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Iscrizione alla Fivi: via libera all’acquisto di uve da parte dei vignaioli?

Dalle aziende verticali a quelle “oblique”, il passo è breve nella Fivi. Secondo quanto appreso in anteprima da WineMag.it, in occasione dell’assemblea di inizio luglio 2021 i soci della Vignaioli indipendenti dovranno decidere se dare il via libera alla possibilità di acquisto delle uve per un massimo del 30%.

Un’opzione al momento non prevista tra le condizioni valide per l’iscrizione alla Fivi. La Federazione raccoglie infatti solo aziende che curano direttamente tutte le fasi, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento.

Al voto ci sarà proprio la modifica del regolamento, che consentirebbe al vignaiolo di poter «attingere a prodotti non aziendali, solo in normati casi estremi ed eccezionali». Una proposta che fa già discutere.

LA MODIFICA AL REGOLAMENTO FIVI

È l’articolo 3 del nuovo regolamento a chiarire «condizioni e limiti per gli acquisti di uva e vino». «Fivi non ritiene (più, ndr) sufficiente applicare il solo principio di prevalenza quale limite di acquisto previsto dalla legislazione agraria vigente».

Pertanto – si legge ancora sul documento – si indica nel 30% riferito al totale di uva vinificata o di vino prodotto, rispettivamente, il massimo di acquisto consentito al Vignaiolo Fivi nel caso sussista una più delle cause di giustificazione specificate di seguito».

Il vignaiolo Fivi «acquista solo in presenza di cause di giustificazione che consistono in condizioni di
eccezionalità e straordinarietà, determinate da eventi atmosferici calamitosi, eventi crittogamici calamitosi».

O, ancora, in caso di «peculiari realtà territoriali consistenti in tessuti produttivi fortemente parcellizzati per ragioni ambientali e storiche (viticoltura estrema ed eroica)». Infine, in caso di «gravi incidenti occorsi successivamente alla raccolta delle uve». O di «vigneti estirpati in attesa che i nuovi entrino in produzione».

«NO ALL’ACQUISTO DI UVE DI CARATTERE COMMERCIALE»

Tra le specifiche del nuovo regolamento Fivi sull’acquisto delle uve da parte dei vignaioli, si precisa che «non costituiscono causa di giustificazione le motivazioni di puro carattere commerciale».

La Fivi può disporre in qualsiasi momento controlli volti a verificare se il vignaiolo socio acquisti, se lo faccia esclusivamente in presenza di una o più della cause di giustificazione».

«Le uve o il vino eventualmente acquistati – si legge ancora – dovranno comunque provenire da territori limitrofi, preferibilmente da altri vignaioli. E comunque in coerenza con la gamma dei vini e le denominazioni abitualmente prodotte dall’azienda acquirente e nel territorio in cui essa si colloca».

Inoltre, «gli acquisti di uve o vino da famigliari, qualora dipendano da divisioni ereditarie, non rientrano nel calcolo del 30%». Ultimo dettaglio non banale, in caso di approvazione del nuovo regolamento: «Il Consiglio direttivo della Fivi può valutare ulteriori circostanze e necessità determinate da eventi eccezionali».

GLI ALTRI REQUISITI PER DIVENTARE SOCIO FIVI

Possono presentare domanda di ammissione alla Fivi gli imprenditori agricoli individuali e società di persone (S.S., S.n.c. o S.a.s.) nonché le S.r.l. Sono invece escluse le società di capitale S.P.A. e qualsiasi società che trai propri soci abbia altre società. Emblematico il caso Pievalta, esclusa in quanto partecipata da Barone Pizzini, azienda leader del biologico in Franciacorta.

Via libera all’iscrizione alla Fivi alle società cooperative agricole che siano aziende verticali, con un numero di soci compreso fra un minimo di tre ed un massimo di nove. Il titolare dell’azienda individuale deve essere un imprenditore agricolo a titolo principale (I.A.P.).

Nel caso di società, almeno il 51 % delle quote di proprietà deve essere detenuta da (I.A.P.). Sono ammessi nel conteggio del 51 % i soci familiari del titolare IAP, entro il quarto grado, anche quando essi non siano IAP.

Nel caso l’azienda cambi forma societaria dovrà darne immediata comunicazione all’Associazione. E dimostrare, inoltre, di aver mantenuto tutti i requisiti richiesti per essere socio della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.

Nel caso in cui muti la proprietà o la titolarità dell’azienda, il nuovo proprietario o titolare dovrà darne
immediata comunicazione alla Fivi. Obbligatoria, in questa eventualità, una nuova richiesta di ammissione.

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Natural Born Wines 2021: sfiorata la rissa tra vignaioli

Attimi di grande concitazione a Natural Born Wines 2021, Salone dei vignaioli naturali andato in scena domenica 20 e lunedì 21 giugno a Villa Boschi, nel Comune di Isola della Scala, in provincia di Verona. Alcuni testimoni riferiscono che Battista Belvisi, produttore siciliano di Pantelleria, sia andato in escandescenza cercando di aggredire un vignaiolo veneto.

Per motivi sconosciuti, il titolare di Abbazia San Giorgio si sarebbe tolto scarpe e camicia, spintonando alcuni visitatori e rompendo alcune bottiglie, prima di essere allontanato e calmato. A confermare l’episodio è l’organizzatrice del Salone, Barbara Pulliero.

GLI ORGANIZZATORI: «TUTTO RISOLTO CON TANTA ACQUA»

«Belvisi era evidentemente in preda a un eccesso di alcol – commenta l’ideatrice di Natural Born Wines – ma la cosa è stata gestita in amicizia tra vignaioli. È stato fastidioso. Una cosa spiacevole da un punto di vista umano, risoltasi altrettanto umanamente. Ce la siamo cavata con un po’ di pacche sulle spalle e tanta acqua».

Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, Battista Belvisi ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla rissa. Le forze dell’ordine, come confermano gli organizzatori e i Carabinieri della Compagnia di Villafranca di Verona, non sono intervenute sul posto.

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Terroirs Originels: sei vini di cinque vignaioli indipendenti, con la Borgogna nel cuore

«Vignaioli indipendenti, con una filosofia comune». Così amano raccontarsi i vigneron artisan di Terroirs Originels. Un’unica bandiera per quella che si autodefinisce «l’élite dei viticoltori» della Côte Beaujolaise e della Côte Mâconnaise. Gente che, da quasi 20 anni, condivide «una visione artigianale del mestiere».

«Ogni viticoltore è indipendente – spiegano i 21 vignaioli aderenti a Terroirs Originels – e pone al centro del suo pensiero la valorizzazione dei terroir e del savoir faire». Un team che abbina esperienza e giovani di ottimo prospetto, pronti a crescere sotto l’ala dei fondatori.

LA FILOSOFIA DI TERROIRS ORIGINELS

Idee molto chiare anche sul fronte pratico, come solito in terra di Francia. Fanno parte del gruppo solo piccole aziende che curano al 100% il processo produttivo. Dalle vigne di proprietà, alle pratiche di cantina.

Solo due le varietà ammesse, una a bacca bianca e l’altra a bacca rossa: Chardonnay e Gamay Noir. L’obiettivo è infatti quello di «rispettare l’equilibrio ecologico dei terreni e dei vitigni della Borgogna meridionale».

Un puzzle completo, che comprende tutte le Appelations della Côte Beaujolaise e della Côte Mâconnaise. Terroirs Originels si pone inoltre come «l’estensione commerciale e logistica di ogni cantina».

Un modello unico al mondo, che prevede un singolo interlocutore per tutti i vigneron. Un team di vendita al servizio dei clienti, sull’omonima piattaforma online. Con le spedizioni gestite da un unico magazzino, situato a Quincié-en-Beaujolais. Tutto pensato affinché ognuno, pur lontano, abbia un sorso di Terroirs Originels.

LA DEGUSTAZIONE

Beaujolais-Villages Aoc 2019 “Terres Blanches”, Robert Perroud

Chardonnay in purezza, 14% d’alcol in volume. Bel giallo paglierino intenso. Altrettanto intenso si rivela il naso. Si gioca nel campo della frutta esotica, con note precise di frutti tropicali a polpa gialla e bianca in cui risalta l’ananas e la banana. L’agrume, tra l’arancia e il lime, stuzzica ed elettrizza il quadro.

Sorso in perfetta corrispondenza: si divide, per l’appunto, tra i ritorni di frutta esotica matura e una freschezza elettrica. A far da spalla, una vena iodico minerale. Chiude pieno e asciutto, su una persistenza ottima che riflette la trama di frutti freschi. (92/100)

Morgon Grand Cras Aoc 2019, Laurent Gauthier

Uve Gamay, 13,5% d’alcol in volume. Colore rosso rubino luminoso, cristallino. Al naso intriga con la croccantezza e succosità di un cesto di frutti di bosco. In particolare fragoline e lamponi, grondanti di succo.

Conquista anche per la bella trama di spezie dolci e rinfrescanti, tra accenni di cannella e sbuffi di pepe nero. Non manca una matrice vegetale, mentolata e resinosa. Il sorso è altrettanto delizioso.

La frutta croccante si ripresenta nella medesima sequenza del naso, seguita dai toni vivaci e freschi della speziatura. Chiude sul perfetto mix di tutte le componenti, su un’ottima persistenza. Vino manifesto di Terroirs Originels. (94/100)

Beaujolais-Villages Gamay Rosé Aoc 2020, Laurent Gauthier

Gamay in purezza, 12,5% d’alcol in volume. Fiori e frutta al naso, una gran freschezza e un tocco di mineralità al palato. Tipico rosé glu-glu, da bere tutto d’un fiato. Con un plus: l’alto gradiente di gastronomicità. (88/100)

Chénas Naturellement Aoc 2020, Pascal Aufranc

Gamay Noir in purezza, 13,5% d’alcol in volume. Rosso rubino con riflessi violacei, purpurei. Ottima concentrazione e al contempo pulizia del frutto, al naso. In bocca il nettare si snoda su una freschezza dirompente, che al momento sovrasta il frutto.

Vino ancora giovane, che ha bisogno di tempo per stiracchiarsi e mostrarsi al meglio in tutte le sue sfaccettature. Sarà il momento in cui frutti rossi e neri, animati da ricordi di menta e liquirizia, canteranno all’unisono l’inno alla Borgogna meridionale di Terroirs Originels. (90/100)

Vin de France Gamay “Poppy”, Yohan Lardy

Gamay in purezza, 13% d’alcol in volume. Rosso rubino luminoso, cristallino. Al naso, le tipiche note floreali e fruttate del vitigno risultano in secondo piano rispetto alle spezie e ai ricordi di matrice “selvatica”. Mancano, in definitiva, precisione e pulizia degli aromi primari.

