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I migliori assaggi al Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi di Piacenza 2019

PIACENZA – Tracciare i migliori assaggi al Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi di Piacenza diventa sempre più difficile, di anno in anno. Il livello dei vini in degustazione cresce al pari di un pubblico che, di edizione in edizione, affolla sempre più numeroso i padiglioni dell’Expo. Regola confermata anche nel 2019, con 22.500 ingressi. Il 9° Mercato è quello dei record, in attesa dell’edizione-compleanno del 2020. La prima in doppia cifra.

Al Mercato di Piacenza si beve bene, ci si diverte e si fanno affari. Lo dimostrano, da una parte all’altra dello “scontrino”, i carrelli dei clienti (stracolmi di vino) e la gara estiva dei vignaioli, per accaparrarsi una postazione.

Elementi che non suggeriscono – almeno per ora – ai vertici della Federazione di trovare una nuova location, anche se il continuo riferimento alla sostanziale impeccabilità di Piacenza Expo (ribadita in diversi comunicati stampa ufficiali) fa pensare che il dibattito sia nervosamente sul tavolo degli “stakeholder“.

Nel frattempo, sul calendario del vino, Vinitaly 2020 è già alle porte. Fivi conta di esserci con un numero crescente di rappresentanti. L’obiettivo? Consacrare, dopo Piacenza, anche quello abbiamo ribattezzato Fivitaly, superando la quota di 212 vignaioli presenti a Verona nel 2019 (un terzo del Mercato).

All’inizio del 2020 riprenderanno inoltre le trattative istituzionali della Federazione italiana vignaioli indipendenti. Secondo fonti ben accreditate, tra le priorità ci sarebbe la revisione dei meccanismi di rappresentatività nei Consorzi del vino italiano.

Nel mirino il D.Lgs 61/2010, che al momento determina il sostanziale predominio delle cooperative di primo e secondo grado nei Consorzi, a discapito dei piccoli e medi produttori tutelati da Fivi.

I MIGLIORI ASSAGGI AL MERCATO FIVI DI PIACENZA 2019


SPUMANTI

Metodo Classico Vsq 2016 Extra Brut “I Moschettieri”, Frecciarossa
Una delle aziende simbolo dell’Oltrepò pavese della qualità, portavoce dell’anima più elegante del territorio: il Pinot Nero, in veste spumantizzata con “I Moschettieri”. Avvolgenza assoluta del perlage, a far da contraltare alla bella tensione agrumata tipica del Noir oltrepadano.

Vino Spumante di qualità Vsq Brut millesimato 2012, Piè di Mont
Poco meno di 2 ettari per la cantina goriziana di Martina e Roman Rizzi, interamente vocata alla produzione di spumanti. Ottime le prove con i millesimati 2012 e 2016, base Chardonnay (60%), Pinot Nero (20%) e Ribolla Gialla (20%). Il vigneto di quest’ultima si trova piuttosto all’ombra e consente di giocare con la maturità del frutto apportato al sorso da Noir e Chardonnay.

Franciacorta Docg Brut Nature millesimato 2014, Bosio
Un Franciacorta che chiama il piatto e si rivela particolarmente versatile. A un naso prettamente floreale rispondono note saline, a chiudere un sorso largo e fruttato, connotato da una spuma cremosa e avvolgente. Un Nature in punta di fioretto.

Prosecco Doc Treviso Brut “San Vittore”, Azienda Agricola Crodi
Una cantina che sta recuperando varietà autoctone come Verdiso e Perera. Sette ettari per circa 30 mila bottiglie, tra cui spicca questo Prosecco Doc Treviso di buona profondità e lunghezza, contraddistinto da un “dosaggio” molto ben integrato e da una beva instancabile.

VINI BIANCHI

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2018 “Luzano”, Marotti Campi
Che le Marche regalino vini degni del palcoscenico nazionale è risaputo, ma qui siamo di fronte a un vero fuoriclasse: il miglior bianco in assoluto al Mercato Fivi di Piacenza 2019. Ancora giovanissimo, presenta un naso da scoglio fiorito. Eccezionale verticalità, struttura e pienezza al palato, tra l’agrume, la mela verde e il salino. Chapeau.

Veneto Igt Garganega 2007, Tenuta Maraveja
Colli Berici, terra calda, dove i grandi vitigni bordolesi si sono adatti tanto da poter ormai essere definiti autoctoni. La prova provata che la zona è adatta anche alla Garganega risiede nella longevità di questa etichetta, ancora tutta sul frutto e sulla freschezza. Provare per credere.

Isola dei Nuraghi Igt 2018 Panzale, Berritta Dorgali
Accenni di Riesling, al naso, e di Trebbiano al palato per questo bianco ottenuto da uve Panzale, autoctone della vallata di Oddoene e un tempo usate per farcire i dolci tipici locali. Un progetto di recupero, quello avviato dai coniugi Antonio e Maria Paola e dai figli Serena e Francesco, che darà grandi risultati nel tempo.

Provincia di Pavia Igt Malvasia 2007 “Mia”, Azienda Agricola Martilde
Si chiamerà probabilmente “Mia” la Malvasia 2007 di Martilde in uscita in tiratura limitatissima (500 bottiglie) tra febbraio e marzo 2020. La cantina di Rovescala (PV) non smette mai di sorprendere coi suoi vini fuori dal comune, veraci e sinceri come Antonella Tacci e il marito Raimondo Lombardi.

Questa volta tocca a un bianco da uve Malvasia, frutto dell’assemblaggio di antiche vigne – che sfiorano gli 80 anni – e di impianti del 1975, con rese medie inferiori ai 50 quintali. Al naso il frutto e la mineralità, al palato una vena ossidativa che ammanta le note di frutta secca e miele. Vino che chiama il piatto, o un buon libro. Da prenotare.

