Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Taurasi Docg Riserva 2015 Duecape, De’ Gaeta – Az. Agr. Kumor Bozena (14%).
Fiore: 8.5 Frutto: 9 Spezie, erbe: 9 Freschezza: 8 Tannino: 7.5 Sapidità: 8 Percezione alcolica: 6 Armonia complessiva: 8.5 Facilità di beva: 7 A tavola: 9.5 Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Taurasi Docg 2019 Fusonero, Villa Matilde (15%).
Fiore: 8.5 Frutto: 9 Spezie, erbe: 8.5 Freschezza: 7.5 Tannino: 7.5 Sapidità: 8 Percezione alcolica: 6 Armonia complessiva: 9.5 Facilità di beva: 6.5 A tavola: 9.5 Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
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L’Aglianico dei Campi Taurasini è quel ragazzetto che si presenta in tuta al matrimonio di un parente. Un po’ inadatto, forse. Ma tutto sommato perdonabile. In primis per l’età. E poi per la consapevolezza di non essere lui il festeggiato. All’ombra di un colosso muscoloso e strutturato come il Taurasi (lui sì, sempre, il re della festa), l’Aglianico dei Campi Taurasini sembra vivere un momento d’oro, sull’onda di una presa di coscienza dei propri mezzi al cospetto dei gusti dei consumatori moderni. Merito dei produttori dell’Irpinia, che a Campania Stories 2023 hanno sfoggiato amabili profili fruttati e sorsi sapidi e tesi per quelli che, fino a ieri, potevano essere considerati i “vini base” di una gamma aziendale al cui vertice – inamovibile – figura per l’appunto il Taurasi.
Un primato che non è in discussione. Tuttavia, la nuova profilazione del Campi Taurasini come vino rosso un po’ funky, nel suo essere splendidamente territoriale ed elegantemente rustico, può portare questa tipologia a entrare di diritto nella scia ormai segnata in Campania dal Piedirosso: quella del “cavallo di Troia”, in grado di trainare con sé anche le vendite del Taurasi, sui mercati internazionali più evoluti. Certo ci vorrà costanza qualitativa, nei prossimi anni. Le premesse fanno ben sperare. Ecco dunque i migliori assaggi di quella che, lo ricordiamo, è una sottozona della Doc Irpinia che condivide con la Docg Taurasi l’intero territorio di produzione.
Ai comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemileto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano si aggiungono quelli di Gesualdo, Villamaina, Torella dei Lombardi, Grottaminarda, Melito Irpino, Nusco e Chiusano San Domenico. Vini e areale da monitorare con grande attenzione, ma non per la possibilità di trovarsi di fronte a “Piccoli Taurasi“, bensì per l’opportunità di assaporare grandi rossi, capaci di raccontare – con classe assoluta – le peculiarità del vitigno Aglianico.
