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Danni ai vigneti della Valpolicella, arrivano gli indennizzi del Governo

Firmato dalla Ministra Teresa Bellanova il decreto che apre le porte agli indennizzi per le aziende agricole del Veneto colpite dalle violente scariche di grandine e vento, a fine agosto 2020. Una buona notizia soprattutto per la Valpolicella, che ha subito danni anche ingenti, seppur a macchia di leopardo.

Gli aiuti (70 milioni di euro) saranno inseriti nella prossima Legge di Bilancio. Sono destinati alle imprese agricole che, oltre a dover affrontare le difficoltà dovute all’emergenza Covid-19, sono state costrette a fare i conti con la violenza degli eventi atmosferici eccezionali.

“Anche se recentemente sono stati ripartiti tra le Regioni i 13 milioni di euro attualmente disponibili nel Fondo di Solidarietà Nazionale finalizzati alla copertura degli interventi compensativi in caso di calamità naturali – spiega Bellanova – siamo consapevoli della necessità di ulteriori risorse finalizzate a sostenere le aziende nel loro fronteggiare i danni causati dagli eventi atmosferici eccezionali”.

Grandine e vento, vigneti rasi al suolo in Valpolicella. Zaia: “Stato di calamità”

“Prevediamo uno stanziamento ulteriore pari a 70 milioni di euro – afferma la Ministra Bellanova – perché non possiamo far mancare il supporto alle aziende agricole che assumono tutti i rischi connessi ai cambiamenti climatici”.

Allo stesso tempo, mentre continua l’impegno per rafforzare gli strumenti del nuovo Piano di Gestione dei rischi appena firmato, Il Governo è al lavoro anche a Bruxelles: “Perché – spiega Bellanova – il nuovo regolamento sulla Pac incrementi la quota dei pagamenti diretti da destinare al fondo di mutualizzazione nazionale”.

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Vino: “La crisi durerà almeno altri tre anni”

Le organizzazioni cooperative di Francia, Italia e Spagna, nell’ambito dell’incontro “Il settore vino, la crisi e una strategia per il futuro” organizzato nell’ambito della piattaforma “Wine Institute (by Farm Europe)“, hanno avanzato richieste all’Ue per il sostegno del settore vinicolo che, secondo le cooperative, impiegherà almeno tre anni per tornare ai livelli di consumo pre-crisi.

Secondo le cooperativa è necessario estendere le misure di crisi per il vino a tutto il 2021, ampliare e rifinanziare i programmi nazionali di sostegno al comparto, affiancare agli strumenti messi in atto per l’emergenza Covid, che di per sé non sono sufficienti, un piano pluriennale che consenta al settore vitivinicolo europeo, attraverso risorse economiche aggiuntive, di preparare il suo futuro

L’incontro ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pau Roca, Direttore Generale dell’International Organisation of Vine and Wine (Oiv), Denis Pantini, direttore di Winemonitor Nomisma e degli europarlamentari Clara Aguilera, Paolo De Castro e Irene Toleret, e del Capo di Gabinetto del Commissario all’agricoltura dell’Ue.

“Il 2020 è stato per il settore vino uno dei più pesanti della storia – ha sottolineato la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova nel videomessaggio inviato per l’occasione – la crisi causata dal Covid ha lasciato ferite molto profonde, la pandemia ha messo in luce le problematiche strutturali di cui soffre il sistema”.

Sarà necessario agire da un lato sui consumi interni e puntare al contempo sull’export. Le organizzazioni cooperative hanno chiesto che la viticoltura europea possa accedere pienamente agli otto miliardi di euro aggiuntivi del Fondo Next Generation Ue previsti nel 2° pilastro e anche che i piani nazionali di sostegno non vedano diminuire la propria dotazione finanziaria.

L’attuazione della riforma della Pac in tutti gli Stati membri dovrebbe garantire che la viticoltura dell’Ue abbia accesso alle misure agroambientali del 2° pilastro e ai programmi di gestione dei rischi, entrambi essenziali per sostenere la transizione ecologica e digitale che il settore vitivinicolo dell’Ue è disposto a guidare.

Rispetto invece alla strategia Farm to Fork delineata dalla Commissione e alla transizione ecologica necessaria per rispondere adeguatamente al cambiamento climatico, le cooperative hanno evidenziato che ciò comporterà maggiori costi per gli agricoltori e per le cooperative e che quindi “sarà necessaria, a seguito di una imprescindibile e puntuale valutazione d’impatto, una transizione equa verso i nuovi impegni, con obiettivi raggiungibili che non mettano a rischio la produzione”.

Durante l’incontro Denis Pantini, Direttore di Winemonitor Nomisma, ha messo in evidenza le sfide che attendono il comparto vitivinicolo europeo, dalla questione Brexit – il 68% del vino importato a valori dal Regno Unito è di origine Ue – all’aumento dei dazi cinesi sui vini australiani, che potrebbe innescare una riallocazione delle vendite di vino australiano su altri mercati, tra cui quello europeo, esercitando pressioni di prezzo sui nostri.

Pantini ha anche sottolineato come sia in crescita l’interesse dei consumatori europei verso i vini biologici e sostenibili, come è emerso da una indagine realizzata da Vinitaly – Nomisma Wine Monitor.

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Patto di Spello: vino e olio fanno squadra per il turismo

È stato firmato stamattina il “Patto di Spello“, in occasione del webinar dal titolo “Patto di Spello. Per l’enoturismo e l’oleoturismo italiani“. L’accordo, siglato fra quattro importanti organizzazioni italiane che si occupano di turismo enogastronomico, Città del Vino, Città dell’Olio, Movimento Turismo del Vino e dell’Olio e Federazione Italiana delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori, è stato fortemente voluto a seguito della recente emanazione della legge sull’enoturismo e sull’oleoturismo.

Fine del Patto è dare un contributo in termini di strategie, progettualità e idee per il futuro dell’eno-oleoturismo del nostro Paese, individuare terreni comuni tra i vari organismi, e alimentare un dialogo propositivo con la filiera istituzionale (Governo, Regioni ed Enti locali).

La Firma del Patto di Spello – ha dichiarato la Ministra Teresa Bellanova – rappresenta uno strumento importante teso a disegnare strategie, progettualità e idee per il futuro di tutto il segmento dell’ospitalità e della promozione territoriale legato alla coltura dell’olio e del vino.”

Da parte della Ministra Bellanova massimo impegno per un dialogo costruttivo con tutti i soggetti coinvolti e all’apertura di un confronto. “Considero il Patto – ha aggiunto la Bellanova – un processo virtuoso di elaborazione di istanze dal basso utili a dare valore anche economico al territorio rurale”.

Questo ci consente – dice ancora la Ministra – di individuare terreni comuni utili a tutta la filiera agricola, per una strategia di medio e lungo termine, che tenga conto anche della pandemia che stiamo vivendo. Le vicende legate alla pandemia hanno rimesso in primo piano la necessità di diversificare il modello di sviluppo, valorizzando le aree rurali dotate di importanti risorse paesaggistiche, ambientali e di produzioni di alta qualità”.

Creare quindi un modello economico in cui la qualità del paesaggio rurale svolga il ruolo di valore aggiunto non riproducibile, legando la qualità dei luoghi di produzione all’accoglienza per contrastare il crescente abbandono e spopolamento in molte aree interne

“Non a caso – prosegue la Ministra – nella nostra Strategia per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza parliamo della necessità di intervenire anche nelle aree a fallimento di mercato, che possono rappresentare una straordinaria occasione per correggere gli squilibri da sovraffollamento nei centri urbani”.

Una strategia di sviluppo che crei una nuova visione di paesaggio in grado di integrare i processi economici, sociali ed ambientali in un progetto che coinvolga tutte le zone rurali e che metta al centro la qualità come fattore di competitività.

Il Ministero – sottolinea ancora la Bellanova – proprio all’interno della stessa strategia, ha anche inserito la viticoltura storica e la viticoltura eroica nel Testo Unico della Vite e del Vino e sta proprio in questi giorni sviluppando il marchio ‘Paesaggio Rurale Storico Italiano‘. Marchio che potrà svolgere una funzione importante nella promozione del turismo rurale, nonché nella valorizzazione delle produzioni locali intimamente legate ai paesaggi rurali iscritti nel Registro”.

Elementi importanti per rimarcare come la valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale contribuisca ad accrescere il potere di attrazione degli investimenti nel turismo e in agricoltura, l’identità del territorio e sia fattore importante di sviluppo per le comunità locali, capace di parlare alle nuove generazioni.

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Assemblea annuale Fipe: calo del 40% del fatturato e persi 33 mld su 96 complessivi

Fipe-Confcommercio (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) ha tenuto la sua assemblea annuale alla presenza del premier Giuseppe Conte e dei ministri Teresa Bellanova, titolare della delega all’Agricoltura, e Dario Franceschini, ministro del Turismo.

Un quadro preoccupante quello presentato da Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, con un quarto trimestre del 2020 in forte calo, in cui si prevede una chiusura con una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro, pari al 40%, ed un calo su base annuale di 33 miliardi di euro su 96 complessivi.

Nonostante le risorse messe fino ad ora dal governo – ha dichiarato il presidente Stoppani – lo sforzo non è sufficiente per prevenire le chiusure e gli scenari più catastrofici per il 2020, che parlano di 50 mila imprese a rischio e 300 mila posti lavoro in bilico”.

“A seguito delle nuove restrizioni – ha detto ancora Stoppani – occorre infatti rifinanziare i contributi a fondo perduto per compensare le perdite dei locali, occorre consolidare i crediti di imposta sulle locazioni commerciali e prevedere moratorie fiscali, contributive e creditizie”.

Stoppani ha anche sottolineato come, per dare un futuro al mondo della ristorazione, occorra lavorare su alcune debolezze del settore messe in luce dalla Pandemia. “La fragilità di tante imprese è il frutto dell’espansione quantitativa e non qualitativa cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire da un processo di liberalizzazioni a tratti semplicistico. Da anni Fipe denuncia il rischio bolla dovuto a un eccesso di offerta: 4,6 imprese ogni mille abitanti. Troppe”.

Secondo il presidente Fipe occorre ripartire da un rafforzamento dei requisiti professionali per l’accesso al settore che deve essere accompagnato da una politica volta a sostenere la domanda del consumatore da un lato e l’imprenditoria di qualità dall’altro.

Il ricorso massiccio allo smart-working – ha sottolineato il presidente Stoppani – non si esaurirà con l’attenuarsi della pandemia. Per far fronte alle conseguenze negative che produce e continuerà a produrre sui pubblici esercizi è necessario lavorare non solo sul cash back, per stimolare i pagamenti elettronici, ma anche sull’azzeramento dell’Iva, almeno per tutta la durata della crisi”.

