MONTEPULCIANO – Tuscany Barrique Art. Ovvero “arte in botte”. Concetto non nuovo, certo. Nasce tuttavia a Montepulciano, borgo senese patria della prima Docg d’Italia (il Vino Nobile), un nuovo modo di recuperare le botti esauste realizzando opere d’arte di varie dimensioni.
La novità è la tecnica innovativa, progettata da un giovane residente in queste terre. Massimo Pagliai, 28 anni, geometra di professione, comincia a studiare questa idea girovagando per le aziende vitivinicole del territorio. E spostandosi per il suo lavoro anche in Chianti, in Val d’Orcia e nei territori del vino toscano.
L’IDEA
“All’interno della sala degustazione di una di queste cantine – spiega Pagliai – vidi uno spaccato di barrique, riciclato come tavolo e rifinito da una luce che la illuminava e da un vetro come appoggio”.
EL’effetto della luce puntata sulla barrique risaltava il colore del vino rimasto attaccato al legno e faceva brillare i ‘cristallini’ lasciati anch’essi dal vino sul legno. Pensai che questa barrique era l’oggetto che stavo cercando come simbolo del territorio”.
Da qui la sperimentazione di varie tecniche di impressione sulla barrique, fino alla scelta della fresatura. La Barrique Tuscany Art consiste cioè nel ripulire il colore porpora lasciato dalla vinaccia, fino a realizzare immagini a contrasto, lasciando inalterate le caratteristiche tipiche di una barrique, tra cui le sfumature e i profumi rilasciati dal legno usato.
Le opere firmate Bta rappresentano luoghi, paesaggi, monumenti, ma anche oggetti simbolo della Toscana e dell’Italia. Si va dalla collina di Vitaleta ai paesaggi con i cipressi, passando per la Vespa e altre icone italiane.
“Inizialmente il progetto Barrique Tuscany Art prevedeva la decorazione dei soli ‘tappi’ delle botti – spiega il giovane geometra – ma poi ho pensato di lavorare sulle singole doghe. Le botti potrebbero essere utilizzate sia come parti di arredo di case o locali, sia come rivestimenti di contropareti e banconi, con disegni e rappresentazioni dell’Italia”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(3,5 / 5) Esse(l’)allunga. Anzi, lo gonfia. Non tutti gli sconti sono veri e propri “affari”. E’ bene tenerlo a mente nelle corsie del vino al supermercato.
Esempio lampante quello del Chianti Docg Conti Serristori 2016. In questi giorni al 50% sugli scaffali di Esselunga (2,99 euro al posto di 6 euro).
Un prezzo che pare di per sé “gonfiato” ad hoc. Online, la stessa bottiglia è in vendita a meno di 5 euro (prezzo pieno).
Centesimo più, centesimo meno, sono diversi i siti web che confermato la poco elegante operazione del colosso milanese della Grande distribuzione. Tant’è.
LA DEGUSTAZIONE
Il calice di questo Chianti Docg, che in etichetta riporta il simbolo del casato dei Conti Serristori, si tinge di un rosso rubino piuttosto trasparente. Il naso è quello dei Chianti “duri” e poco aggraziati.
Se da un lato risultano tipiche le note di frutti a bacca rossa e di fiori di viola, dall’altro il legno dell’affinamento risulta davvero troppo invadente. Non stiamo parlando della classica vena “vanigliata”. Piuttosto di una sensazione “verde”, scomposta.
Una caratteristica riscontrabile anche al palato, dove i tannini, pur mascherati da una vena sapida nel finale, contribuiscono a sgraziare le note fruttate incontrate al naso, già di per sé poco fini.
Insomma, un Chianti da abbinare a piatti decisi, a base di carne rossa. Oppure, ad oggi, da dimenticare in cantina. Sperando che il quadro gusto-olfattivo ne guadagni, riequilibrandosi nel tempo.
LA VINIFICAZIONE
Il Chianti Docg Conti Serristori è ottenuto all’85% da uve Sangiovese grosso. Completa il “blend” un 15% di vitigni complementari. Le vigne vengono selezionate nella parte senese della zona classica del Chianti, sul territorio dei comuni di Castellina e Radda.
I vigneti sono allevati a Guyot e cordone speronato, su colline di 300-350 metri di altitudine bene esposte e di
composizione diversa, con microclimi differenti. La produzione di uva per ettaro è di 75 quintali, con una resa in vino del 70%.
Le uve mature, raccolte durante la prima decade di ottobre, sono vinificate tradizionalmente “in rosso”, con un paio di settimane di macerazione e con frequenti rimontaggi. La fermentazione, previa l’aggiunta di lieviti selezionati, si svolge alla temperatura controllata di 25 gradi.
La maturazione avviene in fusti di rovere del Limousin: una scelta che potrebbe motivare l’eccessiva “durezza” del vino, percepita durante la degustazione. Prima dell’immissione in commercio, questo Chianti affina ulteriormente in bottiglia per diversi mesi.
La cantina Conti Serristori, operante in località Gaggiano a Poggibonsi, in provincia di Siena, è un’azienda storica della Toscana del vino. Oggi fa parte di Giv, Gruppo italiano vini, uno dei maggiori player del settore in Italia, con importanti partecipazioni in società estere.
