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Sicilia en Primeur 2019, i migliori vini all’Anteprima della vendemmia 2018


SIRACUSA –
Trecentonovantotto vini a Sicilia en Primeur 2019, Anteprima della vendemmia 2018 andata in scena la scorsa settimana a Siracusa. Un numero che scende a 43 etichette se si considerano i vini non ancora in commercio o immessi solo a partire da febbraio 2019, tra i quali abbiamo stilato una classifica dei migliori.

Prima del blind tasting, la presentazione dell’andamento dell’annata a cura dell’enologo Mattia Filippi. “La forza dell’equilibrio”: così è stata sintetizzata la vendemmia 2018 in Sicilia. Un’annata, dunque, “vicina alle medie produttive e qualitative storiche”.

La Sicilia, pur essendo tra le quattro regioni più produttive d’Italia – assieme a Veneto, Emilia Romagna e Puglia – ha registrato la crescita produttiva più equilibrata del Paese. Un fenomeno che accosta l’isola solo a Toscana e Piemonte, areali riconosciuti in tutto il mondo per l’avanguardia qualitativa.

Un traguardo reso possibile dal fatto che la Sicilia ha fatto registrare nel 2018 le rese più basse in Italia: 6,2 tonnellate per ettaro, battendo appunto Toscana (6,5 tonnellate per ettaro) e Piemonte (8,5 tonnellate per ettaro).

Dal punto di vista meteo climatico, il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello mondiale dell’ultimo secolo.

Grazie alla sua posizione, al centro del Mediterraneo, la Sicilia ha tuttavia goduto degli effetti benefici del caldo africano e dei venti freschi provenienti dai Balcani.

Sempre secondo l’analisi dei tecnici di Assovini, la Sicilia ha rispettato il trend del Sud Italia anche in termini di piovosità. La somma delle precipitazioni dimostra che c’è stata più pioggia rispetto alla media dell’ultimo secolo.

L’anticipo del germogliamento nella parte occidentale dell’isola è stato da record: quasi due settimane, con l’ampliamento delle fasi fenologiche della vite. Ottimi gli influssi su varietà come Grillo e Zibibbo, con espressioni aromatiche interessanti e mantenimento dell’acidità naturale.

Nella parte orientale della Sicilia, sempre secondo la relazione di Mattia Filippi, Faro e Mamertino hanno goduto di piogge meno intense rispetto alla media. Un capitolo a parte per la zona dell’Etna, che ha visto “una distribuzione delle piogge diversa nelle tre macro aree”, ovvero i versanti nord, est e sud.

Carricante e Catarratto sono stati raccolti in anticipo, prima delle piogge di ottobre. A Randazzo, il Nerello Mascalese e Cappuccio hanno costretto i viticoltori “a una vendemmia più frazionata, capace di dare vini dotati di meno alcol ma dall’ottimo quadro acido e aromatico, ma soprattutto dalla grande propensione alla longevità”.

I NUMERI DELL’EDIZIONE 2019
Sicilia en Primeur è tornata a Siracusa dopo 10 anni per la sedicesima edizione, chiudendo gli appuntamenti più importanti dell’anno per le aziende del vino siciliane, dopo Prowein e Vinitaly. Quest’anno sono stati più di 100 i giornalisti italiani e stranieri che hanno partecipano alla kermesse.

Anche quest’anno la Sicilia del vino ha svolto il ruolo di ambasciatrice attraverso i tesori della regione: la stampa, divisa in 8 gruppi, ha preso parte ad altrettanti enotour in visita alle cantine ma anche ai beni Unesco siciliani, rafforzando così la relazione esistente tra vino e cultura.

VINI BIANCHI


Sicilia Doc Grillo 2018 “Kheirè”, Tenuta Gorghi Tondi: 89/100
Dal greco “Benvenuto”. E benvenuta sia la nuova annata della selezione di Grillo di questa bella realtà siciliana. Naso e bocca di buona corrispondenza, su note di agrume. Vino giovane, già connotato da una ottima struttura.

Sicilia Doc Grillo 2018 “Lalùci”, Baglio del Cristo di Campobello: 88/100
Intrigante sia al naso che in bocca. Frutto di gran pulizia, corroborato da pregevoli richiami salini e balsamici.

Monreale Doc 2018 “Murriali”, Baglio di Pianetto: 88/100
Leggera spezia, gran consistenza sia al naso che al palato. Buona la freschezza, quasi balsamica, al palato e l’allungo salino. Un Insolia (o Inzolia) in purezza che disegna bene i contorni dei bianchi di qualità della Sicilia, anche in un’ottica di affinamento nel tempo.

Etna Bianco Doc 2018 “Archineri”, Pietradolce: 87/100
Naso intenso, tra note saline, vegetali e fruttate. Bocca citrina e fresca, su note di buccia d’arancia e limone, per un sorso verticale.

Alcamo Classico Doc 2018 “Vigna Casalj”, Rapitalà: 86/100
Bel naso largo, di agrumi e macchia mediteranea. Seduttivo nella sua parte di frutta matura, che rende il Catarratto meno spigoloso del consueto. In bocca bell’allungo sulla frutta tendente al maturo, che non si scompone.

VINI ROSATI

Rosato Igp 2018 “Don Pietro Rosato”, Azienda agricola dei Principi di Spadafora: 90/100
Un naso che ha bisogno di qualche secondo nel calice per assestarsi e regalare il meglio dei rosati di Sicilia en Primeur 2019.

In bocca richiami preziosi di liquirizia, oltre al frutto. Intrigante, particolare. Lunghissimo. Un rosato assieme elegante e di carattere.

Etna Doc Rosato 2018  “Scalunera”, Torre Mora (Tenute Piccini): 89/100
Un rosato giocato sulla finezza e sulla precisione del frutto, croccante e rinvigorito da una esaltante nota salina.

Fresco, beverino, ancora giovane ma già in grado di mostrare buone possibilità di ulteriore affinamento nel tempo. Elegante la chiusura, particolarmente lunga.

Rosato “Luigia” 2018, Barone Sergio Wines: 87/100
Frutto rosso piuttosto preciso, che si allarga su note mature solo nel finale. Un rosato che convince sopratutto per la bella struttura e il bell’allungo, su tinte di frutti di bosco molto precise. Un vino disinvolto e beverino, ma serioso.

VINI ROSSI

Etna Rosso Doc 2018 “Ciauria”, Pietro Caciornia: 90/100
Suadente la maturità del frutto, sostenuta da un bel tannino di prospettiva, che nel retro olfattivo si fa di spezia e liquirizia. Vino d’allungo, già godibilissimo.

Etna Rosso Doc 2018 “Trimarchisa”, Tornatore: 88/100
Frutto maturo e tannino al palato. Un Etna giocato sull’essenzialità e, per certi versi, sulla prontezza. Una chiave di lettura del vulcano che non può non essere tenuta in considerazione, nel 2019.

Salina Rosso Igp 2018, Cantine Colosi: 88/100
Bell’equlibrio per questo rosso prodotto da una delle cantine “chicca” del panorama siciliano. Naso e bocca profondi, sulla spezia e sul piccolo frutto di bosco croccante. Chiusura su tannino in fase di integrazione ma tutt’altro che sgarbato, con richiami di radice di liquirizia.

Monreale Doc Syrah 2018 “La Monaca” 2018, Tasca d’Almerita: 88/100
Uno dei migliori Syrah da allungo dell’ultima vendemmia in Sicilia. Consistente, tattile, corposo, elegante. Essenziale eppure pieno, in un gioco d’equilibrio che riesce a pochi. Funambolo.

Nero d’Avola Doc 2018, Feudo Arancio: 86/100
Uno di quei Nero d’Avola che concentrano, nella loro semplicità, le caratteristiche del vitigno nelle sue varie espressioni. Beva agile e scattante, mai banale, frutto preciso che non si scompone e non cede alla marmellata. Tannino sottile e disteso. Vino emblema della sete da soddisfare ora o mai più.

Vittoria Frappato Doc 2018 “Di Sicilia… Sole e Terra”, Cantina Horus: 86/100
Frutto maturo al punto giusto, sia al naso che al palato, per questo Frappato che convince per la sua tipicità, fatta anche di una speziatura decisa ma non invadente e di una buona eleganza complessiva.

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Campania Stories 2019: oggi l’Anteprima dei bianchi campani


CETARA –
Vini bianchi della Campania protagonisti, quest’oggi, all’Hotel Cetus di Cetara (SA), nel cuore della Costiera Amalfitana. La vendemmia 2018 sarà sottoposta all’esame della stampa italiana ed internazionale in occasione del “Day 2” di Campania Stories, evento organizzato da Miriade & Partners con il supporto della Regione Campania, del Consorzio Vini Salerno e di Ais Campania. Domani il tasting riguarderà i vini rossi.

Novanta le aziende che partecipano all’edizione 2019 di Campania Stories, che si è aperta ieri coinvolgendo anche Ravello e Amalfi. Un numero in crescita rispetto al passato. Così come è in crescita l’attenzione, in Italia e all’estero, nei confronti dei vini prodotti nella regione del Sud Italia.

Non a caso, tra gli obiettivi futuri annunciati da Diana Cataldo (Miriade), c’è quello di “portare le anteprime campane anche fuori dal territorio nazionale”. Un’idea che stuzzica anche la Regione, che negli ultimi due esercizi è risultata tra quelle più generose del Paese nel sostegno alla viticoltura.