“Allo stesso tempo – ha concluso Stoppani – è essenziale dare vita a un’importante iniziativa di rinnovamento e aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzando l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi”.

Un modo per riconoscere ai Pubblici esercizi non solo l’importante ruolo di servizio, legato all’accoglienza e alla socialità, ma anche quello di componente essenziale delle filiere dell’agroalimentare e del turismo.

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Ristorazione: al via da domani il contributo a fondo perduto di 600 mln di euro

Da domani e fino al 28 novembre ristoranti, agriturismi, mense, catering, alberghi, potranno richiedere il contributo a fondo perduto, fino a un massimo di 10 mila euro, per l’acquisto di prodotti delle filiere agricole e alimentari, anche Dop e Igp, inclusi quelli vitivinicoli. A disposizione del fondo 600 milioni di euro per la valorizzazione della materia prima dei territori.

In questo difficile momento per il mondo della ristorazione, diamo un segnale concreto alle aziende, alle donne e agli uomini che ci lavorano quotidianamente e a tutta la filiera agroalimentare. Garantiamo liquidità immediata e rafforziamo la straordinaria alleanza tra mondo della ristorazione e della produzione”, sottolinea la Ministra Bellanova.

“È una misura – prosegue la Ministra –  che ho fortemente voluto per sostenere la ristorazione, la filiera agroalimentare, rilanciare gli acquisti di prodotti agroalimentari di qualità e di origine italiana, compreso il vino, impedire lo spreco alimentare per puntare al recupero virtuoso delle eccedenze. L’agroalimentare è la nostra forza. La ristorazione è parte integrante della filiera agroalimentare. Lavoriamo per sostenerli. Investiamo sul cibo. Portiamo in tavola il futuro”.

Il meccanismo per presentare la domanda è semplice: da domenica 15 novembre a sabato 28 novembre sarà sufficiente collegarsi al sito www.portaleristorazione.it o andare in un ufficio postale e presentare le fatture degli acquisti effettuati da agosto in poi di prodotti agroalimentari italiani e vitivinicoli.

Dopo un primo controllo sarà versato in automatico un anticipo del 90 per cento degli acquisti effettuati. Verificata la documentazione, saranno emessi i bonifici a saldo del contributo concesso.

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Vino e Birra: “Stop contributi previdenziali delle imprese nel Decreto Ristori 2”

Anche le aziende produttrici di vino e birra potranno usufruire dell’esonero al versamento dei contributi previdenziali previsto dal Decreto Ristori 2. Lo annuncia la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.

“Nel consiglio dei ministri di questa notte col Decreto Ristori 2 – dichiara – abbiamo stanziato ulteriori 340 milioni di euro per garantire, anche per il mese di dicembre, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali delle imprese, operanti su tutto il territorio nazionale e appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, comprese le aziende produttrici di vino e birra”.

“In questa fase così difficile il sostegno alla filiera della vita, alle imprese, alle lavoratrici ed ai lavoratori che vi sono impegnati è imprescindibile”, ha aggiunto la ministra Teresa Bellanova dopo l’approvazione stanotte in Cdm del Decreto Ristori 2.

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Prosecco Rosè, esulta anche la ministra Bellanova: “Farà da traino al vino italiano”

“Il via libera europeo al disciplinare di produzione del Prosecco Doc Rosè con la modifica da noi richiesta che rende possibile contare sulla nuova tipologia, è un’ottima notizia. Che consente ai produttori di un vino che da sempre oltre confine riscuote uno straordinario successo, di presidiare e conquistare un mercato sempre più ampio e che negli ultimi anni ha registrato una crescita sempre più importante in termini economici e di quantitativi”.

Così la ministra Teresa Bellanova, nel commentare l’avallo dell’Unione europea alle modifiche del disciplinare della Denominazione di origine controllata del Prosecco. La nuova tipologia rosè potrà essere sulle tavole di tutto il mondo già per il brindisi di Capodanno 2021.

“Parliamo di un esercito di 11.460 viticoltori, 1.192 aziende vinificatrici, 347 case spumantistiche – ricorda Bellanova – che concorrono al successo senza eguali di una denominazione tutta made in Italy, diventata emblema e indiscussa bandiera nel mondo”.

“L’accoglimento della nostra richiesta – continua – sarà traino per l’intero sistema vitivinicolo nazionale che a causa della pandemia ha registrato una contrazione del valore delle vendite all’estero dopo il record fatto segnare lo scorso anno con oltre 6 mld di euro e che sta soffrendo in modo evidente anche per gli evidenti problemi che il canale della ristorazione sta affrontando”.

La richiesta di modifica al disciplinare di produzione della Dop Prosecco con l’introduzione della nuova tipologia era stata inviata dall’Italia a Bruxelles nel maggio scorso.
Il nome deciso dal Consorzio di tutela del Prosecco Doc per il nuovo vino è “Prosecco spumante rosé millesimato”.

“Un vino, il Prosecco, che tutto il mondo ci invidia e che in molti tentano di imitare e contraffare”, prosegue Bellanova. “Lo dimostra tra gli altri il tentativo di contraffazione che nei mesi scorsi abbiamo stroncato in Veneto in una catena di supermercati grazie all’impegno dell’Icqrf”.

“La lotta alla contraffazione a difesa dei nostri prodotti e contro l’usurpazione delle nostre indicazioni geografiche è sempre tra le nostre priorità. Dei 486 milioni di bottiglie prodotte di Prosecco, circa il l’80% prende la via dell’export. Un tassello importante del nostro made in Italy e della nostra forza sui mercati mondiali, che adesso acquista ancora più peso e rilevanza”.

“La mia attenzione e vicinanza al questo straordinario settore è evidente – conclude la Ministra Bellanova – lo conferma l’interlocuzione costante con cui in questi mesi abbiamo insieme definito le misure necessarie per fare fronte all’emergenza per mettere in sicurezza le nostre eccellenze e le nostre imprese”.

“Un’interlocuzione che, ne sono sicura, deve intensificarsi proprio sulla strategia mirata all’export e all’internazionalizzazione perché è da aziende e operatori che devono arrivare le indicazioni per ottimizzare le strategie e le politiche mirate”.

“Su questo siamo già al lavoro”, conclude Bellanova prima di aggiungere che “questo periodo va affrontato con il massimo del confronto e della condivisione, con la filiera istituzionale, a partire dalle Regioni, come con l’intera filiera”.

I DETTAGLI DELLA NUOVA TIPOLOGIA

Di seguito il dettaglio della richiesta italiana accolta dall’Unione Europea

  • Prosecco Dop — Spumante rosé — nella categoria VS e VSQ
    È inserita la tipologia spumante rosé al fine di introdurre nella denominazione una produzione di spumante ottenuto da vitigni Glera B. e Pinot nero vinificato in rosso.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Base ampelografica
    La tipologia spumante rosé prevede la seguente composizione di varietà di viti: Glera B. minimo 85 %, massimo 90 %; Pinot nero vinificato in rosso minimo 10 %, massimo 15 %. Detta composizione permette di ottenere la colorazione «rosé».
  • Prosecco Dop — Spumante rosé – Resa di uva ad ettaro e titolo alcolometrico volumico naturale minimo
    La resa massima di uva della varietà Pinot nero è stata stabilita a 13. 500 kg/ha per consentire una maggiore concentrazione di sostanza colorante ed una maggiore stabilità della stessa.
    Il titolo alcolometrico volumico naturale minimo è stato indicato a 9 % vol.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Elaborazione
    La tipologia deve essere prodotta esclusivamente per fermentazione naturale a mezzo autoclave con un periodo di elaborazione non inferiore a 60 giorni. Tale modalità di produzione consente al lievito di rilasciare dei composti come le mannoproteine le quali svolgono un’azione protettiva della sostanza colorante nei confronti dell’ossidazione e dell’anidrite solforosa, inoltre conferisce una maggiore complessità olfattiva e gustativa.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Pratiche enologiche
    E’ consentita nelle partite di prodotto destinate alla preparazione del vino spumante rosé e vino spumante di qualità rosé, l’aggiunta di prodotti ottenuti dalla vinificazione di uve Pinot nero, in quantità non inferiore al 10 % e non superiore al 15 %, a condizione che il vigneto, dal quale provengono le uve Glera B. impiegate nella vinificazione, sia coltivato in purezza varietale o comunque che la presenza di uve Pinot nero, in aggiunta a quello consentito per tale pratica, non superi la percentuale del 15 %.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Caratteristiche al consumo
    In conseguenza della introduzione della tipologia spumante rosé, sono indicate le caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Etichettatura termine millesimato
    Nell’etichettatura di tale tipologia è obbligatorio indicare il termine millesimato, seguito dall’anno di produzione delle uve in conformità all’articolo 49, comma 1 del regolamento delegato (UE) 2019/33della Commissione.
  • Prosecco Dop — Spumante rosé — Immissione al consumo
    È prevista l’immissione al consumo a partire dal primo gennaio dell’anno successivo a quello della vendemmia al fine di consentire un maggior affinamento del prodotto.
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Oiv, bilaterale con Bellanova: focus su export e internazionalizzazione vino italiano

Il piano strategico 2020-2024 dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), il possibile ruolo dell’Italia, in considerazione del peso che il nostro Paese ha nel settore vitivinicolo e le strategie da attuare per sostenere il comparto, tra i più economicamente colpiti dalla crisi generata dal Coronavirus.

Sono stati questi alcuni dei temi trattati nel corso del bilaterale svoltosi ieri, 22 ottobre, al Mipaaf tra la Ministra Teresa Bellanova e il Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, Pau Roca. Un confronto cordiale che ha toccato a 360 gradi le questioni relative al settore e si è voluto soffermare anche sul futuro, a partire da export e internazionalizzazione.

L’Italia mantiene un forte interesse nelle attività dell’Oiv e in quanto primo produttore mondiale di vino ha interesse ad un rafforzamento dell’Organizzazione, in termini di membri e di capacità di indurre il rispetto di standard comuni”, ha affermato Bellanova nel corso del colloquio.

E ancora: “Stiamo attraversando tutti un momento molto difficile e delicato a causa della pandemia e in questo contesto l’intero settore del vino, dai produttori alle aziende, sta vivendo una fase di seria difficoltà che ci preoccupa molto. Oggi più che mai ritengo quindi che l’Oiv abbia una grande responsabilità nel fornire il supporto tecnico e scientifico necessario ad aiutare il settore e confermo la volontà italiana di contribuire al meglio”.

Per ottenere risultati soddisfacenti – ha proseguito – è necessario un reciproco supporto. Siamo disponibili a continuare a sostenere le iniziative dell’organizzazione e nel contempo auspichiamo che le nostre richieste in ambito OIV ricevano la massima considerazione”.