Bel frutto e bella freschezza per questo Aglianico che si lascia ricordare per le note di ciliegia e di arancia sanguinella e per un tannino di prospettiva, che non oscura il sorso fruttato. Vino già godibile e ancor più apprezzabile col giusto accompagnamento gastronomico, con ottime prospettive di ulteriore, positivo affinamento. 91/100
Irpinia Campi Taurasini Doc 2019, De’ Gaeta
Difficile trovare un Aglianico che abbini tanto frutto e, al contempo, tanta profondità. Il gioco è fatto col Campi Taurasini di De Gaeta, cantina che si è affacciata tutto sommato da pochi anni nel settore, con i fratelli Salvatore e Bruno (la prima vendemmia è la 2015). Un vino che è sfoggio assoluto dei primari e del frutto del vitigno, ma anche spezia e balsamicità, prima di un finale leggermente sapido, che rende la beva instancabile. Un nettare che è essenza della varietà. 92/100
Irpinia Campi Taurasini Dop 2020 “Case Arse”, Giovanni Carlo Vesce
Frutto rosso (ciliegia) e mora di rovo perfettamente matura al naso, ricordi preziosi di erbe della macchia mediterranea. In bocca un tannino splendidamente lavorato, che gioca con la polpa. Vena minerale-salina a fare da spina dorsale a un sorso più che mai goloso, giocato sul frutto. Allungo e chiusura rosso croccante. Vino di prospettiva. Nella foto di copertina lo splendido vecchio vigneto da cui nasce questo vino. 93/100
Irpinia Campi Taurasini Dop 2019 “Costa Baiano”, Villa Raiano
Altro vino di gran carattere, che pur conserva in grande evidenza il profilo fruttato. È questo, di fatto, il profilo vincente del Campi Taurasini, nel segno di un equilibrio tra le componenti che non necessita, forzatamente, lunghissimi affinamenti. Eppure ecco un’impronta tannica importante, così come decise sono la spalla acida e il profilo vagamente balsamico. Vino che darà (ancor più) il meglio di sé col passare del tempo. 93/100
Irpinia Campi Taurasini Dop 2019, Di Prisco
Grandissima purezza e concentrazione del frutto, tra il rosso e il nero, tra la ciliegia perfettamente matura e la mora. Non manca un bel corredo di erbe della macchia mediterranea, cui fa eco un bouquet di viole e fiori di lavanda. Si conferma un grande vino anche al palato, su ritorni di agrumi rossi (sanguinella) e frutta a polpa rossa. Allungo fresco, leggermente sapido, per un vino che brilla in tipicità e ha tanta vita davanti. 94/100
LE “VECCHIE” ANNATE A CAMPANIA STORIES 2023
Si tratta di annate recenti, dunque delle vendemmie di Campi Taurasini da poco sul commercio. Ma a dimostrare che l’ottimo lavoro su questa sottozona della Doc Irpinia non sia cominciato oggi – pur con canoni stilistici non esattamente paritetici – vengono in aiuto gli assaggi alla cieca di annate più vecchie, presenti a Campania Stories 2023.
L’Irpinia Doc Campi Taurasini 2017 de Il Cortiglio (91/100), tutt’altro che arreso allo scorrere del tempo, convince per la splendida dolcezza dei tannini e per il profilo balsamico, fresco, speziato. Benissimo anche l’Irpinia Campi Taurasini Dop 2016 “Cretarossa” de I Favati (93/100), altro vino dai tannini dolci che rivela ancora prospettiva, stabile al vertice della propria curva evolutiva.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Taurasi Riserva Docg 2017 di Vigne Guadagno è uno dei vini presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Aglianico in purezza, che si riflette nel rubino intenso dai riflessi purpurei. Naso elegantissimo, succoso: ciliegia, fragolina di bosco, lampone, ribes maturo, ma anche mora selvatica.
Il tutto su un sottofondo fresco, che parla di sottobosco, di muschio, di mentuccia. In bocca un’ottima corrispondenza, in un quadro altrettanto elegante. Delizioso anche in allungo, il Taurasi Riserva Docg 2017 di Vigne Guadagno. Gran persistenza sull’agrume rosso che stuzzica tannini di prospettiva, già in cravatta. Vino all’inizio del suo lunghissimo percorso di vita.
Guida top 100 - 2023
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Il Report sull’analisi dell’andamento del mercato delle uve da vino nel 2020 promosso da Unioncamere e Bmti realizzata a partire dai prezzi rilevati dalle Camere di Commercio evidenzia l’andamento particolare per il settore vitivinicolo nel 2020.
Durante la vendemmia del 2020, in Italia, sono stati raccolti oltre 70 milioni di quintali di uve da vino (elaborazione Bmti su dati Istat), corrispondenti ad un aumento del 3% rispetto al 2019 e del 2% rispetto alla media del quinquennio 2015-2019. Questo incremento è il risultato di un andamento climatico che, nel complesso, ha favorito la maturazione dell’uva e la sua buona qualità.
