Categorie
news news ed eventi Vini al supermercato

Notte Rossa, valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese

Notte Rossa valore top 75 cl nielsen la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese linea vini notte rossa vino salento supermercato winemag intervista luca buratti direttore vendite gdoNotte Rossa consolida la sua posizione di leader nel panorama vinicolo italiano, raggiungendo il primato assoluto delle vendite in valore al supermercato nel formato da 75 cl. Un risultato, confermato dai dati Nielsen riferiti al 2024, che non è frutto del caso, ma di una strategia di marketing costruita sin dagli esordi della linea di vini del Salento nei supermercati italiani, nel 2013. Terre di Sava, con il suo marchio Notte Rossa, è riuscita a conquistare il cuore degli appassionati e a dettare nuove regole in un mercato sempre più competitivo. Superando rivali storici come Antinori, Frescobaldi e Ruffino, sempre protagonisti nelle classifiche nazionali ed internazionali della Gdo. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

Il successo di Notte Rossa non è solo nei numeri. Ma nella visione. Puntare sul formato da 75 cl, che rappresenta l’81% del valore totale del mercato vinicolo in Italia, è stata una mossa che ha pagato. Il primato, raggiunto senza dimenticare la formula strategica del bag in box, testimonia l’efficacia di una politica commerciale capace di garantire un prezzo competitivo per vini che possono essere anche considerati premium, come il Primitivo di Manduria e il Primitivo di Manduria Riserva, ambasciatori della Puglia nel mondo. https://www.notterossa.wine/shop/

LA LEADERSHIP DI NOTTE ROSSA IN GDO: UNA VERA CASE-HISTORY 

La leadership di Notte Rossa appare ancora più significativa se si considera il contesto di mercato attuale. Il vino bianco cresce smisuratamente in volume. Tuttavia, sul fronte del valore, il vino rosso continua a dominare. Parte del merito è anche di marchi come Notte Rossa, capaci di costruire in Gdo un’offerta in grado di competere con nomi blasonati, sul fronte della qualità. La capacità di interpretare al meglio il territorio pugliese, con vitigni autoctoni valorizzati attraverso tecniche enologiche moderne ma rispettose della tradizione, è uno dei fattori chiave che hanno permesso a Terre di Sava di emergere. E consolidare, poi, la posizione del proprio brand. otte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.Nel segmento degli spumanti, sempre secondo i dati Nielsen 2024, il Prosecco mantiene il suo dominio incontrastato, rappresentando quasi il 50% del fatturato complessivo.

Anche sul fronte degli sparkling Notte Rossa ha saputo ritagliarsi uno spazio, puntando sul fascino, un po’ “esotico”, delle “bollicine pugliesi”. La capacità di differenziarsi da giganti come Valdo e Zonin dimostra – ancora una volta – la visione strategica del brand, orientato all’espansione in nicchie di mercato ad alto potenziale, pur lontane dal “core business”. I rosati, stabili al 5% sia nei vini fermi che negli spumanti, rappresentano un’ulteriore sfida. Ma anche un’opportunità. Notte Rossa, forte del proprio ruolo in un territorio vocato per questa tipologia di vino, ha tutte le carte in regola per aumentare questa quota, con referenze capaci di attrarre un pubblico giovane e internazionale. La Puglia, del resto, è da sempre terra di rosati d’eccellenza.

IL PACKAGING DI NOTTE ROSSA: L’UOMO, IL CIELO STELLATO, LA LUNA

La strategia vincente di Notte Rossa si riflette anche nelle scelte del packaging. L’etichetta, ormai inconfondibile, caratterizza tutta la linea e rappresenta uno spaccato quasi poetico, per la sua capacità di avvicinare – in pochi, semplici, tratti – l’uomo al cielo, in una notte stellata, grazie solamente ad una scala. Sempre sul fronte del packaging, le confezioni regalo – che incidono per il 2% sul mercato degli spumanti, ma risultano irrilevanti per i vini fermi – rappresentano forse un’opportunità da poter cogliere. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

In questo senso, il confronto con altri competitor che da anni investono su packaging ricercati, potrebbe aprire nuovi scenari di crescita anche per Notte Rossa. In definitiva, Notte Rossa non solo guida il mercato italiano del vino nel formato da 75 cl, ma prova a dettare nuovi standard di qualità e innovazione. Il tutto, in un contesto “tortuoso” come quello della Gdo e dei vini al supermercato. Dove nulla è dato per assodato. E le potenzialità ancora inespresse del settore non si contano sulle dita di una mano. Lo sa bene Luca Buratti, direttore vendite Gdo di Notte Rossa.

L’INTERVISTA A LUCA BURATTI, DIRETTORE VENDITE GDO NOTTE ROSSA

Luca Buratti, qual è la sua analisi del primato assoluto delle vendite di Notte Rossa nel formato bottiglie da 75 cl al supermercato?

Notte Rossa non ha come strategia la competizione sul prezzo. Quindi, il primato non può essere inteso sui volumi, bensì sul valore. Da sempre la nostra politica è attenta al giusto rapporto prezzo/qualità, che non vuol dire “prezzo basso”, ma prezzo corretto nei confronti del prodotto offerto al mercato. Questo aspetto, sempre tenuto in evidenza, oggi ci premia. Siamo la prima cantina nel mercato moderno, per valore complessivo, con il formato da cl.75 (formato che rappresenta il 98% delle nostre vendite) e questo è dovuto al riconoscimento da parte dei nostri clienti della qualità dei nostri vini.

In tempi di contrazioni generalizzate delle vendite, il brand Notte Rossa si conferma solidissimo e, grazie al primato del formato 75 cl, diventa “case-history”. Quali sono stati, secondo lei, i fattori chiave che hanno permesso di raggiungere questo importante traguardo?

La determinazione nel mantenere la promessa del miglior rapporto prezzo/qualità possibile. Il consumatore riconosce e premia la nostra coerenza, mantenendo elevati i momenti di acquisto fuori dalle promozioni. E dando così dimostrazione che Notte Rossa si acquista per la qualità e non per il prezzo. Altro importante aspetto è rappresentato dal packaging. Aver scelto in passato l’immagine iconica della “scaletta” con la luna, ha fatto sì che il cliente ci riconosca con grande immediatezza. E che, in modo simpaticamente affettuoso, ci identifichi come il vino “della scaletta”.

Ultimo ma non meno importante, l’aspetto di coerenza nella gestione del prezzo. Non ci siamo mai fatti prendere dall’enfasi del successo, mantenendo i prezzi sempre nella corretta fascia di accessibilità quotidiana, ritenendo che la promessa che abbiamo fatto al nostro cliente, di essere il miglior vino per i momenti di consumo giornalieri che può trovare. Il rispetto della fiducia che i clienti ci riconoscono, ci ha premiato e continuerà a farlo. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese. https://www.winemag.it/luca-buratti-e-le-sue-terre-di-sava-tutti-i-segreti-del-brand-notte-rossa/

Il mercato dei vini bianchi ha sorpassato quello dei rossi a livello di volume, ma il rosso resta dominante in termini di valore. Come si inserisce Notte Rossa in questa dinamica e quali sono le vostre strategie per il futuro?

Siamo una cantina salentina ed è importante fare bene quello che ci rende riconoscibili da sempre. I vini rossi innanzitutto. Del resto, se è vero che il mercato, negli ultimi anni, premia i vini bianchi, non dimentichiamo che il vino rosso esprime ancora e lo farà sempre, esempi di altissima qualità, con bottiglie iconiche di fama mondiale. Non possiamo dimenticare che i maggiori vini di pregio sono rossi, che la storia enologica è stata influenzata in maniera determinate dai vini rossi e che, nel top di gamma, il consumatore li riconosce come garanzia di qualità.

Ovviamente il vino bianco merita ampiamente il successo raggiunto. Successo che risiede sostanzialmente, a mio avviso, in due fattori, la maggior freschezza e facilità nella bevuta ed una inferiore gradazione alcolica. I nostri vini bianchi sono una espressione del territorio che si esprime in vitigni come la Verdeca, il Fiano, il Vermentino. Vini che proponiamo con grande successo, in una veste “salentina”, che soddisfa le attese dei nostri clienti.

Un discorso a parte meriterebbero i vini rosati, da anni destinati – secondo alcuni – ad esplodere, ma forse mai decollati in maniera definitiva. La quota di Notte Rossa è stabile ma il potenziale del territorio pugliese, soprattutto in questa tipologia tradizionale, suggerisce che possiate fare qualcosa di più. Ci state pensando?

Questa attesa di una “esplosione” del rosato, mi sembra più una enfatizzazione di marketing, che non un oggettiva situazione di mercato, forse dovuta alla speranza che ci si possa avvicinare al consumo dei cugini d’oltralpe (36% del totale vino). Quello che osserviamo, con soddisfazione, non è tanto il forte sviluppo dei volumi, ma la stabilità degli stessi. Per decenni abbiamo assistito ad un mercato del rosato che ciclicamente cresceva e con rapidità calava. Oggi la situazione sembra essere differente. Il mercato del rosato copre circa il 4% del totale. E si sta dimostrando stabile. Facendo sì che – sia i produttori che la distribuzione – possano finalmente investire in questo comparto, con programmi di medio termine.

I vitigni pugliesi aiutano, ragionando “in rosa”…

La proposta di Notte Rossa è innanzitutto quella di un vino di elevata qualità che, nel rosato più che in altre tipologie, è indispensabile per garantire al prodotto le peculiari caratteristiche di freschezza, aroma e gradevolezza del colore. Il nostro Primitivo Rosato ed il Negroamaro Rosato sono figli di una selezione in vigna e di una sapiente capacità dei nostri enologi, che riescono a garantire un’importante durata del prodotto e delle caratteristiche prima citate. Sicuramente stiamo pensando ad un’ulteriore espansione della proposta. In arrivo c’è il Susumaniello rosato. Un vino che risponde alla richiesta non solo di un rosato più delicato, ma anche di un vino figlio della storia del territorio. Che si affianchi ai due vitigni iconici del Salento.

Ho l’impressione che in Italia, più che all’estero, si sottovaluti ancora il potenziale del packaging, in particolare delle “confezioni regalo”. Siamo riusciti a sdoganare lo spumante dai momenti di festa: quando riusciremo a fare lo stesso con le “confezioni regalo”, che continuano ad avere un impatto maggiore sugli spumanti rispetto ai vini fermi? Avete in programma iniziative per colmare questo divario?

Sono anni che le confezioni regalo perdono interesse da parte del cliente finale. La ricerca di una sempre maggiore importanza in ciò che si regala, fa sì che la scelta si rivolga più verso la singola bottiglia di elevata qualità, che non verso le ormai obsolete “valigette” in cartoncino o confezioni fantasiose. Per questo motivo la nostra strada in questo segmento ci vede più attenti alla valorizzazione delle eccellenze. Con un’attenzione verso le Riserve ed il formato magnum, che oggi attraggono di più. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

Un altro tema interessante è quello del bag in box: Notte Rossa non lo sottovaluta, come dimostra la presenza di questo formato anche sul vostro shop online. Come vi orientate in questo segmento?

La storia del vino è fatta anche di grandi formati, che rappresentano più che altro un maggior livello di servizio nel vino di consumo giornaliero. Fino a qualche anno fa sugli scaffali dei supermercati si vedevano pesanti dame di vetro, da 3 o da 5 litri, che soddisfacevano la richiesta di un vino di qualità accettabile ad un prezzo contenuto per unità di misura. Il cambio generazionale ha portato ad un diverso modo di approcciare e consumare il vino, con una ricerca da parte delle generazioni più giovani che premia la qualità rispetto alla quantità, facendo si che questa tipologia di contenitori abbia sempre meno interesse ed infatti sono quasi totalmente scomparsi dagli scaffali. Nel frattempo, la tecnologia del confezionamento si è evoluta fornendoci la possibilità di produrre il vino nel formato Bag in Box.

Per noi la scelta è caduta nel formato da tre litri, più agevole da manovrare in ambito domestico e che, per i bianchi ed i rosati, ha la dimensione ideale per inserirlo nella tasca della porta del frigorifero. Questa innovazione, che esiste comunque da alcuni anni, ha la prerogativa di avere un contenitore a tenuta stagna e buon isolamento rispetto alla luce, al calore e soprattutto all’aria esterna (grazie alla sacca interna) con una moderata rigidità del contenitore fornita dall’involucro esterno (in modo da essere trasportato e stoccato in maniera più agevole rispetto ad una semplice sacca). Grazie ad un piccolo rubinetto alla base consente la fuoriuscita del vino per gravità. Ma, ancor più importante, ne garantisce la conservabilità per settimane dopo l’apertura, mettendolo al riparo dall’ossidazione, grande nemico della sua conservazione. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

Qual è la sua visione sul futuro del vino in Gdo?

La Grande Distribuzione, nell’ultimo decennio ed ancor più nel funesto periodo del Covid, ha implementato la proposta assortimentale, ampliandola verso vini di qualità e riducendo in maniera importante la fascia di prezzo basso. Questo ha fatto si che in quasi tutte le insegne si assista alla presenza di scaffali che sono diventati vere e proprie enoteche, in grado di soddisfare la maggior parte delle esigenze della clientela. Inoltre, nelle insegne più attente al livello di servizio, sono comparse varie modalità per dare al cliente informazioni su provenienza, caratteristiche organolettiche, abbinamenti.

Arrivando fino alla tipologia di bicchiere da usare, così da semplificare la scelta. Che rimane quasi sempre autonoma e che, non dimentichiamolo mai, è effettuata da un cliente che difficilmente ha competenze specifiche nel vino. In definitiva, il settore vino nel canale moderno è ancora in fase di crescita, verso la qualità e l’attenzione al cliente. Non dimentichiamo che attraverso la Gdo transitano le vendite di circa il 70% di tutto il vino che si vende in Italia.

La valorizzazione dei vitigni autoctoni è uno dei vostri punti di forza, parte integrante della strategia del Salento del vino. C’è un vitigno pugliese su cui puntate in particolare per i prossimi anni?

