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VDP, cantine associate salgono a 202 con Sektgut Reinecker e Weingut Dr. Hermann

Il Verband Deutscher Prädikatsweingüter (VDP) inizia il 2025 accogliendo due nuovi membri tra le sue fila. A partire dal 1° gennaio, Sektgut Reinecker (VDP Baden) e Weingut Dr. Hermann (VDP Mosel-Saar-Ruwer) entrano a far parte della comunità VDP. Questo porta a 202 le aziende associate alla VDP, tutte accomunate dall’impegno nei confronti degli standard di origine e qualità della VDP.

SEKTGUT REINECKER: GLI ECCEZIONALI SPUMANTI DEL MARKGRÄFLERLAND

Sektgut Reinecker vdp

La Sektgut Reinecker, situata ad Auggen, è sinonimo di vini spumanti eccezionali dal 1987. Questi vini sono prodotti esclusivamente con il metodo tradizionale della fermentazione in bottiglia. La famiglia Reinecker coltiva vigneti ad Auggen, Feuerbach, Istein e Badenweiler, i cui terroir conferiscono ai vini base il loro carattere unico. Il portafoglio comprende cinque vini spumanti che hanno ricevuto numerosi riconoscimenti.

Oltre a produrre i propri spumanti, la Sektkellerei offre anche la produzione di spumanti su commissione per rinomate cantine della regione. Katja e Steffen Reinecker, insieme ai loro genitori Christina e Herbert, guidano l’azienda verso il futuro. «Siamo lieti di dare il benvenuto a Sektgut Reinecker – dichiara Joachim Heger, presidente di VDP.Baden – un’azienda che si distingue per l’eccellente reputazione, la competenza e l’affascinante cordialità». L’ammissione di Sektgut Reinecker sottolinea la crescente importanza dello Statuto VDP.SEKT, che definisce gli standard più elevati per la produzione di vini spumanti tedeschi.

WEINGUT DR. HERMANN: RIESLING CLASSICO A FORTE PENDENZA


La Weingut Dr. Hermann, situata a Erden, è rinomata per i suoi eleganti Riesling provenienti dai ripidi pendii di ardesia della Mosella. Fondata nel 1967, è oggi gestita da Christian e Julia Hermann. I vigneti comprendono siti prestigiosi come i VDP.GROSSE LAGEN® PRÄLAT e TREPPCHEN a Erden e WÜRZGARTEN a Ürzig, che conferiscono ai vini una mineralità e una finezza particolari.
La tenuta impiega una viticoltura sostenibile e tecniche di cantina tradizionali, tra cui la fermentazione spontanea e l’affinamento prolungato sui lieviti.

I loro nobili Prädikatsweine dolci sono costantemente classificati tra i migliori della regione. Siamo lieti di dare il benvenuto alla Weingut Dr. Hermann – commenta Carl von Schubert, presidente del VDP.GROSSER RING Mosel-Saar-Ruwer – una cantina il cui stile classico ed elegante di Riesling rappresenta un enorme arricchimento per il GROSSER RING. Entrando a far parte della VDP, Weingut Dr. Hermann conferma la propria dedizione alla conservazione e allo sviluppo dei vigneti storici della Mosella».

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50 anni di VDP.Weinbörse: l’evoluzione del vino tedesco dallo sfuso ai Grosses Gewächs


VDP.Weinbörse
compie 50 anni. L’evento dell’anno per il settore del vino in Germania è stato celebrato domenica 28 e lunedì 29 maggio presso la Rheingoldhalle di Mainz, moderno padiglione fieristico che si affaccia sulle sponde del fiume Reno. Protagonisti assoluti i 200 produttori aderenti all’associazione di vini di qualità più antica del mondo, provenienti dalle regioni
Ahr, Baden, Franken, Mittelrhein, Mosel-Saar-Ruwer, Nahe, Pfalz, Rheingau / Hessische Bergstrasse, Rheinhessen, Saale-Unstrut, Sachsen e Württemberg. Un’occasione imperdibile per importatori e rappresentanti della stampa tedesca ed internazionale, invitati a degustare in anteprima l’annata 2023. Festeggiamenti in parte rovinati dalle gelate che hanno interessato diverse regioni vinicole tedesche, con danni ingenti, tra il 70 e il 100%, in particolare sul Riesling in Mosella.

ANTEPRIMA VENDEMMIA 2023 IN GERMANIA: PAROLA D’ORDINE LONGEVITÀ

La speranza, ritenuta vana da molti osservatori, è quella di un secondo germogliamento che possa salvare almeno in parte la vendemmia 2024, che si preannuncia molto scarsa in termini quantitativi in Germania. Nel frattempo, sul mercato iniziano ad essere disponibili diversi vini della vendemmia 2023. Le centinaia di assaggi effettuati durante i cinque giorni di programma di celebrazioni dei 50 anni della VDP.Weinbörse di Mainz consentono di tratteggiare le caratteristiche di una grande annata per i vini tedeschi. Ottimi soprattutto i bianchi, caratterizzati da acidità affilate e grande potenziale in termini di longevità.

Un millesimo dalle caratteristiche climatiche tutt’altro che semplici, con i vignaioli della Vdp costretti a un grande lavoro di selezione, che molti calici hanno saputo evidenziare e premiare. In assaggio anche parecchi vini delle due vendemmie precedenti: la 2022 risulta più “pronta” e dall’acidità più bilanciata, ovviamente con i dovuti distinguo tra i produttori – sempre di più – che privilegiano freschezza e bassi tenori alcolici.

Un’annata definita da diversi produttori «esemplare» per la mancanza di ostacoli evidenti nel portare in cantina uve sane. Diverso il discorso per la vendemmia 2021, ancora una volta all’insegna di un’acidità spiccata – ben oltre la 2023 – e da un equilibrio non sempre ottimale con le altre componenti. Insomma, vista la probabile carenza di vino della vendemmia 2024, fare scorte dei vini targati 2023 è più di un consiglio (seguirà nei prossimi giorni un report sui migliori assaggi, incentrati sulla Mosella).