Centoquarantacinque gli ettari di vigneti di Serristori, che si estendono tra il cuore del Chianti Classico e la città di San Gimignano. Alla cantina principale si affianca quella destinata alla vinificazione e all’affinamento della Vernaccia.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) Preziosa etichetta quella che la catena di supermercati Il Gigante ha “in carta” ormai da diversi anni. Parliamo del Pomino Bianco Doc Frescobaldi, da qualche mese reperibile anche nelle “enoteche” dei punti vendita Esselunga più “attrezzati”.
LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo paglierino carico con vaghi (ma accesi) riflessi verdolini, Pomino è uno di quei vini che invogliano la beva, già dal colore. Al naso sentori di frutta esotica (banana e papaya su tutti), ma anche di mela cotogna e agrumi come il cedro.
Conferiscono freschezza i richiami ai fiori di gelsomino e biancospino. Non manca una vena più “austera”, che ricorda la nocciola. Profumi che si rincorrono nel calice. Un’analisi olfattiva da promuovere a pieni voti per la finezza che è capace di esprimere.
Al palato, il Pomino Bianco Doc Frescobaldi conferma le attese e rincara la dose con la consueta eleganza. Sapidità e acidità molto ben bilanciate: una “salinità” che sboccia subito, in ingresso, per lasciare poi spazio a un sottofondo fruttato finissimo, esotico.
Il fin di bocca, leggermente amarognolo, completa una beva raffinatissima. Perfetto come aperitivo d’eccezione, questo vino bianco della cantina toscana Frescobaldi si abbina a piatti a base di verdure e pesce, non troppo elaborati.
LA VINIFICAZIONE
Il Pomino Bianco Doc Castello di Pomino Frescobaldi è prodotto in una delle zone della Toscane più vocate alla coltivazione delle varietà di uva a bacca bianca. Si ottiene dal blend di Chardonnay e Pinot Bianco, completato da altre varietà complementari.
I vigneti si trovano a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare. La tecnica di vinificazione è particolare. La fermentazione di gran parte del mosto avviene in serbatoi di acciaio inox. Un’altra porzione fermenta invece in barrique, dove si svolge anche la malolattica, ovvero la trasformazione dell’acido malico in acido lattico, utile a conferire tinte più “morbide” al nettare.
Anche l’affinamento avviene in acciaio, per una durata complessiva di quattro mesi. Prima di essere messo in commercio, il vino affina in bottiglia per un altro mese.
Il Pomino Bianco Doc di Frescobaldi prende il nome dal Castello di Pomino. Una splendida tenuta della famiglia dei Marchesi de’ Frescobaldi, nel cuore della campagna fiorentina. Vigneti che si arrampicano fino a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare, strappati a un bosco di sequoie, abeti e castagni.
Prezzo: 8,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante / Esselunga
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Torna in tutta la Toscana domenica 11 dicembre (e in alcuni casi già a partire dal giorno precedente) il grande appuntamento con “Cantine Aperte a Natale”, l’evento promosso dal Movimento Turismo del Vino Toscana. E quest’anno è caccia alla bottiglia nelle tante cantine che hanno deciso di sposare l’iniziativa “A Natale regala una cantina”, un modo nuovo per vivere questa giornata di festa da passare per cantine. “Invitiamo tutti a venire nelle nostre cantine per conoscere la passione e le emozioni che danno vita ai vini delle nostre aziende – spiega il presidente del Movimento Turismo Vino Toscana, Violante Gardini – per questo nell’occasione di Cantine Aperte a Natale abbiamo voluto creare per i nostri ospiti la possibilità di “conquistare” un voucher-regalo che darà la possibilità anche ad altre persone di venirci a trovare”.
Nelle decine di cantine toscane aderenti all’iniziativa, a fronte di una spesa di 50 euro per l’acquisto di vinodurante la giornata di Cantine Aperte a Natale, regaleranno un voucher valido per una visita per due persone nella stessa cantina dove è stato effettuato l’acquisto. Il voucher potrà essere utilizzato dal 10 gennaio al 31 marzo 2017. Molte saranno anche le attività create ad hoc dalle cantine per accogliere i visitatori creando un’atmosfera diversa: non solo la classica visita con degustazione ma anche spettacoli, musica, apertura di bottiglie di vecchie annate e tanto altro in un’esperienza natalizia tra le botti.
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Da sabato 20 a domenica 21 agosto le contrade del Bravìo delle Botti si sfidano ai fornelli a Montepulciano con il concorso “A tavola con il Nobile”, evento giunto alla quattordicesima edizione e promosso dal Consorzio del Vino Nobile in collaborazione con il Magistrato delle Contrade.
Quattordici edizioni scandite da centinaia di ricette realizzate dalle contrade. A tavola con il Nobile è nato 14 anni fa da una intuizione del Consorzio e del giornalista inviato del Tg2 e conduttore della fortunata rubrica “Eat Parade” Bruno Gambacorta con l’obiettivo di recuperare ricette della tradizione in abbinamento al vino “di casa”, il Nobile di Montepulciano.
