euro (3,5 / 5) Vermentino di Toscana Igt Fattoria il Palagio: 4,49 euro (3,5 / 5) Rosso Toscana Igt Il Prugnolo, La Pieve: 8,99 euro (4 / 5) Vin Santo del Chianti Doc, La Pieve: 7,99 euro (3,5 / 5)
SELEZIONE EMILIA ROMAGNA-TOSCANA: Vini Tenute del Cerro: 8,39 euro (5 / 5) Vini Galassi: 2,79 euro (5 / 5) Vino Nobile di Montepulciano Docg Campone, Frescobaldi: 8,99 euro [4.5] Vini La Valorosa: 3,29 euro (5 / 5) Gutturnio Doc L’intenso, Piani Castellani: 5,29 euro (3,5 / 5) Brunello di Montalcino Docg, Villa Poggio Salvi: 21,90 euro (5 / 5) Malvasia / Bonarda Doc Colli Piacentini, Dante 45: 3,39 euro (5 / 5) Albana Romagna Doc, Azienda agricola Branchini: 5,79 euro (5 / 5)
IPERAL, volantino fino al 21 maggio
Pinot frizzante Igt Maschio: 3 euro (3,5 / 5) Lambrusco Emilia, Cavicchioli: sconto 16% (3,5 / 5) Trebbiano Doc Setabianca: sconto 33% (3,5 / 5) Ortrugo Doc Castelli del Duca: sconto 23% (3,5 / 5) Lambrusco di Modena Doc Il Baluardo: sconto 24% (3 / 5) Primitivo Salento Igp Notte Rossa: 3,59 euro (5 / 5) Negroamaro Igt Settearchi: 3,25 euro (3,5 / 5) Chianti Riserva Docg Piccini: 3,65 euro (5 / 5) Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso: 5,19 euro (5 / 5) Rosso Classico Superiore Cirò Riserva, Caparra&Siciliani: 4,19 euro (5 / 5) Vermentino Toscana Igt Giglio del Duca: 3,29 euro (3,5 / 5) Pinot Grigio Bacchichetto: 3,69 euro (3,5 / 5) Barbera d’Asti Docg, Dezzani: 3,89 euro (3,5 / 5) Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Valdo: 5,49 euro (3,5 / 5) Verdeca Salento Igp, Feudo Apuliano: 3,45 euro (4 / 5) Muller Thurgau Trentino Doc, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5) Valpolicella Superiore Doc La Rotonda, Cantina di Illasi: 4,99 euro (3,5 / 5) Ruché di Castagnole Monferrato Docg, Dezzani: 7,49 euro (4 / 5) Catarratto Igt Terre Siciliane Matinata, Cantine Madaudo: 2,49 euro (3,5 / 5)
IPERCOOP, volantino fino al 15 maggio
Vini Barbanera: sconto 40% (4 / 5) Vini Villa Folini: sconto 40% (3,5 / 5) Lancers Lancers – Rosé / Bianco: 3,69 euro (3,5 / 5) Turà – Bianco O Rosato Trevenezie Frizzante Igt: 2,15 euro (3,5 / 5) Cantine Riunite – Lambrusco Emilia Igt: 2,63 euro (3 / 5) Sant’Anna – Prosecco Doc Brut: 4,74 euro (3,5 / 5) Sartori – Ripasso Valpolicella Superiore D.O.C. Vigneti Di Valdimezzo: 6,70 euro (3,5 / 5)
IPER LA GRANDE I, volantino fino al 26 maggio
Terre Nardin – Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Extra Dry: 5,99 euro (3,5 / 5)
Gasparetto – Asolo Prosecco Superiore DOCG Brut o Extra Dry: 5,39 euro (3,5 / 5)
Babulle – Spumante Millesimato Blanc De Blancs o Rosè Extra Dry: 2,79 euro (3,5 / 5)
Gasparetto – Prosecco DOC Treviso Extra Dry o Prosecco Rosè DOC Brut: 4,39 euro (3,5 / 5)
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I migliori rosati al supermercato 10 etichette da non perdere a meno di 7 euro 25
FOTONOTIZIA – Il governo italiano ha posticipato l’applicazione delle nuove norme europee sull’etichettatura dei vini. Una risposta al pericolo di dover distruggere milioni di etichette già stampate, sulla base del regolamento che sarebbe dovuto entrare in vigore l’8 dicembre. Il provvedimento, comunicato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, raccoglie il plauso di Federvini, Unione italiana vini – UIV e Coldiretti.