I 50 ANNI DELLA VDP.WEINBÖRSE DI MAINZ

Molto più di una passerella dei migliori vini tedeschi. I 50 anni della VDP.Weinbörse di Mainz si sono confermati l’occasione perfetta per ribadire i successi di mezzo secolo di anticipazioni di trend e dibattito essenziale per il mondo del vino tedesco. La “Borsa del Vino” delle 200 cantine aderenti alla VDP è termometro e cartina tornasole dello stato di salute del settore, capace di offrire una fotografia esaustiva del segmento dei fine wines in Germania. A sottolinearlo sono stati anche i numerosi relatori intervenuti in occasione della cerimonia di apertura al Rheingoldhalle di Mainz.

«Gli scopi della VDP.Weinbörse di Mainz sono cambiati negli anni – ha evidenziato Steffen Christmann, presidente dell’associazione VDP (nella foto) – ma sono sempre stati nobili, sin dalla prima Weinbörse del 1974. Oggi i vini presentati dalle cantine VDP alla Weinborse di Mainz sono venduti in buona parte in assegnazione, specie quando ci si riferisce ai Grosses Gewächs (GG) e siamo lontani dai tempi in cui costavano meno di una “birra calda”. Nuove regioni si sono affacciate a grandi livelli sul panorama internazionale e non riesco a immaginare come questo sarebbe potuto accadere senza la Borsa del Vino di Mainz, divenuta un punto di riferimento, di scambio e dialogo non solo tra cantine produttori, ma anche tra produttori».   

«Non c’è altro evento in Germania che rifletta cambiamenti e trend del vino tedesco come la VDP.Weinborse di Mainz», ha ricordato Daniel Deckers dell’Università di Geisenheim. «Quanto arrivai a Castell nel 1980 – ha aggiunto Michael Prinz zu Salm-Salm, presidente VDP dal 1990 al 2007 e fondatore nel 1989 di Salm-Salm & Partner – la cosa che mi soprese di più fu scoprire che “export” significava “fuori dai confini di Franken o della Bavaria”. In altre parole, le vendite erano concentrate fortemente sul mercato locale. Capii subito che c’era bisogno di portare Franken nel resto della Germania e quindi dell’Europa. Quale occasione migliore della Weinborse?».

DAL CALICE CONDIVISO AI 5O ANNI VDP.WEINBÖRSE NEL 2024

Tanti gli aneddoti raccolti durante le celebrazioni dei 50 anni della VDP.Weinbörse di Mainz. Negli anni Settanta, ad attendere gli ospiti della Borsa del vino organizzata sulle sponde del Reno c’era una lunga fila di tavoli. Da una parte i rappresentanti delle cantine e, dall’altra, gli agenti e i buyer in fila, in attesa di poter assaggiare i vini proposti. I vini venivano riposti in contenitori di polistirolo, capaci di conservare in modo “artigianale” la temperatura dei vini bianchi. Non c’erano vini rossi all’epoca: si contavano sulle dita di una mano.

Il tasting era focalizzato su bianchi semidolci e dolci, ottenuti anche da uve botritizzate. Una situazione che non cambiò fino agli anni Novanta. I buyer avevano a disposizione un solo bicchiere, un vecchio “Knopfkelch”, da cui tutti assaggiavano il vino. Quando il bicchiere era vuoto, veniva riempito nuovamente, dando il via al walzer degli assaggi condivisi. C’era un ufficio amministrativo che gestiva tutti gli ordini dei buyer.

Per VDP, l’appuntamento di Mainz è divenuto in poco tempo un modo per mostrarsi (e promuoversi a livello internazionale) come Davide contro Golia, proponendo scelte controcorrente sia sulle pratiche viticole che enologiche, come la valorizzazione dei vini espressione delle singole vigne e il no netto alla pratica dello zuccheraggio.

DALLO SFUSO AI “GG”: IL VINO TEDESCO FOTOGRAFATO DALLA VDP.WEINBÖRSE

«C’era un volume impressionante di vini di scarsissimo livello – ha ricordato Joachim Ress, agente di commercio presente sin dagli esordi alla Borsa del Vino di Mainz  – ai prezzi più bassi immaginabili, che nessuno voleva bere. I prezzi dello sfuso, negli anni Settanta, erano così bassi che i produttori non potevano vivere solo di quello. Aumentò così il vino in bottiglia, ma non tutte le cantine erano pronte per questo passo».

«Non avevano gli strumenti necessari per la vendita – ha aggiunto Ress – come negozi o sale degustazioni. Il ruolo di “direttore marketing” ancora non esisteva, almeno come lo conosciamo oggi. Molte etichette furono un flop. E un’altra cosa che era assolutamente impossibile da reperire erano i buoni vini rossi: oh, come sono cambiati oggi i tempi! Quanto ai Riesling, erano quasi tutti dolci o con botrite. Le cose sono nettamente cambiate negli anni e, con esse, la qualità dei vini presentati alla Weinborse».

Tanto che oggi sono i vini rossi tedeschi, soprattutto ottenuti da Pinot Nero, a contendersi in molte regioni lo scettro con i territori internazionalmente più vocati, come la Borgogna. La promessa di una nuova era per i 200 produttori aderenti alla VDP, il cui modello rischia di essere replicato su scala nazionale da una nuova, contestata legge sul vino in corso di approvazione da parte del governo.

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Germania, cresce export delle cantine VDP – Verband Deutscher Prädikatsweingüter


Circa 39 milioni di bottiglie vendute per un fatturato totale di 489 milioni di euro. Sono i numeri del 2022 delle 200 cantine riunite nell’associazione tedesca
VDP – Verband Deutscher Prädikatsweingüter, il più antico gruppo di aziende vitivinicole al mondo. Un anno complicato dagli strascichi della pandemia e dalle nuove sfide del conflitto Russia-Ucraina, oltre che dagli aumenti generalizzati dei costi di produzione (gas, energia, vetro). Buona comunque la tenuta sui mercati delle aziende dell’Aquila, che in media hanno fatturato 2,45 milioni di euro a testa.

I dati diffusi dalle VDP Prädikatsweingüter in seguito all’appuntamento con la VDP.Weinbörse 2023 di Mainz (23-24 aprile) dimostrano la «buona sopravvivenza» del gruppo di cantine al periodo ostile. Nel 2022 tengono prezzi e quota percentuale rispetto al totale della produzione dei quattro livelli di classificazione: Vdp.Gutswein a 11,00 euro (63%), Vdp.Ortswein a 14,00 euro (20%), Vdp.Erste Lage® a 20,00 euro (12%) e Vdp.Grosse Lage® a 37,00 euro (5%). Il prezzo medio di una bottiglia di vino tedesco è infatti pari a 3,71 euro al litro (2,84 in Italia e 5 euro in Francia, secondo un recente studio Unicredit-Nomisma).

