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Vipava Valley: il paradiso nascosto dei vini macerati della Slovenia

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Potesse avere una bandiera tutta sua, la Vipava Valley – o
Valle del Vipava o del Vipacco, in sloveno Vipavska Dolina – sceglierebbe la via minimalista. Monocromo. Un vessillo di un unico colore. L’arancione. Quello dei suoi orange wine. Già perché la vallata della Slovenia che prende il nome dal fiume Vipava è un vero e proprio paradiso dei vini macerati. Tra il villaggio di Podnanos, ad est, e il confine con l’Italia, ad ovest, Madre Natura ha collocato qui due varietà di uve autoctone ancora poco note, perfette per la produzione di alcuni tra i vini macerati più fini al mondo. Si tratta dello Zelèn e della Pinela. Cenerentole con cui si può fare conoscenza a pochi minuti dal Collio friulano, altro Eldorado degli orange wine. La Vipavska Dolina – parte integrante della regione vinicola di Primorska – si trova infatti appena dopo il Collio sloveno (Goriška Brda), proseguendo verso Est. Sopra all’altra subregione del Kras (Carso), con cui confina nella parte sud-orientale.

«In mezzora si può attraversare la Vipava Valley in auto», ricorda Robert Gorjak, comunicatore ed ambasciatore dei vini della Slovenia. Una gemma che conta, per l’esattezza, 2.098 ettari complessivi e due aree geografiche ben distinte: la Upper Vipava Valley, ovvero la parte più occidentale; e la Lower Vipava Valley, più vicina a Nova Gorica (Gorizia). «Proprio come nel Collio italiano – continua Gorjak – è difficile incasellare i vini della Valle del Vipava in un’unica categoria. È un’area in cui convivono più vitigni e più stili. Dagli internazionali agli autoctoni. E dalle cuvée ai vini da singola varietà. Ma una cosa è certa. In Vipava Valley si producono ottimi vini da macerazione sulle bucce. E, qui come in altre zone della Slovenia, la produzione biologica e biodinamica sta crescendo molto negli ultimi anni».

I VINI MACERATI DELLA VIPAVA VALLEY: TRADIZIONE SECOLARE

Non è nuova della Valle del Vipacco la macerazione. Un processo enologico che prevede il contatto prolungato del mosto con le bucce, i vinaccioli e – talvolta – i raspi dell’uva, durante la fermentazione. Sebbene sia una pratica comune nella vinificazione dei vini rossi, l’utilizzo di questa tecnica sulle uve bianche è ciò che dà origine ai vini macerati, noti nel mondo come orange wines. Durante la macerazione, composti fenolici come tannini e antociani vengono estratti dalle bucce, conferendo al vino caratteristiche distintive in termini di colore, struttura e complessità aromatica.

In Vipava Valley – zona menzionata per la prima volta nel 1844 dal sacerdote Matija Vertovec, nel manuale di viticoltura ed enologia che porta proprio la sua firma – la macerazione delle uve bianche è una tradizione secolare. Questa pratica è stata preservata nel tempo, grazie alla dedizione di viticoltori che hanno affinato il metodo, nel corso dei decenni. Al punto di riuscire a valorizzare le caratteristiche delle uve e dei loro suoli, anche a fronte di una tecnica che tende a omologare i sentori e a rendere tutti uguali i vini macerati (ovviamente quelli fatti male).

ZELÈN E PINELA: DUE UVE AUTOCTONE PER I MACERATI SLOVENI

Colore paglierino con riflessi verdolini. Un bouquet floreale fresco e fruttato, con ricordi di pera e mela. Sono le caratteristiche dei vini ottenuti da uve Zelèn. Una varietà che si distingue dall’altro vitigno autoctono Pinela, che dà vini più freschi ed aromatici, con note di frutta a polpa bianca e una acidità più marcata. Un’accoppiata perfetta per i vini macerati della Vipava Valley, in un’epoca in cui la differenziazione e l’unicità della base ampelografica sono assi nella manica dei viticoltori, in chiave marketing e storytelling internazionale. Oltre alle varietà autoctone, i viticoltori della Valle del Vipava sperimentano con successo la macerazione su uve internazionali. Come Sauvignon Blanc, Chardonnay e Ribolla Gialla.

