FOTONOTIZIA – Alessandro Mutinelli è stato nominato consigliere dell’Unione Italiana Vini (Uiv), la principale associazione delle imprese del vino in Italia. «Sono onorato di questo nuovo incarico – commenta il presidente e amministratore delegato di Italian Wine Brands (IWB), gruppo leader nell’export di vini italiani e prima azienda del settore vinicolo, quotata alla Borsa Italiana – e ringrazio l’Unione Italiana Vini per la fiducia riposta in me. Il settore vitivinicolo si trova ad affrontare sfide complesse, sia dal punto di vista della domanda, con l’evoluzione delle abitudini di consumo, sia da quello della produzione, della competitività e della sostenibilità. Sono entusiasta di poter condividere l’esperienza di Italian Wine Brands con gli altri consiglieri di UIV, e di contribuire allo sviluppo del settore».
MUTINELLI NUOVO CONSIGLIERE UNIONE ITALIANA VINI UIV
Italian Wine Brands S.p.A (“IWB” o la “Società”), gruppo leader nell’export di vini italiani e prima azienda italiana quotata del settore, annuncia che Alessandro Mutinelli, Presidente e Ad del Gruppo, è stato nominato Consigliere dell’Unione Italiana Vini, l’Associazione italiana delle imprese del vino.
Questa nomina rappresenta un importante traguardo sia per Alessandro Mutinelli, che vede riconosciuti il suo impegno e la sua visione imprenditoriale nel promuovere il vino italiano a livello nazionale e internazionale, sia per IWB, che ora acquisisce un ruolo di rilievo all’interno dell’Associazione di rappresentanza più importante per le imprese del settore enologico, che conta 770 aziende associate e rappresenta più di 150.000 viticoltori, più del 50% del fatturato italiano di vino e oltre l’85% del fatturato export di vino italiano.
CHI È ALESSANDRO MUTINELLI
In aggiunta alla nomina di Alessandro Mutinelli nel consiglio di Unione Italiana Vini, IWB è attivamente coinvolta in altre importanti istituzioni del settore, quali il Consorzio del Prosecco DOC, il Consorzio del Pinot Grigio delle Venezie, il Consorzio del Primitivo di Manduria DOC e la Commissione prezzi della Borsa Merci di Verona, che testimoniano l’influenza crescente di IWB sia in Italia, che sullo scenario vitivinicolo globale.
Laureato in Economia e Commercio a Trento nel 1991, Alessandro Mutinelli ha iniziato la propria carriera in Deloitte, proseguita nella start up Provinco Italia SpA che è confluita nel 2015 in Italian Wine Brands SpA, il più grande gruppo vinicolo privato italiano quotato alla Borsa di Milano. Con un fatturato di 430 M (2023) e 160 milioni di bottiglie prodotte e vendute è tra i primi tre operatori italiani del settore, con forte vocazione all’export.
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Le vendite di alcuni dei vini più iconici d’Italia stanno registrando un preoccupante calo negli Stati Uniti. Chianti, Pinot Grigio e Barolo, denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano all’estero, stanno vivendo una flessione significativa in uno dei mercati più importanti per il settore vinicolo mondiale. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato americano risulta in un periodo di contrazione, con i consumi di vino scesi dell’8% in volume nei primi otto mesi del 2024. Le cause principali sono attribuibili alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori americani, unita a un calo della domanda nel canale on-premise (ristoranti e locali). In questo contesto, già anticipato in parte dai dati Nomisma Wine Monitor del primo semestre, le vendite di alcuni dei vini fermi italiani più rinomati stanno subendo pesanti contraccolpi.
CHIANTI, BAROLO E PINOT GRIGIO IN DIFFICOLTÀ
Il Chianti Docg è tra le denominazioni che stanno risentendo maggiormente della crisi dei consumi. In particolare, la denominazione simbolo della Toscana ha registrato un calo del 16% (stabile, invece, il Chianti Classico). Dati particolarmente preoccupanti se consideriamo il ruolo fondamentale del Chianti nel panorama delle esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti. Non meno significativa è la battuta d’arresto del Barolo, uno dei vini più pregiati e celebrati del mondo. Il vino delle Langhe ha visto una contrazione del 6% nelle vendite. Un segnale che conferma le difficoltà anche per le denominazioni di fascia alta. I consumatori americani, che tradizionalmente apprezzano il Barolo per la sua eleganza e longevità, sembrano risentire delle difficoltà economiche, orientando i loro acquisti verso vini di fasce prezzo più accessibili.
PINOT GRIGIO IN CALO NEGLI USA: LA VERA SOPRESA DEL 2024
Una delle sorprese più inattese di quest’anno è il calo delle vendite del Pinot Grigio delle Venezie, che ha perso circa il 9% nei primi otto mesi del 2024. Nonostante la sua popolarità storica come vino bianco di facile beva e apprezzato per la sua freschezza, la denominazione paga l’impatto della riduzione dei consumi negli Usa, anche nel segmento di appartenenza. Un segnale preoccupante per un’altra denominazione che ha sempre giocato un ruolo da protagonista nelle esportazioni italiane, soprattutto tra i consumatori americani meno esperti. Quelli, cioè, che tendono a scegliere vini leggeri e immediati.
IL BOOM DEGLI SPUMANTI SALVA IL BILANCIO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA
A fronte della crisi dei vini fermi, la situazione appare più positiva per gli spumanti italiani. Nonostante un leggero calo nel mese di agosto, la crescita del comparto spumanti è stata di +1,5% da gennaio ad agosto 2024. In particolare, il Prosecco continua a essere la locomotiva dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenendo il comparto con un aumento delle vendite del +6% per la denominazione Prosecco Treviso e addirittura del +15% per l’Asolo Prosecco.
Questi numeri dimostrano come il Prosecco e gli altri spumanti italiani siano diventati sempre più popolari grazie alla loro versatilità, anche nel segmento dei cocktail a base di vino, che continua a guadagnare terreno sul mercato americano. In contrasto, altre bollicine, come lo Champagne, hanno subito un calo più marcato del -13%, lasciando spazio al Prosecco italiano – sostengono alcuni osservatori – per rafforzare la propria posizione.
IL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA
Il calo delle vendite di Chianti, Pinot Grigio e Barolo evidenzia un momento di incertezza per i vini italiani negli Stati Uniti. Se da un lato il segmento degli spumanti sembra resistere meglio alla crisi, dall’altro i vini fermi italiani, che da sempre rappresentano una fetta significativa delle esportazioni, stanno incontrando ostacoli sempre più grandi. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), l’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti è strettamente legato alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.
Decisive anche le incertezze economiche che si fanno sentire sul mercato. «La speranza è che con le imminenti elezioni presidenziali e un possibile taglio dei tassi, si possano registrare segnali di ripresa», commenta Castelletti. Le preoccupazioni riguardano anche il canale on-premise, dove il vino italiano ha registrato un calo del -15% nelle vendite durante il mese di agosto. Un dato che evidenzia la difficoltà nel ripristinare il consumo di vino nei ristoranti e locali dopo la pandemia.
INNOVAZIONE E QUALITÀ PER SUPERARE LA CRISI
Nonostante il contesto difficile, l’Italia mantiene la sua posizione di leader sul mercato del vino negli Usa grazie alla sua diversità e alla continua ricerca della qualità. Tuttavia, per superare la crisi, i produttori italiani dovranno essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, puntando su nuove strategie di marketing, investimenti nell’e-commerce e un’ulteriore valorizzazione delle denominazioni. Il successo degli spumanti dimostra che c’è ancora spazio per crescere, anche in un mercato complesso come quello statunitense. Tuttavia, sarà fondamentale sostenere la competitività dei vini fermi, soprattutto nelle denominazioni storiche e portabandiera come Chianti, Barolo e Pinot Grigio, che rappresentano il cuore dell’offerta enologica italiana.
Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Usa nei primi 8 mesi del 2024. L’analisi di Unione italiana vini
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«Gli estirpi di vigneti, di cui si parla in Europa, non risolvono la situazione italiana». Così il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, in occasione della presentazione delle stime della vendemmia 2024 in Italia, con Assoenologi e Ismea. «Abbiamo bisogno di un vigneto Italia “a fisarmonica”, reso più gestibile e flessibile da strumenti di intervento in grado di tamponare il tema delle eccedenze. E, per quanto possibile, di rendere meno traumatiche le annate scarse. Per comprendere gli effetti degli estirpi di vigneti – ha precisa Frescobaldi – basta ricordare quanto accaduto 13 anni fa, quando, a fronte di una spesa pubblica di circa 300 milioni di euro e 30 mila ettari espiantati soprattutto in collina e in aree Doc, ci siamo ritrovati due anni dopo con una vendemmia record da 53 milioni di ettolitri».
ESPIANTO DI VIGNETI, RISCHIO SOCIALE PER LE ECONOMIE DELLE ZONE VOCATE
«Gli espianti, per Unione italiana vini – ha aggiunto il presidente – rappresentano di per sé un rischio sociale, perché impattano su intere economie in aree collinari vocate. E sappiamo che il vigneto in collina significa anche gestione del territorio, prevenzione da frane e incendi. Ma i tagli finanziati di vigneto che tolgono risorse alla crescita sono peggio della grandine sotto vendemmia. Il settore vive una stagione complicata – inutile girarci attorno, anche se l’Italia sta facendo meglio dei competitor -, ma non per questo si deve pensare di distrarre i fondi strategici per incentivare gli estirpi. La stragrande maggioranza delle nostre aziende – ha concluso Lamberto Frescobaldi – è sana e ha bisogno di innovarsi, promuoversi, sintonizzarsi con un mercato in forte cambiamento. Per questo il tavolo Ue del Gruppo di alto livello deve concentrarsi più a sostenere chi vuole restare nel business che a incentivare chi vuole abbandonare».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La vendemmia 2024 segna un modesto passo avanti per il Vigneto Italia, con una produzione stimata di 41 milioni di ettolitri. Rispetto alla disastrosa annata del 2023, che aveva visto volumi particolarmente ridotti, la ripresa è visibile con un incremento del 7%. Tuttavia, i dati forniti dall’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), presentati a Ortigia durante l’Expo Divinazione in concomitanza con il G7 dell’Agricoltura, evidenziano come la produzione rimanga lontana dai livelli ideali. Con una flessione del 12,8% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, l’obiettivo ottimale di 43-45 milioni di ettolitri rimane irraggiungibile a causa degli impatti sempre più frequenti del cambiamento climatico. Nonostante ciò, l’Italia si conferma primo produttore mondiale, grazie anche alla contrazione produttiva della Francia (-18%).
LE STIME SULLA VENDEMMIA 2024 DI ASSOENOLOGI, ISMEA E UNIONE ITALIANA VINI
L’indagine vendemmiale evidenzia una tenuta della produzione al Nord (+0,6%, con zone come il Collio in cui si parla addirittura di annata memorabile) e un significativo recupero nel Centro Italia (+29,1%, dopo gli ingenti ristori per la peronospora del 2023). Il Sud segna invece un aumento del 15,5%. Tuttavia, queste crescite non sono sufficienti a riportare i livelli produttivi alla media del periodo 2019-2023, con il Sud e le Isole ancora in forte calo (-25,7%). La vendemmia 2024 si preannuncia come un’annata di qualità, grazie all’esperienza dei viticoltori e degli enologi che, con tecniche innovative e strategie mirate, sono riusciti a trasformare le sfide climatiche in opportunità per ottenere uve di eccellente qualità. La ripresa, seppur timida, segna una tappa importante per il vino italiano, che continua a mantenere il primato mondiale. Mostrando al contempo una grande capacità di adattamento in un panorama internazionale sempre più complesso.