EXPORT IN CRESCITA PER LE CANTINE VDP

Le vendite si sono concentrate per il 73% sul mercato interno, con un calo rispetto al 79% del 2021. Sale infatti al 27% l’export, in crescita rispetto al 21% del 2021. La classifica dei principali Paesi di esportazione dei vini Vdp vede in testa la Scandinavia (Danimarca e Norvegia), seguita da Stati Uniti e dal duo Paesi Bassi – Belgio. L’analisi del vigneto 2022 mette in evidenza la diminuzione delle rese, passate dai 71 hl/ha del 2018 ai 62 hl/ha della vendemmia 2022.

Un trend comunque in crescita, come dimostrano le raccolte intermedie del quinquennio (52 hl/ha nel 2019, 55 hl/ha nel 2020 e 53 hl/ha dell’annata 2021. Circa 5.588 gli ettari complessivi a disposizione delle 200 cantine del Vdp (circa 28 ettari a testa) pari a circa il 5,5% della superficie viticola tedesca. Mentre il gruppo dell’Aquila lavora all’obiettivo 2025 della certificazione sostenibile per il 100% degli associati – la risoluzione risale al 2021 – al momento sono 76 le tenute VDP che lavorano con metodo biologico o sono in fase di conversione.

VDP VERSO IL 100% DI CANTINE CERTIFICATE SOSTENIBILI ENTRO IL 2025

Il che significa che poco meno del 40% della superficie viticola VDP è coltivata con metodo biologico, contro il 12,5% del vigneto tedesco. Il 16% della superficie viticola biologica tedesca è coltivata dalla VDP. Sono 17 le tenute che optano per la viticoltura biodinamica, mentre il numero sale a 43 per la certificazione di sostenibilità (1.881 ettari complessivi, pari al 34% della superficie viticola VDP).

Siamo grati che il nostro approccio artigianale sia apprezzato anche in tempi difficili – commenta Steffen Christmann, presidente della VDP – e che i nostri vini orientati al territorio siano molto richiesti. Le restrizioni, ma anche la chiara profilazione degli ultimi anni, stanno dando i loro frutti. Tuttavia, siamo preoccupati per la situazione economica generale, soprattutto per la viticoltura tedesca nel suo complesso».

«Il fatto è che l’enorme aumento dei costi, così come le normative sempre più severe, si scontrano con mercati in cui il potere d’acquisto della popolazione nel suo complesso sta sprofondando. Siamo ancora più convinti – conclude Christmann – che i vini di alta qualità provenienti dai nostri paesaggi vitivinicoli siano un grande successo e non siano intercambiabili con altri».

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Alluvione dell’Ahr, donazioni di 3,8 milioni di euro per le cantine


Hanno raggiunto quota 3,8 milioni di euro le donazioni per le cantine colpite dall’alluvione dell’Ahr del luglio 2021. La cifra si riferisce alla sola campagna #deradlerhilft promossa dalla Verband Deutscher Prädikats und Qualitätsweinguter (VDP), l’associazione che raggruppa oltre 200 cantine in 13 regioni vinicole della Germania. Tuttavia la raccolta prosegue: la ricostruzione è tutt’altro che terminata.

Il risultato sin ora raggiunto va «oltre le aspettative» di questa minuscola area vinicola, vocata alla produzione di grandi Pinot Nero (Spätburgunder) e non solo). I 3,8 milioni di euro sono stati raggiunti grazie alla solidarietà di oltre 4 mila donatori e aziende di tutto il mondo, che si sono impegnate a favore dei viticoltori della Valle dell’Ahr.

«Siamo lieti di poter finalmente compiere l’atteso passo dell’assegnazione delle donazioni», ha dichiarato Steffen Christmann, presidente della Vdp e dell’associazione no-profit “Der VDP.Adler hilft e.V.”, che ha avviato la campagna di raccolta fondi. «Sappiamo però – ha aggiunto – che le risorse finanziarie sono solo una parte dell’aiuto. Naturalmente c’è bisogno di tempo per elaborare quanto è accaduto e per ricostruire».

Ahr, la nuova frontiera del Pinot Nero

LA RACCOLTA FONDI VDP PER LE CANTINE DELL’AHR

Durante la devastante alluvione del luglio 2021, quasi tutte le cantine della regione di Ahr sono state danneggiate. L’enorme portata del disastro alluvionale ha spinto i VDP.Prädikatsweingüter e la loro associazione no-profit a lanciare una campagna di aiuti sotto il nome di #deradlerhilft. L’obiettivo era ed è quello di aiutare tutte le aziende vinicole della regione dell’Ahr danneggiate dall’alluvione, indipendentemente dalla loro tipologia e struttura e dal fatto che siano o meno membri della VDP.

I primi aiuti sono stati erogati nel 2021, in favore delle situazioni di maggiore emergenza. Le donazioni sono state investite anche in opere di mitigazione dei danni e nei trattamenti ai vigneti, effettuati tramite elicottero nelle zone alluvionate. L’erogazione di ulteriori fondi si è rivelata difficile a causa della burocrazia locale. Ora, però, la strada è finalmente spianata.

AHR, COME SONO STATI SPESI I FONDI PER LA RICOSTRUZIONE

«Se si considerano le somme a 5-6 cifre di cui beneficia ciascuna delle cantine danneggiate e quasi 800 mila euro per una delle tre cooperative locali – riassume ancora Steffen Christmann – la portata della campagna di raccolta fondi risulta particolarmente chiara. Le somme raccolte danno fiducia, dopo il lungo periodo di sofferenza». 

Ciò che rimane, nonostante la tragedia – conclude il presidente dell’associazione VDP – è l’enorme solidarietà e la prova di ciò che una comunità forte è in grado di fare, grazie anche alle tante persone che si occupano dell’amministrazione, della corrispondenza e dell’elaborazione degli aiuti».

Tra gli aiuti giunti in seguito all’alluvione dell’Ahr, anche quelli del Consorzio Vini Alto Adige, che ha supportato fin da subito l’iniziativa “SolidAHRität – Dai viticoltori per i viticoltori” a sostegno delle cantine colpite.

