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Enoturismo virtuale: Domìni Veneti inaugura il museo Valpolicella VR 360

Un museo virtuale che valorizza il patrimonio agroalimentare del Veneto e abbatte le distanze, unendo narrazione e visione. Nasce Valpolicella VR 360, il progetto di tour virtuale alla scoperta della terra dell’Amarone, realizzato da Cantina Valpolicella Negrar grazie a fondi regionali.

Quando la pandemia allenterà la sua morsa, le enoteche Domìni Veneti di Cavaion Veronese (VR) e Sirmione (BS) allargheranno i loro orizzonti spaziali, grazie ai visori 3D (in tutto 6) e al sistema audio surround sperimentabili dai visitatori su prenotazione (eventi@dominiveneti.it).

Il progetto Valpolicella VR 360, curato dall’artista veronese Marco Ambrosi, offre la possibilità di accedere a una mappa interattiva e selezionare diversi itinerari tra i comuni storici della Valpolicella Classica: Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano.

“In un periodo in cui l’attività di accoglienza dei turisti è fortemente penalizzata dalla pandemia, la cantina ha voluto progettare il prossimo futuro con creatività, dando origine ad un viaggio emozionale che consente di scoprire la Valpolicella Classica ancora troppo poco conosciuta per la sua storia, le sue peculiarità e la sua bellezza”, spiega Marina Valenti, responsabile del progetto per la cantina.

«Siamo felici del riconoscimento regionale di buona pratica del nostro progetto – commenta al riguardo Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar: – in questo momento di incertezza generale, diffondere il valore di un’eredità sedimentata nel tempo dà speranza e rappresenta per noi un riferimento tangibile che aiuta a connettere il passato con il presente e il futuro”.

“La Valpolicella – ricorda Daniele Accordini, direttore generale ed enologo della cantina – non è solo una Doc riconoscibile nel mondo del vino, ma un luogo ben preciso con la sua storia e la sua identità culturale”.

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degustati da noi vini#02 visite in cantina

Terre di Leone, leggerezza e modernità nella Valpolicella Classica

C’è chi è nato per sfoggiare borse eleganti e chi per portare zaini pesanti sulle spalle, con la stessa agilità di una pochette. I vini della Valpolicella di Terre di Leone colpiscono per leggerezza e modernità, costruite sulla consapevolezza di scelte difficili. Persino evitabili.

Una coerenza rara nell’Italia del vino anni Duemila, sancita dal matrimonio inscindibile tra la vita privata e quella professionale di Federico Pellizzari e Chiara Turati. Mr e Miss Terre di Leone.

Rese striminzite in vigna. Massima attenzione all’ambiente. E, soprattutto, autocritica alle stelle. Tanto da poterla scambiare, di primo acchito, per falsa modestia. Un perfezionismo attestato da anni e anni di prove, prima dell’esordio sul mercato, nel 2010.

Siamo a Marano, nella Valpolicella Classica. Ma potremmo essere a Minsk o Addis Abeba. La vita e il lavoro di Federico Pellizzari e Chiara Turati paiono un’opera d’arte. Un quadro originale, che starebbe bene al Louvre di Parigi. Come al Moma di New York.

Passano anche per la Bielorussia e l’Etiopia le storie “pesanti” della coppia, attorcigliate come vivide radici ai calici di Terra di Leone. La coppia di vignaioli ha deciso di adottare in questi due Paesi i propri figli, oggi ormai felici adolescenti, cresciuti in un Veneto non sempre aperto ad accogliere.

Sembra di ritrovare nel calice, all’unisono perfetto, quell’influsso di un Est Europa dagli inverni gelidi, che non perdonano errori di calcolo e misura; e quell’Africa calda e imprevedibile, capace di emozionare con un gesto semplice o un sorriso.

Berreste, voi, Amarone dal lunedì al venerdì? Probabilmente no, ma è questo il senso di una linea che solo chi ha dentro un mondo potrebbe immaginare: si chiama “Il Re Pazzo” ed è la gamma di “vini quotidiani” con cui Terre di Leone prova a spiegare in maniera semplice, disinvolta ma vera, una Valpolicella di straordinaria modernità e leggerezza.

Grandi profumi. Integrità assoluta del frutto. La stessa che si ritrova anche nel rosso Igt “Dedicatum“, ottenuto dall’assemblaggio di 14 uve della Valpolicella: l’emblema della passione di Federico Pellizzari per lo Châteauneuf-du-pape.