IL CLIMA È LA PRINCIPALE SFIDA DEI VITICOLTORI
A pesare sulla produzione è, infatti, la variabilità climatica. Eccessive piogge nel Centro-Nord e siccità al Sud hanno fortemente limitato il potenziale dei vigneti, con un’annata che, seppur caratterizzata da volumi ridotti, ha mantenuto una qualità complessiva buona, con picchi di eccellenza in alcune aree. Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, ha commentato la sfida di quest’anno definendola «una delle vendemmie più impegnative che ricordi». Cotarella sottolinea come il lavoro degli enologi sia stato determinante per bilanciare gli squilibri causati dal clima. «Abbiamo dovuto ottimizzare l’uso delle risorse idriche e scegliere con precisione i tempi della raccolta per garantire il massimo potenziale delle uve», ha dichiarato.
IL RUOLO DELL’INNOVAZIONE IN VITICOLTURA
Livio Proietti, presidente di Ismea, ha evidenziato l’importanza di adattare le tecniche agricole ai cambiamenti climatici attraverso l’innovazione. «Il settore vitivinicolo italiano deve continuare a investire in tecnologie per mitigare gli effetti del clima e attrarre le nuove generazioni», ha affermato Proietti, sottolineando l’importanza di programmi di formazione specifici e il supporto a giovani e donne attraverso iniziative come “Più Impresa” e “Generazione Terra”. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha invece richiamato l’attenzione sulla necessità di un «vigneto Italia più flessibile», in grado di adattarsi meglio alle annate scarse. Il tutto senza ricorrere a interventi strutturali come gli espianti, che potrebbero avere conseguenze negative per le economie locali.
LE PROSPETTIVE PER IL MERCATO INTERNAZIONALE DEL VINO
Sul fronte del mercato, l’Italia si trova ad affrontare una sfida globale, con cambiamenti nei modelli di consumo e difficoltà legate alla congiuntura economica. Il settore vinicolo italiano, pur affrontando numerosi ostacoli, dimostra una maggiore resilienza rispetto ai competitor internazionali. L’export continua a crescere, trainato dagli spumanti (+11% in volume). Mentre i vini fermi in bottiglia, in particolare le IGT, registrano una tenuta importante. Tuttavia, il mercato interno mostra segnali di debolezza, con una leggera flessione dei consumi domestici e un rallentamento rispetto alle performance del primo trimestre del 2024.
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Stile di vita sostenibile e sano con il vino 30 scienziati sbugiardano Irlanda e burocrati Ue
«Una dieta equilibrata come quella dello stile di vita mediterraneo, che include la moderazione in tutti gli aspetti della vita compreso il consumo di vino, è riconosciuta come un contributo positivo a uno stile di vita sostenibile e sano». Con buona pace dell’Irlanda e dei burocrati dell’Ue, è questa la dichiarazione sottoscritta da circa 30 scienziati presenti al congresso scientifico Lifestyle, diet, wine & health andato in scena in mattinata a Toledo, in Spagna. Parole che non sfuggono a Unione italiana vini (Uiv), che esprime apprezzamento.
Guardiamo con estremo interesse alla dichiarazione conclusiva di “Lifestyle matters” – commenta il presidente Lamberto Frescobaldi – e alla comunità scientifica che ha discusso ed evidenziato l’importanza del consumo enologico moderato nell’ambito di uno stile di vita equilibrato e sano. Si tratta di una posizione purtroppo non recepita in ambito comunitario, dove tornano ad addensarsi nubi che vogliono il vino fortemente penalizzato nell’ambito dei prossimi programmi di promozione».
VINO E CARNI ROSSE: ALLARME PER LA PROMOZIONE DEL MADE IN ITALY
Una battaglia che vede tutto il mondo italiano unito, dai vignaioli come Walter Massa che vorrebbero vedere la molecola dell’alcol elevata a Patrimonio dell’Umanità, sino ai produttori industriali. Ma l’allarme, in Europa, non riguarda solo l’alcol. Uiv ricorda che vino e carni rosse sono tornate nel mirino della Commissione europea nel bando relativo alla Promozione orizzontale dei prodotti agricoli europei, per un valore complessivo di oltre 176 milioni di euro.
Il testo proposto dalla Dg Agri, al voto degli Stati membri il prossimo 25 ottobre, inserisce «tra i criteri di premialità la compatibilità con documenti unionali», come il Farm to Fork e soprattutto il Beating Cancer plan (Beca), il discusso piano anticancro sottoscritto tra le polemiche 18 mesi fa.
«Un ritorno al passato – secondo Unione italiana vini – in quanto la proposta di escludere di fatto il vino dalle graduatorie era stata approvata 2 anni fa, anche a causa del silenzio-assenso proprio dell’Italia». Unione italiana vini ritiene non si possa pregiudicare al vino, comparto da 8 miliardi di euro l’anno di export, «una chance promozionale importante come quella al voto e confida in una netta opposizione dell’Italia, come avvenuto con successo lo scorso anno». «Una volta di più – conclude Uiv – sta passando il concetto del vino come prodotto dannoso a prescindere dalle modalità di consumo, proprio il contrario di quanto stabilito oggi a Toledo in occasione di Lifestyle, diet, wine & health».
Vino ed Health Warnings in Irlanda: così il cane si morde la coda su consumo e abuso di alcolici
Vino ed Health Warnings in Irlanda: così il cane si morde la coda su consumo e abuso di alcolici. Sbugiardate le avvertenze in etichetta
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Peronospora della vite emergenza nazionale Italia situazione regione per regione
Sempre più pesanti gli effetti della peronospora in vista della vendemmia 2023 in Italia. A causa delle forti piogge, la malattia della vite di primavera sta diventando un’emergenza nazionale. Le perdite previste in diverse regioni italiane sono stimate fino al 40%. Lo rileva l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) attraverso le interviste alle imprese del vino compiute sui territori. Maggiormente colpita, in generale, la viticultura biologica che, in alcune aree, risulta fortemente compromessa. Le regioni più danneggiate sono quelle della dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise, con perdite fino al 40%. Molti areali di Marche, Basilicata e Puglia si affacciano alla vendemmia 2023 con cali previsti nell’ordine del 25-30%.
Complicata la situazione anche in Umbria, Lazio e Sicilia, specie nel trapanese, mentre in Romagna sono ancora da valutare gli effetti dell’alluvione, in particolare del fango nei vigneti. «In generale – ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – la stagione pre-vendemmiale era partita bene un po’ ovunque, poi da maggio in avanti la situazione si è guastata. Siamo passati repentinamente dal problema degli stock in eccesso, attualmente confermato con le Dop in eccedenza a +9% sullo scorso anno, a uno scenario di probabile importante riduzione dei volumi di raccolta previsti in diverse regioni». Per le altre aree poco colpite dalla peronospora si prevede una buona vendemmia.
PERONOSPORA – LA SITUAZIONE NELLE PRINCIPALI REGIONI
Piemonte: la situazione appare sotto controllo: siccità fra marzo e aprile, piogge nella norma, più oidio che peronospora.
Lombardia: in Valtellina si registrano problematiche di peronospora su una produzione tendenzialmente abbondante. Pressione su foglia e su grappolo, con cali mediamente del 5%.
Veneto: pochi e localizzati attacchi grandinigeni, con perdite anche al 50%. La produzione attesa in regione per ora è molto abbondante.
Friuli-Venezia Giulia: bene Collio, qualche problema a macchia di leopardo nel resto della regione. I vigneti rimangono comunque carichi.
Emilia e Romagna: la situazione appare per ora sotto controllo per quanto riguarda la peronospora. Resta problematico il post-alluvione, sia, soprattutto in collina, per l’accesso ai vigneti, sia per il fango in pianura.
Toscana: a causa delle forti piogge a maggio, la peronospora è presente e si registrano difficoltà di accesso ai vigneti per i trattamenti. Per ora si prevede una riduzione su una produzione che si annunciava comunque abbondante (in media 10% di infezioni). Riportati problemi anche di botrite e grandinate locali.
Umbria: la pressione è molto forte, con cali dal 10 al 15%, con punte fino al 30%. La produzione iniziale prevista era abbondante, quindi si dovrebbe arrivare a una raccolta nella norma.
Abruzzo e Molise: è piovuto costantemente dal 4 aprile. A causa della conformazione del terreno (colline e vallate) è stato difficile accedere agli appezzamenti per poter eseguire i trattamenti fitosanitari. La peronospora ha attaccato in forma abbastanza importante entrambe le regioni e si stima un calo di produzione del 30-40 % sulle uve convenzionali (50-60% in Molise), mentre si arriva anche al 70-80% sulle uve biologiche. Il danno maggiore sembra comunque subìto dalle varietà a bacca rossa, non trattate perché al momento dell’attacco erano ancora in fase primordiale, nelle zone collinari. Per tutta questa serie di situazioni, oggi le aziende produttrici hanno rallentato le vendite e qualcuna le ha addirittura fermate.
Marche: situazione non omogenea. In linea di massima è stata colpita di più la zona più prossima alla costa, ma le infezioni sono un po’ ovunque. È difficile quantificare la perdita ma sicuramente si profila un’annata di scarsa produzione (-20%), su una stagione ancora in ritardo nello sviluppo della fase fenologica rispetto al 2022.
Lazio: la stagione era partita bene, ma la pioggia di maggio ha innescato forti focolai, attorno al -25% di produzione prevista (su una partenza abbondante).
Basilicata: la peronospora ha avuto un forte impatto sul Vulture e anche sui bianchi, in alcuni areali le previsioni sono a -60%.
Puglia: la peronospora si è diffusa sia a Nord (tendoni tasso a 50%) sia a sud, su Malvasia, Negroamaro e Primitivo, con cali attesi del 25%.
Sicilia: la peronospora è diffusa, soprattutto nel Trapanese: quelli che non hanno trattato a ciclo completo per questioni di costi avranno forti perdite, le aziende strutturate avranno una buona vendemmia. Siamo attorno a un’incidenza del 10-15%.
Calabria: secondo fonti di winemag.it, la situazione in Calabria è disastrosa in alcune zone. Sino a 20 giorni fa era impossibile entrare in vigna in alcune zone, come la provincia di Cosenza, per la presenza di fango. Le piogge hanno poi causato attacchi di peronospora. Una situazione che viene definita «apocalittica», tanto da compromettere l’intera annata.
Campania: sempre secondo fonti di winemag.it, situazione molto difficile anche in Campania. La vendemmia 2023 risulta fortemente compromessa in tutte le zone. Alcuni produttori parlano senza mezzi termini di «disastro». Si stimano perdite intorno al 40%. Ancora una volta, i danni maggiori sono dovuti dall’impossibilità di entrare in vigna a causa del fango. Incomberebbe anche l’ombra della larvata, che sta attaccando in maniera importante anche le piante a valle. Le uve rosse sono quella più compromesse. Molto meglio i bianchi, soprattutto la Falanghina che conferma la naturale rusticità e una certa resistenza.
