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Enoturismo

Rottensteiner e quel Maso appeso al cielo di Bolzano, tra le vigne del passito Cresta

Si chiama Maso Kristplonerhof ed è il perfetto connubio tra “ospitalità” e “dolcezza”. Non tanto per la particolare cura assicurata agli ospiti di uno dei più antichi “masi” altoatesini, le cui prime tracce risalgono all’anno Mille. Quanto perché le finestre del moderno boutique hotel da esso ricavato si affacciano sul vigneto che dà vita a un passito di Gewürztraminer tra i più interessanti (e qualitativamente costanti) dell’Alto Adige: il “Cresta“, che figura nella Top 100 Migliori Vini italiani di WineMag.it 2021.

Il “miracolo” si compie in località Guncina, proprio sopra Bolzano. Merito di una famiglia che ha saputo dividersi i compiti, quasi genealogicamente. Mentre papà Toni, il figlio Hannes Rottensteiner e la moglie Judith si occupano della cantina, Evi ha preso in mano le chiavi dell’ospitalità di Maso Kristplonerhof.

«I lavori di risanamento per la realizzazione di tre appartamenti nel vecchio fienile – spiega – si sono conclusi sul finire del 2019. La struttura era di proprietà del vescovo di Trento, motivo per cui la zona ancora oggi viene chiamata “Welschwinkel”, ovvero “Angolo italiano”».

Probabilmente il nome deriva dalla formulazione latina “Cresta piana“, che rimanda alla posizione del Maso, davanti al quale il vigneto scende leggermente, creando una stretta terrazza sul quartiere Gries di Bolzano.

Non solo Gewürztraminer tra le varietà allevate. Oltre al passito “Cresta”, nasce infatti qui l’omonima Schiava “Vigna Kristplonerhof”. La storia di Maso Kristplonerhof, peraltro, è tutta al femminile: passa di madre in figlia ormai da tre generazioni.

«Lo ho ereditato dai nonni materni – racconta Evi Rottensteiner – mia madre Rosl, primogenita di sei sorelle, col matrimonio si trasferì a Bolzano, nel maso Hofmannhof di proprietà di mio padre. Qui abitano ancora i miei genitori ed è il luogo dove hanno costruito insieme la cantina, gestita oggi da mio fratello Hannes. Anch’io sono nata e cresciuta là, trasferendomi al Kristplonerhof quando sono nati i miei figli Jan e Nora».

L’attuale “boutique hotel” è da sempre circondato da pascoli, vigneti e frutteti. A partire dal 1930 la famiglia ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla viticoltura, per produrre il vino da vendere direttamente nella trattoria di proprietà.

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Non essendoci più il bestiame, il fienile, tutelato dai beni culturali, è stato riconvertito in agriturismo, ma senza modificarne troppo l’aspetto, così da mantenerne intatto l’antico fascino. Sono stati ricavati tre appartamenti la cui progettazione e realizzazione è stata oggetto di particolare cura.

Ogni unità si trova su 2 piani, per una totale di 38 metri quadrati (quindi ideale per 2-4 persone) ma due unità sono collegate internamente e possono ospitare dalle 4 alle 8 persone.

Tutti i balconi sono esposti a sud, con vista sulle Dolomiti e sulla città di Bolzano, nonché sul vigneto tanto caro a Tenuta Rottensteiner, che si estende per 3,4 ettari. All’esterno è a disposizione degli ospiti un giardino molto curato.

Frutta e verdura vengono coltivate per uso privato, ma anche per gli ospiti che abbiano il desiderio di dedicarsi alla raccolta delle erbe e di vari tipi di verdura. Nel punto vendita ricavato in quella che era la cantina del maso, sono in vendita prodotti fatti in casa come marmellate, sciroppi, succhi, tisane, sale aromatizzato alle erbe, sughi e pesto.

E gli animali non sono scomparsi: ci sono gatti, conigli e galline che producono ottime uova per la colazione, punto di forza del Kristplonerhof. Il cestino del risveglio, preparato con cura in base alle preferenze dei singoli ospiti, è composto di pane fragrante, caffè o tè, latte, nonché dei prodotti del maso e della regione.

Prelibatezze locali come burro, marmellata, miele, uova, yogurt, succo di frutta e frutta fresca di stagione, vengono posizionate all’alba all’interno di una cassapanca, all’esterno dei tre appartamenti, pronte per essere consumate a colazione.

