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Non dire «Trebbiano Spoletino» se non ce l’hai nel sacco

Non dire «Trebbiano Spoletino» se non ce l'hai nel sacco
EDITORIALE –
C’è un virus pericoloso che si aggira nel mondo del vino italiano: quello dei vini bianchi e degli spumanti che sono «tutti buoni», a prescindere dal territorio e dalla vocazionalità dell’area, solo perché il mercato dei vini rossi è in estrema crisi (in Italia come all’estero, con pochi distinguo). Un cul-de-sac in cui rischia di essere banalmente risucchiato il Trebbiano Spoletino, forse tra i pochi vini bianchi italiani sotto ai riflettori come la “cosa nuova” del Bel Paese, sia a livello nazionale che internazionale, in buona compagnia di denominazioni luccicanti come il Derthona (Timorasso). Succede però che gli assaggi all’anteprima organizzata in questi giorni dal Consorzio Vini Montefalco e Spoleto non siano poi così all’altezza, nella media.

Il giudizio si riferisce a un numero tutto sommato limitato di Trebbiano Spoletino delle annate 2023, 2022, 2021 e 2020. Solo 22 campioni. Abbastanza, però, per dire ad alta voce che il lavoro compiuto sino ad oggi dai produttori non basta affatto per poter assicurare ai mercati una nuova stella. Il Trebbiano Spoletino, al momento, può vantare punte di qualità assoluta (poche), vini assolutamente nella media e lontani dal varietale (quasi il 50%) e un numero davvero preoccupante di vini che vanno dal banale al tecnicamente mediocre, soprattutto per la mancanza di precisione nella vinificazione (ancora troppi gli esempi in questa categoria, per un’appellazione che aspira a un posto d’onore tra le stelle del vino europeo e internazionale).

TREBBIANO SPOLETINO: PUNTE DI QUALITÀ SENZA MASSA CRITICA

Urge precisare che sono un amante dello “Spoletino” (a proposito: cosa ne è della proposta formale di modifica del nome del vitigno, ovvero dell’eliminazione della parola “Trebbiano” che andava di moda ai tempi della presidenza di “Sir” Filippo Antonelli?) e, proprio per questo, ritengo che la barra della qualità vada tenuta alta. Sul territorio, i punti di riferimento non mancano. Basti pensare (in rigorosissimo ordine alfabetico) ai Trebbiano Spoletino di Antonelli (ancora lui, pardon), Le Thadee, Ninni, Perticaia e Romanelli, da cui trarre spunto (e riferimenti assoluti) in termini di tipicità e carattere.

Troppa poca coerenza tra i campioni in degustazione, ben al di là dell’interpretazione aziendale, e una scarsa uniformità territoriale tra le vari “voci” del vitigno, rischia di bruciare sul nascere una denominazione che si appresta a raddoppiare la produzione nei prossimi anni, passando da 225 mila a mezzo milione di bottiglie, come annunciato nel discorso di apertura de “A Montefalco” dal presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto, Paolo Bartoloni.

Un motivo in più per credere nel Trebbiano Spoletino, con l’allargamento della zona di produzione che darà modo a diversi produttori – ne sono certo – di alzare ulteriormente il livello qualitativo medio di un vitigno che potrebbe rivelarsi decisivo per la stessa sussistenza economica di Montefalco (e Spoleto). Sempre, ovviamente, senza dimenticare i grandi, grandissimi vini rossi di quest’angolo d’Umbria. Se Dio vuole.

Più bottiglie di Trebbiano Spoletino: «Il Consorzio punta a mezzo milione»

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Più bottiglie di Trebbiano Spoletino: «Il Consorzio punta a mezzo milione»


La produzione di Trebbiano Spoletino raddoppierà nei prossimi anni grazie all’allargamento della zona Doc a tutti i Comuni dove è già possibile produrre il vino più noto della zona, il Sagrantino di Montefalco. Lo ha annunciato durante l’evento di apertura di “A Montefalco” il nuovo presidente del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto, Paolo Bartoloni. «Il Sagrantino – ha dichiarato – è ormai è un must e grazie ad esso vogliamo entrare nella “Top 10” dei vini italiani. Ma non scordiamoci del Trebbiano Spoletino. Il Cda ha deciso di ampliare la zona Doc per passare dalle attuali 225 mila bottiglie a mezzo milione, nel giro dei prossimi anni».

MONTEFALCO SEMPRE PIÙ “BIANCO”

«Le tendenze cambiano – ha aggiunto Paolo Bartoloni – il bianco cresce. Con questo provvedimento resteremo comunque un’area di nicchia, capace di produrre 4,5 milioni di bottiglie sommando tutte le denominazioni. Per affrontare il mondo ci servono comunque i numeri». Al momento sono 450 gli ettari di terreni Doc Montefalco Rosso, 390 quelli del Sagrantino di Montefalco e solo 50 quelli destinati a Trebbiano Spoletino Doc.

«Oggi produciamo 1 milione di bottiglie di Sagrantino di Montefalco – ha concluso il presidente del Consorzio – ma siamo arrivati a produrne anche 2 milioni nella storia della denominazione. Anche grazie alla crescita del Trebbiano Spoletino possiamo dimostrare al mondo di essere una “terra del vino” unica in Italia, nella quale si possono produrre grandi vini rossi e grandi vini bianchi nello stesso fazzoletto di terra».

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Il Trebbiano Spoletino della discordia: Spoleto e Montefalco mai così lontani


Torna al mittente la proposta di “inglobare” nella Doc Spoleto i territori di produzione della Doc Montefalco Bianco, incentrata sul vitigno Trebbiano Spoletino. Il presidente del Consorzio, Giampaolo Tabarrini, nega che la discussione sia ufficialmente avviata tra i produttori. Il promotore dell’iniziativa, Gianluca Piernera, sostiene invece di averla formalmente presentata al Cda dell’ente Tutela Vini di Montefalco, in qualità di presidente della Commissione tecnica Spoleto. Secondo il titolare di Cantina Ninni, l’assoggettamento alla Doc Spoleto di territori che oggi ricadono sotto l’egida della Doc Montefalco – come Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria – consentirebbe al Trebbiano Spoletino di «raggiungere in 5 anni oltre un milione di bottiglie, contro le attuali 200 mila circa».

Sempre secondo Piernera, «chi oggi imbottiglia lo Spoletino ricorrendo all’Umbria Igt, per scarsa fiducia nelle potenzialità della Doc Montefalco Bianco, domani virerebbe volentieri alla Doc Spoleto, consentendo al vitigno e al territorio di farsi conoscere meglio nel mondo e di rispondere alle richieste dei buyer». Un braccio di ferro, quello tra Spoleto e Montefalco (territori uniti dal 2019) che rischia di avere ripercussioni sulle prossime elezioni del Consorzio Vini umbro, con Giampaolo Tabarrini che si dice già sicuro di fare un passo indietro. «Rappresentare i colleghi come primo presidente montefalchese eletto nella storia è stato un onore e un’esperienza bellissima, gloriosa, gratificante. Ma a 7 mesi dalla scadenza del mandato posso già dire che non mi ricandido», rivela l’attuale numero uno in esclusiva a winemag.it.

TABARRINI NON SI RICANDIDA, MA INDICA LA VIA

La decisione, tuttavia, non riguarda la questione Trebbiano Spoletino. «Non la voglio affrontare – commenta Tabarrini – perché di concreto, al momento, non c’è nulla. Quel che so è che, per legge, nessuna denominazione può sostituire un’altra. Nessuna denominazione può essere abrogata. Sostenere che la Doc Montefalco Bianco possa essere sostituita dalla Doc Spoleto, o viceversa, è sostanzialmente improprio. Che sul Trebbiano Spoletino ci siano dei problemi è vero, ma sono legati al campanilismo mascherato da discorsi “puristi”. Non si può parlare di apertura e condivisione e, al contempo, discutere di “zona classica” per il Trebbiano Spoletino. A Spoleto c’è chi dice di voler condividere, volendo tuttavia rimanere “principe”».