In quattordici anni di “A Tavola con il Nobile” sono state proposte oltre 210 ricette della tradizione, sono stati pubblicati sei libri che le raccolgono, tra cui quello per il decennale, del 2012, con tutte le ricette delle passate edizioni.
La manifestazione è anche un importante veicolo di promozione per il territorio con oltre 800 articoli, servizi televisivi e reportage sul premio scritti anche dai circa 200 giornalisti da tutto il mondo che nelle varie edizioni si sono succeduti come giurati del premio.
L’OBIETTIVO L’obiettivo che dovranno centrare le contrade sarà quello di sposare al meglio il Vino Nobile con il piatto proposto per questa edizione. Dopo l’esperienza dei “pici”, della “nana” (anatra), della carne di cinta senese e delle verdure dell’orto, quest’anno le contrade si dovranno cimentare in secondi piatti a base di selvaggina, il tutto rispettando la tradizione gastronomica locale.
In occasione di sabato 20 agosto con la prima sessione di degustazioni, le cucine delle contrade apriranno le porte anche al pubblico e da lunedì prossimo il piatto in gara potrà essere degustato da tutti durante le cene in programma.
Il volto scelto per questa edizione è quello di Federico Quaranta (nella foto), in arte Fede, storica voce di Rai Radio2 e volto di Rai Uno. Nel 2014 ha condotto tra le altre cose anche L’estate in diretta, su Rai Uno, affiancando Eleonora Daniele.L’albo d’oro del concorso vede in testa Collazzi (tre vittorie), San Donato, Voltaia e Talosa (due vittorie), Gracciano, Cagnano, Poggiolo e Coste (una vittoria).
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Andrea Natalini è stato riconfermato Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. Dopo il primo mandato da presidente che lo ha visto impegnato dal 2013 a oggi, Natalini è stato nominato all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione eletto dall’ultima assemblea dei soci e rimarrà in carica per tre anni, fino al 2019. Il Consiglio di Amministrazione è composto Luca De Ferrari (Boscarelli), Franco Fierli (Fattoria del Cerro), Adriano Giuliarini (La Braccesca), Luigi Frangiosa (La Ciarliana), Andrea Lonardi (Tenuta Trerose), Niccolò Mariani (Cantina Del Giusto), Piero Di Betto, Fabrizio Sallusti, Adriano Ciofini, Doriano Della Giovampaola e Marialuisa Vessichelli (viticoltori conferenti alla Vecchia Cantina). Nella prossima seduta di Consiglio saranno anche nominate la Giunta Esecutiva che andrà ad affiancare il lavoro del Presidente e le commissioni tematiche, strumenti fondamentali per creare gruppi di lavoro specifici, tra cui proprio la promozione e la tutela del marchio. Il prossimo triennio vedrà il Consorzio impegnato in due attività di grande rilievo, a partire dalla realizzazione del Pif (Progetto integrato di filiera) recentemente approvato dalla Regione Toscana proprio a firma del riconfermato presidente Natalini e che comporterà una ricaduta di quasi 8 milioni di euro di investimenti su tutto il territorio di Montepulciano. La seconda è rappresentata dal compimento del “progetto Fortezza” che proprio entro la fine dell’anno, in concomitanza con le celebrazioni del cinquantenario della Doc, vedrà il trasferimento degli uffici del Consorzio e l’inaugurazione della enoliteca consortile.
I NUMERI DEL NOBILE Cinquecento milioni di euro. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Nello specifico in oltre 200 milioni di euro è stimato il valore patrimoniale delle aziende agricole che producono Vino Nobile, 150 milioni circa il valore patrimoniale dei vigneti (in media un ettaro vitato costa sui 150 mila euro) e 65 milioni di euro è valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel qualesu 16.500 ettari di superficie comunale, 2.200 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 76 associati al Consorzio dei produttori). Oltre mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2015 sono state immesse nel mercato circa 7 milioni di bottiglie di Vino Nobile (in linea con l’anno precedente) e 2,8 milioni di Rosso di Montepulciano Doc. In linea con gli ultimi anni, anche il 2015 si è confermato anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. Per quanto riguarda il mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento. Per quanto riguarda l’estero si assiste a una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. La Germania torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni.