Come altri comparti dell’agroalimentare, però, anche il mercato vinicolo ha risentito dell’impatto della pandemia. A fronte del buon andamento nelle quantità, con l’Italia che mantiene la leadership mondiale nella produzione di vino, meno positivo è stato il riscontro nei listini all’ingrosso a causa della chiusura totale dell’Horeca durante il lockdown di marzo e aprile e le successive chiusure parziali nell’ultima parte dell’anno.
A subirne maggiormente le conseguenze sono stati proprio i vini di qualità che sono i più consumati nella ristorazione. Secondo i dati di Unioncamere e Bmti, i prezzi del vino hanno subito un calo medio dell’1,4% rispetto al 2019. Più accentuata però la flessione in chiusura d’anno, con un calo a dicembre del 5% su base annua.
Pur con importanti eccezioni, il 2020 ha segnato ribassi anche per i prezzi delle uve da vino di diverse aree produttive del nostro paese. In particolare, tra le uve venete, si è registrato un ribasso del 6% annuo per le uve Glera atte alla Docg Conegliano Valdobbiadene, sebbene si tratti di un calo meno accentuato rispetto al biennio 2018-2019.
In leggero recupero, invece, le uve con cui viene prodotto l’Amarone (+5%). Spostandosi sul Lago di Garda si è osservata una ripresa anche per le uve del Lugana, rilevate sia dalla Camera di Commercio di Verona che di Brescia. In Lombardia, prezzi in calo per le uve atte a produrre Franciacorta e per le uve destinate ai vini dell’Oltrepò Pavese.
In Piemonte, è proseguita nel 2020 la crescita per le uve del Barbera d’Asti mentre si sono rilevati ribassi nel Cuneese per le uve di Barolo, Barbera d’Alba, Dolcetto d’Alba. Tra le uve destinate ai grandi rossi toscani, si confermano stabili sui livelli del 2018 e 2019 quelle del Chianti Classico mentre sono risultate in calo quelle del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano.
Al Sud, tra i vitigni irpini, si è registrata stabilità per le uve Aglianico per il Taurasi e un calo quelle per il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo, i cui valori rimangono però superiori alla media del quinquennio 2015-2019. Forte aumento rispetto all’annata 2019, invece, per le uve pugliesi.
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EDITORIALE – Chiamatelo pure “sovranismo autostradale”. Questi i toni dell’ultima, assurda battaglia della Coldiretti di Avellino, che denuncia l’assenza di vini Irpini come il Taurasi, il Fiano e il Greco di Tufo Docg non dalla prestigiosa enoteca Pinchiorri di Firenze, bensì – udite, udite – dai banchi degli Autogrill della provincia campana.
Se confermate, le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta del Mezzogiorno dal presidente della sezione avellinese del sindacato, Francesco Acampora (nella foto, sopra), avrebbero del clamoroso. In particolare, il riferimento del massimo esponente della Coldiretti è alle 6 stazioni di sosta avellinesi dell’A16 Napoli-Canosa.
«Il brand Irpinia – sostiene Acampora – è un valore consolidato, ma sparisce in spazi che dovrebbero essere vetrina del territorio, a partire dal prodotto bandiera della nostra provincia (il vino, ndr). Un’azione di marketing territoriale non può prescindere dalle principali direttrici autostradali».
E ancora: «Le stazioni di sosta sono spazi di promozione, che devono accogliere i visitatori e condurli alla scoperta delle eccellenze produttive e dei percorsi culturali. Ma per incontrare la domanda, occorre strutturare l’offerta e l’Irpinia può avere uno spazio dedicato alle eccellenze, così come già accade in altre regioni».
L’atto di accusa e di «sollecitazione», come riferisce sempre la Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbe rivolto a Camera di Commercio (!), Pro Loco (!), Consorzio di Tutela dei vini d’Irpinia (!) ed enti locali (!).