Ritengo che andare a cercare la novità a tutti i costi, la particolarità per creare interesse, sia sbagliato. Il Salento è universalmente associato a due vitigni principe, il Primitivo ed il Negroamaro. Ovviamente questi due vitigni si declinano poi in vari aspetti, Riserve, Rosati, IGP e DOP. La nostra missione è fare al meglio quello che già sappiamo fare molto bene. Questo non vuol dire che ci arrocchiamo su questi due vitigni, perché abbiamo anche grande attenzione verso il mercato. Quindi la crescita dei vini bianchi ci ha stimolato ad andare verso Verdeca, Fiano e Vermentino. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

Il primo decisamente nativo, mentre gli altri due, presenti anche in altre zone enologiche della nazione, in Salento si avvalgono di un terroir e di un clima che li rendono unici, quindi con una valenza di autoctonia. In ultimo, per soddisfare i nostri clienti più esigenti e sempre in tema di autoctono, lo scorso anno abbiamo implementato la proposta con il Susumaniello. Un vitigno che, insieme al Negroamaro, rappresenta la storia enoica del Salento, affondando la sua origine in un passato molto lontano, con caratteristiche uniche. Notte Rossa valore top: la bottiglia di vino più venduta al supermercato è pugliese.

E che dire dei vini dealcolati? Qual è la posizione di Notte Rossa?

Ho un po’ di scetticismo verso questa nuova frontiera dell’analcolico in prodotti che la tradizione vuole abbiano un contenuto alcolico. Se penso alla bevanda più nota in questo segmento di mercato, la birra, non posso dimenticare che per avere un po’ di successo sono passati circa 200 anni. Infatti, la prima birra lanciata su mercato risale al 1842. Dopo tutto questo tempo, oggi siamo ad un 8% di consumi interni. Probabilmente il vino raggiungerà con molta più velocità questo traguardo. Lo farà grazie alle tecnologie, che nel frattempo si sono evolute. E grazie all’esperienza maturata in altri settori.

È mio parere che si debba porre attenzione a questa tendenza, perché un grande marchio non può disattendere le aspettative e le esigenze dei propri clienti. Ma avremo un vino Notte Rossa dealcolato solo quando avremo l’assoluta certezza di gradevolezza del prodotto. Essere i primi, ma non soddisfare i nostri standard, non rientra nella nostra politica.

Categorie
news news ed eventi

«Vini dealcolati? Dobbiamo migliorare la qualità». Parola di Massimo Romani di Argea


Vini dealcolati
al centro del XI Forum Wine Monitor, tra i più fulgidi segnali della
trasformazione in corso nel settore del vino. Ad affrontare il tema è stato Massimo Romani, amministratore delegato di Argea, gruppo vinicolo nato nel 2022 dall’unione di due storici marchi del vino italiano, Botter e Mondodelvino, con la partecipazione del fondo Clessidra. Parliamo dunque di uno dei principali attori nel settore vitivinicolo nazionale, con un giro d’affari di 450 milioni di euro nel 2024, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (438 milioni), grazie alla vendita di 180 milioni di bottiglie in 85 Paesi e un team di 500 collaboratori. A stuzzicare Romani sull’argomento, un mai così pimpante Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma, nelle vesti di moderatore.

«Sui vini dealcolati – ha dichiarato l’ad di Argea – abbiamo fatto molta strada rispetto a un anno fa. Il mercato ha accolto con interesse queste nuove proposte. Tuttavia, il vero banco di prova rimane la qualità del prodotto, ancora percepita come un fattore critico sia dai consumatori che dagli operatori del settore. I primi tentativi di dealcolazione hanno prodotto risultati poco soddisfacenti, con vini difficili da apprezzare. Ma negli ultimi due anni i progressi sono stati significativi e i prodotti oggi sul mercato sono decisamente migliori».

I (PRIMI) OTTO VINI DEALCOLATI DI ARGEA

La normativa italiana, che consente la dealcolazione solo da gennaio 2024, ha creato alcune difficoltà iniziali ai produttori. Molti, per ovviare a questo ostacolo, si sono rivolti all’estero, affrontando una serie di complicazioni legate a logistica e costi. Argea ha deciso di investire nel segmento dei vini dealcolati con il lancio di una gamma di otto referenze, coprendo tutte le tipologie principali, dai rossi ai bianchi fino agli sparkling. Prodotti che sono stati lanciati a Vinitaly 2024, frutto di otto terroir, da nord a sud d’Italia, i brand Asio Otus, Gran Passione, Zaccagnini Tralcetto (Abruzzo) e Barone Montalto (Sicilia). I primi riscontri commerciali? «Incoraggianti». Sspecialmente nei mercati internazionali.

«Negli Stati Uniti – ha evienziato Massimo Romani – siamo stati listati in tutti gli Stati, tranne il Texas. Questo dimostra che la domanda esiste ed è concreta. L’inserimento nei retailer e nei canali Horeca conferma la volontà dei consumatori di esplorare questa categoria, anche se l’approccio al prodotto varia. Molto spesso il vino dealcolato viene servito by the glass piuttosto che venduto in bottiglia intera. Stiamo già ricevendo richieste per formati più pratici come il 375 ml».

«CHI ACQUISTA VINO DEALCOLATO LO RICOMPRA»

Più difficile prevedere se si tratti di una moda passeggera o di una risposta a esigenze reali dei consumatori, che sempre più spesso optano per prodotti con minore contenuto alcolico per ragioni di salute, regolamentazione o semplice preferenza personale. «Ci sono persone a dieta, chi sceglie di ridurre il consumo di alcol, chi deve guidare e non vuole rinunciare a brindare con gli amici. La domanda c’è, e continuerà a crescere. Il nostro compito è rispondere con prodotti sempre più validi. Non sappiamo ancora quanto grande diventerà questo segmento. Ma un primo segnale incoraggiante è il riacquisto da parte dei consumatori. Se tornano a comprare, significa che stiamo andando nella direzione giusta. Il focus, dunque, deve rimanere sulla qualità. Migliorarla è fondamentale. Avere il controllo diretto della lavorazione ci consentirà di perfezionare il prodotto e renderlo più competitivo».

Oltre alla qualità, un altro tema chiave è il coinvolgimento delle nuove generazioni nel mondo del vino. «Non possiamo aspettare passivamente che i giovani crescano e diventino consumatori abituali di vino. Bisogna parlare la loro lingua e offrire prodotti adatti alle loro abitudini di consumo», ha sottolineato Romani. In questo senso, come evidenziato da Denis Pantini, il vino dealcolato potrebbe essere un’opzione interessante per avvicinare un pubblico più giovane, insieme agli sparkling e ai cocktail a base di vino, che stanno guadagnando popolarità. «Abbiamo un vantaggio competitivo importante: il brand Italia è ancora percepito come sinonimo di qualità e innovazione – ha sottolineato Romano -. Dobbiamo sfruttarlo al meglio».

IL RISCHIO DAZI USA AL XI FORUM WINE MONITOR

Un’attenzione particolare, sempre in occasione del XI Forum Wine Monitor tenutosi in mattinata, è stata dedicata al rischio dei dazi negli Stati Uniti. Un tema di grande preoccupazione per l’export italiano che, come svelato da Winemag, preoccupa non poco gli stessi distributori americani di vino importato, che si stanno mobilitando per fare pressione sul governo Trump. «Se verranno introdotti – ha commentato l’ad di Argea Massimo Romani – alcune fasce di prezzo saranno più colpite di altre. Tuttavia, un dazio del 10% potrebbe essere gestibile, se spalmato lungo tutta la filiera distributiva. L’attenzione resta alta, anche perché il mercato americano rappresenta una fetta significativa dell’export vinicolo italiano». https://argea.com/

Categorie
news news ed eventi

Paura dell’alcoltest al ristorante? Tranquillo. Ti porta a casa il ristoratore


Hai bevuto vino al ristorante e hai paura dell’alcoltest? Nessun problema. Il ristoratore ti porta a casa e la patente è sana e salva. Ad una condizione: devi abitare a Venturina Terme, in provincia di Livorno. L’idea è di Stefano Sinibaldi, titolare del Bistrot Mezzo Km nella frazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. Una risposta, anzi una provocazione bella e buona, al nuovo codice della strada (già criticatissimo nel settore). Dal 14 dicembre 2024, pene e sanzioni per chi si mette al volante sopra al limite di 0,5 grammi per litro (tasso alcolemico rimasto comunque invariato rispetto al passato) sono state infatti inasprite. E gli effetti dell’entrata in vigore della stretta (economica) sull’alcol alla guida sono già clamorosi. Ben 38.200 patenti ritirate in seguito a oltre 760 mila alcoltest eseguiti dalla Polizia stradale, sul territorio nazionale.

NUOVO CODICE DELLA STRADA: TI PORTA A CASA IL RISTORATORE

Numeri che fanno un baffo al ristoratore livornese intervenuto ieri sera su Rete 4, durante la trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio. «Ho un bistrot a Venturina Terme, in provincia di Livorno – ha spiegato Stefano Sinibaldi di “Mezzo Km” – e con il nuovo decreto ci è calata moltissimo la vendita di vino. Non sono contro il decreto, ci mancherebbe. Anzi, sono contro quelli che bevono troppo. Ma, con il mio servizio di cortesia, permetto ai clienti che prenotano di essere riportati a casa, a fine cena. Lo posso fare solo nel Comune. Visto che la cosa funziona, la prossima settimana avrò una riunione con i ristoratori del mio Comune per estendere il servizio e meglio organizzarlo, inserendo ncc o taxi». A quel punto, «i ristoranti che aderiscono all’iniziativa potranno portare a casa la gente».

CONSUMI DI VINO E ALCOL CALATI AL RISTORANTE: TROPPA PAURA PER LA PATENTE

L’intervento del ristoratore Stefano Sinibaldi è stato anticipato dal servizio di Lorenzo Caroselli. Protagonisti alcuni ristoratori di Milano, che hanno confermato il calo drastico dei consumi di vino e alcolici da parte dei clienti, dall’entrata in vigore delle nuove norme del codice della strada. Le multe da 573 euro per un tasso alcolemico da 0,5 a 0,8, si spingono fino a 6 mila euro. E la sospensione della patente arriva fino a due anni. Abbastanza per fungere da ulteriore deterrente. Una vera e propria mazzata per gli operatori Horeca.

«I consumi sono più che dimezzati – riferisce al giornalista di Dritto e Rovescio un ristoratore – non beve più nessuno. Si beve meno della metà rispetto a prima». «Andiamo ad acqua perché è entrato in vigore il nuovo codice della strada», confermano due clienti di un’altra attività. «La gente di zona che va a casa piedi, beve. Però – sottolinea il secondo ristoratore milanese intervistato – lavoro anche con gente fuori zona, che ha il terrore addosso di bere un bicchiere di vino e poi andare a casa in macchina». In studio, opinionisti divisi tra detrattori e sostenitori delle nuove norme caldeggiate dal ministro Matteo Salvini. Finale melanconico per il giornalista Lorenzo Caroselli, costretto a tornare a casa in taxi dopo aver consumato, tra un’intervista e l’altra, uno Spritz, un bicchiere di vino bianco e un Gin Tonic.

Categorie
news news ed eventi

Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Stati Uniti


Le vendite di alcuni dei vini più iconici d’Italia stanno registrando un preoccupante calo negli Stati Uniti. Chianti, Pinot Grigio e Barolo, denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano all’estero, stanno vivendo una flessione significativa in uno dei mercati più importanti per il settore vinicolo mondiale.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato americano risulta in un periodo di contrazione, con i consumi di vino scesi dell’8% in volume nei primi otto mesi del 2024. Le cause principali sono attribuibili alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori americani, unita a un calo della domanda nel canale on-premise (ristoranti e locali). In questo contesto, già anticipato in parte dai dati Nomisma Wine Monitor del primo semestre, le vendite di alcuni dei vini fermi italiani più rinomati stanno subendo pesanti contraccolpi.

CHIANTI, BAROLO E PINOT GRIGIO IN DIFFICOLTÀ

Il Chianti Docg è tra le denominazioni che stanno risentendo maggiormente della crisi dei consumi. In particolare, la denominazione simbolo della Toscana ha registrato un calo del 16% (stabile, invece, il Chianti Classico). Dati particolarmente preoccupanti se consideriamo il ruolo fondamentale del Chianti nel panorama delle esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti. Non meno significativa è la battuta d’arresto del Barolo, uno dei vini più pregiati e celebrati del mondo. Il vino delle Langhe ha visto una contrazione del 6% nelle vendite. Un segnale che conferma le difficoltà anche per le denominazioni di fascia alta. I consumatori americani, che tradizionalmente apprezzano il Barolo per la sua eleganza e longevità, sembrano risentire delle difficoltà economiche, orientando i loro acquisti verso vini di fasce prezzo più accessibili.

PINOT GRIGIO IN CALO NEGLI USA: LA VERA SOPRESA DEL 2024

Una delle sorprese più inattese di quest’anno è il calo delle vendite del Pinot Grigio delle Venezie, che ha perso circa il 9% nei primi otto mesi del 2024. Nonostante la sua popolarità storica come vino bianco di facile beva e apprezzato per la sua freschezza, la denominazione paga l’impatto della riduzione dei consumi negli Usa, anche nel segmento di appartenenza. Un segnale preoccupante per un’altra denominazione che ha sempre giocato un ruolo da protagonista nelle esportazioni italiane, soprattutto tra i consumatori americani meno esperti. Quelli, cioè, che tendono a scegliere vini leggeri e immediati.

IL BOOM DEGLI SPUMANTI SALVA IL BILANCIO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

A fronte della crisi dei vini fermi, la situazione appare più positiva per gli spumanti italiani. Nonostante un leggero calo nel mese di agosto, la crescita del comparto spumanti è stata di +1,5% da gennaio ad agosto 2024. In particolare, il Prosecco continua a essere la locomotiva dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenendo il comparto con un aumento delle vendite del +6% per la denominazione Prosecco Treviso e addirittura del +15% per l’Asolo Prosecco.

Questi numeri dimostrano come il Prosecco e gli altri spumanti italiani siano diventati sempre più popolari grazie alla loro versatilità, anche nel segmento dei cocktail a base di vino, che continua a guadagnare terreno sul mercato americano. In contrasto, altre bollicine, come lo Champagne, hanno subito un calo più marcato del -13%, lasciando spazio al Prosecco italiano – sostengono alcuni osservatori – per rafforzare la propria posizione.