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Ahr, la nuova frontiera del Pinot Nero


Quattordici luglio 2021. Un mercoledì d’estate come tutti gli altri, se non fosse stato per quelle strane foto di barrique galleggianti nel fiume Ahr che iniziavano a diventare virali tra gli abitanti di Bad Neuenahr-Ahrweiler, nel tardo pomeriggio. Di lì a poco, attorno a mezzanotte, l’unico posto sicuro sarebbero diventati i tetti delle case. La città, d’improvviso, si era ritrovata in apnea. Inghiottita da una marea alta due metri. Acqua, mista a fango e detriti.

L’Ahr, esondato ben oltre l’allerta diramato dalle autorità locali, mieteva 134 vittime in 6 ore. Un’interminabile conta dei danni per la città capoluogo del Landkreis Ahrweiler, nel Rheinland-Pfalz, la Renania-Palatinato, 50 minuti a sud di Colonia. A distanza di poco più di un anno dalla tragedia sono i produttori di vino dell’Ahr, principali attori del tessuto agricolo della zona, tra i più danneggiati dall’alluvione del 14 e 15 luglio 2021, ad aver voglia di «normalità». Le carte in regola per tornare a vedere la luce, «anzi trasformare la catastrofe in un’opportunità», ci sono tutte.

AHR: PINOT NERO ASSO NELLA MANICA

L’asso nella manica dei vignaioli dell’Ahr è il Pinot Nero. La varietà originaria della Borgogna, chiamata localmente Spätburgunder, occupa il 65% dei 530 ettari totali della regione vinicola (344 ettari). I vini assumono caratteristiche uniche e distinguibili rispetto a quelli prodotti in Francia. Il merito è del suolo, ricco di sedimenti di origine vulcanica, ardesia, calcare e grovacca. Ma anche del particolare microclima. L’Ahr è infatti la zona vinicola vocata ai vini rossi situata più a nord in Europa.

In un’epoca contraddistinta dai cambiamenti climatici, i produttori locali riescono a preservare le caratteristiche aromatiche della loro uva regina, senza dover intervenire sull’acidità, in cantina. Che il Pinot Nero ami il clima temperato, del resto, è noto anche in Alto Adige. Non a caso, nella regione vinicola italiana più vocata al “Noir“, è già iniziata la caccia ai vigneti di alta quota (alla stregua del Kerner).

LE CARATTERISTICHE DEI GRAND CRU DEL PINOT NERO DELL’AHR


Un altro elemento che rende unico il Pinot Nero dell’Ahr è il rigido sistema di classificazione dei Grand Cru, sul modello francese. In Germania vengono chiamati Grosses Gewächs (abbreviato GG). Costituiscono il vertice della piramide di qualità del VDP (Verband Deutscher Prädikatsweingüter), una sorta di consorzio che raggruppa 200 aziende vinicole tedesche, votate alla qualità assoluta.

Anche se il nome del GG può essere utilizzato in etichetta da aziende che non aderiscono al VDP, l’assaggio dei Pinot Nero dell’Ahr provenienti dai diversi vigneti chiarisce quanto il sistema sia efficace nel caratterizzare a livello organolettico i singoli Grand Cru.

I vini provenienti da Sonnenberg risultano molto espressivi sul fronte del frutto, più maturo e “pieno” rispetto ad altre vigne: in una parola sono “pronti” prima di altri. Pfarrwingert raggiunge solitamente gradazioni alcoliche di mezzo grado o un grado superiori rispetto alla media. Regala vini fruttati, potenti e di prospettiva, pur elegantissimi, profondi ed equilibrati in tutte le componenti.

I Pinot Nero dell’Ahr di Rosenthal sono croccanti, salini; dal tannino leggermente più pronunciato rispetto a quelli di altre zone (anche se più “pronto” di quelli del fresco cru di Alte Lay, noto fino al 2017 come Domlay). Presentano spesso ricordi balsamici e di liquirizia. A Gärkammer, il Grosses Gewächs (GG) più piccolo dell’intera Germania con i suoi 0,68 ettari (monopolio di Weingut J.J. Adeneuer, inserito nel più vasto comprensorio di Walporzheim) eleganza, gran polpa, possibilità garantita di lungo affinamento e note di grafite più pronunciate che altrove.

Una espressione simile si rileva a Kräuteberg, non lontano appunto dal micro appezzamento di Gärkammer. I terreni ricchi di ardesia, localmente chiamata Schiefer, non lasciano spazio ad equivoci sulla matrice del suolo che si riflette nel calice. Silberberg, in posizione più fresca – al pari di Alte Reben, Grand Cru dove è piantato molto Riesling – esalta il mix tra il frutto rosso tipico del Pinot Noir, la mineralità del loess (löss) e caratteri fenolici e speziati accentuati. Vini dunque meno “immediati”, rispetto a Sonnenberg.

IL FRÜHBURGUNDER DELL’AHR: UN PINOT NERO PRECOCE, “QUASI AUTOCTONO”

I produttori locali stanno investendo molto anche su un’altra varietà di uva di origine francese, frutto di una mutazione del Pinot Nero. Si tratta del Frühburgunder, Pinot Nero precoce che matura circa 2, 3 settimane in anticipo rispetto al Noir. Una varietà “quasi autoctona” per la zona, diffusa nei dintorni di Bad Neuenahr-Ahrweiler dalla notte dei tempi. E salvata dall’oblio dall’Istituto di Ricerca di Geisenheim negli anni Settanta del Novecento (rischiava di estinguersi perché poco produttiva).

La fetta maggiore dei 240 ettari di Frühburgunder presenti al mondo si trova proprio nell’Ahr. Qui occupa il 6% del vigneto locale (32 ettari). Una varietà che ha anche sinonimi italiani: Luglienga Nera, Luviana Veronese, Maddalena Nera, Uva de Trivolte. Così come il Pinot nero, anche il Frühburgunder ha i suoi Grand Cru, o meglio i suoi Grosses Gewächs – GG.