Una delle ultime promozioni di Autogrill su alcune note Denominazioni del vino italiano
È a questi organismi che tende la mano Maria Tortoriello, vicepresidente di Coldiretti Avellino: «Siamo disponibili alla collaborazione con tutti per costruire una strategia di promozione che, oltre al vino, metta in evidenza le altre eccellenze: dal formaggio al tartufo, dai torroni alle castagne, dall’olio alle farine e alle cipolle».
Dichiarazioni, quelle della dirigenza avellinese di Coldiretti, che aprono interrogativi eclatanti sulla federazione campana della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti. Acampora e Tortoriello conoscono i meccanismi di selezione dei vini del Gruppo Autogrill, Società per azioni presente in 31 Paesi di 4 continenti, in circa mille location, con 4 mila punti vendita (tra cui 150 aeroporti)?
Che interesse ha Coldiretti Avellino a spingere le vendite dei vini dell’Irpinia in un canale non specializzato e spesso chiamato in causa (a torto, o a ragione) per le politiche di prezzo dequalificanti di alcune note Denominazioni (Barolo a 9,99 euro, Brunello di Montalcino e Amarone della Valpolicella a 14,99 euro)?
Il compito di Coldiretti Avellino è difendere le realtà locali e artigianali o le cantine capaci di produrre milioni di bottiglie, interessate quindi a canali “di sfogo” remunerativi (e di difficilissima penetrazione, chiedere per credere a chi già opera nelle stazioni di servizio autostradali) come Autogrill?
Coldiretti Avellino è davvero convinta dell’interesse delle realtà artigianali irpine (vitivinicole e non solo) di vedere i propri prodotti sui banchi di un grande “insegna pop”, nonché “mordi e fuggi”, come Autogrill? A che prezzo?
Inoltre: Coldiretti Avellino pensa di favorire l’ingresso dei produttori irpini in Autogrill per poi lamentarsi delle logiche di prezzo e delle leve promozionali dell’insegna, o è già pronta a girarsi dall’altra parte e indirizzare altrove le proprie «rilevazioni»? Ma soprattutto: che diamine c’entra (tra gli altri) laPro Loco?
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ROMA – Il premio Miglior Cantina d’Italia 2021 di Winemag.it va alla cantina Terre di Petrara di San Mango sul Calore, comune della provincia di Avellino, in Irpinia. Una realtà capace di affermarsi in una fase cruciale: quella del passaggio generazionale, all’iterno della famiglia Simonelli.
“Questo premio che ci ha emozionato – sottolinea Giuseppe Simonelli, architetto e responsabile oggi della cantina di famiglia – perché abbiamo immaginato la gioia che avrebbe potuto dare ai nostri nonni e a chi ci ha messo in condizione di entrare in questa realtà. L’obiettivo di mantenere il sapore dei vini come era una volta si è rivelato un cardine fondamentale per raggiungere questo traguardo durante una degustazione alla cieca delle bottiglie”.
“Si tratta di un premio che ci stimola a continuare lungo la strada intrapresa e a ricercare una qualità sempre maggiore, pur conservando la tradizione”, fa eco Claudia Simonelli, economista e grande appassionata di vendemmia, appena reduce dalle fatiche sul campo.
Il grande valore aggiunto deriva proprio da quei terreni delle nostre proprietà e dalle loro caratteristiche straordinarie. Siamo sempre più certi che oltre il marchio ci sia un prodotto che offre la testimonianza dei sapori autentici: questo riconoscimento è proprio un invito a non cambiare mai le cose importanti”.
“Nell’ambito della degustazione alla cieca – commenta Davide Bortone, direttore di WineMag.it – la redazione si è espressa con voto unanime sul premio a Terre di Petrara, Miglior cantina d’Italia 2021. L’Irpinia è una terra straordinaria”.