Igt Costa Toscana Vermentino 2018 “Un po’ più su del mare”, Mulini di Segalari
Emilio Monechi e la moglie Marina Tinacci curano le vigne come figli. E in una terra di rossi come Bolgheri, anche il Vermentino è, per loro, molto più di un “trovatello”. Sorso sapido ed essenziale, il cui corredo è segnato dalla verticalità offerta da un 15% di Manzoni Bianco. Presto in commercio l’annata 2019, completata invece dal Viognier.

Terre Siciliane Igt Bianco 2017 “Dissidente”, Enò-Trio
Il lavoro eccezionale di Nunzio Puglisi (nella foto) ai piedi del “suo” Etna prende finalmente forme meritevoli di valicare i confini della regione. Lo sa bene chi assaggia da anni le chicche di questa cantina di Randazzo, che si esprime ad altissimi livelli anche con il provocatorio (e “Dissidente”, per l’appunto) Traminer: Nunzio e la figlia Désirée gli hanno messo la cravatta, pur continuando a leggerne l’annata nel calice. Avanti tutta.

Sannio Dop Fiano 2012 “Ver Sacrum”, Fosso degli Angeli
Una delle “cantine certezza” dell’intera Campania e, in generale, del Sud Italia quella condotta a Casalduni (BN) da Marenza Pengue. Alla sempre splendida Falanghina del Sannio, Fosso degli Angeli accosta al Mercato un Fiano 2012 che è solo all’inizio della sua lunga vita. Il breve passaggio in barrique lo proietta fuori dal beneventano, dritto in Europa, per esattezza in Francia: un Fiano con la valigia in mano, ma coi piedi ben saldi nel Sannio.

Mitterberg Igt Grüner Veltliner 2018, Garlider
Scisto e quarzite nel terreno regalano al calice note di fumé nette, che giocano sul frutto maturo di questo Grüner Veltliner. Vino che fa pensare ad abbinamenti gastronomici intriganti, dalla cucina locale a quella orientale.

Sillaro Igt bianco “8000”, Azienda Agricola Giovannini (magnum)
Jacopo e Maddalena Giovannini hanno scelto la bottiglia da 1,5 litri per la loro “8000”: solo 150 pezzi per questa Albana vinificata in anfora, alla georgiana. Frutto, sapidità, materia, spezia dolce. Ricorda, per certi versi, i Chinuri del Kakheti. Bella prova, ben al di là del marketing e delle mode legate agli “orange wine”. Da provare.

Passerina del Frusinate Igp 2017 “Maddalena”, Alberto Giacobbe
Davvero ben congegnata la macerazione di 7 giorni sulle bucce, che va ben al di là del colore splendido conferito al calice. Il tannino solletica i richiami esotici e di zenzero candito. L’affinamento di 6 mesi in tonneau fa da legante tra durezze e morbidezze, per uno dei sorsi più sorprendenti del Mercato Fivi 2019. La morte sua? ‘Na cacio e pepe.

Umbria Igt Grechetto 2018 “Grek”, Il Palazzone
Il bianco che vorresti (anzi, dovresti) avere sempre a disposizione in cantina, capace di abbinare frutto, freschezza, struttura e agilità nella beva. Persistenza di rara lunghezza.

Friuli Colli Orientali Doc Pinot Grigio 2017, Castello Sant’Anna
Pinot Grigio giocato sull’equilibrio perfetto tra struttura e polpa, su cui danza un accenno di tannino dettato dalla macerazione. Ottima la persistenza.

Terre Siciliane Igp 2018 “Ballerina”
L’Inzolia per la freschezza e la struttura, il Catarratto Lucido per il frutto esotico. Vino quotidiano di pregevole fattura, preciso e beverino. Pensato bene e realizzato ancor meglio.

Trentino Doc Chardonnay 2018 “Terre Bianche”, De Vigili
Sale a manciate, a sorreggere la polpa. Uno Chardonnay che esce dagli schemi trentini, ottenuto da un vigneto ricco di scheletro a Sorni. Caratteristiche tanto uniche da aver convinto Francesco De Vigili – giovanissimo, ma con le idee più che mai chiare nella sua Mezzolombardo (TN) – a usarlo come base per uno spumante in uscita tra almeno 50 mesi.

Langhe Doc Arneis, Cascina Rabaglio
Note mielose ed esotiche abbinate a un’ottima freschezza: vino intrigante, in equilibrio tra morbidezze e verticalità.

Vino bianco in anfora 2018 “Prometheus”, Azienda Agricola Bajaj
“Mi ispiro a Gravner”, ammette il giovane Adriano Bajaj Moretti, che nel Roero prova a imitare il maestro mettendo in anfore di terracotta l’Arneis. Quaranta giorni di macerazione conferiscono per materia e sostanza. Ma il focus resta sui primari, letteralmente esplosi e resi ancor più “grassi” dalla vendemmia tardiva.

A sorreggere il sorso una bella spinta sapida. Prova più che mai sensata e meritevole di attenzione, soprattutto per la pulizia e la precisione della beva, in grado di restituire (ancora integre) le caratteristiche del vitigno. Solo 700 bottiglie ne fanno una tra le chicche meritevoli di essere segnalate al Mercato Fivi di Piacenza 2019.

VINI ROSATI

Terre Siciliane Igt Rosato 2018 “Petalo”, Tenuta Enza La Fauci
Fiori e frutto. Perfetta corrispondenza tra naso e palato per un rosato più “rosso” che “bianco”: vino di carattere, minerale, con accenni speziati delicati. Sorprende soprattutto per l’estrema lunghezza e persistenza. Interessantissima la cantina produttrice: 2,5 ettari per 20 mila bottiglie complessive. Una boutique messinese.

