Sicilia en Primeur 2020 Planeta Siamo lisola del vino sostenibile nel Mediterraneo 3
Il futuro del vino della Sicilia? Sempre più legato alla sostenibilità. Una questione fisiologica, dovuta alle particolari condizioni microclimatiche, che rendono pressoché naturale la coltivazione in regime biologico. “Siamo l’isola del vino sostenibile, al centro del Mediterraneo“, ha detto non a caso il presidente di AssoviniAlessio Planeta, nel presentare l’edizione digitale di Sicilia en Primeur 2020, alle 15 odierne sulla piattaforma Zoom.
Collegati da tutto il mondo circa 200 professionisti del settore, tra stampa e addetti al lavoro, per fare il punto sulla vendemmia 2019. Una raccolta che incastona la Sicilia nell’olimpo della viticoltura biologica del Paese. Non solo: l’isola ha la più vasta superficie di viticoltura di montagna in Italia, dopo il Trentino Alto Adige. Ed è la prima regione per viticoltura di collina, seguita da Toscana e Piemonte.
Con il 34% della superficie viticola biologica, a fronte di un totale ormai prossimo ai 110 mila ettari di vigneto bio italiano, la Sicilia conferma la propria leadership sul fronte della sostenibilità. Seconda regione è infatti la Puglia, col 16%: la metà. Un dato che consente alla Trinacria di risparmiare, ogni anno, 750 tonnellate di rame per i trattamenti.
“Nell’ambito della Doc Sicilia – ha sottolineato Antonio Rallo, presidente del Consorzio Doc Sicilia – sono state prodotte 95 milioni bottiglie, il 19% in più rispetto al 2018. Il Nero d’Avola guida la crescita, col +27%, seguita dallo Zibibbo, con il +17%”.
“Ma quello che ci preme sottolineare è il +11% della menzione Sicilia da parte delle Doc territoriali: un obiettivo che ci eravamo prefissati nel 2012, quando abbiamo dato vita alla Doc Sicilia”, ha aggunto Rallo. Una Denominazione capace, tra l’altro, di reggere il colpo di Covid-19, con un -11% medio “da considerare prezioso, a fronte di un trend nazionale che si assesta sul -35/40%”.
A Mattia Filippi di Uvasapiens il compito di presentare – anche in questa edizione digitale di Sicilia en Primeur – le caratteristiche della vendemmia 2019, nell’ambito del report “L’importanza di essere Isola”. La produzione si è assestata sui 430 milioni di litri, in un trend stabile negli ultimi 5 anni.
La vendemmia 2019, assieme alla 2014 e alla 2011, ha registrato le quantità più basse rispetto alla media degli ultimi 11 anni, con un -13% rispetto alla media delle altre regioni. Le condizioni meteo hanno fatto da spalla ai produttori di vino siciliano.
“Grazie alle condizioni favorevoli del Mediterraneo – ha commentato Mattia Filippi – il climate change, non ha condizionato l’isola dal punto di vista delle temperatura. Basti pensare che, a giugno, le temperature registrate nel Sud Italia erano simili a quelle delle zone alpine e dei Balcani, più basse rispetto media europea”.
Che vini aspettarsi, dunque? La vendemmia 2019, secondo le anticipazioni dei tecnici del Consorzio Doc Sicilia, darà vini bianchi e rossi non eccessivamente alcolici, ma molto ricchi in termini di profumi, freschezza, corpo e struttura.
Ottimi i livelli di polifenoli in tutte le zone di produzione del Nero d’Avola, con medie di 7 tonnellate per ettaro. Bene anche Grillo e Catarrato (Lucido), in un’annata definita senza mezzi termini “eccezionale”. Un discorso che vale anche per l’Etna, dove il Nerello Mascalese è maturato in condizioni microclimatiche pressoché perfette.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
vigna pietralonga centopassi sicilia en primeur 2019
Assovini Sicilia, l’Associazione che riunisce 90 cantine siciliane, ha deciso di annullare l’edizione 2020 di Sicilia en Primeur. Dando appuntamento al 2021, in linea con le scelte di Veronafiere per Vinitaly 2020 e Messe Düsseldorf per Prowein 2020. Sicilia en Primeur, manifestazione promossa da ormai 17 anni da Assovini Sicilia, riunisce sull’isola, nel mese di maggio, circa 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo.
Il coinvolgimento della stampa per la presentazione delle nuove annate dei vini siciliani, con i ragguagli sull’andamento della vendemmia 2019 in Sicilia, avverrà “virtualmente”.
L’organizzazione ha infatti pensato a una diretta Facebook prevista nei giorni di martedì 12 maggio 2020, alle ore 16.00 per i professionisti residenti in Italia, in Europa e negli Usa. Appuntamento per mercoledì 13 maggio 2020, alle ore 9.00, per Asia e India.
Così Alessio Planeta, in una lettera inviata ai giornalisti che avrebbero dovuto partecipare a Sicilia en Primeur 2020:
Carissimi amici vicini e lontani, ci auguriamo di cuore che voi e i vostri cari siate bene e in salute. In questo momento particolarmente difficile per tutti noi, ci siamo interrogati a lungo sulla possibilità di svolgere – come ogni anno- l’edizione 2020 di Sicilia en Primeur e insieme al Consiglio di Amministrazione siamo arrivati all’unanime conclusione che ad oggi le priorità siano ben altre.
La situazione che stiamo vivendo, seppure in costane evoluzione, non offre le condizioni ideali per svolgere serenamente una manifestazione che è prima di tutto un momento di socialità e condivisione. L’edizione 2020 verrà quindi riproposta nel 2021 quando, all’interno della kermesse, verrà dato spazio alla degustazione sia dell’annata 2019 che della 2020.
Ma la Sicilia del vino ha tanto da raccontare e per questo motivo non vogliamo fermarci ma trovare nuovi modi di comunicare che ci consentano di condividere, anche a distanza, tutte le informazioni riguardanti la vendemmia 2019 che riteniamo possano essere per voi un’importante chiave di lettura del nostro territorio.
Per questo motivo abbiamo pensato di coinvolgervi in una diretta Facebook che, per consentire a chi ci segue dalle varie parti del mondo, sarà organizzata in un doppio appuntamento nei giorni di martedì 12 maggio ore 16.00 per Italia/EU e USA e mercoledì 13 maggio ore 09.00 per ASIA – INDIA.
Durante la diretta, oltre a portarvi i saluti miei e di tutta l’Associazione, condivideremo con voi l’analisi elaborata grazie alla collaborazione di Mattia Filippi, enologo e consulente fondatore di Uva Sapiens, relativa all’andamento vendemmiale 2019 e risponderemo alle domande dei giornalisti partecipanti.
Nella speranza di vedere una partecipazione “virtuale” numerosa, vi salutiamo con l’augurio di rivederci il prossimo anno per degustare insieme due annate, con tante novità e nuove storie da raccontare.
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Ornellaia come saranno i vini 2019 Lo spiega Axel Heinz 1
BOLGHERI – “I vini del 2019 presentano sensazioni molto positive già in fase di fermentazione. I colori sono intensi e vivi, ed i profumi altrettanto intensi e maturi senza alcuni eccessi”. A parlare è Axel Heinz, enologo e direttore di Ornellaia, che presenta così le caratteristiche dei vini della vendemmia 2019 della prestigiosa cantina di Bolgheri.
“Certamente questa sarà una grande annata per il Merlot – annuncia Heinz – che si presenta con la sua proverbiale tessitura setosa ed una grande profondità aromatica. Molte parcelle di Cabernet sono ancora in vasca a terminare la fermentazione e la macerazione, ma presentano un profilo di grande freschezza, con profumi fruttati e balsamici”.
In bocca, sempre secondo Axel Heinz, “colpisce una trama tannica fitta e viva di grande verticalità, che senza dubbio entrerà in una splendida sinergia con il carattere più rotondo e morbido del Merlot”.
“Le parcelle di Petit Verdot, che in occasione della vendemmia 2019 siamo riusciti a lasciare in pianta fino ad ottobre – anticipa il winemaker di Ornellaia – sono di grande impatto, coloratissime, con una grande carica tannica che allo stesso tempo si presentano levigate e setose, senza alcuna rusticità”. Qualche considerazione anche sui bianchi.
“Dopo aver concluso la fermentazione – spiega Axel Heinz – sono entrati in una fase di letargo dalla quale si risveglieranno facendo scoprire la loro ricchezza aromatica all’inizio dell’anno nuovo. Per il momento ci regalano un ottimo equilibrio con gradazioni moderate ed una grande vena acida che lascia il palato stimolato e rinfrescato”.
Più in generale, l’annata 2019 a Bolgheri è stata caratterizzata come poche altre da condizioni climatiche molto variabili, che hanno alternato periodi di freddo e pioggia a lunghe fasi di caldo e siccità. Il meteo, durante i mesi di agosto e settembre – quelli fondamentali per la qualità dell’annata – è rimasto stabile e prevalentemente soleggiato.
“Non sono mancati fenomeni temporaleschi – conclude Heinz – ma abbiamo goduto di ottime condizioni per la maturazione e la raccolta, a conferma che la 2019 sarà attesa tra le annate di grande qualità“.
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La Valtellina chiude la vendemmia 2019 in Lombardia persa una bottiglia su quattro
L’arrivo del maltempo chiude la vendemmia 2019 in Lombardia con un taglio della produzione di circa il 25% rispetto allo scorso anno, che significa una bottiglia di vino in meno su quattro, ma con una qualità ottima. E’ quanto emerge da un primo bilancio della Coldiretti Lombardia diffuso in occasione delle ultime operazioni di raccolta in Valtellina.
A influire sull’andamento della stagione sono stati da una parte il freddo del mese di maggio e le grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo, dall’altra il calo produttivo fisiologico che si verifica dopo annate abbondanti come quella del 2018.
Il clima favorevole di inizio estate ha però esaltato la maturazione dei grappoli, dando vita così a una vendemmia 2019 di elevata qualità. In Lombardia, ricorda la Coldiretti regionale, ci sono oltre 20 mila ettari a vigneto, quasi tutti dedicati a nettari di alta qualità, grazie a 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT.
Le province più vocate sono Pavia con più di 12.500 ettari e Brescia con oltre 6.800 ettari. A seguire: Mantova (più di 1.700 ettari), Sondrio (circa 800 ettari), Bergamo (640 ettari), Milano e Lodi (circa 200 ettari), ma zone viticole più ridotte si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.
Con i nostri vini – commenta Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia – raccontiamo le peculiarità che contraddistinguono e valorizzano i nostri territori. Si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità sempre più apprezzato anche a livello internazionale visto che l’export delle etichette lombarde nel mondo ha raggiunto il record storico di circa 271 milioni di euro all’anno”.
A livello nazionale, sempre secondo i dati Coldiretti, il clima anomalo ha influito sulla vendemmia con un taglio della produzione del 20% rispetto allo scorso anno, che vuol dire una bottiglia in meno di vino Made in Italy su cinque.
Si è così conclusa in Italia un’annata di buona/ottima qualità con una stima di circa 44,3 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt e il restante 30 per cento per i vini da tavola.
Se l’Italia, sottolinea la Coldiretti, si conferma al primo posto nel mondo, la Francia insidia da vicino con un quantitativo di poco inferiore di 42,2 milioni di ettolitri, mentre in Spagna si ferma a 37 milioni di ettolitri.
La vendemmia è stata difficile in tutta Europa dove si stima una produzione in 155 milioni di ettolitri, inferiore del 18% rispetto allo scorso anno, a causa principalmente, degli eventi climatici estremi, secondo la Commissione Europea.
Con la fine delle operazioni vendemmiali l’Italia festeggia anche il record storico delle esportazioni di vino Made in Italy che nei primi sette mesi del 2019 fanno registrare un aumento in valore del 4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale circa 6,2 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat.
Positivi anche i segnali nei consumi degli italiani – conclude la Coldiretti – che aumentano gli acquisti del 3,7% nei primi nove mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
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Conegliano Valdobbiadene Vendemmia 2019 eccezionale. Sarà un grande Prosecco 1
VALDOBBIADENE – Ha mantenuto le promesse la vendemmia 2019 del Prosecco Superiore Docg di Conegliano Valdobbiadene. Si tratta della prima raccolta dal riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità Unesco per le colline eroiche trevigiane. In cantina, secondo quanto riferiscono i tecnici del Consorzio di Tutela della Docg, sono arrivati “grappoli dall’acidità e dal pH ideale per ottenere un ottimo risultato in bottiglia”. Tanto da far parlare di “una vendemmia davvero eccezionale sul fronte della qualità” per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.
L’eccellenza qualitativa della vendemmia 2019 – conferma Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco – premia per la fatica di un anno intero ed è il coronamento di un percorso fatto di impegno ma anche di successi che hanno avuto eco internazionale: a partire dal riconoscimento Unesco, passando per i Cinquant’anni della Denominazione, fino al no al glifosato, che ci ha reso la zona più estesa di Europa a rinunciare al noto fitofarmaco”.
“È stato un mese di lavoro intenso, questo appena trascorso sulle Rive e tra i filari – conclude Nardi – ma per noi viticoltori si tratta del momento più importante dell’anno”.
L’ANDAMENTO DELLA VENDEMMIA 2019
Del resto, la vendemmia 2019 “è cominciata sotto il segno della qualità, già evidente dai rilievi pre-raccolta effettuati dai tecnici del Consorzio di Tutela”. Le uve sono maturate con dieci giorni di ritardo rispetto agli ultimi anni, in linea con la media storica.
La raccolta è avvenuta in condizioni climatiche ideali come ideale è stato il clima primaverile ed estivo che ha permesso la perfetta maturazione dei grappoli, evidenzia il Consorzio. Le condizioni climatiche dell’anno hanno condizionato sia i tempi della raccolta, sia le caratteristiche organolettiche degli acini.