“Dipinta così bene nel calice, mostra quanto la strada intrapresa da una larga parte della Campania del vino sia quella corretta: qualità, riconoscibilità delle peculiarità del terroir e grande lustro ai vitigni locali. Un premio – conclude Bortone – che, ci auguriamo, serva ad accendere la luce sull’Irpinia anche dal punto di vista dell’enoturismo, vera chiave del futuro di tutto il Made in Italy enologico”.
L’EVENTO
La premiazione e il momento conviviale con gli esperti del settore si è tenuto a Roma presso il ristorante Sa Cardiga, in sardo “La Graticola”. I titolari Alessandro Biagiotti e Alberto Boi con lo Chef Andrea Catania hanno proposto per una volta un menù dalle venature, dai colori e dai sapori della Campania felix e dell’Irpinia, con caciocavallo impiccato, scialatielli alle melanzane e manzo di prima qualità, innaffiato dall’ottimo Taurasi Docg e dal Fiano di nobile provenienza.
Dal prossimo 22 ottobre, a cadenza settimanale verrà inaugurata una Wine Experience in centro a Roma, presso lo Spazio Canova 22, nell’omonima traversa di Via del Corso, nei locali di un’antica fornace per il pane. Sarà proposta una degustazione di vini e prodotti tipici che vedrà come protagonista l’Irpinia.
“Periodicamente – prosegue Giuseppe Simonelli – vorremmo in futuro dare la possibilità di fare un’esperienza diretta nella nostra terra, per visitare i vitigni, la cantina e degustare i prodotti direttamente sul luogo di produzione. In termini di promozione e digitalizzazione, tra poche settimane attiveremo il nostro e-Commerce, che permetterà una più semplice e sicura pianificazione degli ordini”.
Il sito www.terredipetrara.it invece è attivo e consultabile per tutte le informazioni che riguardano l’azienda e i vini. “La logistica verrà semplificata in modo da ottimizzare ogni trasporto e velocizzare i tempi di risposta in modo intelligente e funzionale”, anticipa Simonelli.
“Gli obiettivi futuri della nostra azienda – prosegue il giovane manager – fanno parte di un ampio programma di pianificazione che prevede eventi, esperienze, promozione, logistica e nuovi prodotti”.
Per ora è stata avviata una produzione limitata che riguarda il Taurasi magnum ed il Taurasi riserva. A breve si intenderà inaugurare la commercializzazione dell’olio di oliva, altra eccellenza Irpina.
TERRE DI PETRARA E L’IRPINIA
Terre di Petrara si trova a San Mango al Calore, nella verde Irpinia, la parte più interna dell’entroterra campano. Questa zona, caratterizzata da un paesaggio collinare e dalle distese boscose, rappresenta un luogo intriso di memoria e di antica cultura.
Qui ha inizio la storia della famiglia Simonelli, che da secoli raccoglie i frutti della propria terra. Al 1816 risalgono le prime scritture ufficiali di questo percorso, oggi fedelmente riportati sulle etichette delle bottiglie.
La produzione a carattere locale era riservata a pochi intimi fino al 2009, quando i tre fratelli Giuseppe, Alberto e Mario Simonelli decisero di proporre i vini al pubblico affinché fossero apprezzati anche al di fuori dei propri confini. A vegliare sulle coltivazioni vi è una maestosa quercia centenaria, testimone della storia della Famiglia e del suo territorio, che oggi si pone quale simbolo nel logo di Terre di Petrara.
“Noi consideriamo il vino come convivialità e come atto di generosità – sottolinea Claudia Simonelli –. Nei tempi in cui le case dei nostri nonni erano aperte a tutti, si utilizzavano questi prodotti come momenti dello stare insieme. Ci piace immaginare che le persone che aprono questo vino vogliano cogliere l’occasione per condividere con i propri cari e amici i loro momenti più intimi”.