IL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

Il calo delle vendite di Chianti, Pinot Grigio e Barolo evidenzia un momento di incertezza per i vini italiani negli Stati Uniti. Se da un lato il segmento degli spumanti sembra resistere meglio alla crisi, dall’altro i vini fermi italiani, che da sempre rappresentano una fetta significativa delle esportazioni, stanno incontrando ostacoli sempre più grandi. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), l’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti è strettamente legato alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Decisive anche le incertezze economiche che si fanno sentire sul mercato. «La speranza è che con le imminenti elezioni presidenziali e un possibile taglio dei tassi, si possano registrare segnali di ripresa», commenta Castelletti. Le preoccupazioni riguardano anche il canale on-premise, dove il vino italiano ha registrato un calo del -15% nelle vendite durante il mese di agosto. Un dato che evidenzia la difficoltà nel ripristinare il consumo di vino nei ristoranti e locali dopo la pandemia.

INNOVAZIONE E QUALITÀ PER SUPERARE LA CRISI

Nonostante il contesto difficile, l’Italia mantiene la sua posizione di leader sul mercato del vino negli Usa grazie alla sua diversità e alla continua ricerca della qualità. Tuttavia, per superare la crisi, i produttori italiani dovranno essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, puntando su nuove strategie di marketing, investimenti nell’e-commerce e un’ulteriore valorizzazione delle denominazioni. Il successo degli spumanti dimostra che c’è ancora spazio per crescere, anche in un mercato complesso come quello statunitense. Tuttavia, sarà fondamentale sostenere la competitività dei vini fermi, soprattutto nelle denominazioni storiche e portabandiera come Chianti, Barolo e Pinot Grigio, che rappresentano il cuore dell’offerta enologica italiana.

Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Usa nei primi 8 mesi del 2024. L’analisi di Unione italiana vini

 

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Les Grands Chais de France raddoppia le vendite di Crémant in Italia

Molto più di un’alternativa allo Champagne. Con 200 mila bottiglie di Crémant vendute in Italia nei primi 6 mesi del 2024, il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, Les Grands Chais de France consolida il suo ruolo tra i leader di mercato in Italia, forte di una produzione di 19 milioni di bottiglie all’anno. Si tratta dell’unica azienda a realizzare questa tipologia di spumanti in tutte le otto regioni Aop della Francia, primo produttore francese di metodo classico al di fuori della Champagne.

L’esportazione di Crémant in Italia ha generato un giro d’affari pari a circa 1 milione e 200 mila euro nei primi 6 mesi di quest’anno. «Abbiamo registrato una crescita di interesse nei confronti dei Crémant prodotti nelle diverse regioni francesi – spiega l’export manager Romina Romano – dall’Alsazia alla Borgogna, senza dimenticare i Crémant du Jura. Raddoppiare nei primi sei mesi del 2024 le vendite ottenute nello stesso periodo dello scorso anno è indice di un trend inequivocabile. L’Italia vanta una tradizione enologica e una cultura del vino notevole e il consumatore italiano è attento alle produzioni di qualità che il nostro gruppo può offrire nelle otto diverse denominazioni di Crémant».

LES GRANDS CHAIS DE FRANCE: NON SOLO CRÉMANT

Si rivela così ancora più decisiva la decisione di Les Grands Chais de France di aprire le porte del mercato italiano anche agli spumanti metodo classico che produce nel resto del mondo. È il caso del Cap Classique di Villiera, l’ultima acquisizione del gruppo in Sudafrica e uno dei principali produttori del Paese di questa tipologia. La “bollicina” dominante resta comunque quella francese. GCF Group produce infatti il 38% di tutti i Crémant de Bordeaux, il 34% dei Crémant de Loire, il 32% dei Crémant de Jura, il 31% dei Crémant de Die e il 20% dei Crémant d’Alsace

Per Famille Helfrich e per la country manager emiliana Romina Romano si tratta di un nuovo record in un Paese, l’Italia, che vanta una lunga tradizione spumantistica. Un trend che conferma la sua continua ascesa in Horeca e grande distribuzione organizzata (Gdo). Nel 2023 il giro d’affari complessivo in Italia ha superato i 7 milioni e 800 mila euro, contro i 5,6 milioni di euro del 2021. Segnando, così, un +17,82% rispetto al 2022. Crescono anche i volumi: oltre 1,3 milioni di bottiglie vendute nel 2023, con un + 7,83% rispetto all’anno precedente.

Categorie
news news ed eventi

Cresce il valore ma calano le vendite: il 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg

Nonostante la flessione nelle vendite, calate del 10%, il 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg si chiuderà con un +4,7% in valore. Soddisfatto il Consorzio di Tutela che, nel presentare il Rapporto economico 2023, definisce la denominazione «stabile e in salute». Le anticipazioni sull’andamento dei mercati, curate dal Cirve dell’Università di Padova, sono state presentate oggi pomeriggio a Villa Brandolini d’Adda, a Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso). «L’anno che stiamo per chiudere – commenta Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela – è stato molto complesso, ma alla complessità e all’evolversi repentino degli eventi ormai siamo abituati. Il 2023 si chiuderà con circa il 10% in meno delle bottiglie vendute rispetto al 2022».

VENDITE GDO IN CALO, TIENE LA RISTORAZIONE

«Dopo un inizio anno molto lento – continua la numero uno del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – abbiamo recuperato negli ultimi mesi. Oggi registriamo una flessione rispetto al 2022, assestandoci nuovamente sui valori pre-pandemici. Lo scorso anno infatti ha rappresentato un’eccezionalità. E i dati di oggi sono più fedeli alle reali potenzialità della denominazione. Rileviamo una riduzione delle vendite in volume all’estero (circa -6%), cui corrisponde comunque un aumento del valore del 4,5%. Quest’ultimo dato ci rassicura e ci conferma che il lavoro sul posizionamento del prodotto continua a essere vincente».

La riduzione dei volumi venduti nel 2023 è il risultato di comportamenti diversi osservati nei vari canali di distribuzione. Sul mercato italiano la ristorazione, sostenuta soprattutto dalla crescita del flusso di turisti stranieri, sta mantenendo i volumi. Dal Rapporto economico 2023 si evince invece il calo nella grande distribuzione. Il volume di vendite in Gdo tra l’ottobre 2022 e l’ottobre 2023, risulta inferiore del 6,5% rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente. Ma l’aumento in valore è pari al 2,3%. Con il passare dei mesi, tuttavia, la domanda nel 2023 si sta riallineando con quella dell’anno precedente. Nel trimestre luglio, agosto, settembre 2023, le vendite in grande distribuzione sono cresciute rispetto al 2022 del 3,4% in volume e del 6,8% in valore.

IL 2022 DEL CONEGLIANO VALDOBBIADENE PROSECCO DOCG

In giornata sono stati sottolineati anche i risultati del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg nell’anno solare 2022. Lo scorso anno sono state vendute 100.081.088 bottiglie, per un valore di quasi 607 milioni di euro. Il mercato italiano, che rappresenta il 60,2% delle vendite, nel 2022 ha assorbito 57 milioni di bottiglie, per un valore pari a 365,5 milioni di euro. Rispetto alla suddivisione per aree geografiche, il Nord est assorbe ancora la quota maggiore di prodotto con il 37,3% dei volumi.

Segue il Nord ovest con il 30,7%, il Centro con il 22,1% e chiude il Sud e le isole con il 9,9%. Per quanto riguarda il mercato estero, ancora saldamente in testa il Regno Unito con una quota del 23,1% (quota del mercato a valore) del mercato estero si conferma il Paese che importa più prodotto (10.300.000 di bottiglie) e che rende il maggior valore (€ 56mln). Segue la Germania con 8,1 mln di bottiglie per 50,7 mln di euro in valore e la Svizzera con poco più di 6.300.000 di bottiglie per più di 33,4 milioni di euro.

Categorie
Vini al supermercato

Vendite vino supermercato 2023: reggono solo spumanti low cost e Vermentino sardo


Scendono i consumi di vino nella Grande distribuzione italiana, ma salgono i prezzi. Le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-ismea su base NielsenIQ relative al primo trimestre 2023 confermano le analisi di Vinialsuper, la rubrica di winemag.it dedicata ai vini in vendita al supermercato. Nel periodo preso in considerazione, così come evidente anche dai volantini promozionali delle maggiori insegne di supermercati, i valori –
spinti dagli effetti dell’inflazione sui prezzi – salgono di 2 punti percentuali a 673 milioni di euro. Al contempo si registrano i livelli più bassi di vendite allo scaffale anche rispetto al pre-Covid (2019), con i volumi di vino acquistati in calo tendenziale del 6,1%.

Una partenza ad handicap, che si riflette in particolare nei volumi commercializzati di vino fermo (-7,3%) e ancora di più per i prodotti Dop, a -9,2% e con i rossi a -10,5%. Secondo l’analisi dell’Osservatorio, una «riprova del fatto che il rialzo dei valori non è legato a una domanda maggiormente orientata verso il segmento premium (i vini comuni perdono la metà rispetto alla media) ma a un surplus di costi produttivi che ha generato un rincaro medio dei prezzi allo scaffale del +8,7%».

In controtendenza la tipologia spumanti, che cresce in volume del 3,9% (+9,8% i valori), ma l’incremento è interamente generato dall’exploit degli spumanti low cost (+15,6%), segmento che presenta un prezzo medio allo scaffale di appena 4,47 euro/litro. Come evidenziato anche da Vinialsuper, gli spumanti generici a basso costo stanno prendendo soprattutto il posto del Prosecco, tanto da arrivare a sfiorare il 40% dei volumi venduti in Gdo tra le bollicine italiane. Lo spumante veneto-friulano cala del 2,8% a volume, mentre lo Champagne il rosso è del 5,8%. Salgono l’Asti Spumante (+11,8%) e i Metodo classico (+4% volume), da confrontare però con il -35% registrato nell’omologo periodo del 2022.

GDO: LE DENOMINAZIONI IN CADUTA

In generale, la dinamica più sfavorevole coinvolge – oltre i vini fermi a denominazione – anche gli Igp (volumi a -8,4%). I vini comuni si fermano a -4,6%. Più pesanti le perdite per i vini rossi, che cedono l’8,2% volumico contro il -5,6% dei bianchi e il -11,2% dei rosati. Sopra la media la contrazione dei vini bio (-8,6%). A livello di canali, i più in sofferenza sui volumi risultano i discount (-10%), a fronte di iper e super che chiudono il trimestre rispettivamente a -4% e -5%. Profondo rosso per l’e-commerce: nonostante il sostanzioso taglio dei prezzi, le vendite online segnano a marzo -19,6%.

Andando nel dettaglio dei vini IG più venduti in Gdo, troviamo picchi negativi del -9% per il Chianti, -14% per il Montepulciano d’Abruzzo, -20% per la tipologia Salento, -18% per il Nero d’Avola Sicilia, -20% per la Bonarda oltrepadana, -13% per la Barbera piemontese e -9% per il Lambrusco Emilia e il Cannonau di Sardegna. Stabili – tra i top seller – le Igt Terre siciliane e Puglia, in leggera contrazione Valpolicella e Dolcetto piemontese (-5%). L’unico tra i big che si conferma in buona salute, anzi in costante crescita è il Vermentino di Sardegna, con +1% in volume. Molte le denominazioni che registrano aumenti di listino sopra la media nazionale: Montepulciano +13%, Barbera piemontese +11%, Nero d’Avola a +13%, Bonarda a +12%, Verdicchio a +20%.

«Come previsto – evidenzia il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – non sarà un anno facile per il vino italiano, che anche nelle esportazioni registra a gennaio un calo del 4,3% su pari periodo del 2022, con variazioni fortemente negative nella domanda extra-Ue. Il limitato potere di acquisto in Italia e nel mondo, assieme a un surplus dei costi delle materie prime secche, impongono la massima attenzione e concertazione da parte di una filiera le cui imprese stanno assorbendo direttamente parte dei rincari alla produzione. Ma evidentemente non basta».

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

«Vincere la sfida della desiderabilità»: così lo Champagne conquista l’Italia


La crescita generalizzata del Metodo classico in Italia non spaventa, anzi: «Avvantaggia». La sfida da vincere, piuttosto, è quella della «desiderabilità». Lo Champagne conquista sempre più il Bel Paese e cresce nel gradimento dei consumatori italiani attraverso una formula che dà per acclarata la qualità, ormai internazionalmente riconosciuta. E punta tutto sulla sfera del «desiderio», da solleticare giocando sull’unicità del prodotto, pilastro fondante dello storytelling. Lascia sul tavolo molto più della fredda matematica la visita
a Milano dei vertici del Comité Champagne, che mercoledì 29 marzo hanno presentato in un noto hotel del centro i numeri di un 2022 che vede l’Italia grande protagonista.

In termini di importazioni si tratta di un doppio record storico, sia a volume che a valore, grazie a 10,6 milioni di bottiglie di Champagne spedite nel Bel Paese (+11,5%) e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse), in crescita del 19,1%. L’Italia rappresenta oggi il quarto mercato dell’export mondiale dello Champagne a valore, davanti a Germania e Australia. Dati che dimostrano che, da Trento a Ragusa, chi sceglie le bollicine francesi per antonomasia è generalmente «esperto, curioso». E, soprattutto, «orientato alle cuvée di alta gamma».

Presenti a Milano David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne; Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des vignerons e co-presidente del Comité Champagne; e Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne. L’ente che rappresenta Maison e Vigneron della regione non ha dubbi: «I consumatori italiani si confermano grandi conoscitori di Champagne, amano scegliere e sanno muoversi all’interno della profondità di gamma offerta dai marchi».

I millesimati, le cuvée speciali e i rosé nel 2022 hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie di Champagne giunte in Italia, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania».

IN ITALIA CRESCONO GLI CHAMPAGNE A BASSO DOSAGGIO

Da segnalare per l’Italia la crescita degli Champagne a basso dosaggio, che costituiscono oggi il 5,1% a valore delle importazioni. E confermano, sempre secondo l’analisi del Comité, «l’evoluzione dei gusti degli italiani». I dosaggi inferiori al Brut, infatti, rappresentavano 15 anni fa lo 0,1% del totale delle spedizioni. «I gusti degli italiani – ha dichiarato Charles Goemaere – si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio».

«In questo scenario – ha aggiunto – il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi legata alla pandemia, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne. I positivi dati delle spedizioni confermano inoltre che l’offerta è riuscita a soddisfare la domanda».