Per quanto riguarda i mercati esteri, la Ministra ha sottolineato l’apprezzamento italiano per gli sforzi volti ad avvicinare la Cina, un attore sempre più importante sui mercati mondiali, e ha espresso preoccupazione per la recente norma russa sull’etichettatura dei vini, “che sta danneggiando il nostro export ed appare lontana dagli standard Oiv”.

In particolare, tra gli altri aspetti, nella normativa 468 FZ del Cremlino è assente la protezione delle indicazioni geografiche, oltre a prevedere la facoltà delle Autorità russe ad effettuare ispezioni ed azioni di controllo negli stabilimenti europei.

In materia di promozione, Bellanova ha convenuto sull’opportunità di vagliare nuove iniziative, tra cui la possibilità di un padiglione Oiv all’Expo di Osaka 2025, pur con attenzione alla sostenibilità finanziaria.

Nel confronto è stato anche affrontato il tema della trasformazione digitale del settore vitivinicolo, su cui il Direttore Generale dell’Oiv ha riconosciuto la leadership italiana e le possibilità di un’accresciuta cooperazione.

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Nasce tavolo tecnico con Mipaaf, Maeci, Ice e Uiv all’interno del Patto per l’Export

“La scelta da parte del ministero degli Affari Esteri di procedere alla ricostituzione di un tavolo di lavoro tecnico dedicato al vino assieme ai rappresentanti del Mipaaf e di Ice nell’ambito delle azioni previste dal Patto per l’Export va nella direzione da noi auspicata e sostenuta. Per questo apprezziamo quanto annunciato oggi dal sottosegretario al Maeci, Manlio Di Stefano e dalla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova”.

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini (Uiv), ha commentato la nascita di un tavolo strategico per l’internazionalizzazione nel merito del Patto per L’Export.

Il tavolo del vino all’interno del patto per l’export – ha detto il sottosegretario agli Affari Esteri, Manlio Di Stefano – può essere un esperimento di successo e segue l’esempio, già adottato, di consultazione permanente tra settori che ora vogliamo applicare anche al vino”.

Secondo l’associazione di riferimento per il vino italiano, che interverrà in rappresentanza delle imprese, sarà fondamentale portare al tavolo azioni concrete di rilancio di un export che per la prima volta nel corso degli ultimi 2 decenni sta subendo una flessione a causa dell’emergenza sanitaria. Tra queste, l’implementazione urgente di un piano di comunicazione istituzionale concentrato sui mercati prioritari (es. Usa, Canada, Cina), pianificato e condiviso anche in ottica di rilancio enoturistico.

Una regia di sistema che punti a convogliare le risorse in macroazioni evitando la dispersione in iniziative minori sia nell’impatto che nella portata. Per Uiv occorrerà predisporre piani integrati in ottica di mercato ma anche di brand awareness in favore del prodotto enologico made in Italy presso mercati strategici ancora culturalmente lontani.

Soddisfazione espressa anche dalla ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova: “Lo specifico tavolo sul sostegno all’internazionalizzazione sarà convocato quanto prima – come da me richiesto – e avrà una natura estremamente operativa. Perché non mi stancherò mai di dire che è dalle imprese che devono arrivare le indicazioni per ottimizzare le strategie e le politiche mirate al settore”.

In merito alla strategia di rilancio e in particolare all’aumento, richiesto da Uiv, da 100 a 150 milioni di euro relativo alla misura di Ocm promozione, Bellanova ha assicurato “il massimo impegno anche per predisporre risorse aggiuntive su progetti nazionali. Su questo ci stiamo lavorando e ribadiamo piena disponibilità al confronto con le Regioni e in condivisione di tutte le parti”.

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Provola dei Nebrodi, da oggi Dop

La Provola dei Nebrodi è Dop. Ad annunciare l’iscrizione della nuova Denominazione di Origine protetta è la Ministra Teresa Bellanova: “Un’altra eccellenza agroalimentare italiana entra a far parte del registro Ig Food dell’Unione Europea: è la Provola dei Nebrodi Dop, prodotta in alcuni comuni della provincia di Catania, Enna e Messina, in Sicilia“.

È il prodotto numero 306 che ottiene questo importante riconoscimento, ha sottolineato Bellanova, non solo dell’altissima qualità del nostro Made in Italy ma anche del valore fondamentale delle nostre tradizioni agroalimentari”.

“Ancor di più in un territorio che per troppo tempo è stato soggetto alle speculazioni di mafia e criminalità organizzata e che oggi può guardare avanti, puntando sulle sue eccellenze per assicurare a lavoratori e imprese un’importante leva di sviluppo per il futuro. Complimenti a chi ci ha creduto e oggi vede riconosciuto l’impegno e il lavoro”, ha concluso la Ministra. [foto dipasqualeformaggi]

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I Vigneti Terrazzati della Valtellina entrano nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici

I Vigneti Terrazzati del versante Retico della Valtellina hanno ottenuto il riconoscimento di Paesaggio Rurale Storico e la conseguente iscrizione nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici. Il paesaggio terrazzato vitato, con la sua storia e tradizione, ha conseguito il prestigioso riconoscimento al termine di un lungo iter che ha visto Fondazione Provinea promotrice del progetto.

È stato raggiunto un traguardo importantissimo – ha dichiarato la la Presidente Cristina Scarpellini – che per la stesura del dossier ha richiesto un lavoro scrupoloso ed impegnativo. L’augurio è che questo riconoscimento sia un altro rilevante tassello, dopo l’inserimento dell’Arte della Costruzione dei Muretti a Secco come Patrimonio Immateriale Unesco, a salvaguardia di un sistema con un forte valore identitario, sociale, idrogeologico ed economico”.

L’esito positivo della richiesta di candidatura è stato comunicato al termine della convocazione, presieduta dalla Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, dell’Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale presso il Ministero delle Politiche Agricole.

Il Ministero infatti si occupa di identificare e catalogare nel Registro i paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico, le pratiche e le conoscenze tradizionali correlate, definendo la loro significatività, integrità e vulnerabilità, tenendo conto sia di valutazioni scientifiche, sia dei valori che sono loro attribuiti dalle comunità, dai soggetti e dalle popolazioni interessate.

La Presidente ha ringraziato tutte le persone e le istituzioni che hanno sostenuto e collaborato a questa candidatura, in particolare, Provincia di Sondrio, Consorzio di Tutela Vini di Valtellina, Fondazione di Sviluppo Locale, Fondazione Fojanini.

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Dazi Usa scampati, Bellanova: “Ottima notizia per Italia, basta guerre commerciali”

“Adesso più che mai non è tempo di guerre commerciali“. Così la ministra Teresa Bellanova commenta la decisione dell’Ustr (United States Trade Representative) di non aggiungere dazi ai prodotti italiani, tra cui il vino, nell’ambito della revisione semestrale delle misure adottate inattuazione della sentenza dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto). Il Mipaaf è ora al lavoro “su misure di sostegno all’export“.

Un’ottima notizia per le nostre filiere agroalimentari – continua Bellanova – soprattutto quelle che negli anni sono state capaci di conquistare quote di mercato sempre più rilevanti nell’export verso gli Usa. La dimostrazione evidente che quando a muoversi è, all’unisono, un intero sistema-Paese, politica e diplomazia, i risultati arrivano, come già era accaduto nei mesi scorsi”.

“Ancora una volta abbiamo scongiurato il rischio di danni irreparabili per le nostre eccellenze agroalimentari e una filiera che la pandemia ha messo duramente a prova. Adesso più che mai nonè tempo di guerre commerciali”, evidenzia Bellanova.

“Già nel gennaio scorso – ricorda la ministra – nell’incontro con il Segretario all’Agricoltura Usa Sonny Perdue avevo sollecitato con forza che l’agroalimentare italiano fosse considerato estraneo, come di fatto è, alla vicenda Airbus e avevo registrato condivisione e disponibilità”.

“L’azione messa in campo a partire dalla Farnesina e che abbiamo esercitato anche nell’interlocuzione diretta con l’Europa conferma la necessità di agire in modo coeso e concertato.

Ed è una lezione che dovremo far valere per convincere l’Amministrazione Usa a rivedere le decisioni ingiustificate e penalizzanti verso alcune delle nostre eccellenze, e che nei prossimi mesi sarà fondamentale proprio nel programma di sostegno all’export su cui stiamo già lavorando”.

Un programma che vedrà impegnata l’Italia anche negli Usa, nella difesa dei propri prodotti e della loro qualità e unicità: “Alle guerre commerciali è preferibile, di gran lunga, la competizione virtuosa, che fa meglio in tutti i sensi e soprattutto parla direttamente ai consumatori, chiamandoli a scegliere la qualità”.

“Continueremo a sostenere e incoraggiare il Commissario Ue al commercio Hogan a compiere ogni sforzo negoziale per la ricerca di una soluzione che garantisca benefici reciproci”, conclude la ministra Teresa Bellanova.

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Assoenologi, Ismea e Uiv: “Verso una buona vendemmia ma preoccupa la tenuta dei mercati”

Si annuncia in tutto il Paese una vendemmia buona sotto il profilo qualiquantitativo, ma rimane la preoccupazione dei produttori sul fronte prezzi e tenuta dei mercati. Il quadro di sintesi sulla situazione pre-vendemmiale fornito da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) alla vigilia della prossima raccolta conferma un contesto congiunturale difficile dove è necessario lavorare per recuperare gli spazi di crescita che si profilano all’orizzonte.

Il settore vino vive un momento decisivo di una stagione complessa. Se infatti sul piano climatico e vegetativo al momento si prevede una vendemmia interessante, con uve sane e un ciclo vegetativo che prospetta una raccolta leggermente anticipata, tra i produttori permane un sentimento di incertezza.

A pesare, la visione nel breve periodo relativa agli ordini provenienti sia dalla domanda interna che estera, mentre sono migliori le attese di un ritorno ai livelli economici pre-Covid nel giro dei prossimi anni.

Una situazione generale che deve stimolare un rinnovato confronto tra Ministero e filiera per definire strumenti in grado di rilanciare la domanda, con nuove strategie di promozione concertate insieme alle aziende e alle organizzazioni rappresentative per riposizionare presenza e prestigio del vino italiano nel mondo.

Servono azioni di rilancio che vadano oltre l’aiuto alla distillazione, il cui impatto sul calo delle giacenze sarà molto limitato, e le misure sulla riduzione delle rese, i cui effetti reali non si vedranno prima della conclusione delle operazioni vendemmiali e della presentazione delle dichiarazioni di produzione.

Sul fronte dell’andamento climatico, aprile e maggio hanno riportato temperature miti e piovosità scarsa, diversamente da giugno e in buona parte luglio in cui le condizioni termiche rilevate sono state lievemente inferiori alla norma, con piovosità abbondante e ondate di calore limitate agli ultimi giorni del mese.