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Heath warning sul vino procedura infrazione contro Irlanda 1
Il Comitato europeo delle aziende vinicole (Comité Européen des Entreprises Vins– CEEV) ha presentato un reclamo formale per chiedere alla Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione contro l’Irlanda «per aver violato il diritto comunitario e il mercato unico dell’UE con le sue norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche che includono, tra l’altro, l’uso di avvertenze sanitarie», le cosiddette «health warning».
Nella sua denuncia, CEEV sottolinea la «chiara incompatibilità delle norme irlandesi in materia di etichettatura con la nuova legislazione sul vino e sui prodotti vitivinicoli aromatizzati per quanto riguarda l’indicazione del contenuto alcolico e del valore energetico». Il Comité Européen des Entreprises Vins sostiene inoltre che «le norme irlandesi costituiscono un ostacolo sproporzionato e ingiustificato al commercio, in contrasto con gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’UE», mettendo così «a rischio il mercato unico europeo». L’Irlanda non avrebbe poi «mai giustificato adeguatamente la misura proposta».
Le disposizioni irlandesi in materia di etichettatura, sempre secondo il Comitato europeo delle aziende vinicole, «non distinguono tra abuso di alcol e modelli di consumo moderato di vino, non riuscendo quindi a informare accuratamente i consumatori». L’incompatibilità delle norme irlandesi sull’etichettatura con il diritto dell’UE e la frammentazione del mercato unico dell’UE sono state evidenziate da non meno di 13 Stati membri dell’UE durante la procedura di notifica dell’Unione europea. La scorsa settimana, a questo coro si è aggiunto quello di 8 Paesi terzi durante la procedura dell’OMC.
HEALTH WARNING: LA POSIZIONE DELL’ITALIA
«La fuga in avanti dell’Irlanda – commenta dall’Italia Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv) – rischia di aprire il campo a una babele informativa all’interno dell’Ue. Siamo pronti a discutere un nuovo sistema di etichettatura del vino, ma solo se questo è condiviso in ambito Comunitario. Per questo condividiamo la richiesta, da parte del Comitato europeo delle imprese del vino (Ceev), di presentare una denuncia alla Commissione Europea contro l’Irlanda, anche alla luce dei pareri contrari alla condotta di Dublino espressi in sede di Wto da parte di 8 Paesi Extra-Ue».
D’accordo anche Confagricoltura, pronta a presentare a sua volta «un esposto alla Commissione europea per ribadire l’incompatibilità con le regole UE della legge irlandese relativa all’inserimento di “Health Warning” sulle etichette dei vini e delle bevande alcoliche». La questione, ricorda ancora la Confederazione, sarà all’ordine del giorno della prossima riunione del Comitato Barriere Commerciali del WTO, il 21 giugno. «In quella sede, la Commissione, in quanto titolare della competenza esclusiva in materia commerciale – evidenzia Confagricoltura – sarà chiamata a motivare la presunta conformità del provvedimento di Dublino con le regole del mercato unico e della libera concorrenza».
Alcol dannoso per la salute, come le sigarette: l’Irlanda tira dritto
Alcol dannoso per la salute, come le sigarette Irlanda tira dritto. Regolamento mette a rischio mercato unico UE. Silenzio commissione europea
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Vino lobbie del vetro bottiglie sempre piu costose anche se energia costa meno
Da una parte la riduzione dei costi energetici, tornati ai livelli del 2021. Dall’altra il progressivo aumento del costo delle bottiglie di vetro, anche nel 2023. A denunciare il controsenso è Unione italiana vini (Uiv), che ha messo sotto la lente di ingrandimento i costi della bolletta energetica e del prezzo delle bottiglie di vetro degli ultimi due anni, focalizzandosi sui bilanci di tre colossi europei del vetro attivi in Italia. Il 2022 si è concluso infatti con bilanci record per le principali vetrerie italiane ed europee. In piena crisi energetica, i “big” del vetro hanno segnato utili anche sopra il 30%.
«Una performance eccezionalmente positiva – fa notare Unione italiana vini – sostenuta anche dai crediti di imposta e dall’aumento dei listini imposti al mondo del vino, con un +70% del costo delle bottiglie in poco più di un anno». A fare da contraltare, più a valle lungo la filiera, sono i conti delle imprese vitivinicole italiane e i portafogli dei consumatori, sempre più alleggeriti da inflazione e carovita, che si traducono in tagli agli acquisti di vino nell’ordine del 6-7%.
«In piena crisi inflattiva e con un consumatore più attento – commenta Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv – la filiera produttivo-distributiva stringe ancora la cinta, mentre altri continuano a veder crescere i profitti». «Abbiamo assorbito tutti i costi. Ora è a rischio la remunerazione dei soci», aggiunge Carlo Piccinini, presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari. «Impennata dei costi energetici, rincari dei rottami e della logistica hanno influito in maniera rilevante sui bilanci dell’industria vetraria», replica dal canto suo il presidente di Assovetro, Marco Ravasi che, secondo quanto riferisce Uiv, non escluderebbe «possibili revisioni dei listini in un prossimo futuro».
I BILANCI STELLARI DELL’INDUSTRIA DEL VETRO
Stando all’analisi condotta da Unione italiana vini dal professore di Economia dell’impresa vitivinicola dell’Università di Verona, Luca Castagnetti, una delle maggiori aziende produttrici mondiali di bottiglie di vetro avrebbe realizzato nel segmento Europa un utile operativo di 488 milioni di dollari (+31,5% rispetto al 2021), con un’incidenza dei costi sui ricavi che è scesa sensibilmente negli ultimi 3 anni. Anche per i colossi europei il 2022 è stato un anno di crescita importante, con i ricavi consolidati che sono passati – nel caso di una nota azienda francese – da 2,7 a 3,4 miliardi di euro e un ebitda che dal 24,9% del 2022 vola a 29,2% nel primo trimestre di quest’anno.
Bene, infine, anche uno dei gruppi italiani, che ha chiuso l’anno con aumenti in doppia cifra: +30% i ricavi consolidati (640,8 milioni di euro), con un +44,3% per l’utile netto, pari a 86,6 milioni di euro. Registrano i risultati migliori proprio le società del gruppo dedicate al mondo del vino: utile netto 2022 pari al 17,5% dei ricavi (era il 17,1% nel 2021) per la prima. La seconda vola a 20,8% dei ricavi, contro il 16,2% nel 2021.
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Guerra listini tra Gdo e cantine italiane Federvini Uiv No a moratoria prezzi al supermercato
È guerra dei listini tra Gdo e cantine italiane che operano nella grande distribuzione. Federvini giudica «insostenibile» la richiesta di una moratoria sui prezzi avanzata da diversi gruppi e insegne del retail. A valle della filiera, la grande distribuzione resiste infatti a ogni ritocco di listino. Sino alla proposta di congelare i ritocchi, almeno per i prossimi 4, 6 mesi.
«Considerando che già nel 2022 le aziende del vino hanno assorbito gran parte dei forti aumenti di energia e materia prime – evidenzia Federvini in una nota – continuare così significa perdere marginalità e redditività». Peraltro, ricordano i produttori, «il nuovo anno si aprirà con un nuovo aumento dei prezzi del vetro e i continui aumenti dei costi delle materie prime, a partire dall’energia, rischiano di rabbuiare il 2023, già a rischio recessione». L’aumento stimato per la sola componente vetro (bottiglie) sarà di circa il 20%, in aggiunta al surplus (48%) già riscontrato nel 2022 rispetto all’anno precedente.
«L’intero settore è in profonda sofferenza – evidenzia Federvini – e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filieravitivinicola a monte della distribuzione». Un timore che Federvini condivide con Unione Italiana Vini (Uiv). Secondo le due compagini è «necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera, perché serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente».
GDO, NO AGLI AUMENTI DEI LISTINI: UNIONE ITALIANA VINI AL FIANCO DI FEDERVINI
In questo modo – dichiara Micaela Pallini, presidente di Federvini – siamo tra l’incudine e il martello. Ci chiedono di accettare aumenti anche del 20%-25%, come quello del vetro, che soprattutto oggi ci sembra ingiustificato visto che i prezzi energetici al momento sembrano sotto controllo.
Però vorrebbero che i nostri prezzi finali rimanessero invariati. È evidente che questa combinazione non può assolutamente funzionare e mette a rischio migliaia di piccole e medie aziende, dopo due anni di bassa redditività e costi crescenti».
Per il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: «La congiuntura che va sempre più delineandosi minaccia da vicino un settore come il nostro. Siamo a cavallo tra un’escalation dei prezzi alla produzione, un minor potere di acquisto da parte dei consumatori, con storici partner, come la grande distribuzione e l’industria del vetro che mostrano rigidità poco costruttive. Sarebbe invece importante potersi concentrare tutti assieme su possibili soluzioni.
Il mondo del vino chiude il 2022 con più ombre che luci e con un 2023 che potrebbe, nel suo scenario negativo fatto di recessione e guerra, oltremodo peggiorare. Secondo l’elaborazione dei dati Istat da parte delle 2 organizzazioni italiane del settore, nel corso del 2022 il mondo del vino ha registrato aumenti dei listini molto contenuti nella grande distribuzione (non oltre il 6,6% di media). Ritocchi che Federvini e Uiv giudicano «largamente sotto gli attuali livelli di inflazione e molto inferiori rispetto a quasi tutti i comparti dell’agroalimentare del Belpaese».
Un deficit, questo, a cui si aggiunge il contestuale decremento del volume della domanda di vino presso la grande distribuzione nei primi 11 mesi dell’anno (-6%). «In una filiera lunga e complessa come quella vitivinicola – concludono le due realtà associative del mondo vitivinicolo – ogni sua parte ha un ruolo ma anche una responsabilità essenziale per il successo del comparto. Fughe solitarie in avanti, condizioni ultimative, richieste improponibili sono, per Federvini e Uiv, tutti elementi che mettono a rischio il tessuto produttivo italiano e la fiducia dei consumatori».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lindustria del vetro lancia un manifesto di sostenibilita
Nuovo aumento dei costi del vetro e nuovo appello dei produttori di vino al governo, questa volta nell’ambito della legge di bilancio. Proprio in questi giorni, l’industria del vetro sta inviando alle cantine nuove modifiche unilaterali dei contratti. La variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista a partire dal prossimo gennaio: si tratta – sottolinea Unione italiana vini (Uiv) – del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno.
Secondo il segretario generale Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti: «Con questa nuova modifica, il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi».
A questo punto sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali se, come riscontrato, l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili.
In tal senso, chiediamo al governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese».
Secondo l’Osservatorio Uiv/Vinitaly, l’escalation dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrata dal settore nel 2022 equivale a un aumento dell’83% rispetto ai budget iniziali. Per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. Un importo che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi.
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Aumenti gas ed energia Falla da quasi 15 miliardi di euro per il vino italiano
Gli aumenti di gas ed energia costano quasi 1,5 miliardi di euro al vino italiano. Anche uno dei comparti del Made in Italy più in salute è costretto a lanciare l’allarme. E ora il timore principale è che all’escalation dei costi si aggiunga la crisi dei consumi in Italia, come già avvenuto in Francia e denunciato dai produttori della Borgogna. Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly compiuta nell’ultima settimana sulle imprese del Belpaese.
Il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022.
A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28%. Il risultato, secondo l’indagine compiuta su un panel in rappresentanza del 30% del mercato, ha il sapore di una beffa per il settore.