«Il dinamismo a cui stiamo assistendo – ha spiegato David Chatillon – è dovuto essenzialmente allo sviluppo di nuovi mercati e di nuovi momenti di consumo. Lo Champagne resta il vino delle celebrazioni, ma prende sempre più piede un consumo che potremmo definire informale, in cui lo Champagne è sempre più il vino che riesce a rendere straordinario un momento ordinario. È questa la sfida della desiderabilità che dobbiamo continuare a vincere. E da questo punto di vista l’Italia è senza dubbio un osservatorio privilegiato sugli stili di consumo».

I DATI GLOBALI DELLO CHAMPAGNE NEL 2022

A livello globale, nel 2022 le spedizioni totali di Champagne hanno raggiunto i 325,5 milioni di bottiglie, in crescita dell’1,5% rispetto al 2021 e del 9,5% rispetto al 2019. Si tratta del miglior risultato a volume, secondo solo al picco del 2007. L’export rappresenta il 57% delle spedizioni, con 187,5 milioni di bottiglie, in crescita del 4,3%. Il 2022 segna un nuovo record a valore, con un giro d’affari che supera complessivamente per tutti i mercati i 6,3 miliardi di euro.

La classifica a valore dei principali mercati all’export per lo Champagne, vede al primo posto gli Stati Uniti con 946,9 milioni di euro e 33,7 milioni di bottiglie. Seguono il Regno Unito (548,9 milioni di euro e 28 milioni di bottiglie) e il Giappone (432,1 milioni di euro e 16,5 milioni di bottiglie).

L’Italia, al quarto posto, precede la Germania (245,1 milioni di euro e 12,2 milioni di bottiglie), Australia (188,3 milioni di euro e 10,5 milioni di bottiglie), Belgio (179,7 milioni di euro e 10,2 milioni di bottiglie), Svizzera (145,3 milioni di euro e 6,3 milioni di bottiglie) e Spagna (115,4 milioni di euro e 4,9 milioni di bottiglie). Chiude la classifica dei primi 10 mercati a valore il Canada, con un giro d’affari di 97,6 milioni e 3,5 milioni di bottiglie.

«La nostra ambizione – ha precisato Maxime Toubart – non è di cercare di fare di più, ma di fare ancora meglio, a beneficio delle generazioni future. Nei prossimi 10 anni, rafforzeremo notevolmente le nostre risorse con l’obiettivo che lo Champagne sia sempre disponibile, desiderabile e un punto di riferimento per i consumatori».

Categorie
Vini al supermercato

Vinitaly 2023, Gdo protagonista: ecco vini e spumanti più venduti ed emergenti al supermercato


Saranno presentate nella loro interezza a Vinitaly 2023 le classifiche di vini e spumanti più venduti ed emergenti al supermercato secondo la ricerca Circana (ex Iri). Veronafiere anticipa tuttavia alcuni dei contenuti della tavola rotonda in programma il 3 aprile a Verona. Il 2022 è stato un anno difficile anche per il mercato del vino nella Distribuzione Moderna a causa degli aumenti di costo delle produzioni e dei prezzi al pubblico.

Il 2023 potrebbe essere ancora un anno difficile per i volumi, a causa del pieno manifestarsi degli effetti legati al prezzo, ma potrebbe anche verificarsi un recupero nel secondo semestre, se l’inflazione calerà e se le promozioni diventeranno più incisive. Questo il quadro che verrà presentato in dettaglio dall’istituto di ricerca Circana (già IRI) a Vinitaly (a Verona dal 2 al 5 aprile), nel corso della 19° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere.

DISTRIBUZIONE MODERNA PROTAGONISTA A VINITALY 2023

Un’anteprima della ricerca presenta i dati generali delle vendite nell’anno 2022, la classifica dei vini e spumanti più venduti (a volume) sugli scaffali della Distribuzione Moderna e la classifica dei vini “emergenti” (a valore). Sul podio il Prosecco (Veneto e Friuli V.G.) con 46 milioni di litri venduti, il Chianti (Toscana) con 17 milioni di litri, il Lambrusco (Emilia Romagna) con quasi 17 milioni di litri. Si fanno notare le buone performance del Nero d’Avola (Sicilia) al 10° posto con quasi 8 milioni di litri, il Pignoletto (Emilia Romagna) al 12° posto con 6 milioni di litri, il Primitivo (Puglia) al 13° posto con quasi 6 milioni di litri.

La classifica dei vini “emergenti”, cioè quelli col maggior tasso di crescita rispetto all’anno precedente, elaborata a valore, mostra sul podio: Ribolla (Friuli V.G.) con +12%; Muller Thurgau (Trentino Alto Adige) con +10,0%; Vermentino (Sardegna, Liguria, Toscana) con +9,9%. Da notare i buoni piazzamenti in questa speciale classifica di Vernaccia (Toscana), Orvieto (Umbria, Lazio), Nebbiolo (Piemonte, Lombardia). I dati dell’intero comparto vino mostrano una flessione, a volume, del vino (-5,4%), dei vini rossi (-7%), degli spumanti (-4,7%) che diventa -0,2% se si esclude il Prosecco.

Lo scenario geo-politico e le conseguenze sui prezzi hanno generato effetti non marginali sulle vendite, che però hanno resistito evitando un tracollo – ha dichiarato Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – La fine del Covid potrebbe dare più certezze a tutti.

Nel corso della tavola rotonda presenteremo i dati dei primi mesi dell’anno, in modo da approfondire i primi segnali che vengono dai mercati e che potrebbero condizionare il 2023. Senza drammatici ulteriori aumenti dei prezzi, le Cantine e la Distribuzione potranno tornare a confrontarsi sulla base delle scelte aziendali e delle strategie di medio-lungo periodo”.

Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, ha sottolineato la rilevanza della tavola rotonda promossa con Vinitaly: «Nel tempo è divenuta uno dei luoghi privilegiati del dialogo tra le cantine e le insegne distributive, spesso caratterizzato da posizioni lontane. Per favorire l’incontro, in un periodo non facile per le vendite del vino, abbiamo anche rinnovato la formula, che consentirà ai rappresentanti dei produttori di porre direttamente domande ai distributori, in modo che il confronto sia sempre più costruttivo».

La tavola rotonda si terrà a Vinitaly lunedì 3 aprile, e vi parteciperanno, oltre Virgilio Romano:  per Federvini, Mirko Baggio (Responsabile Vendite Gdo di Villa Sandi); per Unione Italiana Vini, Luca Devigili (Business Development Manager di Banfi); Conad, Simone Pambianco Category Manager Bevande; Coop Italia, Francesco Scarcelli, Responsabile Reparto Beverage; Gruppo Selex, Flavio Bellotti, Responsabile Category Vino;  Carrefour, Lorenzo Cafissi, Responsabile Beverage Alcolico; MD, Marco Usai, Wine Specialist.

DISTRIBUZIONE MODERNA: LE ANTICIPAZIONI DELLA RICERCA CIRCANA-VINITALY


Categorie
news news ed eventi

Alta Langa vero fenomeno del metodo classico italiano: 597 ettari entro il 2025


Continua la crescita inarrestabile, ma ragionata, dell’Alta Langa Docg. Nel 2022 le vendite sono quasi raddoppiate. Quello piemontese è il vero fenomeno del metodo classico italiano. Per la precisione, il 2022 si chiude con un +40% sulle vendite rispetto all’anno precedente, che già aveva fatto segnare un +42% rispetto ai valori pre-pandemia. Le cantine socie del Consorzio, con sede ad Asti, salgono a 134 grazie all’ingresso di 18 nuove compagini, tra case produttrici e viticoltori.

La produzione attesa di Alta Langa vendemmia 2022 è di 3 milioni di bottiglie. Un risultato sostanzialmente in linea con quello del 2021, nel quale il leggero calo dovuto alle particolari condizioni climatiche dell’annata è stato mitigato dall’entrata in produzione di nuovi impianti. Il prossimo decennio sarà comunque fondamentale per avere un quadro esaustivo delle reali mire dei produttori di Alta Langa Docg, che annunciano di voler «crescere e affermarsi» ulteriormente. 

Nel 2023 sarà infatti riaperto il bando vigneti che consentirà l’iscrizione di 220 nuovi ettari ad Alta Langa Docg nel prossimo triennio 2023-2025. Il vigneto dell’Alta Langa potrà così passare dagli attuali 377 ettari (175 in provincia di Cuneo, 164 in provincia di Asti e 38 in provincia di Alessandria) ai complessivi 597 ettari. Un provvedimento che viene definito «un forte segnale di fiducia nel futuro della denominazione» da parte del management dell’ente di Tutela, che in passato aveva deciso di bloccare gli impianti.

ALTA LANGA DOCG: CRESCERANNO GLI ETTARI

Nel dicembre 2019, alla luce della situazione di mercato e delle scorte in affinamento presso le cantine delle aziende associate, il Consorzio Alta Langa aveva inviato a Regione Piemonte la proposta di sospensione delle iscrizioni di vigneti della denominazione per il triennio 2020 – 2022. Un’occasione che i produttori non vogliono perdere, invece, a partire dal prossimo anno: la programmazione regionale prevede infatti l’apertura e la chiusura delle iscrizioni ogni tre anni. Nel 2023, sempre in Piemonte, cresceranno anche le superfici destinate alla produzione delle Docg Gavi, Barolo, Barbaresco e Asti.

«La nostra denominazione – commenta la presidente del Consorzio Mariacristina Castelletta – è unica e speciale, fatta da persone ambiziose, agricoltori e produttori di bollicine uniti insieme da una visione lungimirante e da un grande orgoglio piemontese. Abbiamo fatto tanta strada in questi ultimi anni. Solo dieci anni fa i produttori erano 12. Anno dopo anno siamo cresciuti in termini di vendita con percentuali a doppia cifra».

«Ora – conclude Castelletta – inizia una nuova sfida: il prossimo triennio sarà determinante per il futuro. L’apertura sostanziale delle superfici ci proietta, entro 10 anni, in una dimensione doppia rispetto all’attuale. Abbiamo davanti un grande futuro e la possibilità di una crescita importante che affronteremo tutti insieme, coesi, mantenendo la vocazione di qualità che questo vino ha nel suo Dna».

Prima dell’Alta Langa 2022, migliori assaggi: il Metodo classico piemontese è al giro di boa

Categorie
news news ed eventi

Prosecco Conegliano Valdobbiadene: nel 2022 battuta d’arresto Gdo, ma cresce l’export


Più luci che ombre dal Rapporto economico 2022 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Dopo anni positivi, le vendite hanno subito una battuta d’arresto nel segmento Gdo. Il Consorzio di Tutela guidato da Elvira Bortolomiol confida comunque di poter raggiungere quota «104 milioni di bottiglie nel 2022», come nel 2021. E sottolinea piuttosto come la Docg, raggiunto ormai il limite fisiologico dei quantitativi giudicati “sostenibili” per la Denominazione, stia «crescendo in valore». Spinta soprattutto dall’export.

Il 2022 del Prosecco Superiore Docg di Conegliano Valdobbiadene è stato caratterizzato da una «performance particolarmente positiva delle vendite nella ristorazione» e da una «contrazione di quelle in grande distribuzione». Il Rapporto economico 2022 evidenzia come «dopo anni di crescita costante, le vendite del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg registrino un calo a valore pari al -10,4% e delle unità pari al -16,3% in Gdo».

Nel progressivo gennaio-ottobre 2022, il fatturato negli Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo supera i 379 milioni di euro, ma cala del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le bottiglie vendute ammontano nello stesso periodo a 72 milioni. Il prezzo medio a volume al litro è aumentato complessivamente del 3,4%. Ma è a partire da maggio 2022 che si è cominciato ad osservare in distribuzione moderna un aumento di prezzo più consistente per la categoria.

CALO DEGLI SPUMANTI, NE RISENTE ANCHE IL PROSECCO

L’andamento generale degli spumanti in Italia è condizionato dalla flessione dei principali protagonisti quali Prosecco, il classico italiano e lo Charmat dolce. Solo lo Charmat secco (escluso il Prosecco), resta in terreno positivo, sia a valore sia a unità. Un aspetto che giustifica gli investimenti nelle bollicine di numerose cantine italiane, anche in zone vinicole poco legate alla tradizione spumantistica (vedi il recentissimo caso Notte Rossa, in Salento). Tra i vitigni con trend positivi ci sono piuttosto la Ribolla, il Müller Thurgau e, appunto, il segmento “altro secco”.

Il prezzo medio a unità del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg per il formato da 75 cl, nei primi dieci mesi del 2022, si attesta a 6,27 euro, in aumento del 7,5%. Il segmento Doc raggiunge quasi i 5 euro (4,84 è il valore medio dei primi dieci mesi del 2022) con un aumento del prezzo medio pari al 10,4%. Osservando l’andamento mese per mese, il differenziale di prezzo tra Prosecco Doc e Docg si mantiene intorno a 1,50 euro.

In questo contesto, il Discount conferma il «ruolo di sostegno della domanda a volume» della Docg, catalizzando «la maggior parte dello sviluppo degli acquisti». Il canale di convenienza continua però a trasferire un’inflazione di molto superiore rispetto a quella che si registra nelle forme distributive classiche. Ciononostante, il divario di prezzo del basket nei Discount permane ampio rispetto a Ipermercati e Supermercati (circa il -30%).

Sempre secondo il report annuale curato dal prof Eugenio Pomarici del Cirve – Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia, «le variazioni non ridimensionano il ruolo della grande distribuzione, che continua ad essere un canale di sbocco di grande importanza per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg». Sarebbero dettate «verosimilmente da un rimbalzo tecnico rispetto al 2021 e della situazione economica».

PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE, «CRESCE L’EXPORT»

I dati già disponibili sulle esportazioni indicherebbero poi «una crescita dell’export della Denominazione nei primi 7 mesi del 2022 di poco inferiore al 10% in volume e di circa il 25% in valore». Cifre che, avverte il Rapporto economico 2022, «fanno presumere un’inversione di tendenza nei mesi successivi, osservandosi a luglio una variazione negativa in volume».