“Terre di Petrara – continua – è una realtà nuova per noi giovani che ci inseriamo in un mondo che prima vedevamo solo da lontano. Curiosi e determinati ad imparare il mestiere, abbiamo approfondito i temi legati alla terra, alla viticoltura e alla produzione, stimolando una grande passione per queste attività”.
La nostra missione consiste nel portare l’Irpinia al di fuori dei confini attraverso le sue meraviglie: questa terra può diventare un attrattore naturale nonché un motore che attiva un circuito basato sui prodotti e sui frutti della terra. Del resto le castagne, le nocciole, le olive, i formaggi e i salumi sono tutti prodotti che in Irpinia raggiungono altissimi livelli di qualità”.
“Noi giovani – conclude Claudia Simonelli – abbiamo il ruolo di proseguire un lavoro iniziato da molti anni e cercare di espandere la cultura dell’entroterra campano. La sfida più grande è stata quella di conservare il sapore originale gustato da chi stappò quel vino la prima volta, imbottigliando l’autenticità e lo stile che da sempre contraddistinguono la tradizione familiare”.
LE ORIGINI E LA CANTINA
La tradizione vitivinicola della famiglia Simonelli risale al 1816, anno in cui compaiono alcune documentazioni che testimoniano l’utilizzo dei terreni per la coltivazione della vite.
Terre di Petrara nasce nel 2009 dalla volontà di Giuseppe Simonelli, classe 1934, con la volontà di accrescere una produzione che in precedenza era destinata esclusivamente a famiglia e amici. Da subito l’azienda si pone il nuovo obiettivo di raggiungere un pubblico più ampio, comunque conservando i sapori dei vini che gustavano i nostri avi.
Ad oggi la produzione annua è di circa 30 mila bottiglie tra Taurasi Docg, Aglianico Dop e Fiano Dop, vini che hanno consentito alla cantina di aggiudicarsi il premio Miglior Cantina d’Italia 2021 di WineMag.it. I terreni appartenenti a Terre di Petrara hanno una dimensione di 8.5 ettari; 3 ettari sono dedicati alla coltivazione del vitigno Fiano e 5.5 ettari sono invece dedicati al vitigno Aglianico.
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Aglianico, sì. E non a caso, dato che il nobile vitigno del Sud Italia è ricco di resveratrolo. È una ricerca pubblicata dalla rivista Nature e approfondita da due ricercatori a Napoli – Ettore Novellino e Alessandro Sanduzzi – a regalare una speranza in più contro Coronavirus (Covid-19). Nelle ultime ore è in corso una sperimentazione all’ospedale partenopeo Montaldi, che starebbe dando ottimi risultati su alcuni pazienti affetti da Tbc.
Si tratta di un estratto ottenuto dai vinaccioli dell’Aglianico, somministrato in forma di aerosol. L’idea si è concretizzata grazie allo studio condotto da Guangdi Li (Changsha University, Cina) ed Erik De Clercq (Katholieke Universiteit Leuven, Belgio).
La coppia di ricercatori, già attivi nella lotta all’Hiv, avrebbe riscontrato che il resveratrolo contribuisce a bloccare la replicazione virale dei Coronavirus, interferendo con la penetrazione cellulare e con alcune proteine della corona.
La notizia, pubblicata ieri dal quotidiano “Il Mattino” di Napoli – con enfasi più sul vino Taurasi che sul vitigno Aglianico, elemento riscontrabile anche su altre testate locali campane – è destinata a far discutere non solo per i risvolti della cura al resveratrolo sui pazienti affetti da Covid-19, ma anche per il polverone sollevato nelle scorse settimane da un comunicato stampa di Assoenologi, a firma del presidente Riccardo Cotarella.
Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, il numero uno degli enologi ed enotecnici italiani commenta così la ricerca: “Lo studio è molto interessante e speriamo possa contribuire a risolvere l’emergenza in corso. D’altro canto attendiamo con fiducia che tutto questo finisca, per ottenere un chiarimento ufficiale dall’Ordine dei medici sull’argomento ‘salute e vino’, che non può essere oggetto di tira e molla”.