Sul piano fitosanitario, i vigneti si presentano sani, con pochi focolai di infezioni a macchia di leopardo lungo la Penisola. Solo in alcune zone del Trentino e del Friuli la peronospora ha causato danni, anche se la situazione è sotto controllo, mentre l’oidio è stato rilevato con maggior presenza in Romagna, Toscana e Abruzzo.

Una condizione positiva, nella consapevolezza che tutto è ancora in gioco. Le prossime settimane saranno determinanti per le basi spumante e i prossimi mesi per gli altri vini.

I dati ufficiali della vendemmia saranno resi noti giovedì 3 settembre (ore 11.00) nel corso di una conferenza stampa online a cui parteciperà il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.

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Il Decreto: nuovi limiti per le contaminazioni accidentali in agricoltura biologica

Arriva l’attesa firma della Ministra Teresa Bellanova sul Decreto che aggiorna i limiti delle contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili da fosfiti nella frutticoltura e viticoltura biologica, ponendo fine ad una situazione di ambiguità normativa che danneggiava i produttori biologici onesti costretti a decertificare i loro prodotti pur non avendo impiegato sostanze attive non ammesse.

Il Decreto firmato dalla Ministra Bellanova, dopo l’accordo con le rappresentanze del settore e in Conferenza Stato Regioni, adegua i limiti previsti attualmente dal Dm 309/2011 per i residui di acido fosfonico in assenza di contemporanea rilevazione di acido etilfosfonico nei prodotti tal quali e in quelli trasformati provenienti da colture arboree.

In questo modo, grazie al recepimento nella normativa di metodiche scientifiche avanzate di analisi dei residui di acido fosfonico, si è fatta chiarezza su un tema molto critico per il settore che rischiava di causare danni ingenti alla produzione biologica in agricoltura.

Il nuovo Decreto prevede, infatti, una deroga fino al 31 dicembre 2022 per i residui di acido fosfonico con il limite di 1 mg/kg per le colture arboree. Inoltre, per le produzioni vinicole si applica per l’acido etilfosfonico il limite di 0,05 mg/kg, tenuto conto della possibile trasformazione dell’acido fosfonico in acido etilfosfonico a causa della presenza di etanolo nei trasformati enologici.

La pubblicazione del Decreto è attesa a giorni, dopo le verifiche di competenza della Corte Conti. Il provvedimento del Mipaaf fa seguito a specifiche attività di ricerca avviate già nel 2014 con la collaborazione di FederBio e riprese nel 2016 specificamente per il comparto vitivinicolo con la collaborazione di Uiv.

Fra gli esiti di queste ricerche, l’evidenza che alcuni mezzi tecnici ammessi dalla legge, normalmente utilizzati nelle coltivazioni biologiche e in cantina, presentano contaminazioni da fosfiti anche significative.

Tutti gli elementi utili per comprendere le novità normative verranno illustrati da FederBio e Uiv il 3 agosto alle ore 11.00 nel webinar gratuito “Lmr fosfiti nel vino biologico: i passi avanti del nuovo decreto“.

Interverranno Roberta Cafiero, Dirigente Ufficio Pquai I-MipaaF, Alessandra Trinchera, Ricercatrice del Crea e Coordinatrice del Progetto Biofosf-Wine, Paolo Carnemolla, Segretario Generale FederBio, Paolo Castelletti, Segretario Generale Uiv, Daniele Fichera, Coordinatore del Comitato tecnico e normativo FederBio, Katia Guardini, Responsabile del Laboratorio di Uiv e Elisabetta Romeo-Vareille, Policy Officer Uiv.

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Bellanova: fondo di 1 miliardo per salvare l’Horeca

La ministra Teresa Bellanova ha ribadito oggi le intenzioni già espresse nel corso del Tavolo con la ristorazione voluto con il Ministro Patuanelli, il 29 maggio scorso. L’obiettivo è “Consentire il ripristino di questo importante sbocco commerciale”, attraverso “un Fondo per la ristorazione del valore complessivo di circa 1 miliardo“.

L’idea è quella di un sostegno al settore Horeca, colpito drammaticamente dalla crisi Covid-19, con ricadute pesanti sull’intera filiera agroalimentare, soprattutto nei segmenti d’eccellenza. Poi, per il settore turistico, è necessario “favorire il più possibile la fase di mantenimento in vita degli esercizi di ristorazione”.

Una “misura immediata che inietti liquidità per poter mettere queste imprese nelle condizioni di riattivare rapidamente le forniture di alimenti e che potenzi quanto già previsto nel Decreti Liquidità e Rilancio”, sostiene Bellanova.

Un Bonus Filiera Italiana di circa 5000 euro a fondo perduto diretto ai 180 mila esercizi pubblici di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali, per favorire i pagamenti delle prime settimane di riapertura e sostenendo al contempo sostenendo l’acquisto di prodotti italiani.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea la ristorazione italiana rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus.

A causa della pandemia i consumi extradomestici sono stimati in calo del 40%. Un duro colpo per l’economia nazionale se si considera che la spesa degli italiani per mangiare fuori casa prima del lockdown era pari al 35% del totale dei consumi alimentari per un valore di 86 miliardi di euro.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, e sul lavoro di 1,3 milioni di addetti. A pesare è anche la mancanza del turismo dall’estero con oltre 16 milioni di cittadini stranieri in vacanza in Italia nel 2019 durante i mesi di luglio, agosto e settembre che quest’anno rischiano di essere praticamente azzerati.

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Fondo di 1 miliardo per la ristorazione: così Bellanova vuole salvare l’Horeca

L’obiettivo immediato e più urgente? “Consentire il ripristino di questo importante sbocco commerciale”, attraverso “un Fondo per la ristorazione del valore complessivo di circa 1 miliardo“. Poi, per il settore turistico, è necessario “favorire il più possibile la fase di mantenimento in vita degli esercizi di ristorazione”.

La ministra Teresa Bellanova ha ribadito oggi le intenzioni già espresse nel corso del Tavolo con la ristorazione voluto con il Ministro Patuanelli, il 29 maggio scorso. L’idea è quella di un sostegno al settore Horeca, colpito drammaticamente dalla crisi Covid-19, con ricadute pesanti sull’intera filiera agroalimentare, soprattutto nei segmenti d’eccellenza.

Una “misura immediata che inietti liquidità per poter mettere queste imprese nelle condizioni di riattivare rapidamente le forniture di alimenti e che potenzi quanto già previsto nel Decreti Liquidità e Rilancio”, sostiene Bellanova.

Un Bonus Filiera Italiana di circa 5000 euro a fondo perduto diretto ai 180 mila esercizi pubblici di ristorazione per l’acquisto di prodotti agroalimentari nazionali, per favorire i pagamenti delle prime settimane di riapertura e sostenendo al contempo sostenendo l’acquisto di prodotti italiani.

Secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ismea la ristorazione italiana rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza coronavirus.

A causa della pandemia i consumi extradomestici sono stimati in calo del 40%. Un duro colpo per l’economia nazionale se si considera che la spesa degli italiani per mangiare fuori casa prima del lockdown era pari al 35% del totale dei consumi alimentari per un valore di 86 miliardi di euro.

Una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, e sul lavoro di 1,3 milioni di addetti. A pesare è anche la mancanza del turismo dall’estero con oltre 16 milioni di cittadini stranieri in vacanza in Italia nel 2019 durante i mesi di luglio, agosto e settembre che quest’anno rischiano di essere praticamente azzerati.

“Accogliamo con soddisfazione la proposta del Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova di istituire un fondo per indennizzi a fondo perduto per i ristoratori e ci rendiamo disponibili sin da subito per approfondirne i dettagli”, dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.

“Siamo lieti che i nostri appelli sulle difficoltà del settore abbiano trovato un riscontro in questa iniziativa – conclude Stoppani – che, al di là dell’aspetto economico tutto da valutare, ha un valore simbolico perché testimonia finalmente l’attenzione delle istituzioni ad un comparto troppo spesso sottovalutato, nonostante sia fondamentale per le filiera turistica e per quella agro-alimentare”.

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Agroalimentare, siglato il protocollo d’Intesa tra Guardia di Finanza e Icqrf

È stato siglato questa mattina, presso la caserma “Piave”, sede del Comando Generale della Guardia di Finanza, il protocollo d’intesa tra l’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e la Guardia di Finanza. Presenti per la firma il Capo Dipartimento dell’Icqrf, Stefano Vaccari, e il Capo di Stato Maggiore del Comando Generale della Guardia di Finanza, Umberto Sirico.

L’accordo, che trae origine dalle “consolidate sinergie già instaurate a livello locale”, prevede “il reciproco impegno a collaborare al fine di migliorare l’efficacia e l’efficienza complessiva delle misure a tutela del comparto agroalimentare“.

Particolare il riguardo “alle esigenze di contrasto delle frodi in danno al bilancio dell0Unione Europea, della contraffazione dei marchi industriali e delle violazioni alla proprietà intellettuale, nonché degli ulteriori illeciti economico-finanziari”.

L’Ispettorato metterà a disposizione delle Fiamme Gialle dati, informazioni e analisi di contesto utili al perseguimento delle finalità collaborative, che la Guardia di Finanza potrà autonomamente sviluppare nell’ambito dei propri compiti d’istituto.

È prevista, inoltre, la possibilità di programmare interventi ispettivi congiunti e, per la Guardia di Finanza, di accedere alle banche dati dell’Icqrf, “previa stipula di convenzioni tecniche”. Anche nell’ottica di coordinare ulteriormente le complementari procedure di controllo, potranno essere organizzati incontri di studio o ricerca, seminari e corsi di aggiornamento professionale a favore di personale di entrambi gli organismi.

A margine dell’evento presso la Caserma “Piave”, le autorità intervenute hanno espresso ampia “soddisfazione per la sottoscrizione della linea di partenariato, che rappresenta uno strumento di sostanziale potenziamento delle linee di presidio della legalità in un settore strategico per il rilancio dell’economia nazionale”.

Un protocollo virtuoso, insomma, che rafforza le proficue sinergie già in atto sui territori, valorizza e ottimizza l’azione a tutela della filiera agroalimentare contro ogni forma di concorrenza sleale.

Così la Ministra Teresa Bellanova a proposito dell’Intesa. “L’intesa – prosegue Bellanova – rappresenta uno strumento di sostanziale potenziamento delle linee di presidio della legalità in un settore fondamentale per il nostro Paese e la nostra economia, confermatosi strategico in questi mesi”.