L’incremento dei listini stimati dall’Osservatorio nei primi 9 mesi di quest’anno è infatti del 6,6%, un dato positivo ma insufficiente per coprire una variazione al rialzo dei prezzi che le imprese hanno richiesto nell’ordine dell’11%. Il gap equivalente è pari a 600 milioni di euro di costi non coperti da ricavi che il vino italiano è costretto a sostenere per rimanere sul mercato.
A rimetterci più di tutte sono proprio le aziende di filiera, il cluster più numeroso – ma con minor forza contrattuale – composto perlopiù da piccole imprese che producono, vinificano e imbottigliano tutto, o quasi, in casa propria.
Ma, salvo eccezioni, anche gli industriali del vino e il mondo della cooperazione sono in sofferenza a causa di una dinamica che penalizza in particolare i segmenti basic e popular dell’offerta, a partire dagli spumanti di prezzo medio. Diverso l’impatto sulla fascia premium, non solo perché in grado di assorbire meglio le variazioni ma anche in virtù di un mercato maggiormente disposto ad accettare le richieste di aumento dei listini.
AUMENTI GAS ED ENERGIA: UIV E VINITALY LANCIANO L’ALLARME
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «L’indagine dimostra come la crisi in atto non risparmi il nostro settore, che non è energivoro ma in molte sue componenti ne subisce conseguenze dirette».
Quello che possiamo fare ora è consolidare con un patto di filiera tutte le dinamiche che possano produrre un effetto cuscinetto a garanzia di competitività e mercato. Produttori, industriali, cooperative e distributori dovranno perciò assorbire parte degli aumenti per non scaricarli completamente sui consumatori ed evitare una pericolosa depressione dei consumi».
«Riteniamo sia un dovere per Vinitaly monitorare le dinamiche del settore – commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – a maggior ragione in un momento delicato come questo. Quanto sta succedendo impatta fortemente anche sul vino, ma c’è la consapevolezza che i fatti di oggi, come quelli di 2 anni fa, rappresentino fattori esogeni e non strutturali che agiscono su un comparto comunque in salute».
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Veronafiere annulla Vinitaly 2020. Appuntamento a Verona nel 2021 2
Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ha effettuato un sequestro per oltre 2 milioni di euro per una presunta frode ai danni dell’Unione Europea nell’ambito di un’inchiesta, coordinata dalla Procura Europea, che vede tra gli indagati anche due società, Veronafiere spa e l’Unione italiana vini società cooperativa, aziende leader nel settore vitivinicolo.
Il provvedimento di sequestro preventivo, come riferisce l’agenzia Ansa, è stato firmato dal gip di Verona. La presunta truffa riguarda la partecipazione ad un bando europeo per la promozione di prodotti agricoli, nel mercato interno e nei Paesi terzi.
La Gdf nell’indagine coordinata dalla Procura Europea ha eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di oltre 2 milioni e 85mila euro a carico della cooperativa Unione Italiana Vini. Sono indagate anche tre persone fisiche, ossia l’ad di Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti, il direttore finanziario e un consulente della cooperativa.
L’ipotesi è truffa aggravata «per il conseguimento di erogazioni pubbliche di matrice unionale». La presunta frode riguarda «l’ottenimento di un finanziamento diretto di oltre 5 milioni di euro, di cui oltre 2 già erogati, in due tranche una nel 2018 e una nel 2020 dall’Agenzia Esecutiva dell’Unione Europea per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, incassati dalla cooperativa, in qualità di beneficiario-coordinatore del progetto».
Pronto il commento di Uiv: «Unione Italiana Vini (Uiv), informata sugli sviluppi dell’indagine a carico di Unione Italiana Vini Società Cooperativa e dei suoi vertici, anche alla luce del buon operato e della trasparenza da sempre dimostrata, confida in un rapido chiarimento della vicenda ed esprime piena fiducia nella Magistratura, così come nell’operato del management coinvolto».
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Stangata dell Organizzazione mondiale della Sanita al vino italiano
«Una scure per il mondo del vino e l’inizio di una nuova ondata proibizionista per il settore». Così Unione italiana vini commenta l’approvazione delle linee guida del documento European framework for action on alcohol 2022-2025 dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Decisioni che «si discostano da quanto previsto dalla Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa Oms e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo, che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol». Nessun voto contrario, ieri a Tel Aviv. Neppure da parte della delegazione italiana.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – Regione Europa ha dunque adottato integralmente la propria risoluzione. «Mettendo di fatto in crisi un comparto, quello del vino europeo – sottolinea Unione italiana vini – che solo nel nostro Paese conta 1,2 milioni di addetti e un surplus commerciale con l’estero di circa 7 miliardi di euro annui».
L’European framework for action on alcohol 2022-2025, secondo quanto riferisce Uiv, prevede un contrasto al consumo tout court dell’alcol come priorità di azione, con un obiettivo di riduzione del 10% pro-capite entro il 2025.
Tra le politiche che l’organizzazione proporrà ora ai Paesi interessati c’è l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità / promozione / marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche. E ancora: l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito.
“NO SAFE LEVEL” PER IL CONUSMO DI VINO E ALCOLICI
Il testo, spiega ancora Unione italiana vini, si basa sul concetto di consumo “no safe level“, solo qualche mese fa fortemente contestato in sede di voto al Cancer plan dell’Europarlamento.
Secondo Uiv, l’obiettivo di taglio lineare ai consumi anche di vino – senza distinzione tra quelli compulsivi e moderati, oltre che tra le tipologie di bevande – risulta essere «decisamente lontano dall’approccio alle politiche di prevenzione e formazione promosse dal nostro comparto, oltre che dai modelli di consumo moderato prevalenti in Italia di cui l’Europa non tiene conto».
«La storia – evidenzia Uiv in una nota – ci ha insegnato come il proibizionismo non sia la soluzione per sconfiggere la piaga dell’alcolismo, ma soprattutto come il vino sia un simbolo del bere responsabile, della Dieta mediterranea e non certo protagonista del binge».
«Per questo – conclude Unione italiana vini – l’associazione si appella alla politica, che in questo caso si è dimostrata sorda e distratta, per cercare di tutelare uno dei capisaldi del made in Italy, ma anche di un tessuto sociale di migliaia di viticoltori, custodi dei territori e di una cultura millenaria parte integrante del nostro Paese».
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Valore vino italiano Lamberto Frescobaldi Rese nettamente inferiori ai francesi
«In una fase congiunturale così delicata emerge sempre più la consapevolezza che si possa e si debba fare meglio sul fronte del valore del nostro vino. Il tanto declamato record produttivo non è infatti una condizione sufficiente per generare ricchezza: le “rese valoriali” del vigneto Italia registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi».
Così il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, in occasione della presentazione delle previsioni vendemmiali 2022 del vigneto Italia. I dati elaborati dall’Osservatorio Uiv rivelano «una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro)».
«Serve fare ancora strada – continua Frescobaldi – per garantire una remuneratività direttamente proporzionale alla qualità prodotta, con un percorso che parta da un governo del settore più razionale in materia di denominazioni di origine fino al vino comune».
«Dobbiamo ambire a scrivere, o riscrivere, una vera carta vocazionale dei nostri territori – conclude il presidente di Unione italiana vini – ancorata a indicatori reali, con poche regole ma chiare per tutti i soggetti coinvolti, dai produttori agli enti di controllo per finire al trade e ai consumatori».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
È un quadro a luci e ombre quello che Unione italiana vini (Uiv) traccia sull’export di vino italiano, che chiude il primo quadrimestre in positivo. Volumi esportati a +1,1% (653 mln di litri) e un corrispettivo di 2,3 miliardi di euro (+12,6% il trend in valore, condizionato però dalla crescita dell’inflazione).
Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), che ha elaborato i dati rilasciati da Istat, è ancora fortissimo il traino della tipologia spumanti, i cui volumi destinati all’estero sono incrementati nel periodo di circa il 15% a fronte di un calo dell’1% dell’imbottigliato fermo e frizzante.
«Come previsto da Uiv – ha detto il segretario generale dell’Associazione del settore, Paolo Castelletti – con il mese di aprile gli ordini di vino made in Italy hanno iniziato ad accusare un primo rallentamento. Prevediamo, per i prossimi mesi, un’inversione di tendenza ancor più significativa».
Questo non aiuta certo un comparto che sta già subendo un’escalation di costi di energia, trasporti e materie prime in grado di influire mediamente per circa il 30% sul prodotto finito.
Un combinato a cui si aggiunge un incremento a fine giugno del vino in giacenza (+3,8% sul pari periodo 2021) – in particolare di Indicazioni geografiche (+7,6%) – che sta determinando speculazioni al ribasso sul fronte dei prezzi».
Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv, il mese di aprile ha segnato la prima contrazione negli ordini di quest’anno, sia in valore (-1%) che soprattutto a volume (-11%), con segni meno sia per gli spumanti (-4%) che per gli imbottigliati (-13%) e lo sfuso (-9%).
Sul fronte delle destinazioni, nel quadrimestre si allarga sempre più la forbice tra spumanti e imbottigliati fermi e frizzanti, con i primi che segnano crescite a volume in tutti i principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), e con i secondi in difficoltà negli Usa e in Germania (rispettivamente a -3% e -6%) ma in ottima salute in Canada (+15%) e Regno Unito (+7%).
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Nel Regno Unito e sempre piu Prosecco mania da solo vende piu di tutti i vini italiani
È sempre più Prosecco mania nel Regno Unito. Da solo vende più di tutti i vini fermi italiani messi insieme, guidando la corsa degli spumanti Made in Italy nei primi tre mercati al mondo. Il dato riguarda il primo quadrimestre 2022, secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv.
Sotto la lente di ingrandimento i ri-export sul prodotto in transito soprattutto dal Belgio, senza precedenti. La crescita, rispetto al primo quadrimestre dello scorso anno, è pari al 127% a valore e al 74% a volume. Il Prosecco vale ormai oltre i 2/3 dei volumi di spumanti importati in Uk da tutto il mondo.
L’analisi di Unione italiana vini su base dogane, compiuta sulle importazioni di vino imbottigliato dei top 3 mercati mondiali (Usa, Germania e Uk) restituisce tuttavia un quadro a luci e ombre. E molte incognite sul futuro.
Il primo quadrimestre, complice una significativa battuta di arresto nel mese di aprile, si chiude con -1% generale in valore (dati armonizzati al dollaro, pari a 1,3 miliardi). A volume, il segno vira ancor più in negativo: -4,1%, a 2,5 milioni di ettolitri.
Sono le due facce della stessa medaglia. Da una parte la tipologia dei vini fermi, con i volumi importati in caduta del -10% e i valori a -9%; dall’altra gli spumanti che volano a +17% a volume e a +30% a valore, guidati proprio dalla Prosecco mania nel Regno Unito.
FRESCOBALDI: «NECESSARI NUOVI PROGETTI PER L’EXPORT»
Tra i Paesi considerati, negli Usa i volumi imbottigliati registrano un decremento tendenziale di oltre il 2% per i fermi e un nuovo balzo degli sparkling (+12%). Luce rossa in Germania per entrambe le tipologie, rispettivamente a -18% e -12% -. L’import tricolore nel Regno Unito è protagonista in negativo con i fermi (-8%) e in positivo per gli spumanti (+35%).