“Ad oggi – aggiunge Cotarella – siamo in possesso di decine e decine di ‘sentenze’ contrastanti: numerosi luminari asseriscono che il vino non è nocivo, ma altrettanti sostengono il contrario. Al momento opportuno chiederemo chiarimenti a chi di dovere, per rendere giustizia a chi lavora nel settore. Il vino, ma ancor più la salute, non possono essere strumentalizzati per mettersi in mostra, sostenendo tesi contrastanti”.
Molto discussa, in campo medico, anche la stessa funzione sull’organismo umano del resveratrolo, che rientra nell’elenco del Ministero della Salute alla voce “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”.
Secondo i ricercatori dell’istituto Humanitas di Rozzano (MI), “diverse sono le attività biologiche del resveratrolo, sebbene molte siano ancora da validare dal punto di vista scientifico: ha capacità antiossidanti e antinfiammatorie, risulta protettivo per i vasi sanguigni ed è in grado di stimolare una serie di processi coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare e nella riparazione del Dna”.
Secondo alcuni studi, le persone che seguono una dieta ricca in resveratrolo sarebbero “meno esposte al rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e cancro”. “In particolare – riferiscono gli esperti di Humanitas – la sua capacità antiossidante contribuirebbe alla protezione delle cellule dai danni causati dai radicali liberi e grazie a questa sua proprietà aiuterebbe a combattere l’invecchiamento della pelle”.
Non risultano claim approvati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specifici per i prodotti a base di resveratrolo. Ma l’indicazione del resveratrolo come rimedio contro l’invecchiamento della pelle “è stata rifiutata a causa dell’assenza di prove scientifiche sufficienti a giustificarla”. Le ultime ricerche sull’estratto di vinaccioli dell’Aglianico contro Coronavirua Covid-19 aprono nuovi capitoli su questo controverso fenolo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Rosso rubino intenso tendente al granato, bouquet aromatico complesso, grandi capacità di invecchiamento. Caratteristiche tipiche di un prodotto irpino, il Taurasi, vino Docg ottenuto dal vitigno Aglianico in percentuale minima dell’85% e con massimo il 15% di altri vitigni a bacca rossa non aromatici consentiti con un invecchiamento in rovere di tre anni da disciplinare. La nota rivista americana “Wine Enthusiast” che seleziona ogni anno le migliori etichette atte ad essere “dimenticate” in cantina ne ha premiati ben due per ‘edizione 2016.
Taurasi Primum Riserva 2006 dell’azienda Guastaferro, nato da vigne vecchie di oltre 150 anni è stato giudicato intenso e fresco nonostante la gradazione di 15 gradi e idoneo ad essere consumato tra il 2018 e il 2031. Il secondo Taurasi finito sull’ambita lista Wine Enthusiast, è stato definito addirittura mozzafiato: si tratta del Radici Antonio Riserva Docg 2008, prodotto del “riferimento” dei vini campani, Antonio Mastroberardino. Da bere tra il 2018 e il 2033, con i suoi aromi di sottobosco, ciliegia, tabacco, spezie esotiche, fiori blu regala, secondo gli esperti, un palato radiante combinando perfettamente struttura e finezza.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
”La gelata tardiva che martedì 26 aprile ha colpito l’Irpinia ha arrecato danni ingentissimi ai vigneti, in particolar modo a quelli ubicati nelle vicinanze dei torrenti d’acqua, nelle conche e nelle zone più basse. Danni ingentissimi acuiti dalla stagione anticipata che vede le piante giunte nella fase fenologica di ”grappoli separati” e pertanto maggiormente vulnerabili alle gelate. Non potendo più fruttificare, la produzione è compromessa.” Parole scritte da Angelo D’Agostino, deputato di Scelta Civica, al Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina. ”Secondo gli esperti del settore i danni