Si registra un pH medio al 3,30 (nel 2018: 3,26) e acidità al 6,55 (nel 2018: 5,92) caratteristiche particolarmente vantaggiose per la produzione di spumanti come il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.
Per quanto riguarda la quantità raccolta, si evidenzia una diminuzione del 3-5% rispetto all’anno scorso, dovuta alla grandine, che riporta la raccolta nella media degli anni precedenti al 2018.
Dopo un inverno piuttosto fresco, che ha registrato temperature in linea con il periodo, il territorio ha subìto una primavera più fresca e piovosa della media che ha causato un ritardo nel germogliamento e a seguire in tutte le fasi fenologiche.
È seguita un’estate giustamente calda, precisano ancora i tecnici del Consorzio, con un andamento termico tipico della stagione, che ha in parte consentito il recupero fenologico che si era perso nel mese di maggio. Inoltre, anche durante il periodo di raccolto il meteo è stato clemente e ha permesso di portare in cantina grappoli particolarmente sani.
LE ORE DI LAVORO DELLA VENDEMMIA EROICA
Date le caratteristiche del territorio, contraddistinto da pendii molto ripidi e da saliscendi difficilmente accessibili ai macchinari, nel Conegliano Valdobbiadene sono richieste 6/700 ore per ettaro l’anno di lavoro manuale, rispetto alle medie di 150/200 ore lavoro per ettaro delle zone pianeggianti – come quelle del Prosecco Doc – dove la meccanizzazione è avanzata.
Per questo – sottolinea il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg – la vendemmia eroica rappresenta il momento di massima ingegnosità dei viticoltori del territorio”.
La raccolta, come previsto e come di consueto, ha coinvolto prima la zona più orientale, sui versanti maggiormente esposti al sole, come a San Pietro di Feletto, successivamente la zona più centrale della denominazione: come a Refrontolo, Pieve di Soligo, Col San Martino e anche la pregiata zona del Cartizze e infine quella di Valdobbiadene.
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Prima vendemmia dal riconoscimento della certificazione biologica per cantina Buglioni. Ma la notizia non è solo questa. La raccolta 2019 attesta il lavoro di recupero della varietà Molinara, tipica della Valpolicella.
Una scelta per noi doverosa – spiega Mariano Buglioni alla guida dell’azienda – dal momento che il nostro obiettivo è esaltare la ‘Valpolicella in Purezza’. Un concetto che passa anche per il rispetto dell’ambiente. Nella nostra filosofia, inoltre, è importante valorizzare le diverse sfaccettature della denominazione, a partire dai vitigni autoctoni che la caratterizzano”.
Per questo motivo, Buglioni dedica un’attenzione particolare alla Molinara. Un vitigno per molti versi sottovalutato, che dà vita a due vini dell’azienda di Corrubbio (VR): “Molì“, prodotto con metodo ancestrale, che prevede la rifermentazione naturale in bottiglia, Molinara in purezza.
E Il Vigliacco, spumante metodo Charmat 100% Molinara. “La vendemmia di questa varietà – continua Mariano Buglioni – si è dimostrata positiva, in calo quantitativo, ma compensato da una buona qualità”.
Contraddistinta da una maturazione anticipata rispetto alle altre varietà, che Buglioni riesce ad esaltare, preservandone freschezza e l’acidità. Caratteristiche favorite anche dall’andamento climatico della vendemmia 2019.
Quanto alle altre varietà, le uve destinate all’appassimento sono state già messe a dimora e l’intera vendemmia si concluderà in questi giorni. Per l’Oseleta, altro autoctono della Valpolicella, la raccolta è prevista a inizio novembre.
LA CANTINA
L’ingresso della famiglia Buglioni nel mondo del vino risale al 1993, quando Alfredo e il figlio Mariano si innamorano di un casolare circondato da vigneti e si appassionano alla viticoltura. Decidono di realizzare la cantina sotto casa e di esprimere il proprio stile in modo originale.
Per questo, si rivolgono all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e puntare su un giovane enologo, Diego Bertoni. Una scelta coraggiosa che nel tempo ha ripagato creando vini “contrari all’omologazione, che ricercano la piacevolezza e l’abbinamento a tavola”.
Buglioni è anche ospitalità: due casolari antichi vengono restaurati per realizzare la Locanda del Bugiardo, ristorante gourmand immerso nei vigneti, e la Dimora del Bugiardo, agri-relais B&B. Completano l’accoglienza le tre Osteria del Bugiardo situate a Verona.
La più storica risale al 2005, le due più recenti, nel cuore della città, al 2018. Ultimo progetto è Piscaria, pescheria con cucina, ideata per far scoprire le molte possibilità di abbinamento tra il pesce e i vini di cantina Buglioni.
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Oltrepò pavese vendemmia 2019 a 5 stelle parola di Tenuta Travaglino pinot nero riesling 2
CALVIGNANO – “Possiamo senz’altro parlare di una vendemmia che porterà con sé vini che daranno il meglio negli anni, di struttura importante”. C’è entusiasmo per la vendemmia 2019 in Oltrepò pavese e, in particolare, a Tenuta Travaglino. Con queste parole Cristina Cerri Comi, volto di Tenuta Travaglino e quinta generazione dell’azienda, insieme al fratello Alessandro, commenta l’ultima raccolta.
“Abbiamo lavorato bene durante tutto l’anno e siamo fiduciosi dei risultati che arriveranno. Un’attenzione che parte dalla vigna nel rispetto della sua biodiversità, cercando di trasferire nel bicchiere i colori e le qualità intrinseche di un paesaggio e terroir unici”.
Partita con una primavera fredda che ha causato un ritardo del germogliamento di un paio di settimane rispetto agli ultimi anni, ha evidenziato, in alcune zone, una non omogenea allegagione nel periodo della fioritura, con grappoli più spargoli e un numero di acini inferiore.
Un paio di picchi di calore tra giugno e luglio hanno lasciato posto ad un andamento climatico estivo equilibrato, con temperature nella norma, fresche di sera e calde di giorno. Le piogge arrivate in abbondanza in primavera, tra aprile e maggio, si sono rivelate propizie in estate evitando problemi di siccità e stress idrico.
Il caldo non ha accelerato la maturazione ma ne ha mantenuto il ritardo vegetativo permettendo di raccogliere uve perfette dal punto di vista sanitario. Il primo bilancio evidenza quindi rese più basse ma una qualità decisamente alta.
“Le quantità sono inferiori rispetto allo scorso anno – conferma Achille Bergami, enologo di Tenuta Travaglino – possiamo parlare del 25-30% in meno ma con una qualità delle uve, in termini di equilibrio acidità-zuccheri e di maturità dei tannini, ottima”.
“Nel complesso – conclude Bergami – registriamo una maturazione tardiva di circa 15 giorni che ha però restituito una vendemmia più in linea con la tradizione, considerando quelle anticipate con cui abbiamo dovuto confrontarci negli ultimi anni”.
La vendemmia 2019 in Oltrepò pavese è paragonabile alla 2016, con un’eccellenza qualitativa che assicura vini longevi, completi ed equilibrati. Partita il 22 agosto e conclusa intorno al 10 ottobre, può essere considerata una raccolta lunga nei tempi, ma ben distribuita.
Tenuta Travaglino ha iniziato a raccogliere il Pinot nero base spumante, a seguire il Poggio della Buttinera e il Pinot grigio. Rispetto allo scorso anno è stata data precedenza a Barbera e Croatina non essendo il Riesling sufficientemente maturo. “Arrivato in cantina per ultimo – assicurano a Calvignano – riserverà piacevoli sorprese”.
Il clima caldo e soleggiato di agosto e settembre ha permesso alle vigne di vivere una dinamica di maturazione eccezionale: “Un mosto che per il suo equilibro fra acidità e tasso di zucchero, oltre che per la concentrazione aromatica, è di buon auspicio per il futuro Riesling Renano, il Campo della Fojada”.
Con 400 ettari, di cui 80 vitati, Travaglino è la realtà vitivinicola più antica delle colline dell’Oltrepò Pavese. La storia della tenuta è millenaria: da monastero medievale a tenuta vitivinicola ottocentesca, da cantina a complesso enoturistico.
Una passione che si tramanda ormai da cinque generazioni. Le vigne della Tenuta Travaglino, tutte comprese ad un’altitudine fra i 250 e i 300 metri sul livello del mare, si estendono in una proprietà a corpo unico in collina, una vera rarità che racchiude un fascino suggestivo.
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Lo Champagne non teme i cambiamenti climatici il punto sulla vendemmia 2019
I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale non fanno paura allo Champagne. Nella zona di produzione, la temperatura media è aumentata di +1,1°C in trent’anni. Ma questo fenomeno, secondo quanto rivela oggi il Comité Champagne che ha sede a Epernay, “si è rivelato benefico per la qualità dei vini di Champagne”. La vendemmia 2019 “non fa eccezione”.
Una campagna, quella appena trascorsa, segnata da “episodi di gelo primaverile, che hanno distrutto una parte dei germogli ma soprattutto da ondate di calore, in particolare in giugno e luglio, che hanno bruciato oltre il 10% del potenziale di raccolta”.
Inoltre, la Champagne ha toccato il record assoluto delle temperature, con 42,9°C registrati il 25 luglio 2019. “Il clima caldo e soleggiato dei mesi di agosto e settembre, combinato a notti fresche con l’avvicinarsi della vendemmia – riferisce ancora il Comité – ha permesso alle vigne di vivere una dinamica di maturazione eccezionale.
Una situazione che “ha offerto mosti di buon auspicio per le future cuvée, per il loro equilibro fra acidità e tasso di zucchero, oltre che per la loro concentrazione aromatica”. La rete di monitoraggio della maturazione ha permesso poi agli Champenois di adattare la raccolta, per selezionare solo le uve con una maturità ottimale.
LA VENDEMMIA 2019 IN CHAMPAGNE La raccolta, cominciata nei primissimi giorni di settembre, sta per terminare: “Malgrado una forte eterogeneità tra le varie aree della denominazione, la Champagne dovrebbe superare in media i 10 mila chilogrammi per ettaro, un volume vicino alla resa economica necessaria ad alimentare la domanda dei mercati“.
Inoltre, grazie all’eccezionale raccolta del 2018, che ha permesso di completare la “réserve Champagne” – lo strumento che funge da assicurazione climatica per compensare un possibile deficit di raccolto – i vigneron e le maison hanno affrontato questa vendemmia con molta serenità.
Impegnata dal 2000 in una politica di sviluppo sostenibile, la Champagne ha in gran parte ridotto il suo impatto ambientale e si è posta due macro obiettivi: “Zero erbicidi” entro il 2025 e il 100% delle aziende con una certificazione ambientale entro il 2030.
Vigneron e maison inoltre stanno predisponendo per il futuro una “cassetta degli attrezzi” che permetterà di adattare la viticoltura ai cambiamenti climatici.
Il Comité Champagne che riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne, si conferma così strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale. Un organismo che mette la filiera – e in particolare le due professioni – in relazione tra loro e conduce una politica di qualità e di valorizzazione del patrimonio della denominazione.
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Qualità eccellente delle uve e quantità in calo del 20%. A un mese dall’inizio della vendemmia 2019, Assovini Sicilia, l’Associazione nata nel 1998 che riunisce ad oggi 90 tra le principali aziende vitivinicole dell’isola, traccia un primo bilancio.
Abbiamo quasi archiviato il primo mese di vendemmia – spiega Alessio Planeta, Presidente Assovini – e possiamo tracciare un iniziale bilancio di quello che è successo finora. Le uve ad oggi raccolte sono di qualità eccellente con una quantità media in calo fino al 20%, anche se è ancora presto per determinarne esattamente l’entità. Il ritardo della maturazione delle uve è stato di circa 15 giorni e questo ha garantito maturazioni ottimali”.
Smentite le previsioni di caldo intenso per questa stagione estiva 2019, l’andamento climatico ha visto in Sicilia un’estate fresca con buone escursioni termiche.
“L’arrivo delle piogge tardive di inizio settembre – continua il presidente Planeta – è stato un toccasana per le varietà ancora da raccogliere perché ha consentito un abbassamento delle temperature, salutare per completare la maturazione delle uve”.
“Manca tuttavia ancora molto perché la vendemmia siciliana sia portata a compimento, dato che l’isola, definita più volte ‘continente vitivinicolo‘ per la varietà dei suoi contesti pedoclimatici, è caratterizzata da una vendemmia lunga circa 100 giorni. Rimandiamo quindi alla sua conclusione per poter dare un giudizio definitivo sull’annata”, conclude Planeta.
Nel frattempo, Assovini Sicilia è già al lavoro per preparare i prossimi appuntamenti internazionali. L’Associazione sarà infatti presente dal 15 al 17 marzo 2020 a ProWein, la fiera del vino più importante per i mercati di lingua tedesca che si svolge a Düsseldorf.
A questa importante manifestazione hanno aderito, tramite Assovini, 17 aziende che saranno presenti all’interno dell’area associativa nello stand dell’Irvo. Lavori in corso anche per Vinitaly 2020, la kermesse veronese che si svolgerà dal 19 al 22 aprile 2020 e a cui parteciperanno direttamente 45 aziende socie.
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Parte sotto i migliori auspici la vendemmia 2019 del Pinot grigio, con una “carica d’uva sulle vigne ben bilanciata e in forte diminuzione rispetto ad un 2018 esuberante”, secondo quanto riferisce il Consorzio.