Un aspetto rimarcato dall’onorevole Maurizio Petracca, presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania: “Parliamo di 1 miliardo e 830 milioni di euro di cui sono rimasti 150 milioni di euro, da destinare a bandi specifici riservati al comparto privato. Siamo sicuri di assistere in questo modo a una crescita ulteriore del settore, con riverberi sull’economia e sull’occupazione”.

Gli investimenti pubblico-privato della Giunta presieduta da Vincenzo De Luca sono passati dal 25% al 75% del totale: “L’esatto opposto di quanto avvenuto in passato – ha sottolineato ancora Petracca – quando a godere dei fondi regionali era principalmente il pubblico”.

COSA ASPETTARSI DALLA VENDEMMIA 2018

A delineare l’andamento della vendemmia 2018 è Roberto Di Meo, fresco di conferma per altri tre anni alla guida di Assoenologi Campania. Guiderà un comitato all’insegna di diverse new entry, tra cui diversi giovani enologi. Con un primo punto d’arrivo fissato a novembre, mese in cui sarà pubblicato “uno studio di caratura internazionale sui portainnesti”.

Nel frattempo, cosa aspettarsi dai calici dell’Anteprima di Campania Stories 2019? “I bianchi 2018 avranno tinte leggermente più gialle rispetto ad altre vendemmie – ha anticipato Di Meo – fiori e frutta al naso e un palato dalla struttura più snella, nonostante la buona freschezza”.

“I vini rossi campani – ha proseguito Di Meo – risultano generalmente meno intensi in termini di colore, con un naso sui frutti rossi e un palato di buona freschezza. Vini piuttosto longevi”. Quantità conformi alla media della Campania per la raccolta 2018 (1,2-1,3 milioni di ettolitri), nonostante le perdite registrate nella provincia di Benevento.

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Vola lo Champagne: vendite record a 4,9 miliardi di euro

MILANO – Champagne da record anche nel 2018. Nell’ultimo anno, le vendite del celebre vino francese hanno raggiunto i 4,9 miliardi di euro (+ 0,3% rispetto al 2017).

L’Italia segna un +4,2% rispetto all’anno precedente, con un fatturato di 158,6 milioni di euro (tasse escluse, franco cantina). Stabili i volumi, con 7.362.506 bottiglie. Il nostro Paese si conferma il quinto mercato mondiale all’export per giro d’affari.

I volumi di Champagne sono in calo (-1,8% con 301,9 milioni di bottiglie), a fronte di una flessione più contenuta del fatturato  grazie alla migliore valorizzazione delle cuvée. A livello globale, le esportazioni restano orientate al rialzo (+0,6% a volume e +1,8% a valore).

Fuori dall’Unione Europea la domanda è più dinamica, soprattutto in mercati come gli Stati Uniti (23,7 milioni di bottiglie, +2,7%), il Giappone (13,6 milioni di bottiglie, +5,5%) e l’area cinese (Cina, Hong Kong, Taiwan: 4,7 milioni di bottiglie, +9,1%).

Dopo un’evoluzione molto sostenuta negli ultimi 10 anni (+134%), l’Australia ha registrato un leggero calo (8,4 milioni di bottiglie, -1,8%), a causa di un tasso di cambio meno favorevole. Altri Paesi confermano il loro potenziale: il Canada con 2,3 milioni di bottiglie (+4,8%), il Messico con 1,7 milioni di bottiglie (+4,3%).

Da segnalare anche il Sudafrica, che supera per la prima volta il milione di bottiglie e segna un significativo incremento del 38,4%. La vendemmia 2018, senza precedenti dal punto di vista agronomico e di qualità eccezionale è di buon auspicio per le future cuvée della Champagne.

Il Comité Champagne, creato dalla legge francese del 12 aprile 1941, ha sede a Epernay e riunisce tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne. L’organizzazione interprofessionale rappresenta uno strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale. Il Comité Champagne mette le due professioni in relazione tra loro e conduce una politica di qualità costante e di valorizzazione del patrimonio comune della denominazione.

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Biodiversità significa vino di qualità. In Franciacorta il primo studio al mondo


PROVAGLIO D’ISEO –
E’ la differenza che passa tra una bellezza naturale e una costruita dal chirurgo. Da un ambiente sano e ricco di biodiversità, non ritoccato dai “ferri” della chimica, nasce un vino “naturalmente” buono.

E’ quanto conferma per la prima volta al mondo uno studio avviato in Franciacorta dall’Università della California di Davis, in collaborazione con il professor Leonardo Valenti dell’Università degli Studi di Milano. Un progetto avviato tra i vigneti di Barone Pizzini, azienda pioniera della sostenibilità in Italia, poi diffuso in altre aree vinicole del Paese.

Non a caso Barone Pizzini ha affidato all’enologo Valenti la presentazione dei primi risultati dello studio, in occasione dell’assaggio delle basi spumante 2018 della maison franciacortina. L’analisi dei terreni dei “cru” – oltre 40 quelli a disposizione di Barone Pizzini – dà infatti vita a micro vinificazioni, utili alla perfetta composizione delle cuvée.

Un approccio che avvicina la cantina bresciana ad alcune note realtà cooperative dell’Alto Adige, che da anni vinificano separatamente le uve dei propri conferitori, per arrivare al miglior blend. La marcia in più è costituita dall’attenzione alle diverse condizioni registrabili nelle micro porzioni di ogni singolo vigneto.

Un puzzle nel puzzle, che si traduce per esempio in scelte differenti sui livelli di pressatura delle uve del medesimo “cru”, da stabilire in base alle caratteristiche di “croccantezza” ed elasticità della buccia.

Sembra una cosa ovvia la connessione tra la vitalità del suolo e la qualità del vino – spiega Silvano Brescianini, direttore generale di Barone Pizzini e neo presidente del Consorzio per la Tutela del Franciacorta – ma in realtà non sempre questo viene considerato”.

“Per di più – sottolinea Brescianini – non esistono pubblicazioni ufficiali su questo tema. Dobbiamo essere dunque orgogliosi, come italiani, di essere stati i primi a lavorarci. E un grande merito va al nostro enologo, il prof Valenti, e al nostro agronomo, Pierluigi Donna”.

I PUNTEGGI DI BIODIVERSITÀ
“Quando una vite è in equilibrio con l’ambiente – spiega Leonardo Valenti – lo dimostra con un comportamento vegetativo corretto e una tendenza a generare uve di qualità. Non abbiamo fatto altro che analizzare i fattori alla base di questa correlazione, nel sottosuolo”.

Sono stati messi sotto osservazione i differenti appezzamenti di Barone Pizzini, ritenuti più o meno in grado, secondo le evidenze storiche raccolte in occasione delle diverse vendemmie, di produrre uve di maggiore o minore qualità.

Abbiamo dunque assegnato dei veri e propri punteggi di biodiversità ai diversi terreni – aggiunge Valenti – provando per la prima volta al mondo le precise assonanze tra i valori di vitalità del suolo e la qualità dei vini da esso prodotti. Il medico non tratta tutti i pazienti alla stessa maniera. Conoscere le caratteristiche di ogni singolo terreno ci aiuta a comprendere come aiutarlo naturalmente a produrre meglio”.

L’ASSAGGIO DELLE BASI E L’ERBAMAT

Dal campo alla bottiglia, insomma, il passo è breve. E promette benissimo l’annata 2018 di Barone Pizzini, sulla base degli assaggi delle basi spumante dell’ultima vendemmia. Si tratta di prelievi di “botte”, che andranno a comporre i Metodo Franciacorta passando per il tiraggio e la successiva sboccatura.

Le uve atte alla produzione di spumante – ricorda il professor Valenti – devono raggiungere un’immaturità matura. Potremmo anche definirla una ‘maturità adolescenziale’, di un giovane che ha un carattere abbastanza formato, anche se ancora malleabile”.

E’ così che lo Chardonnay del “cru” Roncaglia, utile alla produzione dell’etichetta “Animante” (20-30 mesi sui lieviti) rivela una buona acidità, equilibrata col resto del corredo. Sarà infatti “tirato” a breve.

Più torbida la base dello Chardonnay di Ronchi, che finirà nella cuvée del “Satèn” o del “Naturae”. Una storia a sé per questo vino, ottenuto grazie a una selezione di lieviti indigeni compiuta in un magazzino sterile di Barone Pizzini, fino a individuare – tra 10 diversi – quello più capace di garantire elevati standard qualitativi in fermentazione.

Ben 5, ovvero la metà, sono risultati “gravemente problematici”: una riprova che anche tra i lieviti indigeni delle uve occorre fare selezione, per evitare arresti fermentativi o altri problemi indotti. Un progetto che Barone Pizzini intende comunque estendere ad altri vigneti.

Altro campione altra base: lo Chardonnay del “cru” del Roccolo è perfetto per il Franciacorta Riserva “Bagnadore”, prodotto di punta della cantina bresciana. Si tratta infatti delle ultime uve raccolte nel comprensorio aziendale.

Una maturazione più lenta che garantisce l’ottenimento di un vino base di potenza, struttura e maturità, grazie ad un accumulo di zucchero che non penalizza l’uva in termini di acidità e ph.