Fiore all’occhiello della produzione, l’Amarone Riserva che – se ce ne fosse bisogno – dà ancora una volta la tara a Terre di Leone: “Avremmo sempre avuto, a rigor di disciplinare, la possibilità di indicare la Riserva, visti i lunghi tempi di affinamento. Ma all’inizio ci sentivamo fuori posto“. Oggi non più. Ed è solo l’inizio, per una delle massime espressioni del vino della Valpolicella. Classica e non.

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Vini al supermercato

Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore 2018, Cantina di Negrar


(4,5 / 5) Siamo in provincia di Verona, in uno dei cinque comuni di produzione della Valpolicella Classica: Negrar. Luogo che dà il nome anche alla cantina oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Volto noto, peraltro, in Gdo.

Nel calice, il Valpolicella Ripasso Classico Superiore Doc di Cantina di Negrar, vendemmia 2018.  Vino che si riconferma estremamente valido e che ben testimonia una tradizione vinicola quasi unica nel suo genere (affine solo al governo all’uso toscano).

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con archetti fitti, al naso sprigiona sentori di marasca e prugna oltre a una speziatura dolce che fa presagire una bevuta morbida. Combinazione di note che rallegra e scalda immediatamente il palato.

La dolcezza del sorso, pieno e vellutato non è però invadente o stucchevole. Anche la nota alcolica è ben integrata e il corpo risulta snello, con un fruttato meno spinto verso la confettura.

Considerato “fratello minore dell’Amarone (e del Recioto) che in qualche modo gli passa gli “abiti” usati (ma ancora buoni) il Ripasso Doc Classico Superiore di Cantina di Negrar non soffre di sindrome d’inferiorità. Tutt’altro.

Da servire a 16-18 gradi, si abbina a brasati anche di carne di cavallo, selvaggina, carni alla griglia o come ingrediente  di un buon risotto. Ma accompagna egregiamente anche aperitivi di salumi e formaggi di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con un blend composto al 70% Corvina, 15% Corvinone e 15% Rondinella allevate in località Roselle, nel cuore della Valpolicella Classica. La vendemmia, manuale con selezione dei grappoli,  avviene ad Ottobre. La fermentazione si svolge in legno, acciaio e bottiglia.

La tecnica del “ripasso” prevede che il Valpolicella venga versato (ri-passato) sulle vinacce dell’Amarone o del Recioto ancora ricche di zuccheri per avviare una seconda rifermentazione. Operazione che andrà ad esaltare profumi e rotondità del Ripasso di Negrar.

Cantina di Negrar nasce come cooperativa anonima nel 1933. Sei anni dopo produce un vino nato quasi per caso che battezza “Amarone Extra“. Utilizza questo nome esclusivamente fino al 1968 anno in cui nasce la denominazione dell’Amarone e che segna, per la cantina, l’inizio di un percorso in continua crescita.

Prezzo: 7,48 euro
Acquistato presso: Bennet

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Vini al supermercato

Valpolicella Doc Classico 2016, Speri

(5 / 5) Giovane, immediato, senza eccessive pretese. Eppure contraddistinto da una precisa personalità. Così si presenta già al primo naso il Valpolicella Classico Doc 2016 di Speri Viticoltori.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con riflessi violacei, limpido e trasparente. I profumi sono freschi e giovani, con una ricchezza floreale contornata da note fruttate di prugna e ciliegia.

Di medio corpo, in bocca ripropone i sentori fruttati accompagnati da un bella freschezza, che rende piuttosto facile la beva. Di persistenza sufficiente, il Valpolicella Doc Classico 2016 di Speri Viticoltori si dimostra elegante, nella sua disimpegnata giovinezza.

Perfetto l’abbinamento di questo vino rosso veneto con primi al ragù di carne e secondi come bolliti, carne alla griglia o alla brace. Grande versatilità dunque, purché la temperatura di servizio si aggiri tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
I grappoli di Corvina veronese (60%), Rondinella (30%) e Molinara (10%) vengono raccolti a mano, tra la fine di settembre e la metà di ottobre. La pigiadiraspatura avviene subito dopa la raccolta. Fermentazione e macerazione in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata di 20-24 gradi per 8 giorni, quindi trasferimento in vasche di cemento vetrificato per il completamento della fermentazione alcolica e malolattica. Filtrazione e imbottigliamento nel mese di febbraio.

LA CANTINA
Speri Viticoltori è la storia di sette generazioni che si sono susseguite dalla metà del 1800 ad oggi. L’azienda di San Pietro in Cariano, in provincia di Verona, è passata dai pochi ettari adiacenti la casa di famiglia agli attuali 50 ettari, tutti nella zona della Valpolicella classica. Speri vinifica solo uve di proprietà coltivate con la tradizionale “pergoletta inclinata aperta”.