“La ridotta produzione (-25%) è da sempre un importante requisito di futura qualità”, ricorda l’ente che tutela la Doc Delle Venezie. “La gradazione zuccherina è corretta ma è il dato acidico a mettere in luce un valore d’eccellenza con il malico, in forte crescita, rispetto ai valori medi. Vini quindi freschi e longevi con struttura potente e una potenziale grande complessità organolettica”.
Per quanto riguarda i mercati, si sta notando una forte risalita delle quotazioni a fronte di una crescita degli imbottigliamenti che vedono nei primi 8 mesi del 2019 aumenti superiori al 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: un incremento consistente della richiesta del prodotto Delle Venezie da parte dei mercati internazionali.
Il ritorno quindi ad una quantità medio/bassa in questa vendemmia, dovuto non solo all’andamento climatico ma anche al carattere del Pinot grigio (varietà che va in alternanza produttiva), favorirà per quest’anno uno sviluppo commerciale più sereno.
“Grazie ad un deciso aumento delle vendite – sottolinea l’ente in una nota – il Consorzio prevede l’esaurimento delle giacenze entro fine anno: ciò deriva sia dal controllo operato dal Consorzio attraverso la misura dello stoccaggio che dall’attività di promozione sui mercati internazionali”.
L’impegno da parte del Consiglio d’Amministrazione si focalizza dunque “nel ricercare l’equilibrio tra la domanda e l’offerta attraverso l’attuazione di tutte le misure messe a disposizione dalla normativa, unico strumento per garantire nel tempo una crescita del valore per tutta la filiera”.
L’ANDAMENTO NELLE DIVERSE AREE
Un’areale produttivo così vasto ovviamente registra andamenti differenziati nelle varie zone del Triveneto: qui di seguito un aggiornamento attraverso la voce degli agronomi e degli enologi delle cantine associate al Consorzio.
In Trentino, le uve sono sane e le classiche temperature del mese di settembre – grazie agli sbalzi di temperatura giorno/notte – dovrebbero andare a garantire un buon raccolto. Per entrare più nel dettaglio, Mauro Varner, Mezzacorona, parla della presenza di “un ottimo rapporto zucchero/acidità con maturazione ideale nei prossimi giorni che consentirà di ottenere vini con il giusto equilibrio di acidità e di grado alcolico”.
Andrea Faustini, Cavit, spiega “l’importanza della vendemmia manuale per un’accurata selezione dei grappoli”. Dello stesso parere, è Luca Sartori, Cantina di Avio, che sottolinea “in queste annate si valorizza la tradizione viticola trentina che si traduce appunto in un lavoro manuale attento e preciso sul vigneto”.
In Veneto, l’andamento della raccolta risulta soddisfacente, e, anche qui come in Trentino, l’acidità risulta essere in equilibrio così come lo zucchero. Nel dettaglio, Luca Pizzoli, Vitevis, ritiene che “la vendemmia di quest’anno regalerà prodotti buoni e longevi”.
Mirko Trevisi, Collis, parla di “un’uva sana nella media ma con rese molto basse, manca circa il 30% del prodotto”; Giuseppe Rama, Cantina di Soave, dichiara che per “quest’anno l’obiettivo è di arrivare a 150 quintali per ettaro, ma, le possibili piogge della prossima settimana potrebbero andare ad aumentare la raccolta di circa 10/15 quintali”.
Claudio Sartor, Vivo Cantine-Bosco Viticoltori, rimarca “la qualità dell’uva anche se, temperature e umidità unite all’alternanza produttiva ben nota del Pinot grigio, porteranno ad una vendemmia di quantità inferiore”.
Nel Friuli Venezia Giulia, la vendemmia è appena iniziata e il livello fitosanitario dei grappoli è ottimo. In particolare, Marco Masotti, tecnico del Consorzio DOC Friuli Grave, rileva “una qualità molto interessante, con peronospora e oidio ben controllati”.
Cesare Tocchet, Viticoltori Friulani La Delizia, si pronuncia “sulle gradazioni molto buone così come la sanità del prodotto ma con zone da tener sotto controllo”. Giovanni Bigot, per le uve Srl e coordinatore tecnici del Friuli per la lotta guidata nel particolare della zona Collio dice che “la vendemmia inizierà la seconda settimana di settembre con 15 giorni in ritardo sullo scorso anno”.
Nelle prossime settimane, si avrà il riscontro organolettico ma già sin da ora, dai serbatoi in fermentazione, emanano profumi puliti, molto intensi e di notevole freschezza.
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La vendemmia 2019 per la Vernaccia di San Gimignano si preannuncia sotto i migliori auspici, la raccolta inizierà nella seconda decade di settembre, la quantità delle uve è nella media, di poco maggiore rispetto al 2018, tanto che si stima una produzione di vino superiore di circa il 5%, in linea con il resto della regione Toscana.
Un’ annata nella norma quindi caratterizzata da un inverno asciutto e da una tarda primavera molto piovosa. La fase vegetativa è iniziata in anticipo grazie alle alte temperature di inizio primavera, ma è stata rallentata dal clima decisamente fresco del mese di maggio. Questo andamento sta portando le uve a maturare con circa una settimana di ritardo rispetto al 2018.
“Le aspettative sono tante – dichiara la neo Presidente del Consorzio, Irina Strozzi – la vendemmia 2019 si preannuncia molto buona sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo, fattore determinante per mantenere l’equilibrio di mercato, stabile per la Vernaccia di San Gimignano nel corso degli ultimi mesi, mentre le altre denominazioni hanno subito flessioni più o meno significative.”
“E’ la mia prima vendemmia da Presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano – prosegue la Strozzi – sarebbe per me davvero bellissimo se potessimo registrarla come ottima: le premesse ci sono, a metà settembre inizieremo la raccolta delle uve, poi ci attendono i mesi di lavoro in cantina. A febbraio, in occasione dell’Anteprima 2020, scopriremo se le attese per l’annata saranno state mantenute…io sono ottimista”.
L’ANDAMENTO CLIMATICO DEL 2019
Guardando in dettaglio l’andamento climatico, a San Gimignano l’inverno 2018-2019 è stato caratterizzato da temperature abbastanza basse anche se nella media, e dalla scarsità di piogge, più frequenti nel mese di Gennaio, quando si sono avute anche alcune nevicate.
Il mese di Marzo si è presentato subito decisamente primaverile, con temperature piuttosto elevate e poche piogge, tanto che la cacciata dei germogli nelle vigne è iniziata in anticipo, verso la fine del mese. Ma già nel mese di Aprile l’anticipo vegetativo riceve il primo rallentamento da un clima piuttosto fresco, nella prima decade si sono registrate ben due notti a soli 2°.
Maggio ha messo fine al lungo periodo di siccità. Il mese è iniziato con molte piogge, che hanno riequilibrato le risorse idriche dei terreni, e con temperature basse ben al di sotto della media, che hanno caratterizzato le prime due decadi del mese. Questa situazione ha portato ad un blocco vegetativo che ha rallentato lo sviluppo delle viti iniziato in anticipo, portandolo prima nella media e poi in leggero ritardo, tanto che la fioritura è iniziata solo i primi giorni di giugno ed è durata circa una settimana.
Grazie al tempo stabile, all’assenza di piogge e alle temperature piuttosto elevate l’allegagione si è svolta molto bene nella seconda metà di giugno. Il mese di luglio è stato caratterizzato da un clima molto caldo frequentemente interrotto da fenomeni temporaleschi che riportavano le temperature nella norma, in particolare i due temporali del 13 e del 17 luglio che l’hanno abbassata di ben 8°C.
Da quel momento il mese è proseguito con temperature nella media, buona ventilazione e accentuata escursione termica tra giorno e notte, condizione ottima per la maturazione delle uve. Intensi temporali e repentini abbassamenti di temperature si sono registrati anche il 27 ed il 28 del mese, con lievi episodi di grandine localizzati nella parte nord del territorio, ma senza grosse conseguenze. Già a fine di luglio si registra un ritardo di maturazione di circa una settimana rispetto al 2018.
Agosto è stato caratterizzato da temperature nella media per i primi dieci giorni, che però poi sono salite con punte fino a 37°C, con una umidità relativa media compresa tra il 70 e l’80%: in poche parole, caldo afoso. L’ultima settimana del mese si è molto rinfrescato grazie a frequenti temporali. L’escursione termica si è accentuata a tutto vantaggio delle uve quasi al termine della maturazione.
Il mese di Settembre è iniziato con lo stesso clima degli ultimi giorni di agosto, ancora qualche giorno e le uve Vernaccia di San Gimignano saranno pronte per essere colte, mentre la vendemmia delle specie più precoci è già iniziata.
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Per la prima volta, con la campagna vendemmiale 2019, Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini uniscono le rispettive forze e competenze con l’obiettivo di fornire un quadro ancor più completo e dettagliato relativamente alle Previsioni Vendemmiali per offrire alle imprese italiane e alle amministrazioni dati fondamentali nel definire politiche e azioni da mettere in campo.
Come già anticipato ieri si stima una produzione nazionale di 46 milioni di ettolitri (media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni), con un calo di circa il 16% rispetto ai 55 milioni di ettolitri del 2018.
Nonostante una vendemmia meno generosa, peraltro né inattesa né tantomeno vissuta come problematica dagli operatori, ed inferiore alla media degli ultimi 5 anni, sembra salva anche per il 2019 la leadership mondiale del nostro Paese, dal momento che la Francia è attesa a un dato di 43,4 milioni di ettolitri (stima al 19 agosto ministero Agricoltura) e la Spagna non dovrebbe andare oltre i 40 milioni (dato ministero Agricoltura).
Il calo produttivo è da imputare essenzialmente alle condizioni climatiche di gran lunga meno favorevoli rispetto a
quelle che avevano portato all’abbondante vendemmia 2018. Inverno caldo e poco piovoso, abbassamento delle temperature nel mese di maggio, precipitazioni primaverili e, in alcuni casi, grandinate.
Condizioni che non hanno certo favorito il regolare ciclo vegetativo della vite soprattutto per impianti giovani e varietà precoci. Alla fine di agosto – momento della rilevazione da parte di Assoenologi e Ismea/Uiv – lo stato sanitario delle uve si presenta generalmente buono.
Il ritorno delle piogge in alcuni areali ha favorito un buon accrescimento dei grappoli e, fortunatamente, sono stati rari i problemi da attacchi di peronospora e oidio, circoscritti e ben contenuti da opportuni trattamenti, risultati tuttavia superiori rispetto allo scorso anno.
Questo mix di fattori, accompagnato da buone escursioni termiche tra il giorno e la notte che hanno favorito una lenta ma graduale maturazione delle uve e un ottimale sviluppo degli aromi, ha permesso di ottenere una qualità generalmente buona su tutto il territorio nazionale.
DETTAGLIO REGIONALE VENDEMMIA 2019
PIEMONTE Quantità: -15% rispetto vendemmia 2018
Le temperature miti e le scarse precipitazioni della stagione invernale hanno favorito un precoce risveglio vegetativo della vite rispetto allo scorso anno. Le temperature al di sotto della media stagionale dei mesi di aprile e maggio hanno determinato un ritardo della fioritura che è avvenuta nella prima settimana di giugno. L’allegagione non è stata del tutto regolare, causando la formazione di grappoli spargoli. Con l’innalzamento delle temperature nei mesi di giugno e luglio e grazie al ripristino delle riserve idriche (nel mese di luglio la piovosità è variata da 150 a 200 mm) lo sviluppo vegetativo è risultato vigoroso.
Il Piemonte è stato interessato da diverse grandinate, iniziate a fine aprile nel Sud dell’Astigiano provocando alcuni danni sui germogli in accrescimento per arrivare a quelle di fine agosto che hanno colpito il Sud della provincia di Torino e il Nord del Monferrato. Nella quarta settimana di giugno e nella prima di luglio un’ondata di caldo torrido, al di sopra della media stagionale, ha dato origine ad ustioni dei grappoli, in particolare sui vitigni Moscato bianco e Nebbiolo.
Alla fine del mese di agosto, lo stato sanitario delle uve si presenta generalmente buono; le piogge di fine luglio hanno favorito un buon accrescimento dei grappoli e, fortunatamente, sono stati rari i problemi da attacchi di peronospora e oidio. Si è notato negli ultimi anni un aumento del mal dell’esca, mentre si è riscontrato una leggera diminuzione della flavescenza dorata grazie alla grande sensibilizzazione che hanno i viticoltori piemontesi nel eseguire i trattamenti nei tempi corretti e nel pulire le aree incolte.
La vendemmia delle uve a base spumante (Pinot nero e Chardonnay) ha preso il via nell’ultima settimana di agosto, posticipata di alcuni giorni rispetto allo scorso anno. Nella prima decade di settembre, sarà la volta delle uve Moscato bianco e Brachetto, seguiranno poi le uve Dolcetto, Cortese, Barbera mentre, come di consueto, le operazioni vendemmiali si concluderanno nel mese di ottobre con la raccolta delle ultime uve di Nebbiolo dei grandi rossi da invecchiamento.
La produzione vinicola 2019 qualitativamente si stima di ottimo livello, con diverse eccellenze, mentre quantitativamente si prevede un calo di circa il 15% rispetto allo scorso anno che porterà ad una produzione di circa 2,5 milioni di ettolitri di vino. Molto, comunque, dipenderà dalle condizioni climatiche del mese di settembre.
VALLE D’AOSTA Quantità: invariata rispetto vendemmia 2018
In Valle d’Aosta la produzione regionale si stima stabile rispetto allo scorso anno con 17.000 ettolitri. L’andamento stagionale, seppur con le sue anomalie non ha influito particolarmente sul risultato finale, decisamente buono, sebbene si registrino andamenti alterni tra le diverse varietà.
