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“Alberi non parole”: i produttori di Vino Nobile di Montepulciano creano un parco

Photo credit Sienafree.it

MONTEPULCIANO – Milleduecento alberi in tre anni, per creare un parco da destinare a fini sociali, nei pressi dell’ospedale Nottola Montepulciano. Li pianteranno i produttori del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, nell’ambito di “Alberi, non parole“. Un progetto utile a “dare un segnale, in questo momento in cui tutto il mondo si sta mobilitando per mitigare il cambiamento climatico e la deforestazione globale”.

Secondo i primi step di un programma destinato a crescere, saranno messe a dimora 400 piante all’anno, per tre anni consecutivi. Saranno utilizzati solo alberi che appartengono alla tradizione toscana: leccio, orniello, ontano, sorbo, gelso, roverella e acero campestre.

In collaborazione con il Comune di Montepulciano, l’Usl Toscana Sud Est, la Giorgio Tesi Vivai tramite la Fondazione Giorgio Tesi Onlus e il preziosissimo aiuto dei Carabinieri Forestale sezione di Montepulciano, i produttori del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano realizzeranno un Parco da destinare a fini sociali, adiacente al complesso ospedaliero Montepulciano Nottola, che raccoglie utenti da tutta la Valdichiana senese.

“Il progetto – spiega il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – rientra nel più ampio obiettivo della certificazione di sostenibilità, secondo lo standard della norma Equalitas Vino Sostenibile, che il distretto vitivinicolo del Vino Nobile di Montepulciano sta raggiungendo.

Si punta puntando all’aspetto ambientale da un lato, senza tralasciare tuttavia quello sociale che anche questa iniziativa rappresenta, coinvolgendo i più piccoli sensibilizzandoli a buone pratiche”.

Si comincia mercoledì 20 novembre 2019, alle ore 10.00, davanti all’ospedale. Si sono dati appuntamento lì i bambini delle scuole primarie di Montepulciano e i produttori del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

“Alberi non parole – commentano i produttori di Vino Nobile di Montepulciano – è il nostro modo di dire grazie, un gesto che ci auguriamo possa essere seguito anche da altri produttori di vino di tutto il mondo. Il 20 Novembre alle ore 10.00 ci troveremo tutti insieme, ogni albero verrà messo a dimora da un produttore accompagnato da un bambino, a simboleggiare il presente e il futuro”.

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Approfondimenti

Il Progetto Nocciola Italia approda in Valdichiana

AREZZO– Saranno coltivate in Valdichiana le nocciole per Ferrero. Gruppo Ferrero e la cooperativa COAGRIA, che ha sede a Cesa in Valdichiana (Arezzo), grazie alla mediazione di Confagricoltura Toscana, hanno sottoscritto un contratto di lungo periodo con il quale sviluppare una nuova filiera della nocciola su tutto il territorio regionale.

“Ci abbiamo lavorato un anno – commenta il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri – e siamo profondamente soddisfatti per la chiusura di questo accordo. Per i nostri imprenditori, che sono esposti a forti rischi, primo fra tutti quello climatico, poter contare su un accordo che garantisca, in ottica di lunga durata, un impegno all’acquisto, è fondamentale per poter programmare gli investimenti e far crescere le proprie aziende.”

“Abbiamo creduto fin da subito in questo progetto e abbiamo trovato in Ferrero, che ringraziamo profondamente, un interlocutore attento e sensibile che ha voluto scommettere sulla qualità dei nostri prodotti e sulle capacità dei nostri imprenditori” conclude Neri.

COAGRIA – che aderisce a Confagricoltura Toscana – riunisce circa 200 imprese agricole, almeno una cinquantina delle quali saranno coinvolte nel progetto con il Gruppo Ferrero. Attualmente alcune di queste hanno già aderito, mettendo a disposizione i primi ettari impiantati a nocciolo.

Gli investimenti saranno sostenuti dalle singole aziende per quanto riguarda gli impianti, mentre sarà COAGRIA a farsi carico di quelli necessari per le attrezzature (ad esempio gli essiccatoi e i mezzi per la raccolta), per lo stoccaggio, e della consulenza agronomica.

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A Tavola con il Nobile 2018: protagonisti i “Pici”

MONTEPULCIANO – I “pici“, già iscritti all’Inventario nazionale patrimonio agroalimentare italiano (Inpai), saranno i protagonisti della sedicesima edizione di “A Tavola con il Nobile“, il concorso enogastronomico promosso dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano in collaborazione con il Magistrato delle Contrade.

Il premio vedrà impegnate nelle giornate di sabato 18 e domenica e 19 agosto le otto contrade protagoniste del Bravìo delle Botti (corsa con le botti per le vie del centro storico di Montepulciano) sfidarsi ai fornelli. Saranno venti giornalisti a giudicare le otto ricette a partire dall’accostamento al prodotto principe del territorio, il Vino Nobile di Montepulciano.

Un evento – sottolinea il presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Piero Di Betto -ormai diventato storico si può dire e che ogni anno oltre ad attrarre opinion leader a livello internazionale, porta alla ribalta la qualità dei prodotti del territorio”.

“Ricordo che in sedici anni abbiamo pubblicato numerose edizioni con le oltre duecento ricette recuperate grazie a questo concorso, quindi un patrimonio che abbiamo aiutato a condividere con tutti”, conclude Di Betto.

UN RITORNO
I “Pici” erano già stati protagonisti nell’edizione 2012 di “A Tavola con il Nobile”, segnando uno storico primo premio ex-aequo. L’obiettivo che dovranno centrare le massaie sarà quello di sposare al meglio questa portata con il Vino Nobile di Montepulciano.

Già da sabato 18 agosto, in occasione della prima sessione di degustazioni, alcune contrade apriranno le porte anche al pubblico per far degustare le ricette della tradizione. I menu in concorso potranno essere assaggiati anche durante l’arco di tutta la prossima settimana.

Domenica 19 agosto la giuria concluderà il giro di assaggi e alle ore 16, presso il Teatro Poliziano, sarà svelato il vincitore in occasione anche della presentazione del panno del Bravìo e del nuovo cortometraggio sul Vino Nobile di Montepulciano dal titolo “Vino Nobile di Montepulciano: A Timeless Wine”.

UN TESORO DELLA GASTRONOMIA
La storia dei “Pici” affonda le sue radici in epoca etrusca. Una prima testimonianza si può trovare nella celeberrima Tomba dei Leopardi di Tarquinia, monumento funerario del V secolo a.C. che raffigura un banchetto.

Per quanto riguarda il nome, le correnti di pensiero sono molte e discordanti: c’è chi lo fa risalire addirittura all’antica Roma, nello specifico alla figura di Marco Gavio Apicio (25 a.C.37 d.C.), uno dei più importanti gastronomi dell’antichità, mentre altre sostengono che il nome derivi dal gesto che si fa con il palmo della mano per far prendere all’impasto la forma del picio, quello che nel gergo culinario toscano è il verbo “appiciare”.

Per questo motivo il Mipaaf ha accolto la richiesta di ammissione al patrimonio agroalimentare e “I pici e l’arte di appiciare” sono stati ammessi con Decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all’Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano (INPAI).

La richiesta d’iscrizione è stata effettuata dell’Unione dei Comuni Valdichiana Senese che ha affidato l’incarico a Qualità e Sviluppo Rurale, società a prevalente capitale pubblico, già positivamente impegnata in attività simili.

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