Settima edizione per la Guida Top 100 Migliori vini italiani winemag 2025 (acquistabile a questo link), che si arricchisce di qualche novità, a partire dal claim che accompagnerà d’ora in avanti l’annuale pubblicazione. Per il 2025 abbiamo scelto “La forza dei sogni” e sarà chiaro comprendere la ragione, tra le righe delle storie delle cantine simbolo dell’anno (e non solo). Anche quest’anno, la selezione delle etichette e il conseguente ingresso nella Guida 2025, avvenuto tramite rigorose sessioni di degustazione alla cieca e suddividendo i campioni per regione e/o denominazione, è giustificata da pochi, semplici dettami.
In primis, la voglia di raccontare l’Italia del vino più autentica, trincerandoci dietro al blind tasting: una modalità che premia espressione territoriale, tipicità e carattere del vino, senza lasciarsi distrarre dal “marketing” legato alla singola etichetta e al “rumore” generato da ciò che fa (sempre più) da contorno al calice. Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e propositivamente critici (dall’altro).
LINGUAGGIO, FILOSOFIA E METODO: L’UNICITÀ DELLA GUIDA VINI WINEMAG
Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico. Per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoro. L’edizione 2025 della Guida Top 100 Migliori vini italiani di Winemag segna un altro punto di distanza rispetto ad altri simili “prodotti editoriali” del settore: abbiamo abolito le note di degustazione. Una scelta drastica, speriamo definitiva, dettata dalla presa di coscienza dell’inutilità della sfilza di sentori – profumi e sapori, veri o immaginari – troppo spesso elargiti, un “tot al chilo”, da questo o quel degustatore.
Ci sarà sempre chi sentirà più pesca che albicocca; più sandalo di monaco tibetano che reminiscenze di farina di ciabatta; più erba appena sfalciata che ricordi di pino mugo valdostano. Siamo gente pragmatica, che bada al sodo e che, soprattutto, frequenta non solo “salotti bene” del vino italiano ed internazionale, ma anche la gente “comune”: quella che beve (ancora) vino per davvero e a cui non manca mai la bottiglia sul tavolo; la gente che ci ispira e guida nella scelta quotidiana di un linguaggio capace di arrivare a tutti, semplice e diretto, comprensibile e fermo nell’essere strenuamente lontano da elitarismi e caste, da spillette sulla giacca e da medagliette da brandire come spade.
LA DESCRIZIONE DEI VINI DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2024 WINEMAG
Ecco, dunque, che i vini presenti sulla Guida 2025 finiscono per essere descritti attraverso numeri e pochissime parole, capaci di definirne il profilo sensoriale e, ancor più, aiutare il lettore a comprendere se quell’etichetta fa per lui, o meno. Come? Con una manciata di punti, da 1 a 10, che definiscono quanto sia floreale, fruttato, speziato, fresco, tannico, sapido, alcolico, armonico, facile da bere e abbinabile un vino, nonché quale sia il periodo migliore per stapparlo. Il tutto accompagnato da un voto in centesimi, in continuità (questo sì) con la critica di settore internazionale.
La Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025 vede uni accanto agli altri grandi nomi e cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale, con la medesima garanzia: tutti vengono “trattati” con la medesima dignità, garantita appunto dalla degustazione alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato. Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.
GUIDA MIGLIORI VINI ITALIANI WINEMAG 2025: IL VINO È EMOZIONE
Sfumature che convivono, perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, all’esasperazione del cosiddetto “gusto internazionale” – concetto ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano. Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico”: ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico” etc.).
L’altro focus della Top 100 winemag è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro-selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere, gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa. Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto in questa Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezze dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino.
LE CANTINE DELL’ANNO DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2025 WINEMAG
Importante anche lo sguardo sulle “Cantine dell’anno 2025“, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione (invito che vale ovviamente anche per le altre realtà premiate): Cà du Ferrà(Cantina italiana dell’anno 2025); Azienda agricola Sosol (Cantina dell’anno Nord Italia 2025), Santa Barbara (Cantina dell’anno Centro Italia 2025); Fontanavecchia (Cantina dell’anno Sud Italia 2025). Ci sono poi Luca Leggero (Cantina italiana Rivelazione 2025), Valle dell’Acate (Cantina italiana Biologica 2025). Più che cantine, famiglie del vino italiano.
È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un altro anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che non smette mai di emozionarci (prima, durante e dopo la sua pubblicazione) e di offrire spunti propositivi e soprattutto nuovi al panorama giornalistico e della critica enologica italiana. Obiettivo degli obiettivi di questa Guida è, insomma, mostrarvi che c’è ancora qualcuno, in Italia, capace di portare avanti un progetto editoriale. Senza “se” e senza “ma”, nel solo interesse dei lettori. Buone bevute, con la nostra Guida Top 100 WM – 2025.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Addio a uno dei pionieri dell’esportazione di vini italiani negli Usa e in Canada, Neil Empson. È morto all’età di 85 anni, sabato 14 settembre 2024. A darne notizia sono i famigliari del fondatore delle società Empson & CO, unite dall’emblematico claim Experience Italy in a wine glass. A raccogliere l’eredità di Neil Trevanion Howard Empson saranno la figlia Tara Empson, Ceo di Empson Usa, e la moglie Maria Gemma, di origine italiana. «Mio padre – commenta Tara Empson – era la mia roccia e il mio mentore. Si è dedicato a mia madre, alla nostra famiglia, all’azienda e alle cantine che rappresentava. Mia madre e io sentiremo profondamente la sua mancanza». Fu proprio lui a coniare il termine “Super Tuscan”, riferendosi a uno dei vini del suo catalogo: Le Pergole Torte di Montevertine. Era il 1975.
Neil Empson, presidente e co-fondatore di Empson & Co. (1972), Empson Usa (1991) ed Empson Canada (2000), è stato un pioniere nell’esportazione di vini italiani pregiati negli Stati Uniti, in Canada e non solo. Un visionario, che è riuscito a rappresentare alcuni dei produttori più iconici del mondo del vino italiano nel corso della sua vita. Dando al Made in Italy enologico una posizione di rilievo sulla scena enologica mondiale.
LA CARRIERA DI NEIL EMPSON, IMPORTATORE VISIONARIO DI VINI ITALIANI
«Lui e Maria – evidenzia una nota Empson & CO – sono stati in prima linea nella rivoluzione della qualità, agli esordi dell’esportazione italiana. Hanno continuato a scoprire e a promuovere regioni poco conosciute, che oggi sono diventate punti di riferimento di quella stessa rivoluzione». Ben consci che la qualità non possa essere limitata da alcun confine nazionale, Neil Empson e la moglie Maria Gemma hanno orgogliosamente ampliato il catalogo a vini dell’Oregon, della California, della Nuova Zelanda e del Cile.
Neil Empson è nato il 16 marzo 1939 nel famoso distretto agricolo di Waikato, in Nuova Zelanda. I suoi antenati agricoltori hanno contribuito a formare la sua personalità e il suo modo di approcciarsi al lavoro, trasmettendogli un’eredità di rispetto per le persone e per la terra e una dedizione totale all’eccellenza. Era noto per la sua integrità, il suo carisma e le sue accattivanti capacità di raccontare storie, in grado di ispirare fiducia in qualsiasi situazione, con un entusiasmo contagioso e una buona dose di umorismo.
CHI ERA NEIL EMPSON: LA SUA STORIA
Nel 1969 ha incontrato – e si è innamorato – della donna divenuta sua moglie, l’italo-americana Maria Gemma. Insieme hanno costruito una vita, una famiglia e un’azienda, partendo da un minuscolo appartamento, con una sola camera da letto a Milano. E facendola crescere, fino a diventare il principale esportatore di vino italiano di qualità. Neil Trevanion Howard Empson amava molte cose: il rugby, le auto veloci, le corse, i viaggi, l’arte e molto altro ancora. Ma i suoi tre più grandi amori sono sempre stati la sua famiglia, il team Empson e le aziende vinicole a cui teneva molto.
Neil Empson lascia l’amata moglie e “socia in affari” da oltre 50 anni, Maria Gemma Empson, e i suoi tre figli, Tara Empson (proprietaria/amministratore delegato di Empson & Co, Empson USA e Empson Canada), Tracy Rudich (proprietaria/amministratore delegato di Vinntra Pty Ltd / Intimo), Paul Empson (proprietario/amministratore delegato di Paul Empson Photography), oltre alle sorelle e fratelli Heather, Margaret e Graham, australiani, e i nipoti.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Mundus Vini 2024 – Summer Tasting (photo credit: AD LUMINA)
L’Italia domina la classifica del medagliere al Mundus Vini Summer Tasting 2024, sessione estiva del prestigioso concorso andato in scena dal 29 agosto al 1 settembre in Germania, a Neustadt an der Weinstrasse. Non esattamente una conseguenza diretta del record di campioni iscritti all’edizione – ben 1.130 su un totale di 3.914 vini – dal momento che solo il 40% dei vini sottoposti alla degustazione di giuria di esperti internazionali può essere premiata. Il bottino, per l’Italia, è di ben 24 Grand Gold (il massimo riconoscimento, per vini capaci di aggiudicarsi una media punti uguale o superiore ai 95/100), 270 Gold (Oro) e 171 Silver (Argento). Ecco tutti i vini premiati a Mundus Vini Summer Tasting 2024.
I GRAND GOLD DELL’ITALIA A MUNDUS VINI – SUMMER TASING 2024
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Mo Montepulciano d’Abruzzo DOP Riserva
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2017 ANNIVERSARY Montepulciano d’Abruzzo Doc
Collefrisio
Montepulciano d’Abruzzo
2019 IN&OUT Black Edition Montepulciano d’Abruzzo Doc
Collefrisio
Paestum
2022 Pian di Stio Paestum IGP
Azienda Agricola San Salvatore 1988 di Giuseppe Pagano
Sannio
2021 Manent Aglianico Sannio DOP
Terre Stregate
Irpinia
2019 Irpina Campi Taurasini DOC
Tralci Hirpini
Lazio
2017 Sogno IGT Lazio Rosso
Cantina Sant’Andrea
Franciacorta
2015 Sylvò Franciacorta DOCG
Lo Sparviere società agricola
Barbera d’Asti
2020 Enzo Bartoli Barbera d’Asti DOCG Superiore
MGM Mondo del Vino SPA
Menfi
2020 Mandrarossa Cartagho
Cantine Settesoli
2022 Amanero
SCHULER St. JakobsKellerei
Chianti Classico
2020 Cafaggio Basilica Solatìo Gran Selezione
Basilica Cafaggio sarl
Toscana
2019 Podere La Casotta Rosso di Toscana IGT
Fattoria La Vialla di G.A.& B.Lo Franco Soc. Agr. Semplice
Vin Santo del Chianti
2015 Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice Riserva DOC
Fattoria La Vialla di G.A.& B.Lo Franco Soc. Agr. Semplice
Chianti Classico
2021 Granaio Chianto Classico DOCG Poderi Melini
Gruppo Italiano Vini S.p.A.
Chianti Classico
2021 Isole e Olena Chianti Classico
SUBM70N
Chianti Classico
2020 Chianti Classico Docg
TENUTA VILLA TRASQUA
Vigneti delle Dolomiti
2020 Gran Masetto Vigneti delle Dolomiti
Endrizzi
Amarone della Valpolicella
2019 Torre del Falasco Amarone della Valpolicella DOCG
Cantine di Verona S.c.a.
Valpolicella Ripasso Superiore
Classico
2018 Valpolicella Ripasso DOC Classico Superiore
Montecariano
Amarone della Valpolicella
2016 Amarone della Valpolicella DOCG Provolo
Provolo Società Agricola di Provolo Marco & C.
Amarone della Valpolicella
Classico
2016 Amarone della Valpolicella DOCG Classico Gioe
Santa Sofia s.r.l.
Amarone della Valpolicella
2016 Brolo delle Giare Amarone della Valpolicella Riserva
Tezza Flavio, Vanio e Federico Societa Agricola
Veronese
2018 Cresassso Corvina Veronese Igt
Zenato Azienda Vitivinicola srl
I GOLD DELL’ITALIA A MUNDUS VINI – SUMMER TASING 2024
Abruzzo Pecorino
2023 Nerubè Pecorino Abruzzo DOC Biologico
Az. Agrobiologica Jasci & Marchesani
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Inferi
Azienda Marramiero SRL
Trebbiano d’Abruzzo
2022 Altare
Azienda Marramiero SRL
Abruzzo Pecorino
2023 Pecorino DOC
Azienda Marramiero SRL
Montepulciano d’Abruzzo
2019 PAN Montepulciano d’Abruzzo
Bosco Nestore & C. srl
Terre di Chieti IGP
2023 Terre Vecchie Sangiovese Terre di Chieti IGP
Cantina Tollo S.c.a.