“Un settore che va sostenuto contro pratiche illecite e frodi che rischiano di mettere fuori gioco le migliaia e migliaia di imprese che quotidianamente scommettono su qualità, eccellenza, rispetto delle regole. E al tempo stesso conferma la bontà dei nostri sistemi di controllo, tra i migliori al mondo”, conclude la ministra Bellanova.

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Food & Made in Italy Summit: l’agroalimentare per il rilancio post pandemia

Un’agricoltura sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico che possa giocare un ruolo di prim’ordine per il rilancio dell’economia nazionale dopo la recente pandemia.

È stato questo il tema portante del Food & Made in Italy Summit organizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con 24 Ore Eventi. Un confronto, moderato dalla giornalista Micaela Cappellini, fra aziende ed istituzioni sui temi dello sviluppo e dell’innovazione per rilanciare il settore simbolo del Made in Italy.

Una filiera, quella dell’agro-alimentare, che dai campi agli scaffali, alla ristorazione e all’horeca vale circa 538 miliardi di euro, pari al 25% del Pil nazionale

Una crescita sostenibile nel comparto agricolo che si può verificare solo se si crea valore economico, sociale ed ambientale nel lungo periodo. In questo una delle chiavi di lettura della sfida che aspetta l’Italia e l’Europa nel post Covid. Gli investimenti in sostenibilità richiedono tempo per il pay back ed il consumatore non è al momento disposto a pagare il sovrapprezzo, a maggior ragione con le difficoltà economiche dovute al lockdown.

Occorre una strategia di politica industriale che accompagni il comparto verso l’economia circolare, evitando al contempo che i mercati siano invasi da prodotti non sostenibili a prezzi competitivi.

La politica agricola comune è uno dei capitoli legislativi più importanti del New Green Deal, il progetto lanciato dalla Commissione Ue per traghettare l’Europa verso l’abbattimento delle emissioni gassose nocive e contribuire concretamente alla lotta contro i cambiamenti climatici”, ha spiegato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Politica che per risultare efficace con le sue declinazioni strategiche, Farm to Fork e Biodiversity, sarà perfezionata e riformata nei prossimi due anni, per entrare in vigore nel 2023.

Quadro politico-normativo che non potrà non tener conto dei cambiamenti dovuti al periodo storico. Le restrizioni per arginarne la diffusione del Coronavirsu hanno focalizzato l’attenzione sull’agroalimentare non solo come settore essenziale alla sussistenza, ma anche strategico per l’economia del Paese.

Un contesto nel quale si è rafforzata la centralità del cibo Made in Italy e si è sviluppata una nova economia di prossimità, fatta di un maggior commercio al dettaglio “local” ed un incremento del 120% dell’e-commerce alimentare che spingono ad una revisione dei processi di scambio.

La congiuntura socioeconomica scaturita dalla pandemia ha richiesto il superamento delle relazioni classiche per dare origine a vere e proprie reti d’impresa territoriale che puntano su tipicità agricole e alimentari del territorio, sul coinvolgimento attivo dei suoi attori, dagli agricoltori ai consumatori, passando per commercio e logistica”, afferma Claudia Merlino, Direttore Generale Cia Agricoltori Italiani.

L’IMBALLAGGIO COME STRUMENTO DI SOSTENIBILITÀ
Ruolo fondamentale nella filiera lo ricopre il settore del Packaging che ha adattato la propria capacità produttiva garantendo le consegne senza rotture di stock a fronte di picchi che nel mese di marzo hanno raggiunto il +40% e che diventa paradigmatico delle contraddizioni insite nella sostenibilità.

La plastica, tanto demonizzata quando si parla di inquinamento, è in realtà il materiale che sta garantendo l’integrità del prodotto alimentare durante la catena logistica. Additato per i danni che genera se dispersa nell’ambiente viene in realtà recuperata per oltre l’80% (dati Conai) e reincorporata fino al 90% nelle nuove produzioni.

L’emergenza Covid – sottolinea Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging – ha messo in luce la necessità di valutare prodotti e materiali in chiave di sostenibilità globale, con particolare attenzione alla sicurezza del consumatore e con dati oggettivi alla mano: rispetto ad un approccio del genere, gli imballaggi monouso in plastica per alimenti hanno e avranno ancora molto da dire”.

Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager Ilip, evidenzia come debba essere ripensata la tanto discussa Plastic Tax che “mette a rischio 3.000 aziende, con 50.000 dipendenti e 12 miliardi di fatturato. La plastica e gli imballaggi plastici in particolare, hanno bisogno di supporto per l’evoluzione che devono affrontare verso l’economia circolare; la Plastic Tax toglie ossigeno al settore e ne impedisce lo sviluppo, indebolendo il tessuto industriale nazionale”.

LA SITUAZIONE DELLA WINE ECONOMY
Il settore vitivinicolo italiano esce fortemente colpito dal lockdown. Il blocco dell’horeca ed il congelamento dell’export hanno dato un duro colpo ad un settore per sua natura già fortemente frammentato, se si pensa che la media è di tre ettari vitati a viticoltore.

Sono venuti a galla difetti strutturali che il comparto avrebbe dovuto affrontare già da tempo – dice Luca Brunelli, membro di Giunta Cia-Agricoltori Italiani con delega al settore vitivinicolo – come la mancanza di omogeneità di sistema, ora sempre più urgente di fronte allo spettro recessione che potrebbe orientare verso prodotti a prezzi bassi, a scapito della qualità. Le aziende che hanno investito su quest’ultima, infatti, anche nel comparto vitivinicolo, rischiano di non beneficiare realmente dei decreti anti-crisi”.

Chi ha retto meglio il colpo sono quindi le grandi realtà o le realtà cooperative, dove i grandi numeri ed un accesso più semplice al canale Gdo ha permesso di ammortizzare l’impatto e reindirizzare parte delle produzioni destinate all’horeca sulla grande distribuzione.

LA POSIZIONE DEL MINISTRO BELLANOVA
I lavori del Forum si sono conclusi con l’intervento della Ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova che ha sottolineato come

L’Italia la propria parte l’ha fatta ora tocca all’Europa. Il Governo ha riconosciuto la centralità dell’agricoltura stanziando all’interno del decreto Rilancio 1.150 milioni a favore del settore cui vanno aggiunti i 460 milioni destinati all’esonero contributivo per sei mesi dei lavoratori del florovivaismo, della zootecnia, dell’apicoltura e delle birre artigianali”.

“Ora un analogo riconoscimento deve venire dall’Europa che sia in sede di riforma Pac che nell’implementazione della strategia del Green Deal deve riconoscere il ruolo che gli agricoltori svolgono a favore della sostenibilità con risorse aggiuntive”, ha aggiunto la Ministra.

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Via libera alla vendemmia verde: 100 milioni di euro per la campagna 2020/2021

Con un investimento pari a 100 milioni di euro, la Conferenza Stato-Regioni ha sancito oggi l’intesa sul decreto Mipaaf, da adottare di concerto con il Mef, che attiva per la campagna 2020/2021 la misura della vendemmia verde, per la riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini a denominazione di origine ed a indicazione geografica.

Un intervento molto atteso dalla filiera vitivinicola, che si aggiunge alla misura distillazione di crisi del vino comune già attivata a fine giugno, per 50 milioni di euro. Si punta così a dare “risposte concrete ad un settore duramente colpito dall’emergenza Coronavirus, soprattutto per il blocco del canale Horeca”.

La riduzione volontaria delle uve di vini Do e Ig oltre ad avere come obiettivo il riequilibrio di un mercato in difficoltà, evidenzia la Ministra Bellanova, “punta a migliorare la qualità del nostro vino, per renderlo più competitivo su di un mercato che purtroppo sarà in sofferenza anche il prossimo anno”.

“Con le risorse messe a disposizione – prosegue Bellanova – puntiamo a coinvolgere una superficie di circa 140 mila ettari, vale a dire il 40% della superficie viticola italiana destinata a vini di qualità e a ridurre mediamente di 3 milioni di quintali l’uva destinata alla vinificazione della prossima campagna, cui corrispondono circa 2 milioni di quintali di vino”.

I produttori che decideranno di aderire alla misura avranno a disposizione un modello di domanda estremamente semplificato e pre-compilato, nel quale saranno quantificati gli obiettivi produttivi che ogni azienda dovrà raggiungere per ottenere il premio previsto.

“Dopo la distillazione di crisi – conclude Bellanova – prosegue quindi con grande determinazione l’impegno del Ministero per garantire risposte concrete alla filiera vitivinicola, Questo provvedimento attuativo arriva infatti ancora prima della conversione in legge del DL 34/2020 che ha stanziato le risorse destinate alla misura”.

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Campus Peroni: al via la raccolta dell’orzo da filiera italiana

ROMA – Dopo i mesi di lockdown, Campus Peroni ha inaugurato la stagione di raccolta dell’orzo con un evento presso la Società Agricola Pallavicini Mori di Roma, in presenza di rappresentanti istituzionali, associazioni di categoria, agricoltori della filiera, enti di ricerca ed universitari.

I progetti di Campus Peroni hanno l’obiettivo di valorizzare il malto 100% italiano e il valore di tutte le persone che lavorano sulla filiera, per contribuire alla realizzazione di un prodotto simbolo dell’eccellenza italiana.

Campus Peroni rappresenta un modello virtuoso e il punto di collegamento tra il mondo della filiera, della trasformazione, della formazione e della ricerca. L’obiettivo del progetto è infatti quello di promuovere e sostenere la cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo”, ha dichiarato Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne di Birra Peroni.

La filiera di Birra Peroni è composta da oltre 1.500 aziende agricole in Italia che coltivano 17 mila ettari di terreno. Nel Lazio sono circa 600 le aziende impegnate nella coltivazione di 7.100 ettari di terreno che producono oltre 22 mila tonnellate di orzo distico da birra, circa il 30% dell’orzo totale raccolto. Rilevante è anche la produzione di orzo in altre regioni italiane come Marche e Umbria (18,9%), Molise (14,3%) e Puglia (7,5%).

L’evento è stata anche l’occasione per presentare gli investimenti di Birra Peroni e della malteria Saplo. Gli investimenti in malteria hanno riguardato l’adeguamento alle normative di sicurezza più attuali e l’automazione dei processi di produzione grazie all’uso di tecnologie digitali.

Inoltre il progetto prevede la realizzazione di tre silos per un incremento di capacità di stoccaggio di 7.500 tonnellate con un aumento del 25% dello stoccaggio attuale, portando la capacità produttiva a 44 mila tonnellate/anno nel rispetto delle performance ambientali.

Malgrado il difficile momento – ha dichiarato l’Ad di Birra Peroni Enrico Galasso – abbiamo continuato ad investire nello stabilimento di Roma oltre 8 milioni di euro, per aumentarne la capacità produttiva, e altri 5 milioni di euro nella malteria Saplo che vanno ad aggiungersi ai 12 milioni investiti negli ultimi dieci anni. Questo sottolinea il nostro credere nell’Italia e nelle produzioni di qualità”.