VINI ROSSI

Cilento Dop Aglianico 2015 “Primalaterra”, Salvatore Magnoni
Sua maestà l’Aglianico, come mamma l’ha fatto (in Cilento). Pied de cuve e lieviti indigeni la formula prescelta da Salvatore Magnoni per la sua cantina di Rutino (SA), oltre a zero solforosa aggiunta (inferiore a 10 la totale).

Il vino offre un naso e un sorso di gran pulizia: fil rouge sulla frutta, sulla liquirizia e su ritorni balsamici e terrosi. Il tannino lavora benissimo sulla polpa e rivela le grandi prospettive di questo Aglianico cilentano.

Venezie Igt 2005 “Mezzocampo”, Canevin Maraveja
Splendida prova col Merlot sui Colli Berici, terra vocata dome poche al mondo per le varietà bordolesi. Vino che si regge su una struttura possente, eppure in grado di regalare un sorso di gran eleganza. Molto da dare, ancora, nel tempo.

Toscana Igt “Le Benducce”, Tornesi
Un Sangiovese di razza, pur succoso e beverino, coi suoi ricordi di ribes e fragoline di bosco mature, ma anche di agrumi. Chiude su una leggera percezione ferrosa e salina, che chiama il sorso successivo.

Rosso di Montalcino Doc 2018, Tornesi
Frutto meno esplosivo rispetto al Sangiovese che lo precede nell’assaggio al banco Fivi, ma la precisione delle note è la medesima. Il tannino, in fase di integrazione, lavora elegantemente sul frutto di un vino giovane e di prospettiva.

Brunello di Montalcino Docg Riserva 2012, Tornesi
Mentre il Brunello 2015 inizia il suo lungo percorso di vita con prospettive a dir poco eccellenti, oggi non resta che godersi a grandi sorsi la Riserva 2012 di Tornesi. Gran beva giocata sull’equilibrio tra frutto, terziari e rinfrescanti sferzate di rabarbaro e liquirizia.

Igt Toscana Sangiovese 2017 “Soloterra”, Mulini di Segalari
Un vero e proprio “Sangiovese di mare”, frutto della grande attenzione in vigna da parte di Emilio Monechi e della moglie Marina Tinacci. Vino di gran beva, dal frutto pieno abbinato a una bella profondità balsamica. Fa venir voglia d’estate e di merenda, all’aperto, servito fresco. Davvero una chicca per la zona di Bolgheri.

Cesanese di Olevano Romano Superiore Doc 2018, Alberto Giacobbe
Vino essenziale ed elegante giocato sul frutto croccante, rinvigorito dalla spezia (pepe bianco netto). Uno di quei rossi da avere sempre in cantina, semplici ma capaci di lasciare il segno e di farsi ricordare.

Cirò Doc Riserva 2013 “Dalla Terra”, Tenuta del Conte
Mariangela Parrilla (nella foto, al centro) ha il potere di materializzare Cirò nel calice, ovunque si stappi una sua bottiglia. Sole, cuore e amore: la formula più scontata e banale per semplificare un lavoro che, dalla vigna alla cantina, è certosino per arrivare a questo risultato.

L’anima del Gaglioppo anche in “Dalla Terra”, una Riserva che parla di frutto e balsamicità, di succosità della polpa e di tensione ferrosa, su cui scivola il tipico tannino. Vino bandiera.

Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc 2014 “Giorgio Odero”, Frecciarossa
Stoffa da vendere per quello che, di anno in anno, si conferma uno dei migliori Pinot Nero oltrepadani, oltre che del Mercato Fivi. L’annata conta fino a un certo punto se ti chiami Frecciarossa: frutto, materia, succo, verticalità e freschezza. C’è tutto, pure per un confronto con altri territori noti per la produzione di Noir.

Verticale 2004 – 2012 Nizza Barbera “Ru”, Eredi di Chiappone Armando
Ad ogni annata le sue sfumature, tanto per chiarire il tipo di lavoro condotto da Daniele Chiappone a Nizza Monferrato (AT). Giovanissima e di ottime prospettive la 2012. Strepitosa la 2004, superiore alla 2005. Vegetale e balsamica la 2010, che supera la 2011 in termini di struttura.

Nebbiolo d’Alba 2016, Cascina Rabaglio
Un Barolo in miniatura, se non altro per il fatto che la vigna – nei pressi dell’Acino dei Ceretto – guarda l’area della nobile Docg, in località Santa Rosalia, ad Alba. Prendere oggi e dimenticare in cantina. Darà grandi soddisfazioni.

Pinot Nero dell’Oltrepò pavese Doc 2015 “Campo Castagna”, Castello di Stefanago
Pare di salire sulla barca dei pirati dell’Oltrepò pavese, avvicinandosi al banco di Castello di Stefanago. Gente che, modestamente, se ne frega di tutto quello che gli accade attorno e cammina su una via ormai tracciata, ben oltre le mode del “vino naturale”. Il Pinot Nero 2015 “Campo Castagna” è il manifesto di uno stile solo in apparenza scontroso.

Terribilmente tipico, gioca su un frutto pieno, tra la succosità e la croccantezza, sferzato da un accenno selvatico che è un timbro di fabbrica, marchiato a fuoco. Ancora giovane (lo dice il tannino) sarà in grado nei prossimi mesi (anni) di integrare ancor più la nota agrumata, sanguigna, ferrosa, per raggiungere l’apoteosi dell’equilibrio.

Sangiovese Rubicone Igp bio 2017 “Gigiò”, Azienda Agricola Giovannini
Vigna vecchia e sorso giovane per questo Sangiovese romagnolo (da clone ad acino grosso, dunque toscano) di gran polposità, freschezza e balsamicità.