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E’ una salita fra gli alti cipressi, tanto ripida quanto romantica, a condurre all’azienda agricola Col di Bacche. Siamo a Magliano in Toscana, piccolo comune in provincia di Grosseto. E quell’irto, faticoso cammino, che conduce al punto più alto di strada di Cupi, nella piccola frazione di Montiano, è il simbolo più fulgido dell’avventura di Alberto Carnasciali e Franca Buzzegoli. Marito e moglie, uniti anche nella cantina fondata nel 1998. Anno in cui Alberto Carnasciali si sfila di dosso l’abito da imprenditore edile e decide di sognare ad occhi aperti. Dando vita a Col di Bacche. La prima vendemmia, nel cuore delle terre del Morellino di Scansano, risale al 2001. Sono passati 15 anni, ormai. Quindici anni che hanno incoronato Col di Bacche tra le cantine dell’Olimpo Toscano del vino. Ne è consapevole Franca Buzzegoli, che ci accoglie in cantina con la fierezza di chi sa d’aver svoltato. Non solo nella vita. “Noi siamo di origine chiantigiana – spiega – nati e vissuti nel Chianti fino alla fine degli anni Novanta, quando abbiamo deciso di cominciare questa avventura in Maremma. Mio marito era titolare di un’impresa edile e, anche per questo, sapevamo che intraprendere un’attività nel settore vitivinicolo nella nostra zona era molto complicato. Ma abbiamo sempre bazzicato in Maremma. Quando siamo arrivati qui, non c’era niente. O meglio: c’era un poggio vuoto, che faceva parte di un podere. Ci piacque tantissimo questa location e così l’acquistammo. Nel ’98 impiantammo i primi vigneti. Poi – prosegue Franca Buzzegoli – costruimmo l’annesso agricolo che oggi ospita la prima cantina. Nel 2001 gli ultimi vigneti, che hanno subito reso troppo piccoli i locali per la vinificazione. Diciamo che ci siamo fatti prendere un po’ la mano! E così, tra il 2004 e il 2005, abbiamo realizzato la cantina attuale, trasformando la prima cantina in sala per le degustazioni e adattandola ad altre funzioni”. Sessantanni lui, cinquantadue lei. L’età giusta per sognare, ancora. Sin dagli albori, Col di Bacche si avvale dell’esperienza dell’enologo Lorenzo Landi, che assieme ad Alberto Carnasciali, sommelier Ais, impianta ad uno ad uno quattordici ettari totali di terreno. Si tratta principalmente di Sangiovese. Ma anche di Syrah e Cabernet Sauvignon. Nella parte bassa dell’azienda, dove il Sangiovese non maturerebbe bene, i coniugi Carnasciali decidono di allevare Merlot. Una scelta più che mai azzeccata. Il riscontro di critica e mercato di Cupinero, Merlot Igt Maremma Toscana, è sin da subito eccezionale. Il vero e proprio fiore all’occhiello dell’azienda agricola Col di Bacche. Un Merlot impiantato a cordone speronato alto, con sistema fogliario libero di crescere sulla ‘testa’ del grappolo. Accorgimenti che evitano a un vitigno precoce nella maturazione di assumere sentori di confettura che poco avrebbero a che fare con la ricerca di eleganza e finezza di Cupinero. Ma il vero segreto della ‘chicca’ di casa Col di Bacche è il ruscello che scorre a pochi metri dal Merlot. Garantendo un’efficace e benevola escursione termica.
LA FILOSOFIA Terreni ricchi di scheletro e sabbiosi, situati dai 120 ai 230 metri sul livello del mare, sono l’habitat dei vini di quest’azienda agricola toscana che fa della riduzione delle rese del vigneto un vero dogma. “Prendiamo ad esempio il Morellino di Scansano – commenta Franca Buzzegoli -. Il disciplinare ci consentirebbe una resa di 90 quintali per ettaro, mentre noi lo produciamo a 60-70. I nostri sono vini territoriali che aspirano a dimostrare come in Maremma si possano ottenere produzioni molto interessanti, pur non essendo la zona nota al grande pubblico, come quella del Chianti. In Toscana ci sono denominazioni più prestigiose rispetto a quelle maremmane, ma non è detto che tutte le aziende che operano in contesti prestigiosi lavorino secondo il principio della qualità. Quello che noi cerchiamo invece di fare quotidianamente”. Ogni anno, Col di Bacche sforna dai suoi 14 ettari di vigneti circa 60 mila bottiglie annue. Il Morellino ‘base’ costituisce il cuore della produzione, assestandosi sul 40%. Seguono Morellino Riserva, Merlot e, da quattro anni, Vermentino di Toscana. Prodotto inizialmente acquistando uve da terzi, Col di Bacche si è resa nel tempo autosufficiente, impiantando appositi vigneti: neppure un ettaro, che garantisce una produzione di circa 5.500 bottiglie l’anno. “Un bianco che sta andando molto bene – evidenzia Franca Buzzegoli – ottenuto da due particelle che non sono esattamente adiacenti al resto dell’azienda agricola, ma che si trovano in un’ottima posizione, con un’ottima esposizione”. Il mercato di Col di Bacche si svolge per il 65% in Italia. Il business funziona, ma Franca Buzzegoli non risparmia qualche stoccata al ‘sistema’. “In questa zona – evidenzia la ‘donna del vino’ – lottiamo con il fatto che quella del Morellino di Scansano è una denominazione che si è un po’ fermata negli ultimi anni. Grandi aziende sono venute qui a investire da tutta Italia, ma gli sforzi economici compiuti non sono affatto ricaduti sul territorio, o sulla valorizzazione della denominazione di origine controllata e garantita. I prezzi, anche a causa dell’arrivo di questi colossi, sono al ribasso. E non è facile competere. Fare vino in Toscana è un privilegio, pone in una situazione di intrinseca superiorità rispetto ad altre regioni italiane – ammette Franca Buzzegoli – soprattutto quando si va a proporre i propri vini nel mondo. Ma a livello di Consorzio si potrebbe fare ancora di più, soprattutto nelle politiche che riguardano gli imbottigliatori. Così come si potrebbe fare di più a livello di promozione del territorio, che è basata principalmente su pochi eventi, tutti molto costosi per le aziende e, per questo, sempre appannaggio dei soliti pochi noti”. Il futuro di Col di Bacche è comunque luminoso, con il figlio 24enne, laureando in Storia dell’Arte, pronto a rimboccarsi le maniche in un settore diverso da quello degli studi. Eppure così affine: un buon vino, non è forse un’opera d’arte?