LOMBARDIA Quantità: -30% rispetto vendemmia 2018
Ad un inverno siccitoso e non freddo è seguita una primavera calda ad aprile e molto fredda e piovosa a maggio. Questo andamento climatico ha stressato la vite già in fase pre-vegetativa consumando molte delle riserve accumulate nel legno e provocando germogliamenti disomogenei. Dopo un periodo piuttosto caldo fatto registrare nella seconda metà del mese di aprile, nel mese di maggio diversi giorni molto piovosi accompagnati da temperature piuttosto basse hanno causato un’importante percentuale di aborti floreali con acinellature diffuse e conseguente riduzione della dimensione dei grappoli.
I mesi di giugno e di luglio hanno invece fatto registrare scarse precipitazioni che hanno obbligato in alcune areali ad interventi di irrigazione di soccorso, in particolare su impianti giovani. Si sono poi registrate alcune piogge a carattere temporalesco che, nelle zone della Franciacorta e del lago di Garda, hanno causato consistenti e distruttive grandinate. L’allegagione molto difforme anche all’interno dello stesso vigneto è risultata ritardata di 10/15 giorni rispetto al 2018. Alcuni vitigni più sensibili (Pinot bianco, Pinot nero, Pinot grigio) hanno risentito di attacchi di oidio difficilmente contenuti.
Quest’anno l’epoca di raccolta, a causa del periodo piuttosto freddo decorso durante il germogliamento e la fioritura (mese di maggio), è ritardata mediamente dai 7 ai 15 giorni. La vendemmia in Franciacorta è iniziata nella terza settimana di agosto, in Oltrepò il pieno dei conferimenti è previsto nella seconda metà di settembre, mentre in Valtellina si dovrà attendere il mese di ottobre.
Quantitativamente parlando si registra un consistente calo in tutte le zone vitivinicole della Lombardia, con punte anche di -40/45% in Oltrepò e di -25/30% in Franciacorta, con rese in mosto inferiori alla media a causa della conformazione dei grappoli. Complessivamente in tutta la regione si stima una diminuzione di circa il 30% rispetto al 2018. Da un punto di vista qualitativo i livelli risultano buoni con diverse punte di ottimo, fatta eccezione per le zone che hanno dovuto far fronte ai problemi causati dalle avverse condizioni climatiche.
TRENTINO ALTO ADIGE Quantità: -15% rispetto vendemmia 2018
L’annata 2019 lascia alle spalle un felice e produttivo 2018, ma anche il devastante evento meteo “Vaia”, la tempesta che ha abbattuto gran parte dei boschi del Trentino orientale a fine ottobre scorso, primo di una serie di fenomeni meteorologici estremi che hanno caratterizzato il 2019. L’inverno mite ed asciutto nelle prima parte si è chiuso con copiose nevicate in montagna e consistenti piogge in fondovalle, le buone temperature di marzo ed aprile hanno favorito un germogliamento precoce anche se assai disomogeneo.
Per tutto il mese di maggio le temperature si sono mantenute al di sotto della media, determinando un ritardo anche di dieci giorni della fioritura rispetto alla norma, che è stato però in gran parte recuperato nell’ultima decade di giugno, grazie ad un clima caldo-umido che ha favorito un’elevata spinta vegetativa e di conseguenza un’esuberante vegetazione che ha portato fenomeni sparsi di oidio. L’allegagione ha prodotto grappoli più spargoli e meno pesanti. La stagione ha avuto quindi un prosieguo piuttosto siccitoso alternato a brevi e violenti temporali che non hanno però arrecato danni rilevanti.
Il carico produttivo risulta buono, sicuramente inferiore al 2018, ma significativamente più importante del 2017. Complessivamente in tutto il Trentino Alto Adige si stima un calo del 15% rispetto alla passata stagione. Il Traminer aromatico e il Lagrein sono le due varietà più penalizzate, con una riduzione superiore al 20% rispetto alla scorsa vendemmia. I primi riscontri analitici indicano un interessante rapporto zuccheri/acidità grazie alle temperature minime abbassatesi nella settimana di ferragosto.
Per le uve basi spumate le previsioni sono ottime grazie ad un giusto carico produttivo, ottima sanità e buoni pH. La vendemmia dello Chardonnay e Pinot nero base spumante in Trentino è iniziata negli ultimi giorni di agosto, mentre in Alto Adige nella prima settimana di settembre. Nella provincia di Bolzano il pieno della raccolta avverrà tra il 15 e il 20 di settembre, mentre terminerà verso la fine di ottobre con la raccolta degli ultimi grappoli di Cabernet Sauvignon.
Per quanto concerne il Pinot grigio, nel complesso l’annata è da considerarsi particolarmente favorevole. Per quanto riguarda i vitigni a bacca rossa dopo una buona invaiatura, lo stato sanitario risulta ottimale e i presupposti per un’ottima qualità ci sono tutti. In provincia di Trento la maggior parte delle uve sarà raccolta tra il 15 di settembre e la prima decade di ottobre con i bianchi di alta collina, la Schiava, il Lagrein e il Merlot.
VENETO Quantità: -16% rispetto vendemmia 2018
L’inverno 2018/2019 è stato caratterizzato da temperature minime leggermente superiori, anche di 2°C, rispetto alla norma, mentre le precipitazioni sono state inferiori alla media. I mesi di aprile e maggio sono risultati invece molto piovosi (circa 500 mm) rendendo difficili in alcuni casi i trattamenti fitosanitari. Le precipitazioni del mese di maggio hanno causato continui sbalzi termici, soprattutto nelle aree di alta collina, e contribuito a rallentare lo sviluppo vegetativo della vite.
La fioritura ha fatto registrare un ritardo di dieci giorni (prima decade di giugno). Questo andamento meteorologico, protrattosi sino ai primi giorni di giugno, ha causato aborti fiorali con conseguente minor numero di acini per grappolo. Il mese di giugno è decorso molto caldo e siccitoso, con pochi eventi temporaleschi di modesta entità. Le viti non hanno comunque manifestato particolari sofferenze idriche e lo sviluppo vegetativo è proseguito con regolarità. A luglio sono aumentati gli eventi temporaleschi accompagnati da locali grandinate in certi casi di notevole entità.
Le temperature si sono mantenute alte, così come l’umidità. Tra il 6 e l’8 agosto si sono verificati due eventi temporaleschi importanti, accompagnati da forti venti e grandinate di media intensità. Successivamente le temperature hanno iniziato ad abbassarsi. Nel Veneto Centro Orientale la raccolta delle uve precoci (Pinot, Chardonnay e altre) è iniziata nella prima settimana di settembre con un posticipo di circa 15-20 giorni rispetto alla vendemmia 2018.
Quindi sarà la volta della Glera coltivata in pianura e nella terza settimana di settembre di quello di collina, seguito poi dalle varietà a bacca rossa (Merlot, Cabernet ecc.), mentre il Raboso terminerà la vendemmia secondo una tempistica legata molto all’andamento stagionale. Nel Veneto Occidentale i conferimenti sono iniziati nei primi giorni di settembre con le uve Chardonnay, seguite da quelle di Pinot grigio, Glera, Merlot, Teroldego, Rebo fino alla Corvina, Rondinella, Corvinone e Garganega la cui vendemmia avverrà negli ultimi giorni di settembre.
Le precipitazioni di agosto, anche se non intense, hanno favorito continue escursioni termiche che saranno di beneficio per una maturazione delle uve costante ma lenta, con un buon accumulo di polifenoli e di antociani. Nel complesso la sanità e la qualità delle uve risultano essere buone e il tenore zuccherino nella norma, così pure il quadro acido. Dal punto di vista quantitativo nel Veneto Centro Orientale, nonostante l’entrata in produzione di nuovi impianti, si prevede una diminuzione dell’8% rispetto alla passata campagna.
Diversa la situazione del Veneto Occidentale dove il decremento è stimato intorno al 20%. Complessivamente in tutto il Veneto nel 2019 si dovrebbero produrre 11,3 milioni di ettolitri di vino pari a circa il 16% in meno rispetto al 2018. I presupposti qualitativi dei futuri vini, grazie all’andamento vegetativo e meteorologico decorso, si possono definire buoni con diverse punte di ottimo.
FRIULI VENEZIA GIULIA Quantità: -18% rispetto vendemmia 2018
La stagione invernale, in Friuli Venezia Giulia, è stata caratterizzata da mesi poco piovosi contrassegnati da un caldo anomalo che, nel mese di febbraio, ha raggiunto temperature anche sopra i 20°C. Queste condizioni climatiche hanno accelerato la ripresa vegetativa della vite e, verso i primi di aprile, le varietà precoci, hanno iniziato il germogliamento, con due settimane di anticipo rispetto al 2018. Contemporaneamente ai primi germogliamenti è ritornato il freddo con molta pioggia e intense nevicate in montagna.
Questa situazione di forte instabilità è proseguita anche nel mese di maggio, con temperature ben al di sotto della media stagionale. Tutto ciò ha rallentato lo sviluppo vegetativo della vite, tanto che la fioritura è iniziata solo ai primi di giugno con una decina di giorni di ritardo rispetto allo scorso anno. Sabato 13 luglio un’intensa grandinata ha interessato alcune zone collinari e pianeggianti della provincia di Gorizia (Collio e Isonzo) creando notevoli danni ai grappoli, soprattutto in quei vigneti già defogliati.
Nella seconda decade di luglio, in concomitanza con l’invaiatura delle varietà precoci come Pinot grigio, Chardonnay, Pinot nero e Sauvignon, è arrivato un nuovo fronte africano con caldo rovente. Anche il mese di agosto è stato caratterizzato da scarse precipitazioni e da alte temperature diurne (ma con un’apprezzabile escursione termica notturna), costringendo i vignaioli ad intervenire con irrigazioni di soccorso soprattutto nei terreni ghiaiosi. Per quanto riguarda lo stato sanitario della vite, sia in collina sia in pianura, si segnalano solo alcuni sporadici attacchi di peronospora e oidio.
L’estate complessivamente è stata calda e l’acqua ben distribuita, condizioni ottimali per una buona maturazione dell’uva. La quantità risulta inferiore di circa il 18%, rispetto allo scorso anno. I grappoli dei vigneti di prima produzione e delle nuove varietà “resistenti alle crittogame” sono stati raccolti negli ultimi giorni di agosto, mentre i primi di settembre sono iniziati i conferimenti di Pinot grigio, Pinot nero e alcuni cloni di Sauvignon. A seguire si vendemmieranno le uve di Traminer aromatico, Chardonnay, Pinot bianco, Glera (per Prosecco) e Ribolla gialla.
Lo stacco delle uve a bacca rossa (Merlot e Cabernet Franc) dovrebbe invece iniziare solo dopo il 20 settembre, mentre le operazioni di raccolta termineranno con le varietà tardive (Verduzzo, Refosco e Picolit). Attualmente il mercato evidenzia una certa stagnazione dei prezzi per l’abbondanza delle scorte in cantina e le basse quotazione dei vini sfusi. Per le uve rosse l’attenzione è rivolta al Refosco, al Merlot, al Cabernet sauvignon e al Pinot nero.
LIGURIA Quantità: -10% rispetto vendemmia 2018
In Liguria sia a Levante, sia a Ponente la vendemmia si presenta leggermente in ritardo rispetto allo scorso anno. La raccolta delle uve Pigato e Vermentino inizierà, nelle zone più prossime al mare, attorno al 9-10 settembre, per poi proseguire, tra la prima e la seconda decade di settembre, nelle aree più interne e con la raccolta del Rossese.
L’alternanza di periodi di freddo eccessivo e caldo anomalo ha favorito lo sviluppo di oidio e insetti, comunque ben controllati. Le uve sono di buona qualità e stanno maturando bene con un ottimo quadro acido e gradazioni nella norma. Quantitativamente si prevede un calo produttivo del 10% pari ad una produzione totale di 41.000 ettolitri di vino.
EMILIA ROMAGNA Quantità: -20% rispetto vendemmia 2018
La stagione 2019 è stata caratterizzata da continui sbalzi termici che hanno inciso significativamente sulla fenologia della vite. In Emilia la fine dell’autunno ha fatto registrare temperature molto rigide, con punte anche di -7/-10°C, a cui è succeduta una stagione invernale mite con scarse precipitazioni, tanto da fare ritardare il germogliamento. Una primavera inizialmente asciutta, in pianura non ha permesso un regolare sviluppo delle gemme (in alcune varietà, fra cui il Lambrusco Salamino, anche inferiore del 30%).
In collina, invece, le prime fasi vegetative della vite sono state regolari e rigogliose. In Romagna il caldo e soprattutto la siccità di inizio anno hanno condizionato il completamento della differenziazione della vite, che ha mediamente presentato 2-3 grappoli per germoglio, a seconda della varietà, ma con un minor numero di fiori rispetto al 2018. Il mese di maggio, poi, a causa delle piogge frequenti, ha indotto ad una difesa fitosanitaria serrata della vite e ha anche inciso sulla fioritura (fine maggio) e sulla conseguente allegagione (prima decade di giugno).
Giugno ha fatto registrare rialzi improvvisi e decisi delle temperature che hanno favorito la formazione di grappoli non troppo grandi e piuttosto spargoli. In tutta la regione si registra un ritardo della maturazione compreso tra i 10 e 15 giorni rispetto allo scorso anno. In Emilia per le uve Grechetto la raccolta inizierà nella prima decade di settembre e si stima una quantità inferiore di circa il 15/20% rispetto allo scorso anno. Per le varietà Lambrusco Salamino e Sorbara si ipotizza una produzione deficitaria del 30% e si inizieranno a raccogliere tra il 15 e il 30 settembre.