Tabarrini esamina però i dati disponibili delle ultime vendemmie. «Nel 2021 – spiega – la Montefalco Bianco ha registrato 49.432 bottiglie. Nel 2022: 58 mila. La Spoleto Doc, nel 2021 si è assestata su 180.608 e, nel 2022, 162.161. Estrapolando risulta che, nel 2021, nel Comune di Montefalco è stato prodotto il 92% della Trebbiano Spoletino Spoleto Doc e nel 2022 il 94%. Ipotizzando una media del 93%, a Montefalco, sommando le due Doc, sono state prodotte 217.397 bottiglie nel 2021 e 208.810 mila nel 2022. Dati che lasciano chiaramente intendere come la massa critica del Trebbiano Spoletino viene prodotta nel Comune di Montefalco e non a Spoleto. Il cuore nevralgico, storico e produttivo del vitigno è ben definito. Ed è lì che si trovano le vigne, non altrove».

CAPRAI E PARDI, PRODUTTORI DIVISI SUL FUTURO DEL TREBBIANO SPOLETINO

La discussione tiene banco tra i produttori, fuori dalle sale consortili. «La Doc Spoleto è nata in maniera prepotente – afferma Marco Caprai, intercettato a Milano in occasione di una cena stampa organizzata dall’agenzia Vino à la carte di Francesca Negri – cercando di dividere Montefalco, di spaccarlo, coprendo in parte lo stesso territorio geopolitico, con violenza politica piuttosto pesante e con un disciplinare dal quale solo ora si vuole prendere le distanze. Le denominazioni non possono nascere come sopraffazioni. Per entrare in un’altra denominazione bisogna chiedere il permesso a tutti, non consultare solo la componente politica, che non ha titolo di discutere di vino».

«Le denominazioni – continua Caprai – nascono sulla tradizione. Senza tradizione non c’è denominazione, perché quest’ultima non nasce da meri impulsi di mercato. La Montefalco Bianco ha la sua tradizione trentennale e il suo progetto. Non vedo perché qualcuno voglia permettersi di chiudere con la tradizione. Faccio gli auguri alla Spoleto Doc ma, per quanto ci riguarda, noi continueremo a utilizzare la Montefalco Bianco». Di tutt’altro avviso Alberto Pardi, intercettato ancora una volta a Milano, in occasione di un pranzo stampa organizzato dall’agenzia Pr Comunicare il Vino di Riccardo Gabriele.

«Penso che non sia sbagliata l’idea di “accorpare” le due Doc – commenta l’esponente della Cantina Fratelli Pardi – perché è inutile avere contemporaneamente una denominazione come Montefalco Bianco e la Doc Spoleto Trebbiano Spoletino. Oltretutto, quest’ultima è gestita oggi dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco. La nostra azienda si trova in quella porzione di territorio di Montefalco inclusa nella Doc Spoleto, quindi abbiamo una visione “di parte”. Ma è giusto chiedersi che Doc sei se conti quattro produttori? A livello mediatico e produttivo, trovo giusta la proposta di accorpamento». Palla al centro, allora, nella partita che sembra destinata a decidere le sorti del Consorzio umbro.

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«Nel nome del Trebbiano Spoletino»: la Doc Spoleto si allarga a Montefalco?


Allargare la zona di produzione della Doc Spoleto nei territori della Doc Montefalco, per aumentare il numero di bottiglie di Trebbiano Spoletino e farlo conoscere a un numero più vasto di consumatori, in tutto il mondo. È l’obiettivo della proposta presentata nelle scorse ore al Cda del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto da Gianluca Piernera, presidente della Commissione tecnica della Doc Spoleto e titolare di Cantina Ninni Spoleto. Quella sul tavolo dell’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini, che dovrà valutarla insieme ad altre, è un’idea rivoluzionaria: «Includere i comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria nella Doc Spoleto, consentendo ai produttori locali di etichettare il loro Trebbiano Spoletino come “Doc Spoleto”, al posto dell’attuale Montefalco Bianco Doc».

Quest’ultima, stando sempre alla proposta di Piernera, dovrebbe essere eliminata, al pari della Doc Spoleto Bianco. «Così facendo – spiega il vignaiolo in esclusiva a winemag.it – riusciremmo a portare in giro per il mondo il Trebbiano Spoletino, vino simbolo della Doc Spoleto che sta riscuotendo sempre più successo da parte della critica. Attualmente ne vengono prodotte solo 200 mila bottiglie, ma con l’allargamento della denominazione ai tre comuni si consentirebbe a un numero maggiore di produttori di imbottigliare Trebbiano Spoletino utilizzando la sua denominazione simbolo, nata nel 2011».

ALLARGAMENTO DELLA DOC SPOLETO PER IL TREBBIANO SPOLETINO?

Il progetto della Doc Montefalco Bianco, che prevede un minimo del 50% di Spoletino, non convince – al momento – tutti i produttori. Ne sono una riprova i numeri risicati degli imbottigliamenti e la decisione di ricorrere all’Umbria Igt, piuttosto che alla Doc di Montefalco, per i vini prodotti fuori dalla Doc Spoleto con il Trebbiano Spoletino. La proposta di Gianluca Piernera – tra i protagonisti e fautori, nel 2019, dell’ingresso della Doc Spoleto nel Consorzio Vini Montefalcova nella direzione opposta: «Sono certo che, con l’ingresso nella Doc Spoleto, le uve provenienti dai vigneti di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria sarebbero rivendicate con la Doc simbolo del vitigno. Con questa operazione, nel giro di 5 anni, le bottiglie totali passerebbero da circa 200 mila a oltre un milione, se non a un milione e mezzo. Con benefici assoluti per tutto il territorio».

Un impulso che sarebbe in linea con gli ultimi trend di consumo, che vedono i vini bianchi e gli spumanti crescere esponenzialmente, nel mondo, a discapito dei vini rossi. Nonostante il cambio di rotta riscontrabile in occasione delle ultime Anteprime – nella direzione di vini più “pronti” e dai tannini più integrati – il Montefalco Sagrantino Docg, grande vino rosso da invecchiamento, non sta infatti attraversando uno dei suoi periodi di maggiore splendore, soprattutto sul fronte dell’export. Non un caso isolato, come dimostrano i report di mercato più aggiornati relativi alle spedizioni di vini italiani nel mondo, che dipingono una crisi del Made in Italy enologico nei 12 Paesi Top importer.

PRESTO IL VIA LIBERA A RISERVA, SPUMANTE E MACERATO DA SPOLETINO

«I tempi sono maturi – sottolinea Gianluca Piernera – per poter far conoscere questo meraviglioso vitigno a un numero più vasto di consumatori. È un dato di fatto che le bottiglie attuali non siano abbastanza. L’allargamento del territorio della Doc Spoleto darebbe fiducia ai produttori e a una zona dalle immense potenzialità, in parte non ancora esplorate. Il tutto senza snaturare le caratteristiche del Trebbiano Spoletino, che sarebbero preservate anche in altri territori. Sarà poi il consumatore a scegliere il prodotto di una zona o dell’altra».

Nel frattempo procedono a passo spedito, verso l’approvazione ministeriale, le modifiche al disciplinare che porteranno all’ufficiale riconoscimento della Riserva (che andrebbe a sostituire ed eliminare il Superiore), nonché dei metodi alternativi al sughero per la tappatura dello Spumante (sarà incluso il tappo corona) e del Macerato ottenuto con uve Trebbiano Spoletino all’interno della Doc Spoleto. Tutte specifiche di cui potrebbero beneficiare anche i produttori di Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, qualora la “linea Piernera” prevalesse in Consorzio. Un dibattito che si preannuncia aperto ed avvincente.