Marienthaler Rosenberg regala vini splendidi, aperti, sin dal primo naso sulla tipica frutta rossa croccante del vitigno (ciliegia, ribes, lampone) e su una spalla acida da vino “glou-glou”, perfetto a tavola (anche) con le zuppe di pesce. Da non perdere anche alcune espressioni di Frühburgunder dell’assolata vigna GG Sonnenberg, dove il Frühburgunder, da buon “Pinot Nero precoce”, matura perfettamente. I vini ottenuti da questa porzione abbinano un frutto pieno a tinte speziate e balsamiche, che ricordano la mentuccia.

NON SOLO PINOT NERO E FRÜHBURGUNDER NELL’AHR

Le idilliache colline vulcaniche della Valle dell’Ahr, votate alla viticoltura eroica e meta di turisti che amano perdersi tra vigneti e boschi, soprattutto nella stagione autunnale, non accolgono solo varietà a bacca rossa come Pinot Nero e Frühburgunder. Il 2,7% dei 530 ettari vitati della regione vinicola sono occupati dal Portugieser, varietà oggi molto diffusa in Ungheria. Non mancano in Ahr i vitigni a bacca bianca.

La fetta maggiore è riservata al Riesling (8,2%, ovvero 44 ettari), che qui assume caratteristiche completamente diverse da zone d’elezione come la Mosella. Molto più interessante l’interpretazione dei produttori locali del Pinot Bianco (Weissburgunder, 20 ettari complessivi). Gran parte dei vini prodotti in purezza con questa varietà risultano freschi e succulenti, molto versatili nell’abbinamento a tavola. E soprattutto poco alterati dall’esuberanza alcolica del vitigno, che qui mette in mostra – piuttosto – la sua buona acidità.

LA FRAMMENTAZIONE DEL VIGNETO DELL’AHR

Sono cinquanta le cantine private attive nell’Ahr. Sette aderiscono all’Associazione delle Aziende vinicole di Qualità tedesche (VDP). Ben 3 le cooperative, tra cui la più antica della Germania. Si tratta di WG Mayschoß – Altenahr (Winzergenossenschaft Mayschoß – Altenahr), fondata nel 1868 (nella foto sopra, i soci fondatori) e completamente distrutta dall’alluvione dell’Ahr del 14-15 luglio 2021, in tutte e tre le sue sedi.

Sono già state riattivate la vinoteca e uno spazio per le degustazioni, oltre a parte della produzione che accoglie le uve di circa 400 soci viticoltori, per un totale di 150 ettari. Può contare sulla stessa superficie vitata la seconda cooperativa locale, Dagernova (Die Winzergenossenschaft Dagernova aus Dernau), ma con un numero maggiore di soci, ben 600. Ahrweiler Winzerverein raggruppa invece 78 soci per 24 ettari.

Un quadro di grande frammentazione, quello del vigneto dell’Ahr. Le cantine private si dividono 206 dei 530 ettari complessivi della regione vinicola, dove vasti “corpi unici” di vigna sono cosa molto rara. Un’areale fortemente legato alle vendite in cantina (moltissimi gli enoturisti dalla vicina Olanda: Amsterdam è ad appena 300 Km). Con l’export che si assesta attorno al 5% della produzione complessiva, pari a 31.700 ettolitri annui (circa 4,2 milioni di bottiglie).

AHR WINE TOUR: LE CANTINE DA NON PERDERE

  • Weingut Sermann (Seilbahnstraße 22, 53505 Altenahr)
  • Weingut Kreuzberg (Buschstr. 13 – Porta 27, 53340 Meckenheim. Indirizzo temporaneo)
  • Weingut Nelles (Göppinger Str. 13a, 53474 Heimersheim)
  • Weingut Peter Kriechel (Walporzheimer Str. 85, 53474 Bad Neuenahr-Ahrweiler)
  • Weingut J.J. Adeneuer (Max-Planck-Strasse 8, 53474 Ahrweiler)
WEINGUT SERMANN


Lukas Sermann
, 32 anni, è il volto della riscossa di questa fetta di Germania. Sguardo deciso, di chi sa cosa vuole, ferito ma non piegato dal torto subìto da madre natura. A giudicare dalla cantina e dal bistrot che ha aperto la scorsa settimana per la prima volta al pubblico, l’alluvione è ormai alle spalle. Eppure, tra le barrique che galleggiavano nel fiume come mosche in un bicchiere, c’erano pure le sue.

Le sale di affinamento di Weingut Sermann, ad Altenahr, piccola comunità di 1.600 abitanti nella parte “alta” della Valle dell’Ahr, sono state tra le prime ad affogare nel fango. Il fiume, che solitamente ha una profondità media di 80 centimetri, ha raggiunto in questa zona i 5 metri, attorno alle ore 20 del 14 luglio. Superando gli 8, nella notte. Impossibile pensare a barrique e bottiglie in affinamento quando l’unico obiettivo è salvare la pelle.

Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo rilanciato – spiega Lukas Sermann – riaprendo la cantina e dando vita a un bistrot. I piatti sono stati pensati per l’abbinamento con i nostri vini, ma è possibile scegliere anche etichette provenienti da altre regioni tedesche».

Questo giovane vignaiolo dell’Ahr promuove uno stile improntato su freschezza e beva. Lo ottiene attraverso una meticolosa scelta del periodo di raccolta delle uve, sua vera e propria “ossessione”.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT SERMANN

  • Altenahrer Übigberg Weissburgunder 2021 “Auf Graben”. Pinot Bianco in purezza. Varietale in gran luce, nonostante l’affinamento in legno nuovo. Note finissime d’agrumi, sorso polposo e allungo salino. Vino di gran gastronomicità. Ottima anche la versione “d’entrata”, per la quale è stato scelto legno usato.
  • Spätburgunder Rosé de Noir 2021 “Gypsy 2”. La prova che l’Ahr sia in grado di produrre anche rosati d’eccellenza da Pinot Nero. Come sopra: ottimo anche il “base”, vinificato in legno usato.
  • Altenahrer Eck Spätburgunder 2021 “im Eck 2021 Alte Reben”. Pinot nero da vigne di 80 anni. Un manifesto al vitigno principe dell’Ahr e alla sua immensa eleganza. Delicatissime nuance di spezia sul frutto rosso croccante e chiusura balsamica che ricorda la liquirizia fusa.