I conferimenti di Lambrusco Grasparossa avranno luogo alla fine di settembre con ottime prospettive sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. In calo del 10% anche le uve Ancellotta, la cui raccolta è prevista verso il 10 settembre. In Romagna i primi stacchi delle uve precoci (Pinot bianco, Chardonnay e Pinot grigio) sono iniziati a ridosso dell’ultima settimana di agosto. Ottima la maturazione dell’Albana, che evidenzia uno stato sanitario eccellente e una presenza di acidità totale superiore allo scorso anno.
Bene anche il Trebbiano romagnolo e il Bombino bianco (Pagadebit) che, grazie a una produzione inferiore, stanno ultimando in modo uniforme la maturazione. Per le uve a bacca rossa l’invaiatura è iniziata tra gli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto, ha avuto un decorso abbastanza veloce su qualche Merlot, mentre si è prolungata sul Sangiovese, Terrano (Cagnina) e Cabernet. In tutta la regione si stima un decremento della produzione di circa il 20% rispetto alla passata campagna, con una qualità ottima con alcune punte di eccellente.
TOSCANA Quantità: +10% rispetto vendemmia 2018
L’inverno 2018-2019 è stato caratterizzato da temperature sotto la media con piogge scarse che hanno avuto una distribuzione piuttosto anomala. Negli ultimi giorni di febbraio le temperature hanno fatto registrare valori parecchio al di sopra della media stagionale, mentre la primavera è stata caratterizzata da rovesci di natura temporalesca che hanno permesso di recuperare il deficit idrico causato dall’andamento invernale.
I primi mesi del 2019 confermano i cambiamenti climatici in atto, che si manifestano con una più elevata frequenza di eventi estremi con spostamenti stagionali e con precipitazioni brevi ma intense. Il germogliamento, iniziato in linea con la fenologia della vite, ha subito un leggero rallentamento dovuto ad un abbassamento delle temperature e per le abbondanti piogge verificatesi durante il mese di maggio. Giugno è stato invece catalogato come uno dei mesi più caldi con temperature ben al di sopra della media stagionale.
Nel periodo estivo si sono invece manifestati fenomeni temporaleschi di importante consistenza con grandinate che hanno interessato alcune zone viticole. Le uve presentano un ottimo stato sanitario grazie all’assenza di patogeni. I casi isolati di attacchi oidio e peronospora sono stati sapientemente arginati grazie a interventi tempestivi. L’invaiatura è iniziata con una settimana in ritardo, mentre le operazioni di raccolta fanno registrare un ritardo di 10-15 giorni rispetto allo scorso anno.
I conferimenti delle uve sono iniziati a cavallo dell’ultima settimana di agosto e la prima di settembre con le varietà bianche precoci (Chardonnay, Pinot e Viognier). A seguire, nella prima decade di settembre sarà la volta delle uve rosse Merlot e Syrah, mentre la vendemmia delle uve Vernaccia e Vermentino è prevista per il 15-20 di settembre, a cui seguirà la raccolta delle uve Sangiovese per la produzione di Chianti, Chianti Classico e Brunello. Anche in questa regione risulterà fondamentale, per la maturazione delle uve e il loro stato sanitario, l’andamento climatico del mese di settembre che, se favorevole permetterà di ottenere una qualità alquanto interessante con diverse punte di ottimo.
Quantitativamente quest’anno la Toscana è in controtendenza rispetto a tutte le altre regioni italiane. Si stima un aumento della produzione di circa il 10% rispetto alla scorsa campagna (2,3 milioni di ettolitri – dato Agea), pari ad una produzione complessiva di circa 2,6 milioni di ettolitri di vino.
UMBRIA Quantità: -24% rispetto vendemmia 2018
Una primavera fredda e piovosa in Umbria ha condizionato le fasi di fioritura e allegagione causando un po’ di acinellatura nelle varietà precoci, che hanno registrato così un naturale contenimento produttivo. Il tempo caldo e asciutto che è seguito non ha provocato problemi di stress, poiché la quantità di umidità accumulata nei terreni durante il mese di maggio ha garantito una durevole autosufficienza idrica.
Inoltre, un paio di episodi temporaleschi nei mesi di luglio e agosto hanno permesso alle piante di “dissetarsi” e continuare regolarmente il ciclo vegetativo/riproduttivo, tanto che alla data attuale (4 settembre) le viti presentano foglie ancora verdeggianti, grappoli in ottimo stato, e un generale quadro fisiologico sano. Un’annata, quindi, regolare dal punto di vista fenologico dello sviluppo delle piante, in linea coi tempi e le medie del territorio.
Qualitativamente le prospettive sono ottime con alcune punte di eccellente sia per le uve bianche, che hanno beneficiato, tra l’altro, di un marcato gradiente termico giorno/notte registrato dalla seconda metà di agosto, sia per quelle rosse. Il corredo zuccherino è in media superiore di un grado babo rispetto allo scorso anno. Dopo i primi conferimenti si può però sicuramente affermare che ci troviamo di fronte ad un’annata, dal punto di vista quantitativo, inferiore di circa il 25% rispetto al 2018, dovuto in particolare alla conformazione e al minor peso dei grappoli.
Le perdite maggiori si registrano in provincia di Terni e più precisamente nell’Orvietano, dove si segnalano produzioni deficitarie anche del 35-40%. In tutta la regione si produrranno 340.000 ettolitri di vino. La vendemmia risulta ritardata di circa 7-10 giorni rispetto allo scorso anno. Si è iniziato con i vitigni bianchi internazionali a cui è seguito il Grechetto nella prima decade di settembre, quindi sarà la volta del Trebbiano.
Per i rossi autoctoni bisognerà attendere la terza decade di settembre, mentre per il Sagrantino i conferimenti delle uve, allo stato attuale, sono previsti tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre. Se il periodo vendemmiale decorrerà favorevolmente dal punto di vista meteorologico, si può sperare in un’ottima annata.
MARCHE Quantità: -15% rispetto vendemmia 2018
Quest’anno, nelle Marche, a marzo è piovuto pochissimo, ad aprile le precipitazioni sono state di poco superiori alla media, mentre più della metà delle piogge primaverili si sono concentrate nel mese di maggio. Per il sesto anno consecutivo, poi, il mese di giugno è stato più caldo del normale e anche il mese di luglio lo è stato per il quinto anno consecutivo, anche se le precipitazioni sono state leggermente al di sopra della norma.
Le grandinate, fortunatamente di scarsa incidenza, si sono verificate a macchia di leopardo principalmente a luglio nelle zone del Conero, della Lacrima di Morro d’Alba e dei Castelli di Jesi. Anche nelle Marche l’andamento meteorologico di maggio ha ritardato il germogliamento, la fioritura e di conseguenza l’invaiatura di circa 10 giorni rispetto al 2018. Anche l’allegagione è stata disturbata dal freddo e dalle continue piogge determinando, per certi vitigni, grappoli tendenzialmente più spargoli. Verso la metà di agosto alcune perturbazioni e qualche temporale hanno favorito l’abbassamento delle temperature.
Quest’anno si stima un ritardo di circa 8-10 giorni della maturazione delle uve rispetto al 2018, che riavvicina le date di raccolta alla media storica. La qualità delle uve risulta ottima grazie alla disponibilità di riserva idrica accumulata nel periodo primaverile. A livello fitosanitario nei mesi di giugno e luglio è stata notata una certa pressione dell’oidio, in particolare sulla varietà Montepulciano, ma interventi tempestivi hanno scongiurato conseguenze significative sulla produzione. Considerato le alte temperature e la scarsità di piogge, soprattutto in alcune aree del Piceno, si prevede una resa uva/mosto inferiore mediamente del 3-7% circa.
Dalla terza decade di agosto è iniziata la vendemmia delle uve precoci base spumante, a cui seguirà la raccolta di varietà tipo Incrocio Bruni e Chardonnay, quindi sarà la volta del Pecorino nella prima decade di settembre, mentre per i conferimenti di Verdicchio e di Passerina bisognerà attendere la metà dello stesso mese. Per le uve Sangiovese i conferimenti sono previsti nell’ultima settimana di settembre, mentre per il Montepulciano dalla prima decade di ottobre.
Alla data attuale (4 settembre) si stima una quantità inferiore del 15% rispetto alla passata campagna. Si prevedono ottimi livelli qualitativi con diverse punte di eccellenza per i vini bianchi quali Verdicchio, Pecorino e Passerina e, se l’andamento del mese di settembre sarà favorevole, anche le produzioni ottenute da uve a bacca nera quali Sangiovese, Montepulciano e Lacrima, lasciano ben sperare.
LAZIO Quantità: -15% rispetto vendemmia 2018
I mesi di dicembre e di gennaio hanno fatto registrare nuvolosità e piovosità abbondanti, mentre le temperature si sono gradualmente ridotte verso i minimi annuali. Le piogge del mese di febbraio hanno favorito il ripristino delle riserve idriche della vite. Il mese di marzo è stato invece caratterizzato da una piovosità inferiore alla media, ma con temperature nella norma. La ripresa vegetativa ha avuto un decorso sostanzialmente regolare e ha goduto di precipitazioni ben distribuite e provvidenziali, soprattutto nelle aree costiere in cui si temevano precoci manifestazioni di stress idrico.
Il ciclo vegetativo della vite, fino alla fioritura, risultava essere perfettamente in linea con un’annata normale. Il mese di maggio ha visto però il passaggio di diverse perturbazioni atlantiche che hanno portato piogge particolarmente incisive, con apporto di masse d’aria fredda da latitudini artiche, influendo sulle temperature minime e massime che sono risultate inferiori alla norma. Tutto ciò ha sensibilmente rallentato lo sviluppo della vite che, a fine maggio, registrava un ritardo di 11-12 giorni rispetto alla norma e ha creato un quadro fitopatologico problematico, con particolare riferimento alla peronospora della vite.
L’estate è stata soleggiata e calda, a tratti torrida, ma l’acqua caduta nel mese di maggio ha permesso alle viti di resistere bene alla siccità. Le sporadiche precipitazioni che hanno avuto luogo a luglio e agosto hanno definitivamente fugato ogni preoccupazione legata al pericolo di stress idrico. L’escursione termica giorno/notte, che si è registrata nelle ultime due settimane di agosto, è di buon auspicio per lo sviluppo degli aromi di uve e vini, fondamentali in una regione tendenzialmente a produzione di vini bianchi come il Lazio.
La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di agosto per le uve base spumante e bianche internazionali, proseguirà con i bianchi autoctoni a partire dalla seconda decade di settembre. Seguiranno quindi le uve rosse autoctone, mentre la vendemmia terminerà nella prima settimana di ottobre con la raccolta delle uve Cesanese. Quantitativamente si registra un calo del 15% rispetto al 2018, dovuto soprattutto alle piogge del mese di maggio che hanno causato colature dei fiori e sensibili attacchi di peronospora, in particolare sul Merlot.
Occorre poi anche considerare l’incognita dell’entità degli espianti che anche quest’anno, irrimediabilmente, si sono purtroppo registrati. Qualitativamente i presupposti sono assai promettenti. Le uve sono senz’altro migliori rispetto alle due annate precedenti, con una perfetta gradazione zuccherina, in linea con i valori medi e superiore a quella dell’anno passato.
ABRUZZO Quantità: -11% rispetto vendemmia 2018
L’andamento climatico, a partire dallo scorso autunno, è stato caratterizzato dalla presenza di piogge e basse temperature. Grazie ad un inverno piovoso con precipitazioni abbondanti su tutta la regione e nevicate verificatesi anche a bassa quota nel mese di gennaio, si sono costituite buone riserve idriche nei vigneti. La primavera è iniziata con basse temperature, facendo registrare in alcune zone consistenti precipitazioni. Questa situazione, ma con assenza di gelate, si è protratta fino alla fine di maggio con frequenti rovesci temporaleschi.
Condizioni che hanno favorito un buon germogliamento ma, nello stesso tempo, un rallentamento dello sviluppo vegetativo, tanto che la fioritura ha fatto registrare un ritardo di circa 10-12 giorni rispetto alla norma. Le avverse condizioni atmosferiche del mese di maggio hanno avuto effetti negativi sia sulla fioritura sia sull’allegagione, soprattutto per le uve precoci che hanno presentato una conformazione non omogenea del grappolo. Da metà giugno in poi si sono registrate belle giornate intervallate da precipitazioni, in alcuni casi, anche abbondanti.
Il decorso vegetativo è stato buono da un punto di vista sanitario, grazie ad un oculato controllo degli attacchi parassitari e alle alte temperature registrate nei mesi di luglio e di agosto. L’epoca di vendemmia risulta nella norma, tanto che per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) la raccolta è iniziata il 20 agosto nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari intorno al 26 dello stesso mese.
Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) i conferimenti hanno avuto il via nei primi giorni settembre. Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, si prevede che la raccolta avverrà a partire dall’ultima settimana di settembre per protrarsi fino alla fine di ottobre. La quantità si stima inferiore di oltre il 10% rispetto alla vendemmia precedente, tanto che a tutt’oggi si prevede una produzione complessiva intorno a 3 milioni di ettolitri di vino, contro i 3,4 milioni di ettolitri della scorsa campagna.
Qualitativamente parlando, se le condizioni climatiche del mese di settembre decorreranno favorevolmente, si può ipotizzare un’annata assai interessante con molte punte di ottimo, in particolare per i vini rossi. Il mercato, fin dalla fine della vendemmia scorsa, è stato molto problematico per i vini generici sia bianchi che rossi. Si registra uno scarso interessamento che ha provocato un deprezzamento dei prezzi del 10-15%. Questa situazione ha coinvolto anche le Doc che hanno però fatto registrare un calo più contenuto.