Trebbiano d’Abruzzo
2023 Laguna di Collina Trebbiano d’Abruzzo DOP
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Montepulciano d’Abruzzo DOP
Cantina Tollo S.c.a.
Montepulciano d’Abruzzo
2020 Tenute del Pojo Montepulciano Riserva Imperium
DI CAMILLO VINI DI DI CAMILLO PAOLO & C S.N.C14
Montepulciano d’Abruzzo
2015 Titus Riserva Montepulciano d’Abruzzo
MARCHIOLI WINES
Montepulciano d’Abruzzo
2019 Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Quali sono i vini italiani più esportati dell’estate 2024 nei vari Paesi del mondo? A rispondere è l’Osservatorio Edoardo Freddi International, la prima azienda italiana di export management del settore vino, con un fatturato 2023 che ha superato gli 86 milioni di euro (+6% rispetto al 2022) e 35 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto in Stati Uniti, Germania, Uk, Danimarca, Singapore, Belgio, Svezia, Polonia e Cina.
EDOARDO FREDDI: I VINI BIANCHI PIÙ ESPORTATI DELL’ESTATE 2024
Prosecco (Veneto)
Principale mercato: Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Prosecco in generale è stata del +48% crescita media a volume del Prosecco in generale è stata del +35,6%
Asti Spumante (Piemonte)
Principale mercato: Russia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore dei vini astigiani in generale è stata del +41,2% crescita media a volume dei vini astigiani in generale è stata del +29%
Trebbiano (Abruzzo)
Principale mercato: Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Trebbiano in generale è stata del +15% crescita media a volume del Trebbiano in generale è stata del +7,5%
Pinot Bianco (Trentino Alto Adige)
Principale mercato: Usa Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Pinot Bianco in generale è stata del +13% crescita media a volume del Pinot Bianco in generale è stata del +6%
Metodo Classico (Nord Italia)
Principale mercato: Svizzera Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Metodo classico in generale è stata del +8% crescita media a volume del Metodo classico in generale è stata del +3,5%
Vermentino (Sardegna)
Principale mercato: Usa e Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Vermentino in generale è stata del +8% crescita media a volume del Vermentino in generale è stata del +4,2%
Timorasso (Piemonte)
Principale mercato: Usa, Canada e Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Timorasso in generale è stata del +7% crescita media a volume del Timorasso in generale è stata del +3%
EDOARDO FREDDI: I VINI ROSSI ITALIANI PIÙ ESPORTATI
Lambrusco – metodo ancestrale (Emilia Romagna)
Principale mercato: Svezia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Lambrusco in generale è stata del +6% crescita media a volume del Lambrusco in generale è stata del +3,7%
VINO ITALIANO ALL’ESTERO: PAROLA AI DISTRIBUTORI
Edoardo Freddi International ha poi intervistato i suoi distributori stranieri per capire quali siano i vini italiani più apprezzati all’estero quest’estate. Tra i più richiesti svetta il Prosecco che conferma tutti i trend del 2024 essendo anche il vino italiano più esportato in assoluto con il 44% di preferenze. Lo Chardonnay viene quindi scalzato dal primo posto ottenuto l’anno scorso, ma resta saldo in seconda posizione (40%). Terzo nella graduatoria dei vini italiani più richiesti all’estero troviamo il Pinot Grigio che si conferma in classifica nel 2024 e raccoglie un buonissimo 30% di preferenze.
La posizione appena sotto al podio nel 2024 la occupa il Lugana che si conferma nell’elite dei vini italiani più apprezzati all’estero (22%). Il vino rosso emiliano è un altro dei preferiti fuori dalla penisola grazie al suo gusto fresco e fruttato: il Lambrusco ottiene così un buon quinto posto nel 2024 con il 16% delle preferenze. Nella seconda metà della classifica troviamo, in ordine: Trento Doc (15%), Montepulciano (14%), Aglianico (11%), Vermentino (9%) e il Chianti Classico (7%).
L’XPORT DEL VINO ITALIANO NEL 2024: I CASI RUSSIA E GIAPPONE
«Nell’estate in corso – commenta Freddi – nonostante i problemi legati alle guerre e ai cambiamenti climatici, stiamo assistendo ad una crescita che varia dal +8% al +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (giugno e luglio 2023 vs giugno e luglio 2024)». Dopo un 2023 da dimenticare (calo in valore del 7,3% e del 4,4% nei volumi dell’export dei vini italiani nei cinque principali paesi importatori, ossia Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone secondo l’Uiv), l’export di vini bianchi e dei vini rossi è ripartito nel primo quadrimestre del 2024 con alcuni numeri positivi e ha totalizzato, secondo i dati certificati dall’Istat, il +5,8% nei volumi e +7% nei valori (oltre 2,5 miliardi di euro). Ma la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.
L’exploit dei primi mesi, soprattutto di gennaio e febbraio, è dovuto quasi interamente alle richieste provenienti dalla Russia. Dal prossimo maggio saranno introdotte le nuove accise sugli alcolici e quindi i distributori russi hanno preferito anticipare i futuri aumenti di costi facendo una scorta di vini, in primis quelli italiani. Più o meno lo stesso ragionamento si può fare per il Giappone, l’altro grande acquirente dei vini italiani in questo inizio di 2024. Infatti anche qui una legge, in questo caso si tratta di una riforma dell’autotrasporto merci che imporrà un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri, ha convinto i giapponesi ad importare molto più vino.
Tuttavia qualche spiraglio si è iniziato a vedere, in parte per i vini rossi per i quali il 2023 era stato veramente un ‘annus horribilis’, ma soprattutto per i bianchi e in particolare per le bollicine che nei primi tre mesi del 2024 hanno fatto registrare un +7,3% in volume (Uiv). Secondo l’ultimo report Mediobanca ci si aspetta un aumento del 6,8% nel 2024 rispetto al 2023 nell’export di questa tipologia di vini.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nel 2023 la produzione mondiale di vino è stimata in 237 milioni di ettolitri, in forte calo sul 2022 (-9,6%). Il consumo mondiale in 221 milioni di ettolitri (-2,6%). La rimodulazione della domanda, indotta dal ricambio generazionale e dal diffondersi di modelli salutistici così come dai cambiamenti climatici, hanno causato un calo dei consumi di vino rosso, passati da una quota del 51,3% medio nel periodo 2000-2004 al 48,3% del 2017-2021. In controtendenza i consumi di vini bianchi (dal 40% al 42,2% +2,2 punti) e quelli di rosé (dall’8,7% al 9,5%+0,8 punti). Sono solo alcuni dei dati che emergono dall’Indagine sul settore vinicolo in Italia compiuta annualmente da Area Studi Mediobanca.
Il documento riguarda 253 principali società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi di euro, pari all’88,4% del fatturato nazionale del settore. Lo studio comprende un focus sui vini DOP e IGP, sulle principali operazioni di M&A e sulla sostenibilità. L’indagine completa è disponibile per il download sul sito Area Studi Mediobanca.
VINO, ITALIA IN LINEA CON LE TENDENZE MONDIALI
L’Italia segue la tendenza mondiale registrando -23,2% nella produzione rispetto al 2022 e -1,6% nei consumi, con 37,4 litri pro-capite all’anno). In attivo per l’Italia il saldo commerciale: in 20 anni è cresciuto a un tasso medio annuo del 5,5%, passando da 2,5 miliardi di euro del 2003 ai 7,2 nel 2023. L’Italia è il primo esportatore di vino in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e il secondo per valore (7,7 miliardi di euro dietro solo agli 11,9 miliardi della Francia) 1. Il 2023 e oltre per il settore vinicolo italiano I maggiori produttori di vino si attendono per il 2024 una crescita delle vendite complessive del +2,6%, +3% l’export.
FRONTE SPUMANTI, OTTIMISMO INARRESTABILE
Non si arresta l’ottimismo delle bollicine (+3,7% i ricavi complessivi), soprattutto oltreconfine (+6,8% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,3% (+2,2% l’export). Il 2023 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso senza variazioni significative (-0,2% sul 2022) con un leggero peggioramento sul mercato interno (-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). Spiccano le buone performance oltreconfine dei vini frizzanti (+2,5%). L’Ebit margin ha riportato un aumento dell’1,4% sul 2022, il rapporto tra il risultato netto e il fatturato del 4,2%.
IL CALO DEI VINI A BASSO PREZZO
Nel 2023, in diminuzione del 4,5% i quantitativi venduti su tutti i canali. L’inflazione ha eroso il potere di acquisto delle famiglie penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di una maggiore polarizzazione del mercato. In leggero calo i vini di fascia bassa (- 1,7%, con una market share del 44,2%). Mercato sempre più premium (+12,7% i vini di fascia 1 Fonte: OIV–Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) molto alta sul 2022; market share del 18,6%) e sostenibile (+1,4% i vini biologici, 5,4% di market share; +9,6% i vini vegani, 2,7% market share, +1,8% i vini naturali, m.s. dell’1%).
LE MIGLIORI CANTINE ITALIANE PER PERFORMANCE NEL 2023
La leadership di vendite nel 2023 resta appannaggio del gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a €670,6 milioni (-3,4% sul 2022). Al secondo posto si conferma il polo vinicolo Argea (€449,5 milioni, -1,2%), seguita da IWB con €429,1 milioni (-0,3% sul 2022). Fatturato 2023 superiore ai 400 milioni di euro anche per la cooperativa romagnola Caviro (423,1 milioni) in progresso dell’1,4% sul 2022.
Sette società rilevano ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni di euro: la cooperativa trentina Cavit (fatturato 2023 pari a 267,1 milioni di euro, in aumento dello 0,9% sul 2022), la veneta Santa Margherita (255,4 milioni di euro, -2%), la toscana Antinori (250,3 milioni di euro, +1,9%), La Marca, specializzata nella produzione di spumanti, con fatturato 2023 pari 225,8 milioni di euro (-4%), la piemontese Fratelli Martini (219,6 milioni, +1,1%), la trentina Mezzacorona (217,7 milioni, +2%).
C’è poi il Gruppo Collis che, ampliando il proprio perimetro, ha raggiunto 209,4 milioni di euro, (+64,8% sul 2022). Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2023 vede in testa la toscana Frescobaldi (29%) seguita dalla veneta Santa Margherita (18,5%). Chiude il podio Antinori con un utile su fatturato del 17%, in aumento di 2,6 punti percentuali sul 2022. Alcune aziende hanno una quota di export molto elevata, in alcuni casi quasi totalitaria: Fantini Group tocca il 96,4%, Ruffino il 91,1%, Argea l’89,9%.
ANDAMENTO DEI VINI DOC E DOCG NEL 2023
Nel 2023 il 47,7% del vino italiano è DOP (DOC e DOCG), in aumento dal 38,5% del 2013. Calano i vini IGP dal 35% del 2023 al 27% del 2023, avvicinandosi ai vini da tavola (25,3% nel 2023). A fare la parte del leone il Piemonte con 19 DOCG e 41 DOC, la Toscana (11 DOCG, 41 DOC e 6 IGT) e il Veneto (14 DOCG, 29 DOC e 10 IGT). In Toscana si concentra il 39,3% della produzione di vini DOP; in Piemonte il 94,6% della produzione regionale è DOP.
Complessivamente, il valore delle DOP e IGT imbottigliate è pari a 4,3 miliardi di euro in Veneto, seguito dal Piemonte con 1,4 miliardi e dalla Toscana con 1,2 miliardi. Le eccellenze regionali, del resto, spingono i bilanci delle aziende: alle aziende toscane tocca il più alto Ebit margin (16,5%) e il miglior Roi (6,3%). Veneto e Piemonte in seconda posizione (entrambe 6,1%). In Toscana anche la maggiore solidità finanziaria, con i debiti finanziari pari ad appena il 18,4% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (64,5% del fatturato) e toscani (60,6%).