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I vini del territorio di Montefalco


Montefalco Green non è solo un’iniziativa volta alla sostenibilità. È anche un’opportunità per degustare tutte le tipologie che vengono realizzate in questo angolo dell’Umbria.

Vini Bianchi: Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Doc Trebbiano Spoletino, Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Superiore, Trebbiano spoletino passito.

Vini Rossi: Montefalco Rosso Doc, Montefalco Rosso Riserva Doc, Montefalco Sagrantino Docg, Montefalco Sagrantino Docg passito.

IL TREBBIANO SPOLETINO

Tra i bianchi particolare importanza viene data al Trebbiano Spoletino, che si differenzia molto dai Trebbiani toscani e dalle altre famiglie dei Trebbiani, declinato in varie tipologie e tecniche di affinamento. Si va dal bianco affinato in acciaio per pochi mesi, profumato, piacevole, accattivante, molto indicato per aperitivi o per antipasti poco corposi a quelli che passano diversi mesi in barrique o in anfora. Vini che risultano molto diversi per colore, profumi e gusto (qui una cantina da non perdere). Ci sono poi i Trebbiano spoletino passito, che nulla hanno da invidiare ai passiti più blasonati. Non mancano i Trebbiano spoletino spumante, vinificati con Metodo classico.

IL SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG

Nei rossi dominano Sagrantino e Sangiovese. Il Sagrantino di Montefalco Docg è realizzato con Sagrantino in purezza. Si tratta di un vino che ha come caratteristica tannicità, muscolarità e note speziate. È sincero e molto apprezzato per i profumi e per i gusti intensi, per i tannini forti e impetuosi, attenuati solo da un robusto piatto di abbinamento. Negli ultimi anni è di tendenza la produzione di vini più immediati, che nelle migliori interpretazioni non lasciano a desiderare in termini di tipicità.

La bravura dei produttori sta proprio nella capacità di rendere il vino il più equilibrato possibile, elegante al naso e in bocca. Un aspetto molto importante è la rimodulazione delle produzioni nei cru, sulla falsariga di quanto si fa da anni nelle Langhe. In molte cantine, le varie etichette sono frutto di un progetto interno di zonazione del vigneto. L’obiettivo è rendere il Sagrantino di Montefalco Docg un vino più identitario possibile, aggiungendo così tasselli all’indubbia qualità (qui una cantina da non perdere). Anche il Sagrantino è prodotto in versione passito.

IL SANGIOVESE A MONTEFALCO

Il Sangiovese è il vitigno presente in percentuale sostanziosa nei Montefalco Rosso e nei Montefalco Rosso Riserva. Si tratta di vini intensi per colore, al naso risultano immediati con note molto evidenti di frutta rossa e ciliegie sotto spirito. Molto versatili e molto comuni sul territorio, rappresentano una fetta consistente del cosiddetto “vino quotidiano”, nella tradizione umbra. Il Sangiovese conferisce all’uvaggio note profumate e fruttate, mentre il Sagrantino il corpo, il tannino e le note speziate.

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Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2021 “Poggio del Vescovo”, Cantina Ninni Spoleto

Lo Spoleto Doc Trebbiano Spoletino 2021Poggio del Vescovo” di Cantina Ninni Spoleto è uno dei vini bianchi presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. La vendemmia 2020 del “Poggio del Vescovo” è quella che più ci ha convinto, nella gamma di straordinari vini di Gianluca Piernera, a decretare Ninni “Cantina dell’anno – Centro Italia”, nel 2022.

Ci aspettavamo una conferma, che è arrivata con l’annata 2021. Un bianco giovanissimo, all’inizio della sua lunghissima, promettente vita. L’ennesima conferma che Ninni sia un interprete d’eccellenza assoluta di quello straordinario vitigno che è il Trebbiano Spoletino.

Guida top 100 – 2023

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«Giovani energie in Umbria»: i vini di Montefalco secondo la sommelier ungherese

Mia madre mi ha sempre detto che l’unica cosa sicura nella nostra vita è il cambiamento. Questo è particolarmente vero nel mondo di oggi, veloce e sempre di corsa. Il nostro stile di vita quotidiano e le nostre abitudini alimentari sono cambiate e, con esse, anche la nostra scelta del vino. Lo vogliamo subito e subito pronto da bere.

Cibo e vino sono sempre stati un binomio che ha favorito il reciproco stile in modo drammatico. Quando l’alimentazione quotidiana si basava su piatti pesanti e sostanziosi per sostenere i lavoratori fisici, anche il vino doveva supportare questo aspetto. Basti pensare alla zona dei vini di Montefalco. Trattandosi di un’area interna, con diverse opportunità di coltivazione agricola, le generazioni che scelgono di restare crescono nei campi.

Prima di arrivare al giudizio sui vini ho fatto un’intensa ricerca sui vini e sul loro stile. Il mio mentore ungherese mi ha detto che troverò molti vini pesanti, tannici e marmellatosi e anche la letteratura sottolinea lo stesso. Il che ha perfettamente senso, se si considera che l’Umbria è una regione caratterizzata da piatti prevalentemente a base di carne. Ma ecco la mia domanda. Tutto questo è ancora valido?

Durante il mio soggiorno e il mio giudizio ho percepito l’arrivo di una nuova onda stilistica tra i vini di Montefalco. I giovani viticoltori stanno cambiando il loro modo di fare vino e stanno seguendo le richieste del nostro nuovo stile di vita e del mercato. I “nuovi” vini rossi di Montefalco sono freschi e giovani, con complessità, tannini maturi e vivacità.

MONTEFALCO ROSSO, SAGRANTINO E TREBBIANO SPOLETINO

La scena del Trebiano Spoletino sta fiorendo, mostrando i caratteri di questo tesoro nascosto e poco conosciuto della regione. Sono rimasta colpita dall’assaggio di alcune vecchie annate presso la Cantina Ninni, Cantina dell’anno 2022 di winemag.it per il Centro Italia. La determinazione con cui Gianluca Piernera lotta per riportare quest’uva sulla mappa dei grandi vini italiani è meravigliosa.

Anche i Sagrantino di Montefalco hanno mostrato la linea del cambiamento, ma qui c’è ancora molto lavoro da fare. Ho assaggiato tutti i vini sostanzialmente alla cieca, non conoscendo i produttori. Quelli di Tabarrini hanno raggiunto 3 dei 5 migliori nella mia valutazione.

Sono rimasta impressionata in molte delle categorie sopra menzionate anche dei produttori Bocale, Pardi, Lungarotti, Luca di Tomaso, Antonelli San Marco e Moretti Omero.

Mi preme sottolineare che tutta questa scena sta andando avanti, ma le tradizioni sono ancora rigorosamente mantenute. Le vibrazioni della regione sono bellissime, il cibo era semplicemente perfetto, con ingredienti locali e stili di cottura tradizionali. Ciononostante, l’adozione delle tradizioni nel mondo di oggi è in continua evoluzione!

Montefalco è un esempio perfetto di quando la tradizione incontra la modernità. Continuate così e mostrate ad altre regioni come si dovrebbe fare! Vorrei anche ringraziare Davide Bortone, per avermi mostrato questa bellissima regione e avermi aperto gli occhi sui tesori nascosti dell’Italia!

Maria Crab

Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

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Trebbiano Spoletino Doc: via libera alla macerazione sulle bucce?

Non è passata inosservata la decisione della cantina Raína di declassare i prossimi vini dalla Doc Montefalco e Spoleto all’Umbria Igt. Dopo la bocciatura del Trebbiano Spoletino 2021 da parte della commissione di degustazione della Doc umbra, il vignaiolo Francesco Mariani (nella foto di copertina) ha deciso di mettere «parola fine alle polemiche». Passando ai fatti.

«Il Consorzio Tutela Vini Montefalco – sottolinea in esclusiva a winemag.it l’ente presieduto da Giampaolo Tabarrini – è molto dispiaciuto dell’accaduto. In data 21 Dicembre 2021 l’assemblea ha approvato la modifica del disciplinare della Doc Spoleto».