Non a caso le radici affondano in un suolo misto, dove parti profonde e sottili si mescolano. Una situazione simile a quella della fascia centrale della Borgogna, dove si trovano appunto i preziosi Grand Cru e i Premier Cru.

Tra gli assaggi più significativi anche quello dell’Erbamat, l’autoctono riscoperto da Barone Pizzini ed entrato ufficialmente tra i vitigni del Franciacorta dalla vendemmia 2017, con un massimo del 10%.

Un vitigno che dà vita a vini duri, ma dotati al contempo di una certa aromaticità, avvertibile nel retro olfattivo. In Italia può essere paragonato solo alla Durella, l’uva “tosta” con cui si produce il Metodo classico dei Monti Lessini.

“Il campanello d’allarme delle caldissime vendemmie 2003 e 2007 – spiega Silvano Brescianini – ci ha spinto ad interrogarci ancora più seriamente sui cambiamenti climatici. Tra le 18 varietà autoctone disponibili per la Denominazione abbiamo scelto l’Erbamat. Una scelta dovuta al fatto che matura 6-8 settimane dopo lo Chardonnay e mostra un’acidità malica elevata, oltre ad essere citata dall’agronomo bresciano Agostino Gallo già nel 1564″.

Barone Pizzini ha iniziato a reimpiantarlo nel 2008 in località Timoline (vigneto Prada). Nel 2011 le prime prove di vinificazione e nel 2016 i nuovi vigneti, per aumentare la massa critica. La cantina di Provaglio di Iseo, assieme a Berlucchi, detiene oggi la nursery dell’Erbamat.

Ci vorrà del tempo per capire se la sperimentazione avrà avuto gli effetti sperati – evidenzia ancora Brescianini – ma di sicuro avere un vitigno così sul territorio ci consente di presentarci all’estero con una storia autentica e di territorio da raccontare, oltre ai vantaggi garantiti dalle caratteristiche di questa uva”.

Secondo l’enologo Leonardo Valenti, la quota perfetta di Erbamat nella cuvée del Franciacorta è tra il 20 e il 25%, meglio se con Chardonnay e Pinot Noir. Sorprendenti, appunto, anche gli assaggi di Pinot Nero della vendemmia 2018 di Barone Pizzini: potenti, salini e dotati del giusto apporto di frutto.

Quel che è certo è che tutti i Franciacorta della cantina di Provaglio d’Iseo siano “ipocalorici”, come piace definirli al direttore Silvano Bresciani. Ovvero sostanzialmente privi di percezioni zuccherine. La “coda” dolce della liqueur d’expedition è poco percettibile ed è semplice capire perché: il vino “più dosato” è il Satèn, che registra tra i 4 e i 5,5 grammi di residuo.

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“Chiamatelo vino rosa”. I migliori assaggi all’Anteprima Chiaretto 2018 (Bardolino + Valtènesi)


LAZISE –
Quarantatré Chiaretto di Bardolino e 27 Valtènesi Chiaretto in degustazione a Lazise (VR), all’Anteprima della vendemmia 2018 del vino più “rosa” d’Italia, come vuole la nuova linea di comunicazione pensata per i due vini. In mattinata, nello splendido borgo affacciato sul Lago di Garda, i 63 produttori di Chiaretto hanno messo a disposizione della stampa i campioni dell’ultima vendemmia, in commercio da poche settimane.

Vi raccontiamo i migliori assaggi all’evento organizzato dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, mentre alla Dogana Veneta di Lazise è ancora in corso l’Anteprima 2018. Per degustare un totale di 120 vini rosati prodotti nell’area a cavallo tra le province di Verona e di Brescia c’è ancora tempo domani, dalle 14 alle 20.

L’ingresso sarà tuttavia consentito solo agli operatori del settore, che oltre al Chiaretto di Bardolino e della Valtènesi 2018 potranno degustare le annate precedenti, oltre al Bardolino Chiaretto Spumante e al Garda Rosé Brut.

UNA DENOMINAZIONE IN CRESCITA

“Il clima è decisamente improntato al bello per il Chiaretto – spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di Tutela Chiaretto e Bardolino (nella foto) – che si è conquistato una solida leadership nel mondo dei vini rosa italiani e che vede incrementare continuamente l’interesse da parte dei consumatori italiani ed esteri, aprendo prospettive interessanti negli Stati Uniti, in Canada e in Scandinavia”.

Sono 10 i milioni di bottiglie dell’area aggregata, con la quota dell’export che si aggira al 60%. “Mi preme sottolineare proprio questa definizione di ‘vini rosa’ – aggiunge Cristoforetti – perché come esistono i vini rossi e i vini bianchi, non vedo perché non si debba parlare di ‘vino rosa’ anziché di ‘rosato’, un termine che ha invece un senso compiuto solo in alcune denominazioni, come quelle della Puglia e della Calabria, o di rosè che invece riguarda la Francia e lo spumante”.

La degustazione dei vini dell’area gardesana è infatti iniziata a Parigi con Wine Paris ed è proseguita con un tour in cinque città degli Stati Uniti. Un viaggio che conferma la collaborazione tra il Chiaretto di Bardolino e l’area della Valtènesi, suggellata appunto dall’Anteprima congiunta della vendemmia 2018.

Il tour proseguirà in Germania, al Prowein di Düsseldorf, dove il Chiaretto sarà protagonista insieme agli altri cinque “vini rosa” italiani, con i quali il Consorzio di Tutela ha sottoscritto un patto di collaborazione per la promozione congiunta.

I MIGLIORI ASSAGGI DI CHIARETTO 2018

CHIARETTO DI BARDOLINO 2018
1) Bardolino Chiaretto 2018 “Granara”, Tommasi: 87/100
Un “vino rosa” che sorprende per la sua capacità di essere pronto, ma con ampi margini di miglioramento. Macchia mediterranea al naso, origano. In bocca un bel frutto, impreziosito da ricordi di cera d’api.

2) Bardolino Chiaretto 2018, Cavalchina: 86/100
Naso complesso su agrumi e accenno di speziatura, In bocca grasso e al contempo verticale, bel frutto e bella mineralità, in equilibrio.

3) Bardolino Chiaretto 2018, Corte Gardoni: 86/100
Un rosato giocato sulle durezze, in particolare sulla salinità, senza rinunciare al frutto. Bella chiusura su liquirizia e sale e frutto, lungo e addirittura con filo di tannino.

4) Bardolino Chiaretto Classico 2018 “Villa Cordevigo” Bio, Villabella: 85/100
Bell’espressione, tipica e non ruffiana, di un godibilissimo Chiaretto. Su durezze, insomma, senza perdere di vista il frutto. Bello il retro olfattivo, lungo.

5) Bardolino Chiaretto 2018, Albino Piona: 85/100
Giovanissimo, ma già in grado di mostrare un gran carattere e, soprattutto, distintività.

5+) Bardolino Chiaretto Castelnuovo 2018, Cantina Castelnuovo del Garda: 84/100
La sorpresa assoluta. Bellissima figura nella nostra degustazione alla cieca per il Chiaretto della Cantina Sociale Veronese del Garda, in vendita a soli 2,20 euro nella Grande distribuzione organizzata: i supermercati della zona del Garda.

VALTÈNESI CHIARETTO 2018

1) Valtènesi Chiaretto 2018, Cantrina: 88/100
Teso, verticale, fine, elegante. Un 100% Groppello da assaggiare, anzi da non perdere assolutamente.

2) Riviera del Garda Classico Chiaretto 2018 “Sinìgol”, La Torre: 87/100
Viti tra i 40 e i 60 anni per questa “chicca” gardesana. Il terreno, ricco di scheletro, si riflette in un calice che marca sulla verticalità, senza perdere di vista la “materia”. Blend ottimamente riuscito di Groppello gentile, Marzemimo, Barbera e Sangiovese.

3) Riviera del Garda Classico Chiaretto 2018, Cà dei Frati: 86/100
Foglia di pomodoro, idrocarburo leggero. Bel frutto anche in bocca, compensato da una vena leggera di tannino e dalla mineralità già avvertita al naso.

4) Riviera del Garda Classico Chiaretto 2018, Selva Capuzza: 86/100
Tra i Chiaretto più equilibrati dell’intera batteria, al momento, eppure con buoni margini di ulteriore affinamento nel tempo. Bella chiusura su note saline, leggera spezia e radice di liquirizia.

5) Riviera del Garda Classico Chiaretto 2018, Conti Thun: 85/100
Cantina giovane della Denominazione, con ottimi margini per fare un buon lavoro. Un’ottima “base” di partenza.

LO SPUMANTE
La sorpresa è il Metodo Classico “Ceppo 326 Rosé” della cantina Pasini San Giovanni. Un Pas Dosé da uve Groppello (70%) con un 30% di Chardonnay. Cinquanta mesi sui lieviti, sboccatura ottobre 2018. In vendita in cantina a soli 20 euro, regala un palato verticale, unito ai caratteristici sentori fruttati del Groppello. Della stessa cantina, da provare l’ottimo il Valtènesi 2018 “Rosagreen”, sempre da uve Groppello.

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Vendemmia 2018 all’insegna dell’abbondanza in Lombardia: +55% di vino


CAPRIANO DEL COLLE –
Sono stati presentati in mattinata, presso la cantina Lazzari di Capriano del Colle (BS) i dati della produzione di uva e di vino della vendemmia 2018 in Lombardia. Un appuntamento voluto dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, che ha chiamato a raccolta i rappresentanti di tutti i Consorzi del vino lombardi.