L’EXPORT DI VINO ITALIANO NEL 2023 SECONDO L’INDAGINE MEDIOBANCA
Nel 2023 l’export ha trainato la crescita delle imprese friulane (+6,1% le vendite complessive e +22,3% oltreconfine), lombarde (+4,4%; +7,4%) e dell’Emilia-Romagna (+1,6%; +8,6%). Ottimismo per il 2024 per l’Emilia-Romagna (+4,6%), Puglia (+4,3%) e Piemonte (+4,2%). Carta d’identità: impresa familiare in difficoltà sulla Sostenibilità Al controllo familiare spetta il 64,8% del patrimonio netto, quota che sale all’81,4% se si considerano anche le cooperative. Gli investitori finanziari partecipano al 10,9% dei mezzi propri: le banche e assicurazioni (5,2%) sono assenti nelle imprese più piccole, mentre i fondi di private equity (4,1% del patrimonio netto) partecipano nei capitali delle principali imprese vinicole indipendentemente dalla loro dimensione.
Al diminuire della dimensione cala anche l’incidenza di possesso non italiano, pari al 7,6% dei mezzi propri. Trascurabile il rapporto con i mercati finanziari: solo due società sono quotate all’AIM dal 2015 (Masi Agricola e IWB). La sostenibilità, da migliorare. Solo il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane redige un Bilancio di Sostenibilità (38,6% i produttori con più di 50 milioni di fatturato). Le principali motivazioni, sempre secondo l’Indagine sul settore vinicolo in Italia di Area Studi Mediobanca sono la complessità del processo di validazione o consuntivazione (per il 26,8% delle imprese); mancanza di benchmark o best practice di riferimento (14,3%); non ultima, la difficoltà a coinvolgere le funzioni aziendali rilevanti e carenza di competenze specifiche (10,7%).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Saranno disponibili a partire da gennaio 2024 i vini italiani di Messi. Un viaggio da nord a sud della Penisola per l’8 volte Pallone d’oro e capitano dell’Argentina, che ha scelto Veneto, Campania, Puglia e Sicilia per la nuova linea di vini denominata Lionel GOAT 10 Collection. Il viso del calciatore Lionel Messi campeggerà sulle etichette di Prosecco, Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Taurasi, Aglianico del Sannio, Negroamaro, Primitivo, Syrah, Grillo e Nero d’Avola.
Tra le novità anche due vini rossi della linea Lionel GOAT 10 Titanium, un Primitivo e un Syrah. Infine, due vini di punta della linea Lionel Diamond Collection, un Taurasi Docg e un Aglianico del Sannio Doc. I prezzi dei vini del “GOAT” – acronimo di Greatest of all times – variano da 32 a 495 euro a bottiglia.
La gamma nasce dalla collaborazione di Lionel Messi con MM Winemaker SA, società con sede a Rue du Fort-Barreau, 15 a Ginevra, in Svizzera. Dietro alle lettere “MM” si cela l’enologo Marco Maci – classe 1967 originario di Cellino San Marco (Brindisi), figlio di Angelo Maci, fondatore di Cantine Due Palme – che sembra condividere con il noto calciatore e campione del mondo una certa confidenza di sé.
I VINI ITALIANI DI LIONEL MESSI: CHI È MM WINEMAKER
«La notorietà acquisita “sul campo”, unita a solidi valori nella vita e nel lavoro – scrive di sé Marco Maci sul sito web che porta il suo nome – lo portano a creare importanti relazioni, a conoscere celebrità di ogni tipo e a frequentare amici ed estimatorispeciali tra i quali ama ricordare: Papa Giovanni Paolo II, Diego Armando Maradona, Tom Hanks, il presidente Cinese Xi Jinping… e molti altri».
Sempre sul proprio portale, Marco Maci winemaker parla del suo «innovativo ed unico sistema enologico, il Metodo Marco Maci®, che contraddistingue ogni sua bottiglia e che gli ha fatto vincere la doppia Medaglia d’oro, impresa mai riuscita a nessun enologo al mondo». Nel curriculum del winemaker brindisino che ha realizzato i vini italiani di Messi anche «una condanna a cinque anni e due mesi per la bancarotta della sua azienda vinicola», come riferiscono diversi articoli di cronaca del marzo 2017.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Miglior Vino biologico italiano per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 è il Bianchello del Metauro Doc Superiore 2020 Andy’20 di Valentino Fiorini. Il riconoscimento arriva grazie ai 95/100 assegnati in occasione delle degustazioni alla cieca di categoria della redazione di winemag.it. A guidare la cantina di Terre Roveresche, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, è l’enologa Carla Fiorini, figlia del fondatore Valentino e nipote di Luigi Fiorini, capostipite della generazione di vignaioli con l’acquisto della tenuta di Barchi, nel 1930.
TOP 100 WINEMAG.IT: IL VINO BIO DELL’ANNO È UN FARO SUL BIANCHELLO DEL METAURO
Il Vino biologico dell’anno per nostra Guida 2024 è una selezione delle migliori uve Bianchello a disposizione dell’Azienda Agraria Fiorini nei 45 ettari aziendali. Fermentazione in tonneau nuovi di rovere di allier, sei mesi sulle fecce, imbottigliato senza filtrazione. Un vino che – come suggerisce a buona ragione la stessa cantina – dà il meglio di sé fresco, non freddo, in ampi calici.
Alla vista, il Bianchello del Metauro Doc Superiore 2020 Andy’20 si presenta di un giallo paglierino intenso, con riflessi dorati. Al naso un bel profilo oleoso, con la componente di erbe della macchia mediterranea che ricopre un ruolo centrale, quasi avvolgendo la frutta (timo, rosmarino, ma anche mentuccia): pesca gialla, frutta esotica come l’ananas, un bel profilo floreale fresco. Terziari da legno molto composti, su note burrose e speziate calde che ricordano il curry.
Più il nettare si scalda nel calice, più la componente balsamica prende spazio sul palco. Al palato una gran conferma del profilo oleoso avvertito al naso. Si ripercorrono, una ad una, le percezioni fruttate e di erbe aromatiche. Freschezza e sapidità giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio di un sorso molto bilanciato tra morbidezze e durezze. Vino ancora giovane, con ampie chance di dare il meglio di sé negli anni a venire, mostrando la straordinarietà di un’uva e di una denominazione ancora poco conosciuta, ma tutta da scoprire.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
È Vitis in Vulture la Cantina dell’anno Sud Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link in prevendita). Fondamentale per il riconoscimento è il punteggio di 94/100 assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca all’Aglianico del Vulture Doc 2017 Toppo di Viola, ottenuto dall’omonimo vigneto situato nel comune di Venosa, alle pendici del Monte Vulture. Non solo. La cantina convince anche con l’altra interpretazione del vitigno principe della Basilicata, “Forentum” 2019; oltre a sfoderare una serie di vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, capaci di assicurarsi un posto tra i “Vini quotidiani” della Guida 2024 (Falanghina e Aglianico vinificato in rosa).
In definitiva una linea molto completa, dal top di gamma ai vini adatti a un consumo a tutto pasto, tutti i giorni. Del resto, con i suoi 95 ettari di vigneti, Vitis in Vulture è uno dei più importanti produttori della Basilicata e tra i migliori interpreti della grande varietà che ha reso celebre la regione a livello internazionale: l’Aglianico del Vulture. A guidare questa realtà cooperativa è il presidente Giuseppe Avigliano, agronomo e imprenditore agricolo con una grande esperienza nei settori enologico ed agroindustriale.
VITIS IN VULTURE E L’AGLIANICO
L’obiettivo dell’azienda è quello di creare un legame unico nella filiera. Tutto inizia dalla coltivazione dei vigneti, passando poi attraverso alle varie fasi della vinificazione e dell’affinamento in cantina e terminando con l’imbottigliamento e la commercializzazione. In Italia e nel mondo. Al centro dell’azienda si trova l’innovativa cantina Finocchiaro, il cui progetto è stato affidato nel 2001 all’architetta giapponese Hikaru Mori. La struttura è di quelle che meritano una visita.
Di fronte alla cantina, peraltro, sorge un ampio complesso archeologico risalente tra il IV e il VII secolo d.C. Sul margine occidentale si conservano delle buche di alloggiamento di due Phitòi. Si tratta di contenitori rivestiti con malta, utilizzati per la fermentazione di vini di qualità. La mission di Vitis in Vulture, sin dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 2006, è quella di valorizzare l’Aglianico del Vulture. Ed è proprio grazie alle ottime interpretazioni del vitigno-vino simbolo del territorio che si è guadagnata il titolo di “Cantina dell’anno Sud-Italia” nell’ambito della nostra Guida Migliori vini italiani 2024.
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Il Recioto di Soave Doc 2018 “Suavissimus” di Nardello è uno dei vini dolci presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. La cantina di Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona, mostra di avere una gamma profonda e di gran qualità, nel segno di un’interpretazione autentica del terroir di Soave.
Il Recioto 2018 “Suavissimus” si presenta alla vista di un giallo dorato. Al naso rivela una splendida espressione del frutto, in termini di ricchezza e precisione, unita a una freschezza conferita da note balsamiche. Ricordi di frutta matura e frutta secca ben avvolti da suadenti note di miele, sferzati da agrumi freschi e canditi. Sorso di gran concentrazione, eppure beva spasmodica per un vino giovanissimo, che non smetterà di sorprendere nel tempo.
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È finalmente disponibile la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Quinta edizione per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica, quest’anno in vendita esclusivamente sul nostro portale (non più su Amazon Kindle, come nelle precedenti edizioni). La selezione delle etichette e il conseguente “ingresso” nella Guida 2023 è avvenuto tramite le consuete, rigorose sessioni di degustazione alla cieca. I campioni sono stati dapprima suddivisi per regione e/o denominazione e poi giudicati in due mesi di degustazioni, nel corso dell’estate 2022.
Passano gli anni, ma la linea editoriale della Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it resta fedele ai principi fondamentali che rendono così diversa la nostra quotidiana attività rispetto a quella di molte altre realtà. Guardandoci attorno, anzi, notiamo la decadenza senza fine di un settore aggrappato alla propria sopravvivenza più con le unghie e lo stomaco, che col cuore e l’anima.
Approcci superficiali, “marchette”, “compitini” e frasi fatte per compiacere questo o quel produttore, questo o quell’ufficio stampa, sono ormai la regola in un settore in cui ci presentiamo, ormai da anni, come mosche bianche. Un aspetto che ci viene sempre più riconosciuto dalle migliaia di lettori che ogni giorno leggono le nostre wine news, iscrivendosi alla nostra newsletter ed entrando, così, nel profondo della cronaca enologica italiana ed internazionale.
LA FILOSOFIA DELLA GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2023 – WINEMAG.IT
Non cambia, non passa, non sbiadisce, non appassisce la nostra voglia di raccontare, anche e soprattutto attraverso lo strumento originale di una Guida Vini, l’Italia del vino più autentica, trincerandoci (anzi, tutelando i produttori stessi) attraverso il blind tasting. Una modalità che premia ancor più l’espressione territoriale, la tipicità e il carattere di ogni singolo vino degustato, senza le distrazioni del “marketing” legato alla singola etichetta e del “rumore” generato da ciò che fa (sempre più, ahinoi) da contorno al calice.
Il nostro approccio alla degustazione è il medesimo riservato alle notizie che quotidianamente appaiono online, sul nostro wine magazine indipendente. Un focus sull’oggettività che mette al centro il lettore, nel nostro duplice ruolo di semplici “megafoni” del mondo del vino italiano (da un lato) e di degustatori appassionati, curiosi e critici (dall’altro).
Crediamo che questo sia il valore aggiunto della nostra Guida Vini, molto distante dal mondo delle Guide italiane ed internazionali che hanno finito per allontanare il pubblico per linguaggio, filosofia e metodologia di lavoro. E soprattutto, dobbiamo dirlo molto francamente, per oggettiva mancanza di fiducia nell’oggettività dei risultati.
Ecco dunque, tra le pagine della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it, grandi nomi accanto a cantine che si affacciano da pochi anni sul panorama enologico italiano ed internazionale. A tutti viene assicurata la medesima dignità, garantita dal tasting alla cieca e dal nostro approccio caldo ma distaccato.
Vini prodotti da grandi cantine e piccoli vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà desiderose di affermarsi, che meritano di essere scoperte. Nella Top 100 Migliori vini italiani 2023, così come nelle edizioni precedenti, trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.
Sfumature che convivono perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo. Bando, tra le altre cose, al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.
GUIDA TOP 100 WINEMAG.IT: TERRITORIO (E “TERROIR”) AL CENTRO
Snodo importante nella “costruzione” della nostra Guida, è il desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico“. Ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, “biologico”, etc).
