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Calabria, intimidazioni al vignaiolo Cosmo Rombolà: incendiato ingresso di Cantina Masicei

 

Ancora intimidazioni nel mondo del vino della Calabria. L’ingresso di Cantina Masicei e l’auto del padre del titolare, Cosmo Rombolà, sono stati incendiati da ignoti. Il fatto è avvenuto lungo la Strada Comunale Ciaramiti Brattirò, nel comune di Drapia, in provincia di Vibo Valentia. A rendere noto l’accaduto è lo stesso vignaiolo Fivi calabrese, attraverso i propri canali social.

“Vorrei ringraziare pubblicamente tutti gli amici, conoscenti e non che hanno espresso solidarietà alla mia famiglia duramente colpita da questo vergognoso e vile gesto – scrive su Facebook Cosmo Rombolà – che solo per fortuna non ha avuto conseguenze ben più pesanti”.

“Seppur in un momento di grande scoraggiamento sentiamo forte la vostra vicinanza e la vostra amicizia. La Calabria è una terra meravigliosa e fiera, dai mille volti. Io continuerò a soffermarmi su quelli migliori – continua il titolare di Cantina Masicei – e andrò avanti con coraggio e umiltà. Le fogne le lascio ai topi. È lì che al buio della loro cattiveria e sporcizia si muovono. Ma il buio resta buio e il sole e la limpidezza sono un altra cosa”.

Il produttore di vino calabrese non avrebbe ricevuto altre intimidazioni in passato. Cosmo Rombolà è finito sotto i riflettori lo scorso anno, tra i fautori della nuova Doc “Costa degli Dei”, che interesserebbe il territorio di Tropea e la costa tirrenica.

Nei mesi scorsi, per l’esattezza ad aprile 2020, nel mirino dei malviventi era finita un’altra cantina calabrese, della provincia di Reggio Calabria. Si tratta della Cooperativa Terre Grecaniche di Palizzi Marina.

Solo l’ultimo di una lunga serie di intimidazioni subite negli ultimi anni dalla cantina reggina, per la quale si parla senza mezzi termini di azioni maturate negli ambienti della ‘ndrangheta.

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Nuova Doc del vino per la Calabria tirrenica: si chiamerà Costa degli Dei


VIBO VALENTIA –
Una nuova Doc per il vino della Calabria. Utile a dare lustro, visibilità e soprattutto risorse economiche ai produttori della fascia tirrenica, da convogliare sul territorio grazie a un nuovo Consorzio. Si chiamerà molto probabilmente Costa degli Dei la nuova Denominazione di Origine controllata del vino calabrese.

Il comitato promotore ha incontrato nei giorni scorsi, per la prima volta, gli emissari della Regione. “Abbiamo avuto un’ottima impressione – riferiscono i vignaioli a WineMag.it – e speriamo che ora il percorso possa iniziare ufficialmente”.

Cinque le cantine che si riuniranno in un’associazione di scopo, utile alla costituzione della nuova Doc. Si tratta di Cantine Artese, Casa Comerci, Marchisa, Cantine Benvenuto e Cantina Masicei. Tutte operanti in provincia di Vibo Valentia.

I NUMERI

Gli ettari complessivi sono 767, con una superficie rivendicabile a Doc che ammonta a poco più di 387 ettari. Il cuore della nuova Denominazione sarà il Comune di Nicotera, con 167 ettari (63,67 rivendicabili). Segue Drapia, con 105 ettari, di cui 61,65 rivendicabili. Terzo gradino del podio per Limbadi, con 52,46 rivendicabili sui 105 complessivi.

Sono ben 38, tuttavia, i Comuni vibonesi potenzialmente interessati dalla nuova Doc del vino calabrese. Precise anche le indicazioni sulla base ampelografica. L’idea è quella di puntare tutto sul Magliocco Canino per i rossi e sullo Zibibbo per le varietà a bacca bianca.

“Quello che speriamo di ottenere – spiega Cosmo Rombolà di Cantina Masicei (nella foto) – è uscire da questa sorta di anonimato che contraddistingue la parte tirrenica della regione, nota più altro per la bellezza delle sue spiagge”.

Non a caso la nuova Doc, secondo le prime indiscrezioni, potrebbe chiamarsi Costa degli Dei. Così è chiamata la fascia costiera tirrenica che va da Pizzo Calabro a Nicotera. Un nome di richiamo che va ben oltre il vino, perfetto anche in ottica di sviluppo dell’enoturismo.

Sulla Costa degli Dei – nota anche come “Costa Bella” – si affacciano infatti 55 chilometri di spiagge considerate tra le più belle della Calabria e d’Italia, attorno alle quali i tour operator locali agiscono già da anni secondo logiche di sistema. Per citarne alcune Tropea, la “Perla del Tirreno”, Capo Vaticano, Parghelia con la Pizzuta e Zambrone.

“Ognuno dei vignaioli di questa zona – spiega Rosa Comerci della cantina Casa Comerci – ha delle potenzialità incredibili da esprimere. Potenzialità che una Doc potrebbe solo valorizzare. Speriamo dunque che le istituzioni vogliano supportarci, come dimostrato nel primo incontro con i tecnici della Regione”.

Una Calabria, quella della costa tirrenica, che punta dunque a sdoganarsi da Cirò, vero centro nevralgico del vino calabrese con le nobili etichette ottenute da uve Gaglioppo, sulla costa ionica. Nell’epoca della globalizzazione, questa è molto più di una battaglia campanilista.

C’è il risveglio di una regione, la Calabria, che si piace sempre più allo specchio dell’enologia nazionale e internazionale. E lo fa a buona ragione, negli anni in cui l’autoctono è sempre più sinonimo di valore.

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