Il Lessini Durello Riserva Pas Dosé 2017 “Verde” di Fongaro è uno dei vini spumanti Metodo classico presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Ancora una volta convince l’uva Durella in purezza lavorata da una cantine simbolo dei Monti Lessini, con base a Roncà (Verona). Alla vista, l’etichetta “Verde” si presenta di un giallo paglierino intenso, con riflessi oro.
Al naso agrume da vendere, ma anche crema, brioche a denotare la lisi, albicocca più che pesca. In bocca tipica espressione tesa della Durella, pienamente corrispondente e coerente col naso. Uno spumante Metodo classico di buona struttura, all’inizio della sua lunga vita ed evoluzione. Il Lessini Durello Riserva Pas Dosé 2017 “Verde” di Fongaro è, in definitiva, uno degli spumanti da conoscere per avvicinarsi alle punte di qualità dell’uva Durella.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
VERONA – Il colore simbolo è quello del rosso Amarone, ma nei 19 comuni della Doc Valpolicella si fa sempre più largo il verde, quello della sostenibilità.
È quanto emerge – alla vigilia di Anteprima Amarone – dalle rilevazioni di Avepa (l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura), che registra una repentina rivoluzione verde nelle aree enologiche simbolo del veronese.
In pochi anni (dal 2012 a fine 2019) il biologico in vigna è infatti cresciuto del 152% in termini di superficie, con un’impennata solo nell’ultimo anno di circa il 14% a fronte di una media nazionale ferma nel 2019 a +1%. “Una tendenza bio – ha detto il direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, Olga Bussinello – cominciata forse un po’ tardi ma che ora non accenna a rallentare, se si considera che anche gli ettari in conversione sono cresciuti nell’ultimo anno del 10,5%”.
Ma a trainare i vigneti green in Valpolicella è soprattutto il progetto RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta), la certificazione voluta per le aziende dal Consorzio a tutela dell’ambiente, che prevede l’adozione di tecniche innovative in vigneto ma anche la sostenibilità sociale e la tutela del paesaggio. Anche qui la crescita è in doppia cifra: +31% gli ettari RRR dall’inizio della certificazione, il 2017, a oggi.
Complessivamente, rileva Avepa, in un’area di poco meno di 8.300 ettari Dop, poco meno di 1/4 sono green o lo stanno per diventare ufficialmente dopo il periodo in conversione (dati Sian, Avepa, Consorzio Valpolicella).
Anteprima Amarone 2016 (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 1-2 febbraio) vedrà protagonista una delle annate più promettenti degli ultimi anni per il Re di un territorio che vanta un giro d’affari da circa 600 milioni di euro l’anno, per oltre la metà ascrivibile alle vendite del Grande Rosso.
L’economia dell’Amarone nei 19 comuni della Valpolicella è portata avanti da un microcosmo di 2.273 produttori di uve e 272 aziende imbottigliatrici con 373 fruttai destinati all’appassimento – la tecnica enologica candidata a rientrare sotto la protezione Unesco – per un giro d’affari che, secondo l’indagine interna svolta da Nomisma Wine Monitor, nel 2019 sfiora i 345 milioni di euro. Circa 15 milioni le nuove bottiglie di Amarone che entreranno in commercio quest’anno.
Tra le iniziative del Consorzio in tema di monitoraggio, è in arrivo anche la stipula di un protocollo d’intesa con Avepa per la creazione dell’ “Osservatorio Valpolicella“. Un outlook che consentirà di tenere sotto controllo le dinamiche socioeconomiche della filiera.
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Anche quest’anno Jameson Irish Whiskey organizza eventi in tutta Italia per celebrare il St. Patrick Day, il National Day più celebrato al mondo. Sabato 16 marzo la vigilia della festa di San Patrizio si celebra da Torino a Catania, passando per Perugia, Firenze, Bari, Roma e Napoli. Ma sarà Milano, come nell’edizione 2018, il fulcro della festa.
Via Corsico sui Navigli, l’equivalente milanese dell’iconico quartiere Temple Bar di Dublino, dalle 18.00 si anima e si tinge di verde con proiezioni sugli edifici in puro spirito Global Greening. Un block-party con i concerti live dai balconi delle case dell’eclettico Diego Montinaro e del gruppo Irish folk Wooden Leg.