Importante anche la riscossa di un altro vitigno a bacca bianca: il Riesling italico (molto diffuso anche in Italia, con ben 1.200 ettari in Oltrepò pavese, dove non viene valorizzato a dovere). Per la prima volta nella storia dei vini della Slovenia, il noto produttore Primož Lavrenčič della cantina Burja si prepara ad immettere sul mercato – proprio entro la primavera 2025 – un vino che menziona l’Italico con il nome tradizionale “Grašica”, al posto del più noto (commercialmente) Laški Rizling. Segnando, così, l’inizio di una nuova era per un vitigno che, a sua volta, si presta in maniera genuina alla tradizione della macerazione sulle bucce della Vipava Valley. Lo stesso vale per i vitigni Piwi, introdotti di recente nella zona dalla cantina Marlon Batič.

10 VINI DELLA VIPAVA VALLEY DA ASSAGGIARE

  • Zelèn 2022, Pasji Rep
    Curioso il nome di questa cantina: Pasji Rep significa “Coda di cane” ed è un inno a uno dei “cru” più apprezzati della Vipava Valley. Un vino che scardina i teoremi sul vitigno autoctono Zelèn, solitamente meno aromatico e meno fresco/acido di così. Magistrale la macerazione, che dà corpo e spina dorsale al nettare. Vino da bere a secchiate.
  • MR. 21, Vinska klet Miška
    Ribolla e Malvasia, fermentate spontaneamente. Altra macerazione gestita divinamente, tanto da abbinarsi alle note aromatiche come una cravatta sulla camicia. Ricordi di frutta tropicale, dal naso al palato, sino alle memorie d’agrumi, in chiusura. Altro vino di gran beva, pur mai banale in ogni sua sfaccettatura.
  • Pinela 2023, Guerila
    C’è più ampiezza al naso, come nelle attese, rispetto ai vini prodotti con l’altro vitigno autoctono Zelèn. È l’aromaticità della Pinela, perfettamente espressa. Palato materico, oleoso, dominato dal frutto bianco (pera) ma impreziosito da netti ricordi di erbe selvatiche. Macerazione che qui non viene compiuta, in quanto si tratta del vino di ingresso all’interessantissima gamma della cantina.
  • Malvazija 2021, Krapež
    Classiche note della Malvasia (secca), con la magia regalata da 7 giorni di fermentazione sulle bucce. L’annata è di quelle buone e il vino si concede tra aromaticità, tensione acida e una polpa che si fa quasi “masticare”. Sapidità finale che non guasta, in termini di gastronomicità.
  • Retro Selection 2021, Guerila
    Ecco una cuvée coi fiocchi, a dimostrazione di quanto la Vipava Valley sia terra da single variety, tanto quanto da field blend. Ben quattro le varietà, qui: Pinela, Zelèn, Rebula (Ribolla) e Malvazija dal cru Pri Pili, con macerazione di una settimana. Un nettare ammaliante, di gran complessità e stratificazione, in cui a dominare non è una singola nota, ma un concerto di percezioni che va dal suolo (minerale, roccia) al frutto candito, sul consueto sottofondo di erbe aromatiche e finocchietto selvatico.

  • Rebula Maximilian I 2020, Svetlik
    Un anno in barrique per aggiungere ancora più corpo e struttura a un orange wine che convince per precisione, aromaticità e complessità. Splendida, al palato, la trama tannica che accompagna il sorso, contribuendo – insieme a una netta mineralità – ad un equilibrio perfetto con le note di frutta matura, esotica. Ottimo il potenziale evolutivo.
  • Stranice 2020, Burja
    Primož Lavrenčič si conferma maestro nelle macerazioni, con questo orange wine di assoluta raffinatezza, prodotto dall’ennesimo assemblaggio ben riuscito, con uve tipiche della Vipava Valley: Malvasia, Ribolla e Riesling italico. Piante di 60 anni, che affondano le radici in terreni marnosi. Gran pienezza dal primo naso al retro olfattivo, tanto sul frutto (mela, pera, frutta tropicale) e generosi rintocchi di erbe aromatiche. Zenzero per la componente speziata, abbinata a un leggero tocco fumé in chiusura.
  • Moser Cuvée, Pasji Rep
    In una parola, un altro capolavoro dalla Vipava Valley. Uve Malvasia, Ribolla, Riesling italico e Zelèn provenienti da una singola vigna, contraddistinta da una pendenza del 60% e da suoli poveri, rocciosi e sabbiosi. Vino sapido, dritto, verticale per definizione, con il plus di 7 giorni di macerazione a conferire polpa e materia al sorso. Chiusura sulle consuete note di finocchietto selvatico, a regalare un tocco di balsamicità che rende ancora più irresistibile la beva. Chapeau.
  • Klarnica, Kmetija Cigoj
    Segnalazione che vale un plauso all’eroica operazione di recupero della varietà Klarnica, da parte dell’azienda agricola Cigoj (da provare anche i loro insaccati da maiali mangalica). Si tratta di un vitigno a bacca bianca locale, di cui esistono solo 5 ettari. Bella aromaticità al sorso, sostenuto da un corpo non banale e da un finale che ricorda in maniera netta il miele d’acacia.
  • Zelèn 2021, Fedora Natural Wine Estate
    Splendida espressione del vitigno Zelèn, qui con sette giorni di macerazione sulle bucce. La varietà esprime così la classica nota fruttata gentile, su sottofondo di finocchietto selvatico. Consistenza oleosa in centro bocca e gran freschezza nel finale, delineata da ricordi di mentuccia che contribuiscono a chiamare irresistibilmente il sorso successivo.