«Riteniamo improbabile replicare le performance del 2021 – rileva il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – un anno eccezionale che ha registrato crescite da aprile a settembre di quasi il 30%. Questo sarebbe un anno normale, se non fosse per un conflitto che ha acuito la tensione sui costi energetici e su quelli delle materie prime secche».
Una congiuntura a cui si aggiunge l’inflazione, che impatta mediamente sulle imprese italiane per il 20-30% in più, sul costo del prodotto finito. «Per questo – conclude Frescobaldi – sarà opportuno considerare con le istituzioni delle azioni straordinarie di strutturazione del settore in difesa di fattori esogeni sempre più frequenti e in favore di nuovi progetti di internazionalizzazione».
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Si beve meno ma meglio in Italia Umbria piu bicchieri di Marche e Veneto dati Osservatorio Unione italiana vini Uiv Istat
Si beve meno in quantità ma aumenta la platea degli italiani che consumano vino, con quasi 30 milioni di consumatori che rappresentano il 55% della popolazione adulta italiana, il 66% tra i maschi e il 44% tra le femmine. Lo rileva l’Osservatorio dell’Unione italiana vini (Uiv), che ha elaborato i consumi di vino degli italiani sulla base degli ultimi, inediti, dati Istat 2021.
Secondo l’analisi Uiv, negli ultimi 10 anni il numero dei consumatori (oltre 29 milioni) è leggermente cresciuto (+2,3%, +9% per le femmine). I maggiori cambiamenti si registrano nelle abitudini dei cluster demografici che li compongono.
A sorpresa, rispetto al 2011, perdono poco in numerosità i giovani compresi tra i 18 e i 34 anni (-2,9%, ma in lieve crescita negli ultimi 5 anni), mentre la contrazione più rilevante riguarda la fascia 35-44 anni (-23%).
FRESCOBALDI: «IL VINO NON È PIÙ UN COMPANATICO»
A incrementare sono le fasce di età più mature: +11,4% dai 55 ai 64 anni e +19,3% dai 65 anni in su. In diminuzione, inoltre, il dato sui consumatori quotidiani che nel decennio passano da 14,9 milioni a 12,4 milioni (-16,8%) con un crollo del 31,3% per chi beve più di mezzo litro al giorno.
«Rispetto a trent’anni fa – evidenzia il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – quando il vino era una sorta di companatico, si è evoluto moltissimo il rapporto con i consumatori. Oggi in Italia il vino, che definire moda risulta riduttivo, è uno status culturale; conoscerlo vuol dire essere una persona interessata, culturalmente preparata e curiosa.
Perché ad attrarre non è solo il prodotto ma anche ciò che ci sta dietro: il territorio, le storie, il contesto sociale; un approccio moderato che non ha nulla a che fare con lo sballo. Per questo riteniamo sbagliato che la Commissione europea nei suoi programmi di prevenzione accomuni il vino con altre bevande utilizzate per i consumi compulsivi».
IL PODIO DEI CONSUMI DI VINO: L’UMBRIA “BEVE” PIÙ DI MARCHE E VENETO
Tra le regioni, è l’Umbria che vanta la maggiore quota di consumatori rispetto alla popolazione (62%), seguita dalle Marche (60%) e – a pari merito con il 59% – Veneto, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta. A seguire, le 2 regioni rossiste per eccellenza – Toscana e Piemonte – con il 58%.
In coda, nei dati sui consumi di vino degli italiani, ci sono le Isole: Sardegna (48%) e Sicilia (45%). Con quasi 1/5 degli user, la Lombardia è in testa alla ripartizione dei consumatori per regione, seguita dal Lazio (10%) e dal Veneto (9%). Tra i giovani (18-34 anni), rileva infine l’Osservatorio Uiv, sono in calo (-10%) i consumatori quotidiani.
Il vino italiano genera un fatturato di 14,5 miliardi di euro l’anno, con il solo l’export che vale 7,1 miliardi (+12,4% la crescita nel 2021) e una bilancia commerciale attiva per circa 6,7 miliardi di euro.
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Enovitis in campo 2022 focus su crisi idrica e robotica
Un focus sul vigneto, proprio quando la grave crisi idrica minaccia la penisola. Si terrà giovedì 23 e venerdì 24 giugno Enovitis in campo 2022, manifestazione itinerante organizzata da Unione italiana vini e diventata punto di riferimento per il settore dei prodotti, delle tecnologie, dei macchinari e dei servizi dedicati alla cura dei vigneti.
Una sedicesima edizione che radunerà 171 espositori, in un momento in cui il comparto agricolo è in allarme per la mancanza d’acqua. In tale contesto, la gestione e l’ottimizzazione della vigna assumono quindi un’importanza strategica.
Grande attenzione dunque all’itilizzo di pratiche sostenibili come l’irrigazione a goccia, che permette di consumare quantità minori di acqua ed energia. Spazio anche all’inerbimento permanente e al sovescio, utili nel contrastare gli effetti della siccità.
LA CHALLENGE SULL’INNOVAZIONE IN VITICOLTURA
Ospitato per la prima volta in Friuli Venezia Giulia, presso la Tenuta Ca’ Bolani di Cervignano del Friuli, Enovitis pone al centro l’area tematica Robot&Automazione, dedicata alle attrezzature di ultima generazione che si relazionano al vigneto in modo autonomo e che non richiedono quindi il supporto di un operatore umano.
L’attenzione alle tecnologie più futuristiche è ribadita dall'”Innovation Challenge Enovitis in campo 2022“, che anche quest’anno premia i macchinari più innovativi del settore attraverso l’attribuzione dei riconoscimenti Technology Innovation Award e New Technology.
Riflettori accesi sulle tecniche biologiche, grazie alla rinnovata collaborazione con FederBio Servizi, che porterà all’allestimento di un vigneto biologico dimostrativo. Diversi gli eventi e i workshop dedicati ai vari aspetti che caratterizzano il processo di coltivazione sostenibile, al fine di esplorarne caratteristiche e criticità.
All’inaugurazione, che si terrà giovedì 23 giugno alle ore 11, interverranno il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, il proprietario della Tenuta Ca’ Bolani, Domenico Zonin, il direttore della Tenuta Ca’ Bolani, Roberto Marcolini, il sindaco di Cervignano del Friuli, Andrea Balducci e l’assessore alle Infrastrutture e territorio del Friuli Venezia Giulia, Graziano Pizzimenti.
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Presentata U Label etichetta parlante gli ingredienti del vino
FOTONOTIZIA – Federvini, Unione italiana Vini e Comité Vins hanno presentato in mattinata a Vinitaly 2022 la piattaforma digitale U-label. Sviluppata in 24 lingue, consente di fornire ai consumatori in modo chiaro e trasparente, tutte le indicazioni nutrizionali e la lista degli ingredienti dei vini.
La piattaforma U-label prevede il rilascio di un QR Code per ciascun prodotto registrato. Una volta inquadrato con il proprio smartphone il QR Code presente sull’etichetta, il consumatore potrà accedere alle informazioni organolettiche e nutrizionali del prodotto, ai messaggi sul consumo responsabile e all’etichettatura ambientale degli imballaggi.
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Osservatorio Uiv Vinitaly mercato Usa tra gioie e dolori
L’inflazione galoppa anche negli Stati Uniti (+7,9%, al livello più alto da 40 anni). Conseguentemente il vino italiano rischia di fermare la propria corsa nel primo mercato al mondo. È quanto previsto dagli operatori del mercato enologico statunitense intervistati nell’indagine Iwsr/Wine intelligence presentata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly.
Secondo il trade statunitense, la congiuntura produrrà danni importanti alle importazioni di vino. Il 38% prevede un decremento generalizzato dei volumi in entrata, mentre il 37% pensa a uno stop al processo di premiumizzazione. Ne risentirà anche alla domanda di prodotto tricolore di qualità che ha fatto la fortuna del Belpaese (2,26 miliardi di dollari l’import Usa del 2021). Solo 1 intervistato su 4 non immagina alcun impatto dall’escalation dei prezzi.
«L’attuale percezione da parte dei professionisti del settore è sicuramente condizionata da una congiuntura che non aiuta – dice il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani -. A prescindere da questo il vino italiano, i suoi produttori e i suoi strumenti di promozione e marketing hanno il dovere di prevedere le mosse di un mercato che si preannuncia sempre più fluido. E agire di conseguenza».
I GIOVANI E IL CONSUMO DI VINO
Altro campanello di allarme arriva dalla migrazione verso altre bevande da parte dei consumatori giovani, in particolare dai maggiorenni della Generazione Z e dai Millennials. Secondo l’Osservatorio Unione italiana vini e Vinitaly, l’88% dei rispondenti prevede infatti una possibile riduzione dei consumi tradizionali di vino delle fasce interessate.
Tra i drink sostitutivi, in testa appaiati con il 60%, i Ready to drink (bevande pronte al consumo soprattutto a base di vodka o rum), i cocktail, i vini a basso contenuto di alcol e gli hard seltzer (drink frizzanti lievemente alcolici e aromatizzati).
La birra è ferma al 40% delle opzioni. Tra le motivazioni che spingono i giovani a consumare il vino, al primo posto il lifestyle, seguito dal benessere. Il vino come simbolo identitario, quindi, che a giudizio del mercato sarebbe apprezzato molto di più se accompagnato dal marchio di sostenibilità.
IL MERCATO AMERICANO
Come per l’evoluzione delle importazioni mondiali, anche per gli Usa la ripresa dalla crisi pandemica è stata sin qui più vigorosa e immediata rispetto all’uscita dalla crisi dei subprime. Due anni buoni per ritornare ai valori pre-bolla, con innesco del fenomeno conosciuto come “premiumization”.
E l’Italia, lo dicono anche le elaborazioni dall’Osservatorio su base Nielsen presentati nel focus sul mercato d’Oltreoceano, ha giocato un ruolo da attrice protagonista. A fine 2021 le vendite nel canale off-premise (grocery store, liquor shop) sono lievitate a valore del 23% rispetto al 2019. Pari ad un totale di circa 2 miliardi di dollari.
Nel dettaglio, le performance italiane nel biennio sono di crescita sia sul lato vini fermi (+18%, con +24% per i rossi), sia, e in maniera strabordante, sul lato spumante (32%), con il solo Prosecco attestato a valore a +44% e l’Asti a +16%.
Tra i prodotti bandiera, oltre al Prosecco (22% del totale mercato sparkling, con 520 milioni di dollari), il Chianti-Chianti Classico (115 milioni di dollari) rappresenta mediamente il 16% delle vendite di vini rossi italiani, con punte del 30% a New York. Il valore generato dal Pinot grigio (554 milioni di dollari) lo rende quasi monopolista ovunque, con il totale sulle vendite italiane di vini bianchi al 77% e punte superiori all’80% in Florida e New York.
La torta italiana del mercato off premise è composta a valore per il 27% da Pinot grigio, il 25% da Prosecco, il 34% da rossi, in particolare toscani e piemontesi.
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Il 23 e 24 giugno torna Enovitis in campo, evento espositivo dimostrativo organizzato da Unione Italiana Vini e dedicato alla presentazione di prodotti, tecnologie, macchinari e servizi per la moderna coltivazione del vigneto. La 16° edizione della manifestazione, la più importante del suo genere in Italia, si terrà per la prima volta in Friuli Venezia Giulia.