Anche in bocca, freschezza (acidità) e spezie (nere) risultano slegate dal resto delle componenti (frutto ancora una volta in sordina, soffocato). Un vino che può trovare sicuri estimatori tra gli amanti (estremi) dei cosiddetti “vini naturali” a tutti i costi. (80/100)

Beaujolais-Villages “Glou-Glou” Aoc 2020, Jean-Baptiste Duperray

Gamay in purezza, 12,5%. Rosso rubino luminoso, cristallino, riflessi violacei che sottolineano l’estrema gioventù del nettare. Al naso un gran bel gioco tra fiori (violette), frutta a bacca rossa (fragoline, ribes, lamponi) e spezie (cannella leggera, più marcato il chiodo di garofano).

In bocca, direbbero i latini, nomen omen: la precisa trama di frutta e spezia, nonché una freschezza elettrica, rendono irresistibile la beva. Vino semplice, ma tutt’altro che banale, ben costruito attorno al suo nome di fantasia: “Glou-Glou”. (89/100)

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Sempre più api e arnie in vigna, ma come si comincia? L’esempio di Fosso degli Angeli

Api e arnie conquistano sempre più spazio in vigna, almeno nelle cantine più attente al tema della biodiversità. Ma come si comincia? Cosa fare se uno sciame trova rifugio tra i filari? Se lo chiedono molti vignaioli, in un periodo in cui la diversificazione del business si è rivelata una chiave di sopravvivenza fondamentale, al cospetto della pandemia Covid-19. A dare l’esempio, in Campania, è la cantina Fosso degli Angeli.

Erano anni che pensavo alle api – commenta Marenza Pengue, che conduce la cantina con la sorella Dina e il cognato Pasquale Giordano – ma il progetto di installare delle arnie è sempre finito in secondo piano, per via di altre priorità e del fatto che siamo davvero una piccola realtà a conduzione famigliare.

Quanto capitato il 22 aprile è la ciliegina sulla torta dell’ecosistema che abbiamo costruito attorno alla cantina, in questi anni: noi facciamo tutto per natura e la natura fa tutto per noi. L’arrivo di questo sciame è un segno del destino. Un modo in cui madre natura vuole dirci che sì, andrà tutto bene».

L’ARRIVO DELLE API IN VIGNA

La vigna da cui nasce il Sannio Dop GrecoMorgia” di Fosso degli Angeli – 400 metri sul livello del mare nel Comune di Casalduni (BN) è stata infatti scelta da uno sciame in cerca di una nuova casa per l’ape regina.

Un’occasione che la famiglia beneventana non si è lasciata scappare. «Abbiamo chiamato diversi apicoltori della zona – spiega Marenza Pengue – che per un motivo o per l’altro si sono rifiutati di aiutarci a recuperare lo sciame. Così, abbiamo deciso di fare da soli».

«Abbiamo contattato un falegname della zona che produce arnie – continua la vignaiola Fivi Campania – e, grazie alle istruzioni telefoniche del nostro amico apicoltore calabrese Gregorio Assisi, abbiamo steso a terra un lenzuolo bianco e abbiamo iniziato a scuotere la pianta, riversando le api nell’arnia. Il tutto facendo attenzione a non far loro del male».

Nel video dell’evento, si nota Marenza Pengue catturare le piccole operaie una ad una, a mani nude. «Nel frattempo abbiamo preparato una miscela, chiamata in gergo “sciroppo”, utile a far trovare subito nutrimento alle api già finite nell’arnia. Qualcosa di molto semplice da preparare, portando ad ebollizione un litro di acqua in cui si fa sciogliere un Kg di zucchero, lasciandolo poi raffreddare. Così le api trovano da mangiare e non sciamano».

L’operazione è andata a buon fine, con circa 4 mila api recuperate sul totale di circa 5-6 mila che generalmente formano uno sciame. La nuova casa dei preziosi insetti è stata poi collocata tra l’orto e la vigna da cui nasce il Sannio Dop Fiano “Chiusa” di Fosso degli Angeli.

LA POSIZIONE DELL’ARNIA

«Non abbiamo scelto a caso questa posizione – spiega a WineMag.it Marenza Pengue – dal momento che la vigna è esposta a Sud. L’arnia è stata collocata a sud est, consentendole di prende sole sin da inizio mattina. Le api vogliono il caldo e, così facendo, in inverno saranno in pieno sole, per tutto il giorno».

Quale futuro per il progetto? «Per ora l’aspetto fondamentale sarà la loro sopravvivenza. Cercheranno di fare il miele per l’inverno, ovvero le loro scorte. In seguito ce ne sarà anche per noi, per autoconsumo. Successivamente potremmo iniziare a venderlo, in quantità limitate».

«Ma la cosa cosa che davvero ci sta a cuore – conclude la vignaiola beneventana – è che le api fanno bene ai frutti e agli ortaggi e sono il simbolo della biodiversità. Qui non usiamo insetticidi o diserbanti, siamo certificati biologici dal 2016 e attorno a noi è pieno di campi di erba medica, che le api amano. Non potete immaginare quanto sia bello, quasi commovente, vedere le api che guardano la vigna. Qualcosa di emozionante».

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Il grido d’allarme di Fivi: «Consorzi del vino in mano a pochi grandi gruppi e coop»

Nuovo «appello alla tutela dei piccoli produttori» di Fivi per cambiare i meccanismi di rappresentatività dei Consorzi del vino italiano. La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti riaccende l’annosa questione attraverso una lettera inviata al Sottosegretario Gian Marco Centinaio, ex ministro all’Agricoltura da sempre sensibile ai temi legati al mondo del vino.

«Tale meccanismo – scrive la presidente Fivi, Matilde Poggi – ha delle conseguenze inevitabili sull’effettiva rappresentanza all’interno dei Consorzi. Il voto è nelle mani di pochi grandi gruppi e cooperative, che decidono in solitudine le scelte di indirizzo strategico di gestione della denominazione».

L’invito è quindi quello di «creare un tavolo di lavoro per riconsiderare il criterio di rappresentanza attualmente in vigore, con l’obiettivo di rafforzare la vitalità dei Consorzi di tutela dando voce a tutte le parti».

A innescare la miccia, come chiariscono gli indipendenti, sono le «problematiche relative all’elezione del Cda del Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg».

«In questa sede – fa notare la Federazione – è emersa l’intenzione di concentrare la gestione della denominazione nelle mani di alcuni grandi gruppi, in particolare afferenti al sistema cooperativo, con la conseguente esclusione degli interessi dei piccoli produttori».

IL CASO VENETO
Il caso Conegliano Valdobbiadene, sempre secondo Fivi, «non è che un esempio di una situazione ampiamente diffusa sul territorio nazionale». Per questo motivo la Federazione ritiene sia «necessario intervenire».

L’attuale normativa infatti, e in particolare l’art. 8 del DM 232/2018 – sottolineano i vignaioli – stabilisce che i voti siano attribuiti in funzione della produzione vitivinicola dell’anno precedente, valutando quindi esclusivamente la quantità prodotta, senza considerare minimamente né il numero dei produttori, né quanto questi contribuiscano alla tutela della qualità e del paesaggio della denominazione».

Un’ulteriore questione è l’istituto delle deleghe espresse dai soci viticoltori al momento dell’adesione, che «dà grande potere alle Cooperative che partecipano al lavoro dei Consorzi, rendendo gli altri partecipanti quasi inesistenti».

L’obiettivo della Fivi, in qualità di portavoce dei piccoli produttori italiani, è quello di «modificare questa procedura iniqua, per consentire l’effettiva rappresentanza di tutti gli attori della filiera per una reale tutela delle denominazioni».

«I piccoli produttori – aggiunge la Federazione italiana vignaioli indipendenti – rappresentano un sistema che orienta la propria produzione verso la più alta qualità ed è giusto che ogni Consorzio li tuteli riconoscendo loro una pari dignità».

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Vini naturali, «definizione destabilizzante». Parola del vicepresidente Fivi

Vini naturali ancora protagonisti del dibattito in Puglia. Tra gli ospiti del talk digitale organizzato dall’avvocato eno-alimentare brindisino Stefano Palmisano anche Gaetano Morella, vicepresidente della Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. Il vignaiolo biodinamico di Manduria ha stigmatizzato come «destabilizzante» la definizione di vino naturale.

«Fivi – ha ricordato – non ha mai guardato al metodo di produzione, è sempre stata trasversale. Non ti dice come fare il vino, l’importante è che rispetti le regole che consentono di farne parte. Detto ciò, “naturale” è una parola che non mi suona e mi destabilizza un po’. So invece cos’è la biodinamica, perché la pratico».

Gaetano Morella ha indicato altri «problemi» e «fastidi» riscontrabili negli «ambienti naturistici»: «Avendo partecipato a diverse manifestazioni, da Villa Boschi a Cerea in poi, la prima domanda che consumatori, winelover e operatori ponevano davanti al mio bicchiere di vino era sempre la stessa: “Quanta solforosa ha?”».

È un po’ come se il vino fosse qualcosa di sganciato da tutto quello che sta a monte, ovvero dal tipo di pratiche viticole che hai posto in essere, dalla vigna, dal terreno. Si risolveva tutto con quella domanda, come se tutto il mio lavoro dipendesse da quanta stramaledetta solforosa ci fosse nel bicchiere».

«Di fronte a una mia risposta volutamente tecnica – ha aggiunto Morella – con la faccia tra l’ebete e il rincoglionito, capivo che non solo non aveva idea dell’argomento, ma non gliene fregava niente se in vigneto avessi messo un chilo di rame oppure 10, o se avessi fatto una ripuntatura, a che livello di fertilità fosse il mio terreno, se fossi riuscito a preservare tale fertilità o meno. Tutto, nel naturale, si riduce al “cosa non hai fatto”».

Vino naturale, la pugliese Mina Del Prete: «Sogno una certificazione ufficiale»

Un concetto ribadito con fermezza dal vicepresidente Fivi: «La favola che una cosa brutta e sgraziata è naturale e fa bene non funziona più. Ci dobbiamo sganciare da questa idea del “non fare”. Il vignaiolo biodinamico è uno che lavora molto di più rispetto a uno convenzionale o biologico. Perché deve vivere quotidianamente il proprio vigneto, intuendo e capendo prima quando le cose accadono, non dopo, usando l’antibiotico sul problema».

Quante volte ci è stata presentata come “naturale” una mela bacata, rotta, brutta, bitorzoluta, che anche un cane rifiuterebbe? Questo non è il “naturale”. È piuttosto il frutto raccolto da terra, che non ti sei sforzato di raccogliere dalla pianta. L’hai preso e non hai fatto assolutamente nulla, per poi dire: “È naturale”».