Etna Rosso Doc Nerello Mascalese 2017 “Pussenti”, Enò-Trio
Stesse considerazioni riservate al Traminer di Enò-Trio, risultato tra i migliori bianchi del Mercato Fivi 2019: anche il Nerello Mascalese conferma le impressioni di una realtà in netta crescita qualitativa.

Il Nerello Mascalese Pussenti, in commercio da gennaio 2020, sta lì a tracciare una linea di demarcazione tra il passato e le prospettive di questa splendida realtà della Contrada Calderara, a Randazzo: una delle cantine da conoscere a tutti i costi, per capire l’anima dell’Etna.

Aglianico Beneventano Igt 2013, Azienda Agricola “I Pentri” di Falato Lia
Frutto rosso di gran precisione su un tannino elegante, ancora in fase di distensione. Gran beva per un Aglianico goloso come pochi.

Umbria Sangiovese Igt 2016 “Il Roccafiore”, Cantina Roccafiore
Eleganza da vendere per questo Sangiovese umbro, che con un ossimoro si potrebbe definire di semplice complessità: una beva sorprendente fa da contraltare a una struttura che suggerisce l’ottima gastronomicità.

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017 “Marcuzzo”, Azienda Agricola Luigi Di Ubaldo
È stampata su stoffa, così come tutte le altre della cantina Di Ubaldo, l’etichetta di questo Montepulciano che si esprime su note fruttate croccanti e su una buona struttura. Leggera salinità che chiama il sorso e regala una beva instancabile, oltre ad aggiungere opzioni per l’abbinamento in cucina.

Sicilia Igt Nero d’Avola 2011 “Curma”, Società Agricola Armosa
“Faccio i vini come piacciono a me”, dice l’enologo trentino Michele Molgg, che ha impiantato il suo primo vigneto in Sicilia nel 2003. Oggi gestisce 6 ettari sparsi, nelle aree identificate come le più vocate, nell’areale di Ragusa.

Il Nero d’Avola “Curma” è figlio di un appezzamento che sfiora il mare, lambendolo a una distanza di appena 20 metri. Una chicca da provare, frutto di lunghe macerazioni sulle bucce e di un approccio “naturale” alla produzione.

Colli Tortonesi Doc Monleale 2016, Canevaro Luca
Sulle orme di Walter Massa, una gran bella prova con la Barbera nell’alessandrino. Siamo nella vocatissima area di Monleale, sottozona della Doc Colli Tortonesi, resa nota dal Timorasso (oggi Derthona). Frutto e freschezza a sorreggere un sorso di gran prospettiva. La migliore etichetta di un vignaiolo giovane e coraggioso, da tenere d’occhio.

Cannonau 2017 (senza nome), Berritta Dorgali
Strepitosa prova con l’uva più nota della Sardegna per la famiglia Berritta nella zona di Dorgali. Il nome di questo vino – declinato in dialetto sardo – sarà svelato il prossimo anno, al momento della presentazione di quella che si rivela già essere una vera e propria chicca. Un Cannonau ottenuto da suolo basaltico che abbina un frutto strepitoso a una struttura invidiabile.

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Mercato Fivi 2018: i migliori vini sotto e sopra 15 euro


PIACENZA – Vinialsuper a caccia di vini qualità prezzo al Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi 2018 di Piacenza. Quelli che seguono sono i nostri migliori assaggi Fivi sotto e sopra i 15 euro (franco cantina). Più che mai alta la qualità delle etichette in degustazione tra i 600 vignaioli che hanno preso parte alla Fiera dei record (18.500 accessi nel weekend del 24 e 25 novembre).

Tra i “fenomeni” dell’edizione si segnala lo spopolare dei rifermentati, non sempre in grado di valorizzare il varietale, figli di una rincorsa alla “spumantizzazione” dai risvolti non sempre positivi, neppure tra i vignaioli. D’altro canto si consolida il movimento dei Piwi, con l’ottima Villa Persani (TN) a fare da portabandiera fuori dai confini del Trentino.

Mediamente alta, tra i vignaioli Fivi presenti al Mercato 2018, la qualità dei rosati, con tre etichette che entrano di diritto nella nostra speciale classifica qualità prezzo. Strepitosi alcuni rossi, tra cui emerge il Barolo Bussia 2013 di Giacomo Fenocchio (CN) e il sorprendente Pinot Nero toscano di Podere Fedespina (MS).

Conferma assoluta, tra i vini da dessert, per un’eccellenza tutta italiana come il Vino Cotto Stravecchio della cantina Tiberi David (MC). Tra gli assaggi del Mercato Fivi 2018 anche tanti bei vini rossi “leggeri”, “quotidiani”, tutt’altro che banali: su tutti Montepulciano “Bastian Contrario” de La Marca di San Michele (AN). Ecco la lista completa.

VINI SOTTO AI 15 EURO

Bollicine
Vino bianco Frizzante 2018 “La prima volta”, Vigne al Colle (PD): 7 euro
Vino Spumante Brut Nature Bio “Silvo”, Villa Persani (TN): 8 euro

Bianchi
Gavi Docg 2016 “Terrarossa”, La Zerba (AL): 7 euro
Colli Romagna Centrale Bianco Doc “Opera 5”, Tenuta de’ Stefenelli (FC): 8 euro
Durello Igt Veneto 2016-2017 “io Cloe”, Cantina Tonello (VI): 8 euro
Provincia di Pavia Igt “Arò”, Castello di Stefanago (PV): 10 euro
Vigneti delle Dolomiti Igt Chardonnay 2016 “Felix”, De Tarczal (TN): 10 euro
Umbria Igt Grechetto 2016 “Rigaldo”, Bettalunga (PG): 10 euro
Puglia Igt Verdeca “Striale”, Tenuta Patruno Perniola (BA): 10 euro
Igt Terre Lariane Bianco “Brigante Bianco” 2017, La Costa (LC): 12 euro
Igt Terre Siciliane Bianco Traminer 2016, Enò-Trio (CT): 12 euro
Igt Terre Siciliane Bianco Carricante 2017, Enò-Trio (CT): 12 euro