WEINGUT KREUZBERG


Ha perso tutto, con l’esondazione dell’Ahr del 14 e 15 luglio 2021, Weingut Kreuzberg. “Tutto”, al punto di dover trasferire la produzione e lo stoccaggio in un capannone industriale. Per l’esattezza a Meckenheim, poco meno di mezzora di strada da Bad Neuenahr-Ahrweiler. Zona di mele, più che di vigne e vino. Ça va sans dire, un indirizzo temporaneo.

«Vogliamo tornare in valle il prima possibile – spiega a winemag.it Lea Kreuzberg (nella foto sopra) -. Il progetto della nuova cantina è già approvato, ma non riusciremo a stabilirci lì prima di dicembre 2023. Tutte le nostre attrezzature sono andate distrutte. Se abbiamo potuto metterci al lavoro subito dopo l’alluvione è stato solo grazie alla solidarietà di altri produttori, che ci hanno donato le strumentazioni».

Lea, 23 anni, sorride mentre cammina tra le vasche di acciaio e le barrique arrivate da ogni angolo di Germania. C’è anche una costosissima pressa pneumatica. Il tetto del capannone è alto decine di metri. Ma la figlia del fondatore di Weingut Kreuzberg, Ludwig Kreuzberg, è un gigante. Di spirito e volontà d’animo. «Mi faccio forza, anche perché papà ha deciso di darmi ancora più fiducia dopo il disastro», sottolinea sorridendo, timida. Il futuro è tutto suo.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT KREUZBERG

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  • ‌‌Spätburgunder 2020 Devonschiefer. Colore leggermente più  più carico dei precedenti. Il vino trascorre 16 mesi barrique usate ed è un manifesto al Pinot Nero dell’Ahr e ai suoi terreni ricchi di scisto. Per definizione, un “vino di terroir”. Si apre e progredisce sul frutto, croccante, goloso, che danza sulla spina dorsale minerale. Da provare anche “Devonschiefer R”, sua versione riserva, prodotta in tiratura limitatissima: meno di 400 bottiglie l’anno. Struttura tannica e salinità a fare da spina dorsale sul tipico frutto rosso, con i richiami di legno a dare respiro internazionale al sorso, senza snaturarlo.
  • Spätburgunder 2020 Silberberg GG. Vigna singola, connotata da un suolo ricco di scisto, condito col loess. Lievi richiami fenolici e struttura tannico-minerale a fare da ossatura. Bel centro bocca sul frutto rosso, che si spinge sino un finale lungo, fresco, in cui i ricordi di ribes e fragolina di bosco appena matura giocano con la consueta vena salina del terreno.
  • Frühburgunder 2020 Walporzheimer. Vino che è frutto dell’assemblaggio delle uve di tre vigne della zona di Walporzheimer. Abbina l’intrigante morbidezza fruttata del vitigno e la consueta agilità di beva a note speziate conturbanti, che ravvivano e tendono il sorso. Splendido finale salino, lungo, su un tocco di pepe e grafite. Quello che ci vuole per riempire ancora il calice.

WEINGUT NELLES


È una delle cantine dell’Ahr che aderiscono al VDP, ma soprattutto l’ennesima realtà che sta giovando del ricambio generazionale. Oggi, alla guida di Weingut Nelles c’è Philip Nelles (nella foto sopra), 37enne le cui idee cominciano a pesare in azienda. Sia dal punto enologico, che organizzativo.

C’è il suo zampino nella stilistica della gamma di vini, fedeli all’espressione delle singole vigne, in piena filosofia VDP. Ma anche nella scelta di investire in un’ampia e moderna sala di degustazione, spazzata via dall’alluvione dell’Ahr, a poche settimane dall’inaugurazione. Non si è salvato nulla. Tantomeno le sale di affinamento, poste nei sotterranei.

Nei giorni del disastro, oltre a centinaia di volontari giunti da tutta la Germania, ha fatto visita a Weingut Nelles anche Olaf Scholz, in qualità di ministro delle Finanze, prossimo a ricoprire il ruolo di cancelliere. Un’ulteriore spinta a rimboccarsi le maniche per Weingut Nelles, cantina nata dalle ceneri di una cooperativa il cui anno di fondazione affonda nella notte dei tempi: quel 1479 che campeggia, tuttora, sul logo aziendale.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT NELLES

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  • Spätburgunder Burggarten GG 2020 “B-52”. ‌Chiarissima sin dal primo naso la matrice vulcanica che caratterizza i suoli di questo Pinot Nero dell’Ahr, proveniente dal Grosses Gewächs (GG) Burggarten. Altrettanto chiara l’estrema eleganza che si snoda dal primo naso al retro olfattivo, nonostante il vino sia solo all’inizio del suo lungo percorso di vita. Pregevole la speziatura che accompagna l’incedere delle note di fragolina di bosco, ribes e lampone, perfettamente mature e piene (la vigna ha 40 anni), su una freschezza dirompente. Chiude su una sottilissima percezione tannica che, unita alla vena sapida, chiama il sorso successivo. Legno nuovo (15 mesi) usato con grande sapienza, per conferire ancora più complessità a un nettare di “partenza” di elevatissima qualità.‌
  • Spätburgunder Schieferlay GG 2020 “SL”. La sigla sintetizza il nome del Grosses Gewächs (GG) di provenienza delle uve, ovvero Schieferlay. Stessa tecnica di vinificazione di “B-52”, ma suolo che in questo caso è ricco di calcare. Il nettare si presenta nel calice del tipico rubino luminoso. Naso aromatico, di grandissima pienezza. È il palato a confermare il perfetto bilanciamento tra frutto e acidità, con la salinità a fare da spina dorsale, ancora una volta specchio fedele del terreno nei vini di Weingut Nelles. L’alcol aiuta ad ammorbidire le durezze e, con l’elegantissima trama tannica, contribuisce a chiarire le doti di lungo affinamento del nettare.
  • Spätburgunder Rosenthal GG 2020 “R”. Suolo di scisto, molto sassoso al Grosses Gewächs (GG) di Rosenthal. Vino in cui domina la componente fruttata e in cui giunge netto il richiamo alla liquirizia e a un tocco di vaniglia. Note tostate in chiusura e retro olfattivo. Tra i vini di Nelles, “R” è quello che rivela con maggiore chiarezza l’utilizzo di legni nuovi. Una scelta spiegabile dal maggiore apporto fenolico e tannico delle uve di Rosenthal rispetto ad altri GG. Nel complesso un vino giovanissimo, a cui dare tempo è un obbligo, oltre che una scelta che si rivelerà azzeccata: anche “R” darà grandissime soddisfazioni nella sfida col tempo.