Terra di vini e di confini, il Friuli Venezia Giulia è un importante centro di attrazione non solo per gli operatori vitivinicoli del Nord Est italiano, ma anche per quelli di Croazia, Slovenia, Austria e Ungheria. In particolare, a ospitare l’evento sarà la Tenuta Ca’ Bolani di Cervignano del Friuli (UD), nel cuore della doc Aquileia.
Con oltre 500 ettari a vigna la Tenuta Ca’ Bolani è la più estesa del Nord Italia e vede protagoniste le uve a bacca bianca. In occasione della scorsa edizione, tenutasi nel luglio 2021 a Mombaruzzo (AT), l’evento ha radunato più di 6.000 visitatori. Per quest’anno sono attesi circa 150 espositori.
LE NOVITÀ
Diverse le novità di questa edizione di Enovitis in campo. Per la prima volta un’area specifica verrà riservata ai robot e all’automazione. Lo spazio si articolerà in un’area espositiva e in filari dimostrativi dedicati a macchine, attrezzature, componentistica e prodotti accessori che introducono automatismi nelle pratiche vitivinicole.
Prosegue, inoltre, la collaborazione con FederBio Servizi, che prevede la creazione di un vigneto biologico dimostrativo. Nell’ambito di tale area le aziende espositrici potranno dimostrare le diverse tecniche e operazioni colturali per la conduzione di un vigneto biologico.
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Federazione Nazionale delle Strade del Vino dellOlio e dei Sapori contro Nutriscore e Cancer Plan
La Federazione Nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori prende posizione su Nutriscore e Cancer plan. Vicenda che vede sotto attacco alcuni prodotti simbolo del made in Italy, come il vino e l’olio evo.
Federazione Svos ha sottoscritto una lettera aperta insieme alle altre associazioni nazionali firmatarie del “Patto di Spello“: Città del Vino, Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino, Movimento Turismo dell’Olio e Unione Italiana Vini. Lettera che è stata inviata a tutti i Parlamentari Europei in previsione del voto in seduta plenaria sul Cancer Plan previsto per il prossimo 15 febbraio.
«Confidiamo – spiega il Presidente della Federazione Svos, Paolo Morbidoni – che ci si attivi almeno per approvare emendamenti specifici che puntino a distinguere nettamente tra uso e abuso di alcol. Vogliamo evitare che il vino resti intrappolato in questa fantomatica lista nera equiparato a sigarette e superalcolici e che venga poi penalizzato nelle attività di promozione e di investimento».
«È del tutto evidente – continua ancora il Presidente Morbidoni – come tale rischio possa ripercuotersi pesantemente non solo su tutta la filiera produttiva, ma anche sulle attività connesse come il turismo e sulla salvaguardia della vitalità dei territori rurali, che è già in parte compromessa. È contraddittorio prevedere misure per ridare centralità ai territori rurali e marginali e poi avallare azioni volte a colpire colture come il vino e l’olio che sono spesso le uniche produzioni possibili ed economicamente sostenibili in tali aree».
La stessa cosa è accaduta nei mesi scorsi con il Nutriscore per l’olio. Il sistema di etichettatura a semaforo ha di fatto declassato l’olio di oliva ad un prodotto che presenta rischi per la salute. Valutazione in contrasto con le determinazioni della stessa Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).
Riportiamo integralmente la lettera aperta rivolta ai Parlamentari europei italiani che gli aderenti al “Patto di Spello” hanno stilato ed inviato.
LA LETTERA
Cancer Plan e Nutriscore: le condivisibili battaglie contro il cancro e gli abusi di alcool non possono mettere in crisi le qualità dell’agroalimentare “made in Italy”.
Egregi Onorevoli,
gli aderenti al “Patto di Spello” (Associazione Nazionale Città del Vino, Associazione Nazionale Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino, Movimento Turismo dell’Olio, Federazione italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, Unione Italiana Vini), esprimono la loro forte preoccupazione per alcuni dei contenuti espressi dalla relazione “Beating Cancer Plan”, e dalla proposta di adozione del cosiddetto “Nutriscore” che prevede l’apposizione sulle etichette dei prodotti agroalimentari, di bollini colorati che dovrebbero indicare al consumatore il grado di pericolosità di un prodotto, con l’ulteriore proposta di inserire il “bollino nero” sulle etichette del vino.
Un sistema di classificazione che penalizzerebbe non solo il vino, ma anche produzioni di eccellenza come l’olio extra vergine di oliva solo perché contiene grassi, quando sono noti studi e ricerche che ne rilevano molteplici aspetti salutistici.
Per quanto riguarda il Beating Cancer Plan, la cui relazione è stata approvata nelle scorse settimane dalla Commissione straordinaria contro il cancro (Be.Ca) del Parlamento Europeo, i firmatari della presente lettera aperta sottolineano che dalla relazione non traspare con sufficiente chiarezza la netta distinzione tra consumo moderato e consapevole di alcuni prodotti quali, ad esempio il vino, rispetto all’assunto che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol” e che pertanto le bevande che ne contengono una qualunque quantità, sono pericolose per la salute umana.
Il piano europeo contro il cancro, iniziativa alla quale attribuiamo una forte valenza sociale e che nei suoi principi generali non può che essere condivisa, se verrà applicato così come previsto, penalizzerà fortemente, insieme al mondo del vino, anche altri prodotti tipici italiani e persino la possibilità di fare promozione enoturistica, settore questo che, sulla scorta di dati e ricerche anche recenti, sta assumendo un ruolo sempre più importante nello sviluppo – per altro di natura ampiamente sostenibile – dei territori rurali.
Tra le misure previste per la lotta all’alcol, oltre alle etichette con alert “sanitari”, è previsto persino il divieto di poter fare pubblicità e di sponsorizzazione ad eventi sportivi da parte di aziende produttrici di prodotti alcolici, oltre ad un aumento della tassazione e la revisione della politica di promozione, correlata a un sistema di punteggi. In pratica, chi produce vino potrà avere meno risorse per la promozione perché nel vino c’è l’alcol.
Le proposte presentate all’interno del piano vedono comparare il rischio di insorgenza di tumori dovuti al fumo con i rischi derivati dal consumo di vino, senza distinguere tra l’abuso e il bere moderato e consapevole, con il possibile esito di colpire pesantemente un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti, miliardi di fatturato, e una supremazia mondiale delle esportazioni in termini di volume, oltre che una riconosciuta qualità che rappresenta la migliore immagine del nostro Paese nel mondo.
Ciò che sorprende è che non venga fatta alcuna distinzione tra l’abuso ed il consumo moderato di alcol, due approcci culturalmente ben differenti, e non si consideri – come affermato da decine di studi scientifici – che un calice di vino a pasto (tanto più se vino rosso) riduce il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari grazie ai polifenoli e al resveratrolo.
Il vino è un settore fiore all’occhiello del Made in Italy, la cui dinamicità sta producendo ricadute positive nelle economie dei nostri territori che la presa di posizione della Commissione straordinaria rischia di compromettere in quanto capace di trasmettere un messaggio non corretto rispetto al tema del consumo di alcol, non facendo distinzione – ad esempio – tra il vino e superalcolici, tra abuso e bere moderato e consapevole.
La Commissione Ue ha pubblicato, inoltre, il documento per l’accesso ai fondi di promozione dei prodotti agricoli per un budget di oltre 176 milioni di euro, inserendo tra i criteri di accesso alle risorse l’allineamento al piano comunitario di lotta al cancro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel piano d’azione di lotta contro l’alcol, prevede misure analoghe, con l’obiettivo di ridurre del 20% il consumo di alcol entro il 2030.
A tutto questo si aggiunge il Piano di lavoro 2022 sulla promozione in agricoltura, approvato dalla Commissione Ue, e che attribuisce punteggi ai progetti in base alle indicazioni del piano anticancro. Alla luce di queste novità, se nel frattempo non saranno apportate modifiche, i produttori di vino (ma anche di salumi, carni rosse, etc.) si vedranno decurtare il punteggio di ammissione alle graduatorie dei bandi di promozione in ambito comunitario.
Il timore è che questo insieme di norme possa provocare un effetto negativo a valanga per il Made in Italy e per la promozione dei territori e del turismo enogastronomico. Tenuto conto di queste riflessioni lanciamo un appello i tutti i Parlamentari europei italiani di farsi promotori delle istanze dei nostri territori affinché le politiche di prevenzione contro il cancro e per la tutela della salute dei cittadini non si trasformino in battaglie ideologiche contro le produzioni tipiche italiane.
Sono a rischio tanti posti di lavoro in un settore che vale, secondo l’Osservatorio sul Turismo del Vino, oltre 2,5 miliardi di euro di fatturato (dato pre-pandemia); se consideriamo i danni provocati dal virus al settore turistico, ecco che questi provvedimenti potrebbero penalizzare ancora di più i nostri territori dove le produzioni tipiche non sono certo “attentati alla salute pubblica”, ma espressioni di una cultura e di una economia secolari.
Pertanto, ci auspichiamo, che vengano rivisti i criteri ed i parametri in base ai quali è stata redatta questa relazione, ricordando che da più fronti è stato chiesto che venga considerato il parere della comunità scientifica che già in precedenza aveva duramente criticato la tesi, oggetto della relazione Beca, secondo cui non esisterebbe un livello sicuro di consumo di alcol definendola la lacunosa e difettosa.
Appare, infine, evidente la contraddizione che vede l’Europa finanziare la promozione e la conoscenza del vino italiano attraverso le attività finanziate tramite l’Ocm vino, per poi “demonizzarlo” mettendo un “bollino nero” sulle etichette. Ogni programma di educazione al bere moderato e consapevole troverà piena accoglienza ma non certo una generica e frustrante classificazione del vino come “pericolo pubblico”.
Analogo appello lo rivolgiamo al Ministro per le Politiche Agricole, affinché il Governo italiano faccia sentire la propria voce su questo argomento a difesa del Made in Italy enogastronomico, del suo valore sociale, economico, culturale che, tra l’altro, il mondo ci invidia.
Angelo Radica, Presidente Associazione Città del Vino
Michele Sonnessa, Presidente Associazione Città dell’Olio
Nicola D’Auria, Presidente Movimento Turismo del Vino
Donato Taurino, Presidente Movimento Turismo dell’Olio
Paolo Moribidoni, Presidente Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori
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Lambrusco al supermercato migliori e peggiori la degustazione 8 1
Unione italiana vini e Federvini esprimono la loro preoccupazione e dissenso per il Cancer Plan dell’Ue e l’applicazione del sistema Nutriscore alle bevande alcoliche.
Fra una settimana al Parlamento europeo si terrà il voto decisivo sul Piano anticancro che l’Unione adotterà per arginare il male del secolo. Nel report, redatto da una Commissione di europarlamentari (Beca), il vino, come altri prodotti agricoli, è protagonista in negativo. «non esiste una quantità sicura di consumo di alcol», cita il rapporto per una tesi unicamente basata su un controverso studio Lancet di 4 anni fa.
Per Unione italiana vini «Se il Parlamento votasse il testo così com’è il 15 febbraio a Strasburgo andrà in scena l’inizio della fine del vino italiano. Un settore che chiuderà l’ultimo esercizio commerciale con l’ennesimo record storico dell’export a 7,1 miliardi di euro».
«Unione italiana vini – ha detto il Segretario Generale Uiv, Paolo Castelletti – è estremamente preoccupata. Da una parte ritiene doveroso redigere un piano anticancro. Dall’altra è convinta che il report della Commissione Beca rappresenti un mandato in bianco per equiparare una bottiglia di vino a un pacchetto di sigarette, quale prodotto dannoso di per sé, a prescindere dalle quantità».