MOLISE Quantità: invariata rispetto vendemmia 2018
La vendemmia in Molise, a differenza delle altre regioni del Sud, si stima sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno. L’epoca di raccolta è ritardata di qualche giorno e la qualità allo stato attuale risulta decisamente buona. Anche in questo caso, si tratta di considerare areali e situazioni diverse la cui somma algebrica restituisce un risultato produttivo di 239.000 ettolitri pressoché uguale a quello della scorsa campagna.
CAMPANIA Quantità: -6% rispetto vendemmia 2018
L’inverno è trascorso mite e poco piovoso. A fine marzo si è avuto un periodo di circa 15 giorni di freddo, che hanno rallentato e riportato in linea rispetto alla media annuale la fase fenologica del germogliamento. Le abbondanti piogge primaverili, concentrate soprattutto nel mese di maggio, hanno garantito una importante riserva idrica per i suoli, fondamentale per fronteggiare le difficoltà dovute alle scarse precipitazioni dei successivi mesi di giugno e luglio.
Le temperature particolarmente basse rispetto alla media di questo periodo, hanno contenuto la crescita vegetativa, impedendo anche lo sviluppo di fitopatie. La fioritura è iniziata con circa 10/15 giorni di ritardo e l’allegagione è stata piuttosto irregolare, determinando numerosi fenomeni di acinellatura. I mesi di giugno e luglio sono decorsi con assenza di precipitazioni e giornate soleggiate e calde. Alla fine di luglio alcune zone sono state interessate da una perturbazione atlantica, che ha portato un abbassamento delle temperature e abbondanti precipitazioni.
In generale la gestione delle vigne non ha evidenziato particolari problemi, ed al momento ci sono tutti i presupposti per una vendemmia di qualità. Nella seconda metà di agosto il clima è decorso con sole e temperature piuttosto alte, con qualche temporale che ha contribuito a ottimizzare gli equilibri idrici e termici nel vigneto, esaltando le escursioni termiche tra giorno e notte.
Attualmente (primi giorni di settembre) le condizioni in vigna, salvo limitate eccezioni, fanno ben sperare per la qualità, mentre dal punto di vista quantitativo si stima un decremento complessivo in tutta la regione, rispetto allo scorso anno, compreso tra il 5 il 10% con evidenti variazioni da zona a zona a causa dell’eterogeneità che si registra nei territori della viticoltura campana. Da sottolineare che un’importante zona produttiva della provincia di Benevento ritorna quest’anno in piena produzione, dopo che nei precedenti due anni la stessa era stata completamente compromessa a causa delle gelate e grandinate.
I tempi di raccolta fanno riscontrare attualmente una settimana di ritardo. Si inizierà con le uve per le basi spumante e i vitigni a bacca bianca nel Cilento nella prima decade di settembre. Nell’Agro aversano, nella seconda decade di settembre, sarà la volta delle uve di Asprinio e del Fiano nel Cilento. Successivamente, nel Beneventano, si proseguirà con la Falanghina, per continuare nell’Avellinese, nella prima decade di ottobre, con il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Nei Campi Flegrei la raccolta del Piedirosso è prevista nella prima decade di ottobre. L’ultima varietà ad essere vendemmiata sarà quella di Aglianico per la produzione della Docg Taurasi, nell’Avellinese, tra la fine di ottobre e la prima settimana di novembre.
PUGLIA Quantità: -16% rispetto vendemmia 2018
In Puglia l’inverno è decorso con temperature e piovosità nella media, ma si è prolungato sino ai mesi di marzo ed aprile ostacolando la fase del germogliamento che è decorso in modo piuttosto irregolare, in particolare nel Tarantino dove a peggiorare la situazione è stato certamente lo “stress sanitario” subito dalle piante nella passata stagione. Le basse temperature e le frequenti piogge verificatesi nella fase di germogliamento (aprile e maggio) hanno causato non solo un ritardo di 10-15 giorni della fioritura, ma anche una imperfetta allegagione.
Finalmente alla fine della seconda decade di giugno, è arrivato il bel tempo con temperature più alte rispetto alla media, favorendo una buona ripresa vegetativa. Dalla fine di giugno e a tutto luglio i temporali non sono mancati, ma il bel tempo che è seguito ha facilitato i viticoltori nel controllo delle malattie fungine. La fase di invaiatura è iniziata anche in Puglia in ritardo. Di conseguenza la vendemmia è risultata posticipata all’ultima decade di agosto per le uve precoci come lo Chardonnay, Pinot e anche per il Fiano.
I vigneti si presentano in gran parte in buon stato vegetativo con grappoli corti, spargoli, perfettamente integri, con un buon rapporto zuccheri-acidi. Per il Primitivo, il Nero di Troia e il Negroamaro la vendemmia ha avuto il via nei primi giorni di settembre e i primi dati analitici fanno ben sperare per i futuri vini per i quali si prevede un grado alcolico medio-alto e tannini maturi e ben strutturati. La situazione in Valle D’Itria risulta ottimale, lo stato sanitario delle uve è molto buono e non si registrano fitopatie.
Anche in questa zona si evidenzia un ritardo della maturazione di dieci giorni, così pure nel Salento dove si prevede un’annata importante grazie alla sanità dei grappoli e al favorevole andamento climatico durante la maturazione. In questa area la vendemmia è iniziata a cavallo di Ferragosto con la raccolta dello Chardonnay, del Pinot ed in generale con le uve precoci. A seguire è iniziata la raccolta del Primitivo. Per il Negroamaro, la Malvasia Nera e il Susumaniello il ritardo di maturazione è di circa due settimane. Si prevedono ottime produzioni per i vini bianchi e rosati, così come per i rossi con punte di eccezionalità per il Negroamaro.
Complessivamente in tutta la regione si stima una produzione in calo di circa il 16% rispetto alla scorsa vendemmia dovuta, in particolare, ai problemi della fioritura quali colatura e aborti fiorali che hanno causato un’allegagione irregolare. In tutta la regione si produrranno 8 milioni di ettolitri di vino. Dal punto di vista qualitativo, allo stato attuale, si stimano livelli più che buoni con diverse punte di ottimo grazie soprattutto al soddisfacente stato sanitario delle uve.
BASILICATA Quantità: -10% rispetto vendemmia 2018
Anche in questa regione, a causa dell’anomalo andamento climatico del periodo primaverile, il ciclo vegetativo della vite ha subito una partenza posticipata di circa 10 giorni rispetto al 2018, tanto che l’epoca vendemmiale è ritornata in linea con i tempi secondo la media storica. Le uve, in tutta la Basilicata, si presentano sane e in perfetto turgore vegetativo.Le prolungate piogge di giugno hanno creato un’importante riserva idrica, tanto che le viti non sono mai entrate in sofferenza, sviluppando una parete fogliare uniforme ed in perfetta attività vegetativa.
Importanti escursioni termiche tra il giorno e la notte a partire dal mese di luglio hanno permesso alla vite di svolgere un’attività fotosintetica lineare ed importante. Pertanto l’uva si presenta bella e sana. Dal punto di vista quantitativo anche in Basilicata si stima un decremento di produzione nell’ordine del 10% pari a 85.000 ettolitri di vino, la cui qualità si prevede decisamente elevata, con diverse punte di eccellente.
CALABRIA Quantità: -3% rispetto vendemmia 2018
In Calabria le prime fasi fenologiche avevano accumulato un ritardo di 15 giorni che si è assottigliato nei mesi estivi ed ha fatto slittare in avanti l’inizio della raccolta di circa una settimana. Anche nella regione, nonostante fioritura e allegagione siano da considerarsi buone, si stima una flessione produttiva (-3%) dopo l’abbondante vendemmia del 2018, pari ad una produzione complessiva di 113.000 ettolitri di vino. Superiore al previsto la presenza di oidio e peronospora i cui danni, però, sono stati limitati grazie ad interventi mirati.
SARDEGNA Quantità: -13% rispetto vendemmia 2018
Le condizioni climatiche ed il ciclo vegetativo della vite in Sardegna hanno seguito un decorso regolare fino a maggio, mese in cui un notevole abbassamento delle temperature, accompagnato da forti venti di Maestrale, ha causato un ritardo nella fioritura e un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. La fioritura disturbata dall’andamento termico, ha avuto risvolti negativi sull’allegagione, determinando colatura con perdite produttive sulle varietà a bacca bianca, in particolare su Vermentino, Torbato, Vernaccia e varietà precoci come Chardonnay e Sauvignon.
Le uve a bacca rossa non hanno fortunatamente risentito di tali condizioni climatiche, tanto che il Cannonau evidenzia un incremento della produzione rispetto al 2018. La maturazione delle uve bianche, in particolare del Vermentino, nelle zone costiere risulta abbastanza regolare, mentre nelle zone interne evidenzia un ritardo di 5-7 giorni. Per quanto riguarda invece le uve rosse, in particolare il Cannonau, si stima un ritardo di circa 7-10 giorni rispetto alla media storica
Grazie alle notevoli escursioni termiche si evidenzia una sintesi ottimale degli aromi nelle uve a bacca bianca e delle sostanze coloranti nelle uve a bacca rossa. Dal punto di vista fitosanitario non si è avuto alcun problema, le uve, infatti, si presentano perfettamente sane nei diversi territori dell’isola e per tutte le varietà. Le abbondanti piogge invernali hanno creato delle buone riserve idriche per affrontare la stagione più calda, favorendo il naturale sviluppo vegetativo della pianta e il buon decorso della maturazione delle uve.
Nell’ultima settimana di agosto è iniziata la raccolta del Vermentino nel Sud dell’Isola e nelle zone costiere, a seguire i primi giorni di settembre ha preso il via la vendemmia nelle zone più interne e proseguirà per tutto il mese. I conferimenti del Torbato sono iniziati tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, periodo in cui ha avuto il via anche la raccolta del Nasco, mentre per il Nuragus bisognerà attendere la fine di settembre e i primi giorni di ottobre.
Per quanto riguarda invece le uve rosse, per il Carignano si prevede l’inizio della raccolta tra la terza e la quarta decade di settembre, mentre per il Monica è prevista tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre. Per il Cannonau, a seconda degli areali, i conferimenti decorreranno tra la fine di settembre e per tutto il mese di ottobre. Quantitativamente in tutta la Sardegna si stima un decremento medio di circa il 13% rispetto al 2018, mentre lo stato qualitativo e sanitario delle uve lascia ben sperare per una produzione di vini di ottima qualità con alcune punte di eccellenza.
SICILIA Quantità:-20% rispetto vendemmia 2018
Dopo un 2018 che sarà ricordato come l’annata più piovosa e umida che si sia mai registrata, il 2019 segna un ritorno al passato e alla normalità. Le anomalie climatiche non sono mancate ma hanno interessato marginalmente la stagione viticola.
Nel mese di marzo il germogliamento è iniziato in maniera ottimale con la schiusura di tutte le gemme fertili, nonostante la primavera sia stata fredda e piovosa in quasi tutta l’isola (nel territorio etneo si sono registrate temperature rigide fino a primavera inoltrata).
Le piogge primaverili sono risultate importanti per la vite, fornendo ai suoli una buona dotazione idrica, fondamentale per l’inizio dell’attività vegetativa e per affrontare il caldo estivo. Da giugno in poi le temperature si sono mantenute costantemente intorno ai 30°C, con una buona escursione termica tra il giorno e la notte.
Le operazioni di raccolta sono iniziate con un ritardo medio di 8-10 giorni rispetto alla passata campagna, ma in linea se rapportata ad un’annata normale. La vendemmia è iniziata il 5 agosto con la raccolta delle uve Chardonnay basi spumante e Pinot grigio.
Nella seconda decade di agosto si sono staccati i grappoli di Sauvignon blanc, Chardonnay, Moscato bianco, nonché le uve base spumante di Catarratto e Grillo. Nell’ultima settimana di agosto le operazioni sono entrate nel vivo con i conferimenti del Nero d’Avola, del Merlot, dello Syrah e del Grillo, a cui sono seguiti quelli dello Zibibbo, del Catarratto, dell’Inzolia e del Grecanico. Dai primi riscontri di cantina la resa uva/vino risulta leggermente inferiore alla media, mentre le fermentazioni sono decorse regolarmente.
Dal punto di vista quantitativo si stima un calo complessivo della produzione del 20% rispetto alla stagione 2018 che fece registrare 4,7 milioni di ettolitri di vino (dato Agea), il che lascia presupporre che quest’anno si produrranno intorno ai 3,8 milioni di ettolitri di vino. Tale diminuzione della produzione è da imputare soprattutto ai forti venti e alle piogge verificatisi durante la fase della fioritura che, colpendo le infiorescenze, hanno diminuito il carico produttivo di ogni pianta.
Per contro la vite ha prodotto un apparato fogliare rigoglioso a beneficio della maturazione dei grappoli d’uva. Dal punto di vista qualitativo, dopo la difficile situazione dello scorso anno, in generale si registrano livelli più che buoni con diverse punte di ottimo.
“Un dato è certo – dichiara Filippo Palasdino, vicepresidente della Doc Sicilia – poiché la vendemmia dura fino ad ottobre, per poter tracciare un bilancio è comunque necessario aspettare che la vendemmia sia terminata. Possiamo dire fin d’ora che il ritardo di dieci giorni con cui è iniziata la vendemmia per certi aspetti è stato positivo, le piante hanno potuto accumulare sostanze aromatiche e prevediamo vini molto profumati”.
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Vendemmia 2019 Italia leader mondiale con 46 milioni di ettolitri 2
Una vendemmia 2019 meno generosa delle precedenti, ma con la quale l’Italia mantiene la leadership mondiale della produzione di vino, con 46 milioni di ettolitri. Secondo i dati diffusi oggi da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, la Francia (primo competitor) si assesterà sui 43,4 milioni di ettolitri (stima al 19 agosto, fonte Ministero dell’Agricoltura) e la Spagna non dovrebbe andare oltre i 40 milioni (dati, ancora una volta, del Ministero dell’Agricoltura).