“Continuare ad investire in una filiera 100% Made in Italy, nella formazione, nel trasferimento delle conoscenze e nell’agricoltura di precisione sono elementi essenziali per dimostrarsi sempre più attrattivi sia verso le nuove generazioni”, ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, intervenuta con un videomessaggio.

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Distillazione di crisi, via libera per 50 milioni di euro dalla Conferenza Stato Regioni

“Con il via libera in Conferenza Stato Regioni del Decreto sulla distillazione di crisi, cui viene assegnata una dotazione di 50 milioni di euro,rafforziamo le risposte al settore vitivinicolo e quell’eccellenza fortemente colpita dalla crisi del blocco del canale Horeca. Provvedimenti condivisi con il settore e con le Regioni attraverso un confronto serrato, e che oggi arrivano a maturazione”.

Così la Ministra Teresa Bellanova dopo l’approvazione nell’odierna riunione della Conferenza Stato Regioni che ha sancito l’intesa sul decreto Mipaaf che attiva, per la campagna 2019/2020, la distillazione di crisi del vino comune.

Inoltre, sempre nel DL Rilancio, è presente una modifica al cosiddetto testo unico sul vino, che prevede la riduzione della resa massima per ettaro delle uve destinate a vini comuni a 30 tonnellate, rispetto alle attuali 50 tonnellate.

La misura della distillazione di crisi, inserita nell’Organizzazione comune di mercato del vino, è finanziata con fondi comunitari ed ha il duplice obiettivo di ridurre le giacenze di prodotto e contribuire all’approvvigionamento di alcol etilico, da destinare prevalentemente alla produzione di disinfettanti.

Mentre la distillazione interviene a carico dei vini comuni, la riduzione della produzione è rivolta esclusivamente ai vini di qualità. I produttori potranno aderire volontariamente, con l’aspettativa di incidere anche sul miglioramento della qualità delle uve che troveremo in bottiglia a partire dal prossimo anno.

Un intervento strutturale che lancia “un messaggio chiaro sul percorso qualitativo intrapreso dal settore vitivinicolo italiano, sempre più legato alle produzioni di eccellenza, strettamente connesse con il nostro Made in Italy”.

“La distillazione di crisi – sottolinea la Ministra Bellanova – è solo la prima delle diverse misure che abbiamo programmato in favore del settore vitivinicolo per fronteggiare la crisi derivante dalla pandemia da Covid-19 e dal conseguente lockdown imposto dai Governi di tutto il mondo, che hanno bloccato le attività commerciali e turistico-ricettive, causando un incremento delle giacenze di vino e forti preoccupazioni tra gli operatori, soprattutto in vista della nuova vendemmia”.

È quindi necessario intervenire su più fronti per alleggerire il mercato ed evitare una sovraproduzione che potrebbe ripercuotersi non solo sull’andamento dei prezzi, ma anche sull’immagine delle nostre produzioni di qualità.

“Per questo – conclude Bellanova – in accordo con la filiera e le Regioni, è stata messa a punto una strategia complessiva che, oltre alla distillazione, prevede ulteriori importanti interventi, primo tra tutti quello riguardante la riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini di qualità, alla cui attuazione sono stati assegnati 100 milioni di euro attraverso il Decreto legge Rilancio”.

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Aliquota Iva sul vino al 10% al posto del 22%: la proposta di Fivi a Bellanova e Gualtieri

Abbassare l’aliquota Iva sul vino dal 22 al 10%, passando dall’ordinaria all’agevolata almeno per i prossimi tre anni e mezzo. È la proposta avanzata da Fivi “per favorire l’acquisto di vino e per sostenere il settore vitivinicolo” alle prese con le conseguenze del lockdown da Coronavirus. La lettera firmata dalla Federazione vignaioli indipendenti è da qualche giorno sul tavolo dei ministri Teresa Bellanova e Roberto Gualtieri, titolari dei dicasteri alle Politiche Agricole e all’Economia e Finanze.

L’aliquota Iva agevolata al 10% dovrebbe essere garantita dallo Stato fino al 31 dicembre 2023, se non oltre. Nella missiva, Fivi chiede inoltre di introdurre la possibilità di emissione della fattura solo all’incasso e il posticipo del versamento Iva delle fatture già emesse da marzo.

“Il primo comma dell’articolo 6 del DPR 633/72 – spiega la Federazione in una nota – prevede infatti che le cessioni di beni mobili si considerano effettuate nel momento della loro consegna o spedizione”.

Alla luce della situazione che ha portato alla sospensione di tutte le attività di somministrazione, tenuto conto che la loro ripresa ed il loro ritorno a livelli economici pre-pandemia saranno incerti, difficoltosi e lunghi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha chiesto ai Ministri che, fino al 31/12/2023, l’Iva relativa alle vendite di vino all’Horeca sia esigibile solo al momento dell’incasso delle fatture e non al momento della consegna o della spedizione”.

Di conseguenza, la richiesta contenuta nella lettera ai ministri Bellanova e Gualtieri è che “anche la fattura sia emessa solo dopo aver incassato il corrispettivo dovuto”. Una posizione che, per certi versi, avvicina Fivi alle “Linee guida per il mercato e la rete di agenti” dettate a metà aprile da Club Excellence, la cooperativa che raggruppa alcuni tra i maggiori distributori e importatori di vino del Bel paese.

Nel documento viene infatti sottolineato che la consegna degli ordini di vino in conto vendita è da evitare, in quanto “pratica non corretta, volta a far prevalere logiche più propriamente finanziarie e di elusione fiscale“.

Per le vendite già effettuate da marzo in avanti e per le quali è già stata emessa la relativa fattura di vendita, i vignaioli indipendenti Fivi richiedono di poter considerare l’Iva “in sospeso”, come avviene per le cessione alla Pubblica Amministrazione, “esigibile soltanto all’atto dell’incasso della stessa, precedentemente emessa”.

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Baldrighi (OriGin Italia): “Positive misure del Decreto Rilancio per Indicazioni Geografiche”

“Riteniamo importanti le decisioni assunte dal Governo con il DL Rilancio, grazie alla sensibilità e all’attenzione della Ministra Bellanova. In particolare per quanto riguarda le Indicazioni Geografiche con gli stanziamenti relativi all’ammasso privato, dove deve essere però definita una applicazione nazionale che sia coerente con le esigenze dei prodotti Dop, quelli a lunga stagionatura in particolare”. E’ questo il primo commento di Cesare Baldrighi, presidente OriGin Italia (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) al Decreto Rilancio, presentato ieri sera dal premier Giuseppe Conte e dalla ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova.

“Ma anche per l’aiuto agli indigenti – aggiunge Baldrighi – rispetto al quale sarà fatto da parte nostra tutto il possibile per rendere questa misura ancora più efficace, utile e qualitativamente elevata per le persone che ne hanno la necessità. Proprio sugli indigenti i Consorzi sono impegnati a rendere questa misura ancora più incisiva e concreta”.

Inoltre sono previsti 500 milioni di euro per le filiere in maggiore difficoltà e 100 milioni per il vino, in crisi a causa della chiusura a livello internazionale del canale Horeca. L’auspicio di OriGin Italia è che vadano a buon fine alcuni emendamenti che interessano le produzioni Dop e Igp e che attraverso i lavori parlamentari delle Commissioni agricoltura, possano sostenere in maniera migliore il settore.

Un ringraziamento da parte di OriGin Italia va alla ministra Teresa Bellanova al Presidente della Commissione Agricoltura On. Filippo Gallinella al Sotto Segretario Manlio Di Stefano, ai parlamentari Maurizio Martina, Susanna Cenni e al parlamentare europeo Paolo De Castro per la disponibilità dimostrata in questi mesi di emergenza sanitaria ed economica, riservando una particolare attenzione alla filiera agroalimentare, e alle indicazioni geografiche, che rientrano nelle misure previste dal Decreto come il Fondo indigenti, che prevede una copertura di 250 milioni euro.

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Petizione online della Rete Vignaioli #ilvinononsiferma: Conte e Bellanova nel mirino

È online da poche ore, sulla piattaforma Change.org, la petizioneInsieme per il vino italiano” della Rete Vignaioli che si riunisce attorno agli hashtag #ilvinononsiferma, #lavignanonsiferma e #laretedeivignaioli. La raccolta firme, che sta per raggiungere il quorum di 100 adesioni, è indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, e al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), Teresa Bellanova.

“Siamo vignaioli e produttori di vino italiano – si legge nel testo della petizione della Rete Vignaioli, così come nel memorandum – lavoriamo per l’eccellenza, per valorizzare la cultura e la civiltà del vino, per consolidare la reputazione del Made in Italy nel mondo. Difendiamo l’integrità dei territori e la bellezza dei paesaggi, che rendono straordinario il nostro Paese, e siamo custodi di ecosistemi unici, in un momento storico in cui la lotta al cambiamento climatico è altrettanto urgente”.

I nostri vini generalmente non vanno in grande distribuzione, ma sono venduti nei piccoli negozi specializzati, nelle enoteche e nei wine bar, nei ristoranti e nei luoghi dove fino a ieri tutti noi amavamo incontrarci, socializzare, condividere momenti di gioia”.

“Le conseguenze della pandemia – continuano i vignaioli su Change.org – hanno travolto tutto il mondo, compresa la nostra filiera: i nostri clienti sono stati obbligati alla chiusura e ancora non sappiamo quando, e in quali condizioni, potranno riaprire”.

Noi, però, non ci siamo fermati, perché la natura non si ferma! Le vigne germogliano, i lavori in campagna devono continuare e noi, custodi della terra, abbiamo continuato a lavorare, con tutti i costi ma nessun ricavo”.

“Oggi uniamo la nostra voce a quella di tutte le altre categorie economiche che sono state gravemente danneggiate dal lockdown – recita ancora il testo della petizione – per chiedere al Governo Italiano e alle Istituzioni Europee misure concrete per fronteggiare l’emergenza economica che sta mettendo l’Italia in ginocchio”.

“Chiediamo tempi brevi e certi per la liquidità, l’applicazione immediata dei Regolamenti europei per poter accedere ai fondi stanziati e proteggere con l’affinamento il vino che abbiamo prodotto, la riduzione del cuneo fiscale e la sburocratizzazione di tutte le procedure per metterci in grado di sopravvivere alla pandemia economica che rischia di distruggerci”, concludono i promotori della raccolta firme.

