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Distilleria Deta lancia Gin Giusto, il london dry dal sapore toscano

Sulla scia di un mercato che vede nella territorialità una importante chiave di lettura nasce un london dry gin realizzato in Toscana utilizzando esclusivamente bacche di ginepro del Chianti. È il “Gin Giusto” di Distilleria Deta, storica azienda valdelsana produttrice di grappe e liquori. Un nuovo prodotto elegante ed equilibrato, che strizza l’occhio al mondo dei cocktail e degli appassionati della mixology.

“In tutta la nostra produzione – sottolinea Francesco Montalbano, direttore generale Distilleria Deta – cerchiamo sempre di valorizzare il legame con il territorio. Il gin si presta in modo particolare a esaltare questo legame, visto che le bacche di ginepro arrivano dal Chianti”.

GIN GIUSTO
C’è voluto quasi un anno per trovare i giusti equilibri del gin. Durante l’ultima degustazione è nato anche il nome, proprio perché si era arrivati al “Gin Giusto”. Profumo di ginepro toscano, che si sposa con la piccantezza del coriandolo e del pepe nero. Tra le note degustative, inoltre, si possono apprezzare l’aromaticità antiossidante dell’angelica, il gusto dolce e amaro della liquirizia e quello degli agrumi, che dona freschezza al gin.

Le botaniche sono messe in infusione in alcool da cereali per dodici giorni, dopo di che vengono tolte e messe in un sacco di cotone naturale. Il sacco viene disposto in cima al distillatore su di un “castelletto”, l’infuso viene messo all’interno dell’alambicco e, infine, distillato in alambicco discontinuo. Essendo prodotto solo con botaniche in infusione, ogni lotto di Gin Giusto può avere delle caratteristiche leggermente diverse.

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Importante tasso di crescita per il Rhum Agricole

Un recente studio condotto da Persistence Market Research (PMR) mostra come il mercato globale del Rhum Agricole sia in forte crescita. Si prevede infatti una chiusura intorno agli 1,3 miliardi di Dollari per il 2019 e un incremento fino 1,7 miliardi (oltre il 30%) per il 2027. Tre sembrerebbero i fattori chiave di questa crescita.

LA RICERCA DELL’AUTENTICITA’
Quello di ricercare autenticità, territorialità, origine e particolarità nei prodotti è un trend che negli ultimi anni sta coinvolgendo tutti i comparti del beverage e più un generale dell’agroalimentare. Basti pensare a quanto questo abbia influenzato il mercato globale della birra con la crescita esponenziale dei birrifici artigianali. Allo stesso modo il Rhum Agricole, che viene percepito come come prodotto autentico e “rustico”, beneficia del trend ponendosi come alternativa al rum da melassa per “il consumatore attento” (o presunto tale).

Questo fattore, legato ad un andamento mondiale che vede costante il tasso di crescita di “bevitori” soprattutto nelle aree urbane e fra le nuove generazioni (effetto “millennials”) spinge, e con ogni probabilità spingerà, il consumo di Rhum Agricole.

CRESCITA DEL MERCATO E-COMMERCE
La crescita dell’e-commerce, in ogni settore merceologico, fa si che sia molto più facile raggiungere con un prodotto il consumatore finale. Dall’altro lato il consumatore ha più, e più facilmente, potere di scelta sul prodotto da acquistare. Il mercato degli alcolici non si discosta da questa analisi ed è quindi più facile per produttori ed importatori proporre il Rhum Agricolo coi suoi valori, così come è più semplice per il consumatore ricercare ed acquistare proprio quel prodotto.

CRESCENTE POPOLARITA’ DELLA MIXOLOGY
Che la popolarità del bere mescolato sia in forte ascesa negli ultimi anni è ormai un dato assodato. Col crescere del consumo di drink e cocktail ecco crescere anche il consumo di rum, elemento portante in molte preparazioni. Realizzato con succo di canna da zucchero grezzo il Rhum Agricole ha un sapore vivace, intenso e vegetale che a seconda di zona e stile produttivo può prendere sfumature più fiorite o più salmastre.