Tra le varie novità, una interessa proprio il Trebbiano Spoletino, vino bianco di assoluta potenzialità e in grado di svolgere un ruolo centrale nel futuro del vino tipico italiano, da lungo affinamento.

Lo dimostra anche il riconoscimento di Migliore Cantina del Centro Italia 2022 assegnato da winemag.it alla Cantina Ninni Spoleto, nell’ambito dell’annuale Guida Top 100 Migliori vini italiani.

Una realtà che si è resa protagonista, con il titolare Gianluca Piernera, membro del Consorzio, di un vero e proprio miracolo verso il riconoscimento nazionale e internazionale della varietà tipica di Spoleto, oggi tutelata dal prestigioso Consorzio del “capoluogo” Montefalco.

TREBBIANO SPOLETINO DOC: VIA LIBERA ALLA MACERAZIONE SULLE BUCCE

«Per le tipologie Trebbiano Spoletino e Trebbiano Spoletino Riserva – anticipa il Consorzio Tutela Vini a winemag.it – è consentita, in deroga a quanto stabilito dalla Legge 238 del 12 dicembre 2016 (Testo Unico del Vino), la macerazione sulle bucce fino al 30 giugno successivo alla data di vendemmia».

Una novità che interessa direttamente la tipologia “Spoleto Trebbiano Spoletino” sul fronte del colore. Potrà variare, «dal giallo paglierino al giallo dorato carico più o meno intenso, sostituendolo con quanto precedentemente scritto: “Giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli”».

«Naturalmente – precisa l’ente di tutela dei vini dell’Umbria – l’iter di modifica dei disciplinari è molto lungo. Ma sicuramente il Consorzio lavora ogni giorno per venire incontro alle esigenze dei produttori».

Tra i motivi della bocciatura del Trebbiano Spoletino Doc di Raína viene infatti citato il colore, definito «alterato» dalla commissione di degustazione. Secondo indiscrezioni di winemag.it, alcune modifiche potrebbero inoltre interessare il Sagrantino di Montefalco Docg, con l’inclusione di nuovi contenitori per l’affinamento, oltre al legno (un’apertura verso l’anfora?).

Umbria, via il legno dal Sagrantino di Montefalco: la proposta che apre all’anfora

DA IGT A DOC: ‘A VITA ESULTA IN CALABRIA E FESTEGGIA CON 200 MAGNUM

Per un vignaiolo deluso, eccone un altro felice di poter vedere riconosciuta la Doc sui propri vini, in precedenza assoggettai all’Igt. Si tratta di Francesco Maria De Franco e Laura Violino, apprezzatissimi vignaioli di Cirò, in Calabria, con la loro cantina ‘A Vita.

«Grande notizia! – comunica la coppia – il Rosato 2021 uscirà con la denominazione Cirò. Le due annate precedenti non sono passate all’esame della commissione Doc. Ma abbiamo continuato a presentare i campioni senza cambiare nulla nel nostro lavoro.

Non abbiamo mai avuto problemi di mercato con il Rosato Igp e sappiamo che il nostro rosato non rientra nelle categorie più “commerciali”. Ma rivendicare il nome Cirò è, per noi, motivo di orgoglio e di appartenenza. Così a testimoniare la nostra felicità quest’anno ci saranno circa 200 Magnum».

Che le commissioni di degustazione delle Doc siano a una svolta, in Italia? Ai posteri (finalmente) l’ardua sentenza. L’alternativa? La moda del declassamento dei vini da Doc a Igt (o, peggio, a “vino da tavola”). Un insulto al vero valore dell’Italia del vino.

La nuova moda è declassare. Così muoiono le Denominazioni del vino italiano

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Trebbiano Spoletino “rivedibile”: Francesco Mariani (Raina) abbandona Doc Montefalco e Spoleto

Raina – Francesco Mariani Viticoltore si chiama fuori «con effetto immediato» dalle Doc Montefalco e Spoleto. «Tutti i nostri vini da ora in poi saranno declassati a Umbria Igt», comunica il noto vignaiolo, dedito all’agricoltura biodinamica. La decisione è arrivata dopo l’ennesima bocciatura del Trebbiano Spoletino 2021, «rivedibile per 5 commissari su 5 per alterazione di colore, evidente ossidazione e carenza di caratteri specifici».

È finito il tempo della polemica – lamenta Francesco Mariani – e delle lotte donchisciottesche contro i mulini a vento. Questo sistema non cambia per cui è ora di farsi da parte. Non nascondo che abbiamo le spalle più larghe rispetto a qualche anno fa. Tutte le nuove annate in uscita nel 2022 sono prenotate».

«Anche se perderemo alcuni clienti che hanno bisogno della fascetta – continua il vignaiolo di Montefalco – questo non ci spaventa. Primo perché non abbiamo più intenzione di scendere a compromessi di sorta. Secondo perché è maggiore il senso di liberazione rispetto alle possibili ripercussioni commerciali. Dispiace, perché ho sempre messo il territorio e la qualità prima di ogni altra cosa. E’ una scelta dolorosa ma ormai diventata inderogabile».

RAINA VERSO L’UMBRIA IGT: ADDIO A DOC MONTEFALCO E SPOLETO

Il titolare di Raina spiega nel dettaglio le ragioni della decisione. «Non vorrei passasse il messaggio che questo è un attacco contro i Consorzi di tutela, che sono fatti di produttori come me (alcuni che stimo, altri meno, ma questo è umano) e che al momento sono rappresentati da persone con cui ho un ottimo rapporto e che, piano piano stanno cercando, tra mille difficoltà, di cambiare le cose. Quindi tanto di cappello».

«Il problema – continua il viticoltore Francesco Mariani – qui non sta nel Consorzio, ma in un sistema che per come è stato concepito non funziona più. E, nello specifico, nelle commissioni di assaggio che troppo spesso sono composte da personaggi che non hanno la minima idea di cosa stanno assaggiando e che non reputo in grado di giudicare il lavoro degli altri».

Per la cronaca, non è la prima volta che un vino di Raina viene bocciato dalle commissioni di degustazione. A gennaio 2019 il vignaiolo si era presentato a una degustazione a Milano con un vino dalla “doppia etichetta”: Umbria Rosso Igt e Sagrantino di Montefalco Docg 2014 “Campo di Raína”.

«Doppia – spiegava Francesco Mariani a winemag.it – perché la commissione tecnica della Docg ha pensato di bocciare il vino la prima volta. Per poi ripensarci, riassaggiandolo dopo qualche mese. Il vino è dunque in commercio attualmente come Umbria Igt Rosso, ma da febbraio sarà Docg».

La nuova moda è declassare. Così muoiono le Denominazioni del vino italiano

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Cantina Ninni Spoleto, Miglior cantina Centro Italia 2022 Winemag.it: l’anima “bianca” dell’Umbria

«Un vino fatto con l’uva vera, dedicato alla mia famiglia». Gianluca Piernera, ex elettricista, è l’uomo che ha acceso la luce su uno dei vitigni italiani di maggior prospettiva: il Trebbiano Spoletino.

La sua Cantina Ninni Spoletocantina dell’anno Centro Italia 2022 per Winemag.it, all’interno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 – è una realtà relativamente giovane. Il primo vino è infatti frutto della vendemmia 2012.

MONTEFALCO E SPOLETO: L’UMBRIA DEL VINO FA SQUADRA

Una piccola realtà che è riuscita in pochi anni in un vero e proprio miracolo: portare la Doc Spoleto sotto l’egida del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. Si è così incrementato il valore delle uve, consacrando il Trebbiano Spoletino quale alter ego di uno dei vini rossi italiani più longevi: il Sagrantino.