LA PRODUZIONE COL DI BACCHE La degustazione, guidata da Franca Buzzegoli, inizia come si consueto bianco. In questo caso con il Vermentino Igt Toscana 2015. Le uve vengono vendemmiate nel corso della prima decade del mese di settembre. La vinificazione avviene in acciaio, a temperatura controllata. Il Vermentino Col di Bacche affina per 6 mesi, sempre in acciaio. Prima della commercializzazione, un ulteriore affinamento in bottiglia. Ottimo per l’aperitivo, il Vermentino Col di Bacche si abbina a piatti di pesce e carne bianca. Franca Buzzegoli propone poi l’assaggio del Morellino di Scansano 2014. La vendemmia del Sangiovese (90%) e degli altri vitigni a bacca nera (un 10% tra Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot) avviene tra la seconda metà di settembre e la prima settimana di ottobre: una vendemmia verde, in corrispondenza dell’invaiatura. La fermentazione si compie a temperatura controllata, per 20 giorni. L’affinamento è affidato all’acciaio per il 60% del vino; la parte restante matura in barriques di terzo e quarto anno. Un passaggio, questo, che rende il Morellino ‘base’ Col di Bacche apprezzabile con le sue caratteristiche peculiari anche a distanza di qualche anno dall’imbottigliamento. La grande centralità del frutto nella beva e la particolare attenzione alla pulizia negli esercizi di cantina sono palpabili e completano un quadro più che apprezzabile. Perfetto con i primi saporiti della cucina tradizionale toscana, si fa apprezzare a tutto pasto e con formaggi salati, di media stagionatura. Saliamo i gradini dell’eccellenza con Rovente 2012, il Morellino di Scansano Riserva Col di Bacche. Un prodotto ottenuto da un 90% di Sangiovese addizionato a un 10% di Syrah, vendemmiati tra la seconda metà di settembre e la prima settimana di ottobre da vigneti che registrano una resa di 55 quintali per ettaro, diradati sino al 50% in corrispondenza dell’invaiatura, ovvero nel periodo in cui gli acini iniziano ad assumere il colore tipico dell’uva. La vinificazione prevede una diraspapigiatura soffice e una fermentazione alcolica in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, variabile tra i 28 e i 30 gradi. Continui rimontaggi e délestages precedono la macerazione sulle bucce, che si prolunga tra i 18 e i 21 giorni. L’affinamento del Rovente avviene in barriques di rovere francese, in parte nuove e in parte usate, per circa 12 mesi. Un ulteriore affinamento in bottiglia anticipa la commercializzazione. E sul mercato finisce un vino dall’ottimo rapporto qualità prezzo (13 euro all’horeca), con note fruttate fresche intense impreziosite da una delicata speziatura, un tannino elegante e rotondo e una capacità di invecchiamento medio lunga. In cucina ama piatti corposi, con cui mettere alla prova la un’ottima struttura: la cacciagione e i formaggi stagionati sono solo alcuni degli abbinamenti utili a valorizzare Rovente. Nella ‘verticale’ della produzione Col di Bacche, ecco arrivati a Cuponero, l’indicazione geografica tipica Maremma Toscana, vero fiore all’occhiello della vinicola di Magliano. La base (90%) è costituita come detto dal fortunato Merlot, cui viene aggiunto un 10% di Sauvignon: una percentuale variabile di anno in anno. La vendemmia proposta è la 2011, in grande forma già all’esame visivo col suo rosso rubino intenso. Al naso, alle note di frutta rossa fa eco un fresco sottobosco, invitante. Corrispondente al palato, regala un elegante e persistente finale. La vinificazione di Cupinero comincia dall’attenzione riservata agli acini durante il loro sviluppo. Le uve subiscono una diraspapigiatura soffice e una fermentazione alcolica in serbatoi di acciaio inox, a temperatura controllata variabile tra i 28 e i 30 gradi. Si cerca di favorire l’estrazione delle sostanze fenoliche con rimontaggi e délestages, prima di una macerazione sulle bucce della durata variabile tra i 18 e i 21 giorni. L’affinamento di Cupinero prevede l’utilizzo di barriques di rovere francese, in parte nuove ed in parte usate. Dura circa un anno. Alcuni mesi di ulteriore affinamento in bottiglia regalano agli amanti del Merlot (ma non solo) un’espressione unica del vitigno. L’espressione maremmana. Tutto da provare anche il Passito di Sangiovese Col di Bacche, ottenuto col classico metodo dell’appassimento delle uve al sole, cui viene fatto seguire l’affinamento in barrique. Ottima anche la grappa Riserva di Merlot, distillata dalle vinacce di Cupinero e affinata per 18 mesi in barrique.