«Con la biodinamica, invece – ha aggiunto Gaetano Morella – si innesca tutta una serie di atti per i quali il frutto non è solo esteticamente paragonabile al convenzionale, ma ha una luce propria e i sapori sono l’archetipo del sapore. La biodinamica migliora il cervello della pianta, che è nel terreno, mettendola nelle condizioni migliori per poter affrontare le problematiche. Non è sottrazione. È fare molto di più».

Sempre secondo il vicepresidente Fivi, «la biodinamica è l’unica arma contro quella che è stata negli ultimi 50, 60 anni, la banalizzazione dell’agricoltura e, in generale, la semplificazione e la monocultura».

«Quando hai a che fare con qualcosa di vivente – ha concluso Gaetano Morella – uno più uno non fa mai due. E chi lavora in vigna lo sa esattamente. Sgombriamo la mente, dunque, dal concetto che naturale significhi non fare nulla, con una consapevolezza incontrovertibile: esistono vini buoni e vini cattivi, convenzionali o naturali. Per fortuna, dico io. Altrimenti, in molti saremmo a spasso».

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Barbacàn, musica e balletti virali su TikTok: le nuove frontiere della viticoltura eroica

EDITORIALE – I social, usati bene. Barbacàn spopola su TikTok, mostrando la Valtellina come non si era mai vista prima. Musica e balletti virali, spaziando dall’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini a Tell me why dei Backstreet Boys, da Stayin’ Alive dei Bee Gees a Candy Shop di 50 Cent.

I vignaioli di San Giacomo di Teglio (SO), divertendosi e divertendo gli ormai 8.714 follower (112.1 K di “Mi Piace”), avvicinano come nessuno il pubblico alla realtà sublime della viticoltura eroica italiana, danzando e cantando tra i ripidi vigneti di Chiavennasca, il Nebbiolo valtellinese, racchiusi tra i muretti a secco patrimonio dell’Unesco.

Attività come la vendemmia manuale e la legatura dei tralci della vite diventano un tutt’uno con le canzoni e i balletti più trendy del momento, catturando l’attenzione di migliaia di utenti. Il tutto senza le volgarità e il narcisismo tipico di chi popola i social, spacciando l’egocentrismo per libertà d’espressione.

Un esempio, Barbacàn, da seguire e comprendere da parte dell’intero mondo della comunicazione moderna. Dai video e dalle particolari inquadrature delle bellezze della Valtellina emerge l’amore incondizionato di Angelo Sega e dei figli Luca e Matteo, nonché di tutta la squadra, per la loro terra e per il loro lavoro.

«Se vignaiolo di Valtellina ama donna più di piatto di pizzocheri e bottiglia di vino rosso, forse è vero amore ma non vero vignaiolo», scherzano (ma non troppo!) i vignaioli valtellinesi in uno dei video di TikTok, utilizzando un accento dell’Est Europa.

L’apoteosi quando i rami di un albero diventano microfoni appesi al cielo, per cantare al mondo We are the world di Michael Jackson e Lionel Richie, affacciati su una delle terrazze eroiche.

O quando, sulle note di Hungry Eyes di Eric Carmen – colonna sonora di Dirty Dancing – i fratelli Barbacàn danzano in bilico su un muretto a secco, con vista  sui monti innevati. Modi nuovi, insomma, per raccontare quello che in Valtellina c’è sempre stato: l’uomo, la sua vigna e il desiderio di preservarla come Madre Natura l’ha fatta. Bravi!

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Direttivo Fivi, no all’e-commerce Mercato dei Vignaioli. Invito ai soci: «Non aderite»

Un invito a boicottare l’e-commerce Mercato dei Vignaioli, iniziativa che «sfrutta il nome della Fivi» e dell’ormai celeberrimo “Mercato” per fini non condivisi dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti. È l’ultima mossa del Direttivo Fivi, che disconosce l’iniziativa di alcuni soci prima di passare – non è affatto escluso – alle vie legali.

Dopo aver tentato un dialogo bonario con i promotori, ovvero con l’Associazione Temporanea di Scopo no-profit di cui è capofila l’Associazione Vignaioli Toscani Indipendenti (VTI), l’entourage guidato da Matilde Poggi ha diramato una comunicazione interna dai toni piuttosto duri, che potrebbe addirittura sfociare in un’azione legale.

Se pensate che non sia giusto sfruttare un bene comune per un interesse privato, se pensate che non sia corretto usare l’identità della Fivi in modo ambiguo e strumentale, se pensate che essere soci Fivi significhi lavorare per unire e non per dividere – scrive il Direttivo Fivi a tutti i soci – non aderite al progetto e chiedete la cancellazione dalla newsletter».

«Rimaniamo convinti che non sia interesse di nessuno portare la questione in altre sedi – si legge ancora – danneggiando l’unità, l’immagine e l’identità della nostra associazione, che va invece difesa e tutelata da tutti i suoi soci. Perché la Fivi è di tutti e nessuno può farne ciò che vuole».

In più occasioni, tra le quali l’Assemblea di luglio 2020, la direzione ha chiesto ai promotori di «modificare il nome del portale, eliminando immediatamente ogni riferimento, sia nel nome del sito sia nel dominio dello stesso, a termini che sono riconducibili a Fivi e, nello specifico, “vignaioli indipendenti” e “Mercato dei vini”».

Queste parole sono di fatto «marchi collettivi registrati a livello europeo e, di conseguenza, patrimonio di tutti i soci della Fivi». Inutilizzabili, dunque, senza l’avallo ufficiale della Federazione.

Questa volontà di confronto – scrive il Direttivo ai soci – non ha portato a risultati, purtroppo, se non all’eliminazione del termine “indipendenti” dal sito. Ma ancora oggi i promotori di questo e-commerce si rivolgono ai soci della Fivi con comunicazioni fuorvianti, e ai consumatori sfruttando un patrimonio collettivo (il nome “Mercato dei Vignaioli”) che abbiamo, tutti insieme, costruito con fatica».

«L’identità della nostra associazione – continua il management Fivi – è un bene prezioso costruito in oltre dieci anni di sforzi e passione. I progetti che sfruttano quest’identità a proprio uso creano confusione e danneggiano ogni singolo Vignaiolo Fivi».

Sempre secondo il Direttivo, «tante lamentele continuano ad arrivare da parte di intere delegazioni o di singoli soci» a riguardo del Mercato dei Vignaioli. Motivo, questo, che ha spinto «ancora una volta a un tentativo di chiarezza nei confronti di un portale che viene costantemente scambiato per un’iniziativa Fivi, creando confusione e facendo infuriare molti soci, che si sentono in qualche modo presi in giro».

«Lo diciamo chiaramente – avverte ancora il Direttivo – se i promotori fossero stati soggetti esterni all’associazione, quando questo progetto è stato reso pubblico non avremmo perso un minuto a comunicare a tutti i soci “Attenzione, non aderite, ci stanno rubando l’identità“».

IL PROGETTO
Dal 2 luglio 2020, data della messa online del portale, ha aderito al Mercato Virtuale circa il 10% dei 1.300 vignaioli Fivi. Un’iniziativa di cui Fivi era a conoscenza sin dal febbraio 2020.

Secondo quanto rivelato il 9 luglio a WineMag.it da Gregorio Galli, tesoriere dell’Associazione Vignaioli toscani, il Direttivo avrebbe deciso di non promuovere ufficialmente l’e-commerce, ritenendolo un progetto poco strategico.

Matilde Poggi in persona era informata sin dal mese di febbraio 2020 – sottolineava Galli – ovvero da quando, in pieno lockdown da Coronavirus, noi vignaioli toscani abbiamo proposto a Fivi di aprire un e-commerce, sull’esempio dei nostri cugini francesi e di quello, già funzionante, dei vignaioli trevigiani».

Grazie alla tecnologia Stripe, il Mercato virtuale funge esclusivamente da luogo d’incontro tra consumatori e vignaioli. Senza transito di soldi o bottiglie. L’ordine del cliente arriva direttamente alla cantina e, in contemporanea, attiva lo spedizioniere per la consegna a domicilio.

Particolare attenzione è stata riservata alla politica dei prezzi dei vini presenti sull’e-commerce. «Abbiamo discusso molto su questo – confermava Galli nella stessa intervista a WineMag.it – con l’obiettivo di non creare problemi all’Horeca e alla distribuzione in generale». Perché “no”, dunque, ad un e-commerce di Fivi? La risposta del Direttivo potrebbe arrivare nelle prossime ore.

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Fivi a Vinitaly 2021, parla Matilde Poggi: «Decisione in mano ai soci»

È tutt’altro che scontata la presenza dei vignaioli Fivi a Vinitaly 2021, quantomeno al completo o in crescendo di adesioni, come nelle passate edizioni. La messa in scena di “Fivitaly2021, dal 20 al 23 giugno prossimi a Verona, dipende dalla decisione delle singole cantine e non dal direttivo della Federazione italiana vignaioli indipendenti.

A chiarirlo è la presidente Matilde Poggi, raggiunta telefonicamente da WineMag.it. «Alcuni soci ci hanno confermato di aver ricevuto la mail con la richiesta di conferma della partecipazione entro il 1 marzo, altri no», commenta la patron de Le Fraghe.

«Abbiamo avviato una consultazione interna per capire come intendano muoversi i soci in vista di Vinitaly 2021 – aggiunge – ma resta il fatto che i rapporti sono tra Veronafiere e singole aziende, non tra Veronafiere e Fivi».

«In sostanza – precisa ancora Poggi – Fivi non acquista come Federazione lo spazio espositivo per poi rivenderlo ai soci. Siamo tutti sotto lo stesso tetto, ma i rapporti per gli spazi sono tra singole cantine e Fiera di Verona».

Secondo rumors di WineMag.it, Veronafiere avrebbe addirittura proposto uno sconto del 5% ai vignaioli. E sul fronte della sicurezza e delle misure anti contagio e distanziamento, una presenza ai banchi a giorni alternati.

Del resto, l’ultima volta di Fivi a Vinitaly è stata un successo. Nel 2019 sono state infatti ben 212 le adesioni alla più importante manifestazione fieristica dedicata al vino in Italia. L’appuntamento al padiglione 8, in uno spazio di ben 1.200 metri quadrati, è stato accolto grande favore dal pubblico di professionisti.

Nel 2018, anno in cui la Federazione ha spento le dieci candeline dalla fondazione, i vignaioli presenti erano 158, dislocati su 830 metri quadri. Senza il Covid-19, il 2020 sarebbe stato l’anno della definitiva consacrazione di Fivitaly, spinto dal successo dell’epica tre giorni del Mercato di Piacenza (22.500 accessi dal 23 al 25 novembre 2019).