L’altro focus della Top 100 di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro selezione. Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere. Gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa.
Come ogni anno, il nostro sogno, tradotto (anche) in Guida, è quello di essere riusciti a costruire l’ennesima “carta dei vini” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene). Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezza dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino. Tra queste, un’altra novità: i vini dell’anno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023:
Importante anche lo sguardo sulle quattro Cantine dell’anno 2023, di cui vi invitiamo a scoprire l’intera produzione: Rubinelli Vajol (Cantina italiana dell’anno 2023), Azienda Agricola Possa (Cantina dell’anno 2023 – Nord Italia), Terre del Marchesato (Cantina dell’anno 2023 – Centro Italia) e Tenuta Cerulli Spinozzi (Cantina dell’anno 2023 – Sud Italia). Più che cantine, famiglie del vino italiano. È proprio da loro che vogliamo iniziare il racconto di un anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro e di una Guida che ci ha emozionato, non poco, prima, durante e dopo la sua pubblicazione. Buone bevute, con la nostra Top 100.
Davide Bortone Curatore della Guida Top 100 Migliori vini italiani
e direttore di winemag.it
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Cannonau di Sardegna Doc rosato 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è il Miglior rosato italiano 2023 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Il riconoscimento va all’ultimo nato della cantina guidata dai fratelli Pino e Giovanni Cadinu, vignaioli interpreti della Sardegna più profonda, intima e autentica: quella di Mamoiada, in provincia di Nuoro.
Una tipologia non così nota fuori dall’isola, il Cannonau in versione rosata, che merita di essere scoperta. Nel calice, Martis Sero 2021 si presenta di un rosa salmone intenso, completamente penetrabile alla vista e di grande luminosità.
Al naso ricordi di piccoli frutti a polpa rossa, ribes, fragolina. Ampio il corredo di piante aromatiche tipiche della macchia mediterranea, su cui spicca il mirto. Splendido binomio tra morbidezza e carattere in un palato generosissimo, che si sviluppa fiero, su una perfetta corrispondenza gusto olfattiva.
IL CANNONAU MARTIS SERO, UN OMAGGIO A MAMOIADA
Frutta grande protagonista anche in chiusura, mentre la persistenza regala ritorni di mirto. Il risultato è una beva inappagabile, freschissima, che sfiora il balsamico. Un vino rosato, in definitiva, che parla di Sardegna, incollato com’è ai profumi e ai sapori tipici dell’isola.
La bottiglia degustata in occasione dei tasting alla cieca utili all’ingresso nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it è la numero 522 di 620. Di fatto, il Cannonau di Sardegna Doc 2021 Martis Sero di Vignaioli Cadinu è un vino prodotto in tiratura limitatissima, che si accosta a un’altra grande interpretazione del Cannonau di Mamoiada, vinificato in rosso (sempre in tiratura limitata).
Le vigne della cantina Vignaioli Cadinu si trovano in località Su Tutturighe, a 750 metri sul livello del mare. Colpo d’occhio unico sulle vallate circostanti e peculiarità altrettanto uniche per Cannonau della zona. La scelta dei fratelli Pino e Giovanni Cadinu è quella di produrre vini da viticoltura biologica, nel massimo rispetto dei pichi filari di vite ad alberello ereditate dal padre, nel 2019.
“Martis Sero”, che dà il nome sia al rosato che al rosso, è un altro segnale di attenzione al territorio di Mamoiada e al suo celebre Carnevale. Un omaggio a Juvanne Martis Sero, personaggio che incarna più di altri la sacralità del vino per i sardi, in occasione del Martedì Grasso.
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Oltre due secoli di storia per Cascina Galarin, realtà oggi guidata da Giuseppe Carosso e dai figli Marco e Giovanni. Una cantina presente nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di Winemag.it con il suo Monferrato Doc Nebbiolo Superiore 2019 “Crocevia”.
Colore rosso brillante tipico, che inizia virare sul granato. Naso curioso, ampio, pulito, frutti di bosco più rossi che neri. Con l’ossigenazione ecco una bella buccia d’agrume, appena accennata.
In bocca mostra una bella vena sapido-minerale, a fare da spina dorsale al frutto pieno, grondante di succo. Chiude su ricordi d’agrumi, come l’arancia rossa. Gran bella interpretazione del vitigno principe del Piemonte e le sue frontiere in Monferrato.
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Bentu Luna, la nuova avventura della famiglia Moratti in Sardegna, è iniziata all’insegna di vini di carattere. Il Vermentino di Sardegna Doc 2020 Unda, presente nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it, veste il calice di un bel giallo paglierino.
Al naso una gran concentrazione del frutto e una stratificazione rara. Si dipana tra note tipiche del vitigno (fiori e frutta bacca bianca) e ricordi agrumati. Un nettare che abbina morbidezza e sapidità in maniera ineccepibile. Lunghissima persistenza per il Vermentino di Sardegna 2020 Unda di Bentu Luna, ancora una volta nel bel gioco tra frutto e sapidità.
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A caccia dei migliori vini per San Valentino? Il consiglio è di attingere dalla produzione delle quattro migliori Cantine dell’Anno2022, individuate dall’annuale Guida Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it.
Spazio in primis a Podere Fedespina (Lunigiana, Toscana), Cantina italiana dell’anno 2022. A tavola non possono mancare poi i vini di MoS Agricola (Val di Cembra, Trentino), Miglior cantina Nord Italia 2022.
Proseguendo il viaggio ci si sposta in Umbria, nella terra del Trebbiano Spoletino, splendidamente interpretato da Ninni, Cantina dell’anno Centro Italia 2022 di WineMag.it. Si chiude poi in Daunia, nord della Puglia, con i vini della Miglior Cantina Sud Italia 2022, La Marchesa.
Il livello della gamma di vini delle quattro cantine presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 è altissimo. Di seguito, un suggerimento sulle 6 etichette da non perdere. Per un San Valentino 2022 da ricordare, anche a tavola e nel calice.
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È tra i vini bianchi della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it il Vallée d’Aoste Dop 2019 Petite ArvineLa Source. Un nettare prodotto con uve Petite Arvine in purezza, varietà tardiva molto rappresentativa della Valle d’Aosta.
Nel calice si presenta di un giallo paglierino acceso, limpido. Il naso risulta carico quanto il colore. Banana, ananas sciroppato e agrume sono le note che segnano la perfetta corrispondenza tra olfatto e palato.
Ma il sorso del Petite Arvine La Source 2019 è piuttosto teso e fresco, rispetto a un naso che faceva presagire morbidezza e suadenza glicerica. In chiusura, la pregevole vena sapido-minerale aggiunge elettricità al sorso, rendendo la beva ancora più spasmodica. Vino da bere oggi o da conservare in cantina: non potrà che migliorare nel tempo.
La vendemmia delle uve Petite Arvine è manuale presso i vigneti di cantina La Source. Avviene nella prima decade di ottobre, al momento della perfetta maturità. L’uva arriva in cantina in cassette e viene pressata in maniera soffice.
Segue una decantazione statica, a freddo. La fermentazione alcolica è condotta a 18° gradi centigradi, in recipienti di acciaio. Il vino atto a divenire il Vallée d’Aoste Dop Petite Arvine La Source viene infine rimontato sulle fecce fini per qualche mese, prima di essere filtrato, imbottigliato e commercializzato.
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A caccia di vini per la Festa della Mamma del 9 Maggio? I nostri consigli si concentrano sulle etichette premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it, in particolare su due spumanti Metodo classico da Emilia Romagna e Campania, due bianchi da Alto Adige e Piemonte, un rosso dalla piccola Doc Capriano del Colle (Brescia, Lombardia) e un Marsala Vergine d’annata 1995.
Vsq Metodo classico 2016 Rosato “Il Pigro”, Romagnoli
Un petalo di rosa colora il calice. Delicatezza anche al naso, con note di piccoli e precisissimi frutti rossi. Tocco di agrumi. Al momento, il miglior spumante metodo classico della gamma di Romagnoli, non ultimo per la finezza del perlage. Un’etichetta che alza l’asticella degli Champenoise prodotti in provincia di Piacenza, zona che sta trovando anno dopo anno il proprio equilibrio.
Vsq Metodo classico 2017 Caprettone “Pietrafumante”, Casa Setaro Il calice si tinge di un giallo paglierino dai riflessi dorati. Il vino è da premio, dall’ingresso alla lunga chiusura. Un percorso arrotolato attorno a un agrume delizioso. Il resto è freschezza, salinità, pienezza. Spensieratezza e gastronomicità.
Alto Adige Doc Valle Isarco Grüner Veltliner 2019 “Aristos”, Eisacktaler Kellerei Giallo paglierino. Naso che regala belle note tropicali, soprattutto mango. Grandissimo equilibrio e grandissima freschezza. Chiusura salina, contornata da agrume ed albicocca appena matura. Uno dei cosiddetti “vini verticali”, affilati come lame, in grado di mostrare appieno il prezioso terroir della Valle Isarco, in Alto Adige. Un vino perfetto per una Festa della Mamma di carattere.
Colli Tortonesi Doc Derthona Timorasso 2018 “Grue”, Pomodolce Giallo paglierino, riflessi dorati. Bel naso talcato. Frutta matura, macchia mediterranea e mentuccia a donare freschezza. Alcol presente, che deve integrarsi, ma non disturba. Palato pieno, freschezza assoluta con ritorni di frutta matura. Lunghissimo.
Lombardia Capriano del Colle Doc Marzemino 2019 “Berzamì”, Lazzari Rosso rubino tendente al trasparente. Bellissimo frutto, preciso. Ammalianti note di fiori, soprattutto di viola. In bocca bella freschezza, con ritorni di spezia. Ottima declinazione del vitigno.
Marsala Vergine Riserva Doc 1995 “La Villa Araba”, Martinez Non c’è Festa della Mamma senza un grande vino “dolce”. In questo caso, un pezzo di storia di Marsala nel calice, in tutti i sensi. La cantina di Carlo Martinez è uno degli emblemi della grandezza eterna della città del vino della Sicilia, che con questa etichetta tiene alta la bandiera di una denominazione sciaguratamente snobbata (e maltrattata). Peraltro, rapporto qualità prezzo eccezionale per “La Villa Araba”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cinque vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, inferiore ai 15 euro, per le Feste di Natale e Capodanno dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it. Si tratta di etichette inserite nella sezione “Vino quotidiano” della Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a una rigorosa degustazione alla cieca.
Pavia Igt Chardonnay 2019 “Il Fermo”, Finigeto
Giallo paglierino, leggeri riflessi verdolini. Naso tipicissimo, con un po’ di agrume e frutto pieno. In bocca si allarga sulla frutta esotica ma in chiusura di sipario sorprende per la matrice calcarea e per quanto risulti asciutto ed equilibrato. Un’ottima espressione dello Chardonnay in Oltrepò pavese.
Capriano del Colle Doc 2019 “Fausto”, Lazzari
Giallo paglierino, acceso. Naso con tocco di mandorla, frutta esotica, ananas. Gran bella “spinta” calcarea. Bella verticalità, sembra quasi un bianco di montagna. Asciutta la chiusura, elegantissima.
Lazio Igp Moscato 2019, Casa della Divina Provvidenza
Giallo paglierino, naso pieno, aromatico. Banana, ananas, tocco tropicale e di lime che raddrizza il sorso. Ben equilibrato e bel retro olfattivo. Un ottimo “vino quotidiano”, a un passo dall’ingresso nella “Top 100” WineMag.it 2021.
Lacryma Christi del Vesuvio Rosato 2019 “Munazei”, Casa Setaro
Rosso carico, corallo. Naso con richiami esotici, ma anche di fragoline, lamponi, ribes e banana. Bel sorso pieno con un allungo fresco e salino su note agrumate.
Sicilia Monreale Doc Bianco 2019 “Murriali”, Baglio di Pianetto
Giallo paglierino, naso non esplosivo, delicato, floreale fresco e fruttato. Vino che riempie bene la bocca, in un gioco prezioso tra morbidezze e durezze. Bella macchia mediterranea sul frutto esotico maturo.
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Cinque vini rossi per Natale dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it, la Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a una rigorosa degustazione alla cieca.
Barbera d’Asti Superiore Docg 2016 “Litina”, Cascina Castlet
Inconfondibilmente Barbera. Frutto succoso, grondante, ben sostenuto da accenni di spezia e freschezza. In bocca gioca a fare la preziosa, svelandosi poco a poco. Bell’allungo speziato. Eleganza pura.