NUTRISCORE: VOTO “F” PER IL VINO
Serge Hercberg, creatore del sistema Nutriscore, ha espresso la volontà di aggiungere al suo sistema una lettera F in campo nero, per includervi il mondo delle bevande alcoliche. Il sistema Nustriscore, che tante polemiche suscita in Europa e soprattutto in Italia, è basato su una etichettatura a semaforo.
Ogni prodotto alimentare viene schedato e giudicato con una lettera e un colore. Finora comparivano 5 lettere, da A (la migliore, secondo il sistema) alla lettera E (in campo rosso, a significare la pericolosità del prodotto giudicato). Oggi gli inventori di Nustriscore vogliono aggiungere la lettera F e tanto per sottolinearne la concezione negativa, la colorano di nero.
«È un vero affronto all’intelligenza dei consumatori – dice Micaela Pallini, Presidente di Federvini . – Rappresenta inoltre uno schiaffo per un comparto che rappresenta, da secoli, non solo una ricchezza economica, ma soprattutto un modello di vita e di civiltà. Etichettare in rosso, o addirittura in nero, un cibo o una bevanda, significa mettere alla gogna e criminalizzare un prodotto senza associarlo alle modalità o occasioni di consumo».
IL NUTRISCORE CONDANNA L’AGRICOLTURA TRADIZIONALE
Il sistema Nutriscore è stato da sempre condannato dall’Italia in quanto colpevole di disinformare i consumatori e condannare molti prodotti tipici del Belpaese. Con questo sistema vengono penalizzati prodotti come il parmigiano, la mozzarella, il prosciutto di Parma in favore di prodotti spesso sintetici e di scarso valore. Oggi toccherebbe alle bevande alcoliche, senza alcuna distinzione o valutazione nel merito.
«Questa proposta sul Nutriscore – aggiunge Castelletti – conferma un trend, a monte del quale vi è un disegno più largo su scala globale. Si tratta di un attacco al mondo della produzione agricola tradizionale. Il nostro allarme si rivolge non solo alla politica e agli attori del settore, ma a tutti i consumatori. Persone per la stragrande, maggioranza moderati e responsabili, che hanno il diritto all’autodeterminazione alimentare anche in nome della Dieta mediterranea e dei suoi valori identitari».
LE MOTIVAZIONI DEL COMPARTO VINO
Per Uiv, che assieme agli imprenditori europei del Comité Vins contesta gli assunti scientifici di un piano che accomuna i consumi compulsivi con quelli moderati, i paradossi a cui va incontro l’indirizzo politico sono numerosi.
Non si spiega, per esempio, come si voglia mettere in ginocchio un comparto che contribuisce a tenere vive le comunità rurali. Comunità che la stessa Ue sostiene con gli strumenti della Politica agricola comune. Un settore che in Europa vale 2,5 milioni di aziende con circa 3 milioni di posti di lavoro diretti e sempre più all’avanguardia nelle pratiche ecosostenibili.
Per l’Italia il vino è cultura ed economia, ma soprattutto rappresenta uno dei simboli dell’Italian style riconosciuto in tutto il Pianeta. Il paradosso dato dai nuovi dogmi alimentari si scontra infine con i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità sull’aspettativa di vita.
In Europa, secondo l’Oms, Svizzera, Spagna, Italia e Francia – tra i principali consumatori di vino – sono nella top 5 europea per longevità. Inoltre il Belpaese ha diminuito i consumi di vino del 70% negli ultimi 50 anni , imboccando da tempo la strada della qualità e della moderazione.
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Saranno feste da record per le bollicine tricolori, con quasi 2 miliardi di brindisi attesi e un valore alla produzione di 236 milioni di euro. Lo stima l’Osservatorio Unione italiana vini (Uiv)-Ismea, nel consueto focus sui consumi degli sparkling italiani, mai così elevati come quest’anno.
Secondo l’Osservatorio, sono oltre 316 milioni le bottiglie italiane pronte per essere consumate durante le feste. Il 18,3% in più dello scorso anno e il 50% in più rispetto a solo 5 anni fa. Di queste, quasi 3 su 4 sono destinate all’estero mentre sono circa 88 milioni le bottiglie (+14%) riservate per le feste alle tavole degli italiani. A queste si aggiungono le bollicine importate, pari a circa 5 milioni di bottiglie, anch’esse mai così numerose (+50% sul 2020).
LA CRESCITA DELLE BOLLICINE ITALIANE
A trainare gli imbottigliamenti sono tutte le principali denominazioni italiane, con crescite quasi ovunque in doppia cifra. Dal Prosecco Doc (+25%) fino all’Asti, dal Franciacorta al Conegliano Dogc, dal Trento all’Oltrepò pavese, dall’Alta Langa al Lessini Durello ai Colli Asolani.
Per Uiv-Ismea, il 2021 è stato l’anno del rimbalzo per lo sparkling tricolore, che chiuderà l’anno a circa 900 milioni di bottiglie e un forte incremento delle vendite all’estero (+20% a volume). Buone notizie, rileva l’analisi, anche dai consumi interni. Secondo Ismea/Nielsen, gli acquisti nella Grande distribuzione, nei primi 11 mesi, segnano un +22% in volume accompagnato da un +26% in valore rispetto al pari periodo 2020.
Complessivamente, nel 2021 il valore alla produzione degli spumanti italiani supererà per la prima volta i 2,4 miliardi di euro. Un incremento a cui si aggiunge un volume produttivo in costante ascesa (+170% nell’ultimo decennio). Oggi le bollicine sono arrivate a rappresentare circa 1/4 del totale delle esportazioni di vino italiano nel mondo.
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Non si ferma la locomotiva del vino italiano sui mercati internazionali. L’export nei primi 9 mesi segna un +15,1% a valore sul pari periodo del 2020, per un corrispettivo di oltre 5,1 miliardi di euro. Una performance, rileva Unione italiana vini (Uiv), superiore anche al periodo pre-pandemico del 2019, con un incremento, sempre a valore, dell’11,6%.
L’ANDAMENTO DELL’EXPORT
Secondo le elaborazioni su base Istat, il vino italiano guadagna posizioni in tutti i suoi fondamentali. Oltre al valore, aumentano i volumi (+7,9%, 16,2 milioni gli ettolitri esportati) e soprattutto il prezzo medio, a +7%. Un dato importante, quest’ultimo, che però secondo Uiv va solo a parziale compensazione delle perdite che le aziende stanno subendo a causa del balzo dei costi di materie prime, di energia elettrica e trasporti.
A trainare il mercato, l’ennesimo exploit degli sparkling che incrementano del 28,6% sia in volume che a valore. L’Asti segana +13% e il Prosecco vola a quasi +40% grazie anche all’enorme balzo della domanda statunitense. I consumi post lockdown di vino italiano nel mondo privilegiano i vini Dop imbottigliati (+18,8%), con i fermi a +15,1%. Minore è la crescita di Igp e vini comuni. Tra i formati, a conferma di una domanda che vira maggiormente verso i segmenti medio-alti, si segnalano in calo i bag in box (-11%), dopo l’exploit durante il lockdown, e lo sfuso (-5%).
I PAESI DI RIFERIMENTO
Sul fronte delle destinazioni, in grande recupero l’extra-Ue, che fa segnare, sempre a valore, un +19, mentre l’export comunitario si attesta a +9,2%. Tra i Paesi variazioni positive in tutti i principali mercati, con il boom degli ordini dagli Stati Uniti (+23,1%), che rappresentano oltre 1/4 dell’export di vino tricolore.
Performance significative sul podio della domanda anche delle altre 2 piazze: Germania a +7% e Regno Unito a +6,1%. In doppia cifra gli aumenti in Canada, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Belgio, Russia e Cina (a +53,2%).
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Un intervento forte del Governo italiano a difesa del settore vitivinicolo. È quanto ha chiesto oggi la Filiera Vino al ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. Il Ministro, insieme al Sottosegretario Gian Marco Centinaio, per la prima volta ha incontrato ufficialmente, i presidenti di Alleanza delle Cooperative, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini, che avevano sollecitato un vertice urgente per discutere delle questioni più impellenti riguardanti il comparto.
Innanzitutto il piano di lotta contro il cancro sviluppato in sede europea e il rapporto di implementazione della strategia alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Strategie che contengono proposte in grado di arrecare seri pregiudizi al vino italiano.
LA LOTTA ALL’ABUSO DI ALCOL
Nel documento presentato, la Commissione indica alcune azioni che intende mettere in campo per raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo dannoso di alcol. Il piano è anche supportato da un progetto di relazione parlamentare che inasprisce ulteriormente le indicazioni della Commissione. Si rischia così di dare legittimità politica alle stesse.
L’OMS, inoltre, nel piano di azione dedicato, intende ridurre del 20% il consumo di alcol (e non il consumo “dannoso” di alcol) entro il 2030.
«Entrambi i documenti – ha spiegato la Filiera – sono in una fase piuttosto avanzata della discussione. È fondamentale che l’Italia porti avanti con atti ufficiali, in tutte le sedi opportune, istanze di equilibrio, buon senso e ragionevolezza. Elementi che da sempre contraddistinguono la posizione italiana, evitando raccomandazioni fiscali e normative di tipo proibizionistico».
«Normative che, lungi dal colpire l’abuso, hanno il potenziale di infliggere un danno ingiustificato a un settore fiore all’occhiello dell’agroalimentare del nostro Paese. Si penalizza proprio il consumo moderato di vino, uno dei componenti principali della dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità».
IL TEMA DELLA PROMOZIONE
L’altro tema urgente è quello della promozione. In Europa è stata avviata una riforma che rischia di escludere i prodotti vitivinicoli dalla possibilità di accedere al budget dedicato alle attività promozionali in Europa e nel mondo.
La Filiera ha chiesto al ministro Patuanelli grande attenzione affinché il settore non sia escluso dai progetti che hanno permesso, negli anni, di raggiungere risultati importanti in termini di valore e di export.
Le stesse Organizzazioni della filiera vitivinicola hanno ribadito la necessità di essere coinvolte nella definizione del piano nazionale di comunicazione istituzionale per il settore che il Mipaaf ha deciso di adottare.
IL PROSEK
Quindi la questione Prosek, sulla quale la Filiera ha apprezzato il sostegno del Governo e la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato. Secondo la Filiera ora è necessario uniformare gli argomenti a difesa compatta del rigetto del riconoscimento della Menzione Tradizionale Croata.
Sono state poi rappresentate le imminenti scadenze riguardo l’OCM vino e lo standard unico sulla sostenibilità. Inoltre sono state sottolineate le difficoltà rispetto ai pagamenti sullo stoccaggio, riduzione delle rese e concessione delle nuove autorizzazioni.
Il ministro Patuanelli ha assicurato il massimo impegno personale e della struttura per un settore così determinante per l’economia nazionale, al fine di preservare gli operatori dalle difficoltà riportate.
Vino vendemmia clima brucia il 9 del raccolto bene la qualita
Poca ma buona, a tratti ottima, in un contesto di mercato in forte ripresa. Scende a 44,5 milioni di ettolitri la produzione nazionale di vino 2021. Un dato in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea). Dato che non scalfisce il primato produttivo tricolore. Un’annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso.