Dalle 22.00 sarà al Superstudio in via Tortona 27 il cuore del Jameson Neighborhood. L’evento è gratuito e aperto al pubblico (iscrizione su Eventbrite). Eventi anche nei quartieri Isola, Tortona e NoLo con il programma “Waiting St Patrick“: concerti live, proiezioni, tattoo, street-art, emporio per i fan più appassionati, freccette, calcio balilla, ping-pong, il food-truck di fish & chips ed il DJ set Bassi Maestro.
Allo scoccare della mezzanotte Slaintè a St. Patrick, il brindisi gaelico, con i 4 cocktail originali a base di Jameson Irish Whiskey, in compagnia del gruppo rock Bock And The Sailors, del Dj Andrea Mazzantini a.k.a Mazay e del live painting di Mate, pittore iper-realista, disegnatore e tatuatore milanese.
Un assaggio di Irlanda nel giorno di San Patrizio: Why? Taste, that’s why! (Perchè? Assaggia, ecco perchè!)
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(4 / 5) E’ “l’etichetta verde”, quella destinata alla Gdo, ovvero ai supermercati. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce oggi il Colli di Luni Doc Vermentino 2016 de La Colombiera di Castelnuovo Magra. Un Vermentino ligure, dunque.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino acceso, luminoso. Al naso fiori freschi e frutta a polpa gialla, con richiami esotici che ricordano l’ananas. Un quadro in cui non mancano gli agrumi.
Al palato, il Vermentino de La Colombera si mostra più morbido di quanto possa far presagire il naso. L’ingresso in bocca, di fatto, è caratterizzato da sentori di frutta piuttosto matura. Percezione alcolica e acidità si fanno largo all’assaggio e lo dominano nel retro olfattivo.
Una beva facile per questo Vermentino ligure, ma tutt’altro che banale. Tutte le componenti risultano in perfetto equilibrio e armonia. Un vino fresco, che fa pensare al mare e all’estate.
Il Vermentino “etichetta verde” de La Colombera si abbina a tutto pasto ed è particolarmente indicato con piatti a base di pesce o carni bianche. Ottimo con il sushi, specie con le portate di crudo di salmone, tonno e tartàre in generale.
LA VINIFICAZIONE
Il Vermentino Doc Colli di Luni La Colombera viene prodotto con uve provenienti principalmente dai vigneti situati nel Comune di Sarzana, secondo Comune per abitanti della provincia di La Spezia.
Le vigne sono allevate a Guyot con una densità di 5 mila ceppi per ettaro, su terreni argillosi dotati di buona esposizione. La vendemmia viene effettuata “rigorosamente a mano e le uve immediatamente lavorate nell’arco della giornata”. La vinificazione della uve Vermentino in purezza avviene unicamente in serbatoi di acciaio inox, a temperatura controllata.
Una storia che affonda le radici negli anni Settanta quella dell’Azienda Agricola La Colombiera. Sul finire del decennio, Francesco Ferro, padre dell’attuale titolare Pieralberto Ferro, acquista una vigna nell’antico territorio di Luni, in Castelnuovo Magra.
Oggi La Colombiera può invece contare su oltre dieci ettari di vigna. L’obiettivo è quello di “rispettare la materia prima, tendendo all’eliminazione di manipolazioni chimiche, sia dei mosti che dei vini ottenuti”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, CHIC, Euro-Toques Italia, la Federazione Italiana Cuochi (FIC), Jeunes Restaurateurs Italia (JRE) e Le Soste si schierano a favore e a supporto dell’azione del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina che ha espresso un “no” convinto al Commissario Europeo per la Salute e la sicurezza alimentare e al Commissario Europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sullo schema di etichettatura nutrizionale basato sul “codice colore” già adottato nel Regno Unito. Una posizione già espressa nelle scorse settimane da Coldiretti.
Nel giugno 2013 il Regno Unito ha introdotto un sistema a bollini colorati in etichetta, la cosiddetta “etichettatura a semaforo”, bollini e colori che vengono assegnati in base alle calorie, ai grassi, agli zuccheri e al sale presenti in 100 grammi di prodotto. Quindi, quando in un alimento uno di tali aspetti è presente oltre determinante percentuali di concentrazioni, sulla confezione viene apposto un bollino rosso. Altrimenti il verde o il giallo.
“Riteniamo si tratti di un sistema intuitivo ma altrettanto semplicistico nella classificazione nutrizionale – evidenzia il ‘club’ degli Ambasciatori del gusto – che penalizza molte eccellenze italiane, nonostante non siano affatto pregiudizievoli per la salute dei consumatori”.