Fivi si è invece resa protagonista – per l’esattezza con alcune frange interne – delle più acri proteste nei confronti dell’edizione 2020 di Vinitaly. Contestatissima anche la decisione di rinviare la kermesse a giungo 2020, con tanto di presa di posizione ufficiale della presidente Matilde Poggi, favorevole a un rinvio definitivo al 2021.

Il 10 marzo dello scorso anno, in occasione di un confronto con i vertici di Veronafiere e i rappresentanti di altre associazioni di filiera, Fivi faceva presente che «al di là dell’emergenza sanitaria, giugno è un mese in cui il lavoro in vigna è tanto», sottolineando «l’effettiva difficoltà delle cantine a conduzione familiare di essere fisicamente presenti».

Il sondaggio interno voluto dai vertici della Federazione aveva quindi confermato le perplessità. La quasi totalità dei vignaioli aveva propeso per la bocciatura della “Summed Editiondi Vinitaly. Per la seconda barricata, pare solo questione di giorni.

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Dopo Coldiretti anche Fivi con Vinarius: «Vignaioli penalizzati da Dpcm enoteche»

Seppure in ritardo di ben 12 giorni e dopo Coldiretti, anche Fivi si schiera con Vinarius nella battaglia al Dpcm 16 gennaio 2021, che vieta l’asporto di vino dalle enoteche dopo le 18, a differenza di quanto invece può avvenire nei supermercati e nei negozi dove la vendita di vino e alcolici non è l’attività principale (gastronomie, macellerie).

«I Vignaioli –  spiega Matilede Poggi, presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti – come molte altri operatori del settore Horeca e di altre categorie, sono stati pesantemente indeboliti dai mesi di chiusura forzata e dalle norme sull’asporto e sugli orari di apertura di enoteche e ristoranti».

Enoteche “a secco” dalle 18, Coldiretti con Vinarius: «Dpcm discriminatorio»

«Le nuove decisioni del Governo – contina la massima esponente di Fivi – stanno portando pesanti conseguenze su tutta la filiera. Le misure intraprese finora sono per lo più adatte alla grande industria, e dimenticano l’esercito di piccoli produttori artigiani del vino che, con il settore della ristorazione chiuso, ha sofferto più degli industriali che hanno una clientela più diversificata».

La presidente della Federazione Vignaioli indipedenti conclude: «Ribadiamo la necessità di permettere a tutti di riaprire le attività per lavorare in sicurezza, rispettando le regole, e auspichiamo maggiori controlli per garantire che queste vengano rispettate».

Con ristoranti ed enoteche chiusi, Fivi ribadisce dunque la difficoltà in cui versa tutta la filiera e si unisce all’appello di Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, che ha denunciato l’anomalia e chiesto spiegazioni al Governo anche grazie all’interrogazione parlamentare, presentata dall’onorevole Andrea Dara in data 20 gennaio alla Camera.

Resta in silenzio, invece, la quasi totalità dei Consorzi del vino italiano. Accanto all’ente di tutela del Brunello di Montalcuno e dei vini dei Colli Euganei si sono schierati, di recente, anche Asolo Montello e Consorzio del Chieretto e del Bardolino.

Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

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Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.

Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.

Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.

Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?

La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.

In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.

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App Fivi per Apple e Android: vignaioli indipendenti a portata di smartphone

Si chiama App Fivi l’applicazione ufficiale della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, la prima tra le associazioni di vignaioli in Europa a utilizzare questo strumento di comunicazione e condivisione via smartphone. Al momento hanno aderito all’iniziativa ben 800 dei 1.300 iscritti all’associazione presieduta da Matilde Poggi.

L’app apre un canale diretto sul mondo Fivi, con la possibilità di accedere facilmente al sito web della Federazione e di restare aggiornati sulle news. L’applicazione consente inoltre di fare una ricerca dei soci per ordine alfabetico, regione e parola chiave.

Ogni cantina aderente alla Fivi sarà infatti geolocalizzata, consentendo agli utenti di avviare il navigatore per raggiungerla e mettersi in contatto per organizzare visite e degustazioni. Non solo.

Tra le funzioni dell’applicazione ci sono la localizzazione delle cantine più vicine alla propria posizione e la selezione di una lista di quelle preferite. È possibile anche mettersi facilmente in contatto con i Vignaioli e acquistare i loro vini, “attraverso dei tasti rapidi”.

Un’alternativa all’e-commerce allestito da alcuni soci Fivi, a partire da quelli della Toscana, che tanto ha fatto e fa discutere all’interno della Federazione. Nella sezione “Eventi” sarà inoltre inserito il programma delle fiere a cui parteciperà la Federazione, con le relative informazioni sugli stand e sugli espositori.

“Lo sforzo collettivo dei vignaioli che hanno aderito all’app Fivi – spiega la Federazione – è volto a offrire maggiori possibilità di contatto con appassionati e sostenitori, dopo il rinvio del Mercato dei Vini 2020 di Piacenza, a causa della pandemia di Covid-19. L’app è uno strumento per rafforzare la rete dei Vignaioli, favorire l’incontro sul territorio e sostenere sempre di più l’enoturismo“.

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Mercato Fivi 2020 annullato per Covid-19: confermati i rumors di maggio

“Cari Vignaioli, dopo averne discusso a lungo e aver valutato con attenzione la situazione, scriviamo per comunicarvi che l’edizione 2020 del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti che si tiene ogni anno a Piacenza è rimandata all’anno prossimo”. Così il direttivo Fivi, nell’annunciare agli associati la cancellazione del Mercato Fivi 2020, in programma dal 28 al 30 novembre prossimi. Una notizia anticipata il 5 maggio da WineMag.it.

L’ufficialità dei rumors arriva oggi, 9 ottobre 2020, a conferma dei rumors che circolavano da mesi in merito alla necessità di rimandare al 2021 la kermesse piacentina e a seguito dei ripetuti problemi tecnici al sistema informatico della Federazione, per l’iscrizione dei vignaioli all’evento.

Un provvedimento “preso di comune accordo con Piacenza Expo, alla luce dell’emergenza Covid-19 in atto e della sua evoluzione, tenendo anche conto di quale sarà il periodo in cui sarebbe dovuto svolgersi il Mercato 2020“.

“Abbiamo però pensato che, se da una parte il buon senso deve prevalere, non è giusto che questa situazione ci fermi del tutto e se allora il nostro Mercato non si può svolgere è nostro dovere continuare a collaborare tra noi, con gli appassionati e con gli esercizi amici plasmandoci in maniera differente”, scrive il direttivo Fivi.

“Se non possiamo trovarci tutti insieme cambiamo formula – continua la missiva inviata ai soci Fivi – creiamo occasioni d’incontro più piccole, più contenute, dove possiamo comunque far assaggiare i vini e spiegare chi sono i Vignaioli Indipendenti, cosa fanno, quali sono le diverse storie che stanno dietro a ogni bottiglia”.

La Federazione ha dunque pensato a quattro appuntamenti che si svolgeranno durante il corso del mese di novembre 2020. I primi tre appuntamenti saranno i Mercoledì da Vignaioli, evento ormai di tradizione che “serviranno a metterci in contatto con appassionati e sostenitori in tre diverse serate, moltiplicando le occasioni d’incontro”, prevede il direttivo Fivi.

L’ultimo incontro, che si terrà il 29 novembre, data in cui avrebbe dovuto esserci il Mercato, è invece una formula nuova: “Una domenica dal vignaiolo”. “Si tratta – spiega Fivi – di una giornata in cui i vignaioli che vorranno aderire ospiteranno uno o più Vignaioli di altre zone d’Italia e apriranno le porte della propria cantina ai visitatori”.

“Un’occasione – continua il direttivo della Federazione – per raccontare Fivi, al fine di far comprendere cos’è esattamente e cosa vuole dire essere ‘vignaiolo’ oggi. L’idea è di creare un modo un po’ differente e curioso per parlare di vino, sottolineando che oltre al concetto fondamentale della tipicità promosso dalla Fivi esiste anche quello di cultura e di etica del vino, denominatori comuni dei Vignaioli Indipendenti, una comunione di intenti in qualunque territorio essi si trovino”.

I dettagli della giornata saranno declinati in base alla discrezione dei vignaioli: “Saranno i soci – annuncia Fivi – a decidere chi invitare e quale zona d’Italia presentare. Potrà essere anche una giornata organizzata a livello di delegazione, in cui vengono invitati uno o più Vignaioli in rappresentanza di un’altra zona”.

L’ingresso sarà gratuito e aperto a tutti, nei limiti delle norme anti contagio. Si potranno comprare le bottiglie, oltre ad assaggiarle. Già decide le date: 4 novembre 2020 – Un Mercoledì da Vignaioli; 11 novembre 2020 – Un Mercoledì da Vignaioli; 18 novembre 2020 – Un Mercoledì da Vignaioli; 29 novembre 2020 – Una Domenica dal Vignaiolo.

“La voglia di non arrendersi – dichiara la presidente Fivi Matilde Poggi – e di dare un forte segnale di ripresa ci ha spinto questa estate a confermare le date di novembre 2020 del Mercato dei Vini”.

“Dopo lunghe e sentite riflessioni ha prevalso però la convinzione che in questo momento la sicurezza e il buonsenso debbano avere la priorità. Facciamo la nostra parte evitando gli assembramenti – conclude la presidente Fivi – ma non rinunciamo alla possibilità di creare occasioni alternative di incontro con sostenitori e appassionati più sicure e contenute”.

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Puglia, estorsione ai vignaioli nel Foggiano: in manette due pregiudicati (VIDEO)

Tentata estorsione aggravata e continuata e furto aggravato. Con queste accuse, i Carabinieri della Compagnia di San Severo e i militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due pregiudicati di Torremaggiore. La coppia di nullafacenti sarebbe responsabile di diversi episodi di danneggiamenti e furti all’interno delle proprietà di numerosi vignaioli del Foggiano.

Su disposizione del Gip del Tribunale di Foggia e richiesta della locale Procura della Repubblica, sono finiti in manette il 29enne Fiorenzo Pio Luciano e il 24enne Antonio Legge, entrambi residenti nella zona.

Il modus operandi era sempre il medesimo. Dopo aver tagliato le viti o le strutture di sostegno delle piante di uva, i due lasciavano in bella vista un biglietto manoscritto, con la richiesta di consegna di somme variabili tra i 5 e i 20 mila euro. Una recrudescenza denunciata anche da WineMag.it, nel mese di agosto 2020.

“Saprai presto a chi consegnare i soldi, ma se non paghi subirai altri danni più gravi”, si poteva leggere tra le righe delle richieste estorsive. Una strategia ben rodata che, tra aprile e settembre, ha consentito ai carabinieri di San Severo di stringere il cerchio attorno ai due giovani sospettati di Torremaggiore.