La produzione in ettolitri della vendemmia 2018 in Lombardia supera gli 1,572 milioni di ettolitri di “vino finito” (+55,03% rispetto alla sfortunata vendemmia 2017). La produzione totale di uva è di 2,415 milioni di quintali, su una superficie rivendicata di 21.213,85 ettari.

L’INTERVENTO
Un settore in cui Regione Lombardia intende investire risorse importanti, in un’ottica di consolidamento. “Negli ultimi anni – ha dichiarato l’assessore Rolfi – stiamo assistendo a una crescita costante del comparto, non soltanto qualitativa ma quantitativa. La Lombardia sta diventando sempre più una regione vitivinicola e questo non può che riflettersi direttamente nelle scelte politiche”.

Tracciate dunque le parole chiave del 2019 e dei prossimi anni: promozione locale e internazionale del vino lombardo, maggiore attenzione alle carte dei vini – soprattutto negli agriturismi – ed enoturismo.

“Sul fronte della promozione – ha annunciato Rolfi – intendiamo dedicare risorse importanti all’internazionalizzazione. Saremo presenti al prossimo Prowein di Dusseldorf in maniera ben strutturata e investiremo risorse importanti nel Gambero Rosso“.

“Tutte le risorse in termini di internazionalizzazione a disposizione di Regione Lombardia saranno destinate al vino. Non per togliere importanza ad altri settori, ma perché riteniamo che il vino sia il settore lombardo con le maggiori potenzialità di crescita in termini export. Da qui il nostro completo sostegno alle aziende del comparto”, ha aggiunto l’assessore regionale.

GLI AGRITURISMI

Importanti novità, appunto, anche sul fronte interno. “I lombardi – ha dichiarato Rolfi – devono avere la massima consapevolezza di ciò che si produce in Lombardia. La regione è in grado di mettere sulle tavole tutte le tipologie di vino possibili, dal frizzante al vino dolce. Per questo vogliamo che gli agriturismi siano portabandiera e vetrina della produzione lombarda”.

Come? “Gli agriturismi dovranno servire al 100% vino lombardo“, ha spiegato l’assessore regionale. “Inoltre – ha aggiunto Rolfi – abbiamo incaricato Ersaf di realizzare un osservatorio sulla carta dei vini dei ristoranti lombardi, in modo da favorire la promozione del vino della Lombardia all’interno di tutte le attività del settore della ristorazione regionale”.

Una leva importante sarà anche l’enoturismo. “Abbiamo una grande opportunità di fidelizzazione del winelovers in Lombardia, che deve essere abbracciato e condotto alla scoperta della nostra produzione”, ha evidenziato Rolfi. Senza dimenticare i nuovi trend del mercato, con i consumatori sempre più attendi alla produzione biologica.

“Gli sforzi delle aziende nella direzione della sostenibilità ambientale della produzione vanno valorizzati – ha spiegato Rolfi – e in regione abbiamo un modello replicabile altrove, in questi termini: la Franciacorta. Quella tracciata da questa Denominazione è la via giusta. La Franciacorta è un esempio di sistema da prendere assolutamente come esempio”.

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Approfondimenti

Collio Friulano, il Consorzio: “Vendemmia 2018 eccellente”

“Eleganti, equilibrati, aromatici e pronti per affrontare con orgoglio un lungo invecchiamento”. Saranno così i vini del Collio Friulano, vendemmia 2018. Lo assicura il Consorzio di Tutela.

“L’annata 2018 – spiega il presidente Robert Princic – si rivela eccellente per le uve rosse grazie anche a un perfetto andamento climatico del mese di settembre, senza pioggia e con alte temperature. I vini bianchi saranno caratterizzati da un moderato contenuto alcolico, acidità equilibrata ed espressione aromatica importante soprattutto per Friulano, Malvasia e Sauvignon”.

Nel 2018 la produzione di uva nel Collio ha registrato un aumento del 10-15% rispetto al 2017, annata ricordata come la seconda più scarsa dal Dopoguerra a oggi. “Le differenze fra una zona e l’altra – continua il Consorzio – sono limitate e dovute esclusivamente a fenomeni di grandine tra i mesi di giugno e luglio che, in alcune aree, hanno fortemente compromesso il quantitativo di uva sulle piante”.

L’ANDAMENTO STAGIONALE
La stagione è stata favorevole fin dall’inizio, con temperature al di sopra della media nel periodo del germogliamento. Da metà aprile, poi, il particolare innalzamento termico ha comportato un rapido accrescimento vegetativo e, di conseguenza, una fioritura breve e anticipata di circa dieci giorni rispetto alla media storica.

La natura è stata benigna anche nel periodo fra maggio e luglio; in questi mesi la distribuzione delle piogge è stata regolare e la temperatura nella media. I primi accenni di invaiatura si sono registrati attorno ai primi giorni di luglio, in leggero anticipo rispetto al solito.

Il caldo record della prima decade di agosto ha fortemente condizionato il processo di maturazione dell’uva che è arrivata alla fase vendemmiale perfettamente sana. L’uva dell’annata 2018 si caratterizza per stato vegetativo e fitosanitario equilibrati e ottimali, con solamente qualche focolaio di oidio che ha colpito i vigneti già storicamente toccati dalla malattia.

Anche le rare infezioni di botrite sul grappolo, osservate all’inizio di luglio, si sono asciugate grazie alla corretta riduzione della chioma con la potatura verde che ha favorito l’areazione e la disidratazione degli acini colpiti dal fungo. Rare anche le infezioni da black rot (il cosiddetto “marciume nero”) trovate solo in qualche vigneto, ma comunque ben gestite.

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Vendemmia 2018 in Italia: i dati regione per regione

Sono stati resi noti da Assoenologi i dati definitivi della vendemmia 2018 in Italia, che si assesta sui 52,6 milioni di ettolitri. Di seguito il report regione per regione stilato dall’associazione presieduta da Riccardo Cotarella.

PIEMONTE
Quantità: +35% rispetto vendemmia 2017
Il periodo vendemmiale, decorso da fine agosto a metà ottobre, in Piemonte è stato caratterizzato da giornate calde e luminose, spesso anche ventose con poche e localizzate piogge che non hanno disturbato la vendemmia.

La buona escursione termica tra giorno e notte, ha favorito la maturazione delle uve rosse, asciugando i grappoli e bloccando lo sviluppo della botrite, premiando dal punto di vista qualitativo tutte le varietà tardive. Lo stato sanitario dei grappoli è risultato buono e caratterizzato da acini di grandi dimensioni e ricchi di mosto.

La vendemmia è iniziata con 7/10 giorni di ritardo rispetto al 2017, ma in linea con un’annata normale. Alla fine di agosto si sono raccolti i primi grappoli di Chardonnay e Pinot nero, basi per lo spumante Alta Langa. Nella prima decade di settembre si è continuato con le uve Brachetto e, soprattutto, Moscato, seguite da quelle di Dolcetto, Cortese e Freisa.

I conferimenti delle uve Barbera sono iniziati intorno al 20 settembre, mentre per quelle di Nebbiolo si è dovuto attendere i primi giorni di ottobre, la cui raccolta si è conclusa a metà dello stesso mese. Complessivamente la qualità delle uve è risultata ottima con diverse punte di eccellente: le basi spumante Alta Langa fanno riscontrare acidità e profumi ben equilibrati; i Moscati evidenziano acidità importanti, il Cortese di Gavi acidità sostenute e gradazioni corrette.

Le uve rosse più pregiate piemontesi, tra cui il Barbera per la docg Nizza e il Nebbiolo per le Docg Barolo e Barbaresco, hanno beneficiato del clima favorevole di settembre, e i primi riscontri analitici hanno evidenziato buone gradazioni zuccherine e caratteristiche ideali per l’affinamento in legno.

Le fermentazioni si sono svolte in modo regolare. Quantitativamente si stima un incremento rispetto all’anno scorso del 35%, soprattutto per l’apprezzabile fertilità della vite che ha prodotto grappoli di ragguardevoli dimensioni. Per il Piemonte la maggior produzione rispetto al 2017 è da considerarsi come vino senza Dop.

Le scorte nelle cantine sono molto contenute, mentre per quanto concerne le prime contrattazioni le Dop risultano stabili, mentre sono in calo i prezzi dei vini senza denominazione.


LOMBARDIA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
L’annata si è contraddistinta per un inverno non eccessivamente freddo e una primavera regolare. Alcune temperature piuttosto basse, dopo giornate di relativo caldo, sono state molto utili per abbattere la carica iniziale di malattie (peronospora in particolare) e di insetti.

Il germogliamento ha avuto un decorso abbastanza regolare, buona/ottima l’allegagione, mentre l’invaiatura è risultata molto lenta e difficile in particolare per il Pinot nero. Ottimo è risultato invece il carico produttivo e in alcune zone addirittura eccessivo.

Dal punto di vista sanitario il 2018 è stato complessivamente caratterizzato da una bassa infezione, sebbene a fine maggio si sia riscontrato un attacco piuttosto diffuso di peronospora larvata che, in alcune zone, ha ridotto il carico di grappoli in modo abbastanza significativo, ma praticamente ininfluente sulla quantità visti i carichi di partenza.