Una contrattazione delicata quella che ha visto coinvolti i produttori di Spoleto con i vicini di casa di Montefalco. Tra i quali il vignaiolo di frazione Terraia ha giocato un ruolo simbolico e decisivo. Del resto, Gianluca Piernera si è ritagliato uno spazio da leader ben prima di fare il suo ingresso nelle stanze della “politica del vino”.

È diventato in pochi anni un riferimento nella produzione del Trebbiano Spoletino, grazie all’esperienza nelle pratiche agronomiche maturata dall’amico Marco Casolanetti di Oasi degli Angeli. È stato proprio il padre di un’icona del vino italiano come Kurni a dare a Piernera lo slancio definitivo per cambiare vita, investendo tutto sulla viticoltura.

Oggi la produzione della cantina Ninni – che comprende anche due vini rossi da uve Montepulciano, Sangiovese, Merlot, Barbera e Aleatico e due ancestrali – si inserisce nei canoni del cosiddetto “vino naturale“, ma con grande coscienza e precisione enologica, anche grazie ai consigli di un consulente esterno all’azienda.

Le vigne, alcune delle quali a piede franco, con età media di 80 anni, vengono gestite senza prodotti sistemici. Il vino prosegue il suo percorso verso il calice con il minimo intervento possibile, imbottigliato senza essere filtrato.

In ogni etichetta la mano invisibile di Piernera, capace di rendere omaggio di volta in volta al terroir di Spoleto, a un vitigno o a un uvaggio. In una parola, alla natura.

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Antonelli, ritorno al cemento: Sagrantino e Trebbiano Spoletino nascono dai “tulipani”

«Cementificazione in corso». Scherza Filippo Antonelli riguardo ai quattro nuovi serbatoi di cemento che hanno trovato casa nella storica cantina di località San Marco, a Montefalco. Si tratta di Tulip, “tulipani”, nome scelto dall’azienda produttrice – la Nico Velo Spa di Fontaniva, in provincia di Padova – per gli speciali contenitori da 45 ettolitri.

La forma ricorda infatti il calice a tulipano, nell’unione ideale tra la genesi e lo zenit di un vino, ovvero il suo (entusiastico) consumo. Un accorgimento tecnologico significativo, soprattutto nell’ambito di una Denominazione – il Sagrantino di Montefalco – che sta cambiando nel tentativo di non perdere il treno dei nuovi consumatori, pur rimanendo fedele ai canoni di tipicità di uno dei vitigni più tannici al mondo.

«In cantina sperimentiamo da anni diversi materiali – spiega Filippo Antonelli a WineMag.it – con l’obiettivo di ottenere vini che piacciano in primis a noi e poi al mercato. Uno degli aspetti che ci ha spinto ad acquistare quattro nuovi “tulipani” di cemento, affiancandoli ai due già presenti in cantina da 5 anni, è la qualità che conferiscono ai nostri vini».

Secondo Antonelli, i mosti godrebbero di benefici in una fase delicatissima della vinificazione: «Abbiamo ravvisato miglioramenti soprattutto durante la coda della fermentazione. La temperatura scende molto lentamente nel Tulip, a differenza di quanto avviene nell’acciaio, in cui lo scambio termico è maggiore. Ciò facilita reazioni chimico-fisiche che conferiscono qualità».

Ma il punto è che assaggiamo e riassaggiamo i nostri vini sperimentali da diversi anni e, con il passare delle vendemmie, le nostre scelte diventano sempre più consapevoli. Quello che ci ha convinto a investire ancora nel cemento non vetrificato è il risultato empirico: ci piace quello che è capace di dare al vino. La nostra, dunque, non è una scelta religiosa, ma laica e pragmatica».

Che Antonelli creda in questi contenitori troncoconici per le fermentazioni lo dimostrano i vini che nascono dai “tulipani”. Si tratta infatti di alcune tra le etichette top di gamma della cantina, molto richieste anche all’estero: il Trebbiano Spoletino “Anteprima Tonda” e il nuovo cru di Sagrantino di Montefalco “Molino dell’Attone“, da poco in commercio con l’annata 2015.

«A questi – anticipa a WineMag.it il vigneron umbro – andrà ad aggiungersi, proprio grazie ai nuovi tulipani, anche Chiusa di Pannone», l’altro grande Sagrantino di Montefalco Docg firmato Antonelli San Marco.

Lo stesso Trebbiano Spoletino macerato del cru storico “Vigna Tonda“, ormai pronto a prendere il posto dello sperimentale “Anteprima Tonda”, sarà fermentato nei tulipani. Del resto, tra le cantine che investono da anni in questo tipo di contenitori in cemento c’è Château Cheval Blanc di Bordeaux.

Ed è proprio nel regno dei grandi vini rossi francesi che l’azienda produttrice italiana ha presentato per la prima volta questa novità, al salone Vinitech. In fondo, il vino è come la vita: certe storie fanno il giro largo, per tornare dove sono iniziate. O finire un po’ più a sud.

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Cinque vini bianchi per Natale dalla Top 100 migliori vini italiani WineMag.it

Cinque vini bianchi per Natale dalla Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it, la Guida Vini edita dalla nostra testata indipendente, grazie a un rigoroso blind tasting.

  • Alto Adige Doc Chardonnay 2018 “Flora”, Girlan
    Giallo paglierino, riflessi dorati. Nota mielata di primo naso. L’ingresso in bocca è morbido per poi affilarsi grazie alla viva freschezza. Ricco e con una intrigante complessità data dal varietale, non dall’affinamento. Di grande eleganza, bilancia sapientemente note citriche e cremosità da pasticceria.
  • Soave Doc 2017 “Le Cervare”, Zambon
    Giallo paglierino. Al naso una pietra focaia “didattica”, esuberante. Il vulcano ammansisce fiori e frutti pur presenti, dimostrando come il vino sia ancora giovanissimo. In bocca una buona freschezza e grande sapidità, su note di frutta matura ed una leggera chiusura citrica. Persistenza da campione.
  • Vino bianco “Escamotage”, Simone Cerruti
    Giallo paglierino carico. Naso splendidamente aromatico. Salvia, mentuccia, uva sultanina, eucalipto, verbena. In bocca domina una gran vena salina. Dritto e verticale, con ritorni del varietale in chiusura. Un vino gastronomico che dà il meglio di sé a tavola.
  • Trebbiano Spoletino Igt 2019 “Maceratum”, Fongoli
    Orange. Naso di erbe, radice di liquirizia, zenzero ed agrume candito. In bocca tannino non ruvido ma presente, a sua volta stuzzicato da un agrume succoso. Chiude su ritorni di radice di liquirizia, lungo. Accenno di sale e gran freschezza. Vino manifesto di un movimento, quello dei cosiddetti “vini naturali”, che troppo spesso si perde in sofismi. Ma quando fa sul serio, fa sul serio. Così.
  • Melissa Doc Greco di Bianco 2019 “Caraconessa”, Fezzigna
    Giallo paglierino. Bel naso di bergamotto, agrumi, erbe mediterranee. Leggero tocco di spezia bianca. Sorso teso ma agile, lungo sulla freschezza e su ritorni di agrumi. Vino manifesto del vitigno e della zona.

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Approfondimenti

Consorzio Vini Montefalco, Gianluca Piernera nel Cda per la Spoleto Doc

MONTEFALCO – Novità per il Consorzio Tutela Vini Montefalco. Gianluca Piernera entra nel Cda in rappresentanza della Spoleto Doc. “L’ingresso nel Consiglio di amministrazione del titolare di Cantina Ninni vuole essere un segnale importante di rappresentatività e di attenzione da parte del Consorzio per la Spoleto Doc, che da luglio scorso si è aggiunta alle denominazioni rappresentate e tutelate dal Consorzio Tutela Vini Montefalco”, spiga l’ente.

“L’obiettivo – continua il Consorzio umbro – è quello di sviluppare strategie comuni per la tutela e la promozione dei vini ottenuti da Sagrantino e Trebbiano Spoletino, accomunati da una indiscussa personalità ed una straordinaria longevità, oltre che da un territorio unico al mondo per storia, cultura, paesaggio, vocato a grandi bianchi oltre che a grandi rossi, che vanta varietà autoctone di grande valore, con un paniere molto eterogeneo e sempre più interessante”.