Giocoforza Maso Kristplonerhof è anche il punto di partenza di gite, passeggiate, escursioni in alta montagna, itinerari in mountain bike, equitazione e wellness, nonché della visita guidata e degustazione dei vini della Tenuta Rottensteiner.

ROTTENSTEINER: TRE VINI DA NON PERDERE

Alto Adige Doc Pinot Bianco 2019 “Carnol”
Due vigne contribuiscono all’assemblaggio delle uve di Pinot Blanc. La prima si trova a 850 metri, l’altra a 650 metri sul livello del mare. Vino che esalta il terreno ricco di porfido, la sapidità. Entra dritto come una lama e chiude fresco, con un accento di pietra bagnata e fil rouge sulla salinità, ben accostata alla pienezza del frutto.

Alto Adige Doc St. Magdalener Classico 2019 Vigna Premstallerhof
Rosso rubino, bellissimo nella sua brillantezza. Naso di frutti rossi, fiori di rosa freschi, lampone, e tocco di spezia. Perfetta corrispondenza in bocca. Allungo amaricante che invoglia la beva.

Alto Adige Doc Gewurztraminer 2018 “Cresta”
Giallo dorato. Naso freschissimo, sorso pure. Grandissima precisione sia nella parte olfattiva che gustativa. Frutta tropicale matura, miele, crema pasticcera che cedono il passo ad una beva scorrevole e soddisfacente. L’assaggio delle vecchie annate conferma la straordinarietà di questo nettare.

La 2017 conferma gran equilibrio acido-zuccherino, mentre la 2009, dopo qualche minuto di ossigenazione nel calice, sfodera con grande generosità le note tipiche del vitigno. La vena dolce, da annata calda, è esuberante. Ma la freschezza la controbilancia ancora una volta in maniera ineccepibile.

Il primo naso di Cresta 2004 è invece più diretto, molto franco: conserva le venature di frutta sciroppata e porta in dote una nota di caramello accompagnata da un tocco fumé. Vira poi su frutta secca, noci, arachidi, vivo e pieno.

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degustati da noi vini#02

Tenuta Rottensteiner: restyling delle etichette all’insegna dello stambecco


MILANO –
Ha scelto lo stambecco, Tenuta Rottensteiner, come simbolo del restyling grafico delle proprie etichette della Linea Classica. Un animale dalla postura decisa che, elevato sulle gambe posteriori, denota la rinnovata “voglia di fare” della cantina altoatesina.

Una realtà che, con le sue 450 mila bottiglie attuali (500 mila in prospettiva), spalmate su 24 tipologie di vino da 12 varietà di uva, intende confermarsi sui mercati internazionali come player d’avanguardia. Pur rimanendo profondamente legata alla propria tradizione pluricentenaria.

Uno sguardo deciso all’export dal quartier generale di Bolzano, insomma. Con gli occhi di un “muscolare” stambecco. Tutto tranne che una metamorfosi kafkiana, come confermato da Judith e Hannes Rottensteiner lunedì 4 marzo, in occasione del press-lunch al ristorante Al Maggese di via Serviliano Lattuada 17, a Milano.

Non è stato semplice trovare qualcosa che riuscisse a rappresentare il nostro desiderio di rinnovare l’immagine della nostra Linea Classica – evidenzia la coppia, terza generazione della cantina altoatesina -. Lo stambecco è un animale di carattere, che ricorda a tutti da dove veniamo: l’Alto Adige. La sua n posizione eretta denota coraggio: quello che intendiamo mettere noi, per dare nuovo slancio alla Tenuta, guardando ai mercati internazionali”.

Non finisce qui. Oltre allo stambecco cambia anche la forma della bottiglia, realizzata appositamente per Rottensteiner da una vetreria specializzata, con un accordo di esclusiva per 10 anni.

“Si tratta di un mix tra la renana e la borgognotta – spiegano ancora Judith e Hannes – con lo stambecco inciso sul vetro, in posizione frontale, proprio sopra alle nuove etichette”. Cambia la forma, dunque, ma non la sostanza.

Tenuta Rottensteiner continuerà di fatto a contare sui 10 ettari di vigneti di proprietà nei Comuni di Bolzano, Bronzolo, Caldaro e Appiano sulla Strada del Vino, oltre ai 70 ettari dei conferitori storici della cantina.

Si tratta di circa 50 famiglie dislocate nei territori più vocati alla viticoltura dell’Alto Adige, sulla striscia che collega Bolzano a Bressanone, nel cuore della Valle Isarco.