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Verso Natale con il vino in promozione al supermercato fioccano i 5 cestelli della spesa nella consueta rubrica di Vinialsuper
Verso Natale con il vino in promozione al supermercato: fioccano i 5 cestelli. Il punto della situazione sui volantini delle maggiori insegne Gdo nazionali, nella consueta rubrica di Vinialsuper.
ALDI, volantino fino al 10 dicembre
Pinot Grigio Igt Provincia di Pavia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Rosé Millesimato Extra Dry: 4,49 euro (3,5 / 5)
Orvieto Classico Doc Roversi: 2,19 euro (3 / 5)
Zerozecco Spumante Analcolico: 2,79 euro (3 / 5)
Falanghina Benevento Igp Coppiere: 1,99 euro (3 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc: 2,99 euro (3,5 / 5)
ALDI, volantino fino al 31 dicembre
Prosecco Bio Doc: 5,49 euro (3,5 / 5)
Coppiere Traminer Trevenezie Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Aimone Vino Bianco/Rosso: 3,49 euro (3,5 / 5)
Tor del Colle Malvasia Nera del Salento Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
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Nuova etichettatura vini Ue e ingredienti esultano FederMosti e MUST
Non solo critiche al nuovo sistema di etichettatura vini dell’Ue che entrerà in vigore l’8 dicembre 2023, in seguito alla comunicazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 Novembre. «Eravamo già molto soddisfatti per aver contribuito alla definizione dell’obbligo di indicare nell’etichetta elettronica il mosto d’uva concentrato e il saccarosio tra gli ingredienti per l’arricchimento dei vini – afferma Marco Bertagni, presidente delle associazioni di settore dei mosti FederMosti e MUST – ma lo siamo ancora di più adesso che la dizione “ingredienti” è stata oggetto di un upgrading. Andrà posta nell’etichetta cartacea e da lì, attraverso il QR Code, il consumatore acquisirà in maniera diretta un’informazione fondamentale, ovvero se il vino è stato arricchito con un derivato dell’uva, o con uno zucchero esogeno a questa filiera».
Le sostanze utilizzate per l’arricchimento sono considerate ingredienti «nella misura in cui sono aggiunte durante la produzione e presenti nel prodotto finito», anche se sotto forma modificata, e devono pertanto essere indicate nell’elenco degli ingredienti. I termini «mosto di uve concentrato» e «mosto di uve concentrato rettificato» possono essere sostituiti ciascuno dall’indicazione «mosto di uve concentrato» oppure possono essere raggruppati e figurare nell’elenco degli ingredienti soltanto come «mosto di uve concentrato». Il saccarosio, l’altra sostanza ammessa per l’arricchimento, deve essere indicato separatamente.
«Siamo dispiaciuti per i produttori di vino per la tempistica, inadeguata, con cui l’Unione Europea ha diramato le disposizioni operative – conclude Bertagni – che costringerà a modificare molte etichette già stampate. Tuttavia, per quanto riguarda l’esplicita indicazione dello zucchero in etichetta cartacea tramite QR Code, si tratta di un successo pieno, che all’inizio del processo di revisione dell’etichettatura dei vini sembrava una chimera».
Etichettatura vino, UE cambia regole al 90°: QR code non basta, insorgono produttori
Etichettatura vino, UE cambia regole al 90° QR code non basta più. Insorgono I produttori: milioni di etichette a rischio distruzione
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Rottensteiner principe abbinamenti alta cucina Sissi Andrea Fenoglio
Se ogni principessa ha il suo principe, Sissi ha trovato Rottensteiner. Almeno per un pranzo, d’alta cucina. Lo scorso weekend, al noto ristorante di Merano è andato in scena l’abbinamento gourmet tra i vini della Tenuta di Bolzano, fondata nel 1950 da Hans Rottensteiner, e i piatti dello chef Andrea Fenoglio. Un matrimonio andato ben oltre i canoni classici del riuscitissimo winepairing. A “sfidarsi”, tra il calice e le forchette, ecco diverse annate di Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Santa Maddalena e Gewürztraminer. Tutti vini con un comune denominatore: il porfido. La roccia rossa di origine vulcanica che caratterizza gran parte del suolo dei vigneti di Rottensteiner si tramuta in vini dal netto profilo sapido-minerale, tesi e al contempo profondi. Certamente longevi.
