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Taste Alto Piemonte 2019: i migliori assaggi della terza edizione

NOVARA – Archiviata anche la terza edizione di Taste Alto Piemonte al Castello di Novara, uno dei maggiori eventi dedicati ai vini di questa eccellente zona vinicola.

Grande affluenza ai banchi d’assaggio presidiati da oltre cinquanta vignaioli, che hanno portato le ultime annate delle loro produzioni.

Un territorio, quello dell’Alto Piemonte, che sta vivendo un vero e proprio rinascimento: produzioni in costante miglioramento, intelligente attività promozionale del Consorzio e fattiva sinergia tra produttori.

Un esempio, insomma, per molte altre realtà italiane. Difficile bere male, livello mediamente alto a tutti i banchi. Ecco una selezione dei migliori assaggi di quest’anno.

I MIGLIORI ASSAGGI A TASTE ALTO PIEMONTE 2019

Boca Doc 2015, Azienda Agricola Barbaglia
Non è che si possa parlare sempre bene di loro, ma non sbagliano un colpo e sono sempre in crescendo. Scherziamo con Silvia, donna del vino dal sorriso contagioso. Bisognerebbe scrivere tra i miglior assaggi “i vini di Barbaglia tutti”. Ma a questo giro parliamo del Boca.

Vino vulcanico, da porfidi rosa, blend 80% Nebbiolo, 20% Vespolina. Una produzione che stanno incrementando a circa 8000 bottiglie. Un matrimonio tra i due vitigni che inizia già dalla vinificazione.

La Vespolina viene raccolta manualmente al giusto grado di maturazione, prima che precipiti e pigiata insieme al nebbiolo. Tre anni di affinamento di cui due in botte grande. Un vino in frac, austero ed elegante con un bouquet di fatto di piccoli frutti scuri, speziature, sbuffi minerali e che al palato è a dir poco sontuoso.

Ricco di estratto ma non pesante. Tannino fitto, un vino dalle ampie potenzialità di invecchiamento, ma in piena armonia tra corpo, alcolicità e sapidità. Un calice che si distingue anche nella veste, la bottiglia deformata piemontese.

Gattinara Riserva 2012 Docg, Luca Caligaris
Azienda nata nel 2002 che ad oggi, a seconda dell’annata, arriva a produrre circa 10.000 bottiglie. La Riserva 2012 è la seconda prodotta da Luca, la prima nel 2007, l’ultima nel 2017.

La riserva si fa se c’è quantità e gradazione, perché va dichiarata subito, ma soprattutto se c’è qualità. Luca è molto rigoroso in questo, un vignaiolo che ci mette testa e cuore, un metronomo alla Demetrio Albertini.

Questo nebbiolo affina 5 anni in botti e fa un altro anno tra acciaio e bottiglia. Naso tipico di frutti rossi, erbe aromatiche, speziatura” sapiente”. Il tannino si fa ancora sentire, scalpitante, ma non troppo. In bocca ampio, grande sapidità,  elegante, grintoso nella progressione al palato. Finale lunghissimo.

Coste della Sesia Nebbiolo Vallelonga 2016, Fabio Zambolin
Fabio Zambolin è davvero un personaggio. Papillon di legno, sguardo da Gian Burrasca, è titolare di una piccola azienda che produce circa 3000 bottiglie. Uno che si è fatto da solo,  un garagista del vino.

Il Coste della Sesia Nebbiolo Vallelogna è ricavato per il 60/70 % da viti vecchie ed il restante da viti nuove. Nebbiolo in purezza, prodotto in parte in acciaio, in parte in legno con fermentazioni naturali e lieviti indigeni.

Regala immediatezza e piacevolezza nel suo tipico varietale senza fronzoli. Bella freschezza, bella mineralità. Il 90% della produzione (circa 1800 bottiglie) però finisce negli States. Una chicca. Well done!