Rosati
Puglia Igt Rosato 2017 “Ghirigori”, Tenuta Patruno Perniola (BA): 10 euro
Rosato 2017 “Crêuza”, Azienda Agricola Deperi Luca (IM): 13 euro
Alto Adige Doc Merlot rosato 2017 “Kotzner”, Armin Kobler (BZ):14 euro

Rossi
Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc “Violin” 2017, Tosi (PV): 5 euro
Colli Euganei Doc Cabernet Franc 2017, Vigne al Colle (PD): 6 euro
Vino Rosso “Sasso”, Azienda Agricola Sandrin (TV): 6,10 euro
Colli Tortonesi Doc Barbera 2015 “Languia”, La Vecchia Posta (AL): 10 euro
Dolcetto d’Alba Doc Superiore 2016, Az. Agr.  La Contrada di Sorano (CN): 10 euro
Trentino Doc Superiore Marzemino d’Isera, De Tarczal (TN): 10 euro
Chianti Docg “Rex Rubrum”, Società Agricola Quei2 (FI), 10 euro
Umbria Igt Sangiovese 2015 “Mattata”, Bettalunga (PG): 10 euro
Puglia Igt Primitivo 2017 “Lenos”, Tenuta Patruno Perniola (BA): 10 euro
Marche Rosso Igp 2016 “Bastian Contrario”, La Marca di San Michele (AN): 12 euro
Rosso di Montepulciano Doc 2017 “Il Golo”, Il Molinaccio (SI): 12 euro

VINI SOPRA AI 15 EURO

Spumanti
Oltrepò pavese Metodo classico Pas Dosé Docg 2015, Tenuta Belvedere (PV): ?? euro, spumante non ancora in commercio (24 mesi sui lieviti)
Lessini Durello Doc Spumante Metodo Classico “io Teti”, Cantina Tonello (VI): 15 euro
Franciacorta Docg Brut 2015, Corte Fusia (BS): 20 euro
Gavi Docg Spumante 2011 “Francesca Poggio”, Il Poggio di Gavi (AL): 25 euro

Bianchi
Offida Pecorino 2015 “Bàkchai” barrique, Vigneti Bonaventura (AP): 16 euro
Vino bianco Marche Igt 2016 “Raphael”, Tenuta Ca’ Sciampagne (PU): 15 euro
Igt Terre Lariane Bianco “Solesta”, La Costa (LC): 18 euro
Barbagia Igt 2016 “Delissia”, Cantina Canneddu (NU): 25 euro

Rossi
Alto Adige Doc Cabernet Franc 2015 “Puit”, Armin Kobler (BZ): 16 euro
Colli Orientali del Friuli Doc Pignolo 2009, Castello Santanna (UD): 30 euro
Toscana Igt Pinot Nero 2015 “Fedespina”, Podere Fedespina (MS): 35 euro
Barolo Bussia Docg 2013, Giacomo Fenocchio (CN): 45 euro
Toscana Igt Merlot 2013 “Cà”, Podere Fedespina (MS): 25 euro

Dolci
Vino Cotto Stravecchio 2006 “Occhio di Gallo”, Tiberi David (MC): 25 euro

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Di vini e di vignaioli Fivi: i migliori assaggi al Mercato della transizione

Con 15 mila accessi in 16 ore, il Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi di Piacenza 2017 passerà alla storia come quello della “transizione”. Un passaggio dal “sogno” alla “consapevolezza” per gli oltre 500 produttori riuniti sotto la guida di Matilde Poggi.

Una realtà, Fivi, con la quale il vino italiano ha ormai l’obbligo di confrontarsi. Più che nei due giorni di “Fiera”, nei 363 giorni restanti. Sburocratizzazione, sviluppo dell’enoturismo, riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni dimenticati. Le battaglie di Fivi trovano a Piacenza (e da quest’anno, per la prima volta, anche a Roma) un teatro ideale dal quale gettare sfide concrete al Made in Italy enologico.

Non a caso, il Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi 2017 è stato contraddistinto dal motto “Scarpe grosse, cervello Fivi“. Come a sottolineare l’appartenenza alla “terra” delle battaglie portate avanti da Poggi&Co. A Roma come a Bruxelles, spesso al posto di sindacati blasonati, ma attenti più agli equilibri di potere che agli interessi della “base”.

Eppure, qualche scaramuccia interna ha preceduto anche il Mercato dello scorso weekend. Gli esiti più evidenti nell’assemblea di domenica mattina, quando la maggioranza dei vignaioli ha votato per l’estromissione dalla Federazione delle Srl “partecipate” da altri gruppi.

Di fatto, come precisa la stessa Fivi, “non è stato (ancora, ndr) fatto fuori nessuno. E’ stato approvato il nuovo regolamento e ora la Federazione nazionale valuterà le situazioni caso per caso, con l’aiuto delle delegazioni regionali”. Tradotto: per belle realtà come Pievalta, c’è ancora da sperare.

VINI E VIGNAIOLI
Che qualcosa sia cambiato, lo si avverte pure dall’altra parte dei banchetti. Osservando alcuni vignaioli e raccogliendo i loro commenti. Se un “bravo ragazzo” come Patrick Uccelli di Tenuta Dornach arriva a proporre sui social: “Tra 5 anni… Mercato dei vini FiVi solo per privati. Vinitaly solo per operatori. Sogno o realtà?”, ci sarà un motivo.