Amarone della Valpolicella Docg Classico Bio 2011 “Morar”, Valentina Cubi
Colore seducente. Naso di frutto, di cuoio, sanguigno, ferroso, spezia, bacca di ginepro. Tutti profumi portati su da un alcol che fa da sprint ed è tutt’altro che disturbante. In bocca perfetta armonia tra note di frutta matura ed i ritorni di cuoio e liquirizia. Chiude sulla bacca di ginepro ed un tocco di prugna.
Colli Euganei Doc Merlot 2018 “Poggio alle Setole”, Vigne al Colle
Rosso rubino, riflessi violacei. Un Merlot particolarmente espressivo, vero, tipico. Accenni verdi che donano freschezza alla parte di frutto maturo ed alla spezie dolce, liquirizia soprattutto. Grande bevibilità.
Toscana Igt 2015 “Cà”, Podere Fedespina
Bel colore carico, gran bel frutto per un vino figlio della sua terra, anzi del suo terreno. Radici profonde che si fan largo tra il calcare. Ne risulta un sorso asciutto, di gran prospettiva, tra la pienezza dei primari e una riequilibrante verticalità. Quando si dice “in vino veritas”.
Colli di Salerno Igt Aglianico 2016 “Borgomastro”, Lunarossa
Rosso rubino splendido. Al naso un gran frutto di bosco, tocchi di spezia nera e macchia mediterranea. In bocca meravigliosamente coinvolgente con le sue note di frutta croccante. Gran lunghezza. Un vino che sorprende per precisione.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Guida Top 100 Migliori vini italianiWineMag.it alla terza edizione, dopo l’esordio nel 2018. Confermata la scelta ecologica dell’e-book, in vendita su Amazon Kindle. Gli introiti serviranno a finanziare l’attività della nostra testata giornalistica, fieramente una delle poche realtà indipendenti nel panorama della critica enogastronomica italiana ed europea.
Anche quest’anno, la scelta delle etichette è giustificata da pochi, semplici dettami. Al centro dell’attenzione, su tutto, la tipicità e il rispetto del varietale: bando al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte “commerciali” che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.
Fortemente connesso al primo caposaldo c’è il nostro desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e del “razzismo enologico“: ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale”, “naturale”, etc).
L’altro focus della Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio parco vigneti.
In un anno come il 2020, segnato dalla pandemia Covid-19, capace di condizionare pesantemente anche il mercato internazionale del vino, speriamo di aver costruito una “carta” di vini italiani alla portata di tutti, capace di mostrare la bellezza dell’Italia, in una bottiglia di vino.
Un obiettivo centrato da Terre di Petrara, che WineMag.it premia “Miglior cantina dell’anno” 2021. L’azienda della famiglia Simonelli si trova in Irpinia, nel profondo entroterra della Campania.
Si tratta di una realtà storica, le cui prime tracce risalgono al 1816. “Una produzione a carattere locale riservata a pochi intimi fino al 2009”, spiegano i tre fratelli Giuseppe, Alberto e Mario Simonelli, che in quell’anno hanno deciso di “proporre i vini al pubblico, affinché fossero apprezzati anche al di fuori dei propri confini”.
Simbolo della cantina Terre di Petrara, una maestosa quercia centenaria, testimone della storia della famiglia e del suo territorio. Il manifesto della cantina è chiaramente in linea con la modernità elegante di cui WineMag.it vuole farsi testimone (e promuovere) nel mondo del vino italiano.
“La sfida più grande – sottolineano di fatto i fratelli Simonelli nel presentare la filosofia aziendale – è stata quella di conservare il sapore originale gustato da chi, quel vino, lo stappò la prima volta, imbottigliando l’autenticità e lo stile che da sempre contraddistinguono la tradizione familiare”. Missione compiuta. Nel calice.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Da oggi, acquistare la guida “TOP 100”migliori vini italiani di WineMag.it su Amazon Kindle aiuta a combattere l’emergenza Coronavirus (Covid-19). Abbiamo infatti deciso di devolvere al 100% il denaro raccolto dalle vendite della nostra guida ai migliori vini degustati nel 2019.
In particolare, i proventi saranno devoluti all’associazione Fraternita di Misericordia di Arese, comune alle porte di Milano, in Lombardia. I soccorritori sono incessantemente all’opera da giorni, per venire incontro alle necessità di centinaia di persone bisognose di soccorso e trasporto in ambulanza.
“Siamo un’associazione che lavora 24 ore su 24, sette giorni su sette – spiega il direttore generale Rossano Carrisi (nella foto, sotto) – e in questo periodo abbiamo immesso ulteriori risorse in servizio. Ad oggi sono cinque le ambulanze dedicate esclusivamente all’emergenza Covid-19, su turni di 12 ore”.
“La media degli interventi è di 7 per ogni turno di lavoro – continua il dirigente della Fraternita di Misericordia di Arese – dunque di circa 70 al giorno. Di questi servizi effettuati dalla nostra associazione, veicolati dal 118, l’80-85% riguarda Covid. I numeri, al momento, parlano chiaro: per un paziente che guarisce, uno muore“.
“C’è solo un modo per preservare il futuro del nostro Paese – conclude Carrisi – il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti: stare a casa, per non essere a nostra volta contagiati. Il virus viaggia tramite propagazione da contatto personale. Tutto quello che dobbiamo fare, dunque, è evitare i contatti e seguire le disposizioni”.
Con l’acquisto della guida “Top 100” migliori vini italiani di WineMag.it si aiuterà l’associazione a fronteggiare l’emergenza, assicurandosi al contempo una selezione dei 100 migliori vini italiani destinati al mercato Horeca (enoteche, hotellerie e ristorazione), premiati dalla nostra redazione su oltre 3 mila vini degustati nel 2019.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Seconda edizione per la classifica “Top 100” di WineMag.it, dopo l’esordio nel 2018 consultabile online. Quest’anno la nostra selezione dei 100 migliori vini italiani “senza bandiera né razza”, che contempla assieme convenzionali, naturali, biologici, biodinamici e senza solfiti aggiunti, è in vendita su Amazon Kindle, a questo link. La guida è consultabile scaricando gratuitamente l’app di Kindle.
Nel 2019, la nostra redazione ha avuto modo di degustare circa 3 mila vini destinati al mercato Horeca (enoteche, hotellerie e ristorazione). La scelta delle migliori 100 etichette è giustificata da pochi, semplici dettami.
Al centro dell’attenzione, su tutto, la tipicità e il rispetto del varietale, che deve risultare scevro da condizionamenti dettati dal cosiddetto “gusto internazionale” e dalle scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.
Fortemente connesso al primo caposaldo c’è il nostro desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e del “razzismo enologico“: ciò che deve colpire è il vino, non la tecnica di produzione.
Altro focus della nostra classifica è sui produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio parco vigneti.
Riteniamo infatti che la cosiddetta “zonazione” sia un’arma in più in mano al Made in Italy enologico, nel mare magnum del vino internazionale. Non resta che augurarvi buone bevute con la classifica “Top 100” di WineMag.it. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vini buoni e basta, capaci di far dire “Wow!“. Ecco i 100 migliori vini italiani secondo WineMag.it. Un anno, quello appena trascorso, in cui ho avuto la fortuna di degustare più di mille campioni, in giro per l’Italia.
La classifica non fa alcuna distinzione fra le numerose tecniche produttive, troppo spesso al centro di accesi dibattiti tra gli appassionati, ma anche tra i professionisti del settore. Una scelta dettata da una profonda convinzione: deve parlare il calice, non la brochure della cantina. E allora “Prosit!“.
Franciacorta Riserva Docg Vintage Collection Dosage Zéro Noir 2001, Ca’ del Bosco. Avete presente quando dicono che il vino più invecchia, più diventa buono? Ecco. Premio al miglior Pinot Nero di Franciacorta, zona certamente più nota per lo Chardonnay.
Brut Metodo Classico Millesimato 2012, Monsupello. Sua maestà il Pinot Nero, con tutti i crismi e a casa sua: l’inarrivabile (per l’Italia e per la costanza storica) Oltrepò pavese.
“Cuvée Marianna” Extra Brut 2013, Arunda Sektkellerei. Uno degli spumanti Metodo classico più complessi in circolazione, prodotto da una cantina da scoprire ad occhi chiusi.
Trento Doc Riserva Dosaggio zero 2012, Letrari. Un Trento Doc raffinato, verticale, di grande prospettiva. Coraggioso e per palati decisi e consapevoli.
Metodo classico Lessini Durello Doc Riserva 2011, Cesa Cecchin. Prezzo pazzesco in cantina, dove vale la pena di andare anche solo per due chiacchiere e una stretta di mano a Renato Cecchin, uno dei promotori di quella perla italiana che è il Durello Metodo Classico.
Lambrusco Metodo Classico 2004, Lini910. Tra gli spumanti (e, più in generale, tra i vini) più sorprendenti del 2018. Degustato in cantina e rigustato in numerose altre occasioni, perché non stanca mai. Sempre un assaggio emozionante. La sublimazione del Lambrusco Salamino.
Vsq Dosaggio Zero 2015 “A Chiara”, Azienda Agricola I Nadre. Il terroir calcareo si ritrova in ogni sorso di questo interessantissimo spumante prodotto a Cerveno (BS), in Valle Camonica.
Etna Doc Spumante Metodo Classico Brut “Saxanigra”, Destro Azienda Agricola. Un riferimento assoluto per le “bollicine” Made in Sicilia. L’appassionato Antonino Destro, con l’enologo Giovanni Rizzo, offre una gamma straordinaria di Champenoise qualità prezzo. Al vertice il “60 mesi” base Nerello Mascalese vinificato in bianco.
Metodo Classico Brut Nature Vsq Durello 2014 “Corte Roncolato”, Cristiana Meggiolaro. La verità di un vitigno (e di una Denominazione) che merita lustro internazionale.
Metodo Classico Vsq “Man 283” 2013, Giuliano Micheletti. Dosaggio zero, Chardonnay del Trentino dritto al cuore, come una lama. Ottimo anche il Riesling (fermo) dello schivo vignaiolo Giuliano. Chapeau.
Metodo Classico Vsq Dosaggio Zero “Esperidi”, Mario Gatta. Vendemmia 2009 vibrante, capace di unire eleganza e potenza in un sorso dell’unconventional Franciacorta.
Metodo classico Lessini Durello Doc Gran Cuvée, Fongaro. Alla cieca? Uno Champagne. E di quelli buoni.
Giulio Ferrari Rosé 2006 Riserva del Fondatore. Oggi buono. Domani splendido. Non a caso l’enologo Ruben Larentis parla di uno spumante che “ha iniziato un percorso che riflette la grande attenzione che gli abbiamo riservato, sin dalla vigna”. Ubi maior.
Spumante Millesimato Pas Dosè 2016, Tenuta Sarno 1860. Sua maestà il Fiano di Avellino, in una versione spumantizzata degna delle geometrie di Kandinsky. Punto, linea e superficie. Gastronomico.
Oltrepò pavese Docg Metodo Classico Brut Rosè, Pietro Torti. Pinot Nero in purezza, rosè: in una parola, “Cruasé”. Bel frutto pulito al naso, che evidenzia il gran lavoro di selezione del produttore di Montecalvo Versiggia.
Vino bianco frizzante 2016 “H Lispida”, Castello di Lispida. Ribolla (70%) e Friulano (30%) per questo divertente e cremoso rifermentato di Monselice (PD).
Vsq Brut Cuvée Paradiso 2014, Quintopasso. Metodo classico base Chardonnay (80%), con un tocco fondamentale di Lambrusco Sorbara (20%) per un sorso più che mai dinamico.
Metodo Classico Lessini Durello 2006, Gianni Tessari. Centoventimesi sui lieviti: 120 volte “buonissimo”. Da bere oggi, al suo apice organolettico.
Spumante Metodo Classico Caprettone 2014, Casa Setaro. Capre what? Caprettone, uvaggio. Provatelo. Trenta mesi sur lie per parlare del terroir vulcanico dell’Alto Tirone vesuviano.
Metodo Classico Trento Doc Nature Riserva 2012, Marco Tonini. Un vulcano questo vignaiolo, affabile come la sua batteria di Trento Doc, dall’0ottimo rifermentato all’eccellente Riserva.
Colli Trevigiani Igt Boschera, Eros Zanon. Vitigno autoctono della zona di Treviso, la Boschera, che questo combattivo e determinato vignaiolo sta salvando dall’oblio, senza aggiungere altro se non una dose di follia. Da assaggiare almeno una volta nella vita, per innamorarsene.