In particolare, è risultato fondamentale l’appoggio ottenuto dagli inquirenti da parte dei vignaioli finiti nel mirino degli estorsori. Una collaborazione iniziata sin dal primo episodio, avvenuto in località Cantigliano.

Il biglietto manoscritto con le richieste estorsive è finito nelle mani degli inquirenti, che hanno potuto ricostruire i movimenti della coppia, sino al provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Foggia.

Nel corso delle indagini, i carabinieri di San Severo hanno rinvenuto 400 barbatelle sottratte dal vigneto di una delle vittime. “In un settore già messo a dura prova dalle nefaste conseguenze dell’epidemia da Covid-19 ancora in atto – riferiscono gli inquirenti a WineMag.it – la minaccia di vedersi vanificare tanti sacrifici poteva risultare fatale per la sopravvivenza stessa di tante aziende, con le drammatiche conseguenze familiari e sociali facilmente intuibili”.

“L’impegno di Magistratura e Carabinieri – concludono le forze dell’ordine – ha però così premiato la fiducia di coloro che non hanno ceduto, dimostrando che le sopraffazioni, le prepotenze e le ingiustizie possono e devono essere affrontate e stroncate, a patto che le vittime le denuncino il tentativo di estorsione”.

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Dal Collio alla Georgia e ritorno: Joško Gravner ospite del Trento Film Festival

La Georgia, repubblica caucasica dalle imponenti catene montuose, crocevia di culture e depositaria di un’antichissima tradizione vitivinicola, è l’anello di congiunzione tra Joško Gravner e la 68a edizione del Trento Film Festival, in programma dal 27 agosto al 2 settembre 2020.

Il vignaiolo di Oslavia sarà protagonista dell’incontro “Joško Gravner il contadino. Dal Collio alla Georgia e ritorno: riflessioni su vino e territorio”, che avrà luogo sabato 29 agosto dalle ore 11.00 alla Cantina Martinelli di Mezzocorona (prenotazioni info@vignaiolideltrentino.it).

L’appuntamento è organizzato dal Trento Film Festival con il Consorzio Vignaioli del Trentino, che tornano a collaborare dopo il successo ottenuto dagli eventi Vignaioli di Montagna a Trento e Bologna.

Gravner ripercorrerà il percorso che lo portò ad abbandonare la viticoltura convenzionale e a disfarsi della tecnologia, per abbracciare la fermentazione con lunga macerazione e l’antico metodo della vinificazione in anfora, proprio della tradizione caucasica.

Dall’esordio negli anni Settanta alla prima importante svolta con la macerazione in grandi tini di legno fino al viaggio, dal Collio goriziano alla Georgia, intrapreso nel 2000 per approfondire l’utilizzo dei qvevri (nella foto sopra) le grandi anfore in terracotta interrate tipiche della zona dei Kakheti che Gravner aveva iniziato ad usare già nel 1997.

Questi i temi al centro dell’incontro che i presenti potranno ascoltare sorseggiando un bicchiere di quella Ribolla vinificata in una delle 47 anfore importate dal paese caucasico e lasciate a dimora nella terra della cantina di Oslavia.

La Georgia sarà il Paese ospite di questa edizione del Trento Film Festival, che ogni anno accoglie una nazione capace di unire patrimonio naturale e una solida produzione cinematografica.

La manifestazione porterà in scena 97 pellicole e un ricco programma di appuntamenti collaterali nel pieno rispetto delle disposizioni normative. Sarà un Festival diffuso, con eventi che si svolgeranno in tutto il Trentino e la possibilità di vedere i film selezionati anche online. Tutti gli eventi sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria.

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Mercato Fivi 2020, oggi le iscrizioni dei vignaioli dopo il flop del 22 luglio

Tra le mille incertezze del 2020 del vino italiano, c’è anche quella sull’effettivo svolgimento del Mercato Fivi 2020 di Piacenza Expo, in programma – Coronavirus permettendo – da sabato 28 novembre a lunedì 30 novembre. Alle ore 9.00 odierne, 28 luglio 2020, si aprono per la seconda volta le iscrizioni dei vignaioli all’evento clou degli “Indipendenti“.

I posti a disposizione sono “circa 640”, come annuncia testualmente il management Fivi, rispondendo alle decine di domande e reclami giunti dopo il clamoroso flop della prima sessione di iscrizioni alla X edizione del Mercato piacentino, il 22 luglio 2020.

“Se la situazione dovesse cambiare nei prossimi tempi e non ci fossero più le condizioni, il Mercato non si farà, fermo restando che le quote versate dai Vignaioli verranno restituite – precisa Fivi in una mail inviata ai soci – ma per ora andiamo avanti con l’organizzazione impegnandoci a prevedere tutto quanto riportato nel protocollo Covid-19“.

Dal canto suo, Piacenza Expo sta adottando i protocolli e le misure previste dalle linee guida della Conferenza delle Regioni e dal Dpcm del 14/07/20, che disciplinano l’organizzazione di fiere e congressi nei quartieri fieristici.

“Precisiamo che la situazione è in completo divenire – continua la direzione Fivi – in funzione dell’andamento epidemiologico”. In ogni caso, quello del 2020 sarà un Mercato di Piacenza sui generis.

Tra le novità, come previsto dalle normative anti Coronavirus, la differenziazione degli accessi in entrata e in uscita; la promozione ‘prenotazione online della visita‘ da parte dei visitatori; l’accesso contingento nelle aree comuni; la segnaletica orizzontale per favorire il distanziamento sociale.

E ancora: la presenza di personale a presidio dell’osservanza delle disposizioni in vigore; l’intensificazione delle pulizie e dell’ igienizzazione degli spazi comuni e dei servizi igienici; l’obbligatorietà dell’accesso al padiglione con mascherina; la possibilità di effettuare le degustazioni attraverso il mantenimento del distanziamento sociale.

“Di pari passo agli adeguamenti normativi – conclude Fivi nell’ultima comunicazione inviata agli iscritti – sta partendo, come sempre, la campagna di comunicazione quest’anno potenziata, rivolta a Italia ed Europa nell’ottica di mantenere e migliorare la qualità dei visitatori e degli operatori del settore”.

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Fivi, annullate le iscrizioni al 10° Mercato dei Vini di Piacenza 2020: tutto da rifare

Tutto da rifare. Il direttivo Fivi ha deciso di annullare la sessione mattutina di iscrizioni al 10° Mercato dei Vini di Piacenza 2020. Un provvedimento adottato in seguito a decine di segnalazioni di malfunzionamenti del sito web ufficiale della Federazione, giunte da tutta Italia da parte delle cantine socie. Nel giro di un’ora, come riferito in mattinata da WineMag.it, tutte le postazioni solitamente a disposizione (oltre 600) erano state occupate.

“Cari vignaioli – si legge nella mail diramata poco fa da Fivi – siamo davvero dispiaciuti per il malfunzionamento del sito per le iscrizioni al Mercato dei Vini. Si sono verificati una serie di disguidi tecnici, non dipendenti da noi né da Piacenza Expo, che hanno mandato in collasso il sistema e causato diversi problemi a molti di voi”.

Visto l’oggettivo malfunzionamento del sito riteniamo corretto annullare le iscrizioni avvenute oggi e riprogrammare l’apertura delle stesse per la prossima settimana. Le iscrizioni di oggi non verranno considerate valide e riapriranno all’inizio della settimana prossima, riceverete nei prossimi giorni tutti i dettagli”.

Oltre ai disservizi del sito web, numerose segnalazioni e lamentele da parte dei vignaioli riguarderebbero l’orario di apertura delle iscrizioni, avvenuto prima delle ore 9 odierne. Diversi vignaioli, connettendosi alla piattaforma, avrebbero infatti iniziato a ricevere conferme positive di iscrizione già dalle 8.50.

Malfunzionamenti che hanno convinto la dirigenza della Federazione ad annullare le iscrizioni, riprogrammandole “all’inizio di settimana prossima”. Maggiori informazioni saranno fornite ai vignaioli nelle prossime ore (la voce più accreditata è quella di lunedì 27 luglio).

Nel frattempo, qualcuno inizia a interrogarsi sul senso della “corsa alle armi” per accaparrarsi un posto al Marcato di Piacenza. Una manifestazione che, di anno in anno, brucia i record di partecipazioni del pubblico dell’anno precedente, come dimostrano le 22.500 adesioni dell’edizione 2019 (2018 erano state 18.500, mentre nel 2017 15 mila).

La sede dell’Expo di Piacenza, nonostante le richieste di una location in grado accogliere un numero più elevato di vignaioli, viene però definita intoccabile dalla dirigenza Fivi, che storce il naso anche al cospetto di Milano, a 90 chilometri di distanza dalla città emiliana.

Secondo voci accreditate, alle ore 10.30 odierne – ovvero ad appena un’ora e mezza dall’apertura delle iscrizioni per il 10° Mercato Fivi – il numero assegnato ad alcune cantine superava il 1.100. Quasi il doppio dei posti solitamente messi a disposizione, anche se regna il silenzio di Fivi sul numero definitivo di postazioni dell’edizione 2020.

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Iscrizioni al Mercato Fivi Piacenza 2020 sold out in un’ora: sito web ufficiale in tilt

Nuovo record per i Vignaioli indipendenti. I tentativi di iscrizione al Mercato Fivi di Piacenza 2020 da parte di centinaia di vigneron stanno mandando in tilt il sito web ufficiale della Federazione. Si prospetta il sold out nel giro di un’ora dall’apertura dei “cancelli”, avvenuta questa mattina alle ore 9.

Ancor meglio di quanto accaduto nel 2019, quando le 622 postazioni messe a disposizione a Piacenza Expo furono assegnate in 10 ore. Spazzato via nel giro di 60 minuti, dunque, lo scetticismo di una parte della “base” Fivi, che avrebbe preferito rimandare al 2021 l’edizione numero 10 del Mercato di Piacenza.


AGGIORNAMENTO

Fivi, annullate le iscrizioni al 10° Mercato dei Vini di Piacenza 2020: tutto da rifare


Le date sono state invece confermate (28-30 novembre, Piacenza Expo) e Matilde Poggi ha ribadito l’importanza della scelta: “Con la conferma del Mercato – ha sottolineato la presidente Fivi- i Vignaioli Indipendenti vogliono ritrovare il piacere dello stare insieme, ma anche mandare un messaggio forte per la ripartenza del settore vitivinicolo e non solo, dopo il lockdown e le restrizioni dovute al Covid-19“.