Colline Novaresi Vespolina Il Ricetto 2018, Mazzoni
Una delle migliori Vespolina in purezza offerta ai banchi d’assaggio. Quando si tratta di Mazzoni, la loro fama li precede. L’annata 2018 è fresca fresca di imbottigliamento e fa solo acciaio.

Nel calice rosso rubino ha un naso intenso di fragolina di bosco e di lamponi. Di ottima corrispondenza gusto olfattiva, al palato è tutto frutto e freschezza. Altissima bevibilità. Ci siamo ricascati.

Lessona Doc Pizzaguerra 2015, Colombera & Garella
95% di Nebbiolo e 5% di Vespolina affinate per circa due anni in barriques. Naso intrigante di frutti rossi, a tratti ematico e balsamico. Sorso di spessore, tannino “gengivale” e scia sapida al palato. Ottima persistenza. Il binomio Colombera & Garella è relativamente giovane, le loro prime etichette sono targate 2013.  Due giovani intraprendenti, altro che bamboccioni.

Fenrose 2018, Poderi Garona
Un rosato fresco e beverino blend di Nebbiolo, Vespolina ed Uva rara decisamente in antitesi per leggerezza e semplicità rispetto al Boca 2013 che comunque è un altro dei migliori assaggi.

Accantoniamo per un attimo tannini e longevità e ci facciamo affascinare stavolta da questo rosa tenue nel calice,  sofisticato. Agrumi e fiori freschi al naso. Scende una bellezza, si può dire? Il Fenrose dei Poderi Garona strizza l’occhio all’estate: terrazza vista mare e cruditè.

Colline Novaresi Doc Vespolina 2018, Francesco Brigatti
Vespolina in purezza imbottigliata da meno di una settimana. Sia al colore che al naso rivela tutta la sua giovinezza. Rosso violaceo ha un naso fresco, fruttato con leggere sfumature speziate.

Bello, pulito e schietto il sorso centrato sul frutto, ma con la spezia che ritorna. Tannino vivace, ottima bevibilità. Piacevolezza che si ritrova pressochè in tutta la sua gamma.

Gattinara Docg 2014, Mauro Franchino
Sosta obbligata quella da Franchino, dove troviamo Alberto, da poco subentrato allo zio nella gestione. Macerazione di 20 giorni  più 1 anno in cemento e tre anni in botte grande.

Il 2014 è da poco in bottiglia e a breve sarà in commercio. Da questa vendemmia, seppur notoriamente piovosa è nato comunque un Gattinara con la “G” maiuscola. Di struttura, dal tannino irruente e da approcciare con infinita pazienza. Ma che cosa saprà regalare poi?

Prunent Stella 2017, Edoardo Patrone
Entriamo nel territorio delle Valli Ossolane. Edoardo Patrone. E qui la storia è obbligatoria. Giovane enologo con esperienza langarola ed australiana torna in Italia e diventa un moderno startupper. Il progetto è recuperare vigne di cui i proprietari anziani non più in grado di occuparsene.

Lo definiamo il “badante” delle vigne eroiche. Ben 17 gli appezzamenti di questa Monopoli vitata. Edoardo così ha la possibilità di capire quali sono i terreni più vocati per ciascun vitigno. E sperimenta da Archimede (anarchico) qual’è, addirittura un vino da ben 15 vitigni.

Vini tutti piacevoli dal più semplice a quello che rappresenta il “Parco della Vittoria” per restare in tema Monopoli: il Prunent Stella.  Elegante, bel frutto polposo, fine speziatura, mineralità, ruffiano quanto basta. Non gli manca nulla.

Boca 2012, Cascina Montalbano
Un altro Boca tra i migliori assaggi di questa edizione, nell’anno del cinquantesimo della Doc. Anche Cascina Montalbano ha una storia da raccontare. E’ quella di un recupero, di una vigna, di una storia, di un sogno.