Le buon condizioni climatiche in generale e le escursioni termiche tra notte e giorno non hanno accelerato l’invaiatura e le maturazioni che, seppur costanti, sono risultate lente con un ritardo medio di 8-10 giorni rispetto al 2017. In generale la maturazione ha seguito gli sviluppi di una annata normale.

I vitigni bianchi o più precoci hanno evidenziato un sensibile abbassamento delle acidità con il pH sopra la norma e un lento, ma regolare, accumulo di zuccheri. Interessante lo sviluppo delle varietà a bacca rossa, in particolare per i Merlot, per i quali i diradamenti sono risultati decisivi per la qualità.

La vendemmia in Franciacorta e Oltrepò Pavese è iniziata a cavallo di Ferragosto per le uve base spumante. Il pieno dei conferimenti per le varietà bianche dei vini fermi e per quelle rosse precoci è avvenuto verso la metà di settembre, mentre in Valtellina si è dovuto attendere la seconda metà di ottobre. In generale, la raccolta è risultata ritardata di circa 7/10 giorni rispetto al 2017, fatto salvo un leggero anticipo per i vitigni base spumante
e rosati dove è stato d’obbligo preservare l’acidità.

In Oltrepò si riscontra una produzione superiore rispetto al 2017 di oltre il 25%, in Franciacorta del 35%, in Valcalepio e nella zona di Scanzo la crescita risulta del 15%, mentre nel Garda e in Valtellina l’aumento è tra il 5 e il 10%. Pertanto, in tutta la Lombardia, si produrranno circa il 25% di ettolitri di vino in più rispetto allo scorso anno di qualità buona con diverse punte di ottimo.


TRENTINO ALTO ADIGE
Quantità: +23% rispetto vendemmia 2017
In tutto il Trentino Alto Adige la vendemmia 2018 è stata caratterizza per la piena potenzialità produttiva facendo segnare complessivamente +23% rispetto al 2017. L’incremento risulta superiore in Trentino (+25%) rispetto all’Alto Adige (+20%).

La sanità delle uve è risultata ottima dall’inizio della vendemmia fino alla sua conclusione risultando l’aspetto peculiare di questa annata, benché alcune partite di Chardonnay e Pinot grigio abbiano sofferto dopo l’abbondante pioggia di inizio settembre (mediamente 60-80 m caduti fra venerdì 31 agosto e domenica 2 settembre) per le quali si è dovuta accelerare la raccolta selezionando le uve in vigneto.

Nel periodo successivo il rialzo delle temperature ha stabilizzato la stagione, che è risultata favorevole per tutto il restante tempo della vendemmia permettendo di conferire il raccolto in modo ottimale e programmato. Nell’ultima settimana di settembre si è verificato un brusco calo delle temperature minime, che ha consentito una perfetta maturazione e raccolta delle varietà aromatiche e dei rossi bordolesi.

Il modificato andamento stagionale abbinato al tempo asciutto ha permesso di protrarre in Trentino le raccolte fino a metà ottobre per Merlot, Cabernet, Enantio e Nosiola e Traminer aromatico in collina. La resa uva/vino è risultata ottima favorita dall’elevato peso dei grappoli e da un diametro degli acini importante al di sopra della media.

Le gradazioni zuccherine sono state interessanti dove si è lavorato bene in vigna, più modeste nei vigneti più produttivi. In Alto Adige i conferimenti sono iniziati nei primi giorni di settembre con le varietà precoci a bacca bianca (Pinot grigio, Chardonnay, Pinot bianco), per proseguire poi con i grappoli delle fasce collinari (Sauvignon, Müller Thurgau e Pinot nero).

Le operazioni di raccolta sono terminate nella seconda metà ottobre con gli ultimi grappoli di Cabernet. La qualità è molto interessante con eccellenti maturità fenoliche, con livelli di pH nella norma e con buone acidità.

Anche in Trentino la produzione è risultata importante e omogenea per tutte le varietà e la qualità risulta ottima. I primi riscontri analitici evidenziano vini profumati e piacevoli al gusto. I vini rossi sono ben strutturati e con profilo tannico di assoluto interesse.


VENETO
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Quantitativamente la stima definitiva della vendemmia 2018 si attesta attorno a +25% rispetto al 2017, aumento legato anche a nuovi impianti entrati in produzione. Durante tutta la raccolta, iniziata nella prima quindicina di agosto con circa 7 giorni di anticipo rispetto allo scorso anno, si è avuto solo un giorno di pioggia; pertanto, tutte le operazioni vendemmiali si sono svolte con condizioni atmosferiche ottimali.

Durante il ciclo vegetativo non sono stati rilevati problemi fitosanitari, tanto che l’uva è stata conferita in condizioni sanitarie eccellenti. La resa uva/vino è stata leggermente superiore alla media per tutte le varietà. L’andamento fermentativo si è svolto nella norma.

L’incremento di produzione e il sempre maggior conferimento di uve derivanti da raccolta meccanica hanno determinato in qualche caso problemi di gestione logistica (conferimento, stoccaggio), mentre le temperature ambientali più alte rispetto alla norma sono state fronteggiate con un’ottimale gestione del freddo in fase di fermentazione.

La qualità dei vini 2018 risulta buona per le tutte le varietà, con un miglioramento per quelli ottenuti dalle uve raccolte verso fine vendemmia. Il Prosecco evidenzia interessanti livelli qualitativi, con una quantità di acido malico nella norma e con un’interessante profilo aromatico.

Anche per Pinot grigio, Merlot e Cabernet la qualità risulta più che buona, soprattutto per i vini rossi ottenuti dalle uve raccolte nell’ultima parte della vendemmia che hanno potuto beneficiare di qualche pioggia e di giornate soleggiate. Nel Veneto occidentale (Verona e Vicenza) le uve precoci Chardonnay e Pinot grigio hanno evidenziato una più che buona qualità, con produzioni decisamente in aumento rispetto allo scorso anno.

La raccolta ha avuto un decorso regolare per le le varietà dei Colli Euganei, delle Doc vicentine e della provincia di Verona, in particolare per Garganega e Corvina, uve a forte uso per lo stacco per l’appassimento, tanto che si può ben sperare per i futuri vini.

La qualità sarà sicuramente buona/ottima con alcune punte di eccellente, soprattutto per i prodotti ottenuti da uve coltivate in collina. Il mercato evidenzia contrattazioni con quotazioni in leggera diminuzione rispetto alla vendemmia precedente.


FRIULI VENEZIA GIULIA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Un stagione favorevole ha decisamente accelerato le fasi fenologiche della vite decretando, a partire dalla seconda decade di maggio, l’inizio della fioritura. Per quanto riguarda lo stato sanitario della vite, sia in collina che in pianura, non si sono registrati particolari problemi se non alcuni sporadici attacchi di peronospora e oidio.

Il caldo record della prima decade d’agosto ha fortemente condizionato il processo di maturazione dell’uva, costringendo i vignaioli ad intervenire con abbondanti irrigazioni di soccorso. Questo andamento climatico, tutto sommato ottimale per la vite, ha permesso di ottenere un’uva perfettamente sana.

Dalla fine di agosto, fino alla metà di ottobre, l’intera regione è stata interessata da un clima tipicamente estivo, con temperature ben al di sopra della media stagionale e accompagnate da un’ottima ventilazione proveniente da Est.

Queste condizioni climatiche ideali hanno permesso, per tutte le varietà, una perfetta maturazione. La vendemmia è iniziata qualche giorno prima di Ferragosto, soprattutto per alcuni vigneti di prima produzione e per le nuove varietà “resistenti alle crittogame”.

Per le uve destinate alle basi spumante, per il Pinot grigio, Pinot nero e alcuni cloni di Sauvignon, la raccolta ha preso il via nella seconda decade d’agosto. È stata poi la volta delle uve di Traminer aromatico, Chardonnay, Pinot bianco, Glera e Ribolla gialla.

Solo dopo il 10 di settembre sono iniziati i conferimenti di uve a bacca rossa (Merlot e Cabernet franc). La raccolta si è chiusa in ottobre con le varietà tardive (Verduzzo per la Docg Ramandolo, Refosco e Picolit) grazie soprattutto al prolungarsi della stagione estiva che ha fatto registrare oltre 28°C nei primi giorni dello stesso mese. Le uve vendemmiate, si sono presentate con buccia spessa e con una buona resa in mosto.

Anche i dati analitici dei mosti hanno fatto registrare ottimi valori, sia in zucchero che nel corredo acido. Le fermentazioni si sono svolte senza particolari problemi e i nuovi vini si possono senz’altro definire di ottima qualità. Quest’anno si prevede un quantitativo superiore del 25% rispetto al 2017, con una qualità più che buona con diverse punte di ottimo.

Per quanto riguarda le contrattazioni, sul mercato delle uve bianche, si registra una certa stagnazione dei prezzi, mentre per quelle rosse un certo interesse è rivolto al Refosco, al Merlot, al Cabernet Sauvignon e al Pinot Nero.


EMILIA ROMAGNA
Quantità: +28% rispetto vendemmia 2017
La vendemmia in Emilia Romagna è iniziata a ridosso di Ferragosto con le basi spumanti di Chardonnay e Pinot bianco, mentre per lo Chardonnay destinato ai vini fermi e il Sauvignon lo stacco delle uve è iniziato nell’ultima settimana di agosto.