Grazie a un giorno in più di kermesse – tre al posto dei consueti due – il Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi 2019 (qui i migliori assaggi), ha segnato a sua volta il nuovo record di ingressi: 22.500 persone. Nel 2018 erano state 18.500, mentre nel 2017 15 mila. Cresce dunque l’attesa per la risposta del pubblico all’edizione 2020.

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Mercato Fivi 2020, dal 28 al 30 novembre: confermate le date di Piacenza

I Vignaioli Indipendenti confermano le date della decima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2020, in programma dal 28 al 30 novembre a Piacenza Expo. Un’edizione in cui lo spazio espositivo sarà più ampio, nel rispetto delle norme del distanziamento sociale, gli orari di apertura estesi, con ingressi contingentati e monitorati.

Le iscrizioni delle cantine si apriranno mercoledì 22 luglio 2020, alle ore 9. Lo scorso anno, come riportato da WineMag.it, il Mercato di Piacenza ha registrato il tutto esaurito delle postazioni messe a disposizione, nel giro di sole 10 ore.

“Con la conferma del Mercato – dichiara Matilde Poggi, presidente Fivi- i Vignaioli Indipendenti vogliono ritrovare il piacere dello stare insieme ma anche mandare un messaggio forte per la ripartenza del settore vitivinicolo e non solo. Per la Fiera di Piacenza, nostro partner in questo progetto da anni, questa sarà la prima esposizione organizzata direttamente dopo il lockdown e le restrizioni dovute al Covid-19″.

I Vignaioli aderenti alla Fivi sono i rappresentanti di una viticoltura che vuole farsi custode del territorio e seguono l’intera filiera produttiva dalla coltivazione delle vigne fino alla produzione e alla vendita del vino. L’immagine della locandina della decima edizione è stata disegnata da Gianluca Folì, illustratore romano, già autore nel 2016 dell’immagine del Mercato: si tratta di un uomo e una donna ballano stretti con armonia e forza.

“Sono un vignaiolo e la Madre Terra – spiega la Federazione – abbracciati a loro volta dai tralci della vite che crea un legame profondo tra i due”. Questa l’illustrazione della nuova locandina, con cui i Vignaioli Indipendenti danno appuntamento a tutti gli appassionati di vino nell’atmosfera festante del Mercato. Sarà possibile accedere sabato 28 e domenica 29 novembre, dalle 11.00 alle 20.00, e lunedì 30 dalle 10.00 alle 18.00.


INFO IN BREVE | Mercato FIVI a Piacenza:
Quando: sabato 28, domenica 29 e lunedì 30 novembre 2020
Dove: PiacenzaExpo – Località le Mose, Via Tirotti, 11 – Piacenza
Orario di apertura al pubblico: sabato e domenica dalle 11.00 alle 20.00, lunedì dalle 10.00 alle 18.00
Parcheggio: gratuito
Info utili: 800 i carrelli disponibili per gli acquisti
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.

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Fivi e il “Mercato virtuale”: bufera sull’e-commerce di vino dei vignaioli toscani

Nuova bufera nella Fivi. Questa volta è l’e-commerce di vino attivato il 2 luglio da alcuni vignaioli toscani ad agitare la Federazione italiana vignaioli indipendenti, già scossa dalle incognite sul Mercato di Piacenza 2020 e dalle evidenti pressioni della costola denominata “Rete Vignaioli“, durante il lockdown da Coronavirus.

A poche ore dalla messa online del “Mercato virtuale“, a cui hanno aderito un centinaio di vignaioli da tutta Italia – quasi il 10% dei 1.300 soci Fivi – il Consiglio direttivo della Federazione ha diramato una mail volta a stroncare sul nascere il nuovo portale:

Cari vignaioli, molti di noi hanno ricevuto in questi giorni una mail avente per oggetto ‘Presentazione de ‘I vini dei vignaioli indipendenti’. Si riferisce ad un sito e-commerce di vino promosso in maniera autonoma da un gruppo di vignaioli Fivi.

In seguito alle numerose richieste di chiarimento ricevute in queste ore da soci Fivi, giornalisti e consumatori, vogliamo con la presente ribadire che non si tratta in alcun modo di un’iniziativa Fivi e che il Consiglio direttivo non era assolutamente stato informato”.

È proprio su questa ultima frase che si concentra il nodo della querelle. Secondo quanto rivela a WineMag.it Gregorio Galli (nella foto sopra) tesoriere dell’associazione vignaioli toscani, il Direttivo Fivi era informato dell’iniziativa sin dagli esordi, ma ha deciso di non promuoverla ufficialmente, ritenendola poco strategica.

“Matilde Poggi in persona è informata su questo progetto sin dal mese di febbraio 2020 – sottolinea Galli – ovvero da quanto, in pieno lockdown da Coronavirus, noi vignaioli toscani abbiamo proposto a Fivi di aprire un e-commerce, sull’esempio dei nostri cugini francesi e di quello, già funzionante, dei vignaioli trevigiani“.

Del resto, con Matilde, siamo amici da tanto tempo. Andremo dunque avanti con il nostro progetto, consci di aver creato qualcosa che non ha altro intento se non quello di offrire un servizio in più ai vignaioli indipendenti. Ci chiediamo, però, perché l’e-commerce dei vignaioli trevigiani non viene criticato e il nostro sì?”.

D’altro canto, il “Mercato virtuale” promosso dall’associazione vignaioli toscani, “non presenta alcun riferimento a Fivi, né a marchi o loghi registrati”: “Se qualcuno ha dubbi li esprima – chiosa il tesoriere Gregorio Galli – con la consapevolezza che si tratta di qualcosa di ben noto al Direttivo Fivi, sin dalla sua fase embrionale”.

Affermazioni che Fivi non conferma. “Nulla da dichiarare, in quanto la questione è già stata chiarita internamente durante l’assemblea di oggi” (ieri, ndr) è la risposta dell’ufficio stampa della Federazione, interrogato sull’argomento da WineMag.it. Una riunione animata in gran parte dal tema “Mercato virtuale”, in cui Fivi ha annunciato un avanzo positivo di 200 mila euro. Un tesoretto sottochiave, in banca.

Intanto, l’e-commerce di “vino indipendente” continua a crescere e a convincere sempre più vignaioli in tutta Italia. Il costo dell’adesione, riservata agli associati Fivi, è di 80 euro: “Denaro che sarà interamente reinvestito in promozione, con le casse dell’associazione di scopo che dovranno essere a zero, a fine esercizio annuale”.

“Visto il no del Direttivo Fivi al progetto – spiega Gregorio Galli – abbiamo appunto deciso di attingere in toto alle casse dei vignaioli toscani per aprire una Associazione temporanea di scopo, utile a mettere in piedi una struttura digitale leggera, funzionale alle nostre esigenze più immediate”.

Grazie alla tecnologia Stripe, il “Mercato virtuale”, funge esclusivamente da luogo d’incontro tra consumatori e vignaioli. Senza transito di soldi o bottiglie. L’ordine del cliente arriva direttamente alla cantina e, in contemporanea, attiva lo spedizioniere per la consegna a domicilio, dalla provincia di Arezzo.

Particolare attenzione è stata riservata alla politica dei prezzi dei vini presenti sull’e-commerce. “Abbiamo discusso molto di questo – ammette Galli – con l’obiettivo di non creare problemi da un lato all’Horeca, dall’altro alle aziende che si occupano già della distribuzione dei nostri vini”.

L’invito ai vignaioli è di proporre prezzi generalmente più alti di quelli praticati in cantina o al Mercato di Piacenza, prendendo come riferimento quelli dello scaffale delle enoteche dove sono già presenti le etichette. Il portale si rivolge al cliente finale e non vuole minare i rapporti pregressi delle aziende”.

Sul “Mercato virtuale” si troverà dunque “il prezzo giusto” di ogni vino, lasciando però “margini di manovra per l’applicazione di sconti a discrezione del singolo vignaiolo”. I promotori hanno preparato un prospetto, con “calcoli utili a non scendere sotto a una determinata soglia”. Tutto, insomma, per evitare il secondo boomerang.

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Banche, fondi e prestiti nel settore del vino: scarsa fiducia tra i piccoli produttori

Due ricerche a confronto (una italiana, l’altra francese) per sostenere una tesi: il settore del vino italiano dovrebbe dare più credito a banche, fondi, garanzie e prestiti. Il webinar organizzato ieri pomeriggio da Foragri sul binomonio vino e finanza, oltre a confermare la solidità delle imprese italiane del settore vitivinicolo – anche a fronte dell’emergenza Coronavirus – ha evidenziato la scarsa fiducia nei confronti del credito da parte dei piccoli produttori.

A sottolinearlo, quasi involontariamente, sono stati gli interventi di Alessandro Giacometti, responsabile area Strategie commerciali di Banca Monte dei Paschi di Siena ed Emanuele Fontana, responsabile Servizio Agri-Agro di Crédit Agricole Italia. Solo il 3-5% dei clienti titolari di aziende agricole si è rivolto agli sportelli per un prestito. Dato che sale al 10-15% per i titolari di imprese attive in altri settori produttivi.

Ciliegina sulla torta le parole di Walter Ricciotti. Indicando come esempio virtuoso quello di Prosit, holding che può contare sul fondo di private equity Made in Italy Fund, il co-fondatore e Ceo di Quadrivio Group ha di fatto chiarito quali siano i profili più adatti al binomio vino e finanza.

Ovvero aziende interessate a crescere nel medio e lungo periodo, implementare la produzione e puntare dritto sull’estero, con operazioni di branding. Addirittura aggregandosi tra loro, proprio come avvenuto con Prosit. Qualcosa di ancora molto lontano dal mondo e dalla progettualità delle piccole imprese a conduzione famigliare e dei vignaioli. Illuminanti, in questo senso, i numerosi interventi di esponenti del mondo della produzione.

La presidente Fivi Matilde Poggi, rivolgendosi al Sottosegretario del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Giuseppe L’Abbate, non ha fatto alcun accenno al sistema del credito. Confermando, piuttosto, la preferenza di misure per lo stoccaggio privato e la richiesta di abbassare l’aliquota Iva sul vino dal 22 al 10%, passando dall’ordinaria all’agevolata almeno per i prossimi tre anni e mezzo.

Un’ipotesi sul tavolo dei ministri Teresa Bellanova e Roberto Gualtieri già da fine maggio, che non gode tuttavia del pieno appoggio della base della Federazione di “indipendenti”, dubbiosa sugli effettivi benefici del provvedimento, giudicato persino deleterio per le piccole imprese.

Sul fronte dell’Iva anche la “provocazione” – così è stata definita dallo stesso relatore – di Davide Gaeta, professore associato del dipartimento di Economia aziendale dell’Università degli studi di Verona: “È davvero un tabù la riduzione dell’imposta sul valore aggiunto, oppure può essere uno strumento, seppur temporaneo, per l’incentivazione dei consumi nazionali?”.