Di un progetto che si era purtroppo arenato, perché la vita non è sempre dritta, come certi vini. Ma per fortuna, il progetto è stato recuperato. Due i Boca al banco d’assaggio, annata 2012 e 2013, molto simili.

Nel calice troviamo frutti rossi, note pepate ed un tocco balsamico fresco. Al palato grande pulizia, sorso vibrante, e dinamico. Tannini virili quanto basta. Bell’equilibrio davvero e tanta prospettiva.

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Taste Alto Piemonte 2018: i migliori assaggi al Castello di Novara

NOVARA – Si è svolta lo scorso weekend, al Castello di Novara, la seconda edizione di “Taste Alto Piemonte”, evento dedicato alle dieci denominazioni delle provincia di Novara, Biella, Vercelli e Verbanio-Cusio-Ossola organizzato dal Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte.

Nessuna nuvola su questa manifestazione in cui, anche nei momenti di maggiore affluenza – duemila presenze registrate complessivamente nei tre giorni di degustazione – si è respirata curiosità e letizia.

Cinquanta produttori presenti, con 150 vini in assaggio. Tutti dritti verso l’obiettivo di valorizzare i prodotti di un territorio che nulla ha da invidiare a zone più “blasonate” del Piemonte.

Vitigni protagonisti principalmente Vespolina, Uva Rara, Croatina e Nebbiolo in tutte le sue sfumature. Espressioni di un terroir unico, diviso tra zone alluvionali e zone vulcaniche, interpretazioni tanto diversamente affascinanti.

I MIGLIORI ASSAGGI
Il nostro tour inizia al banchetto dell’azienda agricola Tiziano Mazzoni di Cavaglio d’Agogna in provincia di Novara con la degustazione del Colline Novaresi Doc Vespolina il Ricetto 2017.

Una Vespolina in purezza che fa solo acciaio. Di un bel colore rosso porpora, ha un naso intenso di fragolina di bosco. Un vino giovane che però resta teso e gustoso fino alla fine. Ha la giovialità di un Grignolino.

Della stessa azienda livello molto interessante anche per il Ghemme 2013 “Ai livelli”, un vino nato nel 2007 con una produzione di  1500 bottiglie. Solo sette mesi dall’imbottigliamento, ma già molto piacevole.

Diciotto mesi di tonneau e altrettanti di botte grande. Un naso fruttato che spazia dalla mora alla fragola, note balsamiche fin da subito e spezie. Freschezza, tannino intenso, ma maturo ed equilibrato. Lungo al retrolfattivo. Interessante il prezzo in cantina di 25 euro.

Poco più in là il banchetto di un’altra azienda di pregio, La Prevostura di Lessona in provincia di Biella. Colline di antiche sabbie marine, limi e argille sulle quali il Nebbiolo è perfettamente a suo agio. Un fuoriclasse il Lessona Doc 2014.

Nebbiolo 100%, fermentato in acciaio ed affinato in legno di secondo passaggio per circa 20 mesi per non snaturarlo. Una produzione di 2900 bottiglie. Non particolarmente intenso al naso, ma in bocca touché. Una mineralità ed una finezza da godere tutta.

#EPCI. E poi c’è Ioppa. Ne abbiamo parlato ampiamente già due anni fa,  durante la manifestazione i Rossi del Rosa. Una tappa pressoché obbligata.

Al banchetto una selezione suddivisa tra vini più semplici, acciaio, fermentazioni veloci e poi vini più importanti: una Vespolina in purezza e tre Ghemme (85% Nebbiolo e 15% Vespolina) fermentazioni naturali, lunghe macerazioniche, quattro anni di legno e un anno / due in bottiglia.

Primo assaggio il Colline Novaresi Doc Rusin 2017. Un rosato da migliaia e migliaia di bottiglie che va all’estero prodotto con uve Nebbiolo.

Ha ancora una certa pungenza, ma resta un vino molto equilibrato e piacevole, comprensibile il suo successo. Siamo certi che in Italia, con una fetta di salame, sarebbe un temibile antagonista del Prosecco.

