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Vendemmia 2019 in Lombardia, Rolfi in Oltrepò: “Rilancio in vista, ma serve unità”


MAZZOLINO (PV) –
Taglio del nastro della vendemmia 2019 in Oltrepò pavese per l’assessore regionale Fabio Rolfi. Una scelta non casuale, che dimostra la voglia di rilanciare la maggiore area vinicola della Lombardia (13.500 ettari complessivi) alle prese con atavici problemi di divisione interna.

In particolare, Rolfi ha indetto la conferenza stampa a Tenuta Mazzolino, una delle cantine più virtuose e di qualità del territorio oltrepadano e lombardo. Al suo fianco, alle 11 di questa mattina, Carlo Veronese (ex Consorzio Tutela Lugana Doc), ormai prossimo all’investitura di direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese.

A fare gli onori di casa, il managing director di Mazzolino, Stefano Malchiodi. “Siamo qui non solo per dare avvio alla vendemmia 2019 in Lombardia, ma per esprimere forte ottimismo per il futuro dell’Oltrepò”, ha esordito Rolfi.

Questa zona – ha proseguito il titolare dell’assessorato all’Agricoltura regionale – costituisce una grande ricchezza per la Lombardia, non solo per i suoi vini, ma anche per il suo paesaggio straordinario. Nell’epoca dell’enoturismo l’Oltrepò, con quello che può offrire, può tranquillamente vincere questa battaglia, se compatto e unito. Bisogna organizzarsi”.

Come? “Prima di tutto – ha precisato Rolfi – serve un Consorzio riconosciuto e compatto. Inoltre sono contento che c’è una riduzione della quantità prevista per la vendemmia 2019, in Oltrepò e in altre zone.L’obiettivo non è vincere la classifica della quantità, ma far percepire meglio e valorizzare il vino e posizionare meglio la bottiglia in termini di prezzo”.

In quest’ottica – dopo la legge regionale che stabilisce l’obbligo per gli agriturismi della Lombardia di servire esclusivamente vino lombardo – sono due le strategie che Rolfi ha intenzione di mettere in atto.

In primis l’Osservatorio regionale sulle carte dei vini. “La mia intenzione – ha spiegato l’assessore – è cercare di indirizzare le carte dei vini dei ristoranti lombardi, a partire da quelli della ‘capitale’ Milano, nella direzione del territorio”.

“È quello che il turista chiede – ha sottolineato Rolfi – e, per di più, la Lombardia è in grado da sola di produrre tutte le tipologie possibili di vino, dagli spumanti ai vini dolci, passando per i rossi, i bianchi e i frizzanti”.

L’altra operazione riguarda la promozione all’estero. Per la prima volta, Regione Lombardia sarà presente in maniera compatta con uno stand alla Prowein Trade Fair, in programma a Düsseldorf, in Germania, dal 15 al 17 marzo 2020. Si tratta della maggiore “Fiera del vino” internazionale, dedicata a buyer e professionisti del settore.

“Finalmente uno spazio in cui cercheremo di riunire cantine e Consorzi lombardi, per aiutare le aziende a presentarsi in una grande realtà internazionale e valorizzare la Lombardia vitivinicola“, ha commentato Fabio Rolfi.

Ci sarà certamente, tra questi, anche l’Oltrepò pavese del nuovo direttore Carlo Veronese. L’ex manager della Lugana, la cui investitura ufficiale nel pavese è prevista per l’1 settembre – ricoprirà il posto lasciato vacante da uno dei direttori più controversi della storia del Consorzio oltrepadano, il silurato Emanuele Bottiroli – sta prendendo le misure in Oltrepò.

Arrivando da una zona di pianura come quella del Lago del Garda – ha ammesso Veronese – per me queste sono colline, anzi quasi montagne! Mi sto ancora ambientando qui. Abbiamo un inizio di vendemmia che parte con un dato interessante: sarà più scarsa, in termini quantitativi”.

“Il fatto che in Oltrepò non ci sia un prodotto identificativo – ha aggiunto – non è necessariamente un male, se si riesce a vendere tutto. In questo momento c’è un po’ di difficoltà, anche perché c’è tanto prodotto. In questo senso, un’annata più scarsa può aiutare”.

“Il vino più importante, non tanto dal punto di vista della qualità ma da quello dell’immagine, ovvero lo spumante Metodo classico da uve Pinot Nero scelto dal territorio – ha assicurato Veronese – servirà a trainare tutti gli altri vini dell’Oltrepò”.

“Il lavoro sulla qualità è fondamentale – ha concluso il futuro direttore – e il gioco del Consorzio è quello di aumentare la promozione e tornare a fare gruppo, mettersi assieme. Condividere idee e attività. Se ci riusciamo, sono sicuro che in poco tempo arriveranno i risultati, anche grazie a una Regione molto vicina”.