Tra i produttori, emblematico l’intervento di Sandro Boscaini, titolare di Masi Agricola, nonché presidente di Federvini. Anche in questo caso, nessun accenno al credito. Piuttosto, un appello accorato alle istituzioni.

“Oltre al tema della liquidità – ha sottolineato – il problema nel medio e lungo termine è quello di riequilibrare domanda e offerta nel settore del vino. Vendemmia verde, distillazione e riduzione rese sono tutte belle cose, necessarie come un ‘cerotto’. Ma non dobbiamo mai dimenticare che, al di là dell’emergenza, noi produciamo per vendere“.

L’attivazione della domanda ci serve per mantenere sano il flusso del nostro business, in Italia come all’estero. C’è necessità assoluta di intervenire, di aiutare chi ha sofferto di più il lockdown da Coronavirus, ovvero il mondo della ristorazione e, in generale, dell’Horeca. Va inoltre riattivato il turismo, che ogni anno genera un indotto straordinario attorno al vino”.

Non ultimo l’export: “Mi sento di spendere parole forti su questo fronte – ha sottolineato Sandro Boscaini – bisogna riattivare subito le esportazioni, farlo adesso, con mezzi immediati. Abbiamo già perso un mucchio di opportunità, compreso Vinitaly. C’è la necessità di stanziare fondi ad hoc e di fare promozione al Made in Italy“.

Sulla stessa linea il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “Come categoria – ha dichiarato – ci sentiamo molto vicini e solidali al mondo della ristorazione e condividiamo l’urgenza e la priorità di interventi utili a ridare al vino il suo teatro: i ristoranti sono il palcoscenico in cui il vino italiano è attore protagonista”.

Tra i relatori anche Raffaele Borriello: “Non bisogna solo aspettare che riaprano i canali tradizionali come la ristorazione, ma dobbiamo piuttosto iniziare a ragionare tutti su un mondo nuovo, lasciatoci in eredità da Coronavirus”, ha avvertito il direttore generale dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare.

Sul fronte delle garanzie, Ismea ha garantito alle imprese agricole 215 milioni di euro complessivi, dal 22 di aprile al 16 giugno. In chiusura, Borriello ha evidenziato il successo della misura della cambiale agraria da 30 milioni di euro, augurandosi che venga rifinanziata tra le misure del Decreto Rilancio.

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Digital Tax e nuovo pericolo dazi Usa sul vino italiano, Fivi: “Il Governo deve vigilare”

Dopo Coldiretti, Rete Vignaioli #ilvinononsiferma e Unione italiana vini, anche Fivi esprime la sua preoccupazione in merito al nuovo pericolo di dazi Usa sul vino italiano. I vignaioli indipendenti temono che il comparto vinicolo venga colpito da Trump nella disputa per la Digital Tax europea ai giganti del web come Google, Amazon e Facebook.

Per questa ragione Fivi chiede che venga posticipata l’entrata in vigore della digital tax e che tale decisione venga presa insieme agli altri Paesi all’interno dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, al fine di evitare che prodotti italiani vengano tassati per rappresaglia.

Nel documento che dichiara l’avvio della nuova fase investigativa a partire dal mese di giugno 2020 non si fa ancora riferimento a quali prodotti potrebbero essere soggetti a nuovi dazi, ma il rischio che il vino italiano venga colpito è molto alto e concreto. Il tutto avverrebbe a ridosso dell’altra scadenza, quella relativa al contenzioso Airbus, prevista per agosto.

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Anticipazione liquidità aziende agricole: via libera alle domande sul sito Agea

ROMA – Possono essere presentate da oggi, da parte delle aziende agricole beneficiarie, le domande di anticipazione in forma semplificata per ricevere un importo pari al 70 per cento del valore del portafoglio titoli dell’azienda, come risultante dal Registro nazionale titoli per il 2019. La misura corrisponde alla necessità di fornire liquidità immediata alle aziende agricole tenuto conto del periodo emergenziale derivante dal Covid-19.

Un provvedimento atteso anche nel settore vitivinicolo, in particolare dalla Rete vignaioli #ilvinononsiferma. Sul sito di Agea, a seguito del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali n. 6250 del 5 giugno 2020, sono già state pubblicate la circolare di Coordinamento e le Istruzioni Operative.

Le domande sono disponibili in forma precompilata sulla base delle informazioni presenti nel Sian. Le aziende agricole interessate dovranno esclusivamente confermare entro il prossimo 15 giugno la richiesta di anticipazione agli sportelli Caa abilitati.

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Web Tax 2020 e ritorsioni Usa: timori per nuovi dazi sul vino. Agosto mese “caldo”

Prevenire anziché combattere. C’è preoccupazione nella filiera del vino italiano per l’apertura di nuove indagini degli Stati Uniti sulla Web Tax, provvedimento al vaglio di molti Paesi dell’Unione europea per regolamentare la tassazione di colossi americani del web come Google, Amazon e Facebook.

L’Italia ha già inserito la Web Tax nel testo della Legge di Bilancio 2020, prevedendo maggiori introiti per oltre 100 milioni di euro. Alto, dunque, il rischio di ritorsioni. Donald Trump potrebbe infatti imporre nuovi dazi sul vino e su altri prodotti Made in Italy, come successo in Francia con lo Champagne.

Sarebbe una vera e propria stangata per il Bel paese in un momento già drammatico per le esportazioni, che risultano in calo del 43,4% ad aprile a causa del lockdown utile ad arginare la pandemia Coronavirus.

A condividere la preoccupazione dei produttori del settore vitivinicolo sono Coldiretti e Unione italiana vini (Uiv). La federazione guidata da Ettore Prandini è stata la prima a fare esplicito riferimento all’apertura di nuove indagini sulle tasse sui servizi digitali da parte dell’Ufficio del Rappresentante al Commercio degli Stati Uniti.

Si tratta appunto dell’Ustr, lo stesso organismo che ad agosto 2020, alla scadenza del Docket Ustr-2019-0003 relativo al contenzioso Boeing-Airbus, potrà nuovamente mettere in discussione la lista di prodotti italiani da sottoporre a una tassazione maggiore. Includendo questa volta anche il vino italiano.

“Le difficoltà economiche – denuncia Coldiretti – sembrano far riemergere tentazioni protezionistiche da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, già in difficoltà per le proteste in atto in tutto il paese per la morte dell’afroamericano George Floyd, soffocato durante un arresto a Minneapolis il 25 maggio scorso”.

La minaccia riguarda direttamente l’Italia e l’Unione Europea che nell’ambito del nuovo piano di aiuti da 750 miliardi di euro, il cosiddetto Fondo per la Ripresa o ‘Next Generation Eu, potrebbe anche includere una nuova tassa sul digitale, la cosiddetta Web Tax”.

La nuova guerra commerciale rischia di avere effetti devastanti sul settore agroalimentare Made in Italy, già penalizzato dall’entrata in vigore dei dazi il 18 ottobre 2019, con l’applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali.

Si parla di prodotti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.

“Gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e il terzo a livello generale dopo Germania e Francia – denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – occorre dunque impiegare tutte le energie diplomatiche per superare inutili conflitti che rischiano di compromettere la ripresa dell’economia mondiale duramente colpita dall’emergenza Coronavirus”.

Sulla possibilità di nuovi dazi sul vino italiano vigila anche Unione italiana vini (Uiv). “Siamo molto preoccupati dall’apertura negli Usa della nuova indagine sulle tasse sui servizi digitali Web Tax perché rischia di colpire i nostri vini, come successo con gli Champagne nell’analoga vicenda subita dalla Francia”, commenta il segretario generale Paolo Castelletti (nella foto) interpellato da WineMag.it

La coincidenza temporale tra questa nuova ‘indagine’ e la riapertura della public consultation del rappresentante del commercio americano (Ustr) sulla vicenda Airbus-Boeing, che porterà a metà agosto al prossimo ‘carosello’ daziario al quale il vino italiano è scampato lo scorso febbraio, rischia di creare una situazione ulteriormente sfavorevole, che dobbiamo in ogni modo disinnescare“.

“Il vino non può pagare il prezzo di dispute estranee al settore – aggiunge Castelletti – tanto più in questa fase così delicata dei mercati, in cui dobbiamo ricostruire in tempi rapidi quel posizionamento internazionale che la vicenda Covid ha indebolito”.

Unione Italiana Vini si è mobilitata con i suoi partner importatori americani. L’obiettivo è quello di pianificare una serie di interventi nelle prossime settimane, utili a scongiurare l’ipotesi di nuovi dazi.

“Siamo in contatto, altresì, con il nostro governo e l’Ambasciata d’Italia a Washington per avere maggiori informazioni sullo stato dell’arte di queste nuove iniziative che potrebbero creare nuovi ostacoli al commercio dei nostri prodotti negli Stati Uniti”, annuncia ancora Paolo Castelletti a WineMag.it.

Non hanno abbassato la guardia neppure i vignaioli italiani promotori di una raccolta firme durante la prima tornata di paventati dazi, a inizio 2020. Le firme dei produttori, giunte a Roma e Bruxelles, sono servite a fare pressioni sul governo americano e oggi tornano utili.

Così la portavoce Marilena Barbera a WineMag.it: “La nuova tornata di investigazioni da parte dell’Amministrazione Trump sulle digital tax non ci coglie di sorpresa, come accadde invece all’inizio di quest’anno. L’esperienza acquisita sul campo, nell’attività di sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica e degli esponenti politici sia italiani che europei, gioca a nostro favore”.

Giocano a nostro favore anche i risultati positivi che abbiamo ottenuto: quasi 25 mila firme sulla nostra petizione, consegnata a metà gennaio nella mani della Ministra Teresa Bellanova, la risposta diretta e positiva del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, il coordinamento con un gruppo molto attivo di importatori americani, con i quali abbiamo condiviso la battaglia sulle due sponde dell’oceano. Risultati importanti, che hanno contribuito a risparmiare al vino italiano l’imposizione di dazi che ancora gravano, invece, sui vini francesi”.

“Il fatto che la procedura sia ancora agli inizi – ammonisce Marilena Barbera – non deve far assopire la nostra attenzione, al contrario! È proprio questo il momento di agire, coinvolgendo nuovamente tutti gli attori che hanno reso possibile il successo della nostra prima iniziativa, presentandoci compatti ai tavoli delle trattative e chiedendo ai nostri rappresentanti istituzionali di essere determinati, oggi come ieri, in difesa del Made in Italy e del nostro lavoro”.