“Non stavo pensando a me – precisa poi il produttore altoatesino – pensavo a come poter far convergere le diverse aspettative/necessità delle due categorie, che solitamente in queste manifestazioni si sovrappongono per sommo dispiacere di entrambe”. Nulla di più sbagliato.

L’episodio (ben più grave) vede invece protagonista Nunzio Puglisi della cantina siciliana Enò-Trio. Che alla nostra richiesta di precisazioni sulle caratteristiche del vigneto di Pinot Noir sull’Etna, risponde stizzito: “Per un’intervista prendete un appuntamento per telefono o via mail e veniteci a trovare in cantina”.

“Ma siamo di Milano!”, precisiamo noi. “Sto lavorando, non ho tempo”, la risposta del fighissimo vignaiolo Fivi che ci scansa, rivolgendo la parola a un altro astante. Una macchia indelebile sull’altissimo tasso di “simpatia” e umiltà tangibile tra i vignaioli dell’intera Federazione.

Per fortuna, oltre agli incontri-scontri con vignaioli evidentemente troppo “fighi” per essere “Fivi”, il Mercato 2017 è stato un vero e proprio concentrato di “vini fighi”. Ve li riassumiamo qui, in ordine sparso. Ognuno meritevole, a modo suo, di un posto sul podio.

I MIGLIORI ASSAGGI
1) Bianco Margherita 2015, Cantine Viola (Calabria): Guarnaccia bianca 65%, Mantonico bianco 35%. Una piccola parte di Guarnaccia, a chicco intero e maturazione leggermente avanzata, viene aggiunta in acciaio a fermentazione partita. Bingo. Nota leggermente dolce e nota iodica perfettamente bilanciate. Vino capolavoro.

2) Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 “San Paolo”, Pievalta (Marche): Un tipicissimo Verdicchio, che matura 13 mesi sulle fecce fini e altri 7 in bottiglia, prima della commercializzazione. Lunghissimo nel retro olfattivo. Vino gastronomico. Nel senso che fa venir fame.

3) Vigneti delle Dolomiti Igt 2015 “Maderno”, Maso Bergamini (Trentino): Bellissimo esempio di come si possa produrre un vino “serio” e tutt’altro che “scimmiottato”, con la tecnica del “Ripasso” o del “Rigoverno”, veneto o toscano. Un vino prodotto solo nelle migliori annate, facendo rifermentare le uve Lagrein (già vinificate) sulle vinacce ancora calde di Teroldego appassito su graticci per 60 giorni.

Teroldego e Lagrein affinano poi assieme per un anno, in barrique di rovere francese, prima di essere imbottigliate nell’estate successiva. Il risultato è Maderno: vino di grandissimo fascino e di spigolosa avvolgenza.

4) Erbaluce di Caluso Spumante Docg Brut 2013 “Calliope”, Cieck (Piemonte): C’è chi fa spumante per moda e chi lo fa perché, a suggerirlo, sono territorio e uvaggio allevato. Dopo Merano, premiamo la splendida realtà piemontese Cieck anche al Mercato Fivi 2017.

Tra i migliori assaggi, questa volta, lo sparkling dall’uvaggio principe della cantina: l’Erbaluce di Caluso. La tipicità del vitigno è riconoscibile anche tra i sentori regalati dai 36 mesi di affinamento sui lieviti. Uno spumante versatile nell’abbinamento, ma più che mai “vero” per quello che sa offrire nel calice.

5) Sannio Rosso Doc 2010 “Sciascì”, Capolino Perlingieri (Campania): La bella e la bestia in questo fascinoso blend prodotto da Alexia Capolino Perlingieri, donna capace di rilanciare un marchio di prestigio della Campania del vino, come cantina Volla.

“Sciascì” coniuga la struttura “ossea” dell’Aglianico e la frutta avvolgente tipica dell’autoctono Sciascinoso. Rosso rubino, bel tannino in evoluzione, frutto elegante. Due anni in botte grande e tre in bottiglia per un vino di grande prospettiva futura.

6) Pecorino Igt Colline Teatine 2016 “Maia”, Cantine Maligni (Abruzzo): Forse l’azienda che riesce a colpire di più, al Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi, per la completezza dell’offerta e lo sbalorditivo rapporto qualità-prezzo (6 euro!).

Cantine Maligni – realtà che ha iniziato a imbottigliare nel 2011 e lavora 10 ettari di terreno, sotto la guida di Fabio Tomei – porta al tavolo un fenomeno su tutti: il Pecorino Maia, non filtrato.

Giallo velato con riflessi verdolini, profuma di frutta matura, mela cotogna, pera Williams. Note morbide che traggono in inganno, materializzando la possibilità di un’alcolicità elevata.

Maia si assesta invece sui 12,5% e regala un palato stupefacente, pieno, ricco, “ciccione”, con frutta e mineralità iodica perfettamente bilanciate. Un altro vino che fa venir fame del corretto abbinamento gastronomico.

7) Spumante Metodo Classico Pas Dosè 2010, Vis Amoris (Liguria): E’ il primo spumante metodo classico prodotto al 100% da uve Pigato. E la scelta pare più che azzeccata. Una “chicca” per gli amanti di vini profumati ma taglienti come il Pigato.

Coraggioso, poi, produrre un “dosaggio zero”. Segno del rispetto che Roberto Tozzi nutre nei confronti dei frutti della propria terra, che non stravolge nel nome delle leggi di un mercato che avrebbe preferito – certamente – più “zucchero” e più facilità di beva.

Intendiamoci: il Pigato Pas Dosè di Vis Amoris va comunque giù che è una bellezza. Ammalia al naso, come in Italia solo i migliori Pigato sanno fare. Per rivelare poi una bocca ampia, evoluta, di frutti a polpa gialla e mandorla. Sullo sfondo, anche una punta di idrocarburo (al naso) e un filo di sentori tipici del lievito, ben contestualizzati nel sorso.