Il porfido è una caratteristica intrinseca allo stesso cognome che identifica la Tenuta: dal tedesco “Rot” significa “Rosso” e “Steine” vuol dire “Pietre”. Ma l’occasione è di quelle che spostano l’attenzione dal particolare al generale. Il pranzo dimostra l’estrema versatilità dei vini dell’Alto Adige nell’abbinamento con ingredienti e piatti della tradizione italiana – come trota salmonata, vitello tonnato, guancia di vitello, pollo e Strudel di mele – rivisitati con richiami orientaleggianti (wasabi, Dashi, Katsuobushi) e intriganti connotazioni fumé (tuberi e radici affumicate). Non certo una prova semplice quella a cui si sono sottoposti i vini di Rottensteiner. Un po’ come studenti volontari per l’interrogazione del lunedì, che risultano promossi a pieni voti. Sia da soli che nel pairing.
I VINI DI ROTTENSTEINER ALLA PROVA DELL’ALTA CUCINA
Ad aprire le danze ecco un classico del ristorante Sissi: la “Pizza liquida“, abbinata a una bollicina. Manca uno spumante nella gamma di Toni, Hannes, Judith ed Evi Rottensteiner, dunque la scelta ricade su una certezza assoluta per il Metodo classico dell’Alto Adige: Arunda. Un messaggio chiaro, quello della famiglia di produttori altoatesini, in accordo con lo chef Andrea Fenoglio: la produzione vinicola dell’Alto Adige è giunta a punte di qualità tali da poter consentire l’esordio a tavola con uno Champenoise locale, al posto uno Champagne o di qualsiasi altro Metodo classico italiano; proseguendo poi con bianchi e rossi, per finire con un passito. Tutto “Made in Bolzano“.
Con l’antipasto del Sissi “Avanti con il Vitello Tonnato” la sfida inizia a entrare nel vivo. Nel calice ci sono due annate del Pinot Bianco “Carnol”, la 2022 e la 2012. Neppure a dirlo, è la vendemmia con qualche anno sulle spalle a convincere di più nell’abbinamento. Il colore è ancora splendido, d’un giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Rintocchi leggeri di idrocarburo aprono il naso insieme a note mentolate e di erbe come timo e verbena.
Ma è al palato che si gioca la partita perfetta per il piatto, grazie a una componente glicerica che ne sostiene il sapore deciso e sapido, legandosi alla consistenza cremosa data dalla parziale lavorazione del vino in barrique. Carnol 2022 è giovane e di gran prospettiva. Freschezza, agrumi, balsamicità e una gran sapidità lo rendono già bevibilissimo, consigliando però di tenere da parte qualche bottiglia in attesa di una sicura, positiva terziarizzazione degli aromi.
ROTTENSTEINER DAL PRIMO AL DOLCE: GLI ABBINAMENTI GOURMET DEL SISSI
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 4
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 2
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 6
Il primo del Sissi, Trota salmonata con Dashi e Katsoubushi, è il piatto della svolta. L’abbinamento Rottensteiner-Fenoglio giunge a livelli di piacevolezza estremi, grazie all’Alto Adige Schiava Doc Vigna Kristplonerhof 2022. Tendenza umami e wasabi si legano alla spezia dosata della Schiava, con i suoi tannini sottili e la sua slanciata sapidità. Ma quel che sorprende è la perfetta concordanza tra la croccantezza e la pulizia estrema delle note fruttate del vitigno e i sapori delicati del pesce, ben diffuso in fiumi, torrenti e laghi altoatesini. Fondamentale nella buona riuscita del pairing è la temperatura di servizio della Schiava, leggermente fresca.
Fascino assoluto anche con i “Tuberi e Radici affumicate” dello chef del ristorante Sissi, a sposarsi con due annate (2022 e 2016) dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof. Il pairing funziona alla perfezione con entrambi i vini, ma sono la maggiore densità e peso specifico della straordinaria annata 2016 ad avere la meglio al traguardo, al fulmicotone, controbilanciando divinamente il carattere sapido e fumé del piatto.
Più didattici, ma comunque ottimamente riusciti, gli abbinamenti dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof Select 2022 con il “Pollo di Vigna, Maionese allo zafferano, Salsa alla liquirizia e peperone crusco” (qui il Paradiso è assicurato anche dal contrasto tattile tra le consistenze cremose e croccanti con quella “liquida” del nettare targato Rottensteiner) e dell’Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc Select 2021 e 2010 con la Guancetta di Vitello al Lagrein proposta da Andrea Fenoglio (ottimo il pairing con entrambe le vendemmie). Indiscutibili, infine, lo Strudel di Mele moderno e i “Dolci a caso” accostati a uno dei vini simbolo di Rottensteiner, l’Alto Adige Gewürztraminer Passito Doc Cresta 2020. E vissero tutti, felici e contenti.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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