Rispetto dei ritmi della natura, assenza di concimi, trattamenti fitosanitari ridotti al minimo, con la convinzione che “il vino sia frutto della terra”.

Prezzo: 9,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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vini#1

La Grola Veronese Igt 2001, Allegrini: quando il tempo si ferma in una bottiglia

Il vino è un mondo estremamente vario. Si passa da etichette giovani, che esprimono freschezza e vivacità, a prodotti più “datati”, che regalano morbidezza e calore. Quando troviamo però bottiglie che dovevano essere bevute giovani, riscoperte dopo anni e date ormai per “spacciate”, che una volta aperte e decantate si mostrano eccellenti e complesse… Beh, il nostro amore per il mondo del vino si rinnova e rinvigorisce. E’ il caso de La Grola Veronese Igt 2001 della nota casa vinicola veneta Allegrini.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino, di color rosso granata con qualche riflesso mattone, presenta una leggera torbidezza, ma data l’età ormai avanzata gli concediamo questo piccolo difetto. Conserva comunque una buona scorrevolezza e una buona concentrazione di glicerolo.

Il naso si presenta ancora pulito e senza odori strani. Qualche componente volatile fastidiosa è sparita dopo 2 ore di passaggio in decanter. Sentori delicati di vaniglia si mescolano a note balsamiche e frutti rossi, nel complesso empireumatico, un vino non semplice, con mille sfaccettature che si mescolano, dal cuoio al pepe nero.

Al gusto si presenta ancora vivo. E dopo ben 15 anni, un vino da bere nei primi 3-4 anni dalla vendemmia che si presenta in questa “forma”, fa capire che l’azienda ha ben lavorato. Troviamo un corpo non troppo spinto, che conserva una bevuta delicata e scorrevole. Compaiono ribes e mela, con note balsamiche addomesticate da una certa sapidità. Il che conferma la freschezza di questo vino. Turando le somme: un’esperienza gustativa complessa da giudicare e raccontare, proprio per la rarità dell’occasione. Ma è questa la benzina che alimenta la nostra ricerca.

LA VINIFICAZIONE
Il Podere “La Grola” rappresenta, secondo l’antica leggenda che vuole l’uva Corvina nata proprio su questa stupenda collina, il luogo eletto “a fare vino” e, da sempre, il vigneto simbolo della Valpolicella Classica. Siamo esattamente a Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona. E questo prodotto di Allegrini è ottenuto appunto da Corvina e Corvinone (80%), Oseleta 10% e Syrah 10%. Il terreno è prevalentemente argilloso e calcareo, ricco di scheletro e povero di sostanza organica. La raccolta manuale delle uve viene effettuata nella seconda metà di settembre.

Segue una pigiatura soffice con diraspatura delle uve. La fermentazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri periodici. La Grola viene dunque sottoposto a fermentazione malolattica, naturalmente svolta nel mese di ottobre in barrique. La maturazione si compie in barrique di rovere francese di secondo passaggio per 16 mesi, con ulteriore affinamento in bottiglia per 10 mesi, prima della commercializzazione.

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Veneto shock: Valpolicella Classica pronta alla scissione dal Consorzio. A Soave prezzi del vino al ribasso

Davide contro Golia, “ciak si gira”. In Veneto. Alle porte della vendemmia 2016, la regione vinicola più produttiva d’Italia è in subbuglio. L’ennesima riduzione della percentuale delle uve da mettere a riposo per Amarone e Recioto, paventata dal Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella e ormai in via di ufficializzazione, rischia di generare una scissione da parte dei produttori della zona Classica.

E a Verona, in occasione dell’evento clou del programma di Soave Versus, andato in scena ieri al Palazzo del Gran Guardia, serpeggia il malumore tra i piccoli produttori. Costretti “a mantenere bassi i prezzi dei loro vini per l’esistenza di un ‘cartello’ che limita, di fatto, la concorrenza leale”.

Parole forti quelle che volano in Valpolicella e a Soave. Confermate da diversi produttori, che preferiscono mantenere l’anonimato. Ma andiamo con ordine. “Con un’annata come questa che si preannuncia eccezionale – evidenziano alcuni vignaioli della Valpolicella, sentiti in esclusiva da vinialsupermercato.it – la riduzione delle rese delle uve ci colpisce ancora di più. Tutti si aspettavano dal Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella un aumento della percentuale di uve da mettere a riposo per Amarone e Recioto, proprio per l’abbondanza e la qualità che registreremo in vendemmia. Invece ci ritroveremo con l’ennesima diminuzione. E alla domanda: perché? Ci hanno risposto che ci sono numerose cantine con Amarone in abbondanza, invenduto. Una decisione presa dunque per mantenere in equilibrio il rapporto tra domanda e offerta in Valpolicella”.