Oltre alle 14 etichette della Linea Classica, Rottensteiner produce 4 vini “Cru” e 4 vini da lungo affinamento (Linea Select), oltre a un passito e all’ultimo arrivato, la Cuvèe “Kitz”. Ecco come si presentano le ultime annate in commercio

LA DEGUSTAZIONE

Vigneti delle Dolomiti Igt Bianco 2018 “Kitz”: 86/100
Un blend pensato per un consumo agile e scattante, come quello dell’aperitivo. Apprezzato anche dal mercato italiano, pur essendo stato concepito per quello tedesco. La vendemmia 2018 presenta una prevalenza di Sauvignon, completata da Pinot Bianco, Pinot Grigio e Chardonnay. Un vino semplice, ma non banale: beverino e spensierato.

Alto Adige Pinot Bianco Doc 2018: 88/100
Ottenuto dall’assemblaggio delle uve di due diversi vigneti, capaci di conferire struttura e sapidità da un lato e polpa dall’altro. Le due “fasi” sono evidenti e si manifestano già al naso. Ma il nettare promette un equilibrio efficace, ai fini della complessiva piacevolezza.

Alto Adige Doc Pinot Grigio Doc 2018: 87/100
Naso giocato sul frutto e sulla frutta matura a polpa bianca, con piacevole accenno minerale. Ingresso di bocca piuttosto dritto, per poi assistere all’esaltarsi della vena fruttata, di buona precisione.

Alto Adige Doc Chardonnay 2018: 89/100
Un vino giustamente morbido, che fa della buona complessità la sua arma vincente, rispetto agli altri assaggi della Linea Classica di Tenuta Rottensteiner. Bello, in particolare, il finale che si accende su una freschezza tesa al balsamico, con accenno di spezia bianca.

Alto Adige Doc Sauvignon 2018: 88/100
Si tratta del blend delle uve di due diversi appezzamenti. Un Sauvignon tipico, ma non giocato solamente sulle erbacee. A dire la verità, naso e sorso sono piacevolmente giocati su note di sambuco e venature speziate-balsamiche.

Alto Adige Gewürztraminer Doc 2018: 85/100
E’ il vino della batteria che risente di più della necessità di equilibrio che potrà dargli solo il vetro (ovvero la bottiglia). Frutto maturo dosato e nota mentolata al naso accanto al classico litchi, così come scorza d’arancio e alloro netto.

Buona la corrispondenza gusto-olfattiva, con il nettare che esprime una nota speziata in chiusura, prima di un centro bocca che ne rivela lo spirito giovanile. Ecco, a proposito: non abbiate paura di far “invecchiare” il Gewürztraminer, quando lo acquistate. Il vino ne gioverà in termini di complessità.

Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc 2018 Vigna Premstallerhof: 89/100
Una Schiava già in forma, nonostante si trovi in bottiglia da poco tempo. A tratti vinosi caratteristici si affiancano note fruttate precise, di ribes e lampone.

Già al naso il vino rivela il suo carattere speziato, che si ritrova in un palato bandistico, in crescendo. Ingresso tendente al fruttato morbido, per chiudere (addirittura) su note speziate e fumè leggere.

Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc 2016 Select: 91/100
Unico vino secco nella batteria di Tenuta Rottensteiner di una vendemmia precedente alla 2018. Non a caso si tratta di una Riserva.

Particolare attenzione a uno dei tre vigneti assemblati, dove viene effettuata una selezione severissima delle uve.

Ne risulta un vino di gran struttura, corpo e gastronomicità, con il plus di una beva straordinaria, garantita da una freschezza viva.

I sentori dominanti sono quelli del frutto di bosco, impreziositi da una vena minerale e da richiami naso-bocca di brace.

Bella anche la nuova veste grafica dell’etichetta: un nero elegante con scritte (e stambecco) oro. Ottimo anche il rapporto qualità prezzo per chi acquista direttamente in cantina: 17,50 euro.

Alto Adige Gewürztraminer Doc passito 2016 “Cresta”: 92/100
Si tratta dell’unica etichetta che non ha subito variazioni nel maquillage grafico voluto da Judith e Hannes Rottensteiner. Un vino che ha fatto la storia della Tenuta altoatesina, prodotto dal 1999. Fresca acidità e frutto maturo in grande equilibrio, per un passito che non stanca e chiama il sorso successivo.

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