Quel che pare evidente dalla lettura del Rapporto economico 2022 è che il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg sia una denominazione in una fase delicatissima, specie sul fronte del riassetto dei mercati. L’evoluzione dei prezzi dell’uva (incremento medio del 35% rispetto al 2021, da un minimo di 1,80 euro a un massimo di 5,50 per il Catizze), insieme alla stabilità dei prezzi del vino base e ad un aumento dei prezzi sul mercato finale (sotto il 10%), contribuirà a determinare «importanti fenomeni di riallocazione del valore distribuito tra i diversi segmenti della filiera».

La Denominazione appare dunque robusta nel collegamento con il mercato, ma nell’immediato futuro l’impegno dovrà essere concentrato nell’accelerare i processi di creazione di valore lavorando da un lato per contenere i costi e, dall’altro, per migliorare il posizionamento del prodotto sul mercato».

VALORE E SOSTENIBILITÀ: LE CARTE DEL CONSORZIO

Del resto, come avvertiva il prof Pomarici lo scorso anno, in occasione della presentazione del Rapporto economico 2021 della Docg, «non si potrà andare molto oltre ai 106 milioni di bottiglie, perché questo è il limite fisico della produzione del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg. Un vincolo con il quale si deve fare i conti. La crescita della denominazione, dunque, dovrà essere essenzialmente in valore».

«L’analisi del 2022 – afferma la presidente del Consorzio Elvira Bortolomiol testimonia come una comunità di produttori, da sessant’anni impegnata a valorizzare un prodotto di grande finezza e capace di esprimere una varietà di espressioni sensoriali, abbia saputo riorganizzare le proprie attività adeguandole alla “nuova normalità” che si è affermata proprio nel 2021. Crescita del “valore” e “sostenibilità”, sono le due parole chiave per affrontare il futuro».

«Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – aggiunge Diego Tomasi, direttore del Consorzio – è un prodotto maturo che può vantare ed esprimere sul mercato il suo valore grazie all’unicità del suo terroir. Oltre all’autenticità del vitigno, il nostro territorio inizia a esprimere fortemente il proprio potenziale di attrattività turistica. Infatti, nei primi sette mesi del 2022 gli arrivi e le presenze di visitatori nel Conegliano Valdobbiadene si sono attestati in crescita rispettivamente del +61,8% e del +31% in confronto allo stesso periodo del 2021».

IL RUOLO DELLA DIGITALIZZAZIONE

Il 2022 del Conegliano Valdobbiadene appare dunque come «una stagione certamente complicata, che forse vedrà modesti arretramenti rispetto al 2021», come recita lo stesso report annuale. Eppure, nel corso dell’anno, la Denominazione «ha mantenuto una posizione di mercato che, a fine anno, risulterà di maggiore entità rispetto al 2019». Nei primi 10 mesi dell’anno, il livello delle certificazioni risulta essere superiore del 14% rispetto al 2019, anno precedente la pandemia.

«Questo risultato – commenta il prof Eugenio Pomarici – è certamente il frutto di un grande sforzo che la Denominazione ha continuato a fare anche nel 2021 per mantenere e rinnovare le relazioni con il mercato. Ciò è avvenuto attraverso attività di ricerca di nuovi canali di vendita e innovazioni nelle attività di comunicazione e promozione. Le esperienze maturate nel 2021 hanno peraltro indotto molte delle aziende della Denominazione a incrementare nel 2022 la digitalizzazione, lungo i percorsi avviati o accelerati durante la pandemia, con effetti positivi nel campo della comunicazione e dell’organizzazione aziendale.

«Quanto è avvenuto nel 2021 – conclude Pomarici nel Rapporto economico 2022 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – ha fatto però anche emergere in molte situazioni i limiti delle risorse digitali aziendali. Questo ha portato più di un terzo delle imprese a programmare per il 2022 il potenziamento generale delle dotazioni hardware e software. E anche un maggiore ricorso alla digitalizzazione per la gestione della gestione della cantina, delle relazioni con i clienti (CRM) e la gestione dei flussi fattori/ prodotti».

Categorie
Vini al supermercato

Calano le vendite di vino al supermercato nei primi 9 mesi 2022

Salgono i prezzi e scendono i consumi di vino nella grande distribuzione italiana. Secondo l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea su dati Ismea-Nielsen, nei primi 9 mesi di quest’anno, gli acquisti sugli scaffali di Gdo e retail rispetto al pari periodo del 2021 sono scesi in volume del 6,9% (a 5,6 milioni di ettolitri, sotto anche i livelli pre-Covid), l’equivalente di 55 milioni di bottiglie in meno.

In ribasso anche il saldo del valore (-3,5% a 2 miliardi di euro), nonostante il prezzo medio sia progressivamente lievitato del +7% nel secondo e terzo trimestre. Ed è proprio questa crescita dei prezzi, dettata esclusivamente da una spinta inflazionistica comunque ancora sottostimata rispetto al reale surplus di costi accusati dalle imprese del vino, che – secondo l’Osservatorio – sta zavorrando le vendite, in attesa di un autunno-inverno ancora più difficile per gli italiani.

Le vendite presso la Gdo evidenziano un calo dei volumi di tutte le tipologie di vini, con i fermi a -7,5% mentre gli spumanti pagano meno (-2,2%) grazie alla crescita in doppia cifra del sempre più significativo segmento degli spumanti secchi “low cost”, che ha mantenuto invariato un prezzo medio del 30% inferiore rispetto alla media di categoria.

Tra i vini fermi, le elaborazioni Uiv-Ismea evidenziano picchi negativi a volume per i rossi (-9,2%), mentre i bianchi si fermano a -6% e i rosati a -3,8%. I più colpiti dalle riduzioni di consumo risultano i vini Dop, che chiudono i primi nove mesi a -8,7% (-che diventa -11,5% per i rossi), contro il -8,1% per gli Igt, mentre i vini comuni chiudono il saldo a -6%.

Pochissime le denominazioni a luce verde tra le vendite in volume, non a caso quelle che hanno mantenuto sostanzialmente invariati – o addirittura diminuiti – i propri listini (Castelli Romani, Oltrepò Pavese Barbera, Nobile di Montepulciano, Vermentino di Sardegna).

Cali oltre la media invece sui volumi di vendita per alcune tra le più importanti denominazioni italiane, come il Prosecco (-8,5%) gli spumanti Metodo classico (-10,4%), il Chianti Docg (-11,5%) il Montepulciano d’Abruzzo (-9,7%), la Barbera (-15,9) e i Lambruschi. Tra le Indicazioni geografiche tipiche, riduzioni significative anche per Puglia Igt, Terre Siciliane, Lambrusco Emilia, Rubicone Trebbiano.

In calo anche la nicchia dei i vini biologici (incidono in volume poco più dell’1% sul totale), non solo in termini di bottiglie consumate (-2,3%), ma soprattutto di valore generato (-5,9%), nonostante una limatura dei listini del 4% (5,19 euro al litro). Giù anche l’e-commerce, la cui spinta si è fermata sia nei volumi (-15%) che nei valori (-23%, a 34,7 milioni di euro).

Per il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: «Fino a oggi la filiera è riuscita a tenere per quanto possibile sotto controllo le dinamiche dei prezzi, e va dato atto alla distribuzione di aver fatto la sua parte. Sarebbe più che mai auspicabile mantenere in equilibrio i listini anche nei prossimi mesi, quando il potere di acquisto delle famiglie sarà ulteriormente ridotto a causa di costi energetici, dei beni alimentari e di prima necessità».

Categorie
news news ed eventi

Lugana, Primitivo, Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online


Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).

A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.

Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.

IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE

Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).

Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).

Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.

FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?

«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».

Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.

I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Calano le vendite dei vini della Borgogna nel 2022

La vendemmia 2021, scarsa a livello di quantità con circa 997.000 ettolitri – ovvero poco più di 132,9 milioni di bottiglie da 75 cl – ha avuto un impatto sul calo delle vendite dei vini della Borgogna. La botta d’arresto più evidente è quella dei supermercati francesi: -11% in volume nei primi 8 mesi dell’anno, rispetto al periodo pre-Covid.

«Nonostante il raccolto del 2021 sia storicamente basso in termini di volume (-30% / media degli ultimi 5 raccolti) sfuso e bottiglie sono calate “solo” del 15% rispetto alla media delle ultime 5 campagne vendemmiali (1,3 milioni di bottiglie)», evidenzia il board di Vins de Bourgogne.

 

Il calo delle vendite è legato anche ai consumi interni. «Il livello di consumo dei francesi – evidenzia il Consorzio – dipende dalle conseguenze di una ripresa economica post-bellica più veloce della produzione globale di beni e servizi. Recentemente, il conflitto russo-ucraino ha amplificato queste conseguenze».

L’aumento dei prezzi dell’energia, l’inflazione (+6,6%, nota dell’Insee del 7 settembre 2022), e l’aumento dei prezzi di beni e servizi hanno avuto un impatto diretto sul potere d’acquisto dei francesi. Grazie alle misure governative di protezione contro l’aumento dei prezzi, il consumo francese nel secondo trimestre del 2022 sta resistendo bene (+6,6%).

I francesi stanno facendo scelte drastiche, nel tentativo di mantenere il loro potere d’acquisto: il 68% dei prodotti da supermercato sta subendo una contrazione dei volumi di vendita (NielsenIQ). E i volumi dei vini fermi sono tra i più colpiti. Le vendite di vini fermi nei supermercati francesi (esclusi i discount) sono diminuite del 5,9% (8 mesi 2022 / 8 mesi 2022).

L’EXPORT DEI VINI DELLA BORGOGNA

Addirittura -7,6% per i vini Doc fermi (8 mesi 2022 / 8 mesi 2021). «I vini di Borgogna sono doppiamente colpiti da questa scelta dei consumatori e dalla piccolissima raccolta 2021», evidenzia ancora Vins de Bourgonge. La Borgogna è quindi al di sotto dei livelli di vendita pre-Covida (-11%, 8 mesi 2022 / 8 mesi 2019).

«Dall’inizio dell’anno – afferma Laurent Delaunay, copresidente del BIVB – il canale tradizionale, in particolare quello della ristorazione, sta andando particolarmente bene per i vini di Borgogna. C’è un vero e proprio appetito per i nostri vini. Ciononostante, seguiremo con attenzione questo settore nei prossimi mesi, in quanto l’economia globale la situazione economica globale può influire anche su questo settore».

Del resto, cala anche l’export. Dopo il boom dei consumi successivo al lockdown e in un contesto economico pieno di incertezze, le esportazioni dei vini della Borgogna stanno rallentando del -10,6% in volume (6 mesi 2022/ 6 mesi 2021). Questo rallentamento dei volumi di esportazione, in gran parte legato alla mancanza di vino, è accompagnato da aumento del valore: + 12,4% del fatturato (6 mesi 2022 / 6 mesi 2021).

Il rallentamento dei volumi arriva dopo 3 anni da record. Tuttavia, le esportazioni rimangono superiori a quelle del periodo pre-Covida: 46,4 milioni di bottiglie da 75 cl esportate dalla Borgogna (6 mesi 2022), ossia + 13% in volume (5,3 milioni di bottiglie vendute in più).

«Il rallentamento delle nostre esportazioni – spiega François Labet, presidente della BIVB – si spiega logicamente con il basso livello di raccolto. Le cantine hanno dovuto ridurre le loro assegnazioni per soddisfare tutti i clienti. Dobbiamo dunque aspettare l’arrivo dell’annata 2022».

Categorie
news news ed eventi

Amarone superstar del 2021: cresce e traina la Valpolicella

Ultimo anno da incorniciare per il vino in Valpolicella e, in particolare, per l’Amarone. Una crescita in doppia cifra in tutti gli aspetti chiave. È quanto emerge dall’outlook 2021 del Consorzio tutela vini Valpolicella. Cresce di poco il vigneto, ora a 8.573 ettari (+2%). E aumenta significativamente la produzione (+8,6% sul 2020).

Ma arriva soprattutto dal mercato il dato più eclatante, con un risultato sulle vendite che registra un incremento di oltre il 16% sul 2020, in linea con la crescita complessiva dell’imbottigliato (+15,3%).

Secondo l’indagine compiuta da Nomisma Wine Monitor su un campione di imprese rappresentativo del 50% della produzione imbottigliata, il rimbalzo che si è registrato lo scorso anno ha interessato in particolare la domanda italiana. Lo scatto rispetto al 2020 è del 31% a valore. L’export è in crescita dell’8% anche grazie ad un incremento del prezzo medio.

«Tale discrasia nelle performance delle imprese – evidenzia il Consorzio – discende dagli impatti della pandemia e dalle restrizioni di natura sanitaria che avevano portato le vendite 2020 dei vini della Valpolicella a registrare un calo di quasi il 10% sul mercato nazionale rispetto al 2019».

VINI DELLA VALPOLICELLA: AMARONE SUPERSTAR DEL 2021

La miglior performance la fa segnare l’Amarone, protagonista di un autentico boom di vendite (+24%) ben oltre la media nazionale sia nelle esportazioni (+16%) che soprattutto in Italia, dove segna un +39% a valore.

Per il re della Valpolicella, il cui prodotto prende la strada per l’estero per oltre il 60% delle bottiglie vendute, i top mercati sono stati Canada, Stati Uniti e Svizzera, seguiti a ruota da Regno Unito e Germania.

Il trend nelle singole piazze vede in forte crescita la domanda dei Paesi anglosassoni, con Usa a +27%, Canada a +22% e Uk a +18%. Sopra la media anche le vendite in Germania e nel sempre più consolidato Benelux, entrambi a +17%.

IL COMMENTO DEL CONSORZIO

«I risultati presentati oggi – spiega il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini – confermano l’ottimo stato di salute di una denominazione che ha saputo reagire nel migliore dei modi all’emergenza».

Il lavoro però non è finito, soprattutto relativamente alla promozione del nostro vino identitario. Per questo valore, qualità e rilancio del Valpolicella saranno al centro della politica del Consorzio anche per quest’anno».

«Il forte rimbalzo delle vendite sul mercato nazionale – aggiunge Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor – sposta leggermente in basso il grado di propensione all’export dei vini della denominazione, che si assesta sul 61% del fatturato totale contro il 69% del 2020».

Stati Uniti, Cina e altri Paesi del Sud-Est Asiatico come Corea del Sud, Vietnam e Tailandia sono i mercati esteri che, a detta dei produttori, mostreranno le migliori prospettive di crescita per i vini della Valpolicella nei prossimi anni.