I dati su una vendemmia 2019 in calo quantitativo vengono confermati da Stefano Malchiodi. “Abbiamo iniziato a raccogliere la base spumante la scorsa settimana – ha evidenziato il managing director di Tenuta Mazzolino – sia Chardonnay che Pinot Nero. Ottime le analisi sulle prime vasche”.

“L’escursione termica verificatasi nei primi giorni di agosto, dopo un fine luglio rovente – ha precisato Malchiodi – ha permesso di mandare avanti la maturazione fenologica senza troppo accumulo zuccherino, né calo dell’acidità. Il 20% in meno rispetto allo scorso anno non è un male: sarebbe peggio avere problemi sulla qualità, che è invece è entusiasmante”.

La vendemmia di Tenuta Mazzolino, del resto, è solo all’inizio. Si concluderà con le uve destinate ai vini rossi da affinare in legno, base Pinot Nero. Per di più, l’azienda di 20 ettari è suddivisa in 39 particelle, ognuna delle quali vendemmiata in diversi momenti.

Una “zonazione” alla altoatesina, insomma. O, ancora meglio, una visione “francese” dei vigneti, suddivisi in cru e micro vinificati. Una bella ricetta contro l’Oltrepò delle quantità, che spesso si traducono nei prezzi stracciati “massacra denominazioni”, riscontrabili al supermercato.

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Al via la vendemmia in Lombardia: -20% di uva nel 2019


Con un ritardo di una decina di giorni rispetto al solito scatta l’ora della vendemmia in Lombardia che secondo le previsioni vedrà a livello regionale un calo medio nei raccolti di circa il 20% rispetto allo scorso anno, anche a causa delle bizze del tempo.

È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in occasione del distacco dei primi grappoli di uva in Franciacorta. Nei prossimi giorni le operazioni entreranno nel vivo anche in Oltrepò Pavese, mentre gli ultimi a partire saranno i viticoltori della Valtellina tra settembre e ottobre.

A lasciare il segno sulla stagione – precisa la Coldiretti regionale – sono stati il freddo del mese di maggio e le grandinate che hanno colpito nelle ultime settimane. Il clima favorevole di inizio estate ha però esaltato la maturazione dei grappoli, facendo ben sperare per un’annata di elevata qualità.

Con i nostri vini raccontiamo le peculiarità che contraddistinguono e valorizzano i nostri territori – spiega Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità sempre più apprezzato anche a livello internazionale come dismotra anche l’export delle etichette lombarde nel mondo che ha raggiunto il record storico di circa 271 milioni di euro”.

In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – ci sono oltre 20mila ettari a vigneto, quasi tutti dedicati a nettari di alta qualità. Le province più “vinicole” sono Pavia con più di 12.500 ettari e Brescia con oltre 6.800 ettari.

A seguire: Mantova (più di 1.700 ettari), Sondrio (circa 800 ettari), Bergamo (640 ettari), Milano e Lodi (circa 200 ettari), ma zone viticole più ridotte si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.

In Italia per quest’anno, spiega la Coldiretti, si stima una produzione di vino fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri, che permette al nostro Paese di vincere la sfida con i cugini francesi e conquistare il primato mondiale nonostante un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno.

Le condizioni attuali nel Bel paese, sempre secondo Coldiretti, “fanno ben sperare per un’annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo”.

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Bollicine 2017: Oltrepò culla del Pinot Nero. Franciacorta, scommessa Erbamat

Oltrepò pavese e Franciacorta, due tra le zone più vocate in Italia per la produzione di spumante Metodo classico, hanno dato il via alla vendemmia 2017.

Una raccolta anticipata che non trova memoria in epoca recente, nel Pavese. Già il 2 agosto il taglio dei primi grappoli sulle colline di Oliva Gessi, pittoresco borgo di 200 abitanti alle porte di Pavia, tra Casteggio e Montalto pavese.

I primi vigneti a raggiungere la giusta maturazione in Franciacorta sono invece quelli localizzati sul versante esposto a Sud del Monte Orfano, grazie al microclima più caldo.

Ma se in Oltrepò, primo terroir di Lombardia con 13.500 ettari di vigna sui 22 mila totali, si parte di consueto dalla raccolta delle uve base spumante (Pinot nero e Chardonnay), in Franciacorta l’attenzione è focalizzata sulla risposta di un altro vitigno: l’Erbamat.