Proprio la sua ricchezza aromatica lo rende un ingrediente col quale poter sperimentare e giocare all’interno dei drink. Ecco quindi che, così come avviene coi gin dove l’uso di diverse botaniche porta profili aromatici diversi, anche il Rhum Agricole vive una nuova giovinezza nella fantasia dei bartender o nelle richieste dirette dei consumatori.

IL PUNTO DI VISTA DI WINEMAG
La ricerca di un prodotto dalle origini chiare, il desiderio di provare esattamente “quel” prodotto, la voglia di ricercare e provare cose nuove e diverse è senza dubbio un bene. Il fatto che l’e-commerce ci metta fra le mani uno strumento nuovo e potente per poter ottenere il prodotto da noi tanto ricercato è senza dubbio una cosa positiva (a patto di non abusarne, così come già ben sappiamo per tutto ciò che è internet e “social”).

Ciò che ci preme sottolineare però è come non tutto ciò che si fregia del titolo di “agricolo” o “autentico” sia necessariamente migliore. Chi scrive è da sempre un sostenitore del Rhum Agricole, ma più ancora è un sostenitore del “bere bene”. Se è vero che vi sono rhum agricoli eccellenti vero è anche che vi sono rum da melassa di grande fattura.

Verrebbe da dire “ad ogni r(h)um la sua collocazione”. Così come spesso ci si impunta sul caffè monovarietale Arabica perchè fa più figo del Robusta dimenticandosi che vi sono miscele in grado di dare emozione, occorre non dimenticare che il profilo organolettico di un rum può sposarsi meravigliosamente con certe situazioni e meno bene con altre.

Se un dush di Agricole Blanco può regalare sfumature seducenti al vostro Daiquiri, lo stesso drink preparato con solo Rhum Agricole rischia di perdere la propria eleganza. Di contro un buon Agricole Blanco arricchito semplicemente di una scorza di lime apre un arcobaleno di sensazioni. Un buon rum da melassa può essere un ottimo pairing per molte preparazioni di pasticceria, così come un Agricole invecchiato può un buon compagno di viaggio del cioccolato fondente.

Attenzione quindi a non fare di tutta l’erba un fascio. Bene venga la crescita del mercato del Rhum Agricole e le sue motivazioni, ma occhi aperti a non farsi prendere troppo la mano rischiando di perdere quelle emozioni che sono insite in prodotti diversi ma non per questo non eccellenti.

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Nuove strategie di comunicazione per la piadina romagnola Igp

BOLOGNA – La Piadina Romagnola IGP sceglie i suoi mercati puntando in Italia e in Europa sulla territorialità del marchio, sulla versatilità e salubrità del prodotto attraverso  un nuovo piano di comunicazione e marketing dedicato al trade e ai consumatori e finanziato per il biennio 2019/21 dal Psr regionale e dalle aziende associate al Consorzio.

Di questo piano si parlerà il 2 Aprile, presso Unioncamere in un incontro cui saranno presenti l’Assessore regionale Agricoltura, Caccia e Pesca Simona Caselli,  il Presidente del Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola Igp Alfio Biagini, Paola Frabetti responsabile Internazionalizzazione Agroalimentare di Unioncamere, Alessandra Ravaioli responsabile delle attività di promozione del Consorzio, Serena Pironi, Tecnologo alimentare.

A moderare l’incontro il giornalista Maurizio Magni.

All’ordine del giorno dunque strategie, numeri, iniziative, giro d’affari, consistenza complessiva dell’arcipelago IGP, mercati di riferimento, valore aggiunto del marchio e caratteristiche del prodotto inquadrato nelle logiche della dieta mediterranea.

LA PIADINA ROMAGNOLA
La piadina, il “cibo nazionale dei romagnoli”  citato da Giovanni Pascoli, ha ottenuto il riconoscimento europeo Igp nel 2014 dopo una lunga serie di battaglie tenute dal Consorzio di tutela e promozione.

Quest’ultimo raccoglie una serie di aziende produttrici dell’area di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna fino al fiume Sillaro.

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