VALPOLICELLA RIPASSO IN SCIA

Bene, sempre secondo il focus commissionato dal Consorzio, anche il Valpolicella Ripasso che chiude l’anno a +15%, complice anche qui l’exploit sul mercato interno (+34%; dato che si alza al +43% per le piccole imprese).

Il tutto a fronte di una variazione più timida dell’export (+5%) e di un prezzo medio sostanzialmente stabile. Il Canada domina la domanda, con il 22% del totale delle vendite a valore. Seguono Svezia, Regno Unito e una Germania cresciuta del 44% nell’import di Ripasso in un solo anno.

Aumenti importanti anche per Usa (+24%) e Danimarca (+19%), mentre si riducono gli acquisti in Norvegia dopo la forte crescita che si era registrata nel corso del 2020. Meno luminoso il quadro per il Valpolicella, che chiude a +1,2% a valore (+3% a volume).

Anche in questo caso l’Italia registra un segno positivo (+9%, con le piccole aziende a +29%), mentre l’export frena a -4%. Le maggiori richieste arrivano ancora una volta dal Canada, con oltre un terzo degli ordini. Seguono Usa e Benelux. In netta crescita la Russia, che fa segnare un +31%.

Categorie
news news ed eventi

Riaperture e revenge spending spingono le vendite di vino italiano

Riaperture e revenge spending determinano un nuovo record storico per le vendite di vino italiano. L’Italia figura tra i top 12 Paesi buyer esteri nel primo semestre 2021. Con le importazioni segnalate in crescita a valore del 7,1% sul pari periodo 2020. Cifra che sale al + 6,8% rispetto al 2019, in regime pre-Covid. Lo rileva l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor.

Si tratta degli ultimi dati doganali sulle importazioni dei 12 principali mercati mondiali della domanda di vino, che assieme valgono circa i 3/4 del totale export made in Italy. Per il vino del Belpaese, lo scatto di questo primo semestre rappresenta il trend di incremento più netto degli ultimi anni. Ma soprattutto controbilancia lo stop forzato del 2020. Con gli interessi.

Tra i 12 Paesi buyer di riferimento bene anche la domanda globale di vino, in crescita nell’ultimo anno dell’8,1%. La Francia vola a +26,2%. Ma, rispetto all’ultimo periodo pre-Covid (primo semestre 2019), è l’Italia che vince sulle principali piazze: +6,8%, a quasi 2,6 miliardi di euro, contro la Francia a +2% (oltre 3,3 miliardi di euro). Importazioni totali di vino, invece, ancora in terreno negativo: -1,7%, pari a quasi 10 miliardi di euro.

MANTOVANI (VERONAFIERE): «MERITO AGLI OPERATORI»

«Il settore è uscito, si spera definitivamente, da una crisi senza precedenti – evidenzia il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – grazie ai fondamentali dei suoi operatori, alla loro organizzazione commerciale e alla forza del brand tricolore».

Oggi, in particolare con i nostri vini simbolo, siamo al centro del fenomeno legato ai ‘consumi di rivalsa’ post-Covid: un effetto traino da intercettare e da cui ripartire consolidando ancora di più le quote di mercato».

PANTINI (NOMISMA WINE MONITOR):«REVENGE SPENDING SU FASCIA MEDIO-ALTA»

«Dall’analisi dei dati – ha detto il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini – emerge una sorta di ‘revenge spending’ che sta trainando il commercio mondiale di vino e che interessa i vini di fascia medio-alta, come desumibile anche dai prezzi medi all’import».

Una conferma a questa tesi arriva analizzando l’export dei Dop italiani e francesi, con i rossi Dop del Piemonte a +24% o i rossi Dop toscani a +20%. Tendenza ancora più evidente per i rossi a denominazione francesi, con il Bordeaux a +61% e il Borgogna a +59%, ma anche per gli sparkling d’Oltralpe, Champagne in primis, che volano a +56% nel mondo e a +70% negli Usa».

Quanto alle importazioni di vini tricolori nelle 12 principali piazze, sul 2020 l’Italia sovraperforma rispetto al mercato in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%), mentre è sotto la media negli Usa (+1%, ma sul 2019 l’incremento è di quasi il 6%), Uk (-0,4%) e Canada (+2,5%). Crescono le importazioni dei vini fermi (+6,9%, con il prezzo medio salito a +5,9%), mentre gli sparkling incrementano le vendite dell’11,1%, con una riduzione del prezzo medio del 4,8%.

Categorie
news news ed eventi

Il Prosecco Conegliano Valdobbiadene bissa il record: 92 milioni di bottiglie nel 2020

Ben 92 milioni di bottiglie certificate, lo stesso numero raggiunto nel 2019, l’anno dei record. Si sono rivelate fondate le previsioni di novembre del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Secondo gli ultimi conteggi, il numero record è stato eguagliato nel 2020.

La flessione, di fatto, è minima rispetto alla chiusura 2019: un – 0,001% che, nonostante qualche timore manifestato nel corso dell’autunno per il peggioramento della situazione epidemiologica, evidenzia quanto il recupero sia stato superiore alle aspettative.

“Chiudiamo questo 2020 con un ottimo risultato – afferma Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela veneto – particolarmente significativo pensando all’anno che ci stiamo lasciando alle spalle. Anche se non è stato semplice, abbiamo raggiunto veramente un risultato storico”.

Le aziende della denominazione hanno dimostrato capacità di adattamento alla situazione e serietà nell’affrontare, anche con misure severe che siamo stati costretti ad adottare, la realtà di mercato che ci minacciava soprattutto in primavera.

Il risultato finale è dovuto a un forte recupero di dicembre che ha registrato un aumento delle certificazioni superiore agli anni precedenti, compensando così i risultati dei mesi più duri del 2020″.

Come era già emerso dal Rapporto economico presentato l’11 dicembre scorso (vedi l’articolo sotto), questo risultato evidenzia, secondo il Consorzio, “lo stretto rapporto tra le aziende e il loro mercato”.

“Le imprese, nel loro insieme, sono riuscite ad adattarsi ai canali di vendita in modo efficace rispetto alle necessità, in un contesto di forte limitazione delle vendite nella ristorazione, canale che in Italia e all’estero assorbe circa un terzo dei consumi in volume e più della metà in valore”.

La tenuta complessiva, sempre secondo il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, è motivata dalla ricollocazione del prodotto su canali meno utilizzati negli anni precedenti, oltre che sull’e-commerce“. Il riferimento è alla Grande distribuzione organizzata, ovvero il mondo dei supermercati.

Prosecco Conegliano Valdobbiadene batte Covid. Nardi: “Fatto solo scelte giuste”

Categorie
news news ed eventi

Il Chianti brinda alle vendite 2020: “Salvati dalla grande distribuzione, ma non basta”

Uno dei Consorzi che ha alzato maggiormente la voce – specie nei confronti del Governo – sin dagli esordi dell’emergenza Covid-19, oggi tira “un sospiro di sollievo” e ringrazia la grande distribuzione, ovvero il mondo dei supermercati. A brindare (senza esagerazioni) alle “primissime stime di fine anno” è il Consorzio Vino Chianti.

Secondo l’ente di Viale Belfiore, “le vendite confermano il dato del 2019, anzi lo superano leggermente: da 670 a 690 mila ettolitri“. “Viste le restrizioni all’attività dei ristoranti e delle strutture ricettive e il crollo del canale Horeca – dichiara Marco Bani, direttore del Consorzio – sono state soprattutto le vendite nella grande distribuzione a salvare la situazione”.

Il riferimento è “a quei produttori del Consorzio che si rapportano con questo importante segmento di mercato, ma che purtroppo non rappresentano la totalità della Denominazione”. “Questi dati ci regalano un pizzico di ottimismo, per affrontare con rinnovata energia il 2021”, aggiunge Marco Bani.

L’anno che sta per iniziare richiede anche la soluzione a problemi che non hanno trovato risposta nei mesi scorsi: “Il Governo – torna alla carica il presidente del Consorzio, Giovanni Busi – aveva detto che entro dicembre sarebbero arrivati i contributi per la ‘vendemmia verde’ che invece forse arriveranno a gennaio, ma non è detto”.

Consorzio Vino Chianti: “Caro Governo, così moriamo tutti”

Le aziende al 31 dicembre hanno tutte le scadenze che non potranno rispettare, anche perché molte banche non hanno accettato la proroga delle scadenze. Serve dunque un efficace sostegno per dare liquidità alle aziende, per il loro accesso al credito e per le attività di promozione sui mercati esteri”.

“Rileviamo, inoltre, inaspettate carenze di risorse – fa eco Bani – nell’Ocm ristrutturazioni vigneti e nell’Ocm investimenti, sui bandi attivati dalla Regione Toscana, cosa di cui ci auguriamo il sistema se ne faccia pieno carico andando a recuperare nuove risorse o quelle risorse, attualmente non spese, da parte delle regioni con meno o più lenta capacità di spesa, a favore di quelle regioni più virtuose e veloci nella spesa”.

In un momento come questo, dove, nonostante le gravi difficoltà generali, rileviamo una enorme volontà di investire e crescere, nell’attesa di una pronta ripresa dei mercati nell’anno che sta per iniziare, la politica regionale e nazionale devono farsi carico di trovare le risorse necessarie e le vie brevi e concrete per immettere liquidità in questo settore trainante dell’economia toscana”.

“Siamo stanchi di misure che non risolvono i problemi alle aziende – conclude il direttore del Consorzio Vino Chianti – come quelle della riduzione volontaria delle rese vendemmia 2020, la distillazione di crisi, lo stoccaggio, il pegno rotativo, che servono solo a fare notizia. Urgono ulteriori interventi con adeguate disponibilità finanziarie per dare ossigeno ed un futuro alle imprese”.

Categorie
news news ed eventi

Consumo di vino giù del 70%, allarme Chianti. Preoccupa lockdown Germania

Un tracollo del 70% del consumo di vino è il costo stimato dell’ultimo decreto del Governo che chiude i locali alle 18. L’allarme arriva dal del Consorzio Vino Chianti, ma anche da Coldiretti, che sottolinea oggi i timori per il lockdown in Germania, una delle piazze privilegiate del Made in Italy enologico.

Tremila produttori per 15.500 ettari di vigneto e una produzione di 800 mila ettolitri. Questi i numeri del Chianti, che lancia la carica contro il decreto 24 ottobre, a poche ore dalle nuove misure del governo Conte.

“Il 70 per cento del vino si consuma dall’aperitivo in poi – spiega il presidente del Consorzio, Giovanni Busi – è un colpo durissimo al settore.  Tutto questo senza considerare che i ristoratori, i locali e  le enoteche si sono adattati puntualmente ad ogni disposizione, accogliendo i clienti in totale sicurezza. Hanno fatto sacrifici economici importanti, anche indebitandosi ulteriormente, pur di restare aperti”.

Nella situazione attuale, continua il presidente, “era necessario adattare le restrizioni alle realtà locali e alle condizioni di lavoro delle attività, per garantire i lavoratori e le aziende. Invece si è preferito agire in maniera dura, anche confusa, per tamponare un oggettivo problema di organizzazione che questo Governo continua a manifestare”.

Di fronte a una situazione critica, “il Governo si è mostrato assente e sordo – aggiunge Busi – Continua questa brutta abitudine di annunciare ristori e misure di sostegno senza poi concretizzare in tempi brevi. Ci sono ancora lavoratori che aspettano la cassa integrazione dei mesi estivi, c’è sempre troppo burocrazia che soffoca le imprese, soprattutto le più piccole”.

Altri paesi europei hanno garantito almeno il 75% dell’incasso, noi ancora siamo troppo indietro.  Sarebbe necessario anche garantire un accesso al credito più facile, oggi completamente assente, eliminando temporaneamente gli accordi di Basilea”.

Molta preoccupazione anche per le previsione sul Natale, problema che riguarda anche il settore della birra, come evidenziato dall’intervista esclusiva pubblicata ieri da WineMag.it. “Con il virus dobbiamo convivere ancora per diverso tempo – conclude Busi – ora il Governo deve prendere provvedimenti concreti altrimenti il fallimento di interi settori economici sarà inevitabile”.

COLDIRETTI: “NECESSARIA UN’AGENZIA UNICA”

Con il lockdown in Germania e la chiusura di bar e ristoranti sono a rischio 7,2 miliardi di export agroalimentare Made in Italy, con il Paese di Angela Merkel che è quello che nel mondo apprezza di più la cucina italiana, anche per il record in Europa di locali e pizzerie che si richiamano alla tradizione enogastronomica tricolore.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’inizio del lockdown in Germania, dove la chiusura di bar e ristoranti durerà almeno un mese. Una misura destinata ad avere un impatto sulle esportazioni di cibo e vino Made in Italy con il rischio concreto “di una inversione di tendenza dopo che le spedizioni avevano fatto registrare un aumento del 7% nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà”.

“A preoccupare – continua la Coldiretti – sono in realtà le misure restrittive annunciate per la ristorazione in tutta Europa, dalla Francia dove le nuove chiusura di bar e ristoranti in tutto il Paese sono in vigore dal weekend ma anche in Svizzera, Austria, Grecia e Inghilterra che è il quarto mercato di sbocco dell’italian food nel mondo dopo Germania, Francia e Usa”.

Le esportazioni agroalimentari nazionali avevano raggiunto nel 2029 il valore record di 44,6 miliardi di euro con un aumento del 3,5% nei primi sette mesi del 2020 che difficilmente sarà mantenuto a causa delle misure restrittive rese necessarie in molti Paesi per contenere il contagio.

Un elemento di difficoltà che si aggiunge alla contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione in Italia che sono praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali.

“Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e  va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy”.

“Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali”.

Categorie
news news ed eventi

Via libera dell’Europa al Prosecco Doc Rosè: si stapperà a Capodanno 2021

Via libera dell’Europa al Prosecco Doc Rosè con la comunicazione di approvazione di una modifica ordinaria al disciplinare di produzione che consentirà di stappare le prime bottiglie già a Capodanno 2021, nonostante i timori per possibili lockdown in Italia e nel mondo. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciarne l’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 362/26.