Igp Salento Brut Nature Vsq 2016 “Marasco”, L’Archetipo. Vino Spumante di Qualità (Vsq) base Marasco, prodotto da una delle realtà più interessanti del Salento: L’Archetipo di Castellaneta (TA).
Vino frizzante sui lieviti 2016 “Ambarabà”, Volcanalia. Si chiama “Ambaraba”, ma fate conto che ci siano pure “Ciccì” e “Coccò”. Aspettando il Metodo classico dosaggio zero, che arriverà quest’anno.
Vino frizzante rosato “Balós”, Crocizia. Pinot nero in purezza, rifermentato in bottiglia. Siamo a Pastorello di Langhirano, Parma. Una notte sola di macerazione delle uve sulle bucce, ma di quelle che non si scordano.
Lessini Durello Spumante Brut “Durello Vulcano”, Az. Agricola Zambon. Interessante nel suo complesso la linea di vini proposta da Zambon. Lo Charmat lungo “Durello Vulcano” è una di quelle bollicine capaci di farsi notare nel panorama degli Charmat italiani. Tra l’altro in vendita a un prezzo pazzo in cantina.
Vino Spumante Brut Nature “Silvo”, Villa Persani. Un Metodo Ancestrale coi fiocchi quello proposto da Villa Persani in una comoda bottiglia da 0,50. Tappo corona per i Piwi Souvignier gris e Aromera.
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg, BiancaVigna. Dosaggio Zero “Rive di Soligo” 2015 e Brut Nature “Rive di Ogliano” staccano di gran lunga tutto il parterre dei Prosecco in degustazione al Merano Wine Festival 2018. E, soprattutto, mostrano le potenzialità della Glera: una delle uve più maltrattate d’Italia.
Prosecco Frizzante “Di Fondo”, Bresolin Enrico. Il tipico Prosecco da “shakerare” prima dell’uso. Risvegliate dal torpore i lieviti ammassati alla base della bottiglia e godetevi lo spettacolo, nel calice.
Vsq Brut 2015, Weingut Lieselehof. Trenta mesi sui lieviti. Frutto intenso in ingresso, che poi lascia spazio alla mineralità. Altro vino ottenuto da Spuvignier Gris (Piwi): varietà “resistenti” a tutto, tranne che al calice.
Vino spumante Brut 2014 “Bolla d’oro”, Kandea – F.lli Tullio Cataldo. Nella “terra di mezzo” di Candela (FG) un Martinotti base Bombino bianco (80%) Falanghina (10%) e Greco (10%), che fa pensare a un Metodo classico.
Igt Toscana spumante rosato 2016 “Follia a Deux”, Podere Anima mundi. Rarissima “bollicina” di Casciana Terme Lari (Pisa). Metodo ancestrale (non filtrato e non sboccato) base Foglia Tonda, tutto frutto e salinità.
BIANCHI
Vermentino Colli di Luni Doc Superiore 2017 “Fosso di Corsano”, Terenzuola. Uno dei due Colli di Luni Doc memorabili di Terenzuola, cantina di Fosdinovo (Massa-Carrara) condotta da Ivan Giuliani. L’altro è “Permano”, ottenuto per il 50% da Vermentino e per la parte restante dall’assemblaggio di una trentina di uvaggi a bacca bianca. Rarità.
Colli Tortonesi Doc Timorasso Derthona 2010 “Sterpi”, Walter Massa. Semplicemente strepitoso, oggi. Lo sarà anche (dopo) domani, con l’accentuarsi delle note di idrocarburo e l’incomplessarsi del bouquet.
Sudtirol Alto Adige Doc Riserva 2015 Chardonnay “Troy”. Muscoli e cravatta per il rincorrersi di note agrumate ed esotiche mature, bilanciate da gran freschezza e percezioni iodiche eleganti, che accompagnano nel lungo finale.
Soave Classico Doc 2015 “Roccolo del durlo”, Le Battistelle. Gelmino e Cristina dal Bosco, con l’aiuto dei figli, stanno compiendo qualcosa di grande a Brognoligo di Monteforte d’Alpone. Qualcosa che riesce a tradurre nel calice il concetto stesso di “viticoltura eroica”, vero vanto delle colline di Soave.
Igt Paestum Fiano 2017 “Pian di Stio”, San Salvatore 1988. Si fa presto a dire Fiano. Uno così, però, è merce rara. Siamo nel Parco nazionale del Cilento, nel Comune di Stio, in provincia di Salerno. Il cru si trova a 550 metri d’altezza e regala un sorso fresco, balsamico, lunghissimo.
Sicilia Doc Carricante 2015 “Eruzione 1624”, Planeta. Uno di quei vini da portare a casa a cartoni, per valutarne l’evoluzione annotandola su un quadernetto. Piroette che, da un assaggio all’altro, fanno di questo vino uno dei bianchi vulcanici più fascinosi d’Italia.
Vallagarina Igt bianco “Anisos” 2009, Eugenio Rosi. Naso di quelli che ti tengono incollato al bordo del calice come un bambino che guarda fuori dal finestrino, mentre guida papà. La predominanza della Nosiola, in bocca, si fa sentire. Poi l’azione mitigatrice di Pinot Bianco e Chardonnay.
Südtirol Alto Adige Valle Isarco Doc Kerner 2017, Manni Nössing. Il miglior Kerner in circolazione, per lo meno in quella fetta di Alto Adige tutta da scoprire che è la Valle Isarco.
Rina 2017, Viteadovest. Vino qualità prezzo eccezionale, prodotto in Contrada Amabilina (Marsala). Blend Grillo-Catarratto affinato in botti di Marsala del 1973. Unico.
Lama bianca 2016, Feudo d’Ugni. La piccola fiammiferaia abruzzese Cristiana Galasso mette in bottiglia magia al posto del vino. Lama bianca è uno dei suoi capolavori. Un Trebbiano in purezza (3 settimane in vasca di cemento) da amare di sorso in sorso.
Pinot Blanc 2015 “Art”, Weingut Martin Abraham. Tutti capolavori assoluti i vini di Martin Abraham, vignaiolo altoatesino tanto schivo quanto pronto a raccontare le sue “creature” con un calore che in pochi riescono a trasmettere. Vino di prospettiva.
Igp Terre del Volturno 2017 “Sheep”, Il Verro. Frazione Lautoni di Formicola, provincia di Caserta. “Sheep” è un bianco prodotto con un’uva non ancora inserita nel Registro nazionale: la Coda di Pecora. Una sorta di “Passerina vulcanica”, ma c’è di più. Qualcosa rimanda al Trebbiano. Qualcos’altro al Cortese e all’Arneis. Insomma, un autoctono tutto da scoprire. Vino da provare.
Venezia Giulia Igt 2003 “Severo Bianco”, Ronco Severo. Il coniglio nel cestello di una linea di totale affidabilità, come quella dei vini bianchi e rossi di Ronco Severo, by Stefano Novello.
Südtirol Alto Adige Doc Valle Isarco Sylvaner 2017 “Lahner”, Taschlerhof. Tipico fino al midollo.
Friulano (Jakot) 2016 “t.f.”, Valter Sirk. In Vino Valter. Valter Sirk giocano con le manette, nel senso che “t.f.” sta per “Tocai Friulano”. E provate a leggere “Jakot” al contrario. Fondamentale: vino da bere, prima di farsi tutte ‘ste menate. Che manto neppure Rauscedo fa troppo caso alle liste del Ministero.
Trebbiano Spoletino 2012 “Arboreus”, Bea Paolo. Stappato in un monolocale funge da diffusore di profumi che manco la catalitica di Lampe Berger. E lo Spoletino si dimostra così tra le varietà più interessanti d’Italia.
Verdeca 2017 “Carsia”, Cristiano Guttarolo. Sua maestà la Verdeca, quella vera. Un vino vero, intenso, fresco, tipico. Un vino-manifesto dell’uvaggio. E di tutte le Murge, zona vinicola pugliese che – assieme alla Valle d’Itria – partorisce bianchi di spessore, meritevoli di parterre nazionali.
Soave Doc “Garganuda”, Andrea Fiorini. La Garganega come mamma l’ha fatta. Nuda. Ma non per questo timida. Anzi. Esibizionismo allo stato puro del varietale, nell’interpretazione veristica e cruda di un Soave che mancava nel panorama della Denominazione.
Campi Flegrei Doc Falanghina 2012, Agnanum. Uno dei bianchi dalla maggiore personalità presenti al momento sul mercato nazionale. Un vino che svela i tratti più sinceri e marcati del terroir vulcanico.
Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2015 selezione “Del Posto”, Perticaia. Vino di prospettiva (lunga). Nota iodata netta, corroborata da richiami di camomilla, asparago e il fieno. Acidità da strilli, che fa da spina dorsale a una struttura importante. Ma il sorso è equilibrato grazie a ricordi levigati di miele d’acacia.
Vigneti delle Dolomiti Igt Nosiola 2016, Azienda Agricola Salvetta. Questo non è un vino, ma un concentrato di Nosiola. Discostante rispetto ad altre decine d’assaggi. Un vino diretto, vero, potente, con un filo di tannino che si allunga nel retro olfattivo.
Colli Tortonesi Doc Timorasso 2010 “Il Montino”, La Colombera. Un vino giunto a un grande equilibrio tra le componenti più tipiche del Timorasso, che mostra tuttavia ampi margini di affinamento ulteriore.
Salento Igp Verdeca 2017, Tenuta Macchiarola. Altro territorio, altro vitigno fortemente screditato dalle produzioni massive e dalla moda dei bianchi leggeri, fruttati, beverini. Bravissimo Domenico Mangione.
Vino bianco biologico 2016 “Monte del Cuca”, Menti Giovanni. Uve 100% Garganega. Un “orange” dal naso tra i più belli d’Italia. Come rotolarsi in un campo di fiori, alle pendici di un vulcano che sbuffa.
Barbagia Igt 2016 “Perda Pintà”, Cantina Giuseppe Sedilesu. Giallo luminoso come una spada laser il Perda Pintà di Giuseppe Sedilesu, ottenuto dal vitigno autoctono di Mamoiada, paesino 2.500 anime in provincia di Nuoro: la Granazza, allevata ad alberello. Avvolgente e speziato. Unico.
Toscana Igt 2015 Batàr, Querciabella. Strepitosi rossi e un bianco che lascia il segno per Querciabella. Blend suddiviso in egual misura tra uve Pinot Bianco e Chardonnay, che si fondono dopo la fermentazione in barrique, in seguito alla selezione dei migliori lotti. Un “Chianti in bianco”.
Sauvignon Blanc 2014 “Garnellen Anphora”, Tropfltalhof. Più difficile da pronunciare che da apprezzare, il vino in anfora di Tropfltalhof. Siamo a Caldaro, in Alto Adige. Uno di quegli assaggi da conservare nella cartella “Sauvignon Blanc” della memoria. Nome del file: “Eccezioni”.
Fiano Puglia Igt 2016 “Cicaleccio”, Cantina Giara. Giorgio Nicassio mette in bottiglia un Fiano più che mai sincero, non filtrato e non chiarificato. Un concentrato di Fiano, o un infuso d’uve Fiano, se preferite. Bellissimo.
Südtirol Alto Adige Valle Isarco Doc Grüner Veltliner 2017, Weingut Ebner. Tra i migliori assaggi in Valle Isarco e tra i vignaioli da scoprire in assoluto dell’Alto Adige.
Colli di Luni Doc Vermentino “Cavagino”, Lunae Bosoni. Fa parte della linea dei “cru” della cantina di Castelnuovo Magra (SP) il “Cavagino”, uno dei due Vermentino top di gamma. Certamente uno dei migliori vini in commercio oggigiorno, Made in Liguria.
Lazio Igt Grechetto 2015 “109”, Tenuta La Pazzaglia. Tappo a vite (fatevene una ragione, va bene così) per questa splendida espressione di Grechetto che riesce a coniugare mineralità vulcanica, frutto tropicale, sentori erbacei e speziati. Il volto bello della Tuscia viterbese.
ROSATI
Rosato “Rossetto di Sangiovese”, Altura. Bellissima realtà dell’Isola del Giglio, Altura. Un tempo questo rosato fascinoso si chiamava “Chiaretto”, ma per evitare guai è cambiato. Solo Sangiovese, macerazione sulle bucce di una settimana e fine fermentazione in bianco. Boom.