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Conoscete la Doc Montecarlo? Siamo in Italia, in Toscana, più precisamente sulle colline della Lucchesia. Nulla a che vedere quindi con il Principato di Monaco. Tre vini: Montecarlo Bianco, Montecarlo Rosso e Riserva, vini dalle antiche origini prodotti proprio nel territorio di Montecarlo città del vino e bandiera arancione del Touring Club, piccolo borgo che merita di essere visitato e ”degustato”. Per scoprire questo splendido territorio ed il suo vino torna sabato 21 e domenica 22 maggio la Via Vinaria, la manifestazione dedicata ai winelovers con degustazioni e tanti eventi speciali. Sabato 21 maggio dalle 16 alle 22,00 e Domenica 22 Maggio, dalle ore 12,00 alle 20,00 le fattorie e le aziende agricole di Montecarlo saranno aperte al pubblico per accompagnare il visitatore in un tour innovativo ed entusiasmante, grazie alla familiare ospitalità dei proprietari e con la qualificata presenza dei cantinieri e dei sommelier della Fisar e dell’Ais; direttamente nelle cantine, quale miglior cornice ai vini di Montecarlo, saranno presenti espositori qualificati di prodotti tipici locali. A guidare gli ospiti tra le fattorie di Montecarlo, attraverso le strade costeggiate dai vitigni e dagli oliveti, saranno i wine bus, bus navetta gratuiti che condurranno direttamente all’ingresso delle cantine; ed ancora nell’occasione sarà possibile visitare la storica Fortezza del Cerruglio e lo splendido Teatro dei Rassicurati. I partecipanti saranno anche dotati di una scheda a punti, da accumulare in base alle cantine visitate con la possibilità di ricevere premi diversi, dal vino locale ad accessori per il vino.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Florence Wine Event quest’anno compie 10 anni e per questo appuntamento ha scelto l’Ippodromo del Visarno, all’interno del Parco delle Cascine ed il weekend dell’11 e 12 Giugno. Una manifestazione spostata a giugno, come varie edizioni passate per approfittare del bel mese per uscire e stare all’aperto ed essere magari l’occasione giusta per un fantastico weekend a Firenze. Nuova location dunque, scelta soprattutto per le grandi dimensioni, per la comodità, ma anche per lo spazio al coperto da fruire in caso di maltempo. L’Ippodromo del Visarno si trova nell’area più quotata per i grandi eventi a Firenze, in prossimità si trovano la Stazione Leopolda, il nuovo Teatro del Maggio, l’Ex manifattura Tabacchi, alcuni nuovi grandi locali di ristorazione e numerosi Hotels, tutto questo a cinque minuti dal centro storico della città. Anche il format della manifestazione è rinnovato, con la possibilità di acquistare direttamente il vino dal produttore una volta assaggiato, proponendosi così di diventare un grande mercato del vino. Il FWE si è sempre rivolto principalmente al consumatore finale con l’obbiettivo di portarlo a conoscenza della migliore produzione vinicola italiana, proponendo sempre aziende nuove ogni anno, in una formula semplice, fresca e immediata in location talvolta mozzafiato come Piazza Pitti e il Cortile dell’Ammannati di PalazzoPitti, inedite come l’Ex- Tribunale di Piazza San Firenze o suggestive e affascinanti come il Tepidarium del Roster. Il critico enogastronomicoLeonardo Romanelliin una presentazione di alcuni anni fa ha definito il FWE un evento ”Pop”.Oltre ai vini toscani, saranno presenti anche vini della Sardegna, Piemonte, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Puglia ed un area kids con animatori e laboratori dove lasciare i bambini durante le degustazioni. “Il Florence Wine Event è l’evento che mette al centro il pubblico cosiddetto finale, quello cioè che il vino lo acquista, lo beve, lo consiglia, lo confronta e se lo va anche a cercare. E’ il pubblico il nostro migliore testimonial. Poi ci sono anche gli operatori, i blogger e la stampa naturalmente che ci sostengono da sempre e hanno contribuito al successo della kermesse” ha dichiarato il direttore generale della manifestazioneRiccardo Chiarini.
