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Glifosate vietato in Italia dal Ministero: proteste dei viticoltori nel Sannio

Arriva a sorpresa in Italia, dopo il dietrofront di metà maggio dell’Organizzazione mondiale della sanità, il divieto di utilizzo del Glifosate e dei prodotti contenenti sostanza attiva. A decorrere dal 22 agosto 2016, entrerà in vigore la “revoca di autorizzazioni all’immissione in commercio” e la “modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate in attuazione del regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016”. La Rai aveva dedicato una puntata della trasmissione Presa Diretta alla preoccupazione degli abitanti delle zone vinicole del Prosecco. Sul banco degli imputati era finito proprio l’utilizzo del Glifosate e di altri prodotti fitosanitari “potenzialmente dannosi per la salute”. E nel Sannio, come riportato da vinialsupermercato.it il 27 marzo 2016, la drastica limitazione dell’utilizzo di fitofarmaci e Glifosate prevista dalle ordinanze di alcuni Comuni rischiavano, secondo Salvatore Falato, presidente dell’Associazione Strada dei Vini e dei Prodotti Tipici Sanniti, “di mettere a rischio la raccolta delle uve in occasione della vendemmia 2016”. Falato non si oppone al divieto di utilizzo del glifosate, erbicida del quale non si conoscono ancora con certezza i possibili danni in termini di salute umana e ambientale. Non condivide, piuttosto, “il modo in cui è stato fatto il divieto nelle ordinanze e la generalizzazione dell’utilizzo del Glifosate con fitofarmaci”. “Con le particolari limitazioni previste dalle ordinanze – evidenziava Falato – c’è il rischio di compromettere seriamente il lavoro nei vigneti necessario alla produzione di uve e di vini, anche per le colture biologiche, con seri danni economici per i produttori già dalla prossima campagna vitivinicola”.  Tra i Comuni coinvolti proprio Castelvenere, ma anche Guardia Sanframondi e Casalduni, tutte zone a vocazione vitivinicola.

Il 12 agosto, l’ufficiale presa di posizione del Ministero della Salute. Che, “ritenuto di dover procedere alla revoca dei prodotti fitosanitari contenenti Glifosate con il coformulante Ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791- 26-2”, ha decretato “a decorrere dal 22 agosto 2016 la revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie; revoca dell’impiego in pre raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura; inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: ‘divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto'”. Il decreto stabilisce inoltre la “revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio e all’impiego dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva Glifosate ed il coformulante Ammina di sego polietossilata”.

Eppure, il rapporto del Panel of Experts on Pesticide Residues in Food and the Environment, commissionato dall’Oms, sembrava dare ragione a chi sosteneva che il Glifosate non fosse pericoloso per la salute. “È improbabile  – recita il documento – che l’assunzione di Glifosato attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo. La grande maggioranza delle prove scientifiche indica che la somministrazione di Glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l’esposizione con la dieta, non è associata ad effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi”.

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Analisi e Tendenze Vino

Addio barrique? Ecco Clayver, gres porcellanato per vinificazione e affinamento del vino

È entrato in funzione in questi giorni nella sede di Vado Ligure, in provincia di Savona, il nuovo impianto per la produzione di Clayver, l’innovativo contenitore di forma sferica in gres porcellanato per la vinificazione e l’affinamento del vino. Le dimensioni del forno per la cottura della ceramica e organizzazione del processo produttivo permetteranno una produzione quattro volte superiore a quella attuale. Giunto sul mercato nel 2014 dopo una lunga fase di studio e sperimentazione, Clayver si sta diffondendo rapidamente tra le aziende vitivinicole. Ad oggi viene utilizzato da 105 produttori, tra Italia ed estero. Nei primi mesi del 2016 gli ordinativi hanno segnato un +50% rispetto all’anno precedente, rendendo necessaria una nuova rete distributiva in grado di rispondere alle numerose richieste arrivate da Stati Uniti, Canada, Australia e Sud Africa. Il fattore chiave del successo di Clayver è da ricercare nel materiale con cui è costruito, un particolare gres lavorato secondo un procedimento ideato e messo a punto dall’azienda savonese. Il materiale che ne deriva risulta essere molto più performante della terracotta, resistente agli urti e impermeabile, senza i problemi di assorbimento e di perdita di prodotto tipici dell’argilla. Un materiale dotato di una microporosità che permette uno scambio gassoso con l’esterno, molto più ridotto rispetto al legno, ma che consente comunque un’evoluzione nel vino, con il vantaggio di non avere nessuna cessione di sostanze aromatiche. “Clayver è stata una scommessa che da amanti del vino abbiamo voluto lanciare – spiega Luca Risso (nella foto sotto), responsabile ricerca e sviluppo di Clayver – e che sentiamo già di aver vinto solo per il fatto che chi ha comprato i nostri contenitori ora ce ne chiede altri. All’assaggio i vini vinificati in Clayver rispetto a quelli che hanno fatto passaggio in barrique, per esempio, si distinguono perché i profumi e i sapori emergono in modo più netto, liberi dagli aromi tipici del legno. Il vino sembra tirar fuori una diversa personalità. Per noi non poteva esserci miglior risposta, ora ci stiamo strutturando per far fronte a una crescente richiesta da parte del mercato”.

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