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Decreto Liquidità Cura Italia, esulta la Rete #ilvinononsiferma: “Ora procedure snelle”

Grande soddisfazione tra i vignaioli della Rete #ilvinononsiferma, che vedono concretizzarsi alcune delle loro richieste sulla liquidità. “Le dichiarazioni della ministra Bellanova confermano che i 100 milioni di euro stanziati dall’articolo 78 del ‘Cura Italia‘ per la costituzione del Fondo Continuità Imprese Agricole saranno presto resi disponibili”, commenta il gruppo di produttori. “Speriamo non ci facciano scherzi al Senato, dove il provvedimento è calendarizzato per questa settimana”, chiosano i produttori.

Il provvedimento consente il recupero degli interessi passivi sui mutui del 2018 e 2019 e la copertura di quelli per i nuovi mutui. “Una misura che darà respiro a molti di noi – continua la Rete #ilvinononsiferma – restituendo alle aziende una liquidità importante con tempi, e speriamo procedure, snelli”.

L’introduzione dell’emendamento alla Camera sul Decreto “Liquidità” prevede la variazione del periodo di rientro per i mutui destinati alle aziende agricole in 15 anni con 2 di preammortamento. “Dimostra una sensibilità rispetto al comparto, in cui i tempi di utilità e quindi di ammortamento degli investimenti sono più lunghi rispetto ad altre realtà produttive”, sottolinea la Rete di vignaioli.

Una battaglia vinta, ma la guerra continua. “Sappiamo che si sta lavorando anche al decreto attuativo sulla distillazione e sulla ripartizione dei fondi a livello regionale – continuano i vignaioli – ma non ci sono indicazioni specificamente riferite allo stoccaggio, che per noi che facciamo vino di qualità è fondamentale”.

Il dubbio dei vignaioli che si riconoscono attorno all’hashtag #ilvinononsiferma è chiaro: “La battaglia sugli aiuti agli ammassi sarà spostata in sede regionale o sarà possibile ottenere delle indicazioni in tal senso già nel Decreto ministeriale in lavorazione?”. A breve la risposta ufficiale dal Mipaaf. Secondo fonti di WineMag.it, sará un decreto ministeriale a disciplinare settori e tipologie di prodotto. Spazio anche per le istanze delle Regioni, che saranno attentamente valutate, in un’ottica di condivisione del difficile momento del Paese.

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Prosecco Doc Rosé, nuovo no dei vignaioli trevigiani: “Non fa parte della nostra storia”

“In amore e in guerra tutto è lecito, anche nel business evidentemente, ma la nostra è un’anima contadina forse eccessivamente conservatrice e poco avvezza ai cambiamenti repentini. Sta di fatto che pensare ad un Prosecco Rosè proprio non ce la facciamo”. I vignaioli indipendenti trevigiani ribadiscono così la propria contrarietà al matrimonio tra Glera e Pinot Nero, che darà presto vita ai primi 20 milioni di bottiglie di Prosecco Doc Rosé.

La nuova tipologia, dopo il via libera del Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla modifica del disciplinare della Doc Prosecco, andrà a rimpinguare i 460 milioni di bottiglie già raggiunti dalla Denominazione.

Noi vignaioli avevamo già preso le distanze da questa proposta – commentano i Fivi di Treviso – manifestando il nostro dissenso. La scelta, di natura strategica commerciale, si basa su leve comunicative come ‘Prosecco’ e ‘Rosé’, che unite rappresentano il nuovo prodotto pronto a colmare il vuoto commerciale soprattutto nei mercati internazionali, nel mercato delle richiestissime bollicine venete”.

“Il Prosecco – continuano i vignaioli trevigiani – ha una sua natura e una sua storia, è un vino ottenuto da un’uva che fino a qualche anno fa si chiamava uva Prosecco e che poi la normativa ha cambiato in Glera ma poco importa, quella è l’uva e gli aromi e la struttura che si genera e quella con l’unica variabile conferita dal suolo“.

Ai Fivi di Treviso “poco importa se esista in qualche impolverato librone il fatto che tra queste terre qualcuno avesse piantato qualche filare di Pinot Nero, non saranno certo quelle due righe a creare la storicità. C’è bisogno di un appiglio storico? Bene ma non è la nostra di storia. Rimaniamo nel nostro no”.

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Aliquota Iva sul vino al 10% al posto del 22%: la proposta di Fivi a Bellanova e Gualtieri

Abbassare l’aliquota Iva sul vino dal 22 al 10%, passando dall’ordinaria all’agevolata almeno per i prossimi tre anni e mezzo. È la proposta avanzata da Fivi “per favorire l’acquisto di vino e per sostenere il settore vitivinicolo” alle prese con le conseguenze del lockdown da Coronavirus. La lettera firmata dalla Federazione vignaioli indipendenti è da qualche giorno sul tavolo dei ministri Teresa Bellanova e Roberto Gualtieri, titolari dei dicasteri alle Politiche Agricole e all’Economia e Finanze.

L’aliquota Iva agevolata al 10% dovrebbe essere garantita dallo Stato fino al 31 dicembre 2023, se non oltre. Nella missiva, Fivi chiede inoltre di introdurre la possibilità di emissione della fattura solo all’incasso e il posticipo del versamento Iva delle fatture già emesse da marzo.

“Il primo comma dell’articolo 6 del DPR 633/72 – spiega la Federazione in una nota – prevede infatti che le cessioni di beni mobili si considerano effettuate nel momento della loro consegna o spedizione”.

Alla luce della situazione che ha portato alla sospensione di tutte le attività di somministrazione, tenuto conto che la loro ripresa ed il loro ritorno a livelli economici pre-pandemia saranno incerti, difficoltosi e lunghi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha chiesto ai Ministri che, fino al 31/12/2023, l’Iva relativa alle vendite di vino all’Horeca sia esigibile solo al momento dell’incasso delle fatture e non al momento della consegna o della spedizione”.

Di conseguenza, la richiesta contenuta nella lettera ai ministri Bellanova e Gualtieri è che “anche la fattura sia emessa solo dopo aver incassato il corrispettivo dovuto”. Una posizione che, per certi versi, avvicina Fivi alle “Linee guida per il mercato e la rete di agenti” dettate a metà aprile da Club Excellence, la cooperativa che raggruppa alcuni tra i maggiori distributori e importatori di vino del Bel paese.

Nel documento viene infatti sottolineato che la consegna degli ordini di vino in conto vendita è da evitare, in quanto “pratica non corretta, volta a far prevalere logiche più propriamente finanziarie e di elusione fiscale“.

Per le vendite già effettuate da marzo in avanti e per le quali è già stata emessa la relativa fattura di vendita, i vignaioli indipendenti Fivi richiedono di poter considerare l’Iva “in sospeso”, come avviene per le cessione alla Pubblica Amministrazione, “esigibile soltanto all’atto dell’incasso della stessa, precedentemente emessa”.

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Halará vignaioli in Marsala: 6 produttori “naturali” insieme in Sicilia per 3 etichette

“Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”. Citano Fernand Braudel i “vignaioli del Mediterraneo” protagonisti del nuovo progetto “Halará, vignaioli in Marsala“.

Questo il nome scelto per la “casa comune trovata nel territorio marsalese” da Tanca Nica (Francesco Ferreri, Pantelleria), Bonavita – Vignaioli in Faro Superiore, La Distesa (Cupramontana, Marche), Stefano Amerighi (Cortona, Toscana), Antonino Barraco (Marsala) e ‘A Vita – Vignaioli a Cirò (Calabria).

La Sicilia al centro di un’idea comune di fare vino, con Tanca Nica, Bonavita e Barraco pronti a rotolare verso nord, accogliendo il calabrese Francesco Maria De Franco, i marchigiani Valeria Bochi e Corrado Dottori il toscano Stefano Amerighi, presidente del Consorzio Vini di Cortona.

“Siamo in sei – anticipano i vignaioli – 6 famiglie, amici prima che aziende. Siamo insieme a Marsala per un’idea, un sogno o solo per il piacere di stare insieme”. I dettagli del progetto, come conferma a WineMag.it Francesco Maria De Franco, saranno divulgati nei prossimi giorni.

Quel che è certo è che Halará vignaioli in Marsala esordirà sul mercato con tre etichette, imbottigliate da Nino Barraco: i vini da tavola Halará bianco (13%) e Halará rosato (11,5%) e il Terre Siciliane Igp Halará rosso (12%).

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Petizione online della Rete Vignaioli #ilvinononsiferma: Conte e Bellanova nel mirino

È online da poche ore, sulla piattaforma Change.org, la petizioneInsieme per il vino italiano” della Rete Vignaioli che si riunisce attorno agli hashtag #ilvinononsiferma, #lavignanonsiferma e #laretedeivignaioli. La raccolta firme, che sta per raggiungere il quorum di 100 adesioni, è indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), Teresa Bellanova.

“Siamo vignaioli e produttori di vino italiano – si legge nel testo della petizione della Rete Vignaioli, così come nel memorandum – lavoriamo per l’eccellenza, per valorizzare la cultura e la civiltà del vino, per consolidare la reputazione del Made in Italy nel mondo. Difendiamo l’integrità dei territori e la bellezza dei paesaggi, che rendono straordinario il nostro Paese, e siamo custodi di ecosistemi unici, in un momento storico in cui la lotta al cambiamento climatico è altrettanto urgente”.

I nostri vini generalmente non vanno in grande distribuzione, ma sono venduti nei piccoli negozi specializzati, nelle enoteche e nei wine bar, nei ristoranti e nei luoghi dove fino a ieri tutti noi amavamo incontrarci, socializzare, condividere momenti di gioia”.

“Le conseguenze della pandemia – continuano i vignaioli su Change.org – hanno travolto tutto il mondo, compresa la nostra filiera: i nostri clienti sono stati obbligati alla chiusura e ancora non sappiamo quando, e in quali condizioni, potranno riaprire”.

Noi, però, non ci siamo fermati, perché la natura non si ferma! Le vigne germogliano, i lavori in campagna devono continuare e noi, custodi della terra, abbiamo continuato a lavorare, con tutti i costi ma nessun ricavo”.

“Oggi uniamo la nostra voce a quella di tutte le altre categorie economiche che sono state gravemente danneggiate dal lockdown – recita ancora il testo della petizione – per chiedere al Governo Italiano e alle Istituzioni Europee misure concrete per fronteggiare l’emergenza economica che sta mettendo l’Italia in ginocchio”.

“Chiediamo tempi brevi e certi per la liquidità, l’applicazione immediata dei Regolamenti europei per poter accedere ai fondi stanziati e proteggere con l’affinamento il vino che abbiamo prodotto, la riduzione del cuneo fiscale e la sburocratizzazione di tutte le procedure per metterci in grado di sopravvivere alla pandemia economica che rischia di distruggerci”, concludono i promotori della raccolta firme.

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