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La rassegna dedicata alle eccellenze naturali e di territorio, giunta alla terza edizione, è in programma domenica 22 e lunedì 23 Maggio 2016 a Olgiate Molgora (Lc), nella splendida cornice di Villa Sommi Picenardi, all’interno in uno dei 100 parchi più belli d’Italia. Protagonisti della due giorni saranno 350 vini naturali e di territorio in degustazione, provenienti da Italia, Francia e per la prima volta anche dalla Grecia. I produttori avranno la possibilità di raccontare le motivazioni che li hanno spinti a intraprendere questa scelta produttiva volta all’esaltazione dell’unicità del vino e delle tipicità del territorio attraverso pratiche naturali e assolutamente rispettose della vigna, dell’uva e del terroir. Aspiranti sommelier, semplici appassionati e addetti ai lavori potranno così avvicinarsi a un ”bere” più sano, genuino e consapevole. In questa edizione sono in programma ben sei degustazioni a numero chiuso riguardanti sia il mondo del vino che della gastronomia tenute da esperti e degustatori professionisti. All’interno di Villa Sommi Picenardi sarà inoltre presente una sempre più ricca e variegata selezione di produttori agroalimentari e di distillati anch’essi votati a una filosofia naturale e artigianale. Per suggellare poi il connubio sempre più forte con la ristorazione d’eccellenza, nella serata di domenica 22 Maggio si terrà la cena di gala della manifestazione presso l’Altro Griso di Malgrate (LC), un locale storico della zona con una straordinaria vista sul Lago di Lecco e la città. Il costo d’ingresso di 15,00 euro comprende la degustazione da tutti i banchi espositivi sia dei produttori vitivinicoli che agroalimentari (zona ristorativa esclusa), il bicchiere per gli assaggi e la pettorina porta bicchiere.
LE DEGUSTAZIONI A NUMERO CHIUSO Sono previsti sei laboratori a numero chiuso gratuiti nella due giorni. Nella giornata di domenica 22 Maggio:
Ore 12: Le bollicine in varie interpretazioni – degustazione tematica tenuta da Stefania Turato.
Ore 14: Il mio Primitivo nelle sue declinazioni – degustazione guidata a cura del vignaiolo Oreste Tombolini, che racconterà le sue interpretazioni del Primitivo e i suoi innovativi sistemi di difesa della vite e di invecchiamento.
Ore 15:30: Il colore, tutto ciò che racconta di un vino – degustazione tematica a base di vini rossi guidata tenuta da Onav Lecco con la presenza di uno o più produttori.
Nella giornata di lunedì 23 Maggio:
Ore 12: La mixologia di qualità incontra i vini naturali – Riccardo Imperiale, barman di grande talento e responsabile Food & beverage del Q.bo di Merate (Lecco), in collaborazione con la Compagnia dei Caraibi ci spiegherà la grande adattabilità dei vini naturali in miscelazione attraverso la degustazione di alcuni drink.
Ore 14: seminario sul riso AcquaVerdeRiso tenuto da Davide Gramegna, patron del Rosso di Sera e degustatore professionista.
Ore 15:45: Il colore, tutto ciò che racconta di un vino – degustazione tematica a base di vini bianchi guidata tenuta da Onav Lecco con la presenza di uno o più produttori.
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Dopo il successo della prima edizione svoltasi nel 2015 la Proloco di Scarperia assieme a Slow Wine e Fisar ripropone l’evento dedicato al vino del Mugello e Chianti Rufina. In programma degustazioni del Chianti Rufina annate 2009-2010-2011-2012 con due cantine diverse per ciascuna annata. La degustazione sarà effettuata Sabato 7 maggio ore 15:00-19:00 presso il Salone dei Tendaggi Palazzo dei Vicari. A guidare la degustazione il Responsabile Regionale della Guida Slow Wine che introdurrà il territorio e le caratteristiche delle varie aziende in degustazione eAnna Cardinmiglior Sommelier Fisar 2015 che farà la degustazione tecnica dei singoli vini. Domenica 8 Maggio invece si terrà la mostra mercato con degustazione di vini e prodotti tipici nell’atrio del Palazzo Vicari, al mattino dalle 10:00 alle 13:00 e al pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00. Costo 13,00 euro a persona (comprensivo di un calice con tasca porta bicchiere e degustazione di tutti i vini che sono rappresentati oltre un piatto degustazione di prodotti tipici alimentari), sarà presente anche un banco di vendita con tutti i vini presentati.
