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Gender Gap, Monte dei Paschi: le banche italiane si fidano delle Donne del Vino

SIENA – Le banche italiane si fidano delle Donne del Vino. E sono pronte a scommettere sull’imprenditoria femminile. Lo rivela un’analisi dell’Università di Siena su un campione di imprenditrici femminili dell’Associazione nazionale guidata da Donatella Cinelli Colombini.

Il gender gap, ovvero il divario tra il genere maschile e quello femminile, fa segnare dati in controtendenza sul fronte del credito negato alle donne. È la prima volta in Italia. La ricerca è stata presentata alla Monte dei Paschi all’apertura di Wine&Siena, in collaborazione con Confcommercio Siena.

La piccola luce individuata dal professor Lorenzo Zanni e dal suo staff dell’Università senese sul tema “donne e accesso al credito“, storico handicap delle imprese al femminile, mostra le prime avvisaglie di un cambiamento di rotta. L’indagine si è svolta nel 2019 e ha riguardato 167 rispondenti fra le 890 Donne del Vino.

L’associazione comprende produttrici di vino, titolari di ristoranti, enoteche, professioniste attive come sommelier, giornaliste e esperte presenti in tutte le regioni italiane. “Vedere la luce alla fine del tunnel non è una cosa da poco – ha commentato Donatella Cinelli Colombini – significa che è possibile uscire dal buio dei problemi e arrivare a una situazione più favorevole”.

A livello planetario, il Global Gender Gap Report del 2018 mette l’Italia è a 70° posto su 149 Paesi e l’Istat usando i dati INPS ha rivelato che esiste una forbice fra il salario maschile e femminile che va dal 4% del settore pubblico, al 20% nelle imprese private fino al 38% fra i liberi professionisti.

Studi anche recenti come quelle di Swg per Cna “Donne, imprenditoria e accesso al credito” o “Il cibo è donna – Il fattore rosa secondo Pink Lady” mostravano come il 47% del campione lamentasse difficoltà nell’accesso al credito, evidenziando un gender gap diffuso anche su altri comparti economici come quello artigianale e nel commercio.

IL DETTAGLIO

Il questionario è stato sottoposto alle 890 Donne del vino italiane: hanno risposto 167 socie di cui 127 con cantina. Il 56,9% delle risposte sono arrivate dal Nord Italia. Il 65% delle intervistate ha chiesto un credito negli ultimi 10 anni, spesso il finanziamento è inferiore alle attese ma solo il 3% si è vista negare l’erogazione.

Da notare l’alta percentuale delle imprese che si sono basate solo sul proprio capitale. Colpisce che siano state soprattutto le imprese più piccole, quelle sotto i due milioni di fatturato annuo, a cercare l’aiuto delle banche.

Si tratta di una dimostrazione di grande dinamismo perché questo denaro è stato impiegato per nuovi investimenti (72%) e non per la conduzione aziendale. La richiesta di credito è legata alla volontà di accrescere qualità, remuneratività e dimensione produttiva.

A posteriori gli stessi obiettivi permangono anche oggi mentre è cresciuta la sensibilità ambientale e l’interesse per l’export ad ampio raggio. Il 50% del campione ha richiesto il credito a banche locali, il 41,8% a banche ed istituti di credito nazionali e il 4,7% ad altre fonti di finanziamento.

L’identikit della Donna del Vino con cantina che ha fatto richiesta di credito ci mostra una titolare o una responsabile di un settore dell’azienda di famiglia. Ha un’età media di 42 anni con circa 12 di esperienza nell’impresa. Nel 52% dei casi ha in tasca una laurea e per la quasi totalità (90,7%) un’esperienza professionale precedente in un settore diverso.

“Fra le Donne del Vino che hanno risposto – ha detto il professor Zanni che ha effettuato lo studio insieme a Elena Casprini e Tommaso Pucci – l’esser donna non sembra aver influenzato negativamente l’accesso al credito, ma questa percezione può riflettere la composizione del campione delle intervistate: livello di istruzione elevato, donne mature e con un’esperienza decennale nell’azienda, spesso proprietarie della stessa, con una tradizione familiare alle spalle, coinvolte in un’associazione di donne imprenditrici”.

Se l’accesso ai finanziamenti non risulta un tabù per le imprese del vino al femminile, le donne dichiarano comunque una certa difficoltà a gestire le relazioni con il mondo del credito mentre emerge “un atteggiamento ‘prudente’ con un livello di leva finanziaria non troppo elevato”.