L’AUTOCTONO RISCOPERTO
Il primo agosto è entrato in vigore il nuovo Disciplinare di Produzione approvato dal Ministero, che prevede la possibilità di utilizzare lo storico autoctono bresciano a bacca bianca nella misura massima del 10%, nel blend con Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero.

Sono interessate tutte le tipologie, tranne il Satèn. L’obiettivo del Consorzio di Tutela è quello di “permettere di testare le sue potenzialità in modo graduale e valutarne eventuali incrementi in futuro”. Un traguardo raggiunto dopo anni di sperimentazioni condotte in sordina sull’Erbamat, vitigno dimenticato ma di cui si ha notizia fin dal ‘500.

“Le modifiche al disciplinare – continua il Consorzio – che si riconferma il più restrittivo al mondo fra i vini rifermentati in bottiglia, restano quindi vocate all’obiettivo di perseguire l’eccellenza in ogni singolo passaggio produttivo e aprono la strada a nuove possibilità di differenziazione. In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l’impiego di Chardonnay e Pinot Nero, infatti, l’uso dell’Erbamat può diventare un fattore di esclusività importante, capace di ripercuotersi anche sull’interesse dei consumatori internazionali”.

LE STIME
Il clima pazzo ha lasciato il segno sui vigneti della Lombardia con un taglio medio del 20% sui raccolti. E’ quanto stima la Coldiretti regionale in occasione della vendemmia 2017, iniziata il 2 agosto in Oltrepò e Franciacorta per concludersi a ottobre, in Valtellina.

E se in alcune zone le rese sono in calo del 30% con punte anche del 50% a causa delle gelate della scorsa primavera che hanno colpito a macchia di leopardo, “il caldo e la siccità di questi ultimi mesi – evidenzia Coldiretti – hanno esaltato la qualità e la maturazione dei grappoli”.

Secondo la stima di Coldiretti Lombardia, la produzione regionale dovrebbe superare il milione e 200 mila ettolitri di vino, la maggior parte dei quali per Docg, Doc e Igt. “Con i nostri vini di qualità raccontiamo l’Italia nel mondo – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e vice presidente nazionale di Coldiretti – si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza ma anche economico visto che l’export supera i 5 miliardi di euro all’anno”.

Le province più “vinicole” sono Pavia e Brescia, che da sole rappresentano i due terzi delle superfici vitate in Lombardia e il 70% delle oltre tremila aziende lombarde. A seguire Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana), ma zone viticole con piccole produzioni si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.

Crescono poi le superfici dedicate ai vigneti “organic”, salite a 2.570 ettari, quasi tre volte in più rispetto a quelle di dieci anni fa, con un’incidenza del 15% sul totale delle aree dedicate alle produzioni di alta qualità. Per quanto riguarda la mappa dei vigneti bio o in conversione al bio, il 61% è concentrato in provincia di Brescia con 1.581 ettari, il 32% in provincia di Pavia con 829 ettari e il resto fra Bergamo (71 ettari), Mantova (43 ettari), Sondrio (26 ettari), Lecco (11 ettari) e Milano (10 ettari).

L’intera filiera del vino, fra occupati diretti e indiretti, temporanei e fissi offre lavoro in Lombardia a circa 30 mila persone e la produzione genera un export di circa 260 milioni di euro all’anno, in particolare verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Giappone.

Sul fronte dei consumi, sempre secondo le stime Coldiretti, in Lombardia quasi 5 milioni di persone bevono vino durante l’anno puntando sempre di più alla qualità, come testimonia il boom delle enoteche, arrivate a sfiorare quota mille, con un aumento di oltre il 30% negli ultimi sette anni. La provincia con la maggior concentrazione di “oasi delle Doc” è quella milanese con 261 realtà, seguono Brescia (175), Bergamo (109), Varese (99), Monza e Brianza (82), Como (63), Pavia (59), Mantova (47), Cremona (34), Lecco (31), Sondrio (25), Lodi (9).

LE STRADE DEL VINO LOMBARDO
Ma il vino è anche un mezzo di scoperta del territorio. In Lombardia si contano oltre mille chilometri di sentieri del nettare di Bacco.

Al primo posto Brescia, con 370 chilometri suddivisi tra la Strada dei Vini e dei Sapori del Garda (200 chilometri), la Strada del Vino Colli dei Longobardi (90 chilometri) e  la Strada del Vino Franciacorta (80 chilometri).

A seguire c’è la provincia di Mantova, con la Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani che si estende per circa 300 chilometri, quella di Sondrio con i 200 chilometri della Strada dei Vini e dei Sapori della Valtellina, Bergamo con la Strada del Vino e dei Sapori della Valcalepio (70 chilometri) e infine, Lodi e Pavia, rispettivamente con la Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani e la Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese (con 60 chilometri ognuna).

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