Secondo le previsioni vendemmiali di Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, presentate oggi nel corso di una conferenza stampa online alla presenza anche del sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gianmarco Centinaio, il vigneto Italia resiste e si presenta in buone condizioni all’appuntamento con la vendemmia.
Segnali incoraggianti anche sul fronte cruciale della ripartenza. In positivo sia l’export (2,7 miliardi di euro e +11% nei primi 5 mesi dell’anno) che il mercato interno, trainato dalla riapertura dell’Horeca e dalla ripresa del turismo.
«Il vino è uscito a testa alta dalla prova del Covid», dice Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea. «Quello che all’indomani dello scoppio della crisi pandemica si preannunciava come uno dei comparti più colpiti, per via della sua forte esposizione verso il circuito dell’Horeca e i mercati esteri – aggiunge – ha invece dimostrato una straordinaria capacità di adattamento».
La prospettiva di una minor produzione, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull’andamento futuro dei listini. Un buon segnale dopo una campagna 2020/21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea rispetto alla campagna precedente).
La crisi – continua Del Bravo – ha fornito alle cantine italiane uno stimolo straordinario all’innovazione digitale e alla diversificazione dei canali commerciali».
I dati Ismea delineano buone prospettive per la campagna che sta per aprirsi. Il tutto grazie al significativo rimbalzo dell’export, al rialzo dei listini, e alla ripresa dell’ontrade. Inoltre il buon andamento registrato delle vendite domestiche favorisce l’ottimismo. Un chiaro segnale del maggiore orientamento dei consumatori verso la qualità.
IL PUNTO DI ASSOENOLOGI
«I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino. È compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi – ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi -. Particolare attenzione va alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori».
La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza che sono alla base dell’attività di noi enologi. Laddove viene applicata con la massima meticolosità – prosegue Cotarella – avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente».
«Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l’eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi la qualità delle uve appare buona. Ci sono inoltre punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia», conclude il presidente di Assoenologi.
L’ANDAMENTO DEI MERCATI
«Questa, che potremmo chiamare la vendemmia del rilancio, si presenta in un quadro positivo che ci aiuta a proseguire il nostro entusiasmante sviluppo sui mercati internazionali», commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini.
Segnali di forte crescita si registrano, nel primo semestre 2021, su tutte le principali piazze, come Usa (+18% valore), Canada (+13%), Svizzera (+19%) e Giappone (+2%), ma assistiamo a forti rimbalzi anche in Russia e Cina.
È necessario proseguire con determinazione, spirito di squadra e “logica di sistema” nella promozione del “sistema Italia”».
«Logica quanto mai necessaria e complementare alla promozione “di brand” – prosegue Abbona – con effetti positivi sull’immagine del nostro Paese e dell’enoturismo. Il Mipaaf su questo tema deve giocare un ruolo da protagonista coinvolgendo le imprese nella definizione di azioni, mercati target e strumenti di comunicazione».
ANDAMENTO CLIMATICO E VEGETATIVO
I mutamenti climatici, assieme ad un andamento meteorologico molto incerto dopo un inverno piovoso e con temperature nella norma, sono stati protagonisti anche nel Belpaese. Gelate primaverili, grandinate di luglio, siccità e ondate di caldo estivo hanno colpito molti areali, con importanti differenze qualitative e quantitative anche in territori limitrofi.
Complessivamente, la situazione del vigneto italiano appare comunque buona, mentre si attende con attenzione l’evoluzione nei mesi di settembre e ottobre. Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità.
Guardando al calendario, la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord. Ad oggi, è stato raccolto circa il 25% dell’uva, con la Sicilia al taglio del nastro già a fine luglio.
Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) nella maggior parte delle regioni italiane. Si stima che su tutto il territorio il pieno della vendemmia 2021 sarà quest’anno posticipato all’ultima decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre.
GEOGRAFIA DEL VIGNETO ITALIA 2021
Nella classifica per regioni, il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia Romagna (6,7) e Sicilia (3,9). Una produzione complessiva delle quattro regioni di circa 26 milioni di ettolitri, pari al 60% di tutto il vino italiano.
Osservando i trend, spicca la contrazione della Toscana, vessata dalle gelate di aprile che hanno determinato una perdita del 25% del raccolto regionale, senza risparmiare il resto del Centro Italia (Umbria -18%, Marche -13% e Lazio -10%).
Al Nord è la Lombardia a registrare il decremento più importante (-20%), mentre sul versante Est si segnala il -15% dell’Emilia Romagna, con il resto delle regioni che oscillano tra il -10% e -7%.
E se l’Abruzzo segna il primato in negativo al Sud (-18%), seguito da Molise (-15%), Sardegna (-15%) e Basilicata (-10%), si distinguono con incrementi produttivi Sicilia, Calabria e Campania. La Puglia contiene le perdite a -5%.
Tra i produttori del Bel paese, il commento di Andrea Sartori, presidente di Casa Vinicola Sartori in merito alla vendemmia 2021: «Si rileva una tendenza al rialzo dei valori di scambio delle uve – sottolinea – causata dalla diminuzione della produzione. È altresì positivo il dato relativo alle vendite sia sul mercato interno sia sul versante estero, con una domanda in aumento dell’11% nei primi 5 mesi dell’anno».
VENDEMMIA 2021: TUTTI I DATI REGIONE PER REGIONE
Produzione di vino e mosto in Italia (migliaia di ettolitri)
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Acqua nel vino Unione italiana vini a Roma da Patuanelli per fare chiarezza
Primo obiettivo: «Fare chiarezza». Secondo: «Agire tempestivamente». Il presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona, sgombra il campo dalle polemiche sul vino dealcolato. E, soprattutto, sulla ventilata possibilità di un avallo dell’Ue all’aggiunta di acqua nei mosti.
«Chiederemo un incontro al ministro Patuanelli – annuncia Abbona – perché la questione è stata interpretata malamente». Se la prende anche con la politica, il numero uno di Uiv intervenuto in mattinata al Food Industry Summit del Sole 24 Ore. «Siamo molto distanti, addirittura contrari a molte posizioni politiche che sono state espresse in Italia negli ultimi giorni».
Le polemiche che abbiamo sentito sono proprio speciose – ha commentato Abbona – in tutta Europa si può dealcolare sino al 20% dei vini generici, varietali. La polemica nasce dal fatto che non è stato letto il dispositivo in discussione».
«Anche nell’ipotesi in cui si aggiunga acqua – ha aggiunto – si tratta di quella endogena del vino, ovvero quella che si estrae insieme all’alcol. Quindi viene rimessa quell’acqua che, altrimenti, creerebbe degli scompensi. L’aggiunta di acqua è assolutamente fuori da questo contesto».
LA POSIZIONE DI UIV SUI VINI DEALCOLATI
Secondo Unione italiana vini, peraltro, quella dei vini dealcolati è «un’opportunità, non solo di mercato», che l’Italia non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Diverse le ragioni.
«Questa tipologia – ha sottolineato Abbona – può soddisfare quel 70% di persone al mondo che beve bibite analcoliche. Vogliamo toglierla dal mondo del vigneto, agricolo e darla in mano alle multinazionali? Noi preferiamo lasciarla nell’ambito delle industrie e delle cantine vitivinicole».
Sempre seconda Abbona, l’Italia avrebbe un asso nella manica, «diverso dal business». «In particolare nel nostro Paese – ha spiegato – ma anche un po’ in tutta Europa, il mondo del vino ha delle certificazioni, dei controlli e delle strutture che danno delle garanzie al consumatore di gran lunga superiori rispetto ad altre filiere industriali»
E questo è importantissimo: non si tratta di dealcolare i vini Dop e Igp, ma di dare la possibilità di dealcolare i vini generici, da tavola, che paradossalmente sono gli stessi per i quali si chiede la distillazione, perché in eccesso rispetto alle richieste di mercato».
Bruxelles, nelle ultime ore, avrebbe infatti mosso un passo indietro rispetto alla posizione iniziale, che interessava anche i vini a Denominazione e a Indicazione geografica protetta.
L’incontro con il ministro Stefano Patuanelli servirà dunque «per chiarire quelli che riteniamo essere i veri controlli della questione e far sì che la linea che tutti gli imprenditori del vino condividono sia condivisa anche dalle nostre istituzioni».
«A fine mese, a Bruxelles – ha concluso Ernesto Abbona – si parlerà della riforma della Pac. In questo ambito, la riforma dei vini dealcolati sarà al centro del confronto. Dobbiamo affrontare la questione tempestivamente, correttamente, su una base di norme già esistenti, interpretate malamente».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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Prende il via il patto di collaborazione tra Unione italiana vini e Scuola Enologica di Alba. La prima novità riguarda il settore analisi delle bevande (mosti, vini, liquori). Con la firma della convenzione il Laboratorio Chimico “Azienda Speciale” diventa di fatto un hub locale Uiv.
Le varie cantine della zona potranno così conferire più comodamente i propri campioni, senza doverli spedire alla sede centrale di Verona. Sarà un servizio che presterà attenzione alla sostenibilità, visto che sarà il laboratorio stesso ad andare nelle aziende per ritirare i prodotti da analizzare.
Inoltre l’accordo con Uiv si inserisce nel piano didattico della Scuola Enologica, che ospita nel laboratorio gli stage e tirocini di moltissimi studenti sia delle scuole superiori che dell’università. Anche durante l’emergenza Covid-19 tutti i ragazzi che frequentano il corso di specializzazione del sesto anno hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro.
Con la firma di questa convenzione le possibilità dei giovani aumenteranno ulteriormente, sia a supporto dei lavori sperimentali (tesi e tesine), sia per trasferte presso la sede centrale di Verona, dove gli studenti potranno svolgere tirocini in uno dei centri di analisi più moderni d’Italia.
Ma Scuola Enologica e Uiv collaboreranno anche alla formazione e all’aggiornamento degli operatori del mondo del vino, organizzando convegni e momenti di incontro per fare luce su sostenibilità, innovazione e sulle normative vigenti in continua evoluzione.
«L’innovazione è il motore principale della storia del vino – commenta Ernesto Abbona, presidente di Uiv – così come competenza e specializzazione sono le caratteristiche primarie delle nostre imprese e dei nostri collaboratori. Da qui nasce l’attenzione costante che come Uiv abbiamo sempre avuto per la ricerca ma anche per la formazione dove nascono i talenti che disegneranno il futuro del vino italiano».
«La Scuola Enologica – dichiara il responsabile dell’Azienda Speciale Laboratorio Chimico, Vincenzo Nicolello – è storicamente un punto di riferimento per le aziende vinicole, dirette in massima parte da nostri ex allievi. È nostra intenzione ritornare a cementare il grande legame, anche goliardico, tra studenti e scuola. Ma soprattutto vogliamo che il nostro laboratorio diventi una bella e accogliente aula scolastica, dove non ci saranno libri, ma strumentazioni sofisticate».
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Secondo un sondaggio di Agivi, l’Associazione giovani imprenditori vinicoli italiani under 40 di Unione italiana vini, fare vino è sempre più un green deal per le nuove generazioni, che fanno della propensione alla sostenibilità un modus operandi nel quotidiano e un fattore di competitività puntando su riciclo, riduzione della chimica ed energie rinnovabili, mobilità elettrica, selezioni mirate dei fornitori e certificazioni riconosciute.
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