WEINGUT PETER KRIECHEL


Peter Kriechel
gestisce con il fratello Michael la cantina di lunga tradizione famigliare, nel cuore di Bad Neuenahr-Ahrweiler. Presiede l’associazione dei produttori locali e crede tanto nel Pinot nero dell’Ahr quanto nelle potenzialità del Frühburgunder.

Non a caso, Weingut Peter Kriechel possiede ben 4 ettari di questo “Noir” precoce. E grazie a un lungo lavoro di selezione è riuscito ad ottenere il proprio clone di Frühburgunder, che riesce a maturare addirittura circa una settimana prima di quello” classico”.

Un vitigno con cui Kriechel sta sperimentando in campo anche fuori dai confini della Germania, ovvero in Svezia e Olanda. La cantina, completamente sommersa dall’esondazione del fiume Ahr del 14 e 15 luglio 2021, ha un’altra particolarità. È l’unica, cioè, ad utilizzare per l’affinamento legni “autoctoni” della piccola regione vinicola tedesca, da 1.300 litri.

Non è finita qui. Grazie ai 30 ettari complessivi e allo spirito rivoluzionario e innovatore della famiglia, Weingut Peter Kriechel ha avviato da qualche anno la produzione di due spumanti Metodo classico (Sekt) da uve Meunier (Brut e Nature), che vale la pena di scoprire.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT PETER KRIECHEL

  • Marienthaler Rosenberg Frühburgunder 2020. Splendido naso di ciliegia appena matura, oltre a lampone e ribes. Espressione del frutto che conquista anche al palato, consistente, fresco, goloso, impreziosito da speziatura elegantissima e terziari composti. Un vino prodotto solo nelle annate migliori.‌
  • Ahr Spätburgunder 2020 “S”. Avete presente il vino che vorreste trovare fresco e servito sul tavolo, al ritorno a casa dopo una giornata nera? Eccolo. Deliziosa espressione del Pinot Nero dell’Ahr, in una delle sue versioni più agili e beverine, ma non per questo banali. Nella gamma di Weingut Peter Kriechel, il vino d’entrata: occhio, però, a non sottovalutarlo.
  • Ahrweiler Rosenthal Spätburgunder 2020. L’ennesimo spaccato delle potenzialità del Pinot nero in questa piccola regione vinicola tedesca, in particolare nelle sfaccettature di Rosenthal. Naso intrigante e stratificato, dal fiore al frutto alla spezia. Sorso profondo, proprio grazie ai ritorni della componente speziata, e centro bocca di gran eleganza, stuzzicato da salinità e freschezza. Tannino modellato sulla polpa, tanto da frenarne l’incedere esuberate, in punta di spada. Persistenza lunghissima, fresca, tesa, speziata, balsamica di liquirizia (marcatore di Rosenthal) e mentuccia.


WEINGUT J.J. ADENEUER

Marc Adeneuer, ex presidente dell’associazione di produttori dell’Ahr, è uno che non le manda a dire. Dentro e fuori dal calice cerca la purezza dell’espressione, che spesso passa dalla parola e dalla forma più diretta. Porta avanti una visione di vino, di cantina e di territorio che si spiega in una parola: “Purist“. Il nome prescelto per una linea dei suoi vini.

Weingut J.J. Adeneuer è il riflesso di questa filosofia. A condurla, assieme a Marc (nella foto sopra), c’è il fratello Frank. I due hanno preso in mano le redini dell’azienda di famiglia, con una tradizione centenaria in Valle Aurina, nel 1984. Da allora è cambiato molto. Anzi, tutto. L’adesione al Verband Deutscher Prädikatsweingüter (VDP) è stato quasi scontato.

Un sigillo sull’idea di qualità che la cantina di Ahrweiler intende difendere e portare avanti. Se l’avvento di Marc e Frank ha portato con sé anche l’innovativo avvio della produzione dei vini bianchi, lo stile dei vini rossi di Weingut J.J. Adeneuer è tra i più tradizionali dell’Ahr. La ventata di novità sarà quella di Tim, rappresentante dell’ultima generazione di questa appassionata famiglia di produttori.

TRE VINI DA NON PERDERE DI WEINGUT J.J. ADENEUER

  • Spätburgunder ‌Walporzheimer Gärkammer GG 2020. Con i suoi 0.68 ettari nel più vasto comprensorio di Walporzheim, Gärkammer è il Grosses Gewächs (GG) più piccolo per estensione della Germania ed è monopolio di Weingut J.J. Adeneuer. Viti di 80 anni di età media, tra cui alcune centenarie a piede franco. Il nome del “Grand Cru”, tradotto in italiano, suonerebbe come “Camera” (Kammer) “di fermentazione” (Gär). Il termine designa il particolare microclima della parcella, caratterizzato da ardesie che catturano il calore diurno e lo sprigionano alle piante nella notte. Il calice dello Spätburgunder ‌Gärkammer GG 2020 è uno dei biglietti da visita più autentici del Pinot Nero dell’Ahr. La concentrazione del frutto (non solo rosso, presente anche ricordi di mora matura) la fa da padrona, sulla spina dorsale della salinità, e su una profondità elegante. Ricordi di grafite rendono ancora più intrigante Gärkammer, assieme a una lunghezza da Noir di caratura internazionale.
  • Spätburgunder ‌Alte Lay GG 2020. È proprio ad Alte Lay che Mark e Frank Adeneuer impiantarono il loro primo vigneto su terrazzamenti, nel 1984. Fragolina di bosco e lampone danzano nel rubino luminoso di quest’altro “Grand Cru” di J.J. Adeneuer, più “timido” di Gärkammer ma non per questo meno espressivo. Tannini soffici, ma presenti. Bella espressione giovanile di un Pinot nero di gran prospettiva, frutto di un cru connotato da un microclima più fresco rispetto a molti altri nell’Ahr. Una zona ancora meno influenzata dai cambiamenti climatici che sembrano riguardare in maniera solo marginale questa regione vinicola tedesca, unica nel mondo per la sua naturale vocazione alla produzione di grandi vini rossi.
  • Frühburgunder Sonnenberg GG 2020. L’inclinazione del vigneto e la perfetta esposizione a Sud fa di Sonnenberg uno degli appezzamenti privilegiati per la maturazione ottimale del “precoce” Frühburgunder. Suoli ricchi di arenaria, grovacca e loess per l’appezzamento a disposizione di J.J. Adeneuer. Ecco la bella presenza di sole anche nel calice: frutto pienamente maturo (fragolijna di bosco, ma anche ribes nero), e bella speziatura tipica della varietà in retro olfattivo, oltre a un tocco di liquirizia salata. Anche in questo caso, vino all’inizio del suo percorso di vita.