NON SOLO VINO NELLA VALLE DEL VIPAVA

Come in ogni regione vinicola che si rispetti, anche la Vipava Valley ha una tradizione gastronomica importante. I tipici vini macerati della zona si sposano perfettamente con i piatti locali. Da provare la Jota della Valle del Vipava, una zuppa a base di crauti o rape macerate nelle vinacce, patate e fagioli, arricchita da carne essiccata o affumicata. C’è poi il Prosciutto Crudo della Valle del Vipava. Stagionato lentamente da maestri artigiani che portano avanti da decenni questa tradizione, ha un sapore delicato e una consistenza di velluto. Impossibile poi non farsi conquistare dagli Štruklji della Valle del Vipava, rotoli di pasta farciti con ripieni dolci o salati (ricotta e noci, erbe selvatiche, patate e pancetta o mele e cannella), che vengono poi cotti in acqua, al vapore, al forno oppure fritti.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Miglior vino orange/macerato italiano Guida Winemag 2025: Vis Uvae 2018, Il Carpino

Il Miglior vino orange italiano è Vis Uvae 2018, Venezia Giulia Igt Bianco Macerato della cantina Il Carpino. È il risultato delle degustazioni alla cieca che hanno portato a stilare la Guida Winemag 2025, Top 100 Migliori vini italiani. Tra tutti, impossibile dimenticare un “premio speciale” dedicato a una delle categorie di vino più interessanti e complicati nell’esecuzione, ovvero i “macerati”. Il Carpino, a San Floriano del Collio, al confine fra Italia e Slovenia, dimostra tutto il proprio savoir-faire con Vis Uvae 2018. Di seguito il profilo del Miglior vino orange italiano, ottenuto da uve Pinot Grigio, a cui è stato assegnato un punteggio di 96/100.

VENEZIA GIULIA IGT BIANCO MACERATO 2018 VIS UVAE, IL CARPINO

  • Fiore: 9
  • Frutto: 9
  • Spezie, erbe: 8
  • Macerazione: 8
  • Tannino: 6
  • Freschezza: 8.5
  • Sapidità: 7
  • Percezione alcolica: 6
  • Armonia complessiva: 9.5
  • Facilità di beva: 8.5
  • A tavola: 9.5
  • Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
  • Punteggio Winemag: 96/100 (Miglior vino orange italiano per la Guida Winemag 2025)

Il Carpino

Località Sovenza 14/A
34070 San Floriano Del Collio (Gorizia)
Tel. +39 328 4721151
Email: ilcarpino@ilcarpino.com

MIGLIOR VINO ORANGE ITALIANO

Il miglior vino orange italiano è Vis Uvae della cantina Il Carpino. Vediamo nel dettaglio il vino premiato dalla Guida Winemag 2025. Vis Uvae, dal latino la Forza dell’Uva, per sottolineare la forza che ha l’uva ossia la Natura, per rendere un vino forte e complesso, cosa che la mano dell’uomo sola lo determina in maniera relativa. Per effetto di una settimana di permanenza delle bucce di colore violaceo del Pinot Grigio a contatto con il mosto, la cosiddetta macerazione di 15-30 giorni, si conferisce al mosto e poi al vino quelle note ramate che lo contraddistinguono dagli altri vini. In origine erano queste le sembianze che aveva il Pinot Grigio, ma poi con l’avvento delle nuove tecniche di vinificazione, si è preferito vinificarlo in bianco. Se questo è stato un bene o un male non sta a noi giudicare, ma di certo il risultato è diverso, sia dal punto di vista olfattivo che gustativo.

VIS UVAE IL CARPINO MIGLIOR MACERATO ITALIANO: DOVE NASCE

Ci troviamo a San Floriano del Collio, a ridosso del confine della Slovenia, in una terra particolarmente vocata per la coltivazione della vite. La nostra azienda nasce con il suo marchio e la sua prima etichetta nel 1987 quando insieme a me c’era ancora mio suocero Silvano, successivamente mancato. Ora invece sono affiancato da mia moglie Anna e dai miei figli Naike e Manuel. Ma la storia ha inizio alla fine degli anni ’70 quando Silvano abbandona la sua attività di commerciante ortofrutticolo per dedicarsi alla campagna. Acquista qualche ettaro di terra e inizia a vinificare e a commercializzare il vino sfuso.