Le elaborazioni di fine agosto riguardanti la campagna vendemmiale 2019 fotografano una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri (dato Agea,
sulla base delle dichiarazioni di produzione).
Il dato stimato, come di consueto, risulta da una media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni, comunque inferiore alla media degli ultimi 5 anni.
“Da sottolineare – evidenzia Assoenologi – che la vendemmia di quest’anno sembrerebbe risultare inferiore alla precedente in tutte le regioni italiane, ad eccezione della Toscana. Le perdite maggiori si contano sulle uve precoci, mentre per quelle più tardive l’evoluzione produttiva sarà legata all’andamento meteo di settembre”.
Il calo produttivo, sempre secondo l’Associazione che raggruppa gli enologi italiani, è da imputare “essenzialmente alle condizioni climatiche di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato all’abbondante vendemmia 2018”. La vendemmia 2019, del resto, segna la nascita di una nuova collaborazione.
Per la prima volta, infatti, Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini uniscono le rispettive forze e competenze con l’obiettivo di fornire “un quadro ancor più completo e dettagliato relativamente alle Previsioni Vendemmiali e offrire alle imprese italiane e alle amministrazioni dati fondamentali nel definire politiche e azioni da mettere in campo”.
L’indagine – appuntamento fisso con il quale ogni anno viene delineato lo stato dei vigneti a livello nazionale e
vengono presentate le stime relative alla produzione e alle tendenze del settore vino per la campagna in corso – è
stata messa a punto armonizzando le consolidate metodologie operative basate su tre distinte fasi.
La prima ha riguardato la rilevazione da parte dei rispettivi osservatori territoriali (le sezioni regionali di Assoenologi, le imprese socie di UIV e l’Ismea, che ha contribuito con la propria rete e il confronto con l’Ufficio competente del Mipaaft), sulla valutazione comparata delle indicazioni quali-quantitative e sulla successiva elaborazione statistica rispetto alle serie storiche ufficiali degli anni precedenti.
IL METEO
Le anomalie sono iniziate già in inverno, che ha registrato temperature leggermente superiori rispetto alla norma e precipitazioni inferiori alla media. Andamento meteo che si è protratto anche per i mesi di marzo e aprile.
Maggio ha invece registrato una decisa inversione di tendenza. L’abbassamento delle temperature e le abbondanti precipitazioni hanno causato un ritardo della fioritura e un rallentamento del ciclo vegetativo della vite.
Da quel momento in poi ogni fase fenologica della vite ha risentito di un clima non particolarmente idoneo: l’andamento termico ha disturbato la fioritura e ostacolato in alcune varietà una perfetta allegagione.
I mesi di giugno e di luglio hanno invece fatto registrare scarse precipitazioni, che hanno obbligato, in alcuni areali, ad interventi di irrigazione di soccorso, in particolare su impianti giovani. Alcune piogge a carattere temporalesco hanno causato consistenti grandinate.
Per quasi tutto il mese di agosto, poi, le temperature si sono mantenute elevate, così come l’umidità, favorendo un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, che ha costretto i viticoltori ad attenti interventi di potatura verde.
BUONO STATO DELLE UVE
Alla fine di agosto, momento della rilevazione da parte di Assoenologi e Ismea/Uiv, lo stato sanitario delle uve si
presenta generalmente buono: il ritorno delle piogge in alcuni areali ha favorito un buon accrescimento dei grappoli.
Sono stati rari i problemi da attacchi di peronospora e oidio, circoscritti e ben contenuti da opportuni trattamenti, risultati tuttavia superiori rispetto allo scorso anno. Questo mix di fattori, accompagnato da buone escursioni termiche tra il giorno e la notte che hanno favorito una lenta ma graduale maturazione delle uve e un ottimale sviluppo degli aromi, ha permesso di ottenere una qualità generalmente buona su tutto il territorio nazionale.
I primi riscontri analitici, peraltro, evidenziano gradazioni medie nella norma, un buon rapporto zuccheri-acidità e per le prime uve vendemmiate un buon quadro aromatico. Si evidenzia anche una sintesi ottimale delle sostanze coloranti nelle uve a bacca rossa.
Quest’anno sono da rilevare comunque evidenti difformità di maturazione anche all’interno di uno stesso appezzamento, conseguenza dell’ormai consolidata variabilità meteorologica e di uno spostamento climatico da
temperato a caldo arido, con precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che come detto ha determinano
irregolarità del ciclo vegetativo.
Tutte le vicissitudini climatiche e meteorologiche hanno portato un ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni rispetto alla passata campagna, così da far rientrare in un calendario normale l’epoca di vendemmia, dopo gli anticipi registrati negli ultimi anni.
Ne è dimostrazione il fatto che per i primi giorni di settembre si stima l’arrivo in cantina di poco più del 15% delle uve, mentre solo due anni fa si parlava già di oltre il 40%. Anche quest’anno, ad aprire la vendemmia è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita, a cavallo di Ferragosto, dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto.
Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon).
IL MERCATO
L’abbondante produzione italiana del 2018 ha avuto riflessi negativi sulle quotazioni dei vini che nel complesso
hanno segnato un -13% sulla precedente campagna. A determinare la riduzione dei listini sono stati soprattutto i vini comuni, da sempre i più esposti alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza degli altri Paesi
produttori, Spagna in primo luogo.
Il mercato dei vini comuni nella campagna 2018/2019, infatti, è stato caratterizzato da subito da ribassi piuttosto consistenti tanto che, soprattutto nei bianchi, in alcuni momenti si è tornati a sfiorare i prezzi di dieci anni prima.
Nel complesso l’ultima campagna si è chiusa con un -27% per i vini comuni, maturato da un -34% nel segmento dei
bianchi e da un -21% nei rossi. Per i vini a denominazione (Doc-Docg) la riduzione si è limitata al -6%.
“Una dimostrazione – evidenziano Assoenologi, Ismea e Uiv – che i vini di qualità hanno mercati in qualche modo più consolidati e meno esposti alla concorrenza dei prodotti dei paesi competitor”.
Il 2019 sembra avviato su binari piuttosto positivi, dopo un 2018 che aveva chiuso i battenti con esportazioni al di
sotto dei 20 milioni di ettolitri (-8% sul 2017) a fronte, comunque, di una crescita del valore che, ancora una volta,
aveva ritoccato il record positivo attestandosi sui 6,2 miliardi di euro.
Intanto, secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, i primi 5 mesi del 2019 hanno segnato una decisa progressione delle esportazioni italiane a volume, attestate a 8,6 milioni di hl (+11% sullo stesso periodo dell’anno precedente),
a fronte di una meno che proporzionale progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%).
Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questo trend, a fine anno si potrebbero sfiorare i 22 milioni di ettolitri per un introito che, finalmente, potrebbe arrivare al traguardo dei 6,5 miliardi di euro, sebbene ad un ritmo che si sta mostrando più lento rispetto alle attese di qualche anno fa.
Sul fronte export, c’è da registrare una progressione più marcata verso i Paesi Ue (+14% in volume e +6% in valore),
rispetto a quella verso i Paesi terzi (+6% e +5%). Questa dinamica è correlata chiaramente al mix di prodotto e al loro valore medio.
Ad avere avuto l’incremento più importante sono stati i vini comuni che, con 2 milioni di ettolitri hanno avuto una crescita del 19% a valore, accompagnata però da una lieve flessione degli introiti. I vini comuni, per lo più sfusi, hanno come naturale destinazione i mercati comunitari e la Germania in particolar modo.
Continua la crescita degli spumanti (+8% sia a volume che a valore) ma ormai senza l’incremento a doppia cifra a
cui eravamo abituati. Anche in questo caso bisogna considerare da una parte il Prosecco che continua a crescere
di oltre il 20% sia a volume che a valore mentre l’Asti, ad esempio, mostra delle difficoltà importanti a mantenere
quote di mercato.
L’export rappresenta circa la metà del fatturato complessivo per il vino italiano, uno sbocco di mercato tanto più
importante per lo sviluppo del settore vista la situazione interna che, dopo anni di flessioni, si sta ora assestando
sui 22,5 milioni di ettolitri e che potrebbe aumentare nel corso del 2019, fino a superare i 23 milioni.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“Un’annata che già si preannuncia ottima, con un aumento della produzione stimata tra il 3 e il 5% e una crescita a due cifre su produzione inedite per la Toscana, come i rosati“. Queste le previsioni di ConfagricolturaToscana in merito alla vendemmia 2019.
La produzione complessiva regionale dovrebbe assestarsi sui 2,2 milioni di ettolitri. Ma la novità del 2019 è la crescita riscontrata nei rosé: un aumento consistente, pari a circa il 10%.
“Bene anche i vini spumanti – evidenzia Francesco Colpizzi, presidente della federazione Vitivinicoltura di Confagricoltura Toscana – grazie ai continui investimenti delle nostre aziende. Riscontriamo innovazioni nelle cantine sul processo e sul prodotto, azioni che consentono di competere sotto il profilo qualitativo con altre regione dalla tradizione più lunga”.
Sul fronte dei prezzi, il livello si mantiene pressoché stabile. “Alcune Denominazioni – rileva Colpizzi – hanno ritenuto opportuno fare delle politiche di contenimento della produzione. La vera incognita si gioca sui mercati internazionali“.
Vedremo cosa accadrà con la Brexit – aggiunge il numero uno di Confagricoltura Toscana – il Regno Unito è un mercato rilevante e di certo ci saranno ripercussioni sulle nostre esportazioni”.
Incerto anche il futuro Oltreoceano: “Abbiamo gli occhi puntati sulle politiche statunitensi. Bisognerà vedere cosa accadrà in termini di dazi, se è una decisione seria o solo minacce”.
LA RICHIESTA ALLA REGIONE
Da qui la richiesta alla Regione Toscana. “Dobbiamo lavorare a nuove politiche di promozione – è l’appello del presidente della federazione Vitivinicoltura di Confagricoltura Toscana – non bastano solo investimenti sulle innovazioni, azioni che le nostre aziende stanno svolgendo con sacrificio e sforzo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
“Serve anche un’attività armoniosa, analitica, compiuta e coerente sulle politiche di promozione – conclude Colpizzi – rivolta sia ai mercati internazionali che a quello nazionale. Chiediamo una maggiore attenzione alle politiche promozionali, l’Amministrazione regionale è molto sensibile e siamo certi che riusciremo a costruire un percorso efficace”.
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Lessini Durello Spumante verso il record di produzione 15 milioni di bottiglie 2
VERONA – Lo spumante veronese per eccellenza, il Lessini Durello, vola verso il record di produzione. Il Consorzio prevede di raggiungere quota 1,5 milioni di bottiglie con la vendemmia 2019 (70% Martinotti e 30% Metodo classico, percentuale che tiene conto del vino affinamento in catasta). Ma non è ancora il momento di brindare.
“Ci attende un autunno intenso di attività che, dopo la vendemmia, ci vedranno impegnati su vari fronti. Unico rammarico – spiega Paolo Fiorini, presidente del Consorzio – è l’allungarsi dei tempi per la modifica del disciplinare di produzione a causa della situazione politica attuale”.
Sappiamo che il Ministero sta lavorando alacremente per permetterci di portare a termine questo importante iter che aprirà nuove prospettive per la nostra denominazione”, conclude il numero uno dell’ente veronese.
Recente (e molto dibattuta) la decisione di dare un nuovo nome agli spumanti Metodo Classico: “Monti Lessini”. “Lessini Durello Spumante” sarà invece il più comune Martinotti (Charmat), che comunque conserva tratti di grande distinguibilità rispetto a pari “metodo” veneti – come il Prosecco Doc e Docg – e italiani.
VENDEMMIA 2019 “TRA LE MIGLIORI DI SEMPRE” “I tecnici del ministero – riferisce il Consorzio di Tutela – ci stanno dando una grande mano ad arrivare al termine dell’iter. Confidiamo di poterlo dire concluso entro la vendemmia 2020“. Buone anche le indicazioni che arrivano dalla base, i viticoltori.
“In questi mesi di presidenza – evidenzia Fiorini, in carica da marzo 2019 – ho potuto constatare l’ottimo stato di salute della Denominazione, con produttori capaci e caparbi che stanno promuovendo il Lessini Durello in Italia e nel mondo. I dati di produzione non fanno che confermare le mie parole”.
Quest’anno le uve Durella si presentano in ottimo stato. La forte escursione termica e la mancanza di grandine ha portato le uve a una maturazione equilibrata. La marcata freschezza che caratterizza questo vitigno è quindi a livelli che fanno sorridere i 34 soci della denominazione, prospettando “una delle migliori vendemmie di sempre“.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Pinot Nero e Riesling Renano i primi vini di Cotarella in Oltrepò pavese 1
BRONI – Saranno un Pinot nero e un Riesling renano i primi vini di Riccardo Cotarella in Oltrepò pavese. Il “Progetto qualità” della cantina Terre d’Oltrepò di Broni, che vede il noto enologo nel ruolo di consulente, prende il via dai due vitigni che, in quest’angolo di Lombardia, hanno trovato un habitat ideale.
In totale, al “Progetto Qualità” sono dedicati ad oggi circa 100 ettari di superficie, gestiti da 50 soci della Cooperativa oltrepadana. Sulle viti, in vista della vendemmia 2019, è stato eseguito un importante lavoro di diradamento. Un’operazione propedeutica alla valorizzazione degli aspetti varietali delle uve.