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Bianchi e rossi: i migliori assaggi all’Anteprima Sagrantino 2016

Dal nuovo logo del Consorzio alla prova del calice, passando per la “formula” della degustazione, aperta per la prima volta ai vini bianchi. Mai così ricca di novità l’Anteprima Sagrantino, andata in scena lunedì 24 e martedì 25 febbraio in Umbria. Protagonista la vendemmia 2016 del Montefalco Sagrantino Docg 2016 secco e passito, oltre a Montefalco Rosso Doc (2013/2018), Montefalco Rosso Doc Riserva (2014/2017), Montefalco Bianco Doc (2018-2019), Montefalco Grechetto Doc (2018-2019) e agli altri bianchi rientrati di recente sotto l’egida del Consorzio Tutela Vini Montefalco: Spoleto Doc Trebbiano Spoletino (2018-2019) e Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Superiore (2017).

Dagli assaggi traspare lo “sguardo dritto verso il futuro” dei produttori che hanno preso parte ad Anteprima Sagrantino 2016. Nei calici tante interpretazioni, più o meno convincenti, di una modernità stilistica che non vuole “tralasciare radici e storia”.

Cifra riassunta nel restyling del logo consortile affidato a Michela Bastianelli, con l’obiettivo di “conservare e rafforzare l’identità dell’ente, attraverso una veste grafica contemporanea”. Il tutto riassunto nella fierezza del falco, animale scelto per comunicare la solidità e affidabilità di un ente che si pone grandi obiettivi per il futuro.

Il primo è certamente quello di continuare sul percorso di affermazione di un Sagrantino godibile sin dai primi 4-5 anni dalla vendemmia, a dispetto delle grandi “concentrazioni” del passato. Il lavoro sul tannino di aziende simbolo del territorio come Arnaldo Caprai la dice lunga sull’argomento.

Un fenomeno che avvicina l’Umbria al Veneto, coi produttori di Amarone della Valpolicella impegnati da anni nella stessa direzione, sul loro vino “da appassimento”. Tra le sfide delle aziende associate al Consorzio anche la consacrazione dell’anima bianchista, col Grechetto che si conferma su buoni livelli all’Anteprima, nella media.

È ancora tutta da scrivere, invece, la storia del Trebbiano Spoletino. Impossibile, al momento, tracciarne un profilo univoco, tra macerazioni più o meno spinte e la possibilità di ascriverlo – da un minimo del 50% fino alla vinificazione in purezza – anche nel Montefalco Bianco (come ha fatto Tenuta Alzatura con “Aria di Casa“).

“La vera forza del Trebbiano Spoletino è proprio questa, la diversità”, dice senza mezzi termini a WineMag.it Devis Romanelli. “Andranno piuttosto risolti i problemi dell’imbottigliamento fuori zona – continua il vignaiolo di Colle San Clemente – dal momento che il percorso per l’ottenimento delle deroghe è lungo e insidioso”.

Godono comunque di buona salute i vini di Montefalco, che rappresentano il 16,7% della produzione di vino in Umbria. Posizione dominata in particolare da Montefalco Sagrantino Docg (6,3%) e Montefalco Doc (10,4%).

Non a caso, la superficie di vigneto iscritta a Docg ha visto un incremento significativo dal 1992 al 2018, pasando da 66 ettari a 760 ettari. Dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi triplicata: da 660 mila a circa 1.5 milioni di bottiglie.

Sul territorio operano 164 viticoltori e 75 imbottigliatori, sempre più interessati anche alla produzione di Sagrantino Passito, aumentata del 17% nel 2019, rispetto all’anno precedente (7% del totale della Docg).

Interessante la crescita dei bianchi, che rappresentano il 10% della Doc: 8% Montefalco Grechetto e 2% Montefalco Bianco. Vini, quelli perugini, che registrano tassi di export del 35%, con Stati Uniti (13%), Germania (5%), Giappone (3%), Inghilterra (3%), Svizzera (3%), Cina (3%), che si dividono i primi gradini del podio, seguiti da altri 40 Paesi nel mondo.

BIANCHI E ROSSI: I MIGLIORI ASSAGGI ALL’ANTEPRIMA SAGRANTINO 2016

  • Montefalco Bianco Doc 2018 Scacciadiavoli: 90/100
    Vino che gioca sulla larghezza, più che sulla verticalità. Frutto preciso e bella salinità su note burrose.
  • Montefalco Bianco Doc 2018 “Aria di Casa”, Tenuta Alzatura: 91/100
    Naso complesso, tra fiori di campo e richiami esotici, di frutta a polpa bianca e gialla. Non mancano ricordi di nocciola, derivanti dal legno. Gran salinità e freschezza su ritorni cremosi. Vino di prospettiva.
  • Montefalco Grechetto Doc 2018 “Nido del falco”, Vignabaldo Group (Broccatelli Galli): 90/100
    Direttamente dalla linea “Selezioni”, un Grechetto a dir poco sorprendente. Naso complesso, tra il frutto esotico e i freschissimi ricordi di mentuccia, finocchietto, anice e salvia. Al palato un bel frutto, pieno, polposo, supportato da mineralità e freschezza. Ottima la persistenza.
  • Montefalco Grechetto Doc 2019, Colle Ciocco – Agricola Spacchetti: 89/100
    Una interpretazione ben riuscita, che nobilita il vitigno nel suo impiego a tavola: un vino di gran gastronomicità.
  • Montefalco Grechetto Doc 2019, Scacciadiavoli: 88/100
    Bella materia al sorso, polpa, succo. Non disdegnerà qualche mese in più sulle spalle.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018 “Anteprima Tonda” 2018, Antonelli: 93/100
    Giallo dorato, anice, finocchietto, frutto. Gran materia al palato, lungo, corrispondente, sale dosato sul frutto. Un bianco che, come pochi, riesce a coniugare percezioni marine a ricordi “montani”.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018 “Trebium”, Antonelli: 91/100
    Tra le espressioni più schiette di Trebbiano Spoletino dell’Anteprima Sagrantino 2016: portabandiera del vitigno, utile a comprenderne le ottime doti “immediate” e quelle d’allungo.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc 2018, Terre di San Felice: 91/100
    Sorso pieno, di struttura, eppure cremoso: ottimo compromesso tra durezze e morbidezze. Sale, frutto, materia. Giovanissimo.
  • Trebbiano Spoletino Spoleto Doc Superiore 2017, Le Cimate: 89/100
    Vino che ha tutto. Bella l’espressione del frutto, pieno e carnoso, sulla mineralità. Vino di gran gastronomicità.
  • Montefalco Rosso Doc 2018, Agricola Mevante: 89/100
    Gran prova sul frutto, per un vino che troverà la sua migliore forma solo dopo essersi stiracchiato per bene in bottiglia, al termine dell’ulteriore (necessario) affinamento. Etichetta, però, su cui scommettere sin d’ora.