si ripercuoteranno anche sull’annata successiva: per le varietà allevate a guyot, difficilmente si potrà ottenere un tralcio fruttifero; per le varietà allevate a cordone, molti speroni non emetteranno germogli” continua D’Agostino che prosegue con il suo appello: ”Chiediamo al Ministro delle politiche agricole quali iniziative intenda adottare a sostegno dei tanti viticoltori irpini così duramente colpiti dalla gelata tardiva dello scorso 26 aprile. Auspichiamo, infine, che anche il Governo regionale valuti l’opportunità di provvedimenti a tutela di un settore fondamentale per l’economia irpina e campana”. Numerosi i comuni colpiti nella zona del Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, S. Angelo all’Esca, S. Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano. Danni anche ai vigneti del Fiano: Avellino, Lapio, Atripalda, Cesinali, Aiello del Sabato, S. Stefano del Sole, Sorbo Serpico, Salza Irpina, Parolise, S. Potito Ultra, Candida, Manocalzati, Pratola Serra, Montefredane, Grottolella, Capriglia Irpina, S. Angelo a Scala, Summonte, Mercogliano, Forino, Contrada, Monteforte Irpino, Ospedaletto D’Alpinolo, Montefalcione, Santa Lucia di Serino e San Michele di Serino. Anche le zone di produzione del Greco di Tufo non sono state risparmiate, danni ad Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
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Sarà Alessandro Scorsone, uno tra i più noti sommelier italiani, volto televisivo e curatore di guide, a fare da padrino ai vini irpini che per la prima volta sbarcheranno al Prowein di Düsseldorf. La partecipazione alla fiera, considerata da molti operatori di settore quella con il più alto tasso di professionalità è stata fortemente voluta dalla Camera di Commercio di Avellino, da sempre attenta alla promozione dei vini irpini che già detengono una quota export del 15% verso la Germania per un valore di 2.4 milioni di euro. In programma presso lo stand De.s.a. (Deutschland Sommelier Association) nel padiglione Italia, da sempre uno dei più frequentati, wine tasting delle tre Docg Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi, uno al giorno. ”Tre degustazioni da non perdere per approfondire la conoscenza con tre vini che raccontano un sud Italia sorprendente, diverso, tutto da scoprire”, ha dichiarato Sofia Biancolin, presidente De.s.a. Tre vini di grande valore prodotti in pochi chilometri quadrati secondo Scorsone che li fa rientrare di diritto nel gotha della produzione enoica mondiale, con delle etichette in grado di stupire anche gli esperti più smaliziati.
Le tre Docg irpine rappresentano il 75% delle Docg Campane. Curioso che sul sito del Consorzio di Tutela dei Vini Irpini, che sembra quasi abbandonato, non si faccia menzione dell’evento e che sia stata proprio la Camera di Commercio a farsi carico del “battesimo” di questi grandi vini al Prowein. Il Consorzio di Tutela dei Vini Irpini durante il recente convegno ”L’Irpinia del Vino tra mercato locale e mercato globale”, tenutosi lo scorso 25 Febbraio ad Avellino è stato fortemente attaccato. Ritenuto inefficace ed inesistente, sono state richieste richieste le dimissioni della Presidentessa Milena Pepe, colpevole di non aver saputo rivoluzionare quest’organismo che in questi anni non ha fatto nulla per le aziende del territorio, a causa soprattutto dell’egocentrismo di molte cantine troppo concentrate a far crescere il loro di brand e senza rendersi conto che l’unico modo di affacciarsi al mercato sia quello di fare strategie comuni. Modalità operative ben distanti dal vincente Consorzio dei Vini Sannio, che sarà comunque presente al Prowein o da realtà come quelle della Toscana che ha addirittura dato luce ad A.vi.to proprio per intraprendere azioni coese sui nuovi mercati.
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