Ieri il sopralluogo di Riccardo Cotarella in alcune vigne di Montalto Pavese e Corvino San Quirico. “I viticoltori che hanno aderito al ‘Progetto qualità’ – sottolinea il consulente di Terre d’Oltrepò – stanno dimostrando particolare dedizione, perché comprendono benissimo la finalità, consapevoli che gli apparenti sacrifici porteranno soltanto dei vantaggi”.
“L’operazione è impegnativa – aggiunge Cotarella – ma di certo ricca di soddisfazioni. Naturalmente per i produttori, più che per noi. Noi siamo uno dei mezzi per far sì che queste soddisfazioni arrivino, sul piano morale come su quello economico”.
Il “Progetto qualità” sarà poi esteso ad altre aree e ad altre varietà di uva. “Non verranno tralasciati il Pinot Nero per le basi spumante – annuncia Riccardo Cotarella – il Riesling Italico e ovviamente la Barbera, oltre a tutte le altre varietà che possono contribuire alla produzione di grandi vini. L’intenzione è quella di muoversi a 360 gradi”.
Non mancano gli elogi a un territorio che fatica a imporsi sul mercato. “L’Oltrepò Pavese – evidenzia Cotarella – è un territorio bellissimo, ricco di potenzialità, ma ancora non al massimo della sua espressione. Speriamo di vedere presto fiorire i risultati di questo nostro lavoro e di questo nostro entusiasmo”.
LA VENDEMMIA 2019
Soddisfatto il presidente di Terre d’Oltrepò, Andrea Giorgi (a destra, nella foto): “Posso dire che per la nostra azienda è in atto un vero e proprio cambio di passo. Terre d’Oltrepò è realtà simbolo del territorio e lo sta dimostrando, in modo tangibile, attraverso un percorso con cui confidiamo di dare ai nostri soci buoni frutti e una giusta remunerazione“.
Confermate anche le stime Coldiretti riguardanti un calo delle quantità per la vendemmia 2019, tra i vigneti della Lombardia. “Stimiamo un calo di circa il 30% a confronto con il 2018 – precisa Giorgi – ma la qualità delle uve, in compenso, è decisamente buona. A brevissimo inizieremo con la raccolta per le basi spumante, partendo domani dalle zone di Santa Maria della Versa e Broni, mentre lunedì sarà avviata la vendemmia a Casteggio“.
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Fabio Rolfi Carlo Veronese Stefano Malchiodi Mazzolino vendemmia 2019 Lombardia Oltrepò
MAZZOLINO (PV) – Taglio del nastro della vendemmia 2019 in Oltrepò pavese per l’assessore regionale Fabio Rolfi. Una scelta non casuale, che dimostra la voglia di rilanciare la maggiore area vinicola della Lombardia (13.500 ettari complessivi) alle prese con atavici problemi di divisione interna.
In particolare, Rolfi ha indetto la conferenza stampa a Tenuta Mazzolino, una delle cantine più virtuose e di qualità del territorio oltrepadano e lombardo. Al suo fianco, alle 11 di questa mattina, Carlo Veronese (ex Consorzio Tutela Lugana Doc), ormai prossimo all’investitura di direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese.
A fare gli onori di casa, il managing director di Mazzolino, Stefano Malchiodi. “Siamo qui non solo per dare avvio alla vendemmia 2019 in Lombardia, ma per esprimere forte ottimismo per il futuro dell’Oltrepò”, ha esordito Rolfi.
Questa zona – ha proseguito il titolare dell’assessorato all’Agricoltura regionale – costituisce una grande ricchezza per la Lombardia, non solo per i suoi vini, ma anche per il suo paesaggio straordinario. Nell’epoca dell’enoturismo l’Oltrepò, con quello che può offrire, può tranquillamente vincere questa battaglia, se compatto e unito. Bisogna organizzarsi”.
Come? “Prima di tutto – ha precisato Rolfi – serve un Consorzio riconosciuto e compatto. Inoltre sono contento che c’è una riduzione della quantità prevista per la vendemmia 2019, in Oltrepò e in altre zone.L’obiettivo non è vincere la classifica della quantità, ma far percepire meglio e valorizzare il vino e posizionare meglio la bottiglia in termini di prezzo”.
In quest’ottica – dopo la legge regionale che stabilisce l’obbligo per gli agriturismi della Lombardia di servire esclusivamente vino lombardo – sono due le strategie che Rolfi ha intenzione di mettere in atto.
In primis l’Osservatorio regionale sulle carte dei vini. “La mia intenzione – ha spiegato l’assessore – è cercare di indirizzare le carte dei vini dei ristoranti lombardi, a partire da quelli della ‘capitale’ Milano, nella direzione del territorio”.
“È quello che il turista chiede – ha sottolineato Rolfi – e, per di più, la Lombardia è in grado da sola di produrre tutte le tipologie possibili di vino, dagli spumanti ai vini dolci, passando per i rossi, i bianchi e i frizzanti”.
L’altra operazione riguarda la promozione all’estero. Per la prima volta, Regione Lombardia sarà presente in maniera compatta con uno stand alla Prowein Trade Fair, in programma a Düsseldorf, in Germania, dal 15 al 17 marzo 2020. Si tratta della maggiore “Fiera del vino” internazionale, dedicata a buyer e professionisti del settore.
“Finalmente uno spazio in cui cercheremo di riunire cantine e Consorzi lombardi, per aiutare le aziende a presentarsi in una grande realtà internazionale e valorizzare la Lombardia vitivinicola“, ha commentato Fabio Rolfi.
Ci sarà certamente, tra questi, anche l’Oltrepò pavese del nuovo direttore Carlo Veronese. L’ex manager della Lugana, la cui investitura ufficiale nel pavese è prevista per l’1 settembre – ricoprirà il posto lasciato vacante da uno dei direttori più controversi della storia del Consorzio oltrepadano, il silurato Emanuele Bottiroli – sta prendendo le misure in Oltrepò.
Arrivando da una zona di pianura come quella del Lago del Garda – ha ammesso Veronese – per me queste sono colline, anzi quasi montagne! Mi sto ancora ambientando qui. Abbiamo un inizio di vendemmia che parte con un dato interessante: sarà più scarsa, in termini quantitativi”.
“Il fatto che in Oltrepò non ci sia un prodotto identificativo – ha aggiunto – non è necessariamente un male, se si riesce a vendere tutto. In questo momento c’è un po’ di difficoltà, anche perché c’è tanto prodotto. In questo senso, un’annata più scarsa può aiutare”.
“Il vino più importante, non tanto dal punto di vista della qualità ma da quello dell’immagine, ovvero lo spumante Metodo classico da uve Pinot Nero scelto dal territorio – ha assicurato Veronese – servirà a trainare tutti gli altri vini dell’Oltrepò”.
“Il lavoro sulla qualità è fondamentale – ha concluso il futuro direttore – e il gioco del Consorzio è quello di aumentare la promozione e tornare a fare gruppo, mettersi assieme. Condividere idee e attività. Se ci riusciamo, sono sicuro che in poco tempo arriveranno i risultati, anche grazie a una Regione molto vicina”.
I dati su una vendemmia 2019 in calo quantitativo vengono confermati da Stefano Malchiodi. “Abbiamo iniziato a raccogliere la base spumante la scorsa settimana – ha evidenziato il managing director di Tenuta Mazzolino – sia Chardonnay che Pinot Nero. Ottime le analisi sulle prime vasche”.
“L’escursione termica verificatasi nei primi giorni di agosto, dopo un fine luglio rovente – ha precisato Malchiodi – ha permesso di mandare avanti la maturazione fenologica senza troppo accumulo zuccherino, né calo dell’acidità. Il 20% in meno rispetto allo scorso anno non è un male: sarebbe peggio avere problemi sulla qualità, che è invece è entusiasmante”.
La vendemmia di Tenuta Mazzolino, del resto, è solo all’inizio. Si concluderà con le uve destinate ai vini rossi da affinare in legno, base Pinot Nero. Per di più, l’azienda di 20 ettari è suddivisa in 39 particelle, ognuna delle quali vendemmiata in diversi momenti.
Una “zonazione” alla altoatesina, insomma. O, ancora meglio, una visione “francese” dei vigneti, suddivisi in cru e micro vinificati. Una bella ricetta contro l’Oltrepò delle quantità, che spesso si traducono nei prezzi stracciati “massacra denominazioni”, riscontrabili al supermercato.
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Con un ritardo di una decina di giorni rispetto al solito scatta l’ora della vendemmia in Lombardia che secondo le previsioni vedrà a livello regionale un calo medio nei raccolti di circa il 20% rispetto allo scorso anno, anche a causa delle bizze del tempo.
È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in occasione del distacco dei primi grappoli di uva in Franciacorta. Nei prossimi giorni le operazioni entreranno nel vivo anche in Oltrepò Pavese, mentre gli ultimi a partire saranno i viticoltori della Valtellina tra settembre e ottobre.
A lasciare il segno sulla stagione – precisa la Coldiretti regionale – sono stati il freddo del mese di maggio e le grandinate che hanno colpito nelle ultime settimane. Il clima favorevole di inizio estate ha però esaltato la maturazione dei grappoli, facendo ben sperare per un’annata di elevata qualità.
Con i nostri vini raccontiamo le peculiarità che contraddistinguono e valorizzano i nostri territori – spiega Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità sempre più apprezzato anche a livello internazionale come dismotra anche l’export delle etichette lombarde nel mondo che ha raggiunto il record storico di circa 271 milioni di euro”.
In Lombardia – spiega la Coldiretti regionale – ci sono oltre 20mila ettari a vigneto, quasi tutti dedicati a nettari di alta qualità. Le province più “vinicole” sono Pavia con più di 12.500 ettari e Brescia con oltre 6.800 ettari.
A seguire: Mantova (più di 1.700 ettari), Sondrio (circa 800 ettari), Bergamo (640 ettari), Milano e Lodi (circa 200 ettari), ma zone viticole più ridotte si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.
In Italia per quest’anno, spiega la Coldiretti, si stima una produzione di vino fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri, che permette al nostro Paese di vincere la sfida con i cugini francesi e conquistare il primato mondiale nonostante un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno.
Le condizioni attuali nel Bel paese, sempre secondo Coldiretti, “fanno ben sperare per un’annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo”.
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Al via la vendemmia 2019 in Italia con una produzione stimata fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri che permette di vincere la sfida con i cugini francesi e conquistare il primato mondiale nonostante un calo medio di circa il 10% a livello nazionale rispetto allo scorso anno.
E’ quanto spiega la Coldiretti in occasione del distacco del primo grappolo di uva nell’azienda agricola Massimo Cassarà in Sicilia, in Contrada San Giorgio a Salemi, provincia di Trapani, che inaugura l’inizio della raccolta lungo la Penisola con la vendemmia delle uve Pinot grigio, le prime ad essere trasformate in vino.
Un risultato che – sottolinea la Coldiretti – garantisce all’Italia la leadership internazionale davanti alla Francia, dove la produzione dovrebbe oscillare fra 43 e 46 milioni di ettolitri e alla Spagna con una stima fra 40 e 44 milioni di ettolitri.
LA VENDEMMIA 2019 La vendemmia del 2019, per effetto del clima pazzo e del maltempo alternato a ondate di caldo africano che hanno caratterizzato l’estate – continua la Coldiretti –, registra alcuni ritardi soprattutto al Nord.
In Italia le condizioni attuali – sottolinea Coldiretti – fanno ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo.
Da nord a sud della Penisola si parte tradizionalmente con le uve pinot e chardonnay in un percorso che – precisa la Coldiretti – prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello.
La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt – sottolinea la Coldiretti – con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.
Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.
Le prime quattro regioni per quantità prodotte – rileva la Coldiretti – sono il Veneto con il 25% del totale nazionale, la Puglia con il 18%, l’Emilia Romagna con il 17% e la Sicilia con l’8%.
Il vigneto Italia – sottolinea la Coldiretti – con i suoi 658mila ettari coltivati offre opportunità di lavoro con l’inizio dalla vendemmia 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio.
IL COMPARTO VINICOLO ITALIANO L’esercito del vino – conclude Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
“Il vino italiano con un fatturato di oltre 11 miliardi di euro è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresentano un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare nazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “distintività e legame con il territorio sono i fattori competitivi vincenti per l’intero Made in Italy”.
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È stato pubblicato sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il consueto vademecum della Campagna vitivinicola 2019-2020, in cui le imprese vitivinicole potranno reperire i principali adempimenti previsti dalla normativa di settore e le norme di riferimento. Novità di quest’anno saranno le funzionalità telematiche del SIAN che consentiranno agli operatori di semplificare le comunicazioni indirizzate agli uffici dell’Ispettorato centrale repressione frodi (ICQRF) del Ministero, come previsto dal testo unico del vino.
L’ICQRF, in vista della nuova campagna vendemmiale, ha già attivato gli ispettori sul territorio nazionale per garantire una regolare raccolta e movimentazione dell’uva e vigilare nelle operazioni di trasformazione e nella circolazione dei prodotti e dei sottoprodotti vitivinicoli ottenuti.
“Si apre la stagione più importante dell’anno per l’intero comparto del vino”, ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio. “Stiamo mettendo in campo tutti i nostri mezzi per garantire che la vendemmia proceda nel migliore dei modi all’insegna della qualità e della sicurezza per i consumatori. Il nostro vino è un prodotto di estrema eccellenza, settore trainante dell’agricoltura, sinonimo di qualità in Europa e nel mondo”.
“Ci aspettiamo grandi risultati da questa vendemmia. Continuiamo a lavorare e metterci a disposizione affinché tutte le nostre aziende siano sempre più all’altezza di questo importante primato che ci viene riconosciuto”, ha concluso il ministro.
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