Peccato che, come sottolinea ancora il gruppo di produttori, “le cantine della Valpolicella Classica registrano il problema inverso”. “Praticamente nessuno di noi ha dell’Amarone invenduto e dunque non si capisce perché dobbiamo sottostare a questa misura, che taglierà ulteriormente le gambe all’economia dei piccoli produttori, per difendere gli interessi dei grandi gruppi e delle cantine sociali della zona allargata. Di certo sappiamo che neppure la cantina sociale della zona Classica (Negrar) ha dell’Amarone invenduto: figurarsi i piccoli produttori. E i prezzi, qui da noi, non sono certo al ribasso”.

“Il problema di fondo – continuano i viticoltori – è far capire ai consumatori finali che esistono diversi tipi di Amarone: nella zona classica abbiamo da sempre valori aggiunti in termini di stile e qualità. Nonostante ciò, non siamo abbastanza rappresentati numericamente nel Consorzio per far valere le nostre ragioni. L’unica soluzione, dunque, sarebbe quella di una scissione dal Consorzio della Valpolicella, con la creazione di un altro ente che si prenda cura, alla stessa maniera, di tutti: piccoli e grandi”.

Il nuovo Consorzio, o distretto, sull’esempio di quanto avvenuto in Oltrepò Pavese con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, guarderebbe gli interessi delle aziende dei Comuni di Fumane, Marano di Valpolicella, Negrar, San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio di Valpolicella, che producono Valpolicella classico, Valpolicella classico superiore, Valpolicella Ripasso classico, Valpolicella Ripasso classico superiore, Amarone della Valpolicella classico e Recioto della Valpolicella classico.

PIU’ QUALITA’ CHE PREZZO A SOAVE

Non si parla di secessione, invece, tra i produttori di Soave intervenuti al grande evento al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Ma monta il malumore. A far traboccare il vaso, di stand in stand, è la nostra domanda sul prezzo delle singole bottiglie presentate in degustazione. Costi davvero irrisori per la qualità espressa da alcuni Soave Classico o Superiore. Una situazione invitante per la grande distribuzione organizzata (Gdo), che arriva a proporre ai vignaioli una media di 1,30 euro a bottiglia. Prezzo che sullo scaffale, a margini e Iva applicati, lieviterebbe comunque a soli 3,50 euro, per il cliente finale.

Davvero troppo poco per dei Soave che prevedono raccolte vendemmiali tardive, appassimenti in cassetta di percentuali d’uva e, in alcuni casi, anche brevi passaggi in legno. “Il perché è semplice – spiegano uno dopo l’altro i vignaioli intervistati – e va ricercato nel fatto che a comandare sui prezzi nella zona del Soave sono poche cantine, che dettano legge per tutti. Bisogna essere abbastanza potenti per poter contrastare queste aziende e provare, per esempio, a proporre sul mercato vini innovativi, diversi: perché in quel caso, qualcuno si sentirebbe scavalcato, vedendosi ‘derubato’ di fette di mercato. Il Soave, nel mondo, è stato bistrattato e proposto all’estero con prezzi assurdi, anche inferiori all’euro, nei supermercati. La crisi non basta a giustificare tutto ciò”.

I produttori di Soave interpellati denunciano poi la sussistenza di un “conflitto d’interessi nelle alte leve del vino di Soave”. Il presidente del Consorzio, Arturo Stocchetti, è anche il presidente dell’Unione Consorzi Vini Veneti Doc e Docg (U.Vi.Ve, che sul proprio sito web omette l’organigramma). Arturo Stocchetti, inoltre, è presidente di Cantina Castello (eccolo, questa volta, in foto in home page assieme alla famiglia). Uno dei soci di Stocchetti in Cantina Castello ricoprirebbe infine un ruolo di primo piano nella cantina sociale di Soave.

Una stoccata all’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan, arriva invece – sempre in occasione di Soave Versus 2016 – da parte di Paolo Menapace, presidente della Strada del Vino Soave: “Benissimo promuovere il territorio di Soave, ma la Regione dovrebbe elargire contributi speciali a chi reimpianta la pergola, vero e proprio simbolo della viticoltura tradizionale locale, rinunciando alla spalliera”.

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