“Si ricorre quasi unicamente al credito bancario e in genere si bilancia la richiesta di credito a banche locali e nazionali”, ha rilevato Zanni dando un giudizio positivo, anche se forse troppo prudente, al management femminile del vino.

L’analisi deve sicuramente tenere presente del momento favorevole dell’agricoltura e del vino italiano: “Un risultato che scaturisce anche dall’andamento anticiclico dell’agricoltura rispetto alle difficoltà dell’economia italiana”, ha sottolineato la presidente delle Donne del Vino mettendo in evidenza come “le cantine italiane, negli ultimi 5 anni, abbiano accresciuto fatturati e margini (+3,9% e + 5,8%), hanno esportato di più e hanno visto salire il valore delle vigne dell’1,2% ogni anno, un dato quest’ultimo che nelle zone più vocate è schizzato alle stelle”.

Uno scenario che le banche leggono molto favorevolmente a cui si aggiungono le ottime performance delle manager femminili green: “Le donne – ha ricordato la produttrice siciliana Lilly Fazio – dirigono imprese che coprono il 21% della superficie agricola coltivabile SAU ma producono il 28% del Pil agricolo italiano. In Europa, il 42% di chi lavora in agricoltura e donna pari a oltre 26 milioni di persone”.

Ecco spiegato perché il campione delle Donne del Vino, quasi un’élite dell’enologia al femminile, ha mostrato la luce alla fine del tunnel del gender gap sul credito alle imprese in rosa. “Un gap che comunque esiste“, precisa il professor Zanni presentando gli esiti dell’indagine.

Situazione giustamente sottolineata da Donatella Prampolini, vice presidente nazionale Confcommercio, dal presidente della Confcommercio di Siena Stefano Bernardini e della Camera di Commercio di Siena e Arezzo Massimo Guasconie persino dalla moderatrice del convegno la giornalista e donna del vino Anna Di Martino.

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”A corto di vino”: alle cantine di Orcia ciak, si gira!

In occasione dell’Orcia Wine Festival in programma a S. Quirico d’Orcia dal 22 al 25 Aprile 2016, gli studenti italiani e stranieri iscritti al Corso di Comunicazione Digitale tenuto dal professor Maurizio Masini presso l’università di Siena realizzeranno una serie di cortometraggi ambientati nelle cantine in cui si produce il vino Orcia Doc. I video saranno proiettati nell’ambito della rassegna ”A Corto di Vino” facente parte del ricco palinsesto del festival.  Realizzati all’interno delle aziende agricole Tenuta Castelnuovo Tancredi di Buonconvento, Poggio Grande di Castiglione d’Orcia, SassodiSole di Montalcino e Capitoni Marco di Pienza hanno lo scopo di raccontare vino e territorio. Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio vino Orcia ha espresso soddisfazione per l’iniziativa. ”I video sono lo strumento di comunicazione del futuro. La denominazione Orcia Doc non ha eguali per la bellezza paesaggistica del territorio e le sue cantine esprimono la cura e la passione dei produttori che realizzano un vino artigianale di estrema qualità” ha affermato. ”’Ringrazio il Consorzio per aver dato vita a questa proficua collaborazione e l’Amministrazione Comunale di San Quirico per l’aiuto e il sostegno offerto a questa iniziativa. Credo che sia un bel modo questo per dimostrare come l’Università e le Istituzioni sia pubbliche che private possano collaborare in maniera” ha dichiarato invece il professor Masini. Il territorio in cui nasce il vino d’Orcia, a sud di Siena tra le denominazioni del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano, è considerato il distretto vinicolo più bello del mondo. In parte è iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco,  la Val d’Orcia è stato il primo territorio rurale ad essere premiato con tale prestigioso riconoscimento. L’area comprende 13 comuni, tutti ricchi d’arte e di storia, oltre a centri termali di eccellenza come Bagno Vignoni, Bagni San Filippo, San Casciano dei Bagni e Chianciano Terme. Uno dei territori più visitato al mondo, una delle denominazioni più turistiche d’Italia, come ha dichiarato Donatella Cinelli Colombini visto che i comuni delle denominazione registrano ogni anno oltre un milione di visitatori e altrettanti escursionisti amanti del trekking e dello slow turism.

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