Il secondo assaggio è il Colline Novaresi Doc Vespolina 2012 Mauletta. Un vino prodotto da un vitigno sul quale Ioppa ha deciso di scommettere. Ampelografia e clima gli sono venuti incontro. Romagnano è il primo paese della Valsesia, gode tutto l’anno di un microclima particolare, di un venticello che giova particolarmente a quest’autoctono.

Tante ore in vigneto per questa uva, il doppio di quelle che servono per il Nebbiolo: foglioline piccole, grappoli che si intrecciano e vanno liberati e defogliati per far prendere luce e aria. Lavoro che regala però tanta soddisfazione in bottiglia. L’annata 2012 ha sei anni sulle spalle non sentiti. Molto giovane, molto fresco.

Sembra un Barbera. L’olfatto regala mirtilli, frutti rossi giovani, ma anche note floreali e spezie. Al palato ha una grande struttura: corpo deciso, tannino presente, ma pulito. Grande equilibrio e finezza. Dimostrazione  che la Vespolina ha un grandissimo potenziale: non è solo un vino aspro, semplice, d’annata o da taglio, ma può regalare emozioni. Tanto di cappello.

Bella sorpresa (ritrovata) il  Ghemme Docg Bricco Balsina e Santa Fe. Entrambi annata 2012. Balsina nasce da un vigneto giovane sito su un terreno sciolto di sabbia e sassi “marci” che si sgretolano, radici che affondano in profondità. Mineralità  e ferrosità dal terroir all’assaggio. Il Balsina è dritto ed austero, con un tannino percepibile: vino “wow” dal finale lunghissimo.  Il Santa Fe è ancora più corposo, rispetto al Balsina  è spostato verso la morbidezza, finale di sottobosco.

Ci spostiamo da Ca’ Nova, azienda di circa dieci ettari ai piedi del Monte Rosa, a Bogogno.  Un battaglione di vini meritevoli, con una menzione speciale per il Colline Novaresi Doc Nebbiolo San Quirico 2010.

Direttamente dalla vigna che l’azienda ritiene più territoriale, un cru. Naso molto sul frutto e sulla spezia, palato  più ferroso e minerale. Un vino ematico. Nonostante gli 8 anni sulle spalle il tannino si fa sentire, non graffiante, ma polveroso.

Estremamente gradevoli anche il Ghemme Docg e Riserva dell’azienda. Azienda da approfondire, con una visita in cantina.

Proseguiamo gli assaggi memorabili di questa edizione di Taste Alto Piemonte. Si fa apprezzare anche la “neonata ” cantina Pietraforata che si trova nell’antico ricetto di Ghemme:, attività cominciata solo nel 2012, un futuro promettente.

Il calice d’entrée è rosè. Si tratta del Colline Novaresi Doc Orezza. Un nebbiolo rosato che con la vendemmia 2016  è stato premiato con la medaglia d’argento all’International Rosè Championship. 5000 bottiglie prodotte per quello che si rivela un ottimo vino estivo, fresco.

Pulito ed agrumato  e con una bella sapidità. Di poca persistenza forse, ma che importa:beva talmente piacevole da immaginarla in cambusa in barca a vela. Sognante.

L’ ultimo assaggio è eccezionale e lo facciamo in provincia di Vercelli da Mauro Franchino, “vestale” al maschile del Gattinara. In degustazione la 2012. Vino fermentato in cemento che fa 4 anni di botte.

Naso sontuoso e sinuoso: un tripudio di frutti e spezie: ribes, fragola, mora, mirtillo cui si aggiungono note speziate di pepe e chiodi di garofano e anche un accenno balsamico. E’ con che ritmo incede al palato! In punta di piedi, elegante come una ballerina. Un crescendo rossiniano. Emozionante.

(articolo di Viviana Borriello e Denis Mazzucato)

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