La produzione di queste varietà precoci si è rivelata ottima sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista qualitativo. Lo stesso dicasi anche per le uve di Grechetto gentile (Pignoletto), visto che le basi presentano buone note aromatiche con discrete acidità maliche. Bene anche le Albane che hanno generato prodotti meno strutturati ma più freschi e fruttati.

Lo stacco del Trebbiano è iniziato a ridosso della metà di settembre; con produzioni decisamente abbondanti grazie anche alle precipitazioni che hanno preceduto l’inizio della vendemmia. Più che soddisfacenti i risultati per le varietà a bacca rossa.

Le uve Merlot, la cui raccolta è iniziata a metà settembre, presentavano valori zuccherini inferiori allo scorso anno, ma con una buona freschezza aromatica. Ottimi anche i Sangiovesi che, nella maggior parte dei casi, quest’anno non hanno subito problemi di siccità.

Per tale varietà i conferimenti sono iniziati a ridosso dell’ultima decade di settembre, con livelli qualitativi più che buoni e con diverse punte di eccellenza. In Emilia la vendemmia ha avuto un decorso positivo con un aumento della produzione rispetto allo scorso anno di circa il 25%.

L’Ancellotta, il primo rosso ad essere raccolto, ha registrato un livello quantitativo simile allo scorso anno. I Lambruschi, nonostante la maggiore quantità, sono stati caratterizzati da uno stato sanitario eccellente e da un ottimo grado di maturazione e contenuto zuccherino per le varietà Lambrusco Salamino, Lambrusco Marani e Lambrusco Grasparossa.

Il Lambrusco di Sorbara ha invece evidenziato dei cali produttivi a macchia di leopardo dovuti a problemi fitosanitari. La Malvasia presenta un interessante quadro aromatico ma, a conferimenti avvenuti, non ha fatto registrare quantità abbondanti, così come la Bonarda. Quantitativamente parlando si registra un aumento del 28% rispetto al 2017 che ha permesso di ripristinare le scorte di vini mancanti derivate dalla scorsa campagna.


TOSCANA
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
La vendemmia 2018 è stata condizionata dalle instabilità meteorologiche, che hanno delineato una eterogeneità nella produzione vitivinicola in Toscana. Dopo una primavera con temperature ben al sopra della media stagionale, ma comunque piovosa, è seguita un’estate calda ma interessata da frequenti fenomeni temporaleschi.

Tali condizioni hanno favorito nel mese di maggio la proliferazione di malattie fungine, con importanti attacchi di peronospora che hanno colpito a macchia di leopardo alcune zone. Nella regione alcuni distretti hanno fatto registrare nel mese di settembre precipitazioni di 100 mm, mentre altri di solo 10/15 mm.

Queste differenze si sono riflesse sullo stato sanitario e sul profilo delle uve. La gestione del verde, con adeguate defogliazioni e diradamenti, e la tempestività degli interventi hanno contrastato e arginato eventuali cali di produzione già evidenziati e derivati dalle gelate dello scorso anno e dagli ungulati.

Si registrano casi isolati di tignoletta e Drosophila suzuki. Nonostante una stagione che ha evidenziato molteplici criticità, per fortuna circoscritte solo in alcune zone, bisogna sottolineare che le alte temperature registrate a settembre e nei primi giorni di ottobre hanno favorito un’ottima maturazione delle uve con profili aromatici e polifenolici decisamente interessanti.

La raccolta delle uve bianche precoci è avvenuta nella seconda decade di agosto, mentre nell’ultima settimana dello stesso mese è stata la volta delle uve a bacca rossa a Bolgheri e del Morellino di Scansano. Dalla seconda settimana di settembre è iniziata la vendemmia delle uve bianche di San Gimignano per la Vernaccia.

Hanno fatto seguito quelle di Sangiovese per la produzione di Chianti, Chianti Classico, Carmignano, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino. La raccolta è terminata intorno al 10/15 di ottobre con le ultime uve di Cabernet e Sangiovese. Le fermentazioni hanno avuto un decorso regolare con una resa uva/vino maggiore in relazione alla morfologia degli acini e dell’andamento climatico.

Da un punto di vista qualitativo si può senz’altro affermare che ci troviamo di fronte ad un’annata decisamente interessante, con diverse punte di ottimo, mentre da un punto di vista quantitativo viene confermata la previsione pre-vendemmiale di un incremento della produzione del 25% rispetto al 2017.


MARCHE
Quantità: +25% rispetto vendemmia 2017
Nelle Marche durante il periodo vendemmiale si sono registrati temporali anche di forte intensità (nei primi giorni di settembre) con grandinate localizzate. Le piogge si sono riproposte a metà settembre ma con minore intensità.

Le temperature sono state superiori alla media con un evidente calo nell’ultima settimana di settembre dove si sono accentuate le escursioni termiche. Le giornate soleggiate sono proseguite sino ai primi giorni di ottobre, interrotte poi da un’intensa perturbazione durata qualche giorno, per stabilizzarsi infine con temperature leggermente al di sopra della media.

Le uve, sono state conferite generalmente sane. La qualità delle uve è risultata complessivamente buona con diverse punte di ottimo, fatta eccezione per alcuni vigneti colpiti tardivamente dalla grandine. La resa uva/vino è risultata superiore del 5/10% grazie soprattutto alla buona disponibilità idrica, con un peso medio del grappolo superiore alla media.

Queste condizioni hanno permesso una discreta dotazione di azoto assimilabile nei mosti, con vini ben dotati di aromi varietali ed equilibrati al palato. Il tenore alcolico risulta nella media, con picchi più alti a fine vendemmia. La maturità fenolica nelle varietà a bacca rossa è stata buona e, pertanto, i nuovi vini risultano equilibrati nella struttura con tannini eleganti e ben dotati di colore.

Le operazioni di vendemmia sono iniziate molto in anticipo rispetto allo scorso anno, anche di 10 giorni, in particolar modo per le varietà più precoci. Nella norma, se non in ritardo rispetto alla media, le date di raccolta delle varietà più tardive come il Montepulciano i cui conferimenti sono terminata nella terza decade di ottobre.

Le varietà a bacca bianca hanno avuto modo di maturare gradatamente ed il quadro aromatico, oltre al contenuto acidico, si è mantenuto bene grazie alle temperature mai troppo elevate e alle notti molto fresche. Di conseguenza i vini evidenziano un buon spessore aromatico, tiolico e varietale.

Tutti i vini rossi hanno avuto modo di completare al meglio la maturazione fenolica, compreso il Montepulciano, vitigno tardivo per eccellenza. Pertanto si prospetta un livello qualitativo assai degno di considerazione. Quantitativamente parlando in tutta la regione si registra un aumento medio del 25% rispetto alla passata campagna.


LAZIO E UMBRIA
Quantità: +40% rispetto vendemmia 2017
Con i conferimenti degli ultimi grappoli di Sagrantino in Umbria, di Cesanese e di Montepulciano nel Lazio si sono chiuse le operazioni vendemmiali nelle due regioni. Quantitativamente si riscontra un aumento complessivo e generalizzato di ben il 40% rispetto allo scorso anno.

Un dato dovuto in particolar modo alle abbondanti piogge che si sono verificate durante la maturazione che hanno incrementato il volume degli acini e la dimensione dei grappoli. Ovviamente questa percentuale tiene conto anche del fatto che il 2017 aveva subito diminuzioni anche del 45%. Pertanto il 2018 segna il ritorno ad un’annata produttiva normale.

Per quanto riguarda specificatamente la regione Lazio occorre considerare, come sempre, l’incognita dell’entità degli espianti che, anche quest’anno, irrimediabilmente si sono verificati. Dopo le abbondanti e frequenti piogge registrate anche alla fine di di agosto, che hanno pregiudicato ancora di più il profilo sanitario delle uve, il mese di settembre è stato invece caratterizzato da alte pressioni, temperature elevate, buona ventilazione e bel tempo.

Ciò ha consentito di poter raccogliere con discreta tranquillità le uve appartenenti a varietà tardive, che nel Lazio e in Umbria, rappresentano la maggioranza. Qualitativamente parlando i vini bianchi e rossi ottenuti nella prima parte della vendemmia sono di ottima qualità, profumati e freschi, moderatamente alcolici e dotati di ottima acidità malica.

Le ultime uve raccolte hanno consentito di ottenere vini dalla gradazione più elevata, anche se lo stato sanitario è stato un cruccio per i viticoltori a causa delle continue piogge che, come detto, si sono verificate fino alla fine di agosto. In annate con alta piovosità estiva, come questa, saranno premiati i produttori che hanno saputo gestire bene il vigneto per tutta la stagione.

Anche per l’enologo la vendemmia 2018 è stata un banco di prova impegnativo; soltanto chi ha saputo adattare i propri protocolli di vinificazione, con competenza e professionalità, alle caratteristiche delle uve conferite, invece di riprodurre le stesse procedure dello scorso anno, ha potuto ottenere risultati più che soddisfacenti.

Si segnalano mosti e vini con contenuti in rame e acido gluconico superiori alla media, conseguenza dei numerosi interventi praticati in vigna e testimonianza degli attacchi fungini che si sono protratti per tutta la stagione. Dal punto di vista qualitativo in Umbria e nel Lazio il 2018 evidenzia livelli qualitativamente buoni.