L’arrivo della tipologia rosè, accompagnata da polemiche in Veneto e non solo, rappresenta secondo Coldiretti “un importante arricchimento per il vino italiano più esportato al mondo con un valore delle vendite di 533 milioni di euro nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà determinate dal Covid sugli scambi commerciali nazionali e sulle vendite delle ristorazione con lo stop a party e cerimonie”.

“Con la nuova offerta il Prosecco si prepara a catturare un nuovo mercato che ha avuto negli ultimi anni una interessante crescita anche sui mercati esteri”, continua Coldiretti. L’obiettivo è il 10% della produzione complessiva di Prosecco Doc, ovvero 50 milioni di bottiglie di Prosecco Rosè da immettere sul mercato entro Capodanno 2021.

Prosecco rosé? Amen!

“Le bollicine più famose al mondo – continua Coldiretti – possono ora vantare un ulteriore riconoscimento ufficiale ed incontrare il gusto dei consumatori sempre più attenti all’origine e al saper bere, dopo l’avvenuta iscrizione del sito veneto ‘Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella Lista dei Patrimoni Mondiali’ dell’Unesco lo scorso anno”.

“L’importante novità – continua la Coldiretti – ha un valore da triano per l’intero sistema vitivinicolo nazionale che per la prima volta dopo una crescita ininterrotta di 30 anni registra un contrazione del valore delle vendite all’estero del 3% nel corso dei primi sette mesi del 2020 a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. Un dato preoccupante – conclude la Coldiretti – dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy nel 2019″.

Il Veneto già in epoca ‘pre-Prosecco rosè’ (2019) rappresentava il 78% della produzione nazionale di spumanti rosati, grazie ai precursori della nuova categoria della Doc. A seguire, tra le denominazioni, il Franciacorta rosato (1,8 milioni di bottiglie) e il Trento Doc rosato (1,1 milioni).

A ricordarlo è Unione Italiana Vini (Uiv), nel definire la nuova tipologia Prosecco spumante rosè “determinante per la conquista della leadership italiana nella tipologia”.

Categorie
Approfondimenti

Vendite spumanti italiani salde all’epoca Coronavirus: l’indagine Ovse-Ceves

Bene gli spumanti italiani nel primo semestre 2020, senza variazioni sostantive su base annua, in particolare per il Prosecco Doc e Docg e gli Charmat. Subiscono i maggiori cali (anche del 40-45%) i vini italiani riservati al settore Horeca, come vini rossi importanti, bollicine esclusive metodo tradizionale e lo Champagne (calo del 75% in Italia).

Crescono gli acquisti in Gdo (+16%), mentre l’e-commerce raddoppia i volumi ma non il fatturato. La miglior performance è quella dei vini a costo medio-basso. È quanto emerge dall’analisi Ovse-Ceves.

“Il calo di vendite-consumi di vini spumanti italiani sul mercato interno ed estero – spiega il fondatore Giampietro Comolli (nella foto) – è molto più contenuta e più differenziata rispetto alle dichiarazioni altisonanti lette tempo fa”.

Discorso totalmente diverso per vini tranquilli, seppur fortemente diversi tipologia per tipologia. Gli stessi dati della Gdp (canale nazionale che copre l’acquisto di 6 bottiglie su 10) confermano un incremento di acquisti e di atti di acquisto a livello nazionale in confronto con lo stesso periodo 2019, seppur con cali evidenti per certe tipologie, etichette, denominazioni”.

Sempre secondo i dati Ovse-Ceves, “fino al 10 marzo tutte le spedizioni programmate dalle cantine sono arrivate a destinazione, in pieno lockdown è scattata la corsa all’acquisto online e con il delivery conseguente, poi si sono riaperte le cantini per gli acquisti diretti diventando una fuga o scusa di riscatto dalle chiusure domestiche”.

Un altro dato interessante valutato da Ovse sono i metodi produttivi e i rispettivi volumi delle bollicine italiane pronte per il consumo durante i 100 giorni delle limitazioni degli spostamenti e della gestione d’impresa.

“Nei primi mesi dell’anno i vini spumanti ottenuti con il metodo italiano (Prosecco, Valdobbiadene, Lambrusco, Durello, Malvasia, Ortrugo, Muller, Pinot) sono già in spedizione – evidenzia Comolli – e per questo non hanno risentito del calo dei consumi, anzi”.

Viceversa i vini ottenuti con il metodo tradizionale classico (Franciacorta, Alta Langa, Trento, Monti Lessini, ecc..), fatto eccezione per i millesimi riserva e selezioni disponibili in cantina oppure già presso i distributori o clienti, solitamente vengono imbottigliati a primavera e le massicce spedizioni iniziano da maggio-giugno (bolle e dogana)”.

Un segnale positivo arriva dai primi Paesi importatori di vini spumanti: Usa, Uk e Giappone segnano una crescita in volumi (+2,5% sul 2019), a valori stabili. Un segnale reale e allarmante arriva dalla Francia per lo Champagne, che registra, sempre nei primi 100 giorni di emergenza Coronavirus, un calo dei consumi sul mercato interno pari a circa l’55% rispetto allo stesso semestre del 2019 e un calo del 45% per le spedizioni all’estero.

Su base annua le Case di Champagne stimano una perdita del 27-28% dei volumi e un danno economico di circa 1,7 mld/euro

In sintesi la ricerca di Ovse-Ceves (luglio 2020) sul comportamento degli italiani in generale rispetto all’acquisto e consumo di vino in periodo Covid (100 giorni, dal 9 marzo al 30 giugno) evidenzia:

  • Meno consumo di vini sostenibili e quelli più cari in senso generale
  • Più consumo di vini locali facili da trovare, più pubblicizzati e anche autoctoni
  • Più bottiglie a prezzo contenuto (limite sono i 10-11 euro a bottiglia su scaffale o in cantina)
  • Più vini di cantine grandi, note, diffuse che danno garanzie
  • Più acquisti online e eno-commerce
  • Meno acquisti diretti in cantina soprattutto nei territori e grandi DO dove avvenivano eventi, fiere, degustazioni, primeur
  • Più delivery
  • Meno acquisto di Champagne
  • Più acquisto di Prosecco Superiore Docg e Prosecco Doc (molti in abbinamento con Aperol o Campari)
  • Più vini bianchi tranquilli noti e di annata recente
  • Meno vini rossi tranquilli top selezionati riserve e più noti dell’alta gamma
Categorie
news news ed eventi

Grandine e vento sulla Valpolicella, il Consorzio: “5-6 milioni di euro di danni”

Nel disastro, un sorriso a mezza bocca per i viticoltori della Valpolicella. Il nubifragio di ieri pomeriggio poteva infatti causare conseguenze ancora più devastanti. “L’epicentro della tempesta di grandine e vento, o meglio la sua ‘supercella‘, come la chiamano tecnicamente i meteorologi – commenta a WineMag.it Christian Marchesini, fresco di nomina alla presidenza del Consorzio Tutela Vini Valpolicella – era collocato sul centro di Verona. Se fosse stato sui vigneti, oggi staremmo parlando del disastro più totale“.

I danni ammonterebbero a 5-6 milioni di euro, solo sul fronte delle aziende vitivinicole colpite. Secondo le prime stime degli agronomi del Consorzio, all’opera sin da ieri assieme a quelli di Regione Veneto, la superficie danneggiata sarebbe piuttosto limitata. “Si parla di 300, massimo 400 ettari – precisa Marchesini – dunque dal 3 al 5% dei vigneti a Denominazione“.

Va detto però che, dove grandine e vento hanno colpito, come nel Comune di San Pietro in Cariano, hanno fatto danni davvero ingenti, cancellando dal 70 al 100% della produzione“.

Già definita la tabella di marcia delle prossime ore. “I nostri tecnici – spiega il presidente Marchesini (nella foto)- stanno individuando e delimitando le aree colpite, alle quali sarà assegnata una resa ad hoc: 0, 10, o 50, valuteremo. Procederemo poi alla richiesta dello stato di calamità, nella speranza che i produttori danneggiati da questa terribile ondata di vento e grandine siano assicurati”.

Nel frattempo, sempre secondo il numero uno del Consorzio Tutela Vini della Valpolicella, “la Denominazione ha reagito bene nei primi mesi del 2020, segnato dalla stangata del Covid-19“.

[metaslider id=52330]

“Continuano gli imbottigliamenti – riferisce Marchesini a WineMag.it – con cali non superiori al 7-8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quello che abbiamo perso davvero dall’inizio dell’anno è la ‘biodiversità’ della Denominazione, intendendo con questo termine i numerosi piccoli produttori della Valpolicella”.

Con l’avvento del Covid-19 le vendite si sono concentrate soprattutto sulla Grande distribuzione organizzata, essendo l’Horeca chiusa. Ma tra le oltre 300 aziende della Valpolicella, sono solo una trentina quelle capaci di tenere il ritmo della Gdo”.

“Per questo – annuncia Marchesini a WineMag.it – stiamo cercando di preservare la ‘biodiversità’ assicurata dai piccoli produttori, invitando i maggiori player della Valpolicella ad acquistare da loro lo sfuso“. Una soluzione volta anche ad evitare le svendite di vini della Valpolicella nei supermercati, sulla scia dell’ultimo appello dell’ex presidente del Consorzio, Andrea Sartori.

Categorie
Approfondimenti

Barolo: lieve incremento delle vendite, ma cala prezzo dello sfuso rispetto al 2019

In seguito allo svolgimento dell’assemblea dei soci nella quale i produttori di Barolo hanno deciso di non introdurre provvedimenti emergenziali per la prossima vendemmia – come la riserva vendemmiale del 10% proposta dal Consiglio di Amministrazione – emerge con chiarezza la situazione della denominazione Barolo Docg.

Per quanto riguarda la vendita, si registra un incremento del 3% rispetto ai primi sei mesi del 2019. Per quanto riguarda il valore dello sfuso, il prezzo varia dai 5,50 euro/l ai 6 euro/l, con una flessione di circa il 15-17% rispetto allo stesso periodo del 2019, un valore che è in linea con la situazione post-pandemica di molte altre denominazioni di pregio.

Anche le giacenze, considerato il periodo di invecchiamento obbligatorio richiesto dal disciplinare, risultano in linea con la media degli ultimi anni. “Le condizioni in cui si trova la denominazione non hanno per il momento richiesto interventi tempestivi”, evidenzia l’ente piemontese in una nota.

“Il Consorzio e il suo CdA – si legge ancora – analizzeranno con attenzione sia l’evolversi della situazione commerciale sui vari mercati, sia i dati post-vendemmia, sempre nell’ottica di preservare la buona salute della Docg”.

Categorie
Approfondimenti

Il contrassegno di Stato traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo

L’introduzione del contrassegno di Stato, avvenuta nel dicembre 2018, traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo. È quanto emerge da un’analisi del Consorzio di Tutela vini d’Abruzzo, che considera dunque la scelta “strategica”.

“La cosiddetta ‘fascetta‘ apposta alle bottiglie – commenta Valentino Di Campli, presidente dell’ente abruzzese – è un importante simbolo di garanzia per produttore e consumatore, che accresce la credibilità e la garanzia dei prodotti oltre all’affidabilità di tutta la filiera”.

“Abbiamo voluto muoverci in questa direzione – continua Di Campli – in virtù di un principio di tutela e di trasparenza che dalla vigna arriva alla bottiglia. Le fascette sono per noi uno strumento fondamentale anche per verificare i dati della produzione e quindi avviare adeguate politiche di programmazione”.

La 2019 è stata un’ottima annata per i vini dell’Abruzzo. L’incremento a doppia cifra dell’imbottigliato del Montepulciano d’Abruzzo (+12% – con 800.000 hl), conferma il noto vino rosso nel ruolo di leader della produzione della regione.

Un trend positivo, quello del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, anche nel primo trimestre 2020, con un +10% per il Montepulciano d’Abruzzo e più in generale un +6% sull’imbottigliato totale dei vini abruzzesi. Un messaggio di speranza in un momento difficile per il comparto.

“Molte cantine legate al canale Horeca (hotel, ristoranti e bar), stanno soffrendo non poco – sottolinea Di Campli – altre, più strutturate e legate alla grande distribuzione organizzata (Gdo), continuano a lavorare pur tra mille difficoltà. Tante aziende stanno investendo nelle vendite online. Alternativa non di certo risolutiva, ma che serve per andare avanti nonostante l’attuale chiusura del canale Horeca”.

Categorie
news news ed eventi

Asolo Prosecco, vendite in crescita a doppia cifra nel primo trimestre 2020

“Accessibilità e forte radicamento territoriale”. Queste, secondo Ugo Zamperoni, le ragioni per le quali l’Asolo Prosecco ha chiuso il primo trimestre del 2020 con un incremento di vendite del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. La più piccola delle tre denominazioni del mondo del Prosecco da gennaio a marzo ha collocato sul mercato 4 milioni di bottiglie contro i 3,6 milioni della chiusura trimestrale dell’anno scorso.

“Ovviamente –  commenta il presidente del Consorzio Asolo Prosecco – alla luce del difficile contesto che stiamo vivendo, restiamo estremamente cauti nella valutazione delle dinamiche commerciali tuttavia i dati della nostra denominazione sembrano sottolineare che il consumatore fa sempre maggiore affidamento sulle caratteristiche tipiche dell’Asolo Prosecco”.

Le stesse che avrebbero consentito di chiudere il 2019 alla storica quota di 17 milioni di bottiglie vendute, con una crescita del 35% rispetto ai 12,6 milioni del 2018. “Insomma, pur con tutta la prudenza del caso, si conferma la crescita della fiducia del mercato nei nostri confronti”, chiosa Zamperoni.

QUI DIECI ASOLO SUPERIORE PROSECCO DA NON PERDERE

Che l’identificazione territoriale sia uno degli elementi cardine dell’Asolo Prosecco lo conferma una ricerca condotta alla fine dello scorso anno da Bva Doxa per conto del Consorzio di tutela, nella quale si evidenzia una sostanziale coincidenza tra la quota di popolazione italiana che conosce la cittadina di Asolo (26%) con quella dei consumatori di spumanti che hanno già avuto occasione di bere l’Asolo Prosecco (22%).

“La crescita della denominazione – sottolinea Zamperoni – ci dice che probabilmente si è avvicinata all’Asolo Prosecco anche una parte di quel 23% di consumatori che avevano affermato di conoscere la nostra denominazione, ma di non averne ancora provato i vini al momento dell’intervista”.