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Guerra Primitivo, Bellanova: “Mai in Sicilia”. Ottima notizia per la Glera palermitana

EDITORIALE – Civitella d’Agliano Igt, Colli Cimini Igt, Frusinate Igt e Lazio Igt. Sono le quattro le Igt (Indicazione geografica tipica) in cui figura il Primitivo, nel Lazio. Si aggiunga alla lista anche la Dop Matera, in Basilicata e il Falerno del Massico Doc, in Campania. Eppure, nelle scorse ore, dopo le pressioni ricevute dalla filiera pugliese (Consorzi, Confcommercio, Gal) la ministra Teresa Bellanova ha escluso la possibilità che il vitigno più noto della Puglia venga autorizzato in Sicilia. Un’ottima notizia per la Glera palermitana, i cui ettari vitati sono in crescita sull’isola, dal 2009.

L’uva con la quale si produce il Prosecco (in Veneto e Friuli) continuerà ad essere il vitigno minore più allevato in Sicilia. Senza il rischio della “concorrenza” del pugliese. “Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi Primitivo”, riferisce la titolare del Mipaaf in una nota.

“La legislazione Europea e i corrispondenti Decreti nazionali, come sa chi li conosce – continua Bellanova – proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove”.

“Purtroppo questa è un’epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po’ di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi”, è l’attacco della ministra al governo siciliano, guidato da Nello Masumeci.

“Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano un’eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum“.

La guerra del Primitivo sembra essere così terminata, a pochi giorni dalla chiamata alle armi del consigliere Pd pugliese Dario Stefàno, che senza mezzi termini ha parlato di “abuso” e “insopportabile mistificazione delle autoctonie” da parte della vicina Trinacria.

In Sicilia, come in altre regioni italiane – sottolinea Bellanova – non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti Primitivo ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l’indicazione in etichetta del nome del vitigno Primitivo”.

Nel Dm del 13 agosto 2012 (allegato 2) è infatti indicato senza equivoci come quella varietà “Primitivo” possa essere solo usata nell’etichetta di vini Dop o Igp della Puglia e delle regioni: Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna

“Pertanto – precisa Bellanova – nulla vieta che anche la Sicilia, dopo adeguata sperimentazione, lo classifichi prima in osservazione e poi lo dichiari eventualmente idoneo alla coltivazione. Resta il fatto che la coltivazione del vitigno Primitivo non consente in aree diverse dalle Dop e Igp indicate nel Dm 13 agosto 2012 (allegato 2), l’uso del termine varietale sulla bottiglia di Primitivo”.

Poi, l’ultima staffilata a Masumeci (nella foto sopra): “Una accortezza maggiore sarebbe consigliata anche in questo caso perché non si ingenerino allarmi ingiustificati e conflitti tra Regioni, soprattutto del Mezzogiorno che, anzi, dovrebbero e potrebbero fare della qualità e della valorizzazione delle loro eccellenze una battaglia comune e una strategia di posizionamento globale“.

La questione, in realtà, è ben più profonda e legata, certamente, alla potenzialità (commerciali) che la Sicilia potrebbe esprimere con il Primitivo in una (o più) delle proprie Igt o Dop, rispetto ad altre regioni italiane.

Qualcosa in grado di minare – ed ecco dunque il perché del feroce attacco alla Sicilia da parte della filiera pugliese, che non sembra affatto curarsi del Primitivo in altre regioni – un giro d’affari da 140 milioni di euro. Sono quasi 17 milioni i litri imbottigliati nel 2019: oltre 23 milioni di bottiglie, il +12% in più rispetto al 2018.

MA LA GLERA NO

A onor del vero, non può che essere di natura puramente commerciale la scelta della Sicilia di puntare sul Primitivo. E sarebbe ancora più lecito, se non fosse che l’isola l’isola dimentichi di valorizzare i vitigni già presenti.

Non ultimo il simbolo Nero d’Avola, rientrato in una Doc regionale che ha poco senso (almeno così come concepita oggi) per un vitigno così grandiosamente e diversamente espressivo, in base al singolo terroir in cui è presente: provare per credere la differenza tra un Nero d’Avola agrigentino e uno di Noto e Pachino.

Il management del vino siciliano esclude, peraltro, la necessità stessa di un lavoro di approfondimento sul vitigno, con una zonazione che potrebbe valorizzare le caratteristiche delle singole sottozone ed elevare – realmente – la qualità della produzione, consentendo di poterla esprimere anche in etichetta. Ben oltre, insomma, il divieto alla produzione del Nero d’Avola Igt.

Ma il vero mistero siciliano resta la Glera, autorizzata in diverse Igt sicule senza che il Veneto abbia mai mosso un dito (neppure il mignolo, per intenderci). Il noto vitigno a bacca bianca è stato introdotto in diversi disciplinari siciliani nello stesso anno in cui la varietà ha prendeva una strada diversa dal vino spumante Prosecco, il 2009.

Oggi la Glera è il “vitigno minore” più allevato in Sicilia, con 127 ettari sui 245 complessivi delle varietà prive di storicità, non autoctone o tradizionali. Evidente come la Glera palermitana sia meno “scomoda” del Primitivo pugliese, in Sicilia.

La politica (di destra e di sinistra) farebbe dunque bene a evitare di usare come colluttorio parole quali autoctonia, o formule retoriche come abuso del vitigno o mistificazione del chicchessia. Che ormai, le Dop, in Italia, hanno quasi tutte a che fare con una cosa sola: il commercio.

La solerzia con la quale Bellanova ha messo fine (forse) in poche ore alla “guerra del Primitivo” tra Puglia e Sicilia, non fa che confermarlo. Dall’altra parte della barricata, centinaia di famiglie del comparto vino ancora attendono misure concrete (o anche solo risposte alle proposte) per sollevarsi dalla crisi Covid-19. Cin, cin.

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Indicazioni geografiche, ministro Bellanova: “Dop e Igp perno politiche agroalimentare”

 

OriGin Italia (l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) sottolinea come l’azzeramento del canale Horeca a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 stia provocando gravi ripercussioni alle produzioni Dop e Igp italiane. Ad oggi non è possibile valutare con certezza i tempi della Fase 2 ma la filiera Horeca (Ristorazione-Turismo) sarà enormemente condizionata almeno fino a fine 2020.

Si prevedono, già a breve termine, filiere di produzioni Dop Igp con cali delle vendite anche oltre il 50% a 3 mesi, improvvisa difficoltà per l’export e decine di imprese specializzate con cali ancora superiori. Nel lungo periodo invece ci sarà da fare i conti con la concorrenza di prezzo di prodotti sostitutivi.

Questa l’analisi della situazione delle Indicazioni Geografiche contenuta in un documento presentato alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova durante una video chat alla presenza dei Consorzi di tutela e dell’europarlamentare Paolo De Castro.

Nel documento le proposte a supporto del sistema italiano delle Dop e Igp da sviluppare nei prossimi mesi. Fra queste: una campagna di promozione del Governo per il consumo di prodotti DopP e Igp nel mercato italiano; un’azione straordinaria attraverso il ritiro di prodotti ad Indicazione Geografica eccedenti; l’ammasso privato di prodotti Dop e Igp per conservare il valore delle produzioni Made in Italy di qualità ed evitarne la svalutazione.

Indicazioni Geografiche italiane che con 825 prodotti, grazie al lavoro di oltre 180mila operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti, hanno portato la DopEconomy a valere oltre 16,2 miliardi di euro alla produzione, con un peso del 20% del valore agroalimentare nazionale, con un export che supera i 9 miliardi di euro pari al 21% nell’export agroalimentare italiano.

“I Consorzi di tutela – ha sottolineato il presidente di OriGin Italia Cesare Baldrighi – hanno un ruolo primario anche in questa fase di ripartenza del Paese, essendo il sistema di riferimento per la filiera produttiva, operano su base collettiva, hanno la conoscenza diretta di tutti gli operatori e delle azioni di mercato. È fondamentale in questa fase prevedere una semplificazione delle procedure amministrative, in coerenza con le attuali limitazioni e sfruttando al meglio le possibilità tecnologiche e di comunicazione agile”.

“Il sistema delle Indicazioni Geografiche – ha detto la ministra Teresa Bellanova – resta il perno fondamentale delle politiche di sviluppo agroalimentare del Paese. E su questo chiedo una collaborazione da parte di tutti, del mondo associativo, dei consorzi e delle singole imprese, perché dobbiamo lavorare insieme per rafforzare le filiere e i rapporti fra i produttori primari ed i trasformatori proprio per mettere a valore il sistema geografico. Ma dobbiamo pensare anche al mondo dopo il Covid e le vostre proposte sono importanti e da quelle dobbiamo trovare una sintesi”.

“Non c’è la giusta consapevolezza della crisi dei prodotti di alta qualità ed Indicazioni Geografiche – ha affermato Paolo De Castro, Coordinatore S&D commissione agricoltura del Parlamento Europeo – è opportuno anche in Europa rendere più chiara la situazione, sia per il canale Horeca sia per l’export. Necessario inoltre in questa fase fare alcuni aggiustamenti sull’ammasso privato dei prodotti Dop e Igp, con fondi adeguati, misure di mercato e la necessaria flessibilità”.

“E’ necessario attivare al più presto un tavolo tecnico-consultivo fra i Consorzi di tutela, attraverso OriGIn Italia, ed i responsabili degli uffici Mipaaf e altri enti preposti, per affrontare la situazione specifica delle varie filiere Dop e Igp – ha precisato Baldrighi – Ma anche incentivare la Gdo a promuovere e privilegiare non solo i prodotti nazionali  ma a creare delle specifiche piattaforme Dop e Igp che presentino in maniera ben riconoscibile i prodotti italiani di origine certificati. Prevedere infine uno studio sul cambiamento dei consumi per capire al meglio le diverse evoluzioni e dei comportamenti di acquisto e prepararsi per rispondere adeguatamente alle richieste di mercato”.

Fra gli aspetti organizzativi per far ripartire il settore, il supporto all’innovazione digitale delle piccole imprese in modo da favorire un loro adeguamento all’attuale scenario di mercato, recuperare una parte delle perdite sul fronte Horeca sul mercato on-line e consentire un rilancio più rapido nel post-emergenza.

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Vino, Bellanova: “L’Ue apre a posticipi, deroghe controlli e distillazione volontaria”

ROMA – L’Ue ha aperto a posticipi sulle scadenze imminenti, a deroghe sui controlli, all’ammasso privato e alla distillazione volontaria. Lo ha reso noto il ministro Teresa Bellanova in occasione dell’informa odierna alle Camere. Tutti interventi chiesti a gran voce dalla filiera del vino italiano, che si sta dimostrando quantomai compatta al cospetto della crisi generata da Covid-19. Risale a ieri l’ultima lettera congiunta indirizzata a Roma dalle principali associazioni del Made in Italy enologico.