8) Terre Siciliane Igp 2014 “Sikane”, Baronia della Pietra (Sicilia): Altra bellissima realtà fatta di passione e competenza, già incontrata da vinialsuper al Merano Wine Festival 2017. Tra i migliori assaggi del Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi 2017 brilla anche il vino rosso “Sikane”, blend di Nero d’Avola e Syrah (60-40%). Dieci mesi in barrique, minimo 3 in bottiglia prima della commercializzazione.

Altro vino dall’ottimo rapporto qualità-prezzo, prodotto in zona Agrigento dalla famiglia Barbiera. Un rosso che si fa apprezzare oggi per l’eleganza: del tannino, nonché delle note fruttate pulite e nette. Una bottiglia “Made in Sicilia” da dimenticare in cantina e riscoprire tra qualche anno.

A dicembre sarà invece imbottigliato il Nero d’Avola-Merlot passito di Baronia della Pietra, in commercio a partire da marzo 2018. Bottiglie da 0,50 litri, “rotondeggianti”. Vendemmia 2015, 16-17% d’alcol in volume. Viste le premesse, si preannuncia una scommessa vinta in partenza. Ma ne parleremo nei prossimi mesi, dopo averlo testato.

9) Lappazucche, Berry And Berry (Liguria): “Pietra, fatica e passione” costituiscono il fil rouge di questa curiosa cantina di Balestrino, in provincia di Savona, condotta da Alex Beriolo. Un marketing fin troppo “spinto” sul packaging, forse, rischia di incuriosire il consumatore in maniera troppo “leggera”. Alla Berry And Berry, invece, si fa davvero sul serio. Si sperimenta e si valorizza vitigni autoctoni a bacca rossa come il Barbarossa, che rischiano di scomparire.

Lappazucche è appunto un blend, composto all’80% da Barbarossa e al 20% da Rossese, vinificati in acciaio. Le uve di Barbarossa, sulla pianta, sembrano Gewurztraminer per il loro colore rosa. Una nuance leggera, che ritroviamo anche nel calice.

Una tonalità che comunica la delicatezza del vitigno Barbarossa e del fratello Rossese, dotato di buccia poco spessa e particolarmente esposto al rischio malattie. Questo, forse, il senso di un calice che sembra parlare della fragilità della terra, in balia delle scelte dell’uomo.

Se è vero che Fivi è anche filosofia, Lappazucche potrebbe esserne il simbolo ideale. E quei richiami speziati, percettibili nel retro olfattivo e tipici del Rossese, la metafora perfetta delle battaglie ancora da intraprendere. Con coraggio.

10) Falanghina del Sannio Doc 2012 “Maior”, Fosso degli Angeli (Campania): Poche parole per descrivere un capolavoro. Un vino completo, a cui non manca davvero nulla. Neppure il prezzo, ridicolo per quello che esprime il calice. Naso tipico, giocato su richiami esotici.

Palato caldo, ricco, ampio, corrispondente, con l’aggiunta di una vena minerale che conferisce eleganza e praticità alla beva. Di Fosso degli Angeli, ottimo anche il Sannio Rosso Dop Riserva 2012 “Safinim”, ottenuto da Aglianico e Sangiovese cresciuti a 420 metri d’altezza sul livello del mare.

11) Azienda Agricola Alessio Brandolini (Lombardia): Dieci ettari ben distribuiti in due aree, suddivise con rigore scientifico per la produzione di Metodo Classico e vini rossi. L’Azienda Agricola Alessio Brandolini è una di quelle realtà tutte da scoprire in quel paradiso incastonato a Sud di Milano che è l’Oltrepò Pavese.

Alessio ci fa assaggiare in anteprima un Pas Dosè destinato a un futuro luminoso. Chiara l’impronta di un maestro come Fabio Marazzi, vero e proprio rifermento oltrepadano per tanti giovani che, come Brandolini, lavorano nell’umile promozione di una grande terra di vino, capace di sfoderare spumanti Metodo Classico degni dei più prestigiosi parterre enologici.

Di Brandolini, ottima anche la Malvasia secca “Il Bardughino” Provincia di Pavia bianco Igt: un “cru” con diverse epoche di maturazione che dimostra la grande abilità in vigna (e in cantina) di questo giovane vigneron pavese.

Da assaggiare anche il Bonarda Doc “Il Cassino” di Alessio Brandolini. Sì, il Bonarda. Quello che in pochi, in Oltrepò, sanno fare davvero bene come lui.

12) Calabria Igp 2013 “Barone Bianco”, Tenute Pacelli (Calabria): Chi è il Barone Bianco? Di certo un figuro insolito per la Calabria. Ma così “ambientato”, da sembrare proprio calabrese. Parliamo di Riesling, uno dei vitigni più affascinanti al mondo. Giallo brillante, frutta esotica matura e una mineralità che, già al naso, si pregusta prima dell’assaggio.

Al palato, perfetta corrispondenza con il naso. Un trionfo d’eleganza calabrese, per l’ennesimo vino Fivi “regalato”, in vendita a meno di 10 euro. “Barone bianco” è anche la base di uno spumante, “Zoe”, andato letteralmente a ruba a Piacenza.

Interessantissimo, di Tenute Pacelli, piccola realtà da 20 mila bottiglie che opera a Malvito, in provincia di Cosenza, anche il “taglio bordeaux-calabrese”, la super riserva 2015 “Zio Nunù”: Merlot e Cabernet da vigne di oltre 40 anni che, come per il Riesling, fanno volare la mente lontana da Cosenza. Verso Nord, oltre le Alpi.