  • Montefalco Rosso Doc 2017, Montioni: 90/100
    Vino profumatissimo e dalla gran beva. Sorprende appunto al palato, per la capacità di coniugare una gran presenza e un tannino di prospettiva a una freschezza assoluta, che chiama un sorso dopo l’altro, oltre all’abbinamento con i piatti della migliore tradizione locale e italiana.
  • Montefalco Rosso Doc 2017, Fongoli: 89/100
    Gran lavoro sui primari e sulla maturità del tannino. Ne risulta un vino gradevolissimo, tutto frutto (preciso), materia, succo. Uno di quei rossi da bere col secchio, capaci di rispecchiare l’anima gentile di un territorio tendenzialmente ruvido, grazie a una grande capacità agronomica ed enologica.
  • Montefalco Rosso Doc 2017, Arnaldo Caprai: 88/100
    Gran bel naso complesso, tra frutto maturo e radice, talco, mentuccia. In bocca una gran scorrevolezza, tutt’altro che banale. Tannino elegante e di prospettiva.
  • Montefalco Rosso Doc 2016, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano: 91/100
    Naso molto intrigante, tra frutto succosissimo e accenni goudron. Ottima corrispondenza gusto olfattiva per una beva piena, su un frutto precisissimo. Tannino disteso ma ancora in grado di dire la sua nel sorso, prima di una chiusura vagamente salina. Complessità ed eleganza.
  • Montefalco Rosso Doc 2016, Romanelli: 89/100
    Grandissimo lavoro sul tannino, di estrema eleganza. Allungo sul frutto, succosissimo. Ritorni goudron e liquirizia in chiusura. Beva instancabile.
  • Montefalco Rosso Doc 2016 “Boccatone”, Tabarrini: 90/100
    Bel naso, tutto sull’espressività assoluta del frutto, rinvigorito dalla spezia. In bocca un tannino fitto, elegante. Nettare capace di abbinare una certa robustezza a una gran freschezza e bevibilità. Gastronomico.
  • Montefalco Rosso Riserva Doc 2016, Fattoria Colleallodole – Milziade Antano: 92/100
    Vino di gran pienezza, importante, godibile oggi ma di prospettiva. Frutto maturo, succoso (amarena, prugna) tannino in integrazione, elegantissimo. Bei ritorni speziati, in chiusura, su un allungo fresco.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016 2016 “Colle alla Cerqua”, Tabarrini: 95/100
    Chicca assoluta dell’intera Denominazione. Naso e palato si litigano le lodi su un frutto carnoso, tutto da mordere e succhiare. Non viene assolutamente meno l’eleganza, tratteggiata da una certa mineralità e ancor più da un tannino pregevolissimo. Ritorni speziati in un allungo di gran persistenza.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016, Romanelli: 92/100
    Splendida interpretazione, a cavallo fra tradizione e modernità. Un Sagrantino pieno ed elegante: frutto di grandissima precisione, così come il tannino. Fresca e lunga la chiusura.
  • Montefalco Sagrantino Docg 2016 “Valdimaggio”, Arnaldo Caprai: 91/100
    Naso suadente, tutto su un frutto preciso, tra la ciliegia, il lampone e la fragolina, oltre a sbuffi speziati, preziosi. Ottima la corrispondenza gusto olfattiva. In bocca gran pienezza, ma soprattutto un tannino di estrema eleganza.
  • Montefalco Sagrantino Passito Docg 2016, Il Torrione: 94/100
    Parola d’ordine “equilibrio” per questo splendido passito, unico a rientrare tra le nostre menzioni: freschezza da vendere sull’esplosività e concentrazione del frutto. Persistenza infinita.

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Sagrantino di Montefalco e Trebbiano Spoletino: nozze Doc in Umbria

MONTEFALCO – Diversi ma uguali. Un bianco e un rosso capaci di esprimere, come pochi vini sanno fare, territorialità e longevità. Sono il Sagrantino di Montefalco e il Trebbiano Spoletino, oggi protagonisti di un brindisi speciale in Umbria, a coronamento dell’aggiunta della Doc Spoleto alle Denominazioni rappresentate e tutelate dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, come anticipato da WineMag.it a febbraio 2019. Una scelta approvata all’unanimità dall’assemblea straordinaria dei soci, nel mese di luglio 2019.

L’appuntamento è alle ore 16, nella Sala Consiliare del Comune di Montefalco. Interverranno il sindaco Luigi Titta, la dirigente del Servizio Turismo della Regione Umbria, Antonella Tiranti, il presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Filippo Antonelli, e i rappresentanti delle cantine associate.

Per l’occasione sarà presentato “Smell and Smile“, cortometraggio dedicato a Montefalco e ai suoi vini presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia. Un corto composto da tre storie – una ambientata al Nord, una al Meridione ed una terza al Centro Italia – utili a compiere un vero e proprio viaggio tra i luoghi del Sagrantino, i paesaggi di Montefalco e le cantine.

Un progetto curato da “A’bout de film” con la collaborazione del Consorzio Tutela Vini Montefalco e dalla Regione Umbria, la cui sceneggiatura è stata curata dal pluripremiato Giuseppe Gandini. Oltre al brindisi per le nozze tra il Sagrantino e i vini di Montefalco con il Trebbiano Spoletino, l’iniziativa del pomeriggio sarà l’occasione per fare il punto su Anteprima Sagrantino 2016.

La presentazione della nuova annata di Montefalco Sagrantino Docg agli operatori e alla stampa specializzata proveniente da tutto il mondo è in programma il 24 e il 25 febbraio 2020, a Montefalco. Un evento che vedrà appunto protagonista, per la prima volta, anche il Trebbiano Spoletino.

Il Trebbiano Spoletino sarà solo “Spoletino”. Doc Spoleto nel Consorzio Montefalco

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Anteprima Sagrantino 2016: spazio anche ai vini bianchi come il Trebbiano Spoletino

Il Montefalco Sagrantino Docg 2016, ultima annata del grande rosso dell’Umbria, si presenterà in Anteprima agli operatori e alla stampa specializzata proveniente da tutto il mondo il 24 e 25 febbraio 2020 a Montefalco (Perugia). Con una grande novità: l’annata 2016 sarà all’attenzione della stampa ad “Anteprima Sagrantino”, consueto evento promosso a inizio anno dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, assieme agli altri vini del territorio, compresi i bianchi.

Due giorni in cui i vini di Montefalco si racconteranno in tutti i loro aspetti, dal tasting alle visite in cantina, fino alle Masterclass. Con l’obiettivo di fornire a stampa e operatori un quadro esaustivo sulla nuova annata, sulle capacità evolutive del Montefalco Sagrantino Docg e sulle caratteristiche delle altre tipologie.

Tante le novità in programma, a partire dall’ampliamento del tasting, che quest’anno vedrà in assaggio, oltre ai Montefalco Sagrantino Docg 2016 secco e passito, anche Montefalco Rosso Doc 2018, Montefalco Rosso Doc Riserva 2017, Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Trebbiano Spoletino Doc.

Protagonisti anche altri bianchi delle cantine partecipanti, nell’ottica di restituire una panoramica completa dell’indiscussa peculiarità e straordinaria longevità dei vini prodotti in un territorio unico al mondo per storia, cultura, paesaggio, che vanta varietà autoctone di grande valore.

Oltre ai grandi rossi, Sagrantino in primis, ma anche Montefalco Rosso e Montefalco Rosso Riserva, si proporranno dunque in assaggio anche i vini bianchi, che stanno riscuotendo un successo sempre maggiore, tra cui anche la Doc Spoleto, dal luglio scorso rappresentata e tutelata dal Consorzio Tutela Vini Montefalco.

Nel 2020 – commenta il presidente Filippo Antonelli, presidente – Anteprima Sagrantino presenterà l’ampliamento delle denominazioni tutelate dal nostro Consorzio con l’introduzione della Doc Spoleto che completa la gamma di produzioni che fanno riferimento a quello che resta un territorio d’eccezione sotto il profilo vitivinicolo”.

“Ovviamente abbiamo anche delle belle conferme, come le iniziative che rientrano nella nostra Anteprima, che ne completano ed arricchiscono l’offerta, diventate ormai appuntamenti fissi di un programma”.

Anno dopo anno – continua Antonelli (nella foto sotto) – Anteprima Sagrantino vuole essere sempre più interessante, ricco e soprattutto utile per il nostro tessuto imprenditoriale, per i tanti operatori che guardano a noi con interesse, per la stampa specializzata che è per noi interlocutore privilegiato, voce dei nostri vini, strumento importante per veicolare la nostra qualità e le nostre emozioni in bottiglia”.