“Il vino – ha detto la titolare del Mipaaf – è uno dei settori fortemente coinvolti dal blocco dei canali commerciali. Ho all’Ue di attingere a tutte le risorse comunitarie previste nei diversi settori e coperti dal regolamento Ocm unica e dello Sviluppo rurale”.

“Molti risultati li abbiamo già ottenuti – ha aggiunto Bellanova – e la Commissione europea ha dato ampie aperture sui posticipi, sulle deroghe ai controlli, sugli ammassi privati e sulla distillazione per il vino. Credo che per i nostri produttori si tratti di notevoli facilitazioni per poter continuare a lavorare senza il peso di una burocrazia insostenibile soprattutto in questa fase”.

In particolare, risulta delicato il capitolo relativo agli ammassi privati. “Abbiamo inviato alla Commissione un documento, predisposto e concordato con le regioni, per attivare l’ammasso privato per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovicaprine”. Non per quello del vino, per il quale l’Italia “attende riscontro dalla Commissione nei prossimi giorni”.

L’ipotesi più papabile riguarda la distillazione volontaria. “La priorità è utilizzare i fondi Ocm, chiedendo l’attivazione della misura distillazione di crisi a livello Ue”, ha precisato nel suo intervento alle Camere il ministro Teresa Bellanova.

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“Vendemmia verde con risarcimento”: la filiera del vino scrive ancora a Bellanova

ROMA – “Uso dell’alcol di emergenza, distillazione controllata, vendemmia verde con risarcimento al viticoltore e ammasso privato”. Queste le richieste che la filiera del vino intende portare all’attenzione del Ministro delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Teresa Bellanova, per superare lo stallo del comparto generato da Covid-19. Ecco dunque la terza lettera indirizzata al governo da Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi.

È attesa da giorni anche una risposta di Bellanova alla proposta avanzata da WineMag.it in merito a un potenziale “soccorso” della Gdo al settore Horeca, con la mediazione del Ministero, per stilare un “Patto sul vino di qualità” nella Grande distribuzione organizzata. Un’idea che piace a Coldiretti nazionale e che gode del favore del segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti.

Patto sul vino di qualità, sì di Unione italiana vini a storico accordo Gdo-Horeca

Le nuove richieste delle associazioni di filiera convergono con quelle contenute nel Piano Salva Vigneti di Coldiretti, nonché sulla proposta di Assodistil relativa alla distillazione volontaria. Un’ipotesi, quest’ultima, ormai al vaglio del Mipaaf, come confermato proprio ieri da Bellanova.

“Per il settore vitivinicolo – ha annunciato il ministro – stiamo valutando un intervento per la distillazione volontaria. La priorità è utilizzare i fondi Ocm, chiedendo l’attivazione della misura distillazione di crisi a livello Ue”.

“Prima però – ha aggiunto Bellanova – occorre verificare quante risorse dell’Ocm non saranno spese entro il 15 ottobre 2020. Nel caso l’intervento non dovesse essere sufficiente proporremo nel DL una misura specifica integrativa”.

La crisi del settore del vino al cospetto di Covid-19, del resto, unisce in un unico coro piccoli e grandi produttori. Lo dimostrano i recenti appelli a Bruxelles della Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi, a cui per l’Italia aderisce Fivi) e dell’European Federation of Origin Wines (Efow).

LE PROPOSTE DELLA FILIERA

“In questo momento la priorità è garantire liquidità, fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa e dei suoi dipendenti, in attesa della ripartenza delle attività economiche”, ribadiscono le organizzazioni dopo la prima lettera in materia di misure economiche e fiscali a sostegno della liquidità delle imprese e la seconda sulla concessione di proroghe nella tempistica delle domande Ocm e di deroghe nell’esecuzione dei programmi, investimenti e promozione.

Le proposte riguardano il sostegno del mondo agricolo e vitivinicolo in particolare per il quale la filiera chiede l’avvio di un confronto immediato con l’obiettivo di individuare al più presto una strategia di sostegno e rilancio del settore, uno dei comparti agricoli più rilevanti per l’economia italiana.

Nello specifico, sono quattro le ipotesi avanzate dal mondo del vino per far fronte all’impatto dell’emergenza sul mercato vitivinicolo, in particolare nel segmento on-trade e nella vendita diretta in cantina, caratterizzato da una riduzione delle vendite.

La prima proposta riguarda l’uso dell’alcol per l’emergenza con l’opportunità per i produttori vinicoli di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile.

Le distillerie si dovrebbero fare carico del prelievo del prodotto, del trasporto e della distillazione. Resta inteso che, in questa catena, nessun anello dovrà conseguire un profitto. A ciò si aggiunge la necessità di fissare una misura di distillazione per far fronte alle giacenze e alla potenziale mancanza di capienza nelle cantine per le uve e i mosti per la prossima vendemmia.

Le organizzazioni ritengono però che debbano essere poste alcune specifiche condizioni per l’attivazione che, innanzitutto, “deve restare volontaria e non obbligatoria“. “Inoltre dovrà essere finanziata da adeguate risorse economiche, preferibilmente all’interno di un nuovo budget di emergenza per il settore a livello europeo”.

Con l’obiettivo, spiega la filiera del vino italiano, “di porre rimedio allo shock di mercato e alle conseguenze patite dai produttori, evitando distorsioni nel segmento dell’alcol uso bocca“.

Allo stesso tempo, “la misura della distillazione dovrà essere seguita, già a partire dalla prossima campagna vitivinicola, da una modifica delle disposizioni nazionali in materia di rese massime di uva per ettaro per i vini non a indicazione geografica, che tenga tuttavia conto delle diverse specificità produttive territoriali.

VENDEMMIA VERDE CON RISARCIMENTO

Tra le proposte più significative avanzate dalla filiera del vino a sostegno del settore agricolo c’è anche la misura della vendemmia verde. La filiera auspica che la misura possa essere attivata dalle regioni, con l’obiettivo di ridurre la produzione per la successiva campagna vendemmiale e che il Ministero proceda a una rimodulazione dell’attuale dotazione del Pns.

“In via generale – spiega la filiera – lo strumento della vendemmia verde, è destinato all’eliminazione del prodotto mentre si potrebbe esplorare la possibilità di introdurre una nuova misura transitoria destinata alla riduzione volontaria delle rese con un risarcimento al viticoltore o procedere con una modifica della misura stessa”.

“Data la mancanza di forza lavoro nella fase dell’anno nella quale la vendemmia verde è normalmente attivata (mese di giugno), il mondo del vino chiede inoltre lo spostamento del calendario, dando la possibilità di esercitarla anche nel mese di luglio”, continuano le associazioni nella terza lettera inviata alla ministra Teresa Bellanova.

L’ultima richiesta della filiera riguarda invece la possibilità, per alcune produzioni vitivinicole temporaneamente eccedenti o con difficoltà di sbocco sul mercato, di ricorrere all’ammasso privato per una parte del quantitativo in giacenza.

Questa misura, che piace appunto anche ai vigneron europei della Cevi, “potrebbe essere di supporto per alcune produzioni da invecchiamento che non troverebbero subito mercato nei mesi estivi quando auspicabilmente potrebbe riaprire il canale Horeca“.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Patto sul vino di qualità, sì di Unione italiana vini a storico accordo Gdo-Horeca

EDITORIALE –Unione italiana vini è disponibile al confronto e pronta a condividere idee e proposte su come il vino italiano potrebbe essere valorizzato ancora di più attraverso la Grande distribuzione organizzata“. Il segretario Uiv Paolo Castelletti commenta così la proposta di WineMag.it di un tavolo coordinato dalla ministra Teresa Bellanova al Mipaaf, che coinvolga i principali attori della filiera del vino italiano – comprese le realtà al momento estranee dal segmento Gdo come la Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) o VinNatur – allo scopo di redigere un “Patto sul vino di qualità” nella Grande distribuzione.

Un avallo, quello di Uiv, che arriva a pochi giorni da quello di Coldiretti, che si è detta pronta ad aderire alla discussione attraverso il responsabile nazionale settore Vino, Domenico Bosco. Una soluzione, quella del tavolo ministeriale Gdo-Horeca, che potrebbe avere risvolti positivi anche al termine dell’emergenza Covid-19, preservando almeno in parte le piccole e medie imprese dal pericolo dei dazi internazionali.

“Non dimentichiamo – sottolinea Paolo Castelletti – che già oggi, e sempre di più, la Gdo è orientata a offrire al consumatore la più vasta gamma di prodotti, anche ad alto valore aggiunto. Al contempo, la crisi che stiamo vivendo da più di un mese, oggi mette in ginocchio, più di ogni altra cosa, il canale on-trade, dove si vende il 33% del vino italiano, vale a dire circa 7 milioni di ettolitri solo in Italia. “Un segmento martoriato dal ‘lockdown’ e dall’azzeramento del turismo”.

“Chiediamo perciò al governo misure a favore di queste imprese – aggiunge a WineMag.it il segretario di Unione italiana vini – soprattutto Pmi con una forte propensione al mercato nazionale, che più di ogni altro stanno pagando la crisi, con ingenti interventi di liquidità”.

“Fondamentale, infine, dare ristoro al mondo horeca: temiamo, infatti, che tanti piccoli esercizi (enoteche, ristoranti, wine bar) possano scomparire a seguito della crisi. Quindi diciamo: bene i tavoli con la Grande distribuzione, ma allarghiamo la discussione a tutti gli attori di tutti i segmenti dove le aziende hanno creato valore, altrimenti la ripresa sarà molto dura”.

Mentre è attesa per le prossime ore una presa di posizione ufficiale della ministra Teresa Bellanova, i rumors che arrivano dall’Horeca e dalla Gdo risultano sempre più preoccupanti.

Da un lato centralini intasati dei buyer delle maggiori insegne nazionali della Grande distribuzione organizzata, chiamati a rispondere al pressing di numerose cantine – anche di grandi dimensioni – ora disponibili alla vendita delle linee di vini Horeca sugli scaffali della Gdo (impensabile, prima della crisi Covid-19).

Dall’altro, numerose cantine abituate a operare prevalentemente nei supermercati stanno contattando i pochi operatori Horeca rimasti aperti (prevalentemente enoteche, in importanti città italiane, come Milano) per “piazzare” a prezzi stracciati interi bancali di vino a Denominazione (Doc e Docg).

Una situazione paradossale, che dimostra la necessità di interventi immediati da parte del Governo, utili a evitare intrecci d’interessi incompatibili, se non regolamentati all’interno di un “Patto sul vino” che preservi gli operatori e i vignaioli abituati a dialogare con l’Horeca e offra alla Gdo la possibilità (forse irripetibile) di alzare l’asticella della qualità del vino a scaffale. Nell’interesse assoluto del Made in Italy enologico.

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