“Con questo meccanismo – continuano le sigle del gusto Made in Italy – c’è il serio pericolo di ritrovarsi davanti al paradosso di un bollino verde assegnato a una bibita gassata con dolcificante e di un bollino rosso per il nostro extra vergine di oliva. Sono i prodotti agroalimentari del nostro Paese più richiesti al mondo (formaggi, salumi, olio, vino etc.), che utilizziamo quotidianamente per le creazioni dei piatti, motivo di vanto e di successo dell’arte culinaria italiana”.
“Con questa azione sincronizzata e di sistema – conclude l’Ambasciata del Gusto – tutti noi vogliamo evidenziare la nostra indiscutibile posizione e il supporto a tutti gli organi governativi nel richiedere l’intervento della Comunità Europea e la cooperazione del Regno Unito per rimuovere questo elemento distorsivo e altamente dannoso del mercato”.
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L’Italia ha perso il 15 per cento delle campagne per effetto dell’abbandono e della cementificazione provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa di 2,6 milioni di ettari di terra coltivata negli ultimi 20 anni, pari ad almeno 400 campi da calcio al giorno. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione del blitz di agricoltori e allevatori in città nel giorno tradizionalmente dedicato alle scampagnate per denunciare gli effetti delle profonda crisi che ha colpito settori importanti dell’agricoltura, con l’abbandono delle campagne e la chiusura delle stalle italiane. Gli agricoltori della Coldiretti hanno scelto di occupare piazza Palazzo di Città nel pieno centro di Torino, la prima capitale d’Italia, per riaffermare il contributo dell’agricoltura al Paese proprio nel giorno in cui tradizionalmente milioni di cittadini apprezzano le bellezze delle campagne e gustano i prodotti della terra e dell’allevamento nei tradizionali picnic fuori porta. Una tradizione che rischia di sparire insieme a centinaia di migliaia di aziende agricole e allevamenti italiani sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato.
GLI SLOGAN
“Senza campagna muoiono anche le città”, “agricoltura vuol dire cibo, ambiente e salute”, “Un prezzo etico e giusto per il latte”, “Salviamo la fattoria Italia dalle speculazioni” sono alcuni degli slogan della mobilitazione con la distribuzione gratuita ai cittadini di formaggi e yogurt, rigorosamente Made in Italy ma anche l’offerta di consigli per fare scelte di acquisto consapevoli, a tutela della salute, dell’occupazione dell’economia e del territorio. Nella piazza è allestito il mercato degli agricoltori di campagna amica che hanno lasciato le proprie aziende per portare i prodotti della terra direttamente ai consumatori. Il frutteto italiano, come riferisce la Coldiretti si è ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. Perdite che rischiano di far soffiare all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. La situazione, sempre secondo i dati in possesso di Coldiretti, non è migliore per le fattorie da dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore negli ultimi dieci anni con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c’è anche il primato dell’enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall’estero che per carne, salumi, latte formaggi che è vicina al 40%. Minacciate di estinzione – precisa la Coldiretti – ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. Ma in pericolo – continua la Coldiretti – sono anche pezzi pregiati dell’enogastronomia nazionale che può contare sul primato mondiale con 49 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea addirittura davanti alla Francia che ne possiede solo 45.
UE SOTTO ACCUSA
Sotto accusa la normativa comunitaria che consente di spacciare come Made in Italy prodotti importati dall’estero per la mancanza di norme chiare e trasparenti sull’etichettatura di origine. La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine colpisce salumi e formaggi ma anche il latte a lunga conservazione. Il risultato è che vengono spacciati come italiani prodotti di origine straniera con gli inganni del finto Made in Italy che riguarda – stima la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle. Una concorrenza sleale che fa abbassare i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori italiani al di sotto dei costi di produzione e provoca la chiusura di aziende e stalle. Occorre cogliere l’opportunità per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza con una azione sinergica tra Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Non è un caso – conclude la Coldiretti – che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari e l’87% per le carni trasformate.
E nonostante questi dati sconfortanti, con un balzo record del 15 % è l’agriturismo a far segnare tra tutte le destinazioni il maggior incremento delle presenze per la Pasqua. Sono circa 350mila gli italiani che hanno scelto questa tipologia di ristorazione per il tradizionale pranzo, per conciliare la buona tavola con la possibilità di stare all’aria aperta, lontano dalle preoccupazioni. E’ quanto stima Terranostra della Coldiretti nel sottolineare che “la scelta di vacanze brevi o di semplici gite fuori porta favorisce la campagna, per mangiare, per fare un scampagnata o per fermarsi qualche giorno”.
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