Ben il 72% dei consumatori di Asolo Prosecco pensa che sia “un vino ideale per l’aperitivo”. Un’abitudine che evidentemente non è venuta a mancare neppure tra le mura domestiche nei tempi dell’emergenza Covid-19.

Categorie
Approfondimenti

Chianti Docg, sorpresa (o forse no): segno “più” sul mercato italiano nel 2019

Un risultato che arriva a sorpresa, o forse no. Il Chianti Docg cresce del 6,3% sul mercato italiano. Risultati positivi anche a livello globale: +1%, equivalente ad un milione di bottiglie in più. Numeri che confortano il Consorzio di tutela toscano, soprattutto se paragonati all’andamento commerciale delle bottiglie da 0,75, cresciute in Italia solo dell’1,5%.

Bene i mercati esteri che crescono di un punto percentuale, nonostante il calo della Germania (dove si è registrato un -10%) e la sostanziale stagnazione degli Usa. Sotto la lente di ingrandimento i risvolti sull’export, causati dell’emergenza Coronavirus. Secondo le stime, se l’allarme rientrerà a breve, la perdita per i produttori sarà tra il 5 e il 10%.

Cifre tutto sommato ammortizzabili, dal momento che il mercato cinese – cui si rivolgono anche le recenti modifiche al disciplinare – cresce di anno in anno. “Questi numeri – commenta il presidente del Consorzio, Giovanni Busi – mostrano che la strada imboccata ormai da anni dal Consorzio Chianti è quella giusta”.

“Una strada fatta di innalzamento della qualità del prodotto e di promozione dell’immagine sui mercati strategici, vecchi e nuovi: il mercato riconosce e apprezza, causando tra l’altro un effetto secondario di grande rilevanza sociale, ovvero la tenuta del prezzo anche per i vini sfusi”, conclude Busi.

La buona performance del 2019 acquista un valore ulteriore se paragonata all’andamento dei vini Chianti Docg dal 2013 ad oggi: negli ultimi 7 anni si evidenzia un incremento del 23% delle bottiglie vendute.

La crescita a valore è del 33%, segno di un recupero dei prezzi a scaffale e “perciò di una maggiore valorizzazione della Denominazione”. Nello stesso periodo, il segmento in bottiglia da 0,75 è cresciuto del 7% in volume e del 22% a valore.

“Il saldo positivo – commenta Busi – indica che il mercato di riferimento, quello italiano, ha un apprezzamento crescente per la qualità dei nostri vini e che i nuovi consumatori, principalmente asiatici e sudamericani, compensano il calo dei tedeschi e lo stallo degli statunitensi”.

Per il 2020, il Consorzio di Tutela guarda con attenzione alla Cina e all’evoluzione nel medio periodo dell’epidemia di Coronavirus. “Nel terzo trimestre 2019 – continua Busi – abbiamo venduto molto perché è il periodo in cui i buyers cinesi riempiono i magazzini in vista delle Feste. Adesso, con l’annullamento dei festeggiamenti per il Capodanno cinese e la chiusura di gran parte dei ristoranti c’è il rischio che quelle scorte non vengano smaltite”.

Categorie
news news ed eventi

Capodanno in Italia: pronti a partire 74 milioni di tappi di spumante

Il Capodanno in Italia fa registrare il picco nella domanda di spumante italiano con circa 74 milioni di tappi pronti a partire, in aumento dell’8% rispetto allo scorso anno. È quanto stima Coldiretti nel sottolineare che nove italiani su dieci, il 91%, non rinunciano a un brindisi Made in Italy a fine anno. Lo conferma l’indagine fatta dall’Istituto Ixe’.

L’aumento della domanda ha spinto la produzione che dovrebbe attestarsi sopra le 700 milioni di bottiglie con in testa il Prosecco seguito da Asti e Franciacorta. La stragrande maggioranza dello spumante italiano si beve comunque all’estero, con un balzo del 9% delle bottiglie esportate che a fine anno. Raggiungeranno per la prima volta il record storico annuale delle vendite per una quantità superiore a 560 milioni di bottiglie, sulla base dell’andamento delle spedizioni registrato dall’Istat nei primi nove mesi.

Se in Italia lo spumante si classifica tra gli acquisti irrinunciabili nello shopping delle feste, all’estero non sono mai state richieste così tante bollicine italiane. Gli spumanti italiani, sempre secondo i dati Coldiretti, “dominano nettamente nei brindisi globali davanti allo Champagne francese che però riesce a spuntare in media prezzi nettamente superiori”.

Fuori dai confini nazionali, i consumatori più appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2019 il primo mercato di sbocco delle spumante italiano con le bottiglie esportate che fanno registrare un aumento del 7% nelle vendite.

Gli Stati Uniti sono al secondo posto con un balzo dell’11% pur in presenza di tensioni commerciali e timori collegati ai dazi, mentre in posizione più defilata sul podio si trova la Germania, che rimane il terzo consumatore mondiale di spumante italiano ma che con la frenata dell’economia tedesca paga un calo dell’8% rispetto all’anno precedente.

Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono tra gli altri il Prosecco, l’Asti e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese, tanto che proprio sul mercato transalpino si registra una crescita record delle vendite del 30%.

Ma lo spumante italiano, sempre secondo l’analisi Coldiretti, piace molto anche in Russia, visto l’incremento del 17%, nonostante le tensioni causate dal perdurare dell’embargo su una serie di prodotti agroalimentari Made in Italy. E un aumento in doppia cifra si riscontra anche in Giappone, con +37%.

Sul successo delle bollicine tricolori nel mondo pesa però la contemporanea crescita delle imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie dal Kressecco al Meer-Secco prodotte in Germania. Nomi che richiamano palesemente il Prosecco, venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi.

LE REGOLE D’ORO PER OFFRIRE, GUSTARE E CONSERVARE LO SPUMANTE

• Non offrirlo ghiacciato, ma tirato fuori dalla cantina un paio d’ore prima e raffreddato in un secchiello con ghiaccio tritato, acqua fredda e sale grosso.

• La temperatura migliore è compresa fra gli 8 ed i 12 gradi.

• Stapparlo tenendo con una mano il tappo e facendo ruotare con l’altra mano la bottiglia leggermente inclinata accompagnando sempre l’espulsione del tappo.

• Versarlo tenendo la bottiglia dal fondo e non dal collo per evitare che lo spumante si riscaldi

• Mai utilizzare del ghiaccio nel bicchiere.

• Conservarlo in una cantina buia, fresca e senza sbalzi di temperatura, in posizione orizzontale.

Categorie
news news ed eventi

Chianti Classico: crescono le vendite, trainate dalla Gran Selezione


Numeri positivi dalla terra del Gallo Nero: ad oggi il 2019 segna un aumento del 8% delle vendite, confermando lo stato di ottima salute della denominazione preannunciato a febbraio durante l’anteprima Chianti Classico Collection.

Clima di serenità e positiva partecipazione ieri all’Assemblea ordinaria dei soci del Consorzio Chianti Classico, in cui il Presidente Giovanni Manetti ha comunicato i dati alla base sociale.

Nei primi cinque mesi del 2019, confrontati con lo stesso periodo dell’anno precedente, si rileva un aumento dell’8% di bottiglie sul mercato, nelle tre tipologie di Chianti Classico. In particolare, la Gran Selezione segna un +19%, arrivando al 6% della produzione totale, guadagnando un punto percentuale sul 2018.

Nel 2019 infatti, anno in cui può essere immessa al commercio la vendemmia 2016,  Trecentesimo Anniversario della zona di produzione, numerose aziende hanno introdotto nel proprio portfolio questa tipologia o hanno rilasciato sul mercato nuove etichette: ad oggi 136 aziende producono o hanno prodotto negli anni scorsi Gran Selezione, per un totale di 155 etichette.

Le tipologie premium Riserva e Gran Selezione sono un asset importante per la denominazione, in termini di volumi e di valore: nel 2018 hanno rappresentato, congiuntamente, il 37% della produzione e circa il 50% del fatturato.

IL PREZZO DELLO SFUSO
Manetti ha inoltre portato l’attenzione al prezzo del vino sfuso: da dicembre 2017 non si osservano fluttuazioni nel prezzo, confermandosi costante a una media di 300 euro a ettolitro. Obiettivo programmatico del Presidente è una “equa e stabile remunerazione per tutta la filiera”.

Un fattore indispensabile per la programmazione aziendale nel medio-lungo periodo ed elemento fondamentale in un processo di crescita del valore globale della denominazione. Dichiarato l’obiettivo di un posizionamento più alto del prodotto Chianti Classico in termini di valore: qualità, prezzo, visibilità.

Il quadro economico positivo è frutto di una ricerca di qualità che, secondo Manetti, “è un percorso tutt’altro che concluso”: “L’attenzione alla compatibilità della viticoltura con l’ecosistema della regione del Chianti Classico è una chiave per assicurare lunga vita a un territorio vocato”.

Territorio che sarà ulteriormente valorizzato dalle attività del Distretto Rurale del Chianti (costituitosi il 4 maggio scorso) e dalla candidatura Unesco del Paesaggio. Prosegue il lavoro dell’Osservatorio Economico, che ormai aggrega i dati di oltre 50% della produzione, per delineare un ritratto del Chianti Classico e dei suoi mercati di interesse.

Categorie
news ed eventi

Tenimenti Civa, nuova cantina a Bellazoia. Tutto puntato sulla Ribolla Gialla

Dopo il restyling delle etichette, la nuova cantina che punta tutto (o quasi) sulla Ribolla Gialla. Sarà inaugurata venerdì prossimo, 1 settembre, l’azienda agricola Tenimenti Civa di Bellazoia di Povoletto, in provincia di Udine.

Una tenuta di 43 ettari vitati, suddivisi tra Bellazoia, Povoletto, Ravosa, San Giovanni al Natisone e Manzano, nella quale la Ribolla Gialla avrà sempre più spazio. E non a caso. Secondo l’indagine di Coldiretti presentata al Vinitaly 2016, il vitigno friulano è quello che ha subito il maggior incremento nelle vendite tra i vini al supermercato (31%), seguito dalla Passerina delle Marche (24%) e dal Valpolicella Ripasso del Veneto (23%).

IL PROGETTO
Al titolare parmense Valerio Civa – già fondatore di Effe.ci Parma – piace definirlo “un progetto agricolo per la grande distribuzione”. Nato attorno al 2014 con il curioso nome “Jean Paul Roble” in etichetta, viene poi corretto il tiro per la vendemmia 2016. Un cambio d’immagine dovuto alle numerose critiche ricevute nel Collio, per la scarsa rappresentatività territoriale del nome francese.

La scritta “Tenimenti Civa”, di fatto, è oggi in bella evidenza sulle nuove label dei vini friulani della tenuta, distribuiti massicciamente da Auchan e Iper Coop. Prodotti che è facile reperire in promozione nelle due catene della grande distribuzione.

I “friulani per la Gdo” di Tenimenti Civa “sono ottenuti esclusivamente da uve della tenuta e di piccole realtà agricole locali costantemente monitorate”. “L’obiettivo – evidenzia la cantina in una nota – è garantire una qualità medio alta dei vini, destinati a un pubblico ampio di consumatori, distribuiti attraverso la grande distribuzione organizzata (Gdo), sempre più attenta alla soddisfazione dei propri clienti che puntano non solo alla qualità di ciò che acquistano, ma anche alla tracciabilità dei prodotti”.

RIBOLLA SUPERSTAR
L’attenzione è rivolta in particolare ai vitigni autoctoni: Ribolla gialla, Friulano (un tempo Tocai), Refosco dal peduncolo rosso, Schioppettino. Oltre a queste varietà, Tenimenti Civa alleva Sauvignon, Pinot grigio, Chardonnay, Glera, Cabernet e Merlot. Il 75% della produzione è rivolta ai vini bianchi. Tra questi è la Ribolla gialla a occupare il posto d’onore.

Tra Manzano e San Giovanni al Natisone è stato realizzato un podere di circa 10 ettari dedicato a questa varietà, unico per dimensioni sui Colli Orientali del Friuli, destinato a diventare di 30 ettari in un prossimo futuro. “Il controllo dell’intera filiera produttiva risulta in questo modo semplificato – riferisce la cantina – a garanzia della qualità del prodotto finale”. Altri 2 ettari sono stati piantati di recente a Bellazoia.

Nella nuova cantina vengono vinificate tutte le uve, soprattutto in acciaio. La cantina ospita 78 vasche termo-condizionate per una capacità complessiva di 7 mila ettolitri hl. Nel 2017 sono state acquistate 4 autoclavi da 60 ettolitri per spumantizzare la Ribolla gialla. Tenimenti Civa utilizza tini in legno e barrique solo per alcune selezioni di vini.

Tutti i vini sono prodotti sotto la denominazione d’origine Friuli Colli Orientali e la più recente Doc Friuli. La filosofia produttiva è sintetizzata nel logo 8515 (un tempo preceduto dalla scritta “Jean Paul Roble”) riportato sulle etichette dei vini, che riflettono per l’85% il vitigno della Doc, “mentre il 15% – spiega la cantina – è rappresentato dalle migliori varietà della proprietà”.

Nel 2016 sono state prodotte complessivamente 350 mila bottiglie. Con la Ribolla gialla viene realizzato il vino fermo e lo spumante, nelle versioni extra brut e dry, che verrà presentato il 1° settembre in occasione dell’inaugurazione ufficiale della Tenimenti Civa.

Categorie
Approfondimenti

Boom per il Bardolino Chiaretto nell’estate 2017

Estate in forte ascesa per il Bardolino Chiaretto. I dati ufficiali degli imbottigliamenti indicano a fine luglio vendite di Chiaretto pari a 48.976 ettolitri, che corrispondono a più di 6 milioni e mezzo di bottiglie collocate sul mercato, con un incremento del 12,7% su luglio 2016.

Con questa performance il Chiaretto ha raggiunto un peso del 40% sul totale dei vini prodotti nella denominazione del Bardolino (era intorno al 25% dieci anni fa).

Quella che andrà ad iniziare a settembre sarà l’ultima vendemmia che vede il Chiaretto dentro alla denominazione di origine del Bardolino, in quanto con la vendemmia del 2018 il rosé gardesano disporrà della propria doc autonoma Chiaretto di Bardolino.

Exit mobile version