Cresce anche lo spazio dedicato agli operatori: presso il Chiostro Sant’Agostino sarà allestito il banco d’assaggio dei vini di Montefalco, con un percorso degustazione riservato a giornalisti ed operatori in cui le cantine presenteranno Montefalco Sagrantino Docg 2016 secco e passito, Montefalco Rosso Doc 2018, Montefalco Rosso Doc Riserva 2017.

Ma anche Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Trebbiano Spoletino Doc e altri bianchi delle cantine aderenti, oltre a Montefalco Doc e Montefalco Sagrantino Docg delle annate in commercio. Inoltre, sempre per stampa e operatori, in programma anche Masterclass, eventi in cantina, appuntamenti tematici e degustazioni guidate.

In programma anche la 12esima edizione del concorso “Gran Premio del Sagrantino“, nella quale sommelier da tutta Italia si disputeranno le ambite Borse di Studio in una finale pubblica in cui Sommelier professionisti si sfideranno tra degustazioni, abbinamenti, carte dei vini e tutto quanto riguarda la corretta comunicazione del Montefalco Sagrantino Docg all’interno di un ristorante.

Alle 17, presso il Complesso Museale San Francesco, si presenterà l’annata 2016 di Montefalco Sagrantino Docg e la vendemmia 2019; uno spazio speciale sarà dedicato alla presentazione della nuova immagine del Consorzio Tutela Vini Montefalco.

Continua anche l’iniziativa “Etichetta d’Autore“, concorso rivolto a giovani fumettisti, italiani e stranieri, che operano sul territorio nazionale: l’opera vincente diventerà l’etichetta celebrativa dell’annata 2016 del Montefalco Sagrantino Docg e sarà premiata nell’ambito di Anteprima Sagrantino.

“È sempre con grande emozione che annunciamo la nuova edizione di Anteprima Sagrantino – dichiara Filippo Antonelli – perché per ogni annata rappresenta un evento spartiacque, un momento di passaggio che definisce i contorni del nostro lavoro, quello già fatto e quello che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi sul piano della promozione e della valorizzazione dei nostri vini, del nostro territorio e delle nostre eccellenze”.

“Ogni anno – continua Antonelli – arricchiamo l’Anteprima di novità e lo facciamo con l’intento di rendere la rassegna quanto più aderente alle esigenze del comparto e quindi delle aziende, sia sotto il profilo della comunicazione che della commercializzazione. Far conoscere sempre di più le nostre denominazioni nel mondo – conclude Antonelli – è infatti fondamentale per la crescita di questo settore”.

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Il Trebbiano Spoletino sarà solo “Spoletino”. Doc Spoleto nel Consorzio Montefalco

MONTEFALCO – Non solo il Sagrantino nella mente del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. Il presidente Filippo Antonelli (nella foto), sta pensando di adottare alcuni accorgimenti per valorizzare il Trebbiano Spoletino.

La proposta, come spiega lo stesso numero uno del Consorzio a WineMag.it, è quella di eliminare la parola “Trebbiano”, per facilitarne la comunicazione da parte dei produttori.

“Crea confusione con l’altra uva e col vino da essa prodotto – spiega Filippo Antonelli – ma il problema vero è che il Trebbiano Spoletino non ha nulla a che fare col Trebbiano. La parola, nel nostro caso, deriva dalla città di Trevi, il cui nome latino era Trebia. In Umbria molte parole che indicano costruzioni, intese come abitazioni, avevano la radice treb-“.

Lo stesso Plinio il Vecchio utilizza nelle sue opere la dicitura “Vinum Trebulanum” per indicare il “vino casereccio”, “fatto in casa”. Il “vino del paese”. Con la parola “Trebula”, del resto, l’autore latino indicava la “fattoria”. Diversa dalle “domus”, le case dei ricchi, e dalle “insulae” dei poveri.

“L’idea – continua Antonelli – è quella di consentire ai produttori di Spoletino di non utilizzare la parola ‘Trebbiano‘ in etichetta. Lasceremo la facoltà ad ogni azienda di decidere se indicarla in etichetta o meno”.

Non sarebbe la prima volta in Italia. In Sicilia, per esempio, il Consorzio ha di recente concesso ai produttori la facoltà di indicare come “Lucido” il Catarratto, difficile da pronunciare e ricordare, soprattutto all’estero.

Ma le novità per il Trebbiano Spoletino non finiscono qui. “Il Consorzio di Tutela Vini Montefalco – annuncia Antonelli – ha sostanzialmente trovato l’accordo per rappresentare anche la Doc Spoleto, che oggi si trova senza un organismo collettivo di rappresentanza”.

Il Consorzio della Doc Spoleto, di fatto, non esiste. E interessa, ad oggi, un bacino produttivo limitato, attorno alle 100 mila bottiglie. Sotto l’egida di Montefalco, il bianco Spolentino troverà forse la consacrazione (che merita) sul mercato nazionale e internazionale.

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Prowein 2017: l’Umbria del Montefalco Grechetto Doc al debutto

Sono circa 74 le Docg e 333 le Doc che si spartiscono le quote dell’export italiano. In occasione di ProWein, la più grande fiera di vini e liquori del mondo, alle 400 denominazioni nostrane già esistenti se ne aggiungerà una nuova: il Grechetto, varietà bianca autoctona tra le più diffuse in Umbria, è stata introdotta a seguito delle recenti modifiche al disciplinare da parte del Consorzio Tutela Vini Montefalco tra le tipologie della denominazione Montefalco DOC. “L’inserimento della Montefalco Grechetto Doc apporta così ai bianchi della denominazione una connotazione territoriale più riconoscibile”, spiega il Consorzio.

Il battesimo della nuova tipologia enologica sul mercato tedesco è motivata dai recenti trend presentati dal Deutsches Weininstitut, che vedono i consumatori tedeschi muoversi lentamente verso i vini bianchi (nel 2015 il consumo totale di vino è 50% rosso, 40% bianco e 10% rosato). ProWein, dunque, rappresenterà un importante banco di prova anche per il rinnovato Montefalco Bianco DOC che abbandona nell’uvaggio il Trebbiano Toscano in favore del Trebbiano Spoletino, più qualitativo e dotato di caratteristiche intrinseche superiori agli altri trebbiani.

IL MERCATO TEDESCO
La Germania costituisce, ad oggi, il 12% della quota totale di export per i vini di Montefalco ed orienta il fatturato verso l’estero del 60% delle aziende vinicole del territorio. 
Nel 2016, l’Umbria è stata una delle prime quattro regioni (dopo Liguria, Puglia e Valle d’Aosta) con crescita più vivace in termini di vendita di prodotti vinicoli all’estero (+11,6%). Una crescita che fa salire il valore dell’export italiano di circa 25milioni di euro. Il 16,7% della produzione di vino in Umbria è rappresentato dai vini di Montefalco: nello specifico il 6,3% dal Montefalco Sagrantino Docg e il 10,4% dal Montefalco Doc.

L’ultimo decennio ha segnato una importante crescita per le denominazioni montefalchesi. La superficie di vigneto iscritta a Docg è quintuplicata (da 122 a circa 610 ettari), sono state costruite oltre trenta nuove cantine e la produzione del Sagrantino è quadruplicata, passando da 660 mila a circa 2,5 milioni di bottiglie.

PROWEIN PRIMA DI VINITALY
“Questi dati non riescono pienamente a restituire la percezione del lavoro lungo e scrupoloso che è stato fatto negli ultimi dieci anni e che ha condotto lo scenario montefalchese a un rinnovamento totale – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Oggi, il nostro territorio punta in alto con grande consapevolezza e sono fortemente convinto che i 25 anni della Docg Montefalco Sagrantino, denominazione identitaria della nostra produzione, saranno di buon auspicio per affermare la nostra autenticità”.

Entrambe le denominazioni, Montefalco Grechetto Doc e Montefalco Bianco Doc saranno in degustazione anche per l’imminente appuntamento con Vinitaly.

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