Io lo aiutavo nei ritagli di tempo a seguire la produzione, ma col tempo lascio anche io il mio lavoro di elettrauto per dedicarmi totalmente alla vigna e alla cantina ed è allora che nasce Il Carpino. Piano piano verranno acquistati degli altri appezzamenti di vigna fino ad arrivare agli attuali 17 ettari,  15 in proprietà e 2 in affitto. L’impostazione di carattere familiare di cui la nostra azienda può vantarsi ci permette di controllare tutte le fasi del processo, dalla vinificazione alla commercializzazione del prodotto. Ci riteniamo contadini ed essere contadini oggi comporta una grande responsabilità perché significa essere testimoni ed interpreti del proprio territorio ma anche custodi del paesaggio.

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degustati da noi vini#02

L’orange wine italiano dell’anno è il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona


L’orange wine italiano dell’anno è il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona. Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it è di 94/100. Si tratta di un vino macerato prodotto con uve Garganega (40%), Trebbiano (30%), Trebbianello – Tai (15%) e Incrocio Manzoni (15%) dall’azienda agricola di Villafranca di Verona che si è aggiudicata anche il titolo di “Cantina dell’anno Nord Italia” 2024. Una realtà da conoscere, soprattutto per le molteplici interpretazioni di una delle denominazioni italiane meno conosciute ma meritevoli di essere scoperte, per le qualità uniche dei propri vini: la Doc Custoza.

Alla vista, il il Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” di Albino Piona si presenta di un color “orange” leggero: un aranciato appena pronunciato. Al naso risulta molto elegante, su netti ricordi di pesca e sottofondo che richiama la frutta secca, oltre a presentare accenni di calde spezie orientali. Palato che, sulla scorta del naso, si conferma estremamente raffinato, nel bel gioco tra sapidità e frutto maturo stuzzicato da una leggera percezione tannica, che rende onore alla tipologia.

Crea Macerato 2020 conquista il titolo di orange wine italiano dell’anno nell’ambito della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it per la grazia che è in grado di conferire a una tipologia, quella dei vini macerati, troppo spesso alla mercé di standardizzanti ossidazioni e deviazioni organolettiche, nel nome del “terroir” e del “vino naturale”: nulla di più lontano dal varietale e dal territorio che, invece, questo vino incarna appieno. Meravigliosamente.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Vini bianchi con macerazione, ok dell’Oiv. Perché le qvevri dovrebbero farci paura

EDITORIALE – I Vini bianchi con macerazione, noti anche come “Orange wine“, hanno pari dignità dei “vini di ghiaccio” – gli Ice Wine cari a Paesi come Canada e Germania – e dei vini liquorosi come Marsala, Sherry e Porto. A stabilirlo è l’Oiv, l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino, che li ha inseriti nella lista dei “Vini speciali“.

Un provvedimento che tiene conto – con qualche anno di ritardo – dell’iscrizione del metodo georgiano di vinificazione in qvevri, le anfore interrate utilizzate dalla notte dei tempi in Georgia, nella Lista dei Patrimoni culturali immateriali dell’Umanità dell’Unesco, avvenuta nel 2013.

L’Assemblea generale dell’Oiv ha adottato la decisione attraverso risoluzione 647-2020, con il conseguente inserimento della tipologia di produzione nel “Codice internazionale delle pratiche enologiche” riconosciute.

La definizione dei nuovi “Vini speciali” è precisa: “I vini bianchi con macerazione sono ottenuti dalla fermentazione alcolica di un mosto a contatto prolungato con le vinacce, compresi bucce, polpa, vinaccioli ed eventualmente raspi”.

Diverse le prescrizioni: “Si elaborano esclusivamente a partire da varietà di uva a bacca bianca; la macerazione viene condotta a contatto con le vinacce; la durata minima della fase di macerazione è di un mese; il ‘vino bianco con macerazione’ può essere caratterizzato da un colore arancione-ambrato e da un gusto tannico“.

La definizione della una nuova categoria di prodotti – dichiara l’Oiv – permetterà di far conoscere i vini in qvevri / kwevri a professionisti e consumatori, affinché vengano giudicati e apprezzati tenendo conto delle loro modalità di produzione e particolarità organolettiche“.