ABRUZZO
Quantità: +15% rispetto vendemmia 2017
Il clima, a partire dall’inverno, è stato regolare con piogge abbondanti e nevicate così da ricostituire una buona riserva idrica nei vigneti, considerata l’annata 2017 che era stata carente di precipitazioni e con temperature al di sopra della norma. La ripresa vegetativa è iniziata con condizioni meteorologiche favorevoli.

Il germogliamento è stato uniforme con la schiusura di tutte le gemme fertili, cosa che non si verificava da qualche decennio. Però nel periodo compreso tra i primi di maggio, tutto giugno e parzialmente il mese di luglio si sono verificate copiose precipitazioni, quasi settimanalmente, con temperature comprese nella media stagionale.

Dal punto di vista sanitario, dalla fioritura all’allegagione, il caldo estivo e le piogge hanno creato qualche problema sul controllo delle fitopatie (peronospora e oidio) che, nella maggior parte dei casi, sono state controllate, mentre in altre, soprattutto in pianura e fondo valle, hanno creato problemi di perdita di prodotto. La produzione si presenta, comunque, più equilibrata sia per la quantità che per la qualità rispetto al 2017; infatti a parità di numero di grappoli si è riscontrato un peso maggiore dovuto all’ingrossamento degli acini.

L’epoca di vendemmia è stata nella normalità per le uve a bacca bianca: la raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) è iniziata il 20 di agosto nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre. Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) ha avuto il via nella prima settimana di settembre.

Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, a causa delle temperature piuttosto calde e venti di scirocco, la raccolta è stata anticipata iniziando a metà settembre e per protrarsi sino all’ultima settimana di ottobre. La quantità stimata è del 15% in più rispetto al 2017 con una buona resa di cantina. I vini bianchi ottenuti sono profumati con una discreta struttura e chimicamente equilibrati.

I vini rossi presentano ottime gradazioni alcoliche, con un considerevole quadro polifenolico e fanno ben sperare per un’ottima annata sia per i vini di pronta beva che per i Montepulciano da invecchiamento. Per quanto riguarda il mercato dei prodotti a monte del vino bianco e rosso, gli scambi sono risultati piuttosto bassi.


CAMPANIA
Quantità: +18% rispetto vendemmia 2017
In primavera Il germogliamento è iniziato in maniera ottimale, leggermente in ritardo rispetto all’annata precedente. I trattamenti antiparassitari, soprattutto contro virulenti attacchi di peronospora, sono stati accompagnati da continue e frequenti piogge per tutto il mese di maggio, rendendo complessa la gestione e la tempestività degli interventi.

All’inizio e alla fine dello stesso mese si sono verificate due violente grandinate che hanno interessato rispettivamente l’area del Sannio e diverse zone della regione. Nel mese di giugno le piogge hanno dato un po’ di tregua, favorendo una fioritura decorsa in modo regolare e in tempi piuttosto brevi. L’allegagione ha costituito una produzione decisamente abbondante rispetto al 2017.

Il caldo costante e l’assenza di piogge dell’ultima decade di luglio hanno poi favorito un recupero delle fasi fenologiche della vite. A seguire anche il mese di agosto è stato segnato da qualche breve temporale pomeridiano, mantenendo però le temperature torride della fase precedente.

Quindi, nel complesso, lo sviluppo della vegetazione è stato decisamente veloce, continuo e vigoroso, con un posticipo della fase di invaiatura di circa 7-8 giorni rispetto allo scorso anno. I mesi di settembre e ottobre, seppure segnati da qualche breve temporale, hanno regalato calde giornate di sole, che hanno consentito una lenta e graduale maturazione delle uve, riportando i tempi di raccolta nei periodi classici.

Per le varietà bianche i primi esiti delle fermentazioni lasciano intravedere un buon livello qualitativo, con qualche punta di ottimo. I profili aromatici sono molto interessanti e quelli gustativi piuttosto snelli, con vivace freschezza.

La vendemmia delle uve rosse è stata caratterizzata da molta eterogeneità, che ha richiesto un’accurata selezione e i primi riscontri analitici evidenziano vini meno concentrati, più freschi e di buona intensità olfattiva.

Dal punto di vista quantitativo il 2018 risultata un’annata molto particolare: da un lato si sono registrate notevoli perdite di produzione dovute a diversi eventi meteorici e fitopatie, soprattutto in una parte della provincia di Benevento, che rappresenta il cuore produttivo della regione.

Dall’altro si sono invece riscontrati sorprendenti incrementi rispetto alla media nel resto del territorio regionale. Complessivamente si stima una produzione complessiva superiore rispetto allo scorso anno di circa il 18%.


PUGLIA
Quantità: +20% rispetto vendemmia 2017
Il 2018 segna il buon recupero produttivo della Puglia rispetto allo scorso anno, frutto di un ottimo sviluppo vegetativo che avrebbe potuto dare risultati ancora più elevati se non fossero intervenuti alcuni attacchi di fitopatie e andamenti climatici avversi.

Complessivamente l’incremento di produzione risulta del 20% rispetto al 2017. Qualitativamente parlando gli indicatori confermano un’annata di buon livello con diverse punte di ottimo. I primi riscontri di cantina evidenziano prodotti interessanti, con una buona forza acida e notevole corredo aromatico.

Anche se carenti di qualche grado zuccherino i vini risultano comunque equilibrati e ben strutturati. In Puglia la primavera è decorsa nel migliore dei modi e le abbondanti piogge verificatesi sia in inverno che in parte della ripresa vegetativa hanno favorito il germogliamento e introdotto nel migliore dei modi le fasi fenologiche della vite (fioritura, allegagione e invaiatura).

La vendemmia è risultata anticipata di una settimana rispetto allo scorso anno, ma nella norma se si considera la media pluriennale. La raccolta delle uve precoci (Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon) è iniziata nella prima e seconda settimana di agosto con qualità e sanità dei grappoli eccellenti e con una resa uva/vino superiore a quella registrata nel 2017.

La raccolta delle uve autoctone Primitivo (area Manduria-Sava in provincia di Taranto) è iniziata nell’ultima settimana di agosto, mentre per Negroamaro (alto e basso Salento) tra la seconda e la terza settimana del mese di settembre.

Per le uve autoctone della zona di Castel del Monte (Centro-Nord Puglia): Bombino bianco, Bombino nero, Pampanuto, Montepulciano, Aglianico e Nero di Troia, i conferimenti hanno avuto inizio dopo la prima decade di settembre per protrarsi sino ad oltre la metà di ottobre.

Anche per i vitigni autoctoni della Valle d’Itria (Verdeca, Bianco d’Alessano, Fiano), del Locorotondo Doc, del Martina Franca Doc, per il Trebbiano, Sangiovese, Lambrusco della Capitanata, i grappoli sono stati staccati a partire dalla seconda/terza settimana di settembre.

Il mercato all’ingrosso delle uve, dei vini e dei mosti ha fatto registrare buoni scambi con quotazioni in leggera diminuzione, rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno.


SICILIA
Quantità:+20% rispetto vendemmia 2017
Dopo un inverno ed una primavera con abbondanti e copiose precipitazioni, l’arrivo dell’estate non ha fatto salire vertiginosamente i termometri e, pertanto, il grado zuccherino è risultato inferiore rispetto al 2017. Il mese di settembre ha registrato un lieve innalzamento della umidità relativa e delle temperature minime rispetto allo scorso anno, senza però mai arrecare particolari problemi fitosanitari.

All’inizio della terza decade dello stesso mese si sono registrate copiose piogge (il 21 e il 22) che hanno rallentato la raccolta ma, fortunatamente senza compromettere la sanità delle uve. In generale l’andamento climatico dei mesi di settembre e di ottobre sono stati molto favorevoli. Le uve bianche hanno fatto registrare in generale un’acidità più alta e le uve rosse hanno mostrato un maggiore contenuto di antociani e una conseguente ottimale colorazione della bacca.

In netto rialzo le rese uva/vino, con percentuali variabili in base all’altitudine, alla cultivar e al terreno. Le fermentazioni alcoliche sono decorse in modo lineare e senza particolari anomalie. L’attacco fungino nei mesi di giugno e luglio ha determinato un diradamento “naturale” dei grappoli, consentendo il raggiungimento di un ottimo livello qualitativo del frutto.

La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di luglio con la raccolta delle uve Pinot grigio e Chardonnay basi spumante. Nella prima decade di agosto si sono staccati i grappoli di Sauvignon blanc, Chardonnay, Moscato bianco, nonché le uve base spumante di Catarratto e Grillo.

Nella seconda metà di agosto è iniziata la raccolta del Nero d’Avola, del Merlot, dello Syrah e del Grillo, a seguire è stata la volta dello Zibibbo, del Catarratto, dell’Inzolia e del Grecanico. A causa delle piogge di fine agosto le operazioni vendemmiali hanno subito alcuni giorni di ritardo e si sono protratte, nella parte occidentale dell’isola, fino al 15 ottobre con i conferimenti di Catarratto e Trebbiano.

Mentre sull’Etna la raccolta del Nerello Mascalese è proseguita fino agli ultimi giorni di ottobre. I primi riscontri di cantina evidenziano vini con interessanti corredi aromatici e, per quelli rossi, dotati di un quadro acidico e polifenolico importante, si prospettano prodotti anche da lungo invecchiamento. Complessivamente in tutta la Sicilia si stima un aumento medio della produzione del del 20% rispetto alla scorsa campagna.