13) Frascati Docg Superiore Riserva “Amacos”, De Sanctis (Lazio): Altro vino disorientante, altra regione italiana dalle straordinarie potenzialità, molte delle quali ancora da esprimere. Dove siamo? Questa volta nel Lazio, a 15 chilometri da Roma. Più esattamente nei pressi del lago Regillo. Per un Frascati da urlo, ottenuto dal blend tra Malvasia puntinata e Bombino bianco.

Un invitante giallo dorato colora il calice dal quale si sprigionano preziosi sentori di frutta matura. E’ l’antipasto per un palato altrettanto suadente e morbido, ma tutt’altro che banale o costruito. Anzi. I terreni di origine vulcanica su cui opera De Sanctis regalano una splendida mineralità a un Frascati fresco, aristocratico e nobile.

14) Verticale Valtellina Superiore Sassella Docg “Rocce Rosse”, Arpepe: Ve ne parleremo presto dell’esito, entrando nel merito di ogni calice, della verticale “privata” condotta a Piacenza Expo da Emanuele Pelizzatti Perego, “reggente” di quello scrigno enologico lasciato in eredità dal padre Arturo. Un vino, “Rocce Rosse”, già entrato di diritto nella storia dell’enologia italiana e mondiale. Un rosso proiettato nel futuro.

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Mercato dei vini di Piacenza già sold out: Fivi seconda solo a Vinitaly

Ci sono voluti solo sette giorni per esaurire le 501 postazioni per il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti FIVI di Piacenza che diventa così il secondo evento del vino in Italia per numero di aziende partecipanti.

Le iscrizioni per la manifestazione che si terrà sabato 25 e domenica 26 novembre nei padiglioni di Piacenza Expo sono iniziate il 17 luglio e sono state chiuse il 25, dopo una sola settimana, visto che i posti erano già esauriti.

“Sapevamo che l’attesa era grande – sottolinea Walter Massa vice presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – ma ha stupito anche noi la rapidità con cui abbiamo assegnato tutte le postazioni. Io stesso, scherzando con gli altri consiglieri, avevo dichiarato che mi sarei iscritto solo se potevo essere il 501esimo!”.

“Il successo crescente delle scorse edizioni – continua Massa, vignaiolo piemontese del Timorasso – ha fatto capire ai nostri soci e ai consumatori l’importanza di questo appuntamento che, giunto alla settima edizione, si è imposto ormai come uno tra i massimi eventi del mondo del vino in Italia, secondo solo al Vinitaly, ovviamente irraggiungibile, per numero di aziende vinicole partecipanti”.

L’anno scorso gli espositori a Piacenza erano stati 424 con oltre 9000 visitatori in due giorni di Mercato (qui i migliori vini selezionati da vinialsuper). “Penso – conclude Massa – che questo successo sia riconducibile non solo all’evento in sé, ma più in generale allo spirito FIVI. I consumatori hanno imparato ormai a conoscerci, a riconoscere i nostri valori e quello in cui crediamo e a sapere quanto impegno c’è nel nostro lavoro e nel vino che produciamo”.


Il Mercato dei vini e dei vignaioli Fivi in breve:
Quando: sabato 25 e domenica 26 novembre 2017
Dove: PiacenzaExpo
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso: € 15.00 comprensivo di bicchiere per degustazioni
Ingresso ridotto: € 10.00 per soci AIS – FIS – FISAR – ONAV e SLOW FOOD (il socio deve mostrare tessera valida dell’anno in corso) e possessori del biglietto della manifestazione MareDivino 2017
Parcheggio: gratuito
Info utili: 500 i carrelli disponibili per gli acquisti
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

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Enoturismo: Fivi in Senato per discutere il reddito agrario

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – FIVI – chiede una semplificazione del nuovo disegno di legge sull’enoturismo. Una materia fondamentale, che necessita di essere normata, ma senza inutili complicazioni.
Su invito del Senatore Dario Stefano – relatore della legge – e in compagnia del Presidente del Movimento Turismo del Vino Carlo Pietrasanta, la Presidente Matilde Poggi ha portato le ragioni FIVI nell’audizione del 20 febbraio in Commissione Agricoltura del Senato sul disegno di Legge n. 2616 “Disciplina dell’attività di enoturismo”.

Diversi i punti su cui FIVI chiede delle modifiche, ma soprattutto delle semplificazioni. “Noi vignaioli facciamo già enoturismo da anni nelle nostre cantine – dichiara la presidente FIVI Matilde Poggi – abbiamo solo bisogno che venga normato l’aspetto fiscale. Chiediamo quindi che i corrispettivi relativi alle attività di visita e degustazione rientrino nel reddito agrario”.

FIVI propone inoltre che l’enoturismo sia risconosciuto come attività agricola e che non sia ricompreso tra le attività agrituristiche, come previsto dal disegno di legge. Ci sono perplessità anche sull’obbligo di partecipare a corsi di aggiornamento per avviare l’attività. La richiesta FIVI è che i corsi siano facoltativi e che per l’avvio di un’attività di enoturismo in cantina sia sufficiente presentare una SCIA ed essere in possesso dell’autorizzazione sanitaria.

Anche la discrezionalità lasciata dal disegno di legge alle regioni non trova d’accordo FIVI, in quanto possibile fonte di disparità fra le diverse zone d’Italia, come già avviene per gli agriturismi. Molto meglio pensare a norme minime condivise con tutte le Regioni.

Fra i lati positivi della legge invece il fatto che l’attività di enoturismo sia riservata alle sole aziende che al loro interno coprono tutte le fasi di produzione, dalla vigna alla bottiglia, tagliando fuori di fatto le aziende commerciali e valorizzando chi lavora sul territorio.

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