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Sarà aperta anche a contributi esterni e finanzierà progetti di crescita e sviluppo territoriale e di interesse sociale. La gestione sarà autonoma rispetto al Consorzio e verrà sostenuta grazie a contributi volontari da parte dei produttori. Previsto un budget iniziale tra i 150 ed i 200mila euro. Il ”sistema Montalcino” da oggi è più forte. E stata infatti approvata dall’assemblea del Consorzio del Brunello la creazione della ”Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino”. Sul modello di quelle bancarie, la Fondazione è nata per sostenere finanziariamente progetti di sviluppo del territorio su diversi fronti: dal turismo al recupero e restauro di beni artistici e culturali ma anche nel campo del sociale e dell’integrazione. La Fondazione, pur essendo espressione del Consorzio, avrà una gestione autonoma e non sarà comunque chiusa a partecipazioni e contributi esterni. Il cda, che eleggerà il Presidente entro il mese di maggio, sarà composto da sette consiglieri di cui 5 indicati dal Consorzio ed uno dal il Sindaco di Montalcino, egli stesso membro del cda, scelto tra le realtà rappresentative del mondo imprenditoriale. La scelta di inserire il Sindaco di Montalcino nel board – in veste istituzionale e senza alcun ruolo politico – vuole essere un contributo alla migliore comprensione di quali siano ambiti e progetti che necessitano di maggiore intervento. Le risorse da destinare al territorio verranno dal contributo volontario dei produttori, quantificabile in 1-2 centesimi a bottiglia, o meglio a ”fascetta” che, secondo le prime stime, consentirebbe di ottenere un budget iniziale di 150-200.000 euro all’anno. I contributi non saranno distribuiti a pioggia ma, di anno in anno, puntando su progetti e idee concrete e ben delineate. Obiettivo è sostenere la crescita del sistema economico e sociale di Montalcino. Come sottolinea il PresidenteFabrizio Bindocci ”questa iniziative evidenzia il nuovo ruolo dei consorzi che da ente di tutela stanno diventando attori insostituibili della crescita e promozione dei territori. Un’esperienza, quella di una Fondazione di un Consorzio del Vino, già sperimentata in passato (dal Consorzio del Chianti Classico che, nel 1991, ha lanciato una sua Fondazione, per la tutela del territorio e valorizzazione dei suoi beni artistici, culturali e ambientali). Ma – prosegue Bindocci – che con alcune peculiarità, e con il valore del brand del Brunello di Montalcino, tra i più forti a livello mondiale, potrebbe aprire una strada virtuosa che altre importanti denominazioni del vino italiano che, in qualche modo, diventano ”banche” per i loro territori. E’ un modello innovativo perché il valore aggiunto creato da Brunello rimane sul territorio e lo fa crescere.” Per il VicepresidenteBernardo Losappio– che ha curato tutto l’iter che ha portato alla creazione della Fondazione – ”è uno strumento importante ed interessante per il territorio, uno strumento innovativo che vorremmo lasciare come ultimo segno di questo Consiglio che concluderà il proprio mandato a maggio 2016. Noi crediamo nel ruolo del Consorzio come forza economica che deve essere parte attiva dello sviluppo del territorio, territorio che nel suo complesso è uno dei grandi elementi che danno valore al Brunello di Montalcino e lo rendono unico, così come il Brunello continua a rendere importante Montalcino nel mondo”.
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(4 / 5) Andiamo dritti al punto focale: tra le (troppe) bottiglie di Chianti presenti nella grande distribuzione organizzata, questa non vi deluderà. Sembra paradossale, ma trovare ormai una bottiglia di buon Chianti al supermercato è diventata un’impresa. Non è uno scherzo. Troppe, ormai, le varietà reperibili sugli scaffali, spesso a prezzi ‘gonfiati’ rispetto all’effettiva qualità della bottiglia. In particolare, questo Chianti 2013 Leccioni di Frescobaldi fa parte di una confezione doppia, contenente anche un Vin Santo della stessa casa toscana. Si tratta di una denominazione di origine controllata e garantita. Un Chianti di colore rosso rubino sgargiante, dal profumo intenso, con sentori di viola mammola. Un vino seducente, sin da quando lo si stappa. Morbido, vellutato. Lungo e persistente. Perfetto accompagnamento di piatti della tradizione toscana (affettati, formaggi), ma anche di carne alla griglia e – più banalmente – pizza al salame. Deve il suo nome ai “Lecci”, le tipiche piante mediterranee della famiglia delle Fagaceae, che adornano le ville della zona del Chianti, assieme ai cipressi, nelle vicinanze delle vigne.
Per la produzione del Chianti Leccioni viene utilizzato prevalentemente Sangiovese (non vengono specificati altri uvaggi). Le uve subiscono un processo di macerazione di nove giorni, per poi passare alla fermentazione alcolica, seguita da quella malolattica. L’affinamento avviene in contenitori in acciaio Inox e infine in bottiglia, per due mesi.
La lunga storia della famiglia Frescobaldi inizia intorno all’Anno Mille col fiorire dell’attività bancaria della Firenze medioevale. In breve i Frescobaldi diventano protagonisti assoluti della vita politica ed economica e si guadagnano il titolo di tesorieri della Corona inglese. Iscrivono il loro nome nella storia di Firenze, commissionando grandi opere pubbliche e architettoniche come il ponte Santa Trinita sul fiume Arno e la basilica di Santo Spirito, affidata a Filippo Brunelleschi. Tra i rappresentanti più illustri della famiglia, Dino Frescobaldi fu poeta del Dolce Stil Novo, noto anche per aver recuperato e restituito all’amico Dante Alighieri in esilio, i primi canti della Divina Commedia, permettendogli di continuare l’opera. Gerolamo Frescobaldi, musicista e compositore, è tutt’oggi considerato uno dei più importanti esponenti della musica Barocca. L’inizio della produzione vitivinicola è documentata agli inizi del 1300, nella storica Tenuta di Castiglioni in Val di Pesa, a sud-ovest di Firenze. Fin dall’inizio i vini Frescobaldi sono noti per qualità e tipicità tanto che agli inizi del 1400 grandi artisti del Rinascimento come Donatello e Michelozzo Michelozzi ne erano illustri estimatori. Un secolo più tardi i loro vini venivano serviti sulle tavole della Corte inglese di Enrico VIII e della Corte Papale.
Prezzo: 6 euro Acquistato presso: Il Gigante, Assago Milanofiori (MI)
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