UN PO’ DI ITALIA NELL’AHR


Si chiamano Alex Eller, ‌Felix Brüggert e ‌Niklas Körtgen e hanno tutti 26 anni. Sono i fondatori di quella che è, senza ombra di dubbio, la cantina della regione vinicola tedesca dell’Ahr con la più bassa età media: Jungwinzer Next Generation. Un nome, un programma. I tre giovani enologi condividono un progetto enologico comune, pur essendo impiegati rispettivamente in tre diverse aziende vinicole del territorio, dopo essersi formati in Italia, per l’esattezza in Alto Adige.

Alex Eller lavora a Weingut Jean Stodden e ha effettuato il suo tirocinio da Castelfeder, a Cortina. Felix Brüggert, enologo di Weingut Paul Schumacher, si è fatto le ossa a Kellerei Eisacktal, ovvero Cantina Valle Isarco, a Chiusa, non lontano da Bressanone. Niklas Körtgen, in forza a Winzerhof Körtgen, è tornato in Ahr dopo l’importante occasione formativa da Kellerei Tramin, a Termeno.

L’idea di Jungwinzer Next Generation è quella di proporre al mercato vini di facile comprensione e, soprattutto, dal costo contenuto. Il tutto senza rinunciare alla qualità, dalla vigna (un solo ettaro) alla cantina. Le etichette, dalla grafica moderna, colorata e accattivante, chiariscono un concetto confermato anche dagli assaggi del Pinot Nero (Spätburgunder), proposto in ben sei versioni: rosso, riserva, rosé (fermo e spumante Brut) e blanc de noir (fermo e spumante Brut). Completa la gamma l’altra bollicina Müller Turbo Sekt dry.

Non manca un po’ di Italia neppure nella ristorazione della regione vinicola dell’Ahr. Damiano Tucci, 59 anni, gestisce assieme alla moglie Erika Verses, 50 anni, la pizzeria Pizza Da… Miano. Siamo nel cuore del capoluogo Bad Neuenahr-Ahrweiler, all’altezza di Ahrhutstraße, 40. La coppia, giunta in Germania ormai 6 anni fa da Rovigo, ha superato indenne il periodo del Covid-19, per poi vedere il proprio piccolo locale completamente distrutto dall’alluvione del 14-15 luglio 2021.

Oggi la pizzeria Pizza Da… Miano è diventato un punto di riferimento per la pizza nel circondario, servita al trancio a pochi passi da St. Laurentiuskirche, la splendida chiesa attorno alla quale si concentra il maggior numero di locali, ristoranti e birrerie tradizionali della zona, con vista sulle colline del Pinot Nero dell’Ahr.

«Le cose adesso vanno molto bene – racconta – ma non ce l’avremmo fatta senza l’aiuto di tantissimi giovani giunti da tutta la Germania, sin dalla ore successive al disastro, e agli aiuti del governo. Il peggio è alle spalle e ora la zona può rinascere, grazie ai suoi straordinari vini».

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degustati da noi vini#02

Win Win Riesling Vdp Gutswein 2013, Weingut Von Winning

Oggi incontriamo la cantina tedesca Von Winning, con il suo Win Win Riesling, vendemmia 2013. Questa interessantissima etichetta, nata nella zona di Pfalz (Palatinato), si presenta nel calice di un giallo brillante, con dei riflessi verdognoli.

Un colore che lascia presumere come si tratti di un vino con moltissimi margini di evoluzione in bottiglia, col passare degli anni: una caratteristica intrinseca dei Riesling della Renania, vera e propria terra promessa della Germania, vocata alla produzione di vini di altissimo livello.

Nel calice, Win Win si presenta limpido e senza sospensioni. Al naso il vino esprime la sua territorialità con una presenza di idrocarburi, una pronunciata mineralità e sentori erbacei di fieno appena tagliato. Non mancano le percezioni floreali riconducibili ai fiori bianchi.

Al gusto, il Riesling Win Win Von Winning 2013 esprime un’accentuata potenza e vigorosità, un vino pieno che ben si sposa con l’eleganza della  frutta esotica. Questo connubio potenza-eleganza regala un vino complesso, ma allo stesso tempo la perfetta acidità spinge alla ricerca del sorso successivo. Il retrogusto, delizioso e non invadente, vede frutta esotica e albicocche protagoniste. In cucina, il Riesling Win Win è abbinabile a primi come risotti a base di pesce e verdure, ma anche a crudi di mare.

LA VINIFICAZIONE
La cantina Von Winning ha una storia antica, che inizia nel lontano 1849. Coltiva le uve nelle zone di Ruppertsberger, Deidesheime e Forst, nella parte sinistra del Reno. La filosofia dei suoi vini è abbastanza ‘retro’, intesa nell’accezione positiva del termine: la riscoperta di antiche tecniche di vinificazione, improntate sulla qualità, sono le chiavi vincenti di questa casa vinicola tedesca.

Le uve del Riesling Win Win crescono a un’altitudine compresa tra i 100 e i 200 metri sul livello del mare, con un età media dei vigneti di 20 anni. Il terreno sul quale crescono le uve è di composizione variegata. Si passa da suoli leggeri e sabbiosi a terreni argillosi, tutti a base arenaria.

La raccolta delle uve, nei vigneti allevati a guyot, avviene tra l’inizio e la metà settembre. La fermentazione  di questo Riesling, spontanea,  avviene  in grandi botti di rovere francese. Segue un affinamento in bottiglia di 6 mesi, prima della commercializzazione. La cantina, importata in italia dalla azienda Winedow, garantisce una produzione di 15 mila bottiglie per questa etichetta.

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