“Il gusto tannico e il colore arancione-ambrato – continua l’Oiv – potranno pertanto essere spiegati meglio ai consumatori e ai professionisti. Altrettanto possibile sarà la distinzione nei concorsi di vini quale categoria a sé stante”.

Dichiarazioni che arrivano, forse non a caso, dopo la bufera scatenata dalle parole del professor Luigi Moio sui “vini naturali” e la (s)connessione tra terroir e ossidazione. Di certo, la risoluzione dell’Oiv sui “Vini bianchi con macerazione” non gioca solo a favore dei vignaioli e delle piccole realtà artigianali sparse per il mondo.

Sono infatti numerose le cantine di stampo “industriale” che, in Georgia, accostano il “Metodo tradizionale” di vinificazione in qvevri alle pratiche enologiche tipiche del metodo europeo e internazionale, come l’utilizzo di serbatoi di acciaio e botti di legno.

Si tratta di realtà come Ktw, acronimo dietro al quale si cela il colosso “Kakhetian Traditional Winemaking Group”: solo una delle cantine capaci di  di produrre milioni di bottiglie ogni anno, tra l’altro con l’utilizzo di chips (legali in Georgia) in fase di affinamento.

Dietro (o dentro) le qvevri, la Georgia sarà sempre più in grado di dare ulteriore spinta a produzioni industriali firmate anche da enologi di fama europea ed internazionale, un po’ come sta avvenendo per il vino della Cina.

Tra i professionisti impegnati nel Caucaso anche l’italiano Donato Lanati, che ha all’attivo una collaborazione con Badagoni Wine Factory proprio nel Kakheti, patria delle anfore georgiane: 4 milioni di bottiglie l’anno per la cantina di Akhmeta. Un dettaglio che non sarà certo sfuggito al dogmatico bureau dell’Oiv.

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Orange Wine 2019: vini macerati protagonisti nel piacentino


PIACENZA –
Saranno cinquanta i vignaioli che presenteranno a Gariga di Podenzano, nel piacentino, i loro vini macerati. L’appuntamento con la seconda edizione di Orange Wine – il nuovo colore del bianco è per domenica 20 e lunedì 21 ottobre 2019, nei locali de La Faggiola. I banchi di degustazione rimarranno aperti dalle ore 10 alle ore 18. L’ingresso è a 20 euro (ridotto 15 euro).

Semplice l’identikit dei produttori, dai quali sarà anche possibile acquistare il vino: hanno tutti scelto l’agricoltura biologica o biodinamica e vinificano le proprie uve “con metodi tradizionali”, come la macerazione sulle bucce per le uve bianche. “Un tuffo tra profumi e sapori insoliti – garantiscono gli organizzatori – alla scoperta di vitigni e vini né rossi, né bianchi, ma orange”.

Spazio anche al food curato dai fratelli Pavesi che, proprio all’interno della corte La Faggiola, gestiscono il loro ristorante: l’Ostreria, che propone la cucina tradizionale piacentina.

L’evento è organizzato dall’associazione culturale Echofficine che propone annualmente il salone dei vini naturali, di tradizione e territorio “Sorgentedelvino LIVE”, la cui 12a edizione si svolgerà a Piacenza Expo da sabato 15 a lunedì 17 febbraio 2020: qui i migliori assaggi dell’edizione 2019.

I VIGNAIOLI PARTECIPANTI

Abruzzo

  • S.M.S. Pistis Sophia

Calabria

  • Masseria Perugini

Emilia Romagna

  • Bragagni Andrea
  • Vigne di San Lorenzo
  • Dario Orlandini
  • Distina
  • Filarole
  • La Poiesa
  • Tenuta Borri

Friuli Venezia Giulia

  • Villa Job

Liguria

  • Rocche del Gatto
  • Terra della Luna

Lombardia

  • Avellino Barbara
  • Ca’ del Conte
  • Castello di Stefanago
  • Torrazzetta
  • VNA Wine
  • Nicola Gatta

Marche

  • Tenuta Ca’ Sciampagne

Piemonte

  • Cascina Bandiera
  • Ferraro Maurizio
  • Ricci Carlo Daniele
  • Asotom
  • Valli Unite

Puglia

  • Cantina Giara

Sardegna

  • Sedilesu Giuseppe

Sicilia

  • Agricola Virà
  • Ferracane

Toscana

  • Carlo Tanganelli
  • Casale
  • Fattoria La Maliosa
  • Ranchelle
  • Sagona
  • Val di Buri

Trentino Alto Adige

  • Grawu

Veneto

  • Gigi Miracol
  • Menti Giovanni
  • Vini di Luce

Umbria

  • Colbacco

Slovenia

  • UOU
  • Jnk
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