SARDEGNA
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2017
Il clima, in Sardegna, nella seconda decade di agosto è “impazzito”. Gran parte delle macrozone dell’isola, dalla Planargia alla Barbagia Sarrabus, dal Campidano Sulcis Inglesiente alla Gallura, sono state investite da piogge torrenziali, con strade trasformate in fiumi in piena da un momento all’altro, fulmini e grandine in quantità mai viste, con ingenti danni a tutto il comparto viticolo e agroalimentare.

Anomalie che sono proseguite anche nei mesi di settembre e ottobre, con bombe d’acqua che hanno messo in ginocchio tutto il comparto agricolo. Questa situazione climatologica, anomala per la Sardegna, ha fatto precipitare la situazione sanitaria dei vigneti. Infatti in gran parte dell’isola si sono verificati intensi focolai di Botrytis cinerea ed è ricomparsa in molti vigneti la peronospora, soprattutto sui germogli apicali.

La vite, inevitabilmente, ha continuato, (viste l’abbondante disponibilità d’acqua) a germogliare, invece di accumulare zuccheri nei grappoli, creando grossi scompensi nella maturazione degli stessi. Le uve hanno pertanto subito un ritardo di maturazione di oltre quindici giorni rispetto alle ultime annate, senza raggiungere le gradazioni zuccherine e la maturità fenolica usuali per la Sardegna.

I grappoli sani hanno presentato acini rigonfi e con un peso superiore alla media per tutti i vitigni, caratterizzati da bucce fini e delicate, per cui la resa uva/vino è risultata decisamente superiore. La qualità delle uve è stata alquanto eterogenea, a macchia di leopardo, complessivamente tra il buono e il discreto.

Analizzando le produzioni per singola varietà dei vitigni più rappresentativi, il Vermentino è in netta ascesa soprattutto nel Nord Sardegna, Gallura compresa, buona la produzione del Torbato, mentre il vitigno più coltivato, iI Cannonau, ha evidenziato una produzione discreta negli areali dove, in primavera, si è riusciti a contrastare la peronospora e, a fine stagione, la muffa grigia, ma in netto calo dove invece non si è attuata una lotta alle sopracitate crittogame.

Gli ultimi grappoli da vendemmiare saranno quelli delle uve da dessert (Malvasia e Nasco) nelle zone altimetricamente più alte verso la fine di novembre. Quantitativamente in tutta la Sardegna si registra un aumento del 10% della produzione rispetto al 2017.

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Grappa del Trentino: 2018 di quantità e qualità

TRENTO – Più quantità e buona qualità. A circa un mese dall’accensione degli alambicchi, l’Istituto di Tutela Grappa del Trentino fa il punto della situazione sull’annata 2018.

“Naturalmente è presto per tirare una somma complessiva – spiega il presidente Mirko Scarabello – ma da un sondaggio sulle nostre distillerie possiamo senz’altro dire che siamo di fronte a un’annata positiva sia dal punto di vista della qualità che della quantità, naturalmente legata alla produzione di uva e quindi di vinacce”.

“Come noto – precisa il numero uno dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino – il nostro disciplinare rispetto agli altri in Italia prevede la chiusura degli alambicchi entro il 31 dicembre, ma per novembre le vinacce trentine saranno già distillate”.

L’ANNATA 2018
Facile produrre più del 2017, vendemmia compromessa dalla siccità. Le prime stime parlando di un 20% in più di grappa alla fine della distillazione, per l’annata 2018.

Il lavoro del distillatore, che trasforma un’ottima materia prima in un ottimo distillato, produrrà risultati tangibili solo tra circa un mese e mezzo, quando la grappa si sarà “riarmonizzata”.

Sempre secondo l’Istituto di riferimento, “l’annata in Trentino è particolarmente favorevole per le uve a bacca rossa, visto l’andamento climatico e il buon grado di maturazione raggiunto”. Anche nelle valli a prevalenza di vitigni a bacca bianca “le rese sono buone e la qualità della vinaccia notevole, con profumi di grande livello”.

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Vendemmia Terre d’Oltrepò: superati i 500 mila quintali di uva

BRONI – Orgoglio e soddisfazione espresso da Andrea Giorgi, Presidente di Terre d’Oltrepò e La Versa sulla vendemmia 2018 giunta quasi al termine.

Tramite un comunicato video diffuso sui canali social della cantina ha parlato ai soci dell’importante traguardo raggiunto.

Ecco la trascrizione delle sue dichiarazioni.

“Abbiamo superato i 500.000 quintali di uva conferita dai soci, vecchi e nuovi.  Ci accingiamo a portare a termine quella che è una vendemmia epocale, dovete essere orgogliosi della vostra Cantina, del vostro lavoro; la Cantina esprimerà prodotti, vino,  che sono frutto anche della vostra fatica. Da questa vendemmia usciranno delle grandissime basi spumanti e dei grandissimi rossi che presto arriveranno sulle tavole di tutti i nostri consumatori.  Anticipando i disciplinari abbiamo realizzato anche la vendemmia del Pinot Nero in cassetta, un prodotto che ci ha dato una grandissima soddisfazione considerando il livello dei vini delle basi spumante che questa primavera verranno tirate presso la Cantina La Versa e da cui uscirà un Testarossa di grandissima qualità.”

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Vendemmia in Sicilia. Le stime della Doc Sicilia: ottima qualità, quantità media dei raccolti in calo

Palermo – La maturazione delle uve procede in modo ottimale, ma le condizioni atmosferiche di giugno e luglio porteranno sicuramente ad una riduzione del quantitativo di uva raccolta che ci porrà ben al di sotto della media degli ultimi anni. Sono queste le prime indicazioni sulla vendemmia appena iniziata da parte dei produttori dei vini Doc Sicilia.

“L’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve” dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. “l Pinot grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla vendemmia del 2017. Se analizziamo la campagna di raccolta nel suo complesso” continua Lunetta, “ci aspettiamo una riduzione dei quantitativi soprattutto a causa delle piogge estive che hanno interessato una vasta area viticola del Trapanese”.

LA PAROLA AI VITICULTORI
“Per quanto siamo ancora all’inizio della stagione vendemmiale” aggiunge Paolo Di Maria delle Cantine Ermes di Santa Ninfa, nella Valle del Belice, “i primi raccolti ci soddisfano molto dal punto di vista qualitativo, mentre indubbiamente non possiamo non considerare i diradamenti naturali dei vigneti delle nostre zone registrati nei mesi scorsi. Dal nostro osservatorio agronomico possiamo prevedere un calo di produzione di uve non trascurabile (stimiamo il 30% circa di una annata normale), ma l’obiettivo di riuscire a dare redditività ai viticoltori puntando sulla qualità dei vini è raggiungibile. Siamo impegnati da anni a rendere sostenibile il lavoro e i sacrifici fatti dai nostri soci conferitori per una produzione di qualità”

“Quest’anno abbiamo avuto finora un clima mite e piogge relativamente abbondanti rispetto alla media delle precedenti stagioni: ecco perché possiamo prevedere che il bilancio della vendemmia sarà positivo” commenta Filippo Paladino, vicepresidente delle Cantine Colomba Bianca, azienda che raccoglie uve in diverse zone della provincia di Trapani, specie tra Marsala, Mazara e la Valle del Belice. “Le condizioni climatiche hanno però esposto le piante ad attacchi di Peronospera. Il Nero d’Avola, che è molto suscettibile a questa malattia fungina, potrebbe registrare un calo di quantità del 40 per cento rispetto alla media, mentre il Grillo, il Catarratto e il Grecanico sono nell’ordine di quantità dell’anno scorso”.

“Nella zona del siracusano e in parte del ragusano dove la nostra azienda ha i vigneti ci aspettiamo una vendemmia abbondante” racconta Nino Di Marco, della Cantina Terre di Noto. “Prevediamo di registrare un miglioramento dal punto di vista della produzione che possiamo fissare in un più 5 per cento, e la conferma di uno standard qualitativo perfetto come già registrato nella passata campagna di raccolta. Non abbiamo subito attacchi di malattie alle viti e l’ondata di caldo che si è abbattuta la settimana scorsa sulla Sicilia non prevediamo possa portare a conseguenze negative per i vigneti. Certo, sappiamo che il fattore climatico è indecifrabile, ma al momento non ci sono segnali allarmanti”.

“Nel nisseno, dove la nostra azienda cooperativa ha i suoi viticoltori, la vendemmia dovrebbe far registrare un aumento delle quantità rispetto allo scorso anno” conclude Salvatore Vitale della Cantina La Vite di Riesi. “Non abbiamo avuto malattie che colpiscono le viti e le temperature sono state buone, senza i picchi di caldo dello scorso anno. Così, se nella passata vendemmia abbiamo raccolto 190 mila quintali di uve in seguito alla riduzione provocata dalle condizioni atmosferiche avverse, quest’anno possiamo prevedere un raccolto sopra i 210 mila quintali. In questa settimana iniziamo a raccogliere Sangiovese e Chardonnay, a settembre toccherà al Nero d’Avola. E anche per questo vitigno tutto procede nel migliore dei modi”.

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