Rosato 2016 “Sant’Isidoro”, Maria Pia Castelli. Un rosato da Montepulciano e Sangiovese della zona di Monte Urano, provincia di Fermo, nelle Marche, sottoposti a salasso. Non gli manca nulla, se non qualche anno in più sulle spalle: un rosè che non ha paura del tempo.
Salento Igt Rosato 2013 “Girofle”, Severino Garofano. Eros puro. Un vino magico, che gioca sui contrasti e sugli ossimori, dando un senso tanto concreto quanto poetico al lavoro che la famiglia di Copertino (LE) sta facendo da anni col vitigno Negroamaro vinificato in rosa. L’eredità di un vignaiolo che ha cambiato il modo di pensare il rosato pugliese e italiano: da centometrista a maratoneta. Da vino di “pronta beva” a vino da apprezzare nell’allungo.
Basilicata Rosato Igp 2017 “Juiell”, Camerlengo. Un’icona dei rosati italiani veri, sinceri, che parlano del territorio in cui sono prodotti. “Juiell”, il “gioiello” della cantina di Rapolla (PZ), che di tesori a base Aglianico (del Vulture) è piena. Citofonare “Antonio Cascarano”.
Rosato di Dolcetto 2017, Forti del Vento. Dolcetto vinificato e affinato in anfore di terracotta da 300 litri. Un rosato di quelli veri, di sostanza. A partire dal colore carico, senza compromessi. Mille bottiglie prodotte, in totale. Una bella chicca.
Rosato 2017 “Crêuza”, Azienda Agricola Deperi Luca. Rosato qualità prezzo, in una terra più di bianchi che di rossi come la liguria. Sensatissimo, tipico, eroico.
Alto Adige Doc Merlot rosato 2017 “Kotzner”, Armin Kobler. Un rosato tosto, tra i più “gastronomici” d’Italia. Frutto preciso e grande equilibrio al palato per un rosé importante con cui giocare a tavola.
Salento Rosato 2015 “Diciotto Fanali”, Apollonio. La casa di Monteroni di Lecce sforna vini gioiello e tra i rosati non può mancare “Diciotto Fanali”, ottenuto da vecchie vigne ad alberello. Negroamaro in purezza di gran personalità.
Riviera del Garda Classico Doc Valtenèsi Chiaretto “La moglie ubriaca” 2017, La Basia. Frutto, sostanza e mineralità ci sono tutte. Ci ha messo un po’ ad equilibrarsi, questa moglie barcollante. Ma poi è giunta in porto, nel calice. Sana e salva. Gluc.
Rosato Calabria Igt “Il Marinetto”, Sergio Arcuri. Rosato da Gaglioppo profumato e di fenomenale consistenza tattile al palato.
ROSSI
San Leonardo 2014, Tenuta San Leonardo. Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot (60-30-10%) per uno dei vini più celebrati d’Italia. Tra tutte le vendemmie degustate, convince la 2014: splendida la sua concentrata essenzialità, con una grande spinta minerale calcarea da vino in progressione, fusa alla perfezione con una freschezza unica nel panorama delle varietà bordolesi. In forma anche la vendemmia 2001, tra le migliori annate di sempre della cantina trentina di Borghetto sull’Adige.
Chianti Classico Docg Riserva 2015, Agricola Querciabella. Sulla scorta del 2014, naso non proprio esplosivo che vira sulla macchia mediterranea più che sul frutto. Soffi di zafferano e di spezia completano il quadro olfattivo. In bocca conferma le attese: un vino giovanissimo, destinato a diventare immenso.
Provincia di Pavia Igt 2010 “Ghiro d’Inverno”, Azienda Agricola Martilde. Una (ex) Bonarda ferma. Una Croatina, diciamola tutta, da vero spasso. Vino giovane, da vigne vecchie.
Tai Rosso Doc 2016, Fattoria le Vegre Domenico Chiesa ci mette testa e cuore per i suoi vini. E il risultato si vede. Anzi, si sente, ad ogni sorso. Ottima tutta la linea, ma è stupendo il Tai Rosso Doc 2016, un “base” che base non è, per la sua capacità di essere al contempo croccante, consistente e concentrato in bocca.
Toscana Igt Pinot Nero 2015 “Fedespina”, Podere Fedespina. Un vino che spiega a tutti come si lavora il Pinot Nero in Toscana, al di là delle mode e di quella fastidiosa vena “enofighetta” che porta certi produttori a giocare coi vitigni, per inseguire la moda.
Barolo Bussia Docg 2013, Giacomo Fenocchio. Nebbiolo di una precisione assoluta, poco da aggiungere. Da provare. E aspettare, se possibile.
Tamurro Nero 2004, Tenuta Le Querce. Un unicum. E non solo perché il Tamurro Nero non è un vitigno che si trova dappertutto, in degustazione. Ma anche perché questo 2004 di Tenuta Le Querce è da sberle al palato.
Igt Alpi Retiche 2017, Pizzo Coca. La vera sorpresa dell’anno, Pizzo Coca. Dopo varie peregrinazioni in giro per il mondo, il giovane bergamasco Lorenzo Mazzucconi ha deciso di mettere su un’azienda propria a Ponte in Valtellina. Questo base e l’Inferno 2016 (qualità prezzo assoluta) dicono che ha fatto bene.
Vino rosso Oltrepò pavese 2016 “Barocco”, Perego e Perego. Potenza, frutto, prospettiva. Un piccolo “Brunello” in terra pavese, prodotto da un vignaiolo che come pochi tratta il vitigno: Giorgio Perego, “Mr Croatina”.
Chianti Classico Docg 2015, Borgo Scopeto. Colpisce per la gran finezza delle note di piccoli frutti di bosco, degne di un grande Pinot Noir. Un’eleganza che si ripropone con prorompente determinazione anche al palato, lunghissimo. Qualità prezzo.
Lambrusco di Sorbara 2017 “L’eclisse”, Paltrinieri. Un Lambrusco da bere col secchio, senza troppi fronzoli. Naso di fragolina non ancora matura e lampone, chiusura salina e di ribes, ben sorretta da una sapidità che invita al sorso successivo. E a un altro ancora. Altro vino qualità prezzo.
Rosso Emilia Igt 2015 “Rio Rocca Berzemèin”, Az. Agr. Il Farneto. Siamo nella Piana di Farneto, in provincia di Reggio Emilia, ai piedi dell’Appennino Tosco-Emiliano. Marzemino croccante, vivo, in evoluzione.
Flaccianello 2008, Fontodi. Intensità mista ad eleganza, come pochi in Toscana. Infinitamente lungo, anche in termini di vita a disposizione.
Amarone della Valpolicella Docg 2014, I Tamasotti. Giacomo Brusco e Sabrina Zantedeschi, giovanissimi interpreti de “I Tamasotti” sono tra i giovani da tenere d’occhio della Denominazione veneta.
Cannonau di Sardegna Doc 2016, Antonella Corda. Fate largo in cantina per un Cannonau sui generis, che ci piace definire con un neologismo: Pinotnau. Un Cannonau elegante come un Pinot Nero.
Brunello di Montalcino Docg 2013, Tassi. Raffinatezza e potenza, coniugati in un sorso instancabile.
Lacryma Christi del Vesuvio Doc Riserva 2014 “Don Vincenzo”, Casa Setaro. Seconda menzione, dopo lo spumante di Caprettone, per Casa Setaro. Piedirosso (85%) e Aglianico (15%) insieme, per un vino che riesce a esprimere e coniugare al meglio le caratteristiche dei grandi vini del Vesuvio. Un rosso che avvolge e cattura.
Sorni Rosso Trentino Dop 2015 “Grill”, Eredi di Cobelli Aldo. Teroldego, base ampelografica della Dop Sorni. Vino dall’ossatura ben definita. Tannino austero e frutto perfettamente delineato, pulito. Un altro grande vino di prospettiva.
Campania Igt Piedirosso 2016 “Pér ‘e Palumm”, Agnanum. Altra conferma anche per Agnanum, già citata tra i bianchi per la sua strepitosa Falanghina. Un vino sorprendente, capace di tradurre nel calice il vulcano. Grande mineralità, note fruttate e speziate precise, un quadro unico. Ottima prospettiva per la vendemmia 2017, ancora più fumè e salina.
Amarone Docg 2010, Azienda Agricola Monte dall’Ora. Castelrotto, Verona. Vino spaziale, che vale tutti e 70 gli euro del prezzo, per la freschezza e la tipicità del sorso che riesce ad esprimere. Splendido anche il Valpolicella Classico Superiore 2015, in commercio a partire da queste settimane.
Irpinia Doc Aglianico 2016 “Terra d’Eclano”, Quintodecimo. In commercio da dicembre 2018. Bouquet ampissimo al naso, che spazia dalle note floreali di viola a quelle fruttate di lampone e fragola, passando per terziari eleganti di tabacco e caffè. Wow.
Chianti Montespertoli Riserva Ingannamatti 2005, Podere dell’Anselmo. Complesso, raffinato, elegantissimo. Ma soprattutto “giovane”. Ops, è un 2005. Eterno.
Carmenère Riserva 2013 “Oratorio di San Lorenzo”, Inama. Degustato alla cieca sui Colli Berici, in comparazione con altri vini internazionali della stessa base ampelografica. C’è un cileno (il Carmenère Block 17 D.O. Peumo 2014 “Terrunyo” di Concha Y Toro,) che sta ancora mangiando la sua polvere. Rosso veneto accecante.
Amarone della Valpolicella 2013, Ferragù Carlo. Altro rosso importante, ma già godibilissimo. Bevibilità e struttura per un Amarone che emerge nel panorama dei nobili vini rossi della regione, grazie ai suoi tannini di velluto, il sorso pieno e lo straordinario carattere. Il classico rosso da meditazione, da stappare a fine pasto.
Etna Rosso Doc Nerello Mascalese 2015, Enò-Trio Nunzio Puglisi. Facile dire “Nerello Mascalese”, negli anni della ribalta internazionale per il vulcano che a fine anno ha fatto tremare Catania. Difficile farlo così. Nunzio Puglisi e la figlia Désirée sono un riferimento assoluto per chiunque voglia scoprire l’essenza del terroir.
Primitivo di Manduria Doc 2013 “Es”, Gianfranco Fino. Se è vero che l’Es, per Freud, sottosta a un solo principio (il piacere) allora “Es” 2013 è esso stesso il piacere. Sin dal colore, rosso carico, richiama la passione.
Calabria Igt Magliocco 2013 Toccomagliocco, L’Acino. Tutto da segnalare dalle parti di Dino Briglio Nigro. Siamo sulla Piana di Sibari, tra lo Jonio e il Tirreno, tra il Pollino e la Sila. Meglio non perdersi neppure un’etichetta di questo fiero produttore calabrese.
Cirò Riserva 2012 “Più vite”, Sergio Arcuri. Altro giro, altra giostra. Sempre in Calabria. Salire su quella di Sergio Arcuri è come catapultarsi a Cirò. Tra le vigne ad alberello di quel grande vitigno del Meridione d’Italia che è il Gaglioppo, sino ad oggi fin troppo offuscato dalla lucentezza dell’altro meridionale Aglianico.
Pinot Nero Doc, Paolo Saracco. Pinot Nero dalle tinte moscateggianti, prodotto (per passione e non per business) da uno dei maggiori interpreti del Moscato d’Asti: Paolo Saracco. Da perderci la testa.
Erasmo Castelli 2010, Maria Pia Castelli. Top di gamma della cantina marchigiana, vero pezzo da 90 tra i rossi del centro Italia. Un Montepulciano riconoscibile tra mille campioni. Splendida anche l’espressione del 2005.
Pinot Nero Provincia di Pavia Igt “Astropinot” 2013, Ca’ del Conte. Uno di quei Pinot nero d’Oltrepò che fanno rima con chapeau. Un rosso di elegante ruggenza quello prodotto a Rivanazzano Terme (PV) da Paolo Macconi e della moglie Martina.
Sagrantino 2013, Raìna. Sua maestà il Sagrantino, in una delle sue versioni migliori del panorama del momento, per fascia prezzo. E pensare che non si tratta del top di gamma di casa Raìna, dove qualità non fa mai rima con “compromesso”.
Barbera “Barla”, Case Corini. Uno scrigno a Costigliole d’Asti. E’ Case Corini, il regno di Lorenzo Corino, appassionato vignaiolo piemontese che produce uno dei rossi in più completi della regione, da un vigneto di 100 anni.
Cesanese del Piglio Docg “Torpiano” / “Collefurno” 2016, Carlo Noro. Sta facendo un gran lavoro questo ragazzo dalle parti di Piglio, in provincia di Frosinone. Una storia iniziata nel 2010, che promette capitoli interessantissimi al ritmo delle due diverse sfumature di Cesanese del Piglio.
VINI DOLCI / PASSITI
Alto Adige Gewürztraminer Doc 2009 “Epokale”, Cantina Tramin. “Epokale” di nome e di fatto. Il perfetto, divino, equilibrio tra dolcezza, freschezza e mineralità. Unico.
Passito di Pantelleria Doc 2008 e 2012, Ferrandes. Un capolavoro da esporre al museo del Louvre questo passito di Pantelleria. La vendemmia 2008 è da cori da stadio.
Moscato di Saracena 2014, Cantine Viola. Uno di quei vini che riescono ad andare al di là di un calice assoluto valore. Attorno alla riscoperta del Moscato di Saracena, Luigi Viola e la sua famiglia sono riusciti a creare un mondo.
Vino cotto Stravecchio Marca Occhio di Gallo, Cantina Tiberi David. Un unicum nel suo genere che trova nelle Marche, e in particolare nella zona di Loro Piceno, la sua patria. Vecchie e nuove vendemmie: tutti pezzi di gustosa bravura.
Igt Costa Toscana Ansonica Passito 2016 “Nantropò”, Azienda Agricola Fontuccia. Una perla dell’Isola del Giglio. Il vino passito da uve Ansonica di Fontuccia è una vera e propria chicca nel suo genere e nel panorama della viticoltura eroica. Capisci perché si chiama così (“Nantropò”) solo quando la bottiglia è finita.
Moscato di Scanzo Docg 2015, De Toma. Vendemmia che già esprime grandi potenzialità: eleganza finezza al naso, su frutti di bosco, fragolina in primis, marasca e fiori di rosa. In bocca corrispondente, con l’acidità a chiamare un sorso dietro l’altro. Chiusura di rabarbaro. Vino da meditazione.
DISTILLATO DELL’ANNO
“Oltre Spigau 03”, Le Rocche del Gatto. Il Pigato 2003 in versione “Armagnac”, prodotto in quel santuario ligure che è Le Rocche del Gatto. A dir messa, da quelle parti, è Fausto De Andreis: autore e artefice di vini immortali a base Pigato e Vermentino, nella sua Albenga (SV).
Fausto ha chiamato questa “bevanda spiritosa” da 33% vol. “Oltre Spigau 03”. Un altro passo avanti verso la battaglia irriverente di un vignaiolo d’altri tempi e senza tempo. Come i suoi vini.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Chi lo avrebbe mai detto? Il meglio del vino italiano è rappresentato da case vinicole che collaborano attivamente con la Grande distribuzione organizzata, ovvero il mondo dei supermercati.
E’ quanto emerge dal Consiglio di Sicurezza del’Onu. Nessun intrigo internazionale, tranquilli. Dopo dieci anni, la presidenza del Consiglio è tornata all’Italia.
E l’ambasciatore Sebastiano Cardi ha pensato bene di celebrare l’investitura consegnando ai membri del Consiglio di Sicurezza una selezione dei migliori vini italiani.
Grandi bottiglie, delle migliori annate, sono finite così nelle mani dei rappresentanti delle maggiori potenze (politico-finanziarie) del mondo: dalla Francia alla Cina, dal Regno Unito al Giappone. Passando ovviamente per gli Stati Uniti. La consegna della speciale “bag enoica” è avvenuta all’inizio del mese, proprio a New York.
La selezione dei vini è stata curata da Lucio Caputo (nella foto sotto), presidente dell’Italian Wine & Food Institute. Mentre tentiamo di metterci contatto con lui per capire quali siano stati i criteri guida delle scelte, non possiamo che notare come, nella lista, figurino numerosissime aziende operanti nel mondo della Grande distribuzione organizzata italiana (e in alcuni casi internazionale).
I VINI, LE CANTINE Il massimo esponente del Wine & Food Insitute ha fatto la spesa con Argiolas (Igt Isola dei Nuraghi Turriga 2013), Bertani (Amarone Della Valpolicella Classico Doc 2007), Jacopo Biondi Santi (Igt Toscana Schidione 2010), Castello di Querceto (Igt La Corte 2007), Col d’Orcia (Brunello di Montalcino Docg 2012), Donnafugata (Mille e Una Notte 2012), Fontanafredda (Serralunga d’Alba Barolo Docg 2013), Gaja (Barbaresco Docg 2013).
Poi ancora: Lungarotti (Vigna Monticchio Rubesco Riserva Docg 2009), Marchesi Antinori (Tignanello 2014), Mastroberardino (Naturalis Historia Taurasi Docg 2009), Planeta (Santa Cecilia Noto Doc 2010), Rocca delle Macie (Riserva di Fizzano Gran Selezione Chianti Classico Riserva Docg 2013), Sella & Mosca (Marchese di Villamarina Doc 2010), Tasca d’Almerita (Rosso del Conte Doc 2012), Travaglini (Gattinara Riserva Docg 2011), per finire con Vespa Vignaioli (Raccontami Primitivo di Manduria Doc 2014).
Una selezione, a prima vista, quasi scontata. Grandi nomi per grandi vini, già noti a livello internazionale e già in vendita nei principali mercati del mondo. Una (facile) scommessa che giova all’immagine della Gdo italiana, sempre più in grado di fungere da vetrina, anche per produttori blasonati.
Ma fa pensare la poca “fatica” compiuta dall’Italian Wine & Food Institute. Che così, forse, ha perso un’occasione unica per valorizzare il tessuto dei piccoli-medi produttori del Belpaese. Quelli che contribuiscono a fare grande l’Italia del vino, nel mondo, ognuno col suo modesto pezzo di puzzle. Vini che al Consiglio di Sicurezza dell’Onu non si bevono. Non si sono mai bevuti. E forse, così, non si berranno mai.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(5 / 5) Preziosa etichetta quella che la catena di supermercati Il Gigante ha “in carta” ormai da diversi anni. Parliamo del Pomino Bianco Doc Frescobaldi, da qualche mese reperibile anche nelle “enoteche” dei punti vendita Esselunga più “attrezzati”.
LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo paglierino carico con vaghi (ma accesi) riflessi verdolini, Pomino è uno di quei vini che invogliano la beva, già dal colore. Al naso sentori di frutta esotica (banana e papaya su tutti), ma anche di mela cotogna e agrumi come il cedro.
Conferiscono freschezza i richiami ai fiori di gelsomino e biancospino. Non manca una vena più “austera”, che ricorda la nocciola. Profumi che si rincorrono nel calice. Un’analisi olfattiva da promuovere a pieni voti per la finezza che è capace di esprimere.
Al palato, il Pomino Bianco Doc Frescobaldi conferma le attese e rincara la dose con la consueta eleganza. Sapidità e acidità molto ben bilanciate: una “salinità” che sboccia subito, in ingresso, per lasciare poi spazio a un sottofondo fruttato finissimo, esotico.
Il fin di bocca, leggermente amarognolo, completa una beva raffinatissima. Perfetto come aperitivo d’eccezione, questo vino bianco della cantina toscana Frescobaldi si abbina a piatti a base di verdure e pesce, non troppo elaborati.
LA VINIFICAZIONE
Il Pomino Bianco Doc Castello di Pomino Frescobaldi è prodotto in una delle zone della Toscane più vocate alla coltivazione delle varietà di uva a bacca bianca. Si ottiene dal blend di Chardonnay e Pinot Bianco, completato da altre varietà complementari.
I vigneti si trovano a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare. La tecnica di vinificazione è particolare. La fermentazione di gran parte del mosto avviene in serbatoi di acciaio inox. Un’altra porzione fermenta invece in barrique, dove si svolge anche la malolattica, ovvero la trasformazione dell’acido malico in acido lattico, utile a conferire tinte più “morbide” al nettare.
Anche l’affinamento avviene in acciaio, per una durata complessiva di quattro mesi. Prima di essere messo in commercio, il vino affina in bottiglia per un altro mese.
Il Pomino Bianco Doc di Frescobaldi prende il nome dal Castello di Pomino. Una splendida tenuta della famiglia dei Marchesi de’ Frescobaldi, nel cuore della campagna fiorentina. Vigneti che si arrampicano fino a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare, strappati a un bosco di sequoie, abeti e castagni.
Prezzo: 8,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante / Esselunga
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E’ atteso un calo di circa il 10% della produzione di vino in Francia rispetto allo scorso anno con produzione si dovrebbe quindi attestare a 42,9 milioni di ettolitri, di molto inferiore ai 48,5 milioni di ettolitri stimati per l’Italia da Ismea. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del servizio statistico del ministero agricolo transalpino Agreste, dalla quale si evidenzia che l’Italia conquista quest’anno il primato mondiale nella produzione mentre la Francia potrebbe addirittura perdere addirittura il posto d’onore a vantaggio della Spagna dove le prime stime parlano di valori attorno ai 45 milioni di ettolitri. La débacle produttiva francese è dovuta a gelate primaverili che hanno colpito alcune zone viticole (Champagne, Borgogna e la Valle della Loira), episodi ricorrenti di vento, cui si sono aggiunti il peggioramento della siccità verso il Mediterraneo e la grandine in alcune aree (Charente, Borgogna-Beaujolais, Linguadoca-Rossiglione) che hanno pesano sulla raccolta. In Italia, come evidenzia Coldiretti, si registra un andamento fortemente differenziato tra le diverse regioni con il primato produttivo in Veneto con 9,7 milioni di ettolitri in aumento del 2% rispetto allo scorso anno, ma incrementi del 5% sono previsti anche in Emilia Romagna, dell’8% in Toscana, del 5% in Piemonte e in crescita anche la Puglia mentre un forte calo del 15 % si rileva in Sicilia, tra le regioni con i maggiori raccolti.
“L’Italia – commenta il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina – si conferma primo produttore di vino al mondo per quantità. Un dato importante, soprattutto tenendo conto della grande qualità che sappiamo sviluppare in tutti i territori delle nostre regioni.Ora dobbiamo diventare leader anche per valore. Una sfida alla nostra portata, che vogliamo e dobbiamo vincere insieme ai produttori, continuando a investire su qualità e innovazione. Il Governo fa la sua parte. Nel nostro piano di ricerca per le biotecnologie sostenibili c’è un Focus specifico dedicato alla vite, così come la viticoltura sarà protagonista nella crescita dell’agricoltura di precisione in Italia.Agiamo poi sulla semplificazione per le aziende e sul fronte della promozione e della tutela. Anche sul web”. Proprio il 9 settembre, l’Italia sarà protagonista sulla piattaforma di e-commerce Alibaba in occasione della giornata dedicata al vino.” Un segnale importante – dichiara Martina – che ci dimostra le potenzialità di questo settore e le occasioni da cogliere sui mercati internazionali. Abbiamo un sistema vitivinicolo da oltre 14 miliardi di euro, con un export che nel 2015 ha toccato il record dei 5,4 miliardi e che nei primi cinque mesi del 2016 ha registrato un trend in crescita. Non solo numeri – conclude Maurizio Martina – ma tradizione, legame con il territorio, eccellenza, una biodiversità che vanta oltre 500 vitigni coltivati. È questo che rende il sistema Italia unico al mondo. È su questo che dobbiamo costruire il successo dei prossimi anni”.
“Una buona vendemmia quella del 2016 – aggiunge Antonio Rallo (nella foto), Presidente Unione Italiana Vini (Uiv) – che mantiene valori quantitativi da record superando le previsioni di Spagna (42,9 milioni di hl) e Francia (43 milioni di hl). Dopo un andamento primaverile non sempre favorevole l’estate si sta chiudendo con ottime condizioni. Il miglior battesimo per l’Osservatorio del Vino, promosso da Uiv e Ismea che, quest’anno per la prima volta, diffonde le previsioni vendemmiali raccogliendo l’eredità della ventennale collaborazione tra questi due soggetti. I dati rilevati, sono frutto di una ricognizione puntuale effettuata tra il mese di agosto e i primi di settembre in tutte le zone vitate del Paese, integrati, grazie all’Osservatorio, in un sistema organico e strutturato di monitoraggio della produzione e dei mercati interno ed internazionale che rappresenta un punto